Il silver vorrebbe scappare. Ma fa sul serio?Il momentum del silver mostra aspetti interessanti. Osservato sul weekly si nota il continuo test della trendline discendente dai massimi del 2021. Per tutto il mese di gennaio ha alternato avvicinamenti alla resistenza con continue tenute del livello di supporto statico in area 23 dollari, con annesse due false rotture.
Le quotazioni sono anche incoraggiate sia dalla forza del gold, nei confronti del quale mostra complessivamente un indice di forza relativo ampiamente >1, che dalla debolezza del dollaro americano.
Le quotazioni sono in salita ininterrotta da agosto scorso e, a conferma dell'ottimo momento di forma, con una performance doppia rispetto al gold.
Se consideriamo anche le attese degli operatori circa una minore aggressività della FED sul percorso di rialzo dei tassi, notoriamente vento contrario per i metalli preziosi, il quadro si delinea come molto costruttivo. La stessa, inattesa, tenuta dell'economia europea e la riapertura della Cina con lo stop ai lockdown per il covid giocano a favore di un maggio consumo di materie prime.
Tornando al grafico settimanale notiamo l'interessante candela della scorsa settimana che, sebbene dal corpo nero, ha mostrato una falsa rottura dei 23 dollari con rapida risalita.
Ad un giorno dal completamento della candela settimanale in corso si sta formando un bel corpo bianco. I volumi ad oggi sono scarsi per cui resta una sana prudenza ma se la chiusura settimanale sarà sopra la trendline allora si potrà prendere in considerazione un long.
Tipicamente le rotture di livelli sensibili avvengono con allunghi di prezzi. Resta da decidere, nel caso, la strategia di ingresso che come al solito va scelta tra comprare la rottura o un pull back.
Personalmente sono sempre a disagio nel comprare le rotture, che tra l'altro spesso richiedono un importante stop loss, per cui preferisco assumermi il rischio di non assistere al retest dei prezzi e acquistare un pattern di inversione sul pull back spuntando, probabilmente, un pù vantaggioso rapporto di reward/risk.
Intanto vediamo cosa vuol fare il dottor silver e nel frattempo ci chiariamo le idee
Dollarindex
La riunione del FOMC e i dati NFP sono dietro l'angolo!Dalle ultime previsioni del FMI (Fondo Monetario Internazionale), gli Stati Uniti potrebbero evitare la recessione nel 2023.
La resilienza della domanda e della spesa negli Stati Uniti, un mercato del lavoro forte, la riapertura della Cina e l'allentamento della crisi energetica in Europa hanno visto migliorare le prospettive di crescita economica.
Dalle previsioni il prodotto interno lordo probabilmente aumenterà del 2,9% nel 2023, 0,2% in più rispetto a quanto stimato ad ottobre e probabilmente accelererà al 3,1% nel 2024.
Anche se la Federal Reserve nel 2022 ha aumentato in maniera aggressiva i tassi di interesse (425 punti base), il mercato del lavoro statunitense è rimasto "caldo".
Questo lo possiamo notare dal tasso di disoccupazione del 3,5% di dicembre, corrispondente al livello più basso degli ultimi 50 anni.
In realtà qualcosa si sta muovendo, con i principali fondi speculativi e big company che hanno iniziato con i licenziamenti.
Si prevede che la Federal Reserve annuncerà il suo ottavo rialzo consecutivo dei tassi alla riunione di politica monetaria di mercoledì 1 febbraio.
Le previsioni sono chiare, il mercato sta scontando un rialzo di 25 punti base.
La misura di inflazione preferita dalla Fed, l'inflazione PCE core, è stata riportata a un tasso annuo del 4,4% per dicembre 2022.
Sebbene abbia registrato una tendenza al ribasso negli ultimi mesi, la Fed potrebbe sostenere che non è sostanzialmente cambiata rispetto al tasso annuo del 4,9% che abbiamo visto nell'agosto 2022, e la variazione dello 0,3% dei prezzi core mese su mese che abbiamo visto a dicembre implica ancora un'inflazione annuale superiore al 4%, al di sopra dell'obiettivo della Fed.
Analizzando le aspettative di politica monetaria, dopo gli ultimi dati del CPI, il mercato si aspetta un primo taglio dei tassi a dicembre 2023.
Il dollaro nelle ultime due settimane ha rallentato la corsa a ribasso, dando piccoli segni di voler recuperare leggermente terreno a rialzo.
In arrivo venerdì anche i dati del Non Farm Payroll, con una previsione ribassista da parte degli economisti delle buste paga non agricole.
Questi dati (FOMC e NFP) probabilmente scuoteranno i mercati e ci daranno maggiori informazioni per i movimenti futuri, o almeno per il trimestre in corso.
Aggiornerò le mie idee di trading subito dopo questa settimana di grande rilevanza macroeconomica.
ECONOMIA AMERICANA TROPPO ROBUSTA PER CEDEREIL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 27.01.2023
-CONTESTO
Inutile negare che l’economia USA rimanga forte, sebbene ci siamo indicatori macroeconomici in calo, come i PMI e lo stesso Pil , del quale ieri abbiamo avuto la prima pubblicazione relativa al Q4 2022, sebbene siano chiaramente in rallentamento, possiamo ben dire che stanno reggendo l’urto con tassi di interesse prossimi al 5%.
I mercati proseguono la loro scia di sentiment di risk on, pur consapevoli del rallentamento che l’economia americana e mondiale ha subito nello scorso 2022, ma anche consapevoli che i tassi di interesse delle principali economie mondiali sono oramai verso i massimi, e ad alimentare le speranze, special modo per l’America, sono i dati sull’inflazione, che mostrano un chiaro rallentamento dando vita ad un sentiment di fiducia nella congiuntura macroeconomica americana.
Ricordiamo che la FED, cosi come le altre banche centrali hanno l’obiettivo di massima occupazione e controllo dell’inflazione, ora premesso che un’inflazione al 6% rimane un valore da non sottovalutare, è altrettanto vero che la rapidità con cui i valori sono rientrati, lascia stupiti, e pone le basi per un rallentamento non lontano delle politiche monetarie della FED, e se a questo aggiungiamo il piano di QT, ovvero il drenaggio di liquidità già in atto in America, non prossimo dire che l’economia abbia avuto terreno fertile ed i dati che ci ritornano sono ottimi in proporzione al contesto nel quale ci stiamo muovendo.
Si dovranno attendere gli effetti cumulativi dei rialzi tassi, questo è una certezza, ancora almeno 6 mesi per sapere se davvero l’economia Usa punta all’atterraggio morbido, ma i dati di ieri del PIL americano, mostrano ancora robustezza. Un Pil per il Q4 che si attesta al 2.9%, di certo in calo rispetto al precedente +3.2% ma le stime davano un +2.6% segno che gli analisti erano molto pessimisti, e come ben sappiamo il mercato lavora sulle aspettative e piacevoli sorprese generano entusiasmo.
-FOREX
Il mercato valutario vede ancora un dollaro Usa asfittico, nella proiezione di una FED meno aggressiva e con la minor necessità di rifugiarsi nel biglietto verde, mentre si prediligono asset da investimento, come le valute oceaniche, che godono di una prospettiva forte di rialzi tassi, special modo dopo i dati sull’inflazione australiana.
Il quadro retail vede ancora un 71% di retail long sul dollaro usa, segno che non è terminata al pressione ribassista sul biglietto verde da aprte dellle mani forti, mentre calano le posizioni short sulla moneta unica, passando da 74% di ieri all’attuale 68% , segno che le resistenze iniziano a pesare sull’Euro aprendo scenari per possibili storni ribassisti, che non invalidano tuttavia il trend principale.
Equilibrio per la sterlina, che trova il mondo retail al 52% short senza dare spunti di direzionalità.
lo yen respira nei prezzi e nel posizionamento retail, dopo i dati di questa notte sull’inflazione giapponese ancora in rialzo. Il sentiment retail si porta al 53% long dal precedente 61%.
Ancora spinte le posizioni contrarian short sul dollaro australiano con un 78% di retail in posizione corta sul basket, in leggero respiro rispetto al 87% di ieri.
Anche il cambio originale audusd vede il sentiment calare dal 84% al 78% con i prezzi che si portano al test delle resistenze a 0.7125-30.
Respirano anche le posizioni sul dollaro canadese, con un 71% di retail long rispetto al 85% di ieri, il che lascia respirare usdcad che storna dai minimi si 1.3315.
-EQUITY
Mercato equity mondiale che non abbandona i massimi di periodo, a partire dal tech, con il nasdaq a 12000 pnt, che mostra acquisti su tutti gli storni ribassisti e sembra ora puntare al break out dei massimi a 12200.
Anche in Europa il dax rimane ancorato in un trading range sui massimi di periodo tra 15200 e 15000 pnt, con le resistenze chiave poste a 15300 pnt
Seguiamo le chiusure settimanali, che saranno di preparazione agli appuntamenti con le banche centrali della prossima settimana.
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
L’INFLAZIONE USA DA IL TURBO AI MERCATIIL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 13.01.2023
-CONTESTO
Pochi dubbi oramai sulla rapidità con la quale sta rientrando l’inflazione in America, grazie ai dati di ieri dell’Indice dei Prezzi al Consumo, si è messa in evidenza non solo l’evidente calo dei prezzi, ma anche la rapidità con la quali l’inflazione sta tornando verso i livelli target.
Il dato ha mostrato un’IPC al 6.5% su base annuale, rispetto al precedente 7.1% è un calo di oltre mezzo punto percentuale e per quanto l’effetto base possa influire sul dato ultimo, l’evidenza è che il trend rialzista dei prezzi è oramai terminato. Non da sottovalutare l’effetto base, dobbiamo infatti considerare che un anno fa l’inflazione era già al 7%, il che aiuta nelle letture in calo a distanza di un anno, infatti i dati mese su mese, mostrano ancora dati in leggero aumento, ma restano trascurabili se paragonati al drastico calo su base annuale.
A trainare i prezzi al ribasso si trova il mondo energy, con la benzina in primis che trascina tutto il comparto combustibili a cali di bel oltre il 10%, ma anche il dato core trova miglioramenti, segnale che non può essere trascurato dalla FED. L’importanza di questo dato è ben noto agli operatori e anche alla FED che ora si trova a dover scegliere la linea guida di politica monetaria già tra due settimane. Le scommesse su un ulteriore rialzo di 50Bp sono crollate, secondo le stime del CME di chicago, oramai le probabilità sono prossime allo zero, mentre si da per certo un rialzo di soli 25Bp.
In caso di un rialzo minimo di 25Bp, il segnale dato dalla FED sarebbe inequivocabile: la linea dura è terminata!
Su questo scenario si è fondato il nuovo sentiment di risk on che sta dominando i mercati , con il comparto equity in fortissimo rialzo seguito dall’ obbligazionario, il che lascia volare il gold a spese del dollaro USA che sembra oramai destinato ad un 2023 di ripiego dai massimi.
-FOREX
Il comparto valutario , in chiaro dollaro centrismo, base i movimenti su due driver principali: il dollaro Usa debole, e lo Yen in spolvero rialzista.
La narrativa del 2022 si è invertita, ed ora si vendono dollari Usa senza timore per le mani forti, che trascinano il mondo retail ad un 72% di posizioni long rispetto al 70% di ieri, lasciando di fatto aperta la porta ad ulteriori ribassi.
Di tutta risposta la moneta unica vola a rialzo, come già da tempo richiamato in queste righe, il mondo istituzionale spinge a rialzo l’Euro, mentre i retail si spingono ad un 79% short sul basket e all’83% su eurusd.
A far notizia ancora lo yen giapponese , che anche in questo richiamato nelle nostre precedenti analisi , sembra essere candidato ad essere uno dei market mover del 2023. La ripartenza dell’inflazione in Giappone, sebbene inflaizone importata da una ipersvalutaione dello Yen, mette alle strette al BOJ, che si potrebbe presto veder costretta ad invertire la politica monetaria dando cosi basi di ripartenza rialzista allo yen.
Il mondo retail si porta al 61% short sullo yen, ponendosi come naturale controparte ad un movimento rialzista che potrebbe perdurare nelle prossime settimane.
-EQUITY
Il mondo azionario inizia a focalizzarsi sulle trimestrali in pubblicazione a aprtire da oggi, ma il sentiment di risk on oramai pervade l’intero comparto, trascinando a rialzo in primis il settore europeo , già in grande forza e a seguire quello americano, che guarda ora con fiducia al 2023.
Il Nasdaq riconquista gli 11490 pnt e si proietta a 12000 pnt successiva resistenza tecnica di lungo periodo, mentre l’SP trova primo ostacolo a 4000pnt, ma la ripartenza dai 3780 pnt sembra porre basi solide per potenziali allunghi rialzisti, che dovranno tuttavia essere sostenuti dalle trimestrali USA.
Senza freni l’equity europea con il Dax che si poreta ai 15000 pnt, in un rally con pochi precedenti. Senza dubbio possono essere necessari storni tecnici, ma la vetta dei massimi di 16250 pnt, non sembra ora cosi lontana.
-COMMODITIES
Il mondo delle commodities premia i metalli, con il gold, che gode da un lato del calo dei rendimenti obbligazionari sovrani, e dall’altro della debolezza del dollaro Usa, il che permette approdi a 1900 $.
Anche in questo caso la possibilità di storni tecnici esiste, ma l’approdo a nuovi massimi non è un traguardo impossibile.
-DATI ATTESI DA CALENDARIO
In pubblicazione stamattina il Pil Uk che rallenta drasticamente al 0.2% su base annuale, cosi come la produzione manifatturiera al -0.5%. attendiamo la produzione industriale europea che ci guiderà al termine della settimana.
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
I BANCHIERI CENTRALI RAFFREDDANO GLI ANIMIIL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 10.01.2023
-CONTESTO
I primi giorni di questo 20223 sono partiti in risk on, con le borse in recupero dai minimi grazie ai dati sul mercato del lavoro Usa, che mostrando salari in calo e una disoccupazione sui minimi, sembra aver evidenziato la possibilità di un atterraggio morbido per la FED, ma ieri sono entrati in scena Bullard e Daly , presidenti delle FED di Atlanta e San Francisco , pronti a raffreddare le euforie.
I tassi dovranno rimanere alti ancora per diverso tempo, e anche se l’inflazione dovesse rientrare su livelli del 5% per il 2023, questo non giustificherebbe ancora un cambio di rotta radicale della FED!
Su queste idee i mercati americani hanno ripiegato dai massimi, dopo un magnifico rally rialzista che ha portato il Nasdaq dai minimi di 10680 pnt a 11290, lo storno di ieri ha ridimensionato le quotazioni fino 11080, tornando a testare le aree di precedente resistenza.
Non da meno l’Sp, che si era portato a 3960 pnt per poi ritracciare a 3880, ma senza ancora perdere i connotati rialzisti che potrebbero portare alla tenuta dei supporti e a potenziali ripartenze, che restano tuttavia vincolate ai dati di giovedi, giorno in cui verranno pubblicati i dati sull’inflazione USA.
-FOREX
Il mondo forex prende una battuta di arresto dalla discesa del dollaro Usa che dopo aver affondato i supporti di 103.50 fino ai minimi di 103 figura, si porta oggi al ritest di quelli che ora sono resistenze chiave per determinare eventuali nuovi allunghi ribassisti.
Il mondo retail rimane su posizioni contrarian long dollari, al 77% quindi in leggero calo dal 81% di ieri mattina, portando interessanti ribilanciamenti anche sulle altre majors, come eurusd con un 84% di retail short rispetto all’88% di ieri e ancora sul cable rimane un interessante 72% short in linea perfetta con i dati di ieri.
Toniche le oceaniche, con nzdusd che trova ancora un 75% di retail short, e prezzi che rompono chiaramente una flag lateral ribassista, ben visibile in h4. La possibilità di ulteriori allunghi rialzisti fino 0.6450 e 0.65 figura resta interessante a nostro parere.
In ultimo usdchf, che vive riflesso della debolezza del dollaro, aggravato da una buona forza del franco svizzero, si porta sotto gli ultimi minimi di 0.9225 mantenendo il mondo retail in posizione contrarian long al 88% segno di potenziali ulteriori allunghi ribassisti.
-COMMODITIES
Tonico ancora il gold, che trova supporto a 1870$ e sembra non aver voglia di stornare e offrire migliori prezzi di ingresso in trend, guardando ora a potenziali break out rialzisti che lo porterebbero fino 1900-1916 $
Ancora debole invece il comparto energy, che vede il wti alle prese con i 74$ , pronto ad allungare verso i minimi di 73.20$, cosi come il nGas che non riesce ad aggredire le resistenze di 4.20$ ma torna verso i minimi di 3.50$. solo la tenuta dei minimi potrebbe dare vita ad una più interessante fase di accumulo per eventuali ripartenze
-DATI ATTESI DA CALENDARIO
Pochi i market movers della giornata, si attende uno speech di Powell oggi pomeriggio alle 16.00 e i dati dell’EIA sull’energia alle 18.00, poi si attenderà domani e giovedi con l’inflazione USA
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
Oro a 3.000$: grafici e fondamentali potrebbero giustificarloIl punto di vista offerto dalla analisi tecnica, da quello fondamentale desumibile dalla lettura del ciclo economico e da quello geopolitico forniscono spunti sufficienti perché la quotazione spot dell’oro di 3.000 dollari risulti, quantomeno, non ridicola.
Ad inizio anno, e prima di stappare lo spumante di fine anno, immaginare una rilevazione mensile dell’inflazione italiana al 12% avrebbe suscitato, probabilmente dopo qualche comprensibile secondo di disorientamento, un senso di ilarità.
Oggi sappiamo che è avvenuto e sappiamo anche mettere insieme agevolmente le motivazioni che lo hanno reso possibile. Questo serve per comprendere come certi fenomeni sono sempre possibili seppure poco probabili. Allo stesso modo l’oro che quota intorno ai 3.000 dollari è una possibilità seppure poco probabile. Quello che propongo in questa analisi è mettere insieme le motivazioni associate a questo scenario.
L’ORO NEI PORTAFOGLI DI INVESTIMENTO
Nei portafogli di investimento sufficientemente diversificati e razionali l’oro trova facilmente il suo spazio. I gestori di portafoglio al riguardo suggeriscono una quota che possiamo dire oscilli, a seconda delle visioni, tra un 5 e un 15 percento del portafoglio. Da questo punto di vista il motivo della sua presenza nei portafogli diversificati è quello di fungere da ombrello nel caso ci sorprenda un temporale.
L’alternativa di cercare l’ombrello mentre comincia a piovere si mostra meno efficiente visto che nel frattempo che lo cerchiamo ci saremo già un po bagnati e probabilmente lo pagheremo di più se comprato ad un angolo di via. Lo so che averlo sempre dietro a volte è scomodo ma se non si volessero avere sorprese sarebbe il prezzo da pagare.
Nonostante tutto non avremmo nemmeno la garanzia che l’ombrello faccia a pieno il suo lavoro visto che può capitare che si inceppi all’apertura o addirittura nel caso in cui dopo aperto dovessimo scoprire che è rotto.
Il concetto sotteso alla metafora è che non ci sono garanzie che in casi di avversità sui mercati l’oro si apprezzi come da noi atteso. Questo è facilmente verificabile mettendo a confronto le quotazioni con i più disparati indicatori di rischio che possano essere interpretati come espressione del sentimento degli operatori di mercato (VIX, ...).
Essendo un asset molto liquido scambiato globalmente e quotidianamente sui mercati, la visione secondo cui debba apprezzarsi in un contesto di risk off ha un difetto congenito. Infatti, sulle quotazioni dell’oro agiscono costantemente e contemporaneamente variabili diverse tra loro, per cui anche se la tendenza ad apprezzarsi in inattesi scenari di rischi diffusi dovesse correttamente innescarsi, questa non è detto che si manifesti immediatamente e con un andamento lineare.
Una delle qualità più apprezzate dell’oro è quella della decorrelazione che, in tempi e misura variabili, mostra con le principali asset class.
La visione forse più diffusa e comprensibile è, come accennato prima, quella di protezione contro eventi inattesi e particolarmente avversi. Così come da un impianto antincendio ci si aspetta che quando serve entri in funzione senza se e senza ma, similmente dall’oro si pretende rendimento quando tutto crolla.
Tuttavia, un portafoglio di investimento è come le superfici totali di vendita di un supermercato. Si tratta comunque di uno spazio limitato, quindi prezioso, dove occorre scegliere con cura cosa esporre sapendo che non è possibile avere tutto. Nel minimarket sotto casa cercando olio alimentare difficilmente troveremo, oltre al classico “miscela di oli comunitari”, contemporaneamente le eccellenze regionali, quelli bio e quelli solo italiani ma più probabilmente un solo medio tipo.
Similmente in un portafoglio troppo piccolo non posso pretendere, ad esempio, di spingere la diversificazione equity inserendo con funzione satellite magari gli alternativi come hedge fund, private equity, private credit, venture capital, infrastructure, real estate, long/short, leva finanziaria, global macro, event driven o relative value che hanno dimostrato molta dispersione nei rendimenti nello straordinario 2022.
Senza considerare la possibilità di usare leve superiori ad uno, se voglio dare sprint alle possibilità di performances posso espormi molto sugli strumenti dinamici/volatili togliendo conseguente spazio ad altro, per esempio strumenti più conservativi e capaci di esprimere meno potenziale di crescita ma magari più protezione.
Si tratta dell’eterno trade-off tra desiderio e ragione che rende sempre attuale e proponibile la frustrazione del contadino che, accanto alla moglie ubriaca vorrebbe anche vedere l’uva nella sua vigna.
Ma quali sono le variabili che hanno un’influenza diretta e sufficientemente apprezzabile sulle quotazioni dell’oro?
RENDIMENTI REALI
Sappiamo che si tratta di una materia prima disponibile in quantità non infinita per cui, similmente ad altre materie, gode dell’effetto scarsità che in alcune circostanze può incidere positivamente sulle sue quotazioni.
A mio giudizio, la relazione più affidabile e sorprendente è quella che lo lega ai rendimenti reali disponibili sul mercato. Sappiamo, infatti, che l’oro non produce rendimenti e come tale è sfavorito in momenti in cui i rendimenti reali (al netto dell’inflazione) di bond e/o equity si dimostrassero generosi in relazione alla loro media storica. Da questo punto di vista notissima è la sua relazione inversa con i rendimenti reali offerti, ad esempio, dai treasury americani a 10 anni
Si tratta di una decorrelazione robusta e tuttavia non puntuale per cui non possiamo aspettarci che in ogni momento si muova in modo coerente con le aspettative. Il motivo è, come detto in precedenza, che le quotazioni sono strattonate da ogni parte da molte altre variabili e questo impedisce la decorrelazione puntuale.
DOLLARO USA
Sappiamo anche che è quotato in dollari americani per cui perde appeal nei momenti di forza della valuta visto che costa di più comprarlo
Infatti, mostra un coefficiente di correlazione pressoché negativo ma, similmente al caso precedente, ancora una volta non puntuale.
RISK OFF
Viene anche percepito come bene rifugio cui rivolgersi quando le cose non vanno bene sul piano geopolitico. Il comportamento, ad esempio, in relazione al titolo decennale del governo americano risulta coerente con questo ruolo visto che quest’ultimo rappresenta per eccellenza il porto sicuro in caso di risk off
Ed anche qui la correlazione non è massima per una serie di motivi, nell’ultimo periodo la mancata decorrelazione tra oro e rendimento del decennale è da attribuire anche al brusco rialzo dei tassi praticato dalla FED nell’ultimo anno e dalla necessità di liquidare qualunque cosa quando eravamo in piena pandemia.
Tornando al titolo dell’analisi proposta, cosa potrebbe spingere i prezzi dell’oro ad alti e nuovi livelli nei prossimi anni? Facciamo qualche considerazione sul piano tecnico e fondamentale.
Riguardo il primo aspetto, quello che balza agli occhi osservando le quotazioni sul time frame mensile è la formazione pressoché completa di una figura tecnica abbastanza frequente in verità su grafici più veloci di questo
Si tratta della “tazza con manico” o in inglese “Cup and handle”, visto che chi l’ha per primo individuata e formalizzata è l’americano William J. O’Neil nel 1988. L’autore la classifica come una figura rialzista di inversione di trend per cui la si dovrebbe trovare solitamente alla fine di un down trend del quale ne decreta la fine.
Tuttavia, più spesso la si trova come figura di continuazione all’interno di un trend consolidato di cui rappresenta quindi, al pari di molti altri pattern, una semplice pausa. Infatti, fu Dave Landry ad ampliarne il concetto, nel senso qui sostenuto, di “Running cap and handle” cioè di continuazione.
In analisi tecnica, che ricordo sconta già nei prezzi tutte le informazioni di natura fondamentale, i molti pattern ad oggi noti ed i molti altri che potrebbero essere messi a punto hanno, in verità, alla base sempre gli stessi concetti tratti dal comportamento degli operatori che si esprimono attraverso i volumi, la prevedibilità/ripetitività dei comportamenti, gli ordini a mercato ed in pending.
Il running cap and handle (RC&H) si forma, come detto, all’interno di un trend consolidato e inizia, nell’ipotesi di un up trend, con la formazione di quello che si rivelerà essere un massimo relativo importante da cui partirà una lunga (relativamente al time frame di osservazione) fase di vendite che sovrastano i rialzisti producendo quella che si chiama “distribuzione”.
In questo caso importante è l’osservazione dei volumi che devono essere necessariamente in calo per poter classificare come correttivo il movimento. Questi infatti seguono l’andamento curvo del pattern che disegna il fondo della tazza per cui saranno in calo fino al fondo per poi aumentare con la risalita, confermando che il trend dominante è quello rialzista, fino a rivedere il massimo relativo precedente e completare così la tazza. Questo comportamento dei volumi, come detto, è fondamentale per potere considerare efficace la figura.
Quando i prezzi rivedono i precedenti massimi si innesca una contesa tra operatori già presenti sul mercato a quei prezzi e altri che hanno comprato soprattutto sul fondo della tazza e che da li hanno prodotto la spinta al rialzo per cui le vendite innescano un pullback su quei livelli producendo, con volumi in calo come si addice ad ogni pullback, una correzione che formerà il manico, ciò che oggi è in atto e che non deve per regola produrre un ritracciamento superiore al 50% del movimento rialzista partito dal fondo della tazza.
Il manico, dunque, non rappresenta altro se non una pausa del trend rialzista ripreso a correre dal fondo della tazza e quindi, come una qualunque flag o pennant dovrebbe preludere alla nuova esplosione dei volumi in acquisto che dovrebbe coincidere con la definitiva rottura della neckline rappresentata dalla linea che collega i due massimi relativi.
A quel punto la miccia è accesa e, se il pattern manterrà le promesse, dovremmo assistere ad una accelerazione del trend alimentata dalle ricoperture di coloro che si sono posti short al test del precedente massimo, insieme ai rialzisti che aspettavano la rottura del massimo per entrare o aumentare l’esposizione.
Riguardo al target che è possibile raggiungere, la regola ancora una volta vuole che sia collocato al livello della proiezione, a partire dalla rottura della neckline, dell’altezza del pattern e cioè l’intero movimento espresso dalla distanza tra fondo tazza e neckline per cui viene fuori il livello dei 3.000 dollari circa
Personalmente non considero mai come matematiche queste proiezioni, suggerendo piuttosto di concentrarsi sull’auspicato movimento impulsivo che origina dalla rottura della neckline cercando di sfruttarlo nel modo migliore possibile.
La RC&H si considera completa allorché i prezzi rompono con decisione, cioè con accelerazione evidente dei volumi scambiati, la linea che collega i due massimi precedenti (neckline). Cosa che non è ancora avvenuta.
Al solito esistono due modalità di ingresso. Una che prevede di acquistare tout court la rottura della neckline con stop sul minimo del manico e profit canonico alla proiezione dell’altezza della figura.
Una seconda, più conservativa, prevede di attendere che i prezzi dopo la rottura della trendline ritraccino con volumi in calo a ritestare il livello appena infranto e qui attendere un opportuno set-up per entrare long.
L’una e l’altra presentano, come spesso avviene, vantaggi e contro.
La prima ha il vantaggio di acciuffare il rialzo nel caso in cui i prezzi non dovessero tornare indietro a formare il pullback, ma hanno lo svantaggio di spuntare un prezzo di ingresso probabilmente alto nel caso la rottura fosse accompagnata da esplosione di volumi e quindi da prezzi in rapida salita.
Altro contro non trascurabile è quello di incappare eventualmente in un falso segnale per cui i prezzi dopo una veloce escursione sopra la neckline ritornano sotto di essi (bull trap) con il serio rischio di vedersi avvicinare lo stop loss.
La seconda presenta certamente il vantaggio di evitare con quasi certezza il falso segnale visto che non si apre il long immediatamente ma si attende un ritracciamento dei prezzi. Quasi certamente perché comunque non siamo al sicuro nel caso in cui acquistassimo dopo il pullback visto che il falso segnale si può materializzare anche in quella occasione.
Tuttavia, è un’evenienza meno frequente. Presenta invece il non trascurabile svantaggio di lasciarsi scappare l’occasione nel caso in cui, abbastanza frequente, i prezzi non avessero alcuna intenzione di fare la sosta per il pullback.
Ad ognuno, in base alle proprie attitudini, la propria scelta.
Tuttavia, nei mesi scorsi è avvenuta una cosa interessante
Esiste anche un tentativo di ingresso long anticipato, di solito attuato dai traders più aggressivi, che prevede di acquistare non alla canonica rottura del bordo superiore della tazza ma della trendline ribassista che ha portato alla formazione della prima parte del manico.
Se il tentativo andasse a buon fine produrrebbe due interessanti effetti che sono l’uno il riflesso dell’altro. Da una parte si riduce l’ampiezza assoluta della perdita potenziale visto che il livello di entrata è più vicino allo stop. Dall’altra, di conseguenza, migliora notevolmente il rapporto reward/risk visto che si passerebbe da 2 circa, cioè un rendimento atteso pari al doppio del rischio corso, a 6,5 volte circa.
Ovviamente, non è scontato che scegliere l’opzione che promette un reward/risk notevolmente più elevato sia la scelta più efficiente perché la probabilità di successo ad essa associata è notevolmente più bassa rispetto al caso più conservativo. Infatti, dopo l’acquisto è molto più alto il rischio che i prezzi scendano fino a toccare lo stop.
Questo per due motivi visto che lo stop è molto più vicino al prezzo corrente e perché esiste una volatilità dei prezzi che caratterizza lo strumento e che potrebbe rivelarsi inadeguata all’ampiezza assoluta dello stop.
Una prova di quanto detto è proprio contenuta nel grafico su dove si vede che chi avesse acquistato la rottura della trendline ribassista sarebbe incorso in un falso segnale ed avrebbe incassato la perdita visto che i prezzi sono tornati indietro fino a toccare lo stop loss. In verità anche i volumi non erano affatto coerenti con un ingresso long visto che dalla rottura di una tale trendline ci si aspetta molta partecipazione dal mercato per essere classificata come affidabile.
Ancora una volta una prova di come nei mercati, e nel trading, non ci siano i pasti gratuiti o le illuminazioni geniali sfuggite a tutti: qualunque comportamento tenuto in termini di posizionamento sul mercato può immediatamente essere prezzato in termini di rischio corso. Punto.
Abbandoniamo ora lo scenario tecnico e proviamo ad immaginare quale dovrebbe essere il contesto macroeconomico, ci spostiamo quindi sul piano fondamentale, capace di giustificare prezzi dell’oro a 3.000$.
Ripercorrendo le precedenti considerazioni circa i fattori che hanno diretta influenza sulle quotazioni e immaginando l’evoluzione dello scenario economico più prevedibile, cioè quello che catalizza il maggior consenso tra gli operatori qualificati (Banche Centrali, Banche d’affari, gestori di patrimoni, enti sovranazionali, …) ci accorgiamo che in fondo parliamo di qualcosa che potrebbe realmente avverarsi.
Se pensiamo ai tassi di interesse reali, che come visto sembra essere il riferimento più affidabile in termini di correlazione, il livello attuale elevato rispetto alla media storica e soprattutto quella più recente suggerisce che le possibilità che restino su questi livelli o più elevati sono minori rispetto al caso opposto.
Il ritardo con cui si manifestano le conseguenze sull’economia dell’aumento dei tassi di interesse, lo scenario di inflazione appiccicosa che non cala quanto desiderato ed i tassi che rimangono alti per lungo tempo potrebbero sostenere i rendimenti reali per qualche tempo ancora ma l’indebolimento economico atteso, come suggerito ad esempio dagli indici PMI in costante deterioramento, potrebbero rapidamente rovesciare il contesto inducendo le banche centrali ad intraprendere il sentiero del taglio dei tassi.
Questo scenario porterebbe con sé un’accelerazione dell’indebolimento degli utili aziendali e con essi dei multipli (quotazioni) mentre gli acquisti sui bond ridurranno i loro rendimenti. Tutto ciò sosterrà le quotazioni dell’oro visto che gli investimenti alternativi con cui compete saranno più deboli.
Dal lato valutario, probabilmente il dollaro americano è prossimo al suo picco di medio periodo visto che gli USA sono prossimi al picco dei tassi per cui progressivamente vedremo ridurre il divario coi tassi a breve delle altre aree valutarie.
Tassi a breve più elevati sono attrattivi per i flussi di liquidità per cui sostengono la valuta locale. Il fenomeno è ben fotografato dall’indice del dollaro che mette la valuta americana a confronto con le altre principali valute
Inoltre, la prospettiva di indebolimento dell’economia americana produce naturalmente un indebolimento della sua valuta e visto che l’oro è quotato in dollari ne trarrebbe beneficio risultando meno caro.
In ultimo, il FMI di recente ha previsto che nel 2023 un terzo delle economie mondiali sarà in recessione. In generale la debolezza economica porta con sé un peggioramento come detto della redditività delle aziende, disoccupazione in aumento e compressione degli investimenti. Un quadro che storicamente porta a preferire i cosiddetti porti sicuri tra cui l’oro.
In definitiva, il contesto recessivo o di generica debolezza economica diffusa genera un generale sentimento di cautela e di ricerca di protezione anche da eventi ostili ed inattesi sul piano geopolitico per cui l’aumento dell’allocazione della liquidità all’oro risulta più sostenuta.
BOTTOM LINE
Cercando di mixare i due piani di analisi, tecnica e fondamentale, potremmo dire che lo scenario di prezzi vicini ai 3.000 dollari sarebbe quello che mette i fila tutti i fattori esaminati, una sorta di allineamento di pianeti che potrebbe favorire il sostegno all’oro.
Anche da un punto di vista temporale, il tempo necessario al completamento della figura tecnica del RC&H esaminata risulta compatibile con i tempi degli sviluppi degli eventi illustrati sul piano fondamentale. Siamo, infatti, in attesa che possa completarsi il manico il che potrebbe richiedere qualche mese in armonia con lo sviluppo fin qui osservato dal grafico.
Non resta che attendere.
S&P500 NASDAQ100 DAX30 Index _ Cerando il rimbalzo interessante Cercando un rimbalzo ....
Analizzando nello specifico i tre indici principali, vi mostro come gli indicatori utilizzati, creati da una Combo basata sul Trading System di Ichimoku Kinko Hyo, in modo più innovativo
possano farci notare subito ad occhio nudo la situazione attuale.
La Media bicolore definita Kijun Trend, ha iniziato a puntare in tutti e tre gli Index di riferimento verso il basso. Il cambio di colore da Blu a Rosso indica ovviamente il cambio direzionale degli stessi.
Potrebbe, quindi, crearsi la condizione favorevole per una operatività di tipo Short di medio periodo, sul rimbalzo dai minimi di questi giorni, mantenendo come bussola principale il Dollar Index
Partiamo proprio dal Dollaro, qualora trova stabilità sopra l'area attuale di supporto a 103,559, consolidandosi ed iniziando ad accumulare in modo crescente, portandosi pian piano sopra i 105.60
confermerebbe l'indebolimento degli Indici.
Nel frattempo che questo accada ...
Andiamo a vedere nello specifico le tre situazioni apparentemente simili, ma allo stesso tempo differenti nelle tempistiche e nell'assetto degli Indici:
Parto dall'S&P500:
Vorrei vedere un rimbalzo in area 3.900-3950, qualora il prezzo non si va a posizionare sopra quest'area, quasi sicuramente potrebbe essere occasione di vendita
con uno Stop decisamente ravvicinato e ben definito in area 4.030
Nasdaq100:
Ahimè, essendo rimasto sempre un passo indietro rispetto agli altri , perdendosi anche una buona fetta del Santa Rally degli scorsi giorni, il prezzo è già precipitato nell'immediato
direzionandosi velocemente verso i minimi annuali.
Per attuare la mia strategia dovremmo valutare in un rimbalzo di circa 500 punti, portando il prezzo in area che va dai 11.400 a quota 11.550. (Che potrebbe anche non essere impossibile)
Varrebbe in questo caso lo stesso discorso dell'S&P cercando la vendita il più in alto possibile, ma mai portando sopra la media.
Viceversa, lascerei stare.
Dax30:
Qui, Ragazzi, a livello di struttura siamo ancora in gioco, mano nella mano con l'euro-dollaro che ha spinto molto, il trend è partito prima e di conseguenza ancora strutturalmente forte.
Ma noi dobbiamo seguire anche le bussole e regolarci di conseguenza, per questo entra in gioco il Dxy che ci deve fare un po da guida.
Resta il fatto che gli indicatori parlano chiaro, non dovrebbe esserci scampo neanche qua, e forse c'è più probabilità di riuscita nel Trade, poiché ci serve una spinta, un rimbalzo fino ad area 14.100/14.180.
Il supporto che mantiene vivo il trend, è situato in area 13.700. Quindi è un bel tira e molla, addirittura da sfruttare anche qualche trade a rialzo fino al top di precedentemente indicato,
per poi innescare l'ordine di vendita. Stop in area 14.474
Detto questo, le mie sono solo idee, basate su studi effettuati e ancora da arricchire e approfondire sempre di più, sono nuovo sulla piattaforma,
faccio tutto per passione a questo fantastico mondo che ci coinvolge tutti!
Se vi piacciono le mie analisi mi farebbe piacere un like e magari arricchire gli argomenti
iscrivendovi alla pagina, stimolandomi ad essere più frequente.
Un Saluto a tutti !
I BILANCI DI FINE ANNO🌞IL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 27.12.2022
✍🏻-CONTESTO
Diretti oramai alla chiusura di questo 2022 che lascia spazio a poche sedute di contrattazione ancora e , come da prassi , i volumi restano bassi, in un classico mercato natalizio dal quale meglio non attendersi grandissime novità.
Iniziamo dunque a tirare i primi bilanci di fine anno, partendo dai mercati equity mondiali che si portano a chiusure annuali in territorio negativo a conferma del bear market che ha caratterizzato il 2022 e che sembra porre le basi per un 2023 non certo con migliori prospettive.
I timori di un 2023 caratterizzato da una più o meno profonda recessione mondiale sembrano prendere sempre più corpo nelle menti degli operatori che hanno risnunciato anche al classico rally di natale, per dare invece spazio ad ulteriori vendite dopo le pesanti parole delle banche centrali occidentali.
La strada è segnata per il primo trimestre 2023, con banche centrali ancora molto aggressive, alle prese con l’inflazione che resta mood chiave anche per il prossimo 2023 e che porta a condizioni economiche e monetarie aspre, che metteranno in difficoltà aziende e famiglie che non potranno contare questa volta su nessun aiuto.
I tempi in cui le crisi venivano sorrette dalle banche centrali con forti immissioni di liquidità sembrano finite e le sole speranze di un cambio di rotta nelle decisioni di rialzi tassi non sono sufficienti a dare slancio costruttivo alle borse mondiali.
Il 2022 è stato sicuramente l’anno del dollaro americano, che ha dominato i mercati fino al q4 dove i primi segni di un’economia in difficoltà hanno dato il via a prese di profitto, dopo un mega rally rialzista che ha condizionato l’intero mercato, dal comparto equity, ai metalli e ovviamente al forex.
Solo nell’ultima parte4 dell’anno stiamo vivendo una fase di inversione, che potrebbe a questo punto proseguire nel 2023, dando vita ad un nuvo anno di inversioni, con un dollaro che vive un riequilibrio con le altre divise mondiali e che da fiato al comparto commodities.
Sebbene la correlazione dollaro giù e borse su , è stata per anni un mantra, riteniamo che potrebbe essere non tanto vero per il 2023, anno nel quale il concretizzarsi di una crisi mondiale porterebbe le borse ancora a forti ribassi, accompagnati questa volta anche da un dollaro USA in difficoltà, non supportato da un’economia tanto robusta come quella che abbiamo vissuto nel 2022.
La domanda da porsi a questo punto sarà: in mancanza din un dollaro USA rifugio, dove verranno allocati i capitali per un valido riparo dalla crisi?
Si aprono a questo punto le porte per lo yen giapponese, per il gold e anche per la moneta unica, che potrebbero riscoprire il loro valore di asset rifugio.
-FOREX
Torniamo per ora ad oggi, una giornata non particolarmente ricca di market mover, nella quale il dollaro usa sembra rimanere fermo sulle aree di minimo a 104.00.
Il mondo retail chiude l’anno in posizione lunga dollari usa, con un 60% long chiaramente a caccia dei minimi , per poter cogliere rimbalzi importanti, che tuttavia potrebbero faticare ad arrivare.
Cosi come le ultime settimane hanno visto debolezza di dollari Usa, cosi hanno vissuto il ritorno della forza sulla moneta unica, che con un ottimo rally rialzista dai minimi di questo 2022 ritorna alle aree di 1.0675-1.07 figura.
Il mondo retail non tarda a cercare posizioni corte, con un 69% short sul basket e un 68% short su eurusd, ancora a caccia dei massimi di periodo, il che ci fa propendere per ulteriori posizionamenti long euro, sperando tuttavia in storni che diano opportunità di ingresso a prezzi migliori.
Resta interessante il posizionamento sul franco svizzero, che trova il mondo retail con un 77% short, dopo che la banca centrale svizzera ha portato i tassi di interesse al +1% dopo circa 20 anni di tassi negativi. La ricerca di un rientro dagli eccessi rialzisti del franco svizzero, sembra tuttavia sensata su alcuni cross come cadchf che pagano interessanti swap ai posizionamenti long.
-EQUITY
Il mondo azionario come detto va verso chusure annuali pessime.
America con nasdaq a -32.5% , sp500 a -19.0% , dj a -8.35% attualemente, l’Europa con il Dax a -11.46% italy a -12.16% ed eurostoxx a -10.40%... il quadro mondilae non migliora altrove.
Per tornare alla giornata attuale , tuttavia qualche leggero recupero si intravede, con i listini mondiali in positivo, ma che a questo punto possiamo ritenere solo come valide offerte di prezzi migliori da vendere.
Seguiamo i mercati, sebbene ancora in un clima di festività, in attesa di una ripartenza dei volumi non prima della prossima settimana
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
Il FOMC TIRA IL FRENOIL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 24.11.2022
-CONTESTO
Feste oggi per gli Stati Uniti, per il giorno del ringraziamento ed i mercati rallentano, dopo aver vissuto ieri diversi appuntamenti chiave con il calendario macroeconomico.
Primo appuntamento chiave sono stati i PMI, che ancora auna volta hanno mostrato un’economia globale in rallentamento e questa volta anche gli USA sembrano non essere stati da meno, sia per il settore servizi che manifatturiero i dati sono stati tutti rivisti in calo, segnale chiaro di una congiuntura macroeconomica in netto rallentamento.
Alle ore 20.00 abbiamo avuto i verbali del FOMC che hanno messo in evidenza la possibilità di tassi FED al 5% come obbiettivo valido per il raggiungimento del tasso di equilibrio, ovvero il giusto costo del denaro in grado di arginare la corsa dei prezzi, tuttavia il FOMC è stato chiaro nelle sue dichiarazioni, facendo notare che non è importante quanto in alto andranno i tassi, ma quanto a lungo rimarranno sui livelli di massimo!
Il tempo sembra ora essere la vera discriminante, e se per ora i mercati festeggiano la speranza di vedere rialzi più modesti da aprte della FED e credere quindi che il peggio è alle nostre spalle, il Fomc mette in guardia dalla possibilità ancora lontana di assistere a tagli dei tassi di interesse.
È dunque anche possibile che la FED si fermi al 5% come costo del denaro, ma è anche si vero che mantenere per un ampio lasso di tempo i tassi alti e attendere che l’economia reale risponda in maniera concreta e duratura con un rallentamento corposo al costo del denaro, potrebbe mettere alla luce maggiori possibilità di recessione profonda.
Al momento sembra non interessare ai mercati, che restano positivi per il comparto equity, mentre a farne le spese resta il dollaro americano, sul quale ora pesa una peggiore congiuntura macroeconomica, che detta il ritmo a continue spinte ribassiste del biglietto verde.
In questo contesto il dollaro perde terreno portando dollar index al test di 105.50 con il mondo retail che continua ora gli acquisti in mean reverting di un asset che sembra aver terminato la sua corsa rialzista durata quasi l’intero 2022 portandosi ora al 73% long sul basket dollari.
Respirano dunque le altre majors, in particolar modo euro e nuova Zelanda.
La moneta unica spinge ancora a rialzo puntando al test di 1.0475-1.05 con il mondo retail che ora si trova al 75% short invertendo una tendenza di acquisti che è durata tutto il 2022 ed ora con la nascita di una nuova direzionalità rialzista sembra non resistere alla tentazione di entrare a caccia di mean reverting
Fortissimo anche il dollaro neo zelandese, che rompe a rialzo le resistenze di 0.6200 figura, e che trova in un posizionamento corto al 76% del mondo retail la benzina necessaria a ripartire dai minimi di questo 2022 e un supporto macroeconomico importante nei tassi di interesse oltre il 4% dettati ieri dalla RBNZ, mantenere oggi posizioni long nzd paga interessanti swap contro le majors concorrenti.
Perde terreno il dollaro canadese, che in scia con le cadute del wti, sembra ora non avere motivazioni rialziste valide, trascinando ora con se un 81% di posizioni corte, sul basket, mentre usdcad si porta ad un 66% di retail long con i prezzi al test di 1.3325 rotto il quale non escludiamo possibili allunghi ribassisti fino le aree di 1.3225-30.
La giornata di ieri ha spinto ovviamente a ribasso i rendimenti obbligazionari, che vedono ora nelle scadenze più lontane oltre i 5 anni, una buona tendenza ribassista che potrebbe dettare quindi inversione costruttiva nei prezzi , grazie alle aspettative di una FED che non vada oltre il 5% e un’inflazione sotto controllo.
Il calo dei rendimenti e del dollaro americano ha dato ampio respiro al gold, che gode ora di terreno fertile per allunghi rialzisti più corposi, dopo il test delle aree di 1731$ può sperare in allunghi rialzisti fino 1789$
Seguiremo oggi i verbali della BCE, che ci guideranno alla chiusura di questa settimana corta sui mercati mondiali.
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
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OCCHI SULL’INFLAZIONE USAIL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 10.11.2022
-CONTESTO
Siamo giunti al dato chiave di questa settimana di contrattazione, l’inflazione USA, che per il dato generale è atteso al +8.0% rispetto al precedente +8.2%, ma teniamo ben presente che sono già diverse rilevazioni che il dato generale cala, grazie ad un forte rientro dei prezzi dell’energy, mentre sale il dato core, ovvero privo di food ed energy, passando al +6.6% massimo degli ultimi 20 anni.
La corsa dei prezzi al netto delle componenti energy e food, mostra ancora una robusta domanda aggregata, con gli americani che tendono a spendere ancora senza timore dei prezzi in salita, il che porta la FED a mantenere toni aggressivi nelle sue politiche monetarie.
La speranza ora deriva dal mondo del lavoro che sembra iniziare a scricchiolare, con una disoccupazione al 3.7% , di certo ancora molto bassa, ma che sembra iniziare un cammino in salita dato le ultime notizie di grandi licenziamenti anche nelle grandi multinazionali americane come Meta e Apple, il porterebbe a credere in primi reali effetti delle politiche monetarie della FED su aziende, e su famiglie che dovranno a questo punto rivedere le loro spese e consumi.
La chiave come sempre è il timing, non sappiamo quanto tempo ci vorrà e la nostra unica possibilità sarà seguire i dati che di volta in volta ci mostreranno il quadro della congiuntura macroeconomica amerciana.
Alla luce di quanto detto, se oggi i dati dovessero mostrare inflazione in calo , si potrebbe assistere ad una nuova fiammata del comparto equity alimentato ancora sia dal rally di fine anno che dalla speranza di una FED meno aggressiva che sia non lontana dal Pivot.
Viceversa un dato ancora superiore alle attese, sarebbe una doccia fredda per gli operatori, che si vedrebbero costretti ancora una volta a scaricare le scommesse rialziste fin qui intraprese, ma la verità si saprà solo dopo la pubblicazione del dato, come sempre ricordiamo che i mercati sono fatti per sorprendere.
-FOREX
Il comparto valutario vede la tenuta dei supporti per il dollaro americano, che non trova spunti per rompere 109.50 e allungare a nuvi minimi per questo novembre 2022, tornando ancora una volta nel canale lateral ribassista che contiene i prezzi dai massimi del ottobre 2022 a 114.80.
Rispondono al mercato chiaramente dollaro-centrico tutte le altre majors, con l’eurusd che storna dalla parità verso gli attuali 0.9980 e trova i primi supporti dinamici nella mm21 periodi daily a 0.9950,mentre resta piu stabile la sterlina che ha già in precedenza pagato la forza del biglietto verde rimanendo sotto le resistenze di 1.1645
Stornano anche le oceaniche con il dollaro neozelandese che non riesce a rompere a rialzo la mm100 periodi daily e torna a testare 0.5850 aprendo cosi la strada a potenziali nuovi ribassi, se il dollaro dovesse trovare nuova linfa rialzista dai dati di oggi.
-EQUITY
Il mondo azionario trova ancora forza nel comparto europeo con il dax che attacca i massimi di 13650 pnt e sembra non avere motivazioni per dei ribassi strutturali che lo portino al test dei suppporti a 13440 pnt, mentre l’america paga con maggiore pesantezza le aspettative del dato odierno, con il nasdaq schiacciato a 10861 pnt non lontano dai primi supporti a 10700pnt in una compressione di volatilità che lascia poco spazio alle direzionalità
-COMMODITIES
Per le commodities pesa ancora il recupero del dollaro americano, che schiaccia nuovamente il comparto energy, con il wti a 85.25$ oramai sotto la trend line supportiva che congiungeva i minimi dal 26 ottobre 2022aprendo la strada a ulteriori ribassi fino 82.45$
Reggono meglio i metalli, con il gold non lontano dalle resistenze a 1723.50$, ma solo un dollaro debole e tassi obbligazionari in calo potrebbero portare questo asset a rompere le resistenze e allungare fino 1761$, in caso contrario dovremmo valutare ancora i supporti a 1680$ come possibile approdo.
Attendiamo dunque i dati sull’inflazione Usa di oggi ore 14.30, per scoprire lo stato dell’economia americana.
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
RALLY DI NATALE VS BEAR MARKETIL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 09.11.2022
-CONTESTO
Prosegue la salita del comparto equity ancora in scia con l’euforia degli operatori pronti a godere del rally di natale, una finestra atta a mostrare conti e bilanci in ottimo stato o almeno al meglio possibile, per godere di premi e benefit, finestra che molto spesso porta a chiusure e ricoperture di posizioni che hanno generato grande profitto nell’anno, i grandi fondi e le case di investimento che hanno goduto del bear market prendendo posizioni corte vogliono giungere alla conclusione di questo anno senza perdere i vantaggi delle performance realizzate e questo giustifica prese di profitto e ricoperture che generano salite dei mercati azionari sebbene in pieno bear market.
Le attese nel breve periodo si focalizzano sul dato di domani dell’inflazione USA, dato che potrebbe generare non poca volatilità , partendo dal dollaro americano per finire al comparto azionario.
In caso di un dato ancora tonico, con un’inflazione sostenuta sia nel dato core che nel dato generale, si potrebbe assistere a nuove vendite di azionario sul timore di una FED con tassi diretti al 5%, dando cosi nuova linfa a quello che resta ancora un chiaro bear market!
La fase di ribassi dei mercati non è terminata, e l’idea di proiettarci ora verso i massimi annuali sembra a dir poco irrealizzabile, considerato l’attuale fermo produttivo della Cina, un’Europa ancora in stallo sulla questione energetica, il Regno Unito in fase di recessione e l’America che inizia a vacillare anche nel mondo del lavoro.
Rimaniamo dunque con i piedi per terra e valutiamo con molta attenzione il ritmo del mercato , prendendo l’attuale salita per quella che è.. un buon rally di fine anno, ma certo al momento non possiamo parlare di inversione in Bull Market.
-FOREX
Il comparto valutario si adegua al risk on, e trova finalmente prese di profito nel dollaro americano che si porta al test dei supporti a 109.75 dove l’eventuale break out potrebbe dare vita a ribassi più poderosi fino anche 107.75 prima e 105.00 figura poi, senza tutavia poter annunciare la fine di un trend rialzista per il biglietto verde che troverebbe solo una fase di equilibrio.
Il mondo retail si adegua rapidamente con un 65% di trader in posizione long, pronti a dare la caccia ai minimi , incuranti di scegliere un timing adeguato.
La risposta delle altre majors non tarda ad arrivare e la partenza rialzista dell’euro ne è la conferma.
Grandi posizionamenti long dei non commercials sui futures davano già chiara idea della forza che avrebbe potuto esprimere l’euro e cosi su una fase rialzista che porta eurusd a 1.0095, pronto a nuovi allunghi rialzisti fino alle aree di 1.0180 il mondo retail prende posizione corta, in chiaro mean reverting con un 70% di posizioni contrarian.
La’ttuale debolezza del dollaro americano si evidenzia anche su asset come usdcad , che dopo la formazione grafica di un ottimo testa spalla, sembra essere giunto al break out della neckline e con un 71% di retail in posizione contrarian long sembra avere possibilità di allunghi ribassisti fino 1.3210.
Anche usdchf mostra la debolezza momentanea del biglietto verde, aggredendo i supporti a 0.9850 pronto per allunghi in trend ribassista con un 71% di retail short, segnale di potenziali allunghi in trend ancora fino 0.9780.
-EQUITY
Indici americani che provano ad allungare a rialzo , ma come detto non crediamo in una netta inversione di tendenza dato la congiuntura macroeconomica mondiale, ma confidiamo in una fase laterale che dia modo di riposizionare portafogli e posizioni per il termine dell’anno solare.
Il comparto tech si mantiene intorno agli 11000 punti e solo allunghi fino 11600 e 11800 potrebbero decretare un vero movimento rialzista in grado di mettere in crisi la struttura a massimi e minimi decrescenti dell’attuale bear market.
Decisamente piu tonico il comparto europeo che gode ora di un vantaggioso tasso di cambio e invoglia gli investitori a cogliere l’occasione di rivalutazioni sia negli asset azionari, quanto nel cambio valutario eurusd. Gli attuali livelli di prezzo di 13600pnt, non trovano grande supporto nei dati macroeconomici , pertanto non siamo inclini ad acquisti di equity europea, ma ci limitiamo a monitorarne l’andamento per cogliere eventuali nuovi ingressi al ripresentarsi delle dinamiche bear market.
-COMMODITIES
Tra le commodities monitoriamo il gold, che ora vive fase di splendore grazie al dollaro debole e ad un freno nei rendimenti obbligazionari. Non escludiamo un 2023 brillante per questo asset, sebbene l’inflazione possa essere in calo, la discesa del dollaro ed eventualmente il calo nei rendimenti obbligazionari mondiali potrebbe dare nuova linfa ad un asset che ritroverebbe posto nei portafogli degli investitori.
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
LE MANI FORTI RUOTANO I PORTAFOGLI A FAVORE DELL’EUROANALISI COT REPORT del 06.11.2022
-CONTESTO
Ci lasciamo alle spalle una settimana non priva di novità sui mercati finanziari, caratterizzati sia dai dati sull’inflazione Europea, ancora una volta in rialzo al 10.7%, che dal focus principale che è stata la riunione della FED di mercoledì scorso, per concludere la settimana con i dati sulla disoccupazione USA.
La FED come da attese ha alzato il costo del denaro di 75Bp, portando il tasso definitivo al +4.00%, dato abbastanza scontato del mercato che ha risposto inizialmente con una discesa del dollaro Usa e un recupero delle borse, nella speranza che Powell desse future prospettive dovish per la riunione di dicembre.
La speranza di un rallentamento nel rialzo dei tassi Usa ha guidato le ultime settimane gli operatori di mercato che hanno comprato listini mondiali dando speranza e fiducia ad un rally di fine anno, ma Powell ancora una volta gela i mercati, dando una chiara indicazione sulla futura necessità di contrastare un’inflazione forse non ancora giunta ai massimi.
Il tasso finale del 4.25-4.75% che per molti operatori era visto come il tasso di equilibrio oltre il quale la FED non sarebbe andata, perché sufficiente a controllare l’inflazione, è stato spazzato via dalle parole di Powell che ha lasciato aperta la porta di un trasso anche oltre il 5% la dove l’inflazione fosse ancora alta e si rendesse necessario intervenire ulteriormente.
Tengono ovviamente presente che hanno già messo in campo diversi rialzi tassi e che l’effetto potrebbe aversi tra qualche mese, e pertanto rimarranno vigili sui dati congiunturali che verranno pubblicati.
I mercati ancora una vota sono stati delusi!
Partono le vendite copiose sull’equity americana che torna a puntare i minimi di questo 2022 in un due giorni di ribasso, frenato solo dall’attesa dei dati sul mercato del lavoro Usa.
Ancora una volta i NFP tornano protagonisti, come non accadeva da anni, la speranza di vedere una disoccupazione in rialzo, che possa portare ad un calo dei redditi, e quindi un rallentamento della domanda ed in fine dell’inflazione, da nuova linfa ai rialzisti, che stavolta hanno visto realizzati i loro desideri!
La disoccupazione inizia a salire e passa dal +3.5$ al +3.7% scatenando la vendita di dollari USA e l’acquisto di equity.
Un venerdi dettato dalla volatilità, che vede gli indici americani muoversi nell’ordine dei 200-300pnt e il dollaro stornare pesantemente e dare spazio alle altre majors del comparto fx.
Ma procediamo come di consueto per questa rubrica dedicata all’analisi del posizionamento delle mani forti.
-FOREX:
il mercato valutario inizia a vedere cambiamento nei portafogli dei big plaiers che sembrano intenzionati a prendere profitto sul dollaro Usa oramai non più in grado di generare ulteriori spinte rialziste, mentre si predilige la moneta unica che ancora sotto la parità resta un’alternativa interessante da sfruttare contro il biglietto verde. Se le prese di profitto sul dollaro dovessero concretizzarsi in movimenti più copiosi allora le valute predilette potrebbero confermarsi nell’Euro e nel dollaro Neozelandese a stare ai dati sul posizionamento del cot report
EURUSD
Balzano a rialzo le posizioni long euro, che passano a 105790 dalle precedenti 74909, dando cosi chiara indicazione nel sentiment delle mani forti sulla valuta unica.
Il quadro tecnico mostra una buona sequenza a massimi e minimi crescenti nel medioperido,con chiusure sopra la media veloce a 21periodi e la possibilità di allunghi a 1.009, prima resistenza oltre la quale poter vivere allunghi a 1.0375 prima e 1.0775 poi.
GBPUSD
Meno brillante la sterlina che vive ancora una congiuntura macroeconomica provata dall’inflazione alta, dal bisogno di politiche fiscali rigide e da una BOE che procede senza freni a politiche economiche aggressiva, composte da rialzi tassi, giunti al 3% e da una riduzione di bilancio aggressiva, con la vendita netta di obbligazioni sovrane.
Le mani forti restano pertanto nette corte con 44836 contratti , e con un quadro tecnico molto pesante ancora , con i prezzi sotto le resistenze poste a 1.1650 prima e 1.1575 poi. Non possiamo parlare di inversioni prima di giungere a 1.22 figura vera resistenza tecnica , mentre i primi supporti si collocano a 1.0940 ,oltre i quali potremmo assistere a ribassi importanti anche sotto 1.06.
YEN
Migliora il sentiment sullo yen che vede questa settimana una ricopertura di ben 25000 contratti, portando cosi le mani forti a 77620 contratti corti, con un open interest settimanale che non si vedeva del giugno 2020 prima di un passaggio a posizioni nette lunghe.
Il quadro tecnico resta ancora profondamente indeciso, con i prezzi fermi sopra i supporti di breve di 145.25, area di confluenza con la mm21 periodi .
Solo il break out di dette aree potrebbe determinare allunghi ribassisti importanti fino alle successive aree suportive poste a 140.40 primae 139.25 poi.
USDINDEX
Partono le prese di profitto sul dollaro americano, con le mani forti che riducono ancora la loro posizione long netta e la passano a soli 29788 contratti, portanto nubi di incertezza sulla forza del biglietto verde, che potrebbe a questo punto essere giunto al giro di boa , sebbene la FED possa ancora alzare i tassi di interesse, ma tutto è nelle mani dei dati macroeconomici che saranno pubblicati da qui a dicembre.
Il quadro tecnico sembra mostrare ora un dollaro non più in grado di generare allunghi rialzisti, sopra i massimi di 114.80 con i prezzi che provano a rimanese sotto la media mobile a 21 periodi. Al momento la configurazione di flag ribassista non da ancora chiare indicazioni di nuovo trend discendente, che potrebbe essere confermato solo dal break out di 109.50 prima e 108.20 poi, per poi ripiegare a 105.0 figura.
-EQUITY:
il comparto equity, che resta in alta volatilità sembra aver trovato per questo 2022 i suoi minimi, e sebbene le parole di Powell abbiano raggelato i tentativi rialzisti di più ampio respiro, ora le speranze di una disoccupazione in aumento sembrano dare sostegno ai prezzi che restano sopra i supporti di medio periodo.
S&p
Si ricoprono posizioni short di SP dove le mani forti si portano a 175063 contratti corti, con una ricopertura di ben 44039 contratti nella sola settimana trascorsa.
Il quadro tecnico sembra per il momento dare fiducia alle aree di 3700 pnt come supporto di breve, che potrebbe lancoare i prezzi verso le reisistenze di 3925 pnt prima e 4173 poi.
Presto per gridare alle inversioni, ma certo è che il clima di vendite sembra essersi placato dando al mercato un nuovo temporaneo equilibrio sui minimi di questo 2022.
Vedremo con le elezioni MId Term in Usa e i dati prossimi dell’inflazione quale sarà l’aspettativa che si crea per le chiusure di questo 2022
buon trading
Salvatore Bilotta
“IO SPERIAMO CHE LA DISOCCUPAZIONE SALE!”IL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 04.11.2022
-CONTESTO
Volge al termine un’ottava di contrattazioni incentrata ancora una volta alle banche centrali, prima l’RBA con un rialzo timido di 25BP, poi la FED super hawkish con un rialzo da 75Bp e apertura a ulteriori spinte rialziste anche per la riunione di dicembre 2022, e ieri infine la BOE che segue i cugini americani in un rialzo da 75Bp per contrastare l’inflazione dilagante.
Diverse le economie in esame e diverse le congiunture macroeconomiche dei tre blocchi in esame, da un lato l’America , con una congiuntura ancora robusta, forte domanda aggregata, e disoccupazione ai minimi storici, e sebbene i PMI mostrino un settore manifatturiero in rallentamento , le vere ripercussioni nell’economi a reale sembrano tardare ad arrivare, il che da spazio alla FED di agire con energia al rialzo tassi per contenere un’inflazione record che resta priorità assoluta per la banca centrale anche a costo di eventuali recessioni.
Dall’altro lato il Regno Unito, decisamente più fragile, in chiara recessione, con un’inflazione oltre il 10% forte deficit di bilancio, e una BOE ancora più aggressiva della FED se si considera l’inizio delle vendite nette di obbligazioni sovrane già messo in atto in questa settimana. Oltre a dover contrastare un’inflazione record con politiche economiche rigide ed aggressive, il Regno Unito si troverà a fare i conti con politiche fiscali pressanti per imprese e famiglie nel nuovo piano introdotto dal cancelliere Hunt e dal nuovo PM Sunak, ma sembra essere un male necessario.
Cosi con due politiche ugualmente aggressive, da un lato il dollaro si rafforza e dall’altro la sterlina si indebolisce!
La fiducia nell’economia americana resta da sempre un mantra nelle serie storiche di recessione mondiale, mentre la difficile congiuntura UK mette seri dubbi sui tempi di uscita dalla fase di recessione, il che porta molti investitori fuori dagli asset UK
Sebbene le decisioni siamo chiare da parte delle banche centrali, oggi avremo focus sul mondo del lavoro USA, e mai come prima le speranza sono riposte in una salita della disoccupazione!
Per quanto possa sembrare assurdo, ma gli operatori ben sanno che l’unica strada per vedere calare l’inflazione Usa e quindi sperare in una Fed meno aggressiva, è riposta solo ina disoccupazione in aumento, così da colpire pesantemente i consumi e la domanda aggregata.
Se questo circuito non inizia la sua ruota, difficilmente la morsa della FED si allenterà, pertanto … io speriamo che la disoccupazione aumenta!
-FOREX
Il mondo valutario resta incentrato al dollaro centrismo, con il biglietto verde che non trova ora la forza necessaria a rompere a rialzo le resistenze chiave poste per dollar index a 113.50 prima e 114.75 poi, rimanendo all’interno di un canale lateral ribassista che lascia pensare ad un dollaro stanco e prnto a maggiori prese di profitto. Il mondo retail che ha venduto in mean reverting la salita degli ultimi giorni, si porta al 63% short dal 60% di ieri sul basket dollari.
Lo sbilanciamento è evidente su tutte le majors, con eurusd con i retail al 64% long dal 59% di ieri , cosi come il cable con un 64% long dal 53% di ieri.
Salgono anche usdchf e usdcad, che vedono ingressi contrarian per i retail al 74% short per usdchf e al 62% su usdcad, entrambi gli asset su interessanti aree di resistenza, che se rotte a rialzo potrebbero dare importanti allunghi rialzisti in scia con la forza del biglietto verde.
-EQUITY
Il comparto azionario a partire da quello americano, sembra aver già esaurito il pessimismo seminato dalla FED due giorni orsono, e sebbene i mercati siamo tornati non lontano dai minimi di questo 2022 non pare esserci ulteriore spinta ribassista in questa sessione europea tale da garantire allunghi oltre i minimi.
Il nasdaq ha trovato supporto a 10700 pnt, e al momento fativa a rompere detto supporto e guarda con simpatia ai massimi di 10900 prima e 11000 poi.
Anche l’SP500 al momento segna candela inside nei prezzi di eri compresi tra 3700 e 3800 pnt, senza dare ulteriori indicazioni di trend.
Il dax che sembra essere uno degli indici mondiali migliori tiene le aree di massimo relativo a 13300 pnt, puntando alle resistenze di 13440 pnt.
-COMMODITIES
Il mondo della commodities è nel suo insieme senza direzionalità ancora con candele nettamente inside su base daily, a aprtire dai metalli con il gold fermo a 1646$ sopo il test dei minimi a 1620 non ha trovato forza per rompere a ribasso i minimi e allungare verso nuovi lidi.
Spolvero per il comparto energetico con il wti che recupera area 90$ e sembra voler attaccare 93$ prima vera resistenza di questo asset, mentre resta decisamente inside il NGAS che resta fermo a 6.25$ e solo una ripartenza oltre i 6.40$ potrebbe dettare una vera e propria ripartenza rialzista
-DATI ATTESI DA CALENDARIO
Attesi oggi i dati sull’occupazione USA, con la speranza di veder salire la disoccupazione oltre l’attuale livello di 3.5% per sperare in un raffreddamento dell’economia USA
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
NUBI PER LA STERLINA E LA BANK OF ENGLANDIL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 01.11.2022
-CONTESTO
Entriamo nel vivo di una settimana ricca di market movers, primo fra tutti e non in ordine temporale, l’appuntamento con la FED di domani 2 Novembre, che potrebbe generare non poca volatilità sui mercati che aspettano indicazioni più chiare sulle future mosse della banca centrale, dando oramai per scontato il prossimo rialzo da 75Bp, ma non cosi certa l’azione di Dicembre 2022.
Altro market mover chiave per la giornata di oggi, sarà la BOE, che dovrebbe avviare la vendita netta di Gilts, le obbligazioni sovrane, che sono state accumulate nel bilancio , special modo durante il periodo pandemico per sostenere le esigenze e le emergenze del paese.
Allo stato attuale delle cose, la BOE dovrà svendere i titoli obbligazioni, mettendoli all’asta a prezzi più bassi di quanto li ha pagati, generando cosi una perdita oramai certa nel bilancio delle casse del tesoro.
Un fardello in più da gestire per il PM Sunak, che dovrà insieme al cancelliere Hunt presentare il nuovo piano fiscale entro il 17 novembre, ma sembra già evidente chela pressione fiscale salirà mettendo a dura prova i cittadini britannici, già alle prese con l’inflazione a doppia cifra in un contesto economico asfittico, di scarsa produttività e peggiori esportazioni, secondo gli ultimi dati PMI.
La BOE attesa questa settimana per un nuovo rialzo tassi da 75Bp, potrebbe vedersi costretta a toni meno aggressivi, per controllare l’eventuale instabilità che potrebbe crearsi oggi con la svendita dei Gilts, consapevole quindi che è un territorio inesplorato, che va oltre le consuete manovre di rialzo tassi a cui le banche sono oramai abituate.
Cosa potrà accadere sarà monito per la FED così come per le altre banche centrali occidentali che sono prossime alla vendita nette di obbligazioni sovrane.
-FOREX
Le attese per le banche centrali portano ad un sostanziale equilibrio nel mercato fx, con il dollaro ancora ago della bilancia, che tuttavia non riesce ad esprimere direzionalità.
Dollar index al momento resta sotto le aree di resistenza di breve di 112.00, dettando il ritmo di una sessione di debolezza, portandosi ora al test di 110.75 per probabili allunghi fino 109.50. il sentiment retail al momento resta neutro con un 53% short, che rispetto al 57% di ieri mette in evidenza una profonda incertezza.
Equilibrio anche per la moneta unica che resta non lontano dal livello di parità a 0.9925, sulla media a 21 periodi daily creando tuttavia una buona struttura a massimi e minimi crescenti su base daily, che potrebbe vedere allunghi rialzisti interessanti fino alle aree di 0.1 e 1.02.
Il mondo retail si mantiene al 51% short sul basket euro, ed in perfetto equilibrio su eurusd, senza dare per ora grandissime indicazioni.
Calano le posizioni short sulla sterlina, che passano dal 56%di ieri al 58% attuale, ponendo ancora una volta in equilibrio il sentiment degli operatori in vista degli eventi di oggi pomeriggio.
Unici sbilanciamenti interessanti restano lo yen giapponese con un 62% long, sebbene in calo dal 65% di ieri e un 70% long sul dollaro australiano in linea con il 71% di ieri.
-EQUITY
Prosegue la fase di risk on delle borse occidentali, con il dax che si porta sui massimi di 13400pnt e sembra oramai lanciato a testare i 13550 area di resistenza chiave per determinare una vera inversione di tendenza. Al momento la linea morbida intrapresa dalla BCE sembra dare fiato all’azionario europeo, sebbene le prospettive dell’economia reale sono tra le peggiori degli ultimi 20 anni.
Stabili le borse americane, che dopo una giornata di ribassi modesti, sembrano voler recuperare in pre-market con il nasdaq che aggredisce gli 11630 pnt, livello oltre il quale si aprono strade rialziste fino gli 11800 pnt.
Più tonico al momento l’S&P che si trova in pre-market già alle porte dei 3925 pnt massimo di ottobre, pronto per interessanti allunghi rialzisti che potrebbero portare fino alle aree di 4000pnt.
Attendiamo oramai l’intervento della BOE e della FED di domani, per capire quale nuova direzionalità ci accompagnerà nel finire di questo 2022
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
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LE TRIMESTRALI USA GELANO I MERCATIIL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 28.10.2022
-CONTESTO
Si è conclusa l’attesa per i dati di Apple relativi al Q3 del 2022 con una gelida delusione, tale da lasciar crollare l’indice tecnologico Usa del 5.31% dai massimi di seduta degli 11541 pnt fino agli 11043 pnt.
Il titolo ha perso ieri il 3.05% portando cosi la sua performance YTD a -4.56% e trascinando a ribasso l’intero comparto. Tra i diversi dati che hanno pesato sulle trimestrali, la presentazione di un bilancio per il Q3 ricco di passività che sono giunte ai libelli record di 302 000 ml/$.
A pesare sul sentiment dei listini Usa anche i dati forniti da Meta, che non solo hanno mostrato earning in netto calo, ma preoccupa il calo di utenze, che tuttavia era prevedibile sia per la fase di rallentamento economico mondiale, che porta spesso molte aziende a tagliare i costi di marketing on line, sia per la migrazione sempre più massiccia verso nuove piattaforme che attirano le nuove generazioni, non lasciando spazio ad un rigenerarsi delle vecchie piattaforme, ma aprendo la strada al mood di scoperta di nuove forme di comunicazioni social sempre più vicine alle esigenze dei giovanissimi , che reputano alcuni canali come FB decisamente obsoleti.
Ieri giornata chiave anche per la BCE che resta sostanzialmente in liea con quanto già scontato dai mercati, ovvero un rialzo tassi di 75Bp, ma il focus ora resta la Fed del giorno 2 novembre e ancor di più le attese salgono per gli interventi di Dicembre, dove salgono le scommesse per delle banche centrali meno aggressive, che si preparano ad un 2023 misto, che si possa aprire ad un secondo semestre di ripartenza, a differenza di questo 2022 dedito esclusivamente al contenimento dell’inflazione e del rallentamento economico mondiale.
I market mover di questa settimana non sono terminati qui, perché oggi avremo appuntamento con i dati del CPE, ovvero i prezzi dei beni di uso personale, altro indicatore chiave per la misurazione dell’inflazione in USA e per determinare quanto la FED potrebbe mantenere ancora la sua linea hawkish alle prossime riunioni
-FOREX
Il mondo valutario vede ancora un dollar index tonico, che sembra voler proseguire il suo rimbalzo dai livelli di minimo di 109.50, tuttavia trova presto resistenze dinamiche poste a 111.75 con la mm21 periodi daily, che se non violata in chiusura potrebbe negare la ricostruzione di strutture rialziste chiare e lasciare il dollaro in un trading range fino all’appuntamento con la FED
Il mondo retail resta in bilico con un sentiment del 52% short, rispetto al 61% long di ieri, pronti quindi ad invertire la rotta ai primi segni di direzionalità.
La ripartenza del dollaro mette prezzo in crisi le altre majors, che diventano tentazione di acquisto per i retail a caccia dei minimi di breve periodo, tanto da portare il sentiment sull’euro al 56% short dal precedente 71%
Salgono le posizioni long anche per la sterlina con un 38% long dal 35% di ieri.
Salgono le posizioni long sul dollaro australiano dove i retail passano al 64% long dal 33% di ieri mostrando ancora voglia di comprare i minimi di Australia, ad ogni nuovo respiro del dollaro sua.
Lo stesso schema vige per il dollaro neozelandese, dove il mondo retail si porta al 51% long dal 48% di ieri, rimanendo decisamente più bilanciato, ed in attesa di allunghi di maggiore intensità.
-EQUITY
Il comparto azionario mondiale vive ora fase di potenziale respiro dai ribassi visti ieri nella sessione americana e se saranno ancora nuovi ribassi fino ai minimi di questo 2022 sembra che dovranno essere gli americani a deciderlo, dopo una sessione europea abbastanza asfittica alla ricerca di movimenti attendisti non lontano dai minimi di ieri.
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
ACQUISTI DI VIX E VENDITE DI EQUITY… IL QUADRO PEGGIORAANALISI COT REPORT del 09.10.2022
-CONTESTO
Termina rapidamente l’euforia sui mercati, la voglia di comprare asset rischio, la scommessa di un mercato del lavoro in rallentamento è già svanita.
Una settimana, quella trascorsa, che sembrava dominata dal risk on , dalla voglia di comprare equity a tutti i prezzi e sebbene i volumi fossero particolarmente ridotti, la bull trap è scattata, lasciando ancora una volta delusi gli operatori che speravano in dati del lavoro deboli, che avessero permesso alla FED di valutare un rallentamento nel suo piano di attacco all’economia, ed invece no!
Ancora venerdì i mercati sono rimasti scottati, da un’economia a stelle e strisce robusta come non mai, con la disoccupazione in netto calo dritta ai minimi, con tanti posti di lavoro creati e nulla di peggio per una FED che prova a tutti i costi a veder salire la disoccupazione, passo necessario per il rientro dell’inflazione.
Nessuna speranza, dunque, ci si proietta all’appuntamento con FED di inizio novembre aspettandosi già rialzi tassi senza freni, si parla oramai di un altro 0.75%, guardando con simpatia ad un +4.50% finale, che sembra oramai il target più ovvio da ricercare nelle azioni della banca centrale per raggiungere il tasso di equilibrio.
Non cede il mercato del lavoro, e la paura torna a cavalcare i listini mondiali che ripiegano pesantemente e si riportano non lontano dai minimi di questo 2022, e a condire ancora di più il piatto, la salita del vix, che trova le mani forti grandi acquirenti per la settimana appena trascorsa, segno che il peggio potrebbe essere solo iniziato.
-FOREX:
DOLLAR INDEX:
inesorabile la risalita del dollaro usa, che torna ad aggredire i massimi di periodi, con le mani forti che tornano agli acquisti e si riportano a 31679 contratti netti long, trascinando cosi dollar index a 112.75, pronto a balzare a 114.80 nuovamente.
Eurusd
Vero campanello di allarme questa settimana sono le posizioni nette lunghe che le mani forti stanno prendendo sul futures euro, portandosi a 43682 contratti netti lunghi, con un incremento di ben 9895 contratti nella sola settimana appena trascorsa.
Il dato di venerdi dei NFP ha decretato tuttavia la nuova caduta di eurusd a 0.9725 , aprendo la strada a nuovi affondi ribassisti fino 0.9537 minimo per questo 2022. Dobbiamo tuttavia ricordare che la Lagarde parlerà prima della FED, e potrebbe questo portare a speranze per interventi maggiormente aggressivi da parte della BCE per contenere un’inflazione a doppia cifra, mai vista prima per l’unione europea.
GbpUSd
Torna la sfiducia sulla sterlina, ancora in balia del nuovo PM e dei piani fiscali da mettere in atto, creando un mercato estremamente volatile e instabile, sia sul valutario che sull’equity e sul debito sovrano inglese, il che porta le mani forti a vendere ancora sterline con 49539 contratti netti corti.
I prezzi tornano a balzare verso i minimi, a 1.1090-75 dopo il test delle resistenze a 1.14-1.1425.
AUDUSD
Debolezza strutturale per le oceaniche, che seguono le sorti dei mercati equity, con ribassi importanti anche nel posizionamento delle mani forti, che si portano a +27764 contratti netti corti per il dollaro australiano trascinando i prezzi a 0.6365 aprendo cosi la strada a nuovi minimi per questo 2022.
NZDUSD
Non da meno il dollaro neozelandese, dove le mani forti si spingono a -13978 contratti rispetto ai precedenti 11471 contratti short, con i prezzi che si portano al test dei minimi precedenti a 0.5604-0.5575 pronto per eventuali nuovi allunghi ribassisti, solo la tenuta dei minimi potrebbe dettare inversioni di rotta nel breve , che non avrebbero comunque supporto dalla congiuntura macroeconomica attuale. La forza schiacciante del biglietto verde non è ancora al suo termine.
Usdcad
Il dollaro canadese trova nuove posizioni nette corte per le mani forti con ben 21407 contratti short, il che aiuta la salita di usdcad che torna al test dei massimi a 1.3733 , non lontano da 1.3840 prima vera resistenza, oltre la quale si aprono nuove prospettive di allunghi rialzisti.
Usdjpy
Nulla da fare per lo yen, che torna a crollare, anche dopo la dichiarazione della BOJ di sostenere la divisa direttamente sul mercato fx. Dop un primo netto movimento di reazione dai minimi, la caduta è stata Altrettando valida e le mani forti continuano a tenere posizioni per ben 81623 contratti netti corti.
Usdjpy non trova quindi le condizioni per delle nuove discese e va a testare le resistenze chiave a 145.90 prossimo all’eventuale break out che aprirebbe nuovi scenari rialzisti e nuovi massimi per questo 2022.
-EQUITY:
ben poco da fare per il ondo equity che torna ad aggredire i minimi, dando conferma del sentiment espresso dai dati del cot report e dal posizionamento netto corto che permane sui principali listini. a pesare ancora di più questa settimana sono le posizioni long in netto incremento sul VIX che aprono a scenari di panic selling forse peggiori degli attuali.
SP500
Torniamo a -209297 contratti netti corti per l’indice americano, che trova ora supporto nei dati del lavoro usa, e nella paura di una FED iperaggressiva, e torna cosi ad aggredire i minimi di periodo, portandosi a 3656 pnt, non lontano dai 3580 minimo del 2022, con la prospettiva di eventuali break out ribassisti.
Nasdaq
Non meglio il comparto tech, che peggiora di gran lunga la sua condizione con posizionamenti netti da parte delle mani forti che passano a -3761 contratti, decretando la svolta netta anche per i tech.
Inesorabile la discesa, si torna a 11 100 pnt, senza possibilità di superare le resistenze, ma aprendo la strada nuovi allunghi ribassisti che potrebbero portare i prezzi anche oltre la soglia dei 11 000 pnt
COMMODITIES
Per le commodities attenzione al Ngas, che no trova ancora prese di profitto convincenti nelle mani forti, che insistono il loro posizionamento netto short, portandosi a 159096 contratti netti corti. Pur fermando i prezzi a 6.75$, lasciando tuttavia la possibilità di ulteriori affondi ribassisti.
Ci proiettiamo dunque all’appuntamento con la FED del prossimo mese avendo ben presente l’aggressività che potrebbe essere espressa nelle politiche monetarie pur di contenere la corsa a rialzo dei prezzi, e ponendoci in condizione di massima allerta e cautela per un risk off che potrebbe tradursi rapidamente in panic selling.
buon trading
Salvatore Bilotta
Cosa osservare sul Dollar Index, per anticipare i mercati USDAttualmente stiamo osservando il Dollar Index (DXY) per anticipare la ripresa del dollaro , per operare su UsdJpy, UsdCad e AudUsd.
Come spiega la Teoria di Dow, un mercato in trend configura sempre prese di profitto ridotte, entro il 33%, entro massimo il 50% , partendo dal segmento di trend di origine. Attualmente le prese di profitto sul Dollar Index, come si può vedere nel grafico mensile, sono pari al 33%. Pertanto il contesto strategico suggerisce una continuazione, della tendenza primaria rialzista.
Valuteremo a fine settimana la chiusura, per anticipare la potenziale ripresa per la prossima settimana.
indice USD: un ulteriore calo potrebbe rivedere 109,35Analisi dei prezzi dell'indice USD: un ulteriore calo potrebbe rivedere 109,35
•DXY aggrava le perdite in un contesto di ampia propensione al rischio.
•Un ritracciamento più profondo potrebbe vedere rivisitato il minimo settimanale a 109,35.
DXY si aggiunge all'aspro inizio settimana e martedì mette alla prova il quartiere delle 111.00.
Nel contesto attuale appare probabile la prosecuzione della flessione correttiva e con il prossimo target al minimo settimanale a 109,35 (20 settembre). La perdita di quest'ultimo potrebbe testare nuovamente il supporto provvisorio alla SMA a 55 giorni a 108,61.
Le prospettive di ulteriori guadagni del dollaro dovrebbero rimanere invariate fintanto che l'indice viene scambiato al di sopra della linea di supporto a 7 mesi vicino a 107,20.
Nel lungo periodo, DXY dovrebbe mantenere la sua posizione costruttiva mentre si trova al di sopra della SMA a 200 giorni a 102,60.
QUANDO LO STORNO DEL DOLLARO?IL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 27.09.2022
-CONTESTO
È oramai chiaro a tutti la forza del biglietto verde, e che il mondo intero sia prossimo ad una fase recessiva sembra essere un dato di fatto, ma come sempre i tempi dei mercati finanziari non rispecchiano quelli dell’economia reale, e un anticipo di circa un semestre è per buon accordo condiviso da tutti.
I mercati guardano in media ad un semestre nel futuro e si preparano pertanto ad una fase di rallentamento delle attività produttive mondiali, il che porterà a scarsi utili per una parte delle attuali aziende mondiali e alla chiusura totale delle attività per una gran parte delle restanti imprese.
Si creerà meno ricchezza nel mondo, e le banche centrali questa volta non faranno nulla per risollevare le sorti dell’economia globale a differenza di quello che siamo abituati a vedere nell’ultimo ventennio, perché è priorità globale quello di far calare i prezzi al dettaglio e l’unico modo e colpire la domanda.
Alla luce di una fase di forte recessione non sembra esserci altro mood se non quello di scappare dalle attività di rischio e rimanere liquidi, ovviamente la liquidità prediletta nelle fasi crisi mondiale è la liquidità in dollari USA!
Questa fame di dollari sta portando al collasso tutti gli altri asset class, specialmodo il mondo fx sta vedendo ora una fase di iper volatilità a ribasso per tutte le altre majors che soffrono grandemente la forza del biglietto verde.
Sarà difficile credere in ulteriori allunghi rialzisti del dollaro senza che le ripercussioni sull’economia reale di paesi come il Regno Unito, o del blocco europeo possano non risentirne, pertanto maggiori saranno da ora gli allunghi rialzisti del dollaro, maggiori saranno le possibilità di un intervento delle banche centrali per riequilibrare le economie globali.
FOREX
Un 2022solo pro dollaro al momento, il che ha portato il basket dollari a segnare da inizio anno ad oggi un +7.89% medio, contro tutte le altre majors che soffrono invece pesanti ribassi, come lo yen giapponese che segna al momento un -11.45% medio, sebbene la BOJ abbia dichiarato apertamente la sua volontà di intervenire nel mercato fx per sostenere lo yen contro il dollaro usa.
Il mercato valutario vede un 2022 particolarmente volatile, e gli eccessi principali sono su usdjpy che segna da inizio anno un +25.49%, performance che non troviamo cosi di frequente neggli annali di questo asset, che pur esprimendo chiaramante le divergenze di politiche monetarie hawkish per il mondo usa e dovish per il mondo asiatico, sembra ora giunto su estremi tali da impensierire anche la banca centrale giapponese.
A far nota ancora il collasso della sterlina, che oltre al peso del dollaro usa, soffre una profonda sfiducia da parte degli investitori, che vedono poco realizzabili i piani del nuovo PM Truss a sostegno di imprese e famiglie data la volontà della BOE di drenare la liquidità immessa in questi ultimi anni a sostegno delle fasi di crisi legate non solo alla Brexit ma anche alla Pandemia.
Serve liquidità ora che le banche centrali devono ritirarla, il rischio di cadere in facili utilizzi di una iper liquidità iniziano a diventare concreti, e si dimostra ancora una volta come sia difficile fare a meno di liquidità stampata e non ricchezza creata a sostegno dell’economia.
-EQUITY
Anche il comparto equity che oramai è per tutti gli asset mondiali ai minimi di questo 2022, vede maggiormente penalizzato l’equity europeo, che soffre la crisi energetica che soffoca le necessità produttive del polmone tedesco. Senza energia sarà innegabile la fase di ristagno dell’economia tedesca in primis e di quella europea tutta.
Contro tendenza ovviamente il comparto equity asiatico, che gode ancora di ampia liquidità immessa dalle banche centrali, e che offrono quindi migliori spunti di investimento a fronte dell’azionario occidentale, che al netto di fisiologici respiri è destinato ancora a ribassi rilevanti.
-COMMODITIES
Il gold primo asset commodities a soffrire non solo la forza del dollaro ma anche gli alti rendimenti obbligazionari mondiali, che sono investimento migliore in fase di recessione e alta inflazione a fronte del gold che non offre rendimenti. Si fugge quindi dal metallo prezioso, e in generale dal mondo commodities, in virtù di un futuro calo della domanda globale, anche per l’energy., che trova quindi ribassi sia per il NGAs che per il WTI, che tornano ai loro fair value. Interessante sarà vedere come agirà l’opec + all’eventuale calo della domanda, al fine di sostenere i prezzi che non saranno troppo ben visti sotto soglie significative dei 50$.
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
I NON COMMERCIAL MIRANO ALLE STERLINEANALISI COT REPORT del 11.09.2022
-CONTESTO
Il mondo si muove all’unisono verso la lotta all’inflazione, questo il chiaro segnale che ci viene dalla settimana di contrattazioni appena conclusa, con tre banche centrali a decidere per rialzi tassi di 75bp.
I rialzi cosiddetti “jumbo” sono oramai una necessità, la Reserve Bank of Australia prima, la Bank of Canda poi ed in ultimo anche la BCE, che ha mantenuto fino ad oggi un tono dovish, hanno ceduto alla necessità di inasprire le politiche monetarie, per controllare la curva inflazionistica che sembra essere sfuggita di mano.
Meno riflessioni sulla diversa natura dell’inflazione che colpisce i vari paesi mondiali, si punta dritti agli inasprimenti monetari, fino al rientro evidente della corsa dei prezzi, senza curarsi eccessivamente dell’impatto che si avrà sull’economia reale. Se è vero che l’inflazione Usa è in buona parte generata da una corposa e robusta domanda, non è altrettanto vero per l’Europa, che vive un’iperinflazione legata special modo all’energia, e politiche hawkish potrebbero colpire pesantemente i consumatori, più di ciò che si rende necessario per contenere i prezzi di beni e servizi.
Non cambia tuttavia l’approccio delle banche centrali, bisogna quindi fare le dovute valutazioni, su quali le economie più robuste, che possano risultare non del tutto massacrate da questa ondatra di aggressività.
Il comparto forex è come sempre un ottimo termometro del sentiment dei big players, ma in questa fase del ciclo economico , che ricordiamo essere ancora di rallentamento/recessione, anche il comparto commodities da ottime indicazioni su quando attendersi eventuali cambi di rotta.
-FOREX:
il comparto valutario evidenzia l’assalto alle vendite di sterline, mentre ci può sembrare anacronistici gli acquisti di euro, ma a tal proposito ricordiamo che i dati vengono rilevati il martedì di ogni settimana e pubblicati il venerdi; pertanto, la decisione della BCE era ancora un’incognita per gli operatori, che pur rimanendo fermi nel loro sentiment di lungo periodo hanno preferito ridurre le loro esposizioni. Forza ancora per il biglietto verde che resta saldo nei portafogli degli investitori, mentre non trova respiri per ora lo yen giapponese, ma procediamo con ordine.
EURUSD
Le mani forti, riducono le loro posizioni nette corte, nell’attesa di quella che poi è stata la conferma di un rialzo tassi di 75BP da parte della BCE. I big players passano da -47646 contratti a -36349, con una riduzione di ben 11327 contratti. Permane al momento il sentiment ribassista di lungo periodo, ma le dichiarazioni hawkish della banca centrale europea potrebbero aver aperto la strada a cambi di rotta, o almeno a riequilibri negli eccessi di ribassi.
Il quadro tecnico per ora permane ribassista, con una chiara sequenza di massimi e minimi decrescenti partita oramai da inizio 2022 e che non vede al momento evidenze di inversione. Si rimane al disotto delle ultime resistenze tecniche a 1.0450 , massimo di agosto 2022. I minimi per quest’anno sono sotto la parità a 0.9875, baluardo da difendere per non vedere ulteriori affondi ribassisti.
GBPUSD
Duro colpo per le sterline, che vedono l’assalto dei big players, che passano a -50432 contratti, con un incremento netto di ben 21262 contratti short. Sono queste escursioni settimanali che non si vedevano dal 12 novembre 2021, settimana dalla quale è partito un trend discendente chiaramente accompagnato dal posizionamento dei non commercial
Anche qui il quadro tecnico resta impostato a ribasso, con un trend discendente fatto da massimi e minimi decrescenti molto chiari su base daily, che è partito nel febbraio del 2022, e che trova al momento i suoi minimi a 1.14 figura.
Le possibilità di un respiro non sono nulle, e approdi fino 1.18-1.20 figura sarebbero auspicabili pur rimanendo in ottica ribassista, per avere migliori occasioni di vendita con migliori r:r.
Eventuali break out dei minimi attuali, sarebbero una conferma dell’estrema debolezza di questo asset valutario, di cui non ripetiamo le già note cause.
YEN
Fallito il tentativo di recupero delle posizioni nette corte dei big players sullo yen, che trova nuova linfa, e le posizioni passano a -58189 short, con un incremento di 16658 contratti corti in questa sola settimana.
Si prosegue dunque a vendere yen giapponese, fino a che non cambierà il quadro macroeconomico e le decisioni di politica monetaria della BOJ.
Il quadro tecnico dello yen giapponese resta chiaramente ribassista, con la prosecuzione di un mega trend composto da massimi e minimi decrescenti e che trova le sue prime resistenze a 0.0072, con i minimi per questo 2022° 0.006899.
Difficile crede in movimenti rialzisti, certo non in inversioni di tendenza , prima di assistere ad eventuali rotture rialziste di 0.0080.
Dollar index
Stabilmente long dollari usa il portafoglio dei big players, che restano con 36107 contratti, incrementando di 592 contratti la posizione della scorsa settimana. Non cambia per ora il sentiment che guida la corsa rialzista del biglietto verde fino a questo momento.
Il quadro tecnico vive una fase di respiro, con tentativi di approdo sui supporti a 108.75. non escludiamo l’ipotesi di allunghi fino anche 107.50, che tuttavia non invaliderebbero ancora il trend rialzista in atto, che vede i suoi ultimi supporti a 103.75
-EQUITY:
fase di incertezza per i mercati azionari, che sul quadro tecnico vedono una chiara fase di congestione dei prezzi, che non si manifesta sulle posizioni dei big plaiers al momento ancora nettamente corti sui principali indici americani.
Spiccano i -238720 contratti sull S&P e i-9608per il DOW ed i -95605 del Russel, ancora netti lunghi tuttavia sui tech, con il nasdaq che vede le mani forti long con 22046 contratti. crediamo che eventuali posizionamenti netti corti anche sul comparto tech possano dare il via al vero panic selling, che al momento sembra non essere presente sui mercati che mantengono tuttavia un tono ribassista chiaro.
S&p
Per l’s&P I non commercial mantengono stabili le loro posizioni nette corte con -238720 contratti, senza grossi scossoni.
Anche il quadro tecnico sembra vivere una fase di incertezza con le quotazioni in piena fase di compressione dei prezzi, compresi tra i massimi relativi di 4330 e i minimi di 3900pnt.
Impossibile sapere cosa accadrà, ma se il quadro macroeconomico rimarrà invariato, allora la fase recessiva potrebbe essere alle porte ed i mercati potrebbero non aver mostrato ancora del tutto il loro carattere orso, rimaniamo pertanto vigili, special modo al test delle resistenze.
COMMODITIES
Il comparto commodities mostra le attese degli investitori di un ciclo economico in contrazione ancora per del tempo, con i continui ribassi delle quotazioni sia nei metalli industriali, che ora nel comparto energy, che sembra riallinearsi ai fair value di asset come ngas e wti.
WTI
Continuano a diminuire le posizioni nette lunghe sul wti da parte dei big player, che si portano a 214478 contratti, dando ancora un segnale da parte dei non commercial di voler liquidare posizioni su prezzi ritenuti ancora preda di speculazione per questo asset.
Il quadro tecnico è ancora di chiaro trend ribassista, con massimi e minimi decrescenti, con la conferma del break out dei minimi a 86$ area che ha svolto per diverso tempo la funzione di supporto, ora ritestata da resistenza.
La tenuta di questi livelli potrebbe decretare ulteriori allunghi ribassisti, che restano soggetti tuttavia alle eventuali dichiarazioni dell’Opec +, che ha chiaramente espresso la sua volontà di sostenere i prezzi, anche con eventuali tagli alla produzione, quindi massima prudenza per il comparto energetico.
buon trading
Salvatore Bilotta