WisdomTree - Tactical Daily Update - 08.07.2022L’inflazione ha gia’ toccata il picco: le Borse sembrano crederci.
Tragico assassinio dell’ex Premier giapponese Abe.
Banche Centrali Usa ed Europee accelerano la “stretta”.
Materie prime sull’altalena, non e’ piu’ solo salita dei prezzi!
Un’altra seduta di inattesi rialzi per le maggiori Borse europee ieri, 7 giugno, favorita dalla recente discesa di molte materie prime e dalla risolutezza della Banca Centrale Usa sull’obbiettivo di contrastare l’inflazione, emersa dalle minute dell’ultima riunione di giugno: possibili rialzi di +0,50% o +0,75% nel Comitato di politica monetaria (FOMC) di luglio.
Purtroppo i recenti dati macroeconomici indicano un rallentamento dell'economia Usa: cio’ lascia spazio a qualche revisione in senso meno “restrittivo” da parte della Federal Reserve, che non deve far mancare il sostegno al mercato del lavoro e, piu’ in generale, alla crescita economica.
Ieri tra le Borse europee ha primeggiato Milano, +2,99%: tutti i maggiori listini hanno segnato forti rialzi: Madrid +2,19%, Francoforte +1,97%, Parigi +1,60%, Londra +1,14%. L'indice Stoxx 600 Europa ha guadagnato +1,88%. A Wall Street ha brillato il Nasdaq, 2,3%, alla quarta seduta consecutiva di rialzo: bene anche Dow-Jones, +1,1% e S&P500, +1,50%.
I mercati attendono preoccupati l‘imminente avvio della stagione dei risultati trimestrali negli Stati Uniti, che inizia martedi’ 12 luglio. Sara’ un importante momento di verifica del potenziale effetto depressivo sugli utili dell’aumento dei prezzi alla produzione (PPI) subiti dalle aziende americane: cruciale anche la guidance che il management fornira’ sulla seconda parte dell’anno.
Anche i verbali dell’ultima riunione della Banca Centrale europea (ECB) confermano gli accresciuti rischi sulla crescita dovuti alla persistente guerra in Ucraina, con significativi rischi al ribasso legati in particolare alla difficolta’ negli approvvigionamenti energetici in diversi Paesi della “zona euro".
La guerra in Ucraina si trascina da oltre 4 mesi e mezzo ed incide sul “sentiment” di famiglie ed imprese: le prime colpite direttamente dal calo del potere di acquisto dei salari, le seconde prese tra la difficolta’ di reperimento e l’onerosita’ delle materie prime ed il rallentamento della domanda.
Nella stessa riunione, tra i membri del comitato di politica monetaria della ECB sono emerse visioni eterogenee sulla necessità e sull'interpretazione della gradualità nell’alzare i tassi, perché la politica monetaria deve adattarsi alla congiuntura economica del momento che e’ in palese rallentamento.
Intanto l’inflazione non da’ segni di raffreddamento e nella prossima riunione di luglio una buona dei membri sembra orientata alla scelta di operare il 1’ aumento dei tassi dopo 11 anni di immobilita’ di +0,50% e non +0,25%. Non resta che attendere.
In Germania la produzione industriale in maggio è cresciuta solo del +0,2%, contro stime di consenso di +0,4%, ed un rialzo di aprile rivisto all’insu’ a +1,3%
Ieri, 7 luglio, il premier britannico Boris Johnson ha rassegnato le dimissioni da Capo del partito conservatore e, implicitamente, ha rinunciato all’incarico di Primo Ministro, sebbene resti in carica sino alla nomina del nuovo leader dei Tories: ridotte le conseguenze sulla Borsa e sulla Sterlina, poiche’ i mercati se lo aspettavano.
I prezzi di molte materie prime, a cominciare dal petrolio, si sono mossi energicamente al rialzo, in media +4%, nella giornata di ieri, supportati dalle indiscrezioni su un nuovo piano di stimolo all’economia cinese.
Stamane, 8 luglio, l’indice Bloomberg Commodity è stabile, col prezzo del petrolio WTI (greggio di riferimento Usa) che si consolida attorno a 103 Dollari/barile. Ancora abulico l’andamento dell’oro, in area 1.740 Dollari/oncia, sui minimi del 2022.
Stamattina i mercati azionari dell’Asia-Pacifico sono saliti, risentendo solo transitoriamente della notizia dell’uccisione a colpi di pistola dell’ex premier giapponese Shinzo Abe nel corso di un comizio nella ctta’ di Nara. Il Nikkei giapponese ha chiuso a +0,1%, con +2,1% di bilancio settimanale.
In Cina il Governo prende l’iniziativa sul rilancio economico: il Ministero delle Finanze cinese (fonte Bloomberg), starebbe preparando un programma di finanziamento di nuove opere infrastrutturali, che consentira’ ai Governi locali di indebitarsi fino a 1.500 miliardi di yuan, circa 215 miliardi di Euro, con bond speciali che godrebbero di piena garanzie statale, da qui alla fine del 2022.
Le Borse della “greater China” non mostrano particolare slancio: l’Hang Seng di Hong Kong e’ rimasto stabile e ha chiuso a -1% la settimana. Il CSI300 di Shanghai &Shenzen, col +0,2% di oggi chiude la settimana in frazionale ribasso.
Il Kospi coreano ha guadagna +0,7% oggi, e chiude a +2% la settimana. Il Sensex indiano e’ avanzato del +0,3%, settimana a +1,3% (ore 13.30 CET).
Borse europee in moderata ascesa (+0,3% medio) a fine mattinata, mentre i future di Wall Street indicano riaperture in frazionale calo, in attesa del dato macro piu importante della giornata, cioe’ la pubblicazione dei dati sull’occupazione in Usa in giugno.
Sono attesi una creazione di 268 mila nuovi posti di lavoro (ex agricoltura), un tasso di disoccupazione stabile al 3,6% ed un tasso di crescita dei salari orari che su base annuale dovrebbe scendere leggermente a +5%, dal precedente +5,2%.
Informazioni importanti
Comunicazioni emesse all’interno dello Spazio economico europeo (“SEE”): Il presente documento è stato emesso e approvato da WisdomTree Ireland Limited, società autorizzata e regolamentata dalla Central Bank of Ireland.
Comunicazioni emesse in giurisdizioni non appartenenti al SEE: Il presente documento è stato emesso e approvato da WisdomTree UK Limited, società autorizzata e regolamentata dalla Financial Conduct Authority del Regno Unito.
Per fare riferimento a WisdomTree Ireland Limited e a WisdomTree UK Limited si utilizza per entrambe la denominazione “WisdomTree” (come applicabile). La nostra politica sui conflitti d’interesse e il nostro inventario sono disponibili su richiesta.
Solo per clienti professionali. Le informazioni contenute nel presente documento sono fornite a titolo meramente informativo e non costituiscono né un’offerta di vendita né una sollecitazione di un’offerta di acquisto di titoli o azioni. Il presente documento non deve essere utilizzato come base per una qualsiasi decisione d’investimento. Gli investimenti possono aumentare o diminuire di valore e si può perdere una parte o la totalità dell’importo investito. Le performance passate non sono necessariamente indicative di performance future. Qualsiasi decisione d’investimento deve essere basata sulle informazioni contenute nel Prospetto informativo di riferimento e deve essere presa dopo aver richiesto il parere di un consulente d’investimento, fiscale e legale indipendente.
Il presente documento non è, e in nessun caso deve essere interpretato come, una pubblicità o qualsiasi altro strumento di promozione di un’offerta pubblica di azioni o titoli negli Stati Uniti o in qualsiasi provincia o territorio degli Stati Uniti. Né il presente documento né alcuna copia dello stesso devono essere acquisiti, trasmessi o distribuiti (direttamente o indirettamente) negli Stati Uniti.
Il presente documento può contenere commenti indipendenti sul mercato redatti da WisdomTree sulla base delle informazioni disponibili al pubblico. Benché WisdomTree si adoperi per garantire l’esattezza del contenuto del presente documento, WisdomTree non garantisce né assicura la sua esattezza o correttezza. Qualsiasi terzo fornitore di dati di cui ci si avvalga per reperire le informazioni contenute nel presente documento non rilascia alcuna garanzia o dichiarazione di sorta in relazione ai suddetti dati. Laddove WisdomTree abbia espresso dei pareri relativamente al prodotto o all’attività di mercato, si ricorda che tali pareri possono cambiare. Né WisdomTree, né alcuna consociata, né alcuno dei rispettivi funzionari, amministratori, partner o dipendenti, accetta alcuna responsabilità per qualsiasi perdita, diretta o indiretta, derivante dall’utilizzo del presente documento o del suo contenuto.
Il presente documento può contenere dichiarazioni previsionali, comprese dichiarazioni riguardanti le attuali aspettative o convinzioni in relazione alla performance di determinate classi di attività e/o settori. Le dichiarazioni previsionali sono soggette a determinati rischi, incertezze e ipotesi. Non vi è alcuna garanzia che tali dichiarazioni siano esatte, e i risultati effettivi possano discostarsi significativamente da quelli previsti in dette dichiarazioni. WisdomTree raccomanda vivamente di non fare indebito affidamento sulle summenzionate dichiarazioni previsionali.
I rendimenti storici ricompresi nel presente documento potrebbero essere basati sul back test, ossia la procedura di valutazione di una strategia d’investimento, che viene applicata ai dati storici per simulare quali sarebbero stati i rendimenti di tale strategia. Tuttavia, i rendimenti basati sul back test sono puramente ipotetici e vengono forniti nel presente documento a soli fini informativi. I dati basati sul back test non rappresentano rendimenti effettivi e non devono intendersi come un’indicazione di rendimenti effettivi o futuri.
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WisdomTree - Tactical Daily Update - 07.07.2022Le materie prime incorporano scenari recessive e calano bruscamente.
Dati macro resistenti in Usa, piu’ deboli quelli sulla congiuntura europea!
Dalle minute dell’ultimo FOMC un chiaro messaggio: lotta all’inflazione!
Le Borse si sforzano di vedere positivo oltre la difficile fase economica estiva.
Le Borse europee tentano di recuperare la lunga serie di sedute negative di giugno ed anche ieri, 6 luglio, nonostante i persistenti timori di recessione, hanno messo a segno buoni progressi: Milano +1,1%, Francoforte +1,6%, Parigi +2,0%, Londra +1,3%.
Discreti rialzi anche a Wall Street che, dopo un avvio incerto, ha metabolizzato positivamente la diffusione dei verbali dell'ultima riunione del FOMC (Federal Open Market Committee della FED, Federal reserve) in cui e’ stata confermata la volonta’ di contrastare l’inflazione, prevenendo ulteriori rialzi: il Dow Jones ha guadagnato +0,4%, il Nasdaq +0,6%, lo S&P 500 +0,5%.
Nelle minute del FOMC di giugno non c’e’ nessuna novita’ significativa sulla prospettiva economica, anche perche’ le stime a cui si riferiscono sono ormai vecchie di un mese, ma un chiaro messaggio sulle intenzioni della FED nel breve termine: la politica monetaria sara’ debitamente restrittiva, poiche’ incentrata sulla lotta all'inflazione, anche se cio’ potra’ avere ricadute negative sulla crescita.
Il prossimo FOMC basera’ le proprie scelte sulla base dati macroeconomici, come la fiducia di famiglie ed imprese, i prezzi alla produzione, la produzione industriale e l’export manifatturiero, ma soprattutto quelli del mercato del lavoro in uscita domani, 8 luglio, e dell’inflazione di giugno, in diffusione mercoledi’ il 13 luglio.
L’economia Usa si rivela comunque piu’ resistente di quella europea al peggioramento delle variabili di contesto: ieri l'Indice ISM (Institute for Supply management) dei servizi di giugno ha sorpreso positivamente, scendendo solo marginalmente, a 55,3 da 55,9 di maggio, quando le previsioni lo davano in calo considerevole.
Qualche segnale di debolezza viene invece dal settore immobiliare Usa, che ha fatto segnare il secondo calo settimanale consecutivo delle richieste di mutui, nonostante il leggero calo dei tassi d'interesse: il problema e’ nei prezzi delle case, troppo alti, e nella rigidita’ dell'offerta, almeno per ora.
Il rendimento del Treasury Note decennale e’ sceso in area +2,9%, ben al di sotto del +3,30% di 4 settimane fa, mentre risalgono i rendimenti dei Governativi europei, con quello del BTP decennale italiano a +3,28%: lo spread tra BTP italiano e Bund tedesco resta stabile, sotto 200 bps.
Non conosce sosta il rafforzamento del Dollaro, scambiato attorno a 1,02 contro Euro, ai massimi da 20 anni. Storia simile se si guarda al cross Dollaro/Yen a 135 e a quello contro Sterlina UK a 1,193.
La Sterlina ha reagito composta alle dimissioni di oggi, 7 luglio, del Premier Boris Johnson da leader del Partito Conservatore (Tories), dopo che buona parte dei Ministri del suo Governo lo aveva contestato e, di fatto, sfiduciato.
Oggi rimbalza fortemente il prezzo del petrolio, reduce da un crollo di oltre 10 punti percentuali nelle ultime 2 sedute: col +5% di oggi torna vicino a 104 Dollari/barile ed il tempo di festeggiare il suo ritorno sotto “100” e’ durato poche ore..
Mattinata erratica con recupero pomeridiano per il prezzo del gas naturale europeo sulla trading venue TTF di Amsterdam: 183 Eur/megawattora e’ il livello piu’ alto da 4 mesi. (ore 14.00 CET).
In Germania, il Paese piu’ impattato dalle sanzioni e dal calo delle forniture energetiche russe, hanno sorpreso positivamente ieri, 6 luglio, gli ordini all'industria di maggio, che hanno battuto le stime con una crescita del +0,1% contro stime di -0,6% ed il calo del -1,6% di aprile. Giugno potrebbe essere molto peggio, tuttavia.
In Francia, il Governo pensa di nazionalizzare il 100% del leader energetico EDF, alle prese con una crisi finanziaria e di redditivita’ tanto grave quanto inaspettata. La rete di protezione riguarderebbe principalmente gli obbligazionisti, ma potrebbe in parte proteggere anche gli azionisti privati, che sono il 16% del capitale.
I prezzi delle materie prime sembrano comunque incorporare aspettative di recessione in corso o imminente: in un solo un mese l’indice Bloomberg Broad Commodities e’ sceso di oltre il -16% dal record storico del 7 giugno, spinto al ribasso dai timori di una pesante contrazione della domanda.
L’Indice Bloomberg Commodity Spot Index, che misura la performance di un paniere di materie prime energetiche, minerarie, agricole e metalli preziosi e’ a un passo da un calo del -20%.
Stamane, 7 luglio, quaso tutti i mercto azionari dell’Area Asia-Pacifico hanno chiuso in rialzo, supportati dai titoli “tech” in piena ripresa, dopo che Samsung ha riportato risultati del 2’ trimestre superiori alle attese.
Il Nikkei giapponese ha segnato +1,3%, il CSI 300 di Shanghai&Shenzen +0,6%, il Kospi coreano +2,0%, l’Hang Seng di Hong Kong -0,5% ed il Sensex indiano +0,7%.
Le Borse europee archiviano la mattinata con ottimi progressi, in media +1,7%, ed anche i futures su Wall Street anticiapano ri-aperture in rialzo medio del +0,8%.
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I rendimenti storici ricompresi nel presente documento potrebbero essere basati sul back test, ossia la procedura di valutazione di una strategia d’investimento, che viene applicata ai dati storici per simulare quali sarebbero stati i rendimenti di tale strategia. Tuttavia, i rendimenti basati sul back test sono puramente ipotetici e vengono forniti nel presente documento a soli fini informativi. I dati basati sul back test non rappresentano rendimenti effettivi e non devono intendersi come un’indicazione di rendimenti effettivi o futuri.
ORO, primi segnali di debolezza? C'è lo zampino della FED?Buonasera,
Vi lascio una piccola analisi riguardo all'andamento dell'oro di queste settimane.
Oro che dal massimo annuale ha perso oltre il 15%.
Inizio settimana partito con forti volumi ribassisti.
In realtà i primi volumi interessanti visti a mercato sono stati martedì, dovuti dalla chiusura delle Borse Americane lunedì 4 luglio, per la festa dell'indipendenza.
Mercati che hanno subito delle forti perdite da inizio settimana, XAU/USD -3,9%, EUR/USD -2,3%, GBP/USD -1-4%.
Il forte apprezzamento del dollaro sta mettendo sotto pressione i diversi asset.
Movimenti che si possono ricollegare nel "scontare" i prossimi rialzi dei tassi d'interesse Americani da parte della FED.
Sappiamo come i mercati finanziari sono soggetti a muoversi prima dell'effettiva uscita dei dati macroeconomici.
Dal grafico mostrato nell'immagine precedente notiamo come da Aprile 2022 è tornata la correlazione inversa con il dollaro Americano, altro grafico da utilizzare come possibile confluenza per analizzare i movimenti di questo trimestre del gold.
Un altro grafico che dobbiamo monitorare per l'andamento di XAU è quello del DJP, bloomberg commodity index.
Questo grafico l'ho commentato diverse volte nelle live all'interno del canale telegram.
In 4 settimane il DJP ha registrato perdite oltre il 15%, spingendo a ribasso anche l'oro.
Correlazione diretta da febbraio 2022, anche se in realtà seguiamo correlazioni che hanno un ritorno superiore allo 0,50, ovvero correlazioni molto forti.
Infatti possiamo notare che quando la correlazione si trova sopra 0,50 (linea rossa) il movimento dei due asset è pressochè simile.
Altro grafico da monitorare è quello dell'inflazione a 5 e 10 anni.
Correlazioni molto interessanti con i tassi reali.
Infine l'ultimo grafico che condivido in questa piccola analisi è il posizionamento dei money manager all'interno del COT REPORT.
Da diverse settimane i money manager stanno puntando a ribasso, portando i volumi del gold in territorio ribassista.
Sempre di più i mercati si stanno rendendo conto che ci stiamo spostando in un territorio non tanto comodo per le banche centrali, la recessione.
Settimana dopo settimana i dati macroeconomici stanno confermando il deterioramento delle economie mondiali.
Siamo sicuri che abbiamo toccato il fondo?
📉 Argento: breakout, segnale e short!Dopo l'evidente movimento discendente che ha caratterizzato l'Argento dalla metà di aprile fino alla metà di maggio (in correlazione con il rialzo del Dollar Index), la quotazione di questo metallo prezioso, così come quella dell'oro, è entrata in una fase di pausa/accumulazione che ha dapprima mostrato un ritorno/pullback verso la resistenza $22,40 e successivamente una graduale discesa verso il minimo biennale in area $20,70. Stavo attendendo una "mini lateralità" o un leggero ritorno verso la media mobile ma, proprio nella giornata di ieri, è venuto fuori un movimento netto di breakout ribassista che potrebbe favorire una pressione in vendita tale da poter spingere la quotazione anche in zona target $19. Per una possibile entrata "sell" attenderei un pullback verso il livello appena violato, con un nuovo segnale di Price Action short in area $20,70 / $21 nei prossimi giorni.
Maurizio
WisdomTree - Tactical Daily Update - 23.06.2022Powell (Fed) promette un’azione rapida contro l’inflazione troppo alta.
Secondo la FED l’economia Usa e’ forte e reggera’ la stretta monetaria .
Scendono i rendimenti dei Governativi, assieme all’inflazione attesa.
Petrolio in calo: WTI sotto 104 Dollari, per attese prudenti sulla domanda.
Ieri, il Chairman della Banca Centrale Americana (Federal Reserve, FED) Jerome Powell ha riferito al Congresso che "l'economia americana è molto forte e ben posizionata per fronteggiare una politica monetaria più restrittiva". “L'inflazione ha chiaramente sorpreso al rialzo nell'ultimo anno e potrebbe crescere ancora”.
La FED dovra’ essere agile nel reagire ai prossimi dati in arrivo e resta determinata a riportare l'inflazione all’obbiettivo del +2%, potendo disporre di "tutti gli strumenti necessari e della determinazione per farlo". La possibilità di una recessione, pur con un grado di probabilita’ non particolarmente alto, non e’ piu’ da escludere.
L’Amministrazione Usa da’ una mano agli automobilisti traumatizzati dal prezzo piu’ che raddoppiato della benzina: il Presidente Joe Biden potrebbe annunciare oggi, 23 giugno, la sospensione temporanea, per 3 mesi, della tassa federale di 18,4 centesimi/gallone se, come sembra, il Congresso dara’ un approvazione bipartizan.
Ieri, 22 giugno, i mercati azionari hanno reagito con cautela ai toni “hawkish” (da falco) di Jerome Powell. L’Europa ha chiuso nagativa, ma sopra ai minimi di seduta, con Milano -1,4%, Parigi -0,8%, Francoforte -1,1% e Londra -0,9%.
Quasi invariati, invece, i maggiori indici di Wall Street: Dow Jones -0,16%, Nasdaq
-0,15% e S&P500 -0,13%.
I prezzi delle materie prime stanno risentendo della prospettiva di un rallentamento della crescita e della domanda finale di beni: l’indice Bloomberg Commodity ha annullato i progressi dei primi 20 giorni di giugno, tornando al livello di fine maggio.
Il prezzo del petrolio WTI, greggio di riferimento americano, e’ sceso stamane, 23 giugno, del -2,3% a 103,7 Dollari/barile, portando a -14% il calo dal picco di marzo (ore 11.30 CET).
Negli Stati Uniti, il livello inedito del prezzo dei carburanti sta incidendo sui consumi della “driving season”: secondo la EIA (Energy Information Administration) la scorsa settimana la domanda di “gasoline” (benzina) ha sofferto un calo di -0,3 milioni di barili a 9,1 milioni/barili, cioe’ -8% circa inferiore alla stessa settimana 2021.
Il rallentamento economoco, se non addirittura la recessione, prefigurata dal Chairman della FED, spingono al ribasso i rendimenti dei Treasury Note Usa: la scadenza 10 anni stamattina, 23 giugno, rende +3,14%, da +3,25% di ieri, in parallelo alle aspettative sull’inflazione a 10 anni, calata similmente a +2,54%: invariati i tassi reali, attorno a +0,60%.
Anche in Europa i rendimenti si stanno ridimensionando un po’ , dopo la galoppata degli ultimi 4 mesi: quello dei BTP decennali oscillo attorno a +3,5%, lontano dal picco di +4,2% di 2 settimane fa. Il Bund 10 anni tedesco rende +1,6%, per uno
spread Btp-Bund decennali che si riduce a circa 190 bps, ben sotto i 260 bps di lunedi’ 13.
Si e’ intanto conclusa la porzione “retail” (maggioritaria) del collocamento Btp Italia da parte del Tesoro italiano: i risparmiatori privati hanno fatto richieste per 7,27 miliardi di Euro, di cui 1,4 nella giornata di ieri. Oggi e’ stata la volta dell’offerta agli operatori istituzionali.
Anche fuori dagli “States” la congiuntura economica e’ in indebolimento: in Europa si registra un nuovo forte calo della fiducia dei consumatori che a giugno, secondo la Commissione Europea, ha perso -2,4 punti toccando -23,6 punti. Si aggrava in tal modo il dato gia’ negativo di maggio, ben al di sotto della media di lungo termine di -11,0 punti, e al minimo da aprile 2020, in piena pandemia Covid-19".
La stima preliminare dell’indice PMI (Purchasing Managers index) di giugno, pubblicata stamana, 23 giugno, e’ pesante: il PMI Manifatturiero cala a 52 punti, sotto le stime degli analisti, 53,8 punti, ed ai 54,6 di maggio.
Il PMI dei Servizi e’ sceso a 52,8 punti, sotto ai 56,1 punti di maggio e alle attese che stimavano 55,5. L'indice composito e’ calato a 51,9 punti, sotto il consensus di 54 e ai 54,8 di maggio. “Mala tempora currunt”.
Un po’ di ottimismo e’ venuto, alla prime ore dell’alba, da Pechino: il Presidente Xi-Jinping, partecipando ad un Congresso sulle Economie emergenti, ha confermato che saranno raggiunti gli obiettivi di crescita 2022 e anche quelli di medio/lungo periodo, ed ha promesso nuove misure di sostegno a famiglie ed imprese.
Ha prevalso il segno positivo stamane, 23 giugno, nell’area Asia-Pacifico. Alla stabilita’ del Nikkei giapponese, +0,1%, si contrappone il -1,2% del Kospi coreano. Meglio intonate la borsa indiana, Nifty a +0,9%, e cinese, China A50 a +1,6%: bene anche l’Hang Seng di Hong Kong, +1,3%.
A fine mattinata, dopo un avvio indebolito dalle aspettative di frenata economica, i mercati azionari europei hanno recuperato le perdite e si collocano in media attorno ai livelli di chiusura di ieri. Hanno dato una mano al recupero anche il ritorno in territorio positivo dei futures sui maggiori listini di Wall Street (ore 12.30 CET).
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I rendimenti storici ricompresi nel presente documento potrebbero essere basati sul back test, ossia la procedura di valutazione di una strategia d’investimento, che viene applicata ai dati storici per simulare quali sarebbero stati i rendimenti di tale strategia. Tuttavia, i rendimenti basati sul back test sono puramente ipotetici e vengono forniti nel presente documento a soli fini informativi. I dati basati sul back test non rappresentano rendimenti effettivi e non devono intendersi come un’indicazione di rendimenti effettivi o futuri.
long WEAT.MI da 0,6154 long 1k-pezzi WEAT.MI da 0,6154, stop psicologico (non inserito) attorno a 0,44 ca, rischio circa 190 eur, da seguire darvas style sul daily.
sembra in attesa di rompere massimi biennali potendo interpretare lo zigzag 2018-2020 come una lenta base accumulativa, stop non messo per precedenti di "dita grosse" intraday su commodity che sciacquano stop come se non ci fosse un domani.
WisdomTree Tactical Daily Update - 20.06.2022Prevale la cautela sui mercati azionari: recessione piu’ probabile in Europa.
La crescita rallenta ed i prezzi delle materie prime sembrano soffrirne.
Petrolio WTI sotto 108 Dollari, ma la discesa attende conferme.
La Russia taglia forniture all’Europa. Preoccupazione per l’autunno.
Le maggiori Borse europee, venerdi’ 17 giugno, hanno chiuso una settimana difficile, conservando solo una parte dei progressi della mattinata: Milano +0,3%, Francoforte +0,6%, Parigi +0,1%, Londra -0,3%. Ricordiamo tuttavia che l’Eurostoxx ha perso -4,5 % la scorsa settimana.
Dopo gli sconquassi sul mercato obbligazionario dovuti al sonoro +0,75% di rialzo dei tassi ufficiali americani, la corsa all’insu’ dei rendimenti, soprattutto dei Governativi europei, ha preso una pausa, consentendo allo spread BTP/Bund di scendere sotto i 200 punti base ed al rendimento del BTP decennale benchmark di riportarsi in area +3,6%, dopo il picco a +4,2% di giovedi’ 16.
Mentre nella mattinata di venerdi’ scorso la Banca Centrale Giapponese (Bank of Japan) annunciava di non voler mutare la propria politica monetaria espansiva nonostante l'inedita (per il Giappone) inflazione, il Chairman della Banca Centrale Usa (Federal Reserve) Jerome Powell ribadiva che la FED, è "totalmente concentrata" sul riportare l'inflazione al consumo (CPI) al +2%.
L’attenzione sulle comunicazioni delle Banche Centrali resta alta, anche perche’ già oggi, 20 giugno, e’ previsto un intervento di Christine Lagarde alla Commissione Economica del Parlamento Europeo, insieme al capo economista della BCE, Philip Lane.
Negli Stati Uniti in serata parlera’ il Governatore della FED (Federal Reserve) di Saint Louis, James Bullard, mentre Jerome Powell riferira’ al Congresso mercoledì 22 e giovedì 23.
E’ abbastanza naturale che sul comparto valutario il Dollaro Usa si sia rafforzato, sino a 1,046 sull’Euro e oltre 135,5 contro Yen, schiacciando la moneta giapponese al minimo da 24 anni contro il biglietto verde, attorno a quota 135,40.
Oggi, 20 giugno, Wall Street è chiusa per celebrare Juneteenth, un giorno di festa federale istituito l'anno scorso per commemorare la liberazione dalla schiavitu’ degli immigrati di pelle nera africani, a lungo discriminati negli Stati Uniti. Si puo’ immaginare volumi piu’ scarsi del solito nel pomeriggio.
I dati macroeconomici europei piu’ importanti della settimana saranno pubblicati giovedì, quando saranno diffuse le rilevazioni preliminari degli indici PMI (Purchasing managers Index), ritenuti tra i piu’ attendibili anticipatori dell’attività economica. Si teme che, dopo la relativa tenuta di aprile e maggio, gli indici possano essere peggiorati sensibilmente in giugno, soprattutto nell’attivita’ manifatturiera.
Venerdì 1’ luglio sara’ cruciale valutare l’indice IFO che misura l’ottimismo e le aspettative degli imprenditori tedeschi, a cui viene attribuita una notevole capacita’ predittiva sulla crescita economica della maggior economia europea.
Nel mondo delle materie prime l’allarme “recessione” comincia a mordere: il prezzo del petrolio e’ crollato del -6% a fine giornata di venerdi’, sino a 108 Dollari/barile, dove lo ritroviamo anche stamane, 20 giugno (ore 12.15 CET).
Sul tema del petrolio russo e delle sanzioni europee che ne hanno disallocato i flussi, vale la pena di segnalare che nello scorso mese di maggio la Cina ha incrementato i suoi acquisti di commodities energetiche russe, tra le quali spiccano i volumi record di greggio, saliti ad un controvalore di 7,47 miliardi di Dollari, 1 miliardo circa maggiori rispetto ad aprile e oltre il doppio rispetto a maggio 2021.
Tuttavia il trend di ridimensionamento e’ generale: il Bloomberg Commodity Index, venerdì 17, ha chiuso in calo del -3% circa e stamattina la borsa australiana e’ arrivata a perdere quasi il -4%, trascinata all’ingiu’ dalla marcata correzione dei prezzi di tutte le materie prime, a sua volta indotta da scenari di rallentamento globale.
Il comparto delle criptovalute resta perturbato, ma almeno il collasso osservato nelle passate settimane sembra essersi fermato. Nell’universo “crypto” sembra essersi affermata una forte differenziazione tra quelle forti di una tecnologia solida e verificata, che qualche livello di rimbalzo lo “trovano” (i.e Bitcoin attorno a 20 mila Dollari, o Ethereum a 1000 Dollari), e quelle minori, quasi azzerate.
La settimana delle Borse europee parte relativamente poco impattata dagli esiti delle Elezioni parlamentari francesi, dove il Presidente Emmanuel Macron ha perso la maggioranza assoluta in Parlamento francese a causa del successo dell'estrema destra di Marine Le Pen.
Il Partito del Presidente (En Marche) ed i suoi alleati di Governo hanno conquistato 245 seggi su 577, mentre la coalizione di sinistra Nupes, creata da Jean Luc Melenchon, ne ha ottenuti 131 seggi, ed il “National Rally” della Le Pen 89.
Stamane, 20 giugno, situazione molto mista per le maggiori Borse: il Nikkei giapponese e’ sceso -0,7%, il Kospi coreano -2,0%, il CSI300 di Shanghai&Shenzen ha guadagnato +0,5%, mentre l’Hang Seng di Hong Kong +0,4% (ore 12.30 CET).
A fine mattinata le Borse europee, povere di volumi per la chiusura di Wall Street, riescono a mettere a segno progressi medi attorno a +0,5% (ore 13.30 CET).
I futures sui maggiori indici di Wall Street scambiano regolarmente e, pur con minore significativita’, indicherebbero riaperture in rialzo attorno a +0,6%.
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I rendimenti storici ricompresi nel presente documento potrebbero essere basati sul back test, ossia la procedura di valutazione di una strategia d’investimento, che viene applicata ai dati storici per simulare quali sarebbero stati i rendimenti di tale strategia. Tuttavia, i rendimenti basati sul back test sono puramente ipotetici e vengono forniti nel presente documento a soli fini informativi. I dati basati sul back test non rappresentano rendimenti effettivi e non devono intendersi come un’indicazione di rendimenti effettivi o futuri.
PETROLIO (CL) - Quasi a targetIl PETROLIO (CL) sul time frame giornaliero si sta muovendo all'interno del canale rialzista rappresentato in figura. Durante il percorso il 2 Giugno c'è stato il break out al rialzo di un'area di offerta/resistenza (rettangolo rosso più in basso in figura) che ha aumentato la pressione rialzista nell'ultima settimana
Il target che ci siamo prefissati per questo mercato è tra i 125$ ed i 130$ ovvero il raggiungimento dell'area di offerta/resistenza rappresentata dal rettangolo rosso più elevato in figura che coincide con i livelli massimi raggiunti ad inizio Marzo 2022
Quanto sopra esposto non è un consiglio finanziario ma la nostra view basata sulla strategia PCTS/PFTS.
Buon trading!
COTONE (CT) - Incomincia a scendereIl Cotone (CT) sul time frame settimanale ha raggiunto un picco massimo nella settimana del 2 Maggio formando una candela che mostra la volontà di avviare almeno una fase di ritracciamento dopo un sostenuto trend rialzista dei periodi precedenti.
Anche la settimana del 16 Maggio, seppur iniziata al rialzo, ha chiuso rafforzando la volontà di proseguire nella discesa portando avanti un ritracciamento più profondo.
Ci stiamo avvicinando ad un livello di ritracciamento significativo 38,2% di Fibonacci in prossimità della trend line dinamica di supporto indicata in figura. Se tale livello di attenzione dovesse essere rotto al ribasso e dunque presentare una candela settimanale con chiusura al di sotto di esso allora ci possiamo aspettare una continuazione short sino ad arrivare al successivo livello 61/8% di ritracciamento di Fibonacci.
Tale successivo livello è rappresentato in figura dal rettangolo verde dove notiamo il passaggio anche della media esponenziale (EMA) a 21 periodi e la presenza di un massimo di swing di fine Gennaio 2022 che potrebbero arrestare la discesa e fare da area di domanda/supporto.
Quanto sopra esposto non è un consiglio finanziario ma la nostra view basata sulla strategia PCTS/PFTS.
Buon trading!
LA MIA VISIONE RIBASSISTA DEI MERCATI AZIONARI AMERICANI Salve lettori.
Mirko, uno dei primi ad aver sostenuto il mio lavoro all’interno del blog, mi ha contattato qualche giorno fa ponendomi una domanda riguardante il mercato azionario americano, nutrendo alcuni dubbi riguardo i suoi ritracciamenti, ma soprattutto sulle possibili risalite.
Ho deciso dunque di scrivere due analisi in maniera tale da fornirgli spunti di riflessione, e come a lui spero anche a voi; in questa che leggerete oggi spiegherò la mia visione ribassista basandomi sullo studio della curva dei rendimenti e sull’analisi del ciclo economico in cui ci troviamo, mentre in quella che pubblicherò tra qualche giorno andrò ad utilizzare determinati indici di forza che vado a creare per capire quale sia il sentiment del mercato.
Buona lettura.
ANALISI DEL CICLO ECONOMICO
Il 9 dicembre, all’interno di tradingview, pubblicavo un’analisi dal titolo “L’inversione dei mercati azionari giungerà nel 2022”?
All’interno di essa avevo argomentato temi inerenti ai diversi cicli economici e il loro susseguirsi, sottolineando come nel biennio 2020-2021 avessimo assistito ad un susseguirsi molto rapido di tre diversi cicli: una fase di recessione, una di ripresa e la successiva espansione. Ipotizzavo infine che la probabilità che arrivassimo ad un rallentamento economico fosse alta, non basandomi soltanto sullo studio dei diversi scenari economico finanziari, bensì concentrandomi anche su un tema che io reputo abbastanza importante: lo studio della curva dei rendimenti dei titoli di Stato del tesoro americano.
LA CURVA DEI RENDIMENTI E LE SUE VARIE INCLINAZIONI
Riprendendo questo tema, essa può avere tre forme caratteristiche diverse:
• Inclinata positivamente o “steepening”, quando il rendimento di ciascuna obbligazione aumenta all’aumentare delle relative scadenze
• Piatta o “flattening”, quando i rendimenti tra le diverse obbligazioni a diversa scadenza sono tutti simili (o uguali) tra loro
• Invertita, quando le obbligazioni con scadenze più brevi presentano rendimenti più alti rispetto a quelle con scadenze più lunghe
Possiamo riassumere brevemente con la grafica:
CURVA DEI RENDIMENTI INCLINATA POSITIVAMENTE
Una curva dei rendimenti “inclinata positivamente” si forma quando il mercato ha aspettative di crescita economica; viene considerata la “curva normale” in quanto è quella in cui i rendimenti aumentano all’aumentare delle scadenze stesse (per il rapporto RISCHIO = RENDIMENTO di cui parlo sempre, acquistare obbligazioni a lunga scadenza espone un investitore ad un rischio più alto, che quindi vorrà essere più remunerato dal punto di vista economico).
Il fatto che la curva assuma questo tipo di inclinazione in periodo di crescita economica è dettata dal fatto che gli investitori tendano ad acquistare più titoli di stato a breve scadenza (in quanto sanno che appunto, nel breve, le prospettive economiche saranno positive) che a lunga scadenza (in quanto per loro è più difficile prevedere gli scenari economici futuri).
Arriva successivamente un punto in cui le aspettative di inflazione iniziano ad aumentare: durante una crescita economica aumentano i consumi e la domanda, che sono alcuni dei diversi fattori per i quali l’indice dei prezzi al consumo cresce; lo stesso dato macroeconomico erode il potere di acquisto e i guadagni futuri, motivo per il quale gli investitori tendono a scaricare più obbligazioni a lunga durata (facendo gonfiare i rendimenti) in quanto il rendimento percepito sarebbe poi eroso dal consumer price index stesso. Per dire: che senso avrebbe per loro acquistare un’obbligazione a 10 anni con rendimento al 3% se le prospettive di inflazione a 10 anni si attestassero al 4%? Non avrebbe senso. Per tutti questi motivi, preferiscono più le obbligazioni a breve termine che a lungo termine; è così che tale preferenza va a far “impennare” ancora di più la curva sulle lunghe scadenze.
Per cui, ricapitolando, possiamo avere due curve inclinate positivamente:
• Una in cui le aspettative di inflazione alte non si sono ancora palesate
• Una in cui le stesse aspettative iniziano a creare problemi tra gli operatori a mercato
Esse sono rappresentate nella grafica che segue:
Importante considerare anche il fatto che ad una crescita economica appartiene un risk on del mercato azionario, clima in cui l’obbligazionario non performa bene (per la loro correlazione inversa).
CURVA DEI RENDIMENTI PIATTA
Una curva dei rendimenti piatta si forma tipicamente in fasi economiche di rallentamento o di transizione; si palesa tipicamente in prossimità della fine di una crescita economia. Per quale motivo? Vi spiegherò il tutto con due grafiche:
Nell’appiattimento della fase 1, i rendimenti sulle brevi scadenze vanno a gonfiarsi per due motivi:
1. Deterioramento dei dati macroeconomici
2. Alta inflazione
Gli investitori vanno così a posizionarsi sulle scadenze più lunghe, scontando dati macroeconomici futuri migliori e un’inflazione più bassa (che non eroderebbe il valore delle cedole).
Nell’appiattimento della fase 2, l’intervento delle banche centrali va ad influenzare la parte breve della curva attraverso l’innalzamento dei tassi di interesse, gonfiando ancora di più i rendimenti; il verificarsi di ciò è anche causato da un pessimismo sulle prospettive economiche a breve termine: gli operatori preferiscono così posizionarsi sulle lunghe scadenze.
Per il rapporto RISCHIO = RENDIMENTO, possiamo affermare ciò: sia che ci si posizioni su obbligazioni a breve che a lunga durata, il rischio è lo stesso; ciò non è strano? Assolutamente si, e ciò rappresenta l’incertezza degli operatori.
La curva piatta si osserva tipicamente in periodi di transizione tra una curva normale, inclinata positivamente, ed una curva invertita.
CURVA DEI RENDIMENTI INVERTITA
Si viene a creare quando le scadenze brevi hanno un rendimento più alto rispetto alle scadenze lunghe. Si palesa tipicamente dai 10 a 17 mesi prima di una recessione.
Il rapporto RISCHIO = RENDIMENTO ci aiuta a capire il senso di questa curva e il motivo per il quale essa si forma prima di una recessione: notiamo come sia più rischioso investire sul breve termine (a 6 mesi o 1,2,3 anni) che sul lungo termine (10,20 o 30 anni). Perché?
Gli investitori vendono quantità massicce di titoli di stato sul breve in quanto si aspettano in un arco di tempo relativamente breve pessime condizioni economiche, riconducibili a una possibile/probabile recessione; proprio per questo si aspettano un interesse più alto qualora investissero nello stesso arco temporale.
Ricordate: maggiore è il rischio al quale ci si espone, maggiore sarà l’interesse richiesto.
Per quanto riguarda le scadenze lunghe, ritroviamo dei rendimenti inferiori in quanto il rischio a cui ci si espone viene considerato più basso; è chiaro quindi che questa curva non rappresenta buone prospettive economiche.
UNO SGUARDO AI GIORNI NOSTRI
Ho reperito sul sito di Investing.com la curva dei rendimenti appartenente ad oggi, ad un mese fa e ad un anno fa:
Ora le commenterò.
• In color celeste ritroviamo la curva di un anno fa. Essa possiamo definirla come inclinata positivamente. Come ho spiegato nel paragrafo precedente, essa si forma quando ci sono aspettative di crescita economica; non è un caso che in Q2 2021 gli Stati Uniti si trovassero in uno scenario economico di prosperità. Da notare anche il fatto che il rendimento del decennale non superasse i 2 punti percentuali. Ciò significa che le aspettative di inflazione di un anno fa non si dimostravano alte come ora. Questo può essere dimostrabile condividendo il grafico sui tassi di inflazione a breakeven a 10 e 5 anni, che danno una misura sulle aspettative di inflazione a 10 e, appunto, a 5 anni:
• Ritroviamo ancora la curva di color rosso (calcolata un mese fa) e blu (calcolata ad oggi). Le differenze tra quest’ultime due rispetto a quella calcolata un anno fa sono lampanti: l’intervento della Federal Reserve con il rialzo dei tassi di interesse ha innanzitutto influenzato le scadenze tra i 6 mesi e i 3 anni che, ad oggi e ad un mese fa, rendono quasi il triplo rispetto a maggio 2021; nelle due curve più recenti troviamo oltretutto un appiattimento tra le scadenze a 2 anni e quelle a 10; non è un caso dal momento che ora i dati macroeconomici sono in rallentamento, al contrario di un anno fa. Come ho già specificato, l’appiattimento della curva si verifica in periodi di rallentamenti economici!
Da non trascurare un’ulteriore considerazione: il titolo di stato a 20 anni ha un rendimento maggiore rispetto a quello a 30 anni; per il rapporto RISCHIO = RENDIMENTO significa che gli investitori reputano più “pericoloso” prestare dei soldi al governo americano per 20 anni che non per 30; ciò non vi appare piuttosto strano? Questo fatto non rappresenta una condizione economica stabile, dal momento che le scadenze lunghe della curva rispondono a dinamiche inflazionistiche e alle leggi di domanda e offerta!
• Da ricordare anche che la curva, il primo aprile, ha invertito: questo è dimostrato tra lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato americani a 10 e 2 anni:
Questo significa che per qualche giorno gli investitori hanno reputato più rischioso investire nel breve termine (a 2 anni) rispetto al lungo (a 10 anni); questo è il motivo per il quale l’inversione della curva ha sempre anticipato una recessione.
IL CICLO ECONOMICO E’ CAMBIATO
Il recente “crollo” dei mercati finanziari non è stato solo dettato dal mondo obbligazionario e dalle molteplici informazioni che esso fornisce, ma anche da un ulteriore aspetto: il ciclo economico è cambiato.
Esso può essere diviso in 6 fasi, e in ognuna di esse le diverse asset classes registrano performance diverse.
Per essere più chiaro fornirò una grafica reperita su Google Image:
Osservandola, posso affermare il fatto che, da marzo 2020, abbiamo vissuto le fasi 1,2,3,4 e 5.
• FASE 1
La Fase 1 è quel particolare ciclo economico nel quale un Paese entra in recessione; le performance delle maggiori asset classes sono:
1. Mercato azionario: ribassista
2. Materie prime: ribassiste
3. Obbligazioni: rialzista
I motivi di tali performance sono i seguenti:
1. I mercati entrano in clima di risk off: si registra una fuga di capitali dagli asset considerati rischiosi, come appunto le azioni, e vanno ad apprezzarsi i cosidetti “safe assets”, ossia i beni rifugio
2. La domanda dei consumatori e delle industrie verso le materie prime diminuisce. Esse quindi, essendo dipendenti dalle leggi di domanda e offerta, registrano delle performance negative
3. Le obbligazioni sono viste come un bene rifugio e vengono acquistate
Come potete osservare nella grafica, come “obbligazionario” ho utilizzato il titolo di stato a 10 anni, essendo esso anche un bene rifugio, come indice di materie prime il “bloomberg commodity index” e come indice azionario l’S&P500.
• FASE 2
La fase 2 è quel particolare ciclo economico in cui la recessione tocca il suo minimo; da questo punto in poi, come vedremo tra poco, si avrà la successiva ripresa.
Le performance delle asset classes sono:
1. Mercato obbligazionario: rialzista
2. Mercato azionario: rialzista
3. Mercato delle materie prime: ribassista
I motivi di tali performance sono i seguenti:
1. Il mercato obbligazionario continua il suo trend rialzista in quanto il clima di risk-off non è scomparso
2. Il mercato azionario inverte la sua tendenza in quanto gli investitori iniziano a scontare dati macroeconomici migliori (ricordate: il mercato anticipa sempre tutto)
3. Il mercato delle materie prime non cambia ancora il suo trend in quanto la domanda ed esse legata rimane ancora a livelli bassissimi, soprattutto da parte del settore industriale
• FASE 3
La fase 3 è quel particolare ciclo economico di ripresa; essa, dopo aver toccato il “bottom” della recessione, riparte.
Le performance delle asset classes sono:
1. Mercato obbligazionario: rialzista
2. Mercato azionario: rialzista
3. Mercato delle materie prime: rialzista
I motivi di tali performance sono i seguenti:
1. Il mercato obbligazionario continua il suo trend rialzista in quanto le prospettive di inflazione, che non si sono ancora palesate in maniera forte, non erodono le cedole; è quindi ancora conveniente detenerle (riferendomi, in particolare, sul decennale)
2. L’azionario sale, spinto dall’ottimismo degli investitori tipico del clima risk-on
3. In ripresa economica la domanda di materie prime riprende da parte di industrie, privati e individui: per la legge della domanda e dell’offerta, esse incrementano il loro valore
La Fase 3 è l’unica parte del ciclo economico in cui tutti e 3 le asset classes si trovano in trend rialzista.
• FASE 4
Arriviamo al ciclo di espansione economica.
Le performance delle asset classes sono:
1. Mercato obbligazionario: ribassista
2. Mercato azionario: rialzista
3. Mercato delle materie prime: rialzista
I motivi di tali performance sono:
1. Il mercato obbligazionario, in particolare il decennale americano, diventa poco attraente dal momento che l’inflazione inizia ad essere di ostacolo, in quanto eroderebbe le cedole. Come ho spiegato all’inizio dell’analisi, quando le aspettative di inflazione aumentano, la curva dei rendimenti registra un’ulteriore cambio di pendenza positivo, che, tradotto, significa maggior vendita di obbligazioni alla stessa scadenza
2. Il mercato azionario mantiene la rotta rialzista in quanto lo scenario risk on non è cambiato
3. Stesso discorso per le materie prime: la domanda continua ad essere robusta, motivo per il quale il trend rimane costantemente rialzista
• FASE 5
Il ciclo economico ha raggiunto la sua massima espansione ed ora inizia a rallentare.
Le performance che in questo ciclo economico caratterizzano le asset classes sono:
1. Mercato obbligazionario: ribassista
2. Mercato azionario: ribassista
3. Materie prime: rialzista
I motivi di tale performance sono:
1. Il decennale americano si mantiene ribassista in quanto l’inflazione è diventata tanto alta da essere poco attraente da tenere nei portafogli
2. Il mercato azionario inverte la tendenza in quanto si inizia a respirare un clima di risk off dovuto all’intervento della Federal Reserve che da “accomodante” diventa “aggressiva” con il rialzo dei tassi di interesse. Tutti i settori che avevano spinto al rialzo l’azionario nei cicli precedenti iniziano ad essere ribassisti, mentre vengono preferiti quelli definiti “difensivi”
3. La domanda al quale le materie prime sono correlate positivamente persiste; questo è il motivo per il quale esse mantengono la tendenza rialzista
CONCLUSIONI SU CURVA DEI RENDIMENTI E CICLI ECONOMICI E POSSIBILE IMPATTO DELL’AUMENTO DEI TASSI DI INTERESSE SULL’ECONOMIA AMERICANA
L’analisi che vi ho fornito mette alla luce un fatto ineccepibile: l’economia si trova in una fase di rallentamento. Il primo campanello d’allarme è giunto dapprima con l’appiattimento (Q4 2021) e successiva inversione (Q2 2022) della curva della curva dei rendimenti. E’ in quel momento che ho iniziato ad essere più cauto nel fare determinati investimenti, specie nel mercato azionario; il motivo è uno ed uno solo: in determinati scenari, esso non tende a performare bene.
La conferma schiacciante l’abbiamo avuta dal cambio di ciclo economico che vi ho mostrato. Ci troviamo ora nella fase 5 nella quale, come da manuale, il mercato azionario tende a performare male.
Questo è il motivo per il quale la mia visione è ribassista.
La possibilità che possa esserci una recessione è reale, per 5 motivi:
• L’appiattimento della curva dei rendimenti che stiamo osservando si forma tipicamente dopo una curva inclinata positivamente e prima di una invertita
• L’inversione della stessa l’abbiamo osservata ad aprile
• Siamo ora alla fase 5 del ciclo economico, avvicinandoci sempre più alla recessione
• I dati macroeconomici si stanno deteriorando
• Il rialzo dei tassi di interesse ha sempre portato l’economica in recessione
Riferendomi all’ultimo punto, vi rilascio una grafica:
Essa mostra il legame esistente tra ogni ciclo di rialzo dei tassi di interesse e la successiva recessione; osservate: ogni aumento di essi è sempre stato anticipatore.
Per il 2022 è previsto un aumento per così dire “aggressivo” di essi: anche stavolta il passato si ripeterà?
Spero l’analisi sia stata di vostro interesse, a breve pubblicherò la seconda parte.
Buona giornata, Matteo Farci
Per l'Oro da monitorare il supporto a 1780Il supporto a 1780 è decisivo per i prezzi dell'Oro che però ricordiamo, in questo momento è anche vittima di un Dollaro molto forte!
Buon trading!!!
Oro tra i 1917 ed i 1877!!!L'area di supporto a quota 1917 è stata violata e adesso i prezzi si trovano compressi tra due importanti riferimenti grafici.
Buon trading!!!
Gold verso i 1917... sollevate gli scudi!L'area supportiva a 1917 è stata di notevole importanza per i prezzi dell'Oro nell'ultimo periodo.
In caso di foratura ribassista l'attenzione dev'essere massima perchè nei passati tentativi di violazione sono subentrati violenti acquisti a certificare una notevole sensibilità degli operatori verso tali quote.
Buon trading!!!
Gold su livello triggerDecisivo livello per le quotazioni dell'oro, che arrivando da una settimana dove sembra aver ritrovato una certa forza ora si confronta con un area grafica che potrebbe "certificarne" la volontà rialzista; altrimenti si potrebbe riplanare sul granitico supporto dell'ultimo periodo!
Buon trading!!!
TSLAVoglio segnalarvi un interessante idea di trading su Tesla. Come possiamo vedere la resistenza dinamica di ieri ha gemmato 3 punti di contatto estremamente validi.
Il rapporto rischio rendimento è estremamente interessante, come potete vedere uno stop loss appena sopra resistenza e un target profit su il 50% di Fibonacci.
Ha conferma, di questa idea, la divergenza ribassista del Commodity Channel Index.
LA CORRELAZIONE TRA MERCATO OBBLIGAZIONARIO E MATERIE PRIMEBuongiorno ragazzi. Dopo aver analizzato le correlazioni del mercato obbligazionario con quello azionario e con il dollaro americano, oggi analizzeremo quello con le materie prime.
Come riferimento obbligazionario utilizzerò il rendimento del titolo di Stato a 10 anni, per quanto riguarda le materie prime l’ETN Bloomberg Commodity Index (DJP), che contiene all’interno del suo paniere, in diverse percentuali, tutte le commodities. Le prime 4 partecipazioni sono date dall’oro (14.08%), natural gas (8.47%), greggio WTI (8.42%) e greggio brent (7.35%)
Per poter spiegare la correlazione esistente tra le due asset classes mi servirò del dollaro americano in quanto, come capirete, rivestirà un ruolo importante (se non fondamentale).
Come ho specificato all’inizio del paragrafo, avevo già parlato della correlazione esistente tra obbligazioni e dollaro; vi consiglio di leggere l’analisi al link:
LA CORRELAZIONE INVERSA TRA OBBLIGAZIONI E COMMODITIES SU TIMEFRAME SETTIMANALE
Inizialmente condividerò un grafico settimanale in cui andrò a correlare il rendimento del decennale americano con il DJP, utilizzando il coefficiente di correlazione impostato a 20 periodi, in maniera da avere una panoramica generale:
Dal 2006 ai giorni nostri la correlazione si è mantenuta per la maggior parte dell’arco temporale in territorio positivo. Ciò significa che ogni qualvolta le obbligazioni sono state vendute (con il relativo rialzo dei rispettivi rendimenti visto il rapporto inverso obbligazione/rendimento), le materie prime sono state invece acquistate. Cosa ne conviene da questa osservazione? Queste due correlazioni:
• Correlazione diretta tra rendimenti del decennale americano e materie prime
• Correlazione indiretta tra titoli di stato americani a 10 anni e materie prime
Ora scenderemo più nei dettagli andando a condividere dei grafici giornalieri e aggiungendo all’interno dell’analisi il ruolo del dollaro americano, condividendo il suo indice DXY.
LA CORRELAZIONE “MISTA” TRA OBBLIGAZIONI E COMMODITIES SU TIMEFRAME GIORNALIERO
PERIODO GIUGNO 2006-GIUGNO 2007
Tra giugno 2006 e giugno 2007 i rendimenti a 10 anni hanno perlopiù lateralizzato, seguiti dal DJP. Possiamo quindi affermare che la correlazione tra essi si è mantenuta diretta. Abbiamo invece assistito ad una svendita di dollaro americano.
PERIODO GIUGNO 2007-LUGLIO 2008
Giungiamo alla prima metà della crisi immobiliare scoppiata negli Stati Uniti intorno alla fine del 2007. Vediamo come il rendimento del decennale americano abbia nello stesso arco temporale creato un trend ribassista; il motivo è da ricercare nel ruolo di bene rifugio degli stessi titoli di Stato a quella scadenza: gli investitori, in climi di risk-off dei mercati (in quanto si trattava di recessione), ricercano dei rendimenti stabili e sicuri, e i titoli di Stato USA a 10 anni ricoprono quel ruolo: tale funzione deriva dalla stabilità del Paese stesso che gli emette: un alto rating (più un rating è alto e più un Paese è credibile nell’onorare le obbligazioni assunte) rassicura gli investitori sul fatto che lo Stato riesca sicuramente a restituire il prestito (acquistare un’obbligazione equivale a prestare dei soldi ad un Paese) con un interesse riconosciuto; questi acquisti di obbligazioni sono per questo motivo considerati sicuri e affidabili, e si sono riflessi sui rendimenti relativi che, come abbiamo osservato, hanno creato un trend ribassista.
Lo stesso discorso fatto finora non è replicabile per quanto riguarda il dollaro: esso non riesce ad assumere il suo ruolo di bene rifugio e questo si riflette sull’indice delle commodities, che si muovono in maniera inversa rispetto ai rendimenti (e, di conseguenza, in maniera diretta rispetto ai titoli di stato).
Perché accade ciò? Le materie prime all’interno del DJP sono commerciate in dollari USA. Questo significa che la loro richiesta tende ad aumentare quando il dollaro si indebolisce mentre tende a diminuire quando la stessa valuta si rafforza.
Facciamo un piccolo esempio: immaginiamo voglia comprare un barile di petrolio il cui prezzo è 100$. La mia valuta di riferimento è l’euro; immaginiamo un EUR/USD a 1.22; il cambio valutario indica il fatto che 1€ vale 1.22$.
Andrò a pagare il mio barile di petrolio 81,96€ (100$/1,22$).
Immaginiamo ora che il dollaro si rafforzi, immaginando un cambio EUR/USD a 0.85 (come negli anni 2000);
Questo significa che 1€ andrebbe a valere 0.85$. A questo punto andrei a pagare lo stesso barile non più 81.96€, bensì 117.64€.
Applicate ora questo piccolo ragionamento fatto al DJP:
• Più il prezzo diventa conveniente (con un dollaro in fase di indebolimento), più è probabile che l’indice delle materie prime salga
• Meno il prezzo diventa conveniente (con un dollaro in fase di rafforzamento), più è probabile la discesa dell’indice
Questo è il motivo per il quale obbligazioni e materie prime hanno avuto lo stesso trend: quest’ultime sono fortemente dipendenti dalla forza o dalla debolezza della valuta con la quale sono scambiate: è quindi necessario utilizzare nella correlazione che stiamo analizzando il dollaro americano.
PERIODO LUGLIO 2008-MARZO 2009
Troviamo un cambio di correlazione a partire da luglio 2008: i titoli di stato a 10 anni continuano a comportarsi da beni rifugio e ad essere di conseguenza acquistati, e lo stesso ruolo viene assunto dal dollaro. A questo punto si ha il cambio di rotta da parte dell’indice DJP: dai massimi a 74$ di giugno 2008, l’indice perde oltre il 50% del suo valore, correlandosi in maniera indiretta con i titoli di Stato; uno dei motivi del loro crollo è dovuto anche alla stessa recessione: in un contesto economico di questo tipo, esse tendono a performare male; il motivo è da ricercare nella domanda dei consumatori e nella loro predisposizione a spendere: essendo in recessione, il “consumer spending” cala, e con esso anche la richiesta di materie prime e il loro prezzo, a causa della legge della domanda e dell’offerta; infatti:
MINOR DOMANDA = DIMINUZIONE DEL PREZZO
PERIODO GENNAIO 2009-DICEMBRE 2009
In tutto l’arco dell’anno solare 2009, i rendimenti del decennale salgono come conseguenza delle vendite sui titoli di stato e lo stesso dollaro si correla in maniera diretta con questi ultimi: l’effetto sulle materie prime è da manuale: una svalutazione della moneta rende più conveniente l’acquisto delle materie prime da parte degli investitori e il DJP, come conseguenza diretta, si tiene in trend rialzista per tutto l’arco di tempo analizzato.
PERIODO DICEMBRE 2009-GIUGNO 2010
Verso la fine della crisi immobiliare assistiamo ad una “parità” dei titoli di stato, un rafforzamento del dollaro e un conseguente indebolimento del DJP.
PERIODO GIUGNO 2010-APRILE 2011
Da giugno 2010 ad aprile 2011 i rendimenti dei titoli di stato non prendono un vero e proprio trend; ciò non è vero per gli altri due asset: il dollaro americano disegna un trend ribassista mentre il DJP uno rialzista.
PERIODO APRILE 2011-AGOSTO 2013
Osserviamo come, da aprile 2011 ad agosto 2013, gli investitori abbiano spostato i loro capitali su titoli di stato e dollaro, andando a farli apprezzare. Il rafforzamento del dollaro ha poi pesato sull’indice delle materie prime, che in due anni e due mesi perde il 40% circa del suo valore.
PERIODO AGOSTO 2013-GENNAIO 2015
Nei due anni successivi la musica non cambia, infatti assistiamo agli stessi trend da parte di tutte le tre asset classes osservate nel biennio precedente 2011-2013.
PERIODO GENNAIO 2015-DICEMBRE 2016
Biennio 2015-2016 caratterizzato da una lateralizzazione da parte dei titoli di stato e da parte del dollaro USA; le materie prime continuano la loro caduta, portandosi ad un prezzo di 24$ circa.
PERIODO DICEMBRE 2016-APRILE 2018
Tra tutti i periodi analizzati finora, questo è l’unico in cui le materie prime e i titoli di stato lateralizzano. La debolezza della valuta mondiale non riesce a rinvigorire il DJP.
PERIODO APRILE 2018-CROLLO COVID 19
Il biennio 2018-2019 è stato caratterizzato da un acquisto di titoli di stato con corrispondente diminuzione del relativo rendimento e da un rafforzamento del dollaro americano, con conseguente deprezzamento da parte delle materie prime.
PERIODO CROLLO COVID19-GIORNI NOSTRI
Dai crolli dei mercati azionari di marzo 2020 abbiamo assistito ad una generalizzata vendita di titoli di stato, un non-definito trend da parte del dollaro ed un’esplosione da parte del DJP.
LE DIFFERENZE TRA IL BREVE E IL LUNGO PERIODO
L’aver analizzato la correlazione tra materie prime e titoli di stato a livello giornaliero e a livello settimanale ha messo in luce un argomento che vorrei chiarire:
- Abbiamo assistito ad una correlazione inversa a livello settimanale
- Abbiamo assistito ad una correlazione “mista” a livello giornaliero
Che insegnamento dobbiamo trarne? Una correlazione può risultare “diversa” a seconda del timeframe in cui viene analizzata; abbiamo infatti scoperto come essa si mantenga piuttosto indiretta (e diretta se si fa riferimento ai rendimenti ma non ai titoli di stato) se studiata a livello settimanale, ma assume un atteggiamento “controverso” se si fa riferimento al timeframe giornaliero; riferendoci a quest’ultimo riusciamo infatti a trovare degli archi temporali in cui la correlazione indiretta non si palesa (giugno 2006-giugno 2007, giugno 2007-luglio 2008, dicembre 2009-giugno 2010 ed infine gennaio 2015-dicembre 2016).
Per studiare una correlazione è quindi necessario scegliere un determinato timeframe, in quanto essa può risultare diversa a seconda che ci si riferisca al breve o al lungo periodo.
LA CORRELAZIONE TRA MATERIE PRIME, TITOLI DI STATO E INFLAZIONE
Il consumer price index gioca un ruolo fondamentale in questa correlazione. Qual è il motivo? Riflettiamo assieme:
Ho già specificato diverse volte l’influenza che ha l’inflazione nelle obbligazioni (titoli di stato): se essa sale, è meno conveniente per gli investitori detenerle, per il fatto che il rendimento che loro otterrebbero da tale investimento sarebbe totalmente eroso dal CPI stesso. Quello che dobbiamo aspettarci quindi è una correlazione inversa tra inflazione e titoli di stato: più l’inflazione sale, più i titoli vengono venduti e viceversa.
Per quanto riguarda le commodities, esse vanno a performare bene in territori inflattivi; perché? Perché esse sono le maggiori responsabili del dato oggettivo: più il loro prezzo sale, maggiori saranno le pressioni inflazionistiche.
Basandoci su tutto quello esplicitato in questo paragrafo, cosa possiamo aspettarci?
- In fasi di recessioni, i livelli di inflazione calano poiché la domanda di beni da parte di industrie, privati e cittadini diminuiscono dal momento che lo stesso “consumer spending” cala in maniera diretta e di conseguenza, dal momento che il mondo delle commodities è dominato dalla legge della domanda e dell’offerta, minore è la domanda, minore sarà il prezzo. Per quanto riguarda le obbligazioni, il concetto si capovolge: il calo dei prezzi al consumo le rende più appetibili in quanto il rendimento non sarebbe più eroso dal CPI; la conseguenza diretta è un loro acquisto; da non dimenticare anche il ruolo del decennale americano come bene rifugio, che tende ad apprezzarsi in momenti di risk-off.
- In fasi di riprese ed espansioni economiche tutto si ribalta: l’inflazione vede degli aumenti a causa dell’aumento della domanda di beni, e da qui l’aumento di prezzo delle materie prime. Le obbligazioni diventano invece poco attraenti per i motivi spiegati poc’anzi.
Questo è possibile osservarlo a livello grafico?
RECESSIONE 2007-2009
RIPRESA ED ESPANSIONE ECONOMICA 2009-2011
RECESSIONE COVID-19
RIPRESA ED ESPANSIONE ECONOMICA 2020-2021
L’analisi termina qua. Essa è generalizzata a tutte le materie prime dal momento che ho correlato le obbligazioni ad un indice di esse. Prossimamente scriverò delle analisi che si incentreranno sulla correlazione tra le stesse obbligazioni e materie prime specifiche.
Grazie per l’attenzione, Matteo Farci.
WisdomTree - Tactical Daily Update - 24.03.2022 La nuova impennate del prezzo di oil e gas frena il recupero delle Borse.
Il Presidente Usa Biden e’ in Europa e chiedera’ nuove sanzioni alla Russia.
Procedono lentamente e senza svolte le negoziazioni per un cessate il fuoco.
Accelera il movimento al rialzo dei rendimenti di Govies e Corporate Bond.
Ieri, 23 marzo, le Borse europee dopo essere tornate su livelli simili a quelli della vigilia del conflitto in Ucraina nelle sedute precedenti, hanno chiuso in rosso una seduta condizionata negativamente dal forte aumento del prezzo del petrolio e del gas. Il Presidente russo Putin ha imposto il pagamento in rubli delle forniture di gas e petrolio ai clienti dei Paesi “non amichevoli”.
In sintesi, Francoforte (Dax 40), Parigi (Cac40) Madrid (Ibex35) hanno perso oltre -1%, mentre Milano ha limitato i danni a -0,9%. Chiusure negative anche per Wall Street, col Dow Jones ed il Nasdaq a -1,3%, e lo S&P500 a -1,2%. A soffrire sono stati in particolare i titoli tecnologici, immobiliari e delle costruzioni, mentre sono risalite le azioni del comparto energetico.
L’evoluzione della guerra in Ucraina resta determinante per le sorti dei mercati finanziari, anche perche’ l’auspicata svolta diplomatica verso un rapido “cessate il fuorco” stenta ad arrivare. Nel frattempo, il Presidente americano Biden e’ in Europa per partecipare ad un summit straordinario della Nato, ad un vertice del G7 e ad una riunione del Consiglio europeo.
All’orizzonte nuove sanzioni contro la Russia, tra le quali l’ipotesi di interrompere gli acquisti di petrolio e gas russi, scenario su cui la Germania ha gia’ rimarcato la sua contrarieta’, giudicandola dannosa e controproducente per le economie energivore europee che faticherebbero a trovare un rapido rimpiazzo.
La Banca Centrale Russa ha deciso il ripristino delle negoziazioni della Borsa di Mosca da oggi, 24 marzo 2022, per le azioni di 33 società incluse nell'indice Moex, che ha segnato +5,2%. L’orario e’ ridotto, dalle ore 9.50 alle ore 14.00 locali, e sono vietate le vendite allo scoperto. La Borsa di Mosca era ferma dallo scorso 28 febbraio.
Secondo indiscreazioni raccolte da Bloomberg, la Governatrice della Banca Centrale, Elvira Nabiullina nei giorni scorsi era intenzionata a lasciare l’incarico, ma sarebbe stata convinta da Putin a restare al suo posto in questa fase “molto delicata”.
Dopo la pausa di ieri, 23 marzo, oggi tornano a correre i rendimenti dei Governativi Usa ed Europei. Quello del BTP decennale benchmark tocca +2,04% mentre lo spread col Bund 10 anni tedesco si mantiene attorno a 152 bps. Quello del Treasury decennale Usa segna muovi record da maggio 2019, a +2,37%.
La notte scorsa, 23 marzo, il Chairman della FED di di St Louis James ha nuovamente affermato che la Banca Centrale Usa dovrebbe rapidamente varare operazioni di contrasto dell’inflazione, correggendo alcuni eccessi nel mercato finanziario Usa indotti anche dal prolungato stimolo monetario, e avallando lo scenario di un rialzo dei tassi di +0,5% alla prossima Riunione del 3-4 maggio
Come accennavamo all’inizio ieri, 23 marzo, il prezzo del petrolio e’ tornato a correre, superando i 120 Dollari/barile nel caso del Brent (greggio di riferimento europeo). Nell’ultima rilevazione settimanale le scorte petrolifere negli Stati Uniti sono scese di oltre 2 milioni di barili a 414, contro attese di variazioni nulle.
Il prezzo del gas naturale in Europa (trading venue TTF olandese) e’ tornato a crescere a partire da ieri, toccando 123,5 Euro/megawattora, +10% (ore 13.00 CET).
Sul mercato valutario spicca l’impennata del rublo, seguito all'annuncio di Vladimir Putin di imporre, in tempi rapidi, pagamenti in valuta nazionale russa per le forniture energetiche a Paesi “non amici”. Il cambio Euro/Rublo si e’ rapidamente portato da 113 a 106 (ore 13.00 CET). Euro in calo verso Dollaro, -0,2% a 1,098: Bitcoin conferma la tendenza recente al recupero, +1,4% a 42.900 Dollari (ore 13.00 CET).
Stamattina, dopo il recupero segnato dai future su Wall Street, in frazionale rialzo, le principali Borse asiatiche hanno recuperato dai minimi di seduta e limitato i danni in chiusura. L’Hang Seng di Hong ha perso -0,3%, col recupero dei titoli dei business tradizionali e legati ai consumi personali, mentre quelli tecnologici, dopo due sedute di vistosi recuperi, mostrano debolezza.
Il CSI300 di Shanghai&Shenzen ha perso -0,7%, il Kospi coreano -0,4% e l’ASX200 australiano, ricco di società minerarie, ha segnato +0,3%, stessa misura del rialzo del Nikkei giapponese.
Oggi le principali materie prime sembrano prendere una pausa dopo la lunga fase rialzista: l’indice Bloomberg Commodity perde -0,5%, dopo il +2,5% di ieri (ore 13.00 CET). Il prezzo del petrolio WTI (greggio di riferimento Usa), che ieri aveva guadagnato oltre +5%, segna oggi, 24 marzo, un frazionale assestamento a 114,6 Dollari/barile, -0,3%.
Sul versante dei metalli preziosi, un accenno di recupero per l’oro, +-,2% a 1.946 Dollari/oncia: piu’ marcato il rialzo di quello dell’argento, +1,2% a 25,5 Dollari/oncia.
A fine mattinata le Borse europee si muovono incerte, con variazioni minime, in media -0,2%, rispetto alle chiusure di ieri (ore 13.30 CET).
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Palladio (US$/OZ), Strategia rialzista di lungo periodoPalladio (US$/OZ), Strategia rialzista di lungo periodo
Data analisi: 25/ 05 /2021
Prezzo: 2768 $
Target Price Palladio di lungo periodo:
1° Target Price: 12314.97 $
2° Target Price: 10540.74 $
3° Target Price: 7668.27 $
4° Target Price: 4793.15 $
5° Target Price: 3017.02 $
CACAO (CC) - Nuovo impulso ribassista?Il mercato del CACAO (CC) sul time frame giornaliero mostra come, dopo aver raggiunto un picco massimo nella giornata del 10 Febbraio, ha avviato una intensa fase ribassista sino a raggiungere nuovamente una trend line dinamica che sta fungendo da supporto ormai da inizio Dicembre 2021.
In corrispondenza della trend line i compratori hanno nuovamente preso il sopravvento spingendo il prezzo al rialzo con possibilità di raggiungere l'area di offerta/resistenza evidenziata in figura con il rettangolo rosso. Quest'ultima area potrebbe rappresentare il termine del ritracciamento avviando una nuova gamba ribassista
Se la salita si arrestasse effettivamente nella zona di offerta/resistenza si verrebbe inoltre a creare una configurazione testa e spalle di inversione con neckline rappresentata proprio dalla trend line dinamica che, se dovesse essere rotta al ribasso, rappresenterebbe un ulteriore forte segnale di continuazione della debolezza.
Quanto sopra esposto non è un consiglio finanziario ma la nostra view basata sulla strategia PCTS/PFTS.
Buon trading!
HEDGE PER INFLAZIONE❗️Il palladio viene principalmente esportato dalla Russia, in quanto serve fortemente al comparto automotive europeo, quest'ultimo ha un peso non indifferente nel calcolo dell'inflazione.
‼️Da un punto di vista tecnico, la commodity sta consolidando vicino ai massimi di breve, in caso di chiusura giornaliera al di sopra dell'area, si può comodamente strutturare una strategia long atta alla copertura dell'inflazione nel breve-medio termine