L'oro al test dei 2000$Il bene rifugio per eccellenza, dopo aver violato i massimi storici assoluti, continua imperterrito la sua corsa e proprio in questi minuti si sta confrontando con il livello di 2000$.
Prima di analizzare la situazione dal punto di vista grafico, vale la pena di soffermarci sui fondamentali per comprendere le motivazioni di questo exploit:
1) L'oro soffre storicamente il confronto con i tassi dinteresse quando gli stessi sono alti, proprio perchè non dà alcun reddito. E in questo momento i tassi sono al minimo storico essendo bassissimi o in alcuni casi addirittura negativi.
2) La pandemia sta generando un'inattesa recessione che getta una luce pericolosa sulle asset class considerate rischiose.
3) Nonostante le considerazioni al punto 2, i mercati azionari dei paesi più sviluppati sono intorno ai massimi storici, in quanto la massa di liquidità che le banche centrali hanno messo in campo viene in buona parte convogliata sui mercati finanziari e in particolare azionari e solo parzialmente erogata alle aziende. Processo favorito dalla remunerazione irrisoria presente sul mercato obbligazionario dei paesi primari.
4) Vista la recessione in corso il rapporto prezzo/utili della maggior parte delle aziende è molto sopra la media storica e l'oro viene considerato una copertura qualora si dovesse ripetere il crollo che ha recentemente colpito le azioni. Tutti gli indicatori vedono il mercato di riferimento, Wall Street ma non solo lui, gravato da una sovrastima delle valutazioni sulla base dei prezzi attuali delle azioni.
Venendo all'analisi grafica daily notiamo un trend rialzista che ha avuto un forte impulso a partire dal 3 giugno, con una crescita costante, accompagnata da volumi importantii e in aumento, con le candele sempre appoggiate alla banda superiore di Bollinger.
In sintesi, al momento, non vediamo elementi particolari che possano portare ad un'inversione di questo forte trend rialzista.
Investimenti
IL MERCATO SCONTA TUTTO?Il mese di giugno ha presentato sui mercati un recupero decisamente marcato, spinto dal forte rimbalzo avvenuto tra aprile e maggio dopo il tonfo di fine marzo. Questo ha portato alcuni listini, tra cui quelli cinesi ed il Nasdaq americano, a quotazioni superiori rispetto ad inizio 2020. Ma non tutte le notizie sono positive, infatti lo scollamento tra prezzi di mercato (sostenuti in gran parte dalle Banche Centrali e dal proliferare di conti di trading online dovuti al lockdown) e l'economia reale (dati sempre più negativi, come testimoniato mercoledì dal FMI, con una stima di crescita globale 2020 in forte calo che passa dal da -3% di aprile al -4.8% previsto a giugno) risulta sempre più evidente.
Questo vuol dire necessariamente che dovremo aspettarci un crollo a breve del mercato? Chi può saperlo (magari). La cosa che però possiamo sicuramente dire, è che storicamente mercati ed utili delle azioni hanno sempre viaggiato in parallelo, e se i dati aziendali del 2 trimestre saranno (come credo) decisamente peggiori del primo, ecco che inevitabilmente questa ulteriore differenza potrebbe risultare ancor più fuori luogo. In tutto questo infatti dobbiamo sempre ricordarci, come dice Ray Dalio, che la spesa di qualcuno è il reddito di qualcun altro, ma con quasi 50 Milioni di nuove richieste di sussidi di disoccupazione in USA, con una fiducia dei consumatori in forte calo, con un virus che inizia a dare segnali preoccupanti di ripresa dei contagi, ecco che l'impatto di questa crisi potrebbe essere ancora molto sottovalutato negli effetti dai mercati. Infatti a differenza del 2008, dove la crisi era soprattutto di natura finanziaria e di mancanza (o interruzione) di credito, nel caso del Covid la crisi agisce (causa lockdown) soprattutto sui redditi, e meno redditi vuol dire meno spesa, che quindi vuol dire meno redditi e così via. Se i mercato già prezzano tutto è difficile dirlo: scontano una seconda ondata di Covid? Scontano dati peggiori di quelli attualmente previsti? Certo è che se guardiamo le Borse nella giornata di mercoledì 24/06, con l'uscita dei dati economici del FMI, non è che proprio tutto sia stato già prezzato. Ecco che quindi come abbiamo ampiamente anticipato nel nostro canale Youtube con le view settimanali, la presenza strategica di oro in portafoglio, nonchè un incremento graduale dell'asset class liquidità, e gli ingressi frazionati in logiche di piano di accumulo sui mercati azionari sono quantomai di attualità. Per tutto il resto lo sappiamo, nessuno può prevedere i mercati, pertanto questo è un gioco a cui noi non vogliamo affatto partecipare.
LA FED, I BOND, ED IL GRANDE INCUBO!Nell'ultimo periodo abbiamo assistito ad un mondo completamente capovolto negli ultimi 3 mesi, a causa del #Coronavirus. Questo ha portato a storni di mercato superiori al 30-35% sulla maggior parte degli indici principali. Ma come spesso succede, mercati e Paesi reagiscono con tempi e modi diversi.
Capita così di vedere un'America tornata verso quota 3.000 punti (SP500), con il Nasdaq addirittura a +4% YTD. Questo per diversi motivi tra cui:
1) Trump in campagna elettorale che non vuole assolutamente arrivare a novembre con una delle più grandi crisi della storia
2) Una Federal Reserve che praticamente sta tenendo in piedi il mercato
In tutto questo, le richieste di sussidi di disoccupazione continuano a mostrare numeri da Grande Depressione ( 40 Milioni le nuove richieste dalla diffusione Covid ) e come sempre succede, se la gente non lavora non ha reddito, se non ha reddito non consuma, se non consuma le imprese non fatturano, se le imprese non fatturano non fanno utili. E così succede che a fronte di un calo degli utili del 1Q nell'ordine del 30%, il mercato metta a segno incurante uno dei recuperi più veloci di sempre. Come direbbe J.M.Keynes, il mercato può rimanere irrazionale più di quanto tu possa rimanere solvente (dedicato agli shortisti).
Ma se andiamo dall'altra parte dell'oceano, ci accorgiamo che a fare maggiormente le spese del Covid sono stati i mercati Europei, con recuperi decisamente inferiori (vedi Eurostoxx 50 e soprattutto FTSE Mib) costantemente inceppati in una diatriba nord-sud e lenti nel reagire a livello fiscale e governativo (solo la BCE fortunatamente per noi ha reagito in modo rapido ed imponente intervenendo sul mercato dei Titoli di Stato, evitando per l'Italia un nuovo caso "spread").
In particolare esaminando addirittura l'andamento del FTSE MIB dal 2004 ad oggi, ci rendiamo conto che (purtroppo) è uno di quei pochi mercati in cui non si può certo dire "il mercato azionario nel lungo periodo sale sempre" .
Eppure, una strategia di medio-lungo termine in mercati incerti è essenziale, con adeguata diversificazione (vedi ad esempio una piccola parte di oro in portafoglio in ottica strategica) per far fronte ad ulteriori problematiche che potrebbero verificarsi.
Un altro tema da tenere sotto occhio è quello legato ai bond, in particolare il segmento High Yield americano. Questo perchè i programmi della FED (almeno per ora) non sono sufficienti in quanto i programmi PMCCF e SMCCF (acquisti di bond sul mercato primario e secondario) valgono solo per i cosiddetti "fallen angels", ovvero obbligazioni declassate da Investment Grade ad High Yield DOPO il 22 marzo.
Perciò qui la Fed sostiene circa 50 Miliardi di titoli (potenzialmente) a fronte di un mercato da 1.4 Miliardi (indice BLOOMBERG BARCLAYS U.S. CORPORATE HY BOND INDEX)
Sarà sufficiente? Chissà, ad ogni modo, ciò che facciamo noi è costruire portafogli robusti ed adattivi, il resto non ci è dato saperlo!
AMPLIFON: L'IMPORTANZA DI SAPERE ASCOLTAREBuongiorno a tutti,
il titolo che analizzeremo oggi riguarda un’azienda italiana ben conosciuta sul suolo nazionale ovvero AMPLIFON.
Si, avete sentito bene: AMPLIFON. 🙂
Come tutti sappiamo produce apparecchi acustici, settore nel quale l’azienda è tra i leader di mercato, ciononostante negli ultimi due mesi ha subito ingenti perdite a livello azionario.
Purtroppo, i fondamentali aziendali, non sempre corrispondono al valore che il mercato gli attribuisce, noi ovviamente lavoriamo solo ed esclusivamente guardando il grafico attraverso le nostre analisi per poter rimanere impassibili a influenze esterne.
Come possiamo vedere, dopo un periodo di lateralità durato un mese (11 ottobre 2018 – 12 novembre 2018), il titolo ha ripreso la propria corsa ribassista che ha avuto inizio a settembre 2018, precisamente il 12, in prossimità dei massimi storici.
Ora ci troviamo in un punto in cui non abbiamo aree su cui appoggiarci e quindi per effettuare un’operatività sensata, ma a 13.37 abbiamo il primo livello che funzionerà da supporto, guardando più in basso troviamo un altro livello a 12.94 che avrà la stessa funzione del primo.
Questi due livelli formano un’area molto forte che, con l’aggiunta della corretta spinta temporale ( per i fan dell’analisi ciclica, siamo in tolleranza partenza quadrimestrale), quasi sicuramente fermerà il mercato, motivo per cui cercheremo un ingresso mirato se il prezzo dovesse raggiungere il livello entro massimo 7-10 giorni.
Se guardiamo la storicità del titolo AMPLIFON, quando prende aree di inversione tende a lateralizzare, il modus operandi più consono è uno SPREAD SU OPZIONI che riportiamo di seguito:
- Venderemo allo scoperto la PUT principale con scadenza il 20 dicembre 2018, strike 14
- Compreremo (a copertura) la PUT con scadenza il 20 dicembre 2018, strike 13
Questo tipo di operazioni (a meno di cambiamenti colossali in corsa), vengono portate a scadenza e ci permettono di sapere in anticipo la somma massima di capitale che siamo disposti a rischiare e quantificare il potenziale guadagno.