Tassi Interesse FED: inflazione e rendimenti Bond in USALa Fed mostra di prendere il discorso inflattivo di punta. L'ha fatto con ritardo, ma non vuol cadere nell'errore di allentare la presa per farla riaccendere.
Era Febbraio'22 che avevo iniziato a pubblicare questi grafici. La trend line di lungo periodo è stata violata solo in un una rilevazione con picco inflattivo a 9.10 da dove poi è iniziata la discesa.
Soprattutto sottolineavo che i rendimenti dei 10Y erano schiacciati verso il basso, oggi si sono adeguati e penso che lo dovrebbero fare ancora per un mezzo punticino.
Oggi attendiamo la BCE, ma il suo comportamento credo sarà uguale.
Bondyields
BTP in possibile fase di accumulazioneIl Btp dopo la grande discesa partita con l'accelerazione ribassista di Gennaio e che sta perdurando a tutto oggi, perde circa 37 figure. Nelle ultime settimane ha fatto un minimo deciso fino a 108.13, che per ora non ha più rivisto.
Guardando su un grafico 1 H possiamo vedere che negli ultimi 15 giorni il prezzo è entrato in una fase di trading renge, che potremmo iniziare a valutare come di accumulazione. Sul grafico è evidenziato il box di congestione, ed anche oggi, per il momento, mentre scrivo, ha toccato la base e sta rimbalzando.
Per uscire da questa impasse deve sul brevissimo, salire sopra 100.67 e poi rompere la parte alta del box a 111. Solo con un superamento di 112.77 potremmo ragionare su una ripresa di una leg up. Al momento il setup degli indicatori non incoraggia una ripartenza.
COME HO "MODELLATO" IL CONCETTO DI "CICLO ECONOMICO"Salve.
Dopo aver discusso la prima parte dell’argomento riguardante i rendimenti (o tassi di interesse) reali e le aspettative di inflazione del mercato, oggi discuterò la seconda parte dello stesso, che io reputo di vitale importanza per due motivi:
• Conoscerlo aiuterà ad inquadrare il particolare scenario economico
• Saper inquadrare il particolare scenario economico aiuterà nella scelta dei propri investimenti
• Con la conoscenza dell’argomento è possibile rimodellare il concetto di “ciclo economico”, andando a perfezionarlo
L’analisi avrà titolo:
COME RIMODELLARE IL CONCETTO DI “CICLO ECONOMICO” GRAZIE ALLO STUDIO DELLE 4 FASI DEL RENDIMENTO REALE
Qualora non aveste letto la prima parte dell’argomento vi consiglio di farlo poiché considero esso “propedeutico” per la seconda parte; vi rilascio il link:
•
Buona lettura.
LE 4 FASI DEL RENDIMENTO REALE
È probabile che tanti di voi siano convinti che l’unico ciclo esistente nel mondo dell’economia e della finanza è uno ed uno solo, ossia il ciclo economico, rappresentato nella grafica che segue:
Il modello del ciclo economico, che non è altro che un’alternanza di diverse fasi caratterizzate da una differente intensità economica, viene costruito in base a determinati parametri:
• Livelli del PIL
• Livelli di occupazione/disoccupazione (mercato del lavoro)
• Livelli di produzione (legati in maniera diretta al PIL)
• Performance delle diverse asset class (mercato azionario, obbligazionario e materie prime)
Si è scoperto che anche il “rendimento reale” si muove in maniera ciclica. Ricordo come esso derivi dalla formula:
RENDIMENTO REALE = RENDIMENTO NOMINALE – ASPETTATIVE DI INFLAZIONE (TASSO DI BREAKEVEN)
L’espressione è di vitale importanza in quanto le 4 fasi sono costruite e spiegate grazie al variare della stessa, in particolare:
• Al variare delle aspettative di inflazione
• Al variare dei rendimenti reali
La grafica renderà il tutto più chiaro:
1. La fase 1 è caratterizzata da un aumento delle aspettative di inflazione coincidente con dei rendimenti reali in calo
2. La fase 2 è caratterizzata da un aumento delle aspettative di inflazione coincidente con dei rendimenti reali in aumento
3. La fase 3 è caratterizzata da un calo delle aspettative di inflazione coincidente con dei rendimenti reali in aumento
4. La fase 4 è caratterizzata da un calo delle aspettative di inflazione coincidente con dei rendimenti reali in calo
Costruirò ora le 4 fasi, cercando di essere il più chiaro possibile.
Voglio specificare che prenderò come riferimento la scadenza a 10 anni (rendimento reale e aspettative di inflazione a 10 anni).
FASE 1
La fase 1 è caratterizzata da un aumento delle aspettative di inflazione e dal rendimento reale in calo.
Quale sarà il comportamento del rendimento nominale, ossia del rendimento del decennale americano (US10Y)? Possiamo scoprirlo “manovrando” l’espressione matematica:
RENDIMENTO REALE = RENDIMENTO NOMINALE – ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
- RENDIMENTO NOMINALE = -RENDIMENTO REALE – ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
RENDIMENTO NOMINALE = RENDIMENTO REALE + ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
Utilizzando i ticker di tradingview, l’espressione diventerebbe:
(TNX-T10YIE) = TNX – T10YIE
Dove:
- (TNX-T10YIE) = RENDIMENTO REALE
- (TNX) = RENDIMENTO NOMINALE
- (T10YIE) = ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
Operando nello stesso modo illustrato poche righe fa, otteniamo:
(TNX-T10YIE) = TNX – T10YIE
-TNX = -(TNX – T10YIE) – T10YIE
TNX = (TNX -T10YIE) + T10YIE
Immaginiamo di assegnare al rendimento reale e alle aspettative di inflazione:
• Un segno + quando essi si trovano nella fase in cui sono “rialzisti”
• Un segno – quando essi si trovano nella fase in cui sono “ribassisti”
Come abbiamo visto all’inizio del paragrafo, nella fase 1 le aspettative di inflazione sono “rialziste” mentre i rendimenti reali “ribassisti”, per cui:
RENDIMENTO NOMINALE = +-
RENDIMENTO NOMINALE = 0
Il risultato “zero” sta a testimoniare una neutralità, motivo per il quale possiamo affermare che i rendimenti nominali sono neutrali.
Tutto chiaro?
Ho spiegato varie volte come i rendimenti di un’obbligazione si muovano inversamente al loro prezzo, per cui: se i rendimenti del decennale si mantengono neutrali, che andamento avranno i titoli di stato? Si muoveranno anch’essi in territorio neutrale!
IL PARTICOLARE SCENARIO ECONOMICO NEL QUALE POSSIAMO OSSERVARE LA FASE 1
Per inquadrare il particolare scenario economico nel quale è possibile osservare la fase 1 si deve ragionare in funzione di due parametri:
1. Le aspettative di inflazione che si alzano
2. I rendimenti nominali (ossia i rendimenti del decennale) che rimangono neutrali
In che ciclo economico si osservano queste dinamiche? Direi tra la fase 2 e la fase 3 del ciclo economico:
Il mezzo tra le fasi 2 e 3 del ciclo economico (indicati nella grafica precedente da un cerchio di color rosso) si osservano tra la fine di una recessione e l’inizio di una ripresa economica. In questo contesto le azioni di politiche monetarie da parte della FED sono accomodanti:
• Si riducono i tassi di interesse in maniera da permettere un accesso al credito più facile
• Si applicano le manovre del Quantitative Easing con lo scopo di “immettere” liquidità nel mercato (o, come spesso si è detto dopo l’ultima recessione, si “inonda il sistema di denaro”
Per questo motivo, le aspettative di inflazione iniziano a salire (il mercato inizia a scontare un’inflazione più alta poiché una ripresa economica e l’aumento congiunto della domanda dei beni porta ad un aumento del CPI); i rendimenti nominali rimangono neutrali: da considerare il fatto che i bond, tra il ciclo economico 2 e 3, tendono ad avere delle performance neutrali/rialziste, come mostra l’ultima grafica condivisa.
Lo scenario appena descritto corrisponde al periodo aprile 2020-agosto 2020. Questo è dimostrato dalla grafica seguente:
La grafica conferma ciò appena discusso.
Per quanto riguarda le performance del dollaro USA, esse registrano delle perdite. Il motivo è semplice: la politica ultra accomodante della FED ha lo scopo di stimolare l’economia con l’immissione di denaro (sotto forma di acquisto di titoli di stato governativi e corporate). Immettere denaro all’interno di un sistema economico significa “aumentare” l’offerta dello stesso; dal momento che anche il valore di una valuta è legata alla dinamica della domanda e dell’offerta (come le materie prime), ciò significa che a delle politiche ultra-accomodanti corrispondono performance negative della moneta; infatti:
La grafica conferma!
Come ho scritto poco fa, l’immissione di denaro da parte della FED avviene anche attraverso l’acquisto di obbligazioni corporate (obbligazioni societarie), sia investment grade (obbligazioni societarie poco rischiose emesse aziende con bilanci forti) che high yield (obbligazioni societarie ad alto rischio emesse da aziende con un rischio di default relativamente alto). Che performance hanno registrato le stesse nel periodo aprile 2020-agosto 2020?
Hanno registrato delle performance positive, definite dai due trend rialzisti dei due etf.
A chi porta benefici porta un dollaro debole? Sicuramente ai Paesi emergenti, che sono tutti quei Paesi in via di sviluppo (e di cui un giorno scriverò delle analisi). Essi hanno debiti in dollari americani, motivo per il quale un indebolimento della moneta universale coincide con un più facile ripagamento degli stessi. Possiamo affermare che nel periodo aprile 2020-agosto 2020 i mercati emergenti ne abbiano effettivamente beneficiato?
Direi di si!
Possiamo dunque aggiornare la grafica riguardante le 4 fasi del rendimento reale:
FASE 2
Nella fase 2 abbiamo un aumento delle aspettative di inflazione ed un aumento dei rendimenti reali. Sfruttando l’espressione matematica di cui ho discusso all’inizio del paragrafo precedente, come si comporteranno i rendimenti nominali?
RENDIMENTO NOMINALE = RENDIMENTO REALE + ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
RENDIMENTO NOMINALE = ++
RENDIMENTO NOMINALE = 2
Il numero 2 sta ad indicare rendimenti nominali rialzisti. Dal momento che essi si muovono inversamente al prezzo dell’obbligazione associata, possiamo affermare che, nella fase 2, i titoli di stato sono ribassisti.
IL PARTICOLARE SCENARIO ECONOMICO NEL QUALE POSSIAMO OSSERVARE LA FASE 2
Per inquadrare il particolare scenario economico nel quale si sviluppa la fase 2, possiamo ragionare come fatto in precedenza, ossia in termini di aspettative di inflazione e rendimenti nominali.
Quand’è che le aspettative di inflazione iniziano ad influire su un rialzo dei rendimenti nominali? Quando l’economia di un Paese inizia a surriscaldarsi; più robusta è una ripresa, maggiore sarà l’inflazione trasportata. Inoltre, l’inflazione diventa un problema per gli investimenti obbligazionari: che senso ha per gli operatori detenere obbligazioni se poi, a scadenza delle stesse, il guadagno sarà completamente eroso dallo stesso consumer price index? Avrebbe poco senso; è così che gli investitori scaricano le obbligazioni che, per il rapporto inverso descritto precedentemente, spingono al rialzo i rendimenti.
Possiamo affermare che la fase 2 è riscontrabile tra la fase 4 e la fase 5 dei cicli economici, ossia nello stesso arco temporale in cui le banche centrali agiscono utilizzando una particolare manovra monetaria con lo scopo di “raffreddare” un’economia; essa è definita “tapering” (riduzione di acquisto di obbligazioni, traducibile in una “decelerazione degli acquisti previsti dal Quantitative Easing”):
Lo scenario appena descritto corrisponde al periodo agosto 2020-dicembre 2021. Questo è dimostrato dalla grafica seguente? Vediamolo:
Possiamo osservare come le aspettative di inflazione in aumento siano effettivamente seguite da dei rendimenti nominali rialzisti; non osserviamo tuttavia dei rendimenti reali rialzisti. Il motivo? Non sempre la finanza segue, come si suol dire, “alla lettera”, quello che esprimono i libri, e questo ne è un esempio.
Quale potrebbe essere il comportamento del dollaro americano in questo contesto? Dal momento che, come ho detto prima, il suo valore è (anche) legato alla legge della domanda e dell’offerta, un tapering abbasserebbe la sua offerta nel mercato, motivo per il quale si dovrebbe apprezzare. Questo è accaduto?
Si, è accaduto. Il valore della moneta, tuttavia, non si è mosso di pari passo con i rendimenti nominali e le aspettative di inflazione (come avevamo osservato nella fase 1) bensì qualche mese dopo, in particolare a fine maggio 2021 circa. Da considerare un ulteriore aspetto: è probabile che in questa fase il mercato inizi a scontare il futuro rialzo dei tassi di interesse, con un apprezzamento ulteriore della moneta stessa.
Per quanto riguarda le performance del mercato obbligazionario, esse sono neutrali.
Il motivo risiede nel fatto che i libri di economia e finanza insegnano che tra le fasi 4 e 5 del ciclo economico i bond non registrano delle buone prestazioni (in teoria dovrebbero essere ribassisti).
Guardando il lato mercati emergenti, le prestazioni sono neutral-ribassiste:
Il motivo è la loro correlazione con il dollaro: più esso tende a rafforzarsi (come abbiamo visto due grafiche fa), più risulta difficile per i mercati emergenti ripagare i debiti. I trend infatti sottolineano ciò: è un caso che tutti e tre gli etf condivisi nella grafica abbiano iniziato ad intraprendere una traiettoria ribassista da luglio 2021, in concomitanza con il rafforzamento del US Dollar? Direi di no.
Il motivo per il quale l’etf sulle obbligazioni high yield ha registrato performance peggiori rispetto a quelle investment grade è dovuto al diverso rischio delle stesse:
• Le high yield sono obbligazioni emesse da società con una vulnerabilità al default medio/alta, motivo per il quale è più probabile che siano tali società a non riuscire a pagare i debiti (durante un rafforzamento del dollaro) rispetto a delle società con vulnerabilità medio/bassa che emettono, appunto, obbligazioni investment grade. Come si riflette questa diversa natura tra i due etf? Gli investitori andranno a speculare maggiormente al ribasso su quello high yield rispetto all’investment grade!
Possiamo ora aggiornare la grafica riguardante le 4 fasi del rendimento reale:
FASE 3
Nella fase 3 abbiamo un abbassamento delle aspettative di inflazione ed un aumento dei rendimenti reali. Sfruttiamo l’espressione matematica per tradurre il comportamento dei rendimenti nominali:
RENDIMENTO NOMINALE = RENDIMENTO REALE + ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
RENDIMENTO NOMINALE = +-
RENDIMENTO NOMINALE = 0
I rendimenti nominali dovrebbero muoversi in territorio neutrale.
IL PARTICOLARE SCENARIO ECONOMICO NEL QUALE POSSIAMO OSSERVARE LA FASE 3
Lo scenario economico nel quale possiamo osservare la terza fase del ciclo del rendimento reale è senz’altro quello che stiamo vivendo da inizi 2022, che possiamo collocare con approssimazione tra la fase 5 e la fase 6 dei cicli economici:
In questo scenario le banche centrali iniziano a restringere ulteriormente il credito e, dopo aver iniziato il tapering tra la fase 4 e 5 del ciclo economico, iniziano a rialzare i tassi di interesse; il motivo di tale mossa? Le fasi 2,3,4 e 5 del ciclo economico sono quelle in cui un’economia si riprende da una recessione, riparte e successivamente si espande trascinando con sé un aumento dell’inflazione (ultimo dato di giugno +9.1% a/a).
Lo strumento in mano alla Federal Reserve utile a combattere un’inflazione galoppante è la manipolazione dei tassi di interesse: alzando essi le imprese, i consumatori e, più in generale, noi individui che costituiamo un’economia, saremo più scoraggiati nel richiedere dei prestiti. Questo si riflette sulla “quantità di moneta circolante all’interno di un sistema economico”: più essa cala, più l’inflazione dovrebbe muoversi in tandem alla stessa. È da specificare che un aumento dei tassi influisce negativamente sulle aspettative dello stesso dato macroeconomico, infatti la grafica che segue mostra come tale affermazione sia confermata:
Le aspettative di inflazione a 10 anni del mercato, dopo aver raggiunto un picco al 3.02% il 21 aprile 2022, si trovano ora al 2.34%. I rendimenti del decennale che, per la letteratura, dovrebbero essere neutrali, si trovano tutt’ora in territorio rialzista (nonostante essi abbiano, al momento, raggiunto un picco il 14 giugno a 3.5 punti percentuali). Ci troviamo tutt’ora a vivere all’interno della fase 3 del ciclo del rendimento reale e tra le fasi 5 e 6 del ciclo economico, motivi per i quali dovremmo aspettare che tale situazione si concretizzi per perfezionare la stessa grafica.
Il rialzo dei tassi di interesse ha un effetto benevolo sul dollaro, confermato dalla grafica:
Il motivo risiede nel fatto che una moneta con un tasso di interesse più alto è più attrattiva agli occhi degli investitori; non è un caso che quelle con un tasso più alto siano le più acquistate sul mercato; l’acquisto è direttamente legato alla legge della domanda e dell’offerta:
• Maggiore è la richiesta di un bene, maggiore sarà il suo incremento di prezzo
Ecco il motivo dell’apprezzamento della moneta statunitense. Questo apprezzamento si riflette in maniera negativa sui mercati emergenti, per i motivi già trattati nei paragrafi precedenti:
Anche i bond americani societari registrato delle perdite dovute al fatto che la stessa asset class, tra la fase 5 e 6 del ciclo economico, registra delle brutte prestazioni:
Aggiorniamo la grafica riguardante le 4 fasi del ciclo del rendimento reale:
FASE 4
Nell’ultima fase del ciclo del rendimento reale ritroviamo dei rendimenti reali in calo, seguiti a braccetto dalle aspettative di inflazione, anch’esse in calo. Per l’espressione matematica, anche i rendimenti nominali dovrebbero presentarsi ribassisti:
RENDIMENTO NOMINALE = RENDIMENTO REALE + ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
RENDIMENTO NOMINALE = --
RENDIMENTO NOMINALE = -2
IL PARTICOLARE SCENARIO ECONOMICO NEL QUALE POSSIAMO OSSERVARE LA FASE 4
1. Rendimenti nominali (ricordate, del decennale americano) ribassisti stanno ad indicare un acquisto degli stessi titoli di stato
2. Un ulteriore abbassamento delle aspettative di inflazione certifica gli effetti derivati dall’inasprimento della politica monetaria della Federal Reserve che, con il rialzo dei tassi, ha abbassato l’inflazione
3. Il decennale americano è, come spesso ho specificato all’interno delle mie analisi, un bene rifugio, ossia un titolo di stato che, in determinate condizioni economico finanziarie di deterioramento, viene acquistato
Dal momento che le aspettative di inflazione salgono nelle fasi 2,3,4 e 5 del ciclo economico (ripresa e successiva espansione economica) e dal momento che il decennale è appunto un bene rifugio, dove possiamo collare all’interno dello stesso schema del ciclo economico la fase 4 del ciclo del rendimento reale? Direi in maniera approssimativa a circa la metà della fase 1 del ciclo economico:
Come potete osservare, la fase 4 si colloca in quel particolare contesto economico definito “recessione”. Nello stesso contesto, le performance delle obbligazioni societarie dovrebbero essere in linea teorica positive (meglio le investment grade che le high yield, dal momento che nello stesso scenario economico le aziende che dichiarano bancarotta sono innumerevoli, specie quelle che emettono le stesse obbligazioni “junk”).
Il dollaro dovrebbe presentarsi neutrale il che darebbe fiato ai mercati emergenti che, vista la correlazione inversa con la stessa moneta, dovrebbero registrare delle prestazioni neutral-ribassiste:
Quando saremo testimoni di tale fase, completerò l’analisi con allegate delle grafiche specifiche.
Grazie per l’attenzione, Matteo Farci.
Andamento inflazione e rendimenti Bond in USASul grafico di Sinistra possiamo vedere l'andamento della inflazione degli ultimi 100 anni. La trend line è con evidenza discendente e fa supporre che l'inflazione usa possa arrivare ad un massimo di 8.5 punit per poi scendere. Se rompesse al rialzo questa trend sarebbe veramente grave per le tasche della maggior parte dei singoli cittadini.
Sul grtafico di Destra invece possiamo vedere l'andamento dei rendimenti del decennale americano, con questi livelli di inflazione i rendimenti attuali rispetto al passato sono ancora schiacciati verso il basso.
L'INVERSIONE DEI MERCATI AZIONARI GIUNGERA' NEL 2022?Buongiorno ragazzi, oggi vi voglio parlare di ciò che potrebbe accadere prossimamente sui mercati finanziari, analizzando i vari cicli economici e il loro susseguirsi e, successivamente, la curva dei rendimenti dei titoli di stato USA e di come quest’ultima stia ultimamente cambiando la sua pendenza.
Il mondo obbligazionario è sempre stato considerando un mercato “anticipatore”, in quanto esso è sempre il primo asset tra i più conosciuti (obbligazioni, materie prime e azioni) ad anticipare i cambiamenti nei cicli economici.
I CICLI ECONOMICI
Come molti di voi sapranno, i cicli economici sono 4, e si susseguono uno dopo l’altro. Ogni ciclo può durare anche diversi anni e ciò che li caratterizza sono la crescita (o la decrescita) economica, i livelli di inflazione, di disoccupazione e le scelte di politica monetaria delle banche centrali.
Partiamo con l’esaminare il primo ciclo, ossia quello di ripresa economica (che rappresenterebbe il periodo metà 2020- metà 2021 circa) che nasce dopo un periodo di recessione economica (indotta, nel nostro caso, dalla pandemia). In un periodo del genere i livelli di inflazione sono bassi, le scelte di politica monetaria sono accomodanti: si fa spesso uso dei quantitative easing, così come è accaduto nel 2020, e il livello dei tassi di interesse sta quasi allo zero, il tutto per favorire una richiesta al credito (e ai prestiti) con lo scopo di far “girare moneta”, il tutto per favorire la crescita economica. I livelli di disoccupazione pian piano si abbassano. Per quanto riguarda i dati macroeconomici, dovremo aspettarci quindi dati sul PIL in crescita mese su mese, accompagnati dalla crescita delle vendite al dettaglio, del PMI, del PPI, dell’inflazione e delle buste paga, mentre i livelli di disoccupazione dovrebbero man mano diminuire. I dati sulla fiducia dei consumatori inizia ad alzarsi.
In questo contesto economico, le materie prime incrementano il loro valore (aumentando la domanda dei consumatori verso beni e prodotti, le industrie andranno a produrre di più e, dal momento che il prezzo delle materie prime si basa sulla legge della domanda e dell’offerta, più aumenta la domanda, più il loro prezzo salirà) così come il mercato azionario. Il mondo obbligazionario, invece, inizia a muoversi in territorio negativo in quanto gli investitori, in un clima di risk on, preferiscono comprare azioni che obbligazioni visti i ritorni all’investimento più alti.
Arriviamo quindi al secondo ciclo, ossia al ciclo della massima espansione, in cui l’economia si è ormai ripresa, la disoccupazione si è riassorbita ma i livelli di inflazione sono molto alti, a causa dei prezzi del petrolio e, in generale, delle materie prime e di tanti altri fattori che ora non discuterò per non uscire troppo fuori tema.
In questo particolare ciclo le banche centrali non sono più accomodanti, dichiarando di togliere all’economia i sostegni precedentemente dati (procedendo cin i famosi tapering) e di alzare successivamente i tassi di interesse, per cercare di far abbassare l’inflazione arrivata ormai oltre il target del +2%. I livelli del PIL sono alti, così come i livelli del producer price index, delle buste paga, delle vendite al dettaglio, dei PMI e della fiducia dei consumatori. Per quanto riguarda le performance delle varie asset classes, le obbligazioni rimangono in territorio negativo, mentre girano in negativo anche le azioni (perché, come dico sempre, la finanza anticipa sempre e gli investitori, spaventati dalla banca centrale e dal relativo aumento dei tassi di interesse prossimi, liquidano le proprie posizioni long). Le materie prime continuano tuttavia a performare bene perché di per sé sono asset che performano alla grande in periodi di moderata/alta inflazione.
Il terzo ciclo (quello del rallentamento economico) ha inizio a parer mio con la scelta delle banche centrali di alzare i tassi di interesse. Con questi oltre lo 0%-0,25%, le imprese non saranno tanto più spinte (come lo erano nel ciclo 1 e 2) a richiedere prestiti per espandersi e così come per le imprese, vale per i privati (in generale, ci sarà una stretta sul credito). Ciò significa che, vista l’inferiore quantità di moneta circolante, l’inflazione tende ad abbassarsi e con lei anche il valore in borsa delle materie prime (le commodities tendono inoltre a perdere il loro valore in quanto le industire iniziano a produrre di meno in quanto la domanda dei consumatori inizia ad essere più debole e quindi minor domanda, prezzo delle materie prime giù). Con le materie prime in trend negativo, andremo a trovare valori del PPI via via decrescenti, assieme alla fiducia dei consumatori e alle relative vendite al dettaglio. Il livello di disoccupazione giunge ad un bottom e inizia a muoversi in un trend lateral-rialzista. Il PIL inizia a registrare mese su mese valori via via decrescenti. Questo è l’unico ciclo economico in cui troviamo tutti e tre le asset classes che ho nominato in trend ribassista.
Arriviamo infine al ciclo 4, ossia alla contrazione economica (che talvolta può sfoggiare anche in una recessione) in cui il PIL non cresce più bensì inizia a diminuire mese su mese, e lo stesso vale per l’inflazione e il PPI. La fiducia dei consumatori e le vendite al dettaglio iniziano a registrare dei numeri ben più negativi dei cicli 1 e 2, e lo stesso vale per i PMI. I livelli di disoccupazione si alzano in quanto le aziende iniziano a registrare utili notevolmente inferiori rispetto al ciclo 2 e 3 e di conseguenza iniziano a tagliare anche i posti di lavoro (le buste paga aumentano tendenzialmente nei cicli 1 e 2 in quanto, ad una ripresa ed un’espansione economica massima le aziende tandono ad espandersi, e ciò accade di pari passo con nuove assunzioni). I tassi di interesse sono relativamente medio/alti.
Quando si tocca il punto più basso della contrazione o della recessione economica, si ha l’intervento delle banche centrali che applicano nuovamente politiche monetarie: dapprima gli abbassano di nuovo intorno allo 0% e successivamente agiscono immettendo denaro sotto diverse forme nel sistema economico, così che si possa tornare alla fase economica 1, ossia quella della ripresa. I segnali che anticipano una nuova ripresa economica sono dapprima le obbligazioni, che girano in territorio positivo, seguite successivamente da azioni ed infine dalle materie prime, non dimenticando tutti i dati macroeconomici già menzionati, che iniziano tutti a registrare dei valori via via sempre migliori.
LA SITUAZIONE AI NOSTRI GIORNI
Nel biennio 2020-2021 abbiamo a parer mio assistito al susseguirsi di 3 cicli economici in maniera molto rapida: fase di recessione, di ripresa e di espansione economica. Tutti gridano al crash dei mercati azionari: a parer mio, forse, ci arriveremo nel prossimo anno. La teoria secondo il quale affermo che con buone probabilità arriveremo ad una fase di rallentamento economico non giunge solo studiando i vari cicli economici e il loro susseguirsi, ma analizzando anche la curva dei rendimenti dei titoli di stato americani.
COS’E’ LA CURVA DEI RENDIMENTI?
La curva dei rendimenti è la rappresentazione grafica della relazione fra le varie scadenze dei titoli di Stato americani e il relativo rendimento. Nei grafici che tra poco condividerò con voi avremo sull’asse delle ordinate i rendimenti che il titolo assume in corrispondenza di ciascuna scadenza, e sull’asse delle ascisse le relative scadenze.
La curva dei rendimenti può essere essenzialmente di 3 tipi:
- Crescente (o “steepening”)
- Piatta (o “flattening”)
- Invertita
Abbiamo una curva dei rendimenti “normale” o “crescente” quando ci sono aspettative di crescita economica. Esiste un rapporto inverso tra le obbligazioni e i relativi rendimenti: se gli investitori vendono obbligazioni (in questo caso titoli di stato) , il rendimento delle stesse obbligazioni va a crescere; quindi, se la curva dei rendimenti “normale” è crescente, significa che gli investitori vendono obbligazioni di tutte le scadenze per andare a spostare i loro capitali in strumenti a più alto rischio, ossia le azioni (facendo quindi alzare i rendimenti, in maniera appunto crescente), considerando anche il tipico clima di risk on dei mercati tipici di quella fase economica; questa è la curva dei rendimenti che abbiamo avuto nel 2020-2021, tipica appunto di una ripresa/espansione economica che noi stessi stiamo vivendo (che dopo vi mostrerò). Inoltre voglio ricordare che in periodi di ripresa/espansione economica, l’inflazione si fa sempre via via più alta fino a raggiungere un punto in cui agisce la banca centrale che, alzando i tassi di interesse, cerca di calmierarla. Proprio per questo motivo la curva è crescente: che senso ha tenere un’obbligazione che ha, ad esempio, un rendimento dell’1,7% se poi ci ritroviamo con un inflazione del 2%/3%? Avrebbe poco senso, in quanto l’inflazione andrebbe ad erodere i futuri rendimenti agli stacchi delle cedole e, quindi, cosa fanno gli investitori? Vendono le obbligazioni, facendo aumentare i rendimenti e dando alla curva la tipica forma “steepening”.
Per quanto riguarda una curva piatta, essa si va a formare in periodi economici di transizione: gli investitori iniziano a comprare titoli di stato a lunga scadenza (10,20 e 30 anni) facendo abbassare i relativi rendimenti (e infatti nell’immagine vediamo come, nelle lunghe scadenze, la curva si appiattisce). Questo succede poiché i tassi di interesse, per combattere l’inflazione, sono stati aumentati e di conseguenza gli investitori iniziano a scontare ciò, andando a comprare obbligazioni a lunga scadenza, facendo così appiattire la parte finale della curva stessa (a questo punto gli investitori iniziano ad avere meno “paura” dell’erosione del loro denaro futuro a causa dell’inflazione).
Una curva invertita è tipica di una recessione. Vi chiedete il perché? Ragioniamo assieme: se i rendimenti delle scadenze brevi (a 1,2,3,5 e 7 anni) sono più alti delle scadenze lunghe, significa sostanzialmente che gli investitori stanno vendendo obbligazioni a bassa scadenza (facendo quindi aumentare i relativi rendimenti) e comprando la stesse a lunga scadenza (facendo quindi abbasare i relativi rendimenti). Che senso avrebbe ciò? Si vendono obbligazioni a breve termine quando, nel breve termine stesso, non si ha una buona visione dell’economia (chi è che compra i titoli di stato di un Paese che potrebbe nei prossimi tempi trovarsi in recessione economica?) mentre si vanno a comprare le obbligazioni a lunga scadenza in quanto si va scontare il fatto che poi in futuro (in un futuro a 10,20 e 30 anni), dopo l’intervento delle banche centrali, l’economia sarà migliorata.
Ho studiato i vari cicli economici e il mondo obbligazionario e, per pura curiosità, sono andato a costruire la curva dei rendimenti USA relativa al periodo di Q1,Q2,Q3 E Q4 utilizzando i rendimenti a 1,2,3,5,7,10,20 e 30 anni relativi a quei trimestri:
PRIMO TRIMESTRE 2021 (Q1)
Possiamo notare come la curva sia crescente. Più ci si avvicina alle scadenze più lunghe, maggiore è la pendenza della curva
SECONDO TRIMESTRE 2021 (Q2)
Anche nel secondo trimestre del 2021 la curva si presentava “steepening”, molto simile a quella di Q1.
TERZO TRIMESTRE 2021 (Q3)
Nessun particolare considerazione diversa per la curva di Q3
QUARTO TRIMESTRE 2021 (Q4)
Vediamo come, in Q4, la curva si sia appiattita. In particolare, il rendimento del titolo di stato a 20 anni presenta un rendimento addirittura maggiore rispetto a quello a 30 anni. Questa curva è stata da me creata il 3 dicembre, quindi pochi giorni fa. E’ un caso che la curva abbia iniziato ad appiattirsi alla fine del terzo trimestre / inizio quarto trimestre, quando si iniziava a vociferare l’aumento dei tassi di interesse (e, ultimamente, un accelerazione del tapering che andrebbe a significare un aumento dei tassi non più in Q2 2022 ma probabilmente in Q1 2022)?
Vi riporto la grafica della curva dei rendimenti il 20 ottobre (quindi inizio Q4):
Come vediamo, è intorno a quel periodo che la curva ha iniziato ad appiattirsi. Questo è stato causato a parer mio dal fatto che gli investitori hanno iniziato a scontare il rialzo dei tassi di interesse.
E’ POSSIBILE CHE STIA ARRIVANDO IL “CROLLO DEI MERCATI?”
La riflessione che faccio tra me e voi è questa: abbiamo detto che l’appiattimento della curva dei rendimenti anticipa una transizione di cicli economici; abbiamo detto anche che il rialzo dei tassi di interesse di una nazione va ad abbassare l’inflazione scoraggiando però le imprese e le industrie che andranno quindi a richiedere meno prestiti e finanziamenti: come ho detto prima, si tende ad assumere manodopera in maniera più consistente durante le riprese e le espansioni economiche (in quanto la richiesta per i beni, e di conseguenza la loro produzione, aumenta), ma, raggiunto un picco dell’espansione, come avevo detto in precedenza, i livelli di disoccupazione si iniziano a muoversi in un trend lateral-rialzista. Con una disoccupazione in leggero aumento, il dato sulla fiducia dei consumatori verso l’economia inizierebbe a registrare dei decrementi (è normale che un consumatore inizi ad avere meno fiducia sul sistema economico dal momento che la disoccupazione, a piccoli passi, inizia a salire), e di conseguenza è probabile che i risparmi delle famiglie inizierebbero ad aumentare. La conseguenza diretta è sulle vendite al dettaglio, che inizierebbero a diminuire e di conseguenza, con loro, le revenue delle aziende che non andrebbero più a fatturare come nella fase di ripresa/espansione economica, in cui i consumatori erano più propensi a spendere vista la grande fiducia sull’economia. A revenue inferiori delle aziende potrebbe essere legata la poi futura vendita delle azioni stesse da parte degli investitori, con i prezzi delle azioni che potrebbero vedere l’inizio di un trend lateral-ribassista. Dopotutto quando parlavo di cicli economici ho detto che la fase di rallentamento economica era anticipata dapprima dalle obbligazioni, seguite poi dalle azioni. Le obbligazioni effettivamente non si trovano in un trend rialzista: se infatti vi condivido il grafico dei titoli di stato a 10 anni, vediamo che essi sono in un trend discendente:
Lo stesso non si può dire per le azioni, in quanto se condividessi il grafico dell’S&P500 vedremo l’indice stesso praticamente ai massimi storici. Ciò può significare il fatto che, per gridare “i mercati crolleranno” (anche se io preferisco più un “i mercati scenderanno”), bisognerà aspettare che anche le azioni effettivamente inizino a stornare, confermando quindi il nuovo ciclo economico di rallentamento. Però attenzione. Vi condivido un grafico interessante:
Questo è il grafico dell’S&P500. Nell’area in giallo vi ho segnato il range di prezzo, notando che esso, in Q2 2020, è incrementato del 20,6%. I dati sul PIL USA relativi a Q2 2020 (dati reperiti su investing.com) erano:
30.09.2020 (2° trim.) -31,4%
27.08.2020 (2° trim.) -31,7%
30.07.2020 (2° trim.) -32,9%
Nonostante la ripresa economica non fosse ancora partita (visto che era appena scoppiata la pandemia) il mercato aveva già iniziato a scontare tutto. La domanda è: anche stavolta il mercato sconterà prima un nuovo possibile ciclo economico?
Vi voglio riportare un ultimo dato interessante, relativo alla FED: in una riunione di fine settembre, quando aveva quasi annunciato il “tapering”, la stessa prevedeva che l'economia americana sarebbe cresciuta del 5,9% quest'anno, per poi rallentare al 3,8% nel 2022 e al 2,5% nel 2023. Leggendo i dati della FED, balza subito all’occhio il fatto che potrebbe effettivamente esserci un rallentamento, no?
Quindi, ritornando alla domanda iniziale, il crollo dei mercati è vicino? Nessuno può saperlo, vi ho però portato alcuni dati interessanti, intrecciando cicli economici, obbligazioni e azioni. Per quanto riguarda il mio processo, continuerò giorno dopo giorno a leggere i dati macroeconomici e osserverò la curva dei rendimenti e tutti gli etf settoriali di cui parlo sempre…perché? Perché il mercato sconta quasi sempre tutto in precedenza.
MATTEO FARCI
CHI CI GUADAGNA CON LA CURVA DEI RENDIMENTI ALTA?Buongiorno ragazzi, oggi non parlerò di materie prime come sono solito fare, per due motivi: il primo è sicuramente il fatto che il loro movimento al rialzo si è un pò esaurito a causa della forza che il dollaro sta ormai mostrando dall'inizio della salita dei rendimenti delle obbligazioni USA; il secondo è che, in periodi in cui ciò che più prediligiamo non mostra delle opportunità, bisogna impegnarsi in delle ricerche nei mercati finanziari e più propriamente nelle correlazioni che esistono tra essi; quello che mi sono chiesto nei giorni scorsi è la domanda che, credo, in tanti si saranno chiesti :"Qual'è il settore che più beneficia di questo periodo, con i rendimenti alti, un'inflazione che ci aspetta alle porte e un dollaro forte"? Ebbene, come vedrete nei due grafici che ho condiviso, due dei settori che più di tutti stanno performando meglio di altri sono quello finanziario e quello energetico. XLE e XLF non sono altro che ETF, ossia indici dei settori energetici e finanziari.
Vi chiederete il motivo per cui questi due settori performano meglio di altri: il finanziario (a cui chiaramente appartengono le banche) gode chiaramente di tassi di interesse alti, in quanto il loro guadagno, a tassi di interesse alti, è molto più grande, e questo è anche il motivo per cui, a tassi di interesse bassi, i guadagni erano alcuni mesi fa molto inferiori (prestare soldi con un interesse alto ti fa guadagnare di più, no?). Il settore energetico, invece, rientra nella categoria delle "value stocks", ossia grandi aziende che tipicamente forniscono alti dividendi e la cui attività è già capace di generare una buona redditività nel presente, a differenza dei titoli "growth", ossia titoli di "crescita", i cui alti guadagni sono spostati nel futuro e non nel presente a causa dei grandi reinvestimenti dei capitali e degli utili prodotti nel presente; non a caso diverse aziende growth non forniscono dividendi agli azionisti.
Nei due grafici ho correlato l'XLE e l'XLF con la curva dei rendimenti: vedete la grande correlazione positiva che c'è?
Credo che finchè la curva rimarrà a questi livelli (o anche più in salita) questi due settori potrebbero performare bene.
Spero la mia idea e il mio spunto vi possa essere pìù d'aiuto per inquadrare bene il periodo economico che oggi stiamo vivendo.
Buon trading!
Abbiamo visto un top per i BTP? #bonds #tradingRetromarcia per il futures sui titoli a 10y una volta raggiunta l'area di 0,382 di Fibonacci. Indicatore al top. Potremmo vedere un periodo di vendite riportando i prezzi leggermente più in basso.