Borse Usa e FED sempre piu’ sensibili ai dati sull’occupazione.
Il mercato del lavoro Usa resta forte, con qualche segnale di indebolimento.
Cina verso l’uscita dal “regime Covid-zero”? Borse asiatiche festeggiano.
Congiuntura economica europea sempre piu’ debole e “recessiva”.

Il Presidente della Federal Reserve (FED-Banca Centrale Usa) Jerome Powell mercoledi’ sosteneva che la politica monetaria restrittiva ed altri rialzi dei tassi saranno “necessari per un certo tempo e che il livello finale dei tassi sarà più elevato di quanto finora previsto". Gli “interest rate swap” prezzano un tasso “target” superiore al 5,1% intorno a metà 2023 e le borse l’hanno preso male.

Come se non bastasse ieri, 3 novembre, la Banca d'Inghilterra, come previsto, ha alzato il costo del denaro di 75 bps (l’aumento singolo piu’ ampio dal 1989), portandolo al 3%, massimo dal 2008. L'obiettivo dichiarato è perseguire una politica monetaria restrittiva per centrare il target di un'inflazione al 2% nel medio termine, e a sostenere crescita e occupazione.

Dopo la chiusura negativa di Wall Street di mercoledi’, una giornata negativa per i listini europei era prevedibile ed in effetti, a parte Londra che ha recuperato un sorprendente +0,6%, vediamo solo segni negativi: Milano -0,4%, Parigi -0,5%, Francoforte -0,9%, Madrid -1,3%.

Wall Street ieri ha aggiunto nuovi cali a quelli del giorno prima: Dow Jones -0,5%, S&P500 -1,1% e Nasdaq -1,7%, appesantito dai crolli di Apple -4,2% e Amazon -3,1%.

Sul fronte macro Usa continua la serie positiva dei dati sull’occupazione. La settimana scorsa le richieste di sussidi sono risultate in linea con le attese: 217 mila, contro 218 della settimana precedente e 220 attesi dal mercato. Il numero dei percettori “continuativi” (da piu’ di 10 settimane) è salito +11 mila unità a 1.238 milioni, un livello comunque straordinariamente basso.

L'indice di produttività della manifattura USA nel 3’ trimestre e’ aumentato +0,3%, facendo meglio delle attese, col costo orario del lavoro cresciuto del +3,5%: questo testimonia come negli Usa la “wage inflation” sia ben presente e fonte di preoccupazione.

Intanto l’indice ISM dei servizi a ottobre e’ sceso a 54.4 punti dai 56,7 precedenti, un po’ sotto alle stime di 55,5. Il saldo della bilancia commerciale Usa, a settembre, e’ risalito al massimo da tre mesi a 73,3 miliardi di Dollari, sopra le attese di 72,2, e con un deterioramento significativo rispetto ai 65,7 miliardi di agosto.

In Italia, si registra il discorso del Governatore della Banca d’Italia Vincenzo Visco, che, implicitamente, ha raccomandato al Governo una moderazione nei conti pubblici, anche per favorire l'implementazione del PNRR (Piano nazionale di resilienza e ripresa).

Il Governatore ha sottolineato come il rapporto tra debito pubblico e GDP (Prodotto interno lordo) abbia registrato una sostanziale contrazione (-11 punti) dai massimi del 2020 (anno in cui era aumentato di 20 punti). Le aspettative sono per un ulteriore moderato calo nei prossimi 2-3 anni.

Visco prevede un rapporto deficit/GDP di circa 5% quest'anno, suscettibile di miglioramento grazie ad un 3’ trimestre sopra le attese, ed "una previsione vicina al 3% il prossimo anno".

Anche in Italia e’ in crescita il pessimismo degli operatori economici: ieri e’ stato pubblicato l'indice PMI dei servizi (Indagine ai direttori degli uffici acquisti delle imprese medio-grandi), calato a 46,4 da 48,8 di settembre; quello “composito” (manufattura +servizi), in calo per il 4’ mese consecutivo, è sceso al minimo da 22 mesi a 45,8 da 47,6 di settembre.

In Germania, a settembre, si e’ registrato un nuovo pesante calo degli ordini all’industria: -4,0%, in peggioramento rispetto al -2,0% di agosto e molto peggio del -0,5% stimato.

L'inflazione corre nell'area Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che include 38 Paesi): +10,5% (+7,6% escludendo cibo ed energia) a settembre vs +10,3% (+7,2%) di agosto. E’ addirittura sopra il +20% in Estonia, Ungheria, Lituania e sopra +80% in Turchia!

Andamento erratico e imprevedibili del prezzo del gas naturale europeo sulla piattaforma TTF di Amsterdam: nella seduta odierna ha oscillato tra 132 e 117 Euro/megawattora. In netto rialzo quello del petrolio: il WTI (Greggio di riferimento Usa) sale del +3,6% a 91,5 Dollari/barile (ore 16.00 CET).

L'Euro e’ in forte rialzo, 0,988 vs Dollaro, sui dati del lavoro Usa a ottobre, che indicano un aumento della disoccupazione al 3,7% dal 3,5%. La Sterlina britannica, dopo lo scivolone del -2% di ieri seguito al rialzo dei tassi Boe, recupera +1% a 1,128, mentre lo Yuan cinese sale verso tutte le valute mondiali su voci di uno stop alla Covis-zero policy da marzo 2023.

L'ipotesi di allentamento delle misure anti-Covid in Cina spinge le borse asiatiche: Shanghai +2,4%, Shenzhen +2,7%. Boom dell’Hang-Seng di Hong Kong, +5,2%. Tokyo, dopo la chiusura per per festività di ieri, ha perso -1,7%. Kospi coreano +0.8% e Sensex indiano appena sotto la parita’.

Le Borse europee si avviano verso chiusure in forte rialzo nell'ultima seduta settimanale, guadagnado +1,6% a fine mattinata. Anche i futures su Wall Street anticipano riaperture in rialzo. (ore 14.00 CET).


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