LE AZIENDE CHE BENEFICIANO DAL RISCHIO GEOPOLITICO RUSSIA-NATOBuongiorno ragazzi. Questa è ufficialmente la prima analisi scritta nel mio blog. Appena sarà possibile, rispettando le linee guida imposte da tradingview, renderò noto il link.
Detto ciò, passiamo subito a noi.
Da qualche tempo siamo invasi dalle notizie di cronaca secondo le quali la possibilità di guerra tra Stati Uniti (più in particolare, la NATO) e Russia, con la contemporanea invasione dell'Ucraina, sia molto concreta. Ciò ha scosso non solo la popolazione mondiale ma anche i mercati finanziari. Infatti, a causa di ciò e alla possibilità di una Federal Reserve più aggressiva nelle sue manovre di politica monetaria, i maggiori indici americani hanno iniziato a stornare dagli inizi del 2022:
E' accettato il fatto che un rischio geopolitico di questa entità andrebbe a danneggiare anche i mercati finanziari mondiali. Ieri, tuttavia, mi chiedevo :"ci sarà mai un settore che potrebbe beneficiare di una possibile guerra?"
Ho così cercato le maggiori aziende produttrici di armi. Tra queste ne elenco tre.
Lockeed Martin
Essa è un'impresa statunitense attiva nei settori dell'ingegneria aerospaziale e della difesa; si pensi che parte del suo fatturato proviene dai contratti con il ministero della difesa o con altre agenzie federali.
Essa è la più grande azienda in ambito militare al mondo. Guardiamo ora il suo grafico giornaliero:
Il prezzo, da inizi novembre a fine dicembre, ha formato una figura tecnica rialzista: un triangolo ascendente. Esso ha visto la sua rottura con la candela del 27 dicembre 2021. A ciò è seguito un grande impulso rialzista, tale da permettere all'azienda di segnare un +22,8% nel giro di pochi mesi. Ci sono ulteriori aspetti tecnici da notare: notate come il prezzo si trovi al di sopra di entrambe le medie mobili a 50 e 200 periodi: questo è sintomo di grande forza, in quanto la stra gran maggioranza delle aziende quotate nelle principali borse statunitensi si trovano al di sotto di entrambe (al di sotto anche di diversi punti percentuali).
Notate ancora come l'RSI (indice di forza relativa) si trovi da inizi 2022 a valori piuttosto alti (tra i 60 e i 77 punti): anche questo è un gran segnale di forza.
Prestate ora attenzione all'ultima candela giornaliera dell'11 febbraio: all'annuncio di Biden di una possibile guerra, l'azienda ha segnato un +2.8%. Questo è un caso? Non credo.
Molto spesso ci chiediamo: se gli investitori tolgono i loro capitali da determinati mercati, dove vanno poi a riposizionarli? Credo che la risposta ve l'abbia appena data.
Come ultima cosa, vi mostro la forza relativa tra l'industria e il bechmark di riferimento, ossia l'S&P500:
Notate come l'S&P 500, a lungo, abbia sovraperformato Lockheed Martin. Dopo, agli inizi di novembre 2021, abbiamo avuto un'inversione di tendenza, nella quale l'industria delle armi ha iniziato ad essere ben più forte (per chi non lo sapesse, essendo nella formula aritmetica l'S&P al numeratore e LMT al denominatore, più il bechmark è più forte rispetto all'industria, più il grafico sale a valori più alti; in caso contrario, il grafico tenderà a scendere a valori via via più bassi).
NORTHROP GRUMMAN
Questa è una multinazionale che, come quella precedente, opera nel campo dell'ingegneria aerospaziale e della difesa. E' una multinazionale nata con lo scopo di fronteggiare l'esigenza di investire nella difesa militare come conseguenza della guerra fredda.
Andiamo ad analizzare il grafico giornaliero:
Anche quest'azienda sta avendo delle performance strabilianti (+17.5% da inizi novembre 2021). Notiamo innanzitutto come dal doppio minimo formato tra settembre e novembre 2021 il prezzo sia esploso verso l'alto, andando a rivisitare i massimi storici. In quel livello si ha avuta la formazione di un doppio massimo, figura tecnica ribassista, che si è comportata da manuale: quando il prezzo forma questo tipo di pattern, tende poi a scendere, ed è ciò che è accaduto. Il prezzo ha quindi rintracciato fino alla struttura di prezzo da me tratteggiata a 365$ (soglia anche psicologica) per poi ripartire al rialzo, dimostrando la sua forza dopo esser riuscito a passare al di sopra di entrambe le medie a 50 e 200 periodi.
Ultima cosa da notare: la candela dell'11 febbraio, coincidente, come ho già spiegato, con le parole del presidente Biden, ha un'intensità di 4.53 punti percentuali; possiamo quindi dire come anche questa multinazionale abbia risentito piuttosto bene del possibile conflitto mondiale.
Per quanto riguarda la forza relativa rispetto al benchmark di riferimento, possiamo osservare nel grafico sottostante come, negli ultimi mesi, Northrop Grumman sia stato ben più forte:
GENERAL DYNAMICS
Questa è l'ultima azienda che analizzerò. Anche essa, come le precedenti due, è una società conglomerata statunitense specializzata in forniture militari formata in seguito a diverse fusioni e dismissioni che dal 2008 l'hanno fatta diventare il quinto più grande defense contractor del mondo.
Il suo grafico ci dà le stesse informazioni ricavate dalle altre due aziende:
Grande forza del prezzo (+14.5% da inizi dicembre 2021) dimostrabile dalla lontananza di esso da entrambe le medie mobili. Dopo il rimbalzo sulla media mobile a 200 periodi di inizi dicembre 2021, il prezzo ha creato un impulso rialzista. Esso, dopo essersi esaurito, ha rintracciato fornendoci anche un segnale di entrata a mercato intorno al 26 gennaio: rimbalzo sulla media mobile a 50 periodi, coincidente anche con il rintracciamento di Fibonacci 0.5%. Successivamente, accompagnato da ottimi volumi, il prezzo ha ri-superato i massimi relativi a 214$.
Considerando anche per quest'ultima azienda la forza relativa rispetto all'S&P 500, possiamo notare come General Dynamics stia sovraperformando in maniera molto forte. Ciò è dimostrato dal trend ribassista fortemente inclinato:
CONCLUSIONI
L'obiettivo di questa analisi è quello di farvi capire che ogni situazione economica, macroeconomica o geopolitica può sempre tornarci a favore. Tutto il mondo parla di questa possibile guerra e del terrore dei mercati finanziari che, probabilmente, "andranno a crollare". Con queste 3 aziende vi dimostro che non è così. Si tratta di saper cercare sempre il miglior asset, e questo accade con relativa facilità quando si è ben preparati sui mercati finanziari.
Spero di avervi dato degli spunti interessanti, Matteo Farci.
Nato
NATO-Russia? La prospettiva dei mercati crypto e tradizionaliNelle ultime settimane è tornata a salire la tensione internazionale per la questione ucraina. Le origini della crisi risalgono al 2014, quando alcuni gruppi di ribelli filo-russi provenienti da diverse province orientali dell’Ucraina occuparono le sedi istituzionali locali proclamando l’indipendenza. La vicenda è passata alla storia come la guerra del Donbass (prendendo il nome dalla omonima regione orientale ucraina) ed ha coinvolto gli oblast di Donetsk, Lugansk e Charkiv, nonché la Crimea, da allora considerata una vera e propria regione russa a seguito di un referendum popolare (sebbene la NATO e l’Unione Europea non l’abbiano mai riconosciuta come tale). Dopo l’annessione russa della Crimea, la guerra di fatto è diventata una vera e propria guerra di posizione, che ha visto da un lato lo schieramento di forze russe al confine e dall’altro l’esercito ucraino, supportato da diversi contingenti militari occidentali. La situazione è rimasta inalterata fino alle ultime settimane, quando la tensione è tornata a salire a causa di un rafforzamento delle truppe sia russe che occidentali.
L’Ucraina, fin dai tempi più remoti, ha sempre rappresentato una zona strategica nei rapporti di forza globali. Questa è considerata un ponte naturale per la connessione dell’Europa all’Asia e in molti conflitti della storia antica e moderna è stata protagonista di invasioni straniere, dalle scorrerie mongole dell’Orda d’Oro del XIII secolo d.C. all’Operazione Barbarossa condotta dalla Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale. Oltre alla sua posizione strategica, l’Ucraina rappresenta anche un vasto territorio ricco di risorse, dal grano (di cui è il terzo esportatore mondiale) ai vasti giacimenti di carbone, gas e petrolio, ma anche per le floride industrie siderurgiche e agricole (a maggior parte situata proprio nell’oblast di Donetsk). Inoltre, dopo la Turchia, l’Ucraina rappresenta il secondo Stato per influenza sul Mar Nero, questo almeno fino al 2014 e all’occupazione russa della Crimea, che ha privato lo Stato ucraino di uno dei suoi porti più importanti, ovvero Sebastopoli. Inoltre, occorre menzionare come gran parte dei gasdotti russi che riforniscono l’Europa di gas naturale passino proprio dal territorio ucraino.
Attualmente, gli interessi e gli attori internazionali coinvolti nella questione ucraina sono diversi, tanto che il conflitto si è spinto ben oltre la singola contesa territoriale tra Russia e Ucraina. I due schieramenti contrapposti vedono da un lato la coalizione tra Russia e Cina, mentre dall’altro l’Ucraina sostenuta dalla NATO, in particolare dagli Stati Uniti e dall’Unione europea. Facciamo ora una breve rassegna delle posizioni dei soggetti internazionali coinvolti:
L’Ucraina per tutto il ‘900 è stata sempre sottoposta all’influenza russa, prima come Repubblica dell’Unione Sovietica e poi come Stato satellite russo. Dal 1991, dopo la dissoluzione dell’URSS, l’Ucraina ha iniziato a guardare all’occidente, stringendo rapporti sempre più stretti con la Comunità europea e con la NATO, senza però entrarvi mai a farne parte. A partire dal 2013 vi furono aspre proteste pro-europee della popolazione contro l’ex Presidente filo-russo Janukovyč che portarono alla caduta del governo e alla elezione di Porošenko di vedute notoriamente europeiste. L’elezione del nuovo presidente fu il fattore scatenante delle rivolte armate in Crimea e Donbass da parte della popolazione filo-russa. Dopo le elezioni del 2019, che hanno visto trionfare Zelenskyj, la linea politica del governo ucraino non è cambiata e ancora oggi l’Ucraina porta avanti i rapporti per l’integrazione nell’Unione europea e nella NATO, che attualmente è prevista tra il 2024 ed il 2030.
La Russia, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, ha comunque mantenuto rapporti “feudali” con diverse ex-Repubbliche sovietiche, in primis Bielorussia, Ucraina e Kazakistan. Questo creava una sorta di zona cuscinetto tra l’espansione europeista e la neonata Federazione Russa. Tuttavia, con l’annessione all’Unione della Finlandia nel 1995 e delle Repubbliche Baltiche e Polonia nel 2004, questa zona si è ridotta notevolmente. Con i moti europeisti del 2014 in Ucraina, il Presidente russo Putin si è fortemente opposto ad un ulteriore allargamento dell’UE e della NATO verso est, ritenendolo una minaccia per Mosca.
L’Unione europea viaggia invece su due binari differenti: se da un lato le istituzioni europee condannano fortemente le attività russe in Ucraina, i singoli Stati membri si dimostrano più cauti, in particolare Germania e Francia, che stanno cercando di mantenere rapporti amichevoli con Putin per evitare escalation militari irreversibili.
Anche la NATO, e in particolare gli Stati Uniti, condanna le azioni di Putin in Ucraina e minaccia forti ritorsioni in ambito economico e politico qualora la Russia intraprenda l’invasione del territorio ucraino. È di queste ore la notizia di come Biden abbia invitato i cittadini americani a rimpatriare perentoriamente prima di una escalation militare. Così come durante la Guerra Fredda, ancora una volta emerge come i rapporti tra USA e Russia siano tornati a preoccupare l’intera comunità mondiale.
Sullo sfondo, ma non di minor rilevanza, vi sono poi altri attori coinvolti, in primis la Cina, la quale ha stretto proprio recentemente nuovi accordi con la Federazione Russa sulle forniture di gas tra i due Stati. È noto come Xi Jinping nutra una certa simpatia per il Presidente russo, tanto che più volte si è dimostrato concorde con le idee e le preoccupazioni russe, in particolare sull’allargamento della NATO, considerato una minaccia anche per la prima economia asiatica. Inoltre, la Cina si sta trovando a vivere una situazione analoga dall’altra parte del mondo, con la recente annessione di Hong Kong e le mire espansionistiche rivolte verso Taiwan, principale produttore mondiale di semiconduttori. Oltre alla Cina, un altro attore da non sottovalutare è la Turchia, membro NATO che però negli ultimi anni ha coltivato una particolare ambizione imperialista in Medio Oriente e in Nord Africa. Anche Erdogan, così come Xi Jinping, si è dimostrato particolarmente aperto ad accordi sul gas russo e attualmente, nonostante la posizione della NATO, rappresenta lo Stato più neutrale nei confronti della crisi ucraina. Infine, occorre analizzare la questione kazaka. Anche in Kazakistan, recentemente, vi sono stati diversi moti rivoluzionari contro il Governo che hanno portato il Presidente Tokayev a richiedere l’intervento dell’esercito russo, confermando come anche il Kazakistan resti fortemente allineato con Mosca.
Alla luce delle varie posizioni dei diversi Stati, è possibile ipotizzare quali potrebbero essere le conseguenze di un eventuale conflitto in Ucraina, soprattutto sui mercati. In caso di una guerra tradizionale, come accadde durante la Seconda guerra mondiale, è ipotizzabile come vi possa essere una forte correzione del mercato, con conseguente aumento dei prezzi di materie prime e inflazione. Tuttavia, difficilmente questa correzione potrebbe tradursi in un cambio di trend, anche se non è da sottovalutare il peso dell’attuale situazione economica americana ed europea, già fortemente provata dall’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 e alla necessità delle banche centrali di alzare i tassi d’interesse. Qualora invece all’invasione russa seguano solo sanzioni di tipo economico da parte dei paesi occidentali (tra cui l’espulsione dai mercati finanziari occidentali delle compagnie e delle banche russe), la contromossa russa potrebbe essere quella di tagliare l’esportazione di gas in Europa, andando ad aggravare ulteriormente il rincaro energetico che già sta colpendo l’intera economia europea. In questo caso, è possibile ipotizzare un cambio di trend dei mercati del vecchio continente, che sarebbe necessario per adeguare la finanza all’economia reale. Probabilmente, da questa situazione a giovarne sarebbero i mercati asiatici, che si troverebbero a godere delle risorse energetiche russe a basso costo e al rallentamento delle economie europee. Anche gli Stati Uniti potrebbero giovare di tale situazione, grazie soprattutto alla possibilità di aumentare le importazioni di gas in Europa, prendendosi una grande fetta di mercato. Più complicata sarebbe invece la situazione in caso di deterioramento dei rapporti tra Xi Jinping e Biden, che comunque non è un’opzione da escludere.
Con riferimento al mercato crypto, ad oggi il rincaro energetico sta già portando diversi miners a sospendere le attività di estrazione. Come abbiamo già trattato in altri articoli, emerge come Bitcoin sia correlato ai mercati finanziari tradizionali soprattutto nei momenti di crisi e nei crolli (come si è potuto vedere anche nel recente crollo di marzo 2020 causato dall’emergenza sanitaria). Oltre a ciò, occorre ricordare come ad oggi il 70% dei miners di Bitcoin si trovi in quattro Stati: USA, Kazakistan, Russia e Canada. Si tratta di Stati in cui l’approvvigionamento energetico non costituisce un problema primario, poiché tutti questi paesi godono di grandi riserve energetiche che difficilmente porteranno a rincari energetici troppo elevati. Anzi, in caso di espulsione della Russia dai mercati tradizionali, Bitcoin potrebbe dimostrarsi uno strumento valido per permettere alla Federazione Russa di partecipare ai mercati globali.
Report a cura di:
Tommaso Martinelli