GLI INDICI CHE PALESANO IL MOMENTO RIBASSISTA DEI MERCATIBuongiorno ragazzi. Mercoledì discutevo argomenti riguardanti la mia visione ribassista sui mercati azionari americani basandomi su un’analisi della curva dei rendimenti dei titoli di stato americani e sui diversi cicli economici, sottolineando il fatto che la mia visione ribassista era dettata dalla particolare fase economica attraversata.
Trovate tale argomento a questo link:
Riprenderò ora lo stesso concetto condividendo indici di forza e particolari grafici in maniera da darvi una visione più “tecnica”.
GLI OPERATORI HANNO “PAURA”: GLI INDICI DI VOLATILITA’ VIX E VXN
Nel mondo finanziario esistono due particolari indici che tendono a rafforzarsi quando l’incertezza tra gli operatori aumenta; di essi ne parlo molto spesso: il VIX e il VXN. Essi sono gli indici di volatilità dell’S&P500 e del Nasdaq.
La storia economica finanziaria racconta che quando gli operatori sono incerti, le volatilità aumentano e i mercati azionari tendono ad avere cattive performance; questo è il motivo per il quale entrambi sono definiti come “indici di paura”:
Ricordo che i valori degli indici di volatilità al di sopra dei quali i mercati sono considerati “in tensione” sono i 20 punti per quanto riguarda il VIX e i 25 per quanto riguarda il VXN.
Specificato ciò, la mia operatività e le analisi che condivido con voi si basano sull’analisi intermarket; grazie ad essa riesco a combinare diversi asset tra loro che hanno lo scopo di fornirmi una visione più ampia di ciò che accade; è per questo motivo che non tendo spesso a studiare i due benchmark e i corrispondenti indici di volatilità singolarmente, bensì combinandoli tra loro; è così che, cliccando nella barra di ricerca di tradingview i ticker “SPX/VIX” E “NQ1!/VXN” otteniamo i due indici di forza relativa:
I due indici di forza danno informazioni riguardanti il sentiment degli operatori:
• Essendo gli indici di volatilità definiti come “indici di paura”, possiamo affermare che quando gli stessi tendono a sovraperformare i corrispettivi benchmark (disegnando nei due grafici di prezzo dei trend ribassisti) le “paure” superano le “serenità”. Quando un mercato è incerto, l’azionario tende a salire? Direi di no, dal momento che la stessa asset class tende a performare bene in risk on
• Quando le “certezze” superano le “incertezze” i due benchmark tendono invece a sovraperformare gli stessi indici di paura andando a disegnare nei grafici di prezzo dei trend rialzisti
Facciamo un’analisi tecnica dei due indici di forza:
• S&P500/VIX mostra debolezza da inizi novembre 2021; la stessa continua a palesarmi ancora oggi, motivo per il quale la linea di prezzo ha formato una figura di analisi tecnica ribassista, ossia un triangolo discendente
• NASDAQ/VXN mostra gli stessi identici comportamenti, ma stavolta la figura tecnica ribassista è un canale parallelo discendente
Le due figure di analisi tecnica mostrano la maggior forza dell’incertezza rispetto alla certezza. Un ulteriore considerazione è il fatto che questo sentiment negativo sta raggiungendo i minimi visitati durante il crollo dei mercati indotto dalla pandemia nel 2020: gli indici raggiungeranno nuovamente gli stessi? Non posso saperlo in questo momento, ma in ogni caso lo commenteremo assieme.
Questi sono solo due degli indici di forza che considero per capire il sentiment del mercato; pertanto, finchè gli stessi non dimostreranno dapprima segnali di ripresa e successivamente un’inversione di tendenza, la mia visione sui mercati azionari continuerà a rimanere ribassista!
COME LA “PAURA” SI MANIFESTA SUI SETTORI CICLICI E DIFENSIVI
Nella grafica in basso trovate in color rosso l’indice di forza relativo tra i settori dell’S&P500 ciclico e difensivo; in particolare, tra il settore dei beni discrezionali (etf XLY) e quello dei beni di prima necessità (etf XLP). Ho scelto di condividere questo indice per un determinato motivo: la grande correlazione positiva tra l’indice di forza S&P500/VIX.
Commentiamo la grafica:
• Un settore ciclico tende a performare bene quando l’economia si presenta forte e robusta, mentre tende a perdere parte dei guadagni quando la stessa inizia a rallentare e a contrarsi.
• Un settore difensivo non è fortemente dipendente dai cicli economici, motivo per il quale tende a reggere meglio gli urti causati da un rallentamento economico o da una recessione
Nella grafica ho inserito una linea verticale di demarcazione di color blu, che indica il periodo prima dell’8 dicembre 2021, che definiamo “fase di certezza”, e dopo la data stessa, che chiamiamo “fase di incertezza”.
L’indice di forza XLY/XLP dimostra che quando gli investitori “sono impauriti” (ricordate, è il VIX che lo dice!) si ha una preferenza verso i settori difensivi che i settori ciclici (il trend diventa ribassista dal momento in cui XLP inizia a sovraperformare XLY). Ciò che è curioso è questo: nell’ultima analisi spiegavo come l’appiattimento della curva dei rendimenti fosse ricollegata ad un rallentamento economico dove, appunto, il settore dei beni di prima necessità tende a reggere meglio il “pessimismo” rispetto al settore dei beni discrezionali. La sovraperformance da parte dei settori difensivi è iniziata ad inizi dicembre 2021; in quello stesso periodo, come si presentava la curva dei rendimenti?
Stava iniziando ad appiattirsi. Non è un caso quindi che il settore difensivo abbia iniziato a mostrare i muscoli proprio intorno a quella data! L’informazione da trarne è un’ulteriore: è probabile che i mercati azionari abbiano iniziato a cambiare tendenza ad inizi 2022 in quanto pensavano potesse esserci un rallentamento economico, che poi si è palesato attraverso il rallentamento dei diversi dati macroeconomici ma anche dall’ulteriore appiattimento della curva:
Appare quindi chiaro che finché l’indice di forza tra settori XLY/XLP non invertirà la tendenza da ribassista a rialzista la mia visione pessimista nei riguardi dei benchmark azionari persisterà.
L’IMPORTANZA DEI COEFFICIENTI BETA
Non potevo non menzionare in questa analisi i coefficienti beta. Nonostante non sia la prima volta che li nomino, faccio un breve riassunto chiarendo cosa sono e perché rivestono una grande importanza.
Come dice il nome, essi sono dei coefficienti che vengono attribuiti ad ogni azienda. Ogni coefficiente beta oscilla attorno a valori di 1; in particolare, se il beta di un’azienda è uguale a 1, essa tenderà a muoversi in linea con il suo benchmark di riferimento; se il beta di un’azienda è maggiore di 1, essa viene considerata “aggressiva” in quanto tenderà ad avere fluttuazioni maggiori rispetto al mercato di riferimento (in gergo, stiamo parlando di un’azienda considerata “volatile” e quindi rischiosa); se il beta è compreso tra 0 e 1, siamo di fronte ad un’azienda “difensiva” che tende ad avere fluttuazioni di prezzo meno pronunciate rispetto al riferimento (quindi un’azienda meno “volatile” e meno “rischiosa”).
Prendiamo ad esempio due coefficienti beta di due settori totalmente diversi tra loro:
• XLP -> 0.58
• XLY -> 1.18
Immaginiamo che un giorno X l’S&P500 registri una performance del +1,43%. Quali sono i rendimenti attesi dai due settori?
• XLP -> si muoverà 0.58 volte l’S&P500 -> 1.43 x 0.58 = +0.83%
• XLY -> si muoverà 1.18 volte l’S&P500 -> 1.43 x 1.18 = +2.57%
Stesso esempio se il benchmark di riferimento registrasse una performance del -1.43%; prendiamo ora come esempi XLK (settore tech, beta 1.05) e XLU (settore utilities, beta 0.38):
• XLK -> si muoverà 1.05 volte l’S&P500 -> -1.43 x 1.05 = -1.5%
• XLU -> si muoverà 0.38 volte l’S&P500 -> -1.43 x 0.38 = -0.54%
Capito questo concetto, ragioniamo assieme: da marzo 2020 a dicembre 2021 il mercato azionario ha avuto un’unica direzione: quella rialzista. Avendo sempre avuto delle performance positive, esso sarà stato spinto al rialzo da tutti quei settori (o aziende) con coefficienti beta superiori ad 1, giusto? Nello stesso arco di tempo i settori con beta minore di 1, per lo stesso ragionamento, dovrebbero aver sofferto rispetto a quelli con beta superiore ad 1; esistono due etf che replicano i movimenti delle aziende ad alto beta e a basso beta:
• SPLV (aziende a basso beta)
• SPHB (aziende ad alto beta)
Vediamo se da marzo 2020 a dicembre 2021 tutto ciò ipotizzato è vero:
Possiamo affermare che lo è.
Possiamo dire che nell’ultimo periodo siano state invece le aziende a basso beta a sovraperformare quelle ad alto (visto che tendono a soffrire di meno durante i crolli, a differenza delle altre)?
Possiamo affermarlo!
Correlo lo stesso indice di forza al VIX per mostrarvi una qualcosa di interessante:
Esiste una correlazione inversa tra l’indice di forza e l’indice della paura; in particolare, quando il mercato ha certezze (ossia quando il VIX scende) le high beta tendono a sovraperformare le low beta; quando invece le stesse si palesano (ossia quando il VIX sale), sono le low beta ad avere la meglio.
Cosa voglio dire con questo? Che finché saranno le aziende con beta basso a sovraperformare quelle ad alto, la mia visione sui mercati azionari continuerà a rimanere ribassista!
CORRELAZIONE TRA VIX E SPREAD OBBLIGAZIONARIO AD ALTO RENDIMENTO
Come ultimo esempio considero la correlazione diretta tra spread obbligazionario ad alto rendimento e VIX. Ho già trattato questo spread precedentemente, trovate l’argomento al link:
Nonostante ciò, spiego brevemente come va visualizzato:
Innanzitutto, esso è la differenza tra il rendimento delle obbligazioni societarie high yield (obbligazioni spazzatura) con scadenze superiori a un anno e i rendimenti dei titoli di stato del tesoro americano, alla stessa scadenza.
• Vengono paragonati rendimenti di obbligazioni “pericolose” (con bassi ratings) a rendimenti di obbligazioni estremamente “sicure” (con alti ratings, essendo emesse dal governo degli Stati Uniti). Più lo spread sale, più le obbligazioni pericolose aumentano i loro rendimenti rispetto a quelle meno pericolose, più investire nelle high yield è considerato rischioso per l’uguaglianza RISCHIO = RENDIMENTO (più il rendimento della cedola è alto, tanto la stessa è considerata rischiosa). Discorso opposto quando lo spread si restringe.
• Il rendimento di un’obbligazione è inverso al prezzo della stessa: più un bond viene venduto, più il rendimento crescerà; viceversa, quando gli stessi sono acquistati, il loro rendimento decrescerà
• Di conseguenza, se lo spread sale verso l’alto ci sarà una maggior vendita di obbligazioni pericolose (che offrono però dei rendimenti più alti) rispetto a quelle che lo sono meno; quando invece esso si contrae, saranno preferiti i bond più rischiosi di quelli che lo sono meno
• Capito ciò, come possiamo concludere? Quando lo spread sale verso l’alto, ci si ritrova in clima di “pessimismo” in quanto vengono venduti strumenti rischiosi a dispetto di altri poco rischiosi ma meno “attraenti”; quando invece lo spread si contrae, vengono preferiti strumenti ad alto rendimento rispetto a quelli a basso rendimento, tipica situazione di risk on dei mercati.
Questo “pessimismo” dovuto all’allargamento dello spread è correlabile al VIX?
Direi di si! Il VIX riflette le scelte degli operatori:
• Se essi sono incerti e vendono strumenti rischiosi, l’indice della “paura” sale
• Se essi sono ottimisti, il VIX cala mentre gli acquisti di strumenti high yield aumentano
Nel link condiviso poco fa tratto diverse correlazioni con questo spread; qualora non l’aveste ancora fatto consiglio di leggerlo, è importantissimo.
Vediamo come si presenta lo spread in questo periodo:
Esso si trova in territorio rialzista da fine dicembre 2021.
Gli investitori, di conseguenza, stanno scaricando quantità abbondanti di obbligazioni pericolose.
SIAMO IN RISK OFF!
Tutti gli indici di forza condivisi in questa analisi hanno uno ed un unico scopo: farvi capire quale sia da inizio anno ad oggi il clima di mercato. Avrete già capito durante la lettura che gli investitori non sembra siano disposti a rischiare. La domanda che faccio a voi è questa: considerando gli indici di forza condivisi, come si può aver una visione rialzista dei mercati azionari, essendo le azioni una asset class definita “ad alto rendimento”?
Fintanto che tutti gli indici di forza mostrati non invertiranno la loro tendenza, la mia visione rimarrà ribassista.
Spero di aver dato un contributo, vi terrò aggiornati qualora si presentassero nuovi sviluppi o qualora cambiasse la mia visione.
Buona giornata, Matteo Farci
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SPREAD OBBLIGAZIONARIO AD ALTO RENDIMENTO: LA SUA IMPORTANZA Salve lettori! Prosegue la guida al mercato obbligazionario iniziata il 16 febbraio 2022. I temi trattati sono stati:
• Introduzione al mercato obbligazionario
• Move Index e le sue correlazioni
• Correlazione tra obbligazioni e dollaro americano in diversi scenari economici finanziari
• Correlazione tra mercato obbligazionario e mercato azionario
• Forza e debolezza di uno stato espresso dai ratings e dalle obbligazioni
• Indice di forza relativo capace di anticipare un segnale di recessione
• La correlazione tra obbligazioni e materie prime
• Obbligazioni societarie: investment grade e high yield
Spero di aver trattato i diversi argomenti in maniera chiara e semplice, in maniera da fornirvi una visione più semplice e chiara dei mercati finanziari (dopotutto, l’obiettivo primo è proprio questo).
In questa analisi mi concentrerò su un argomento riagganciandomi all’ultima analisi in cui trattavo le obbligazioni societarie: lo spread obbligazionario ad alto rendimento.
E’ un argomento che potrebbe creare qualche problema di comprensione, per cui cercherò di trattarlo in maniera semplice. Per qualsiasi dubbio, contattatemi pure.
Iniziamo!
COS’E’ UNO SPREAD OBBLIGAZIONARIO?
Come spesso ho spiegato, uno spread non è altro che una differenza; se si tratta di spread obbligazionario, sarà una differenza tra i rendimenti di due obbligazioni diverse tra loro; in particolare esse:
• Possono appartenere alla stessa classe dello stesso Paese emittente (esempio: titoli di stato del tesoro americano, come lo spread “US10Y-US02Y”)
• Possono appartenere alla stessa classe ma derivare da emittenti statali diversi (come ad esempio il famoso spread “btp-bund”)
• Possono appartenere a diversa classe, derivanti da emittenti diversi (obbligazioni statali e obbligazioni corporate).
Gli spread sono espressi in termini di punti percentuali o punti base.
SPREAD OBBLIGAZIONARIO AD ALTO RENDIMENTO: CHI IL MINUENDO E CHI IL SOTTRAENDO DELLA DIFFERENZA?
Uno spread obbligazionario ad alto rendimento è la differenza tra il rendimento di un’obbligazione ad alto (minuendo) e una a basso rendimento (sottraendo).
Per l’uguaglianza di cui parlo spesso “RISCHIO = RENDIMENTO”, sarà quindi il differenziale tra un’obbligazione rischiosa ed una meno rischiosa; infatti, tenete bene a mente:
• Più è alto il rischio che un emittente non riesca ad onorare il compito di debitore (più è alta la possibilità che un emittente non riesca a ripagare l’interesse dell’obbligazione) più il creditore (un investitore, ad esempio) richiederà un alto rendimento per essersi assunto tale rischio
• Più è alta la possibilità che l’emittente riesca a onorare l’obbligazione assunta, minore sarà il rendimento richiesto dal creditore.
Ricordo brevemente:
• Le obbligazioni ad alto rendimento sono quelle che tipicamente vengono definite “junk bonds” (obbligazioni spazzatura), ai quali emittenti appartengono ratings da BB+ a D (emittenti considerati “poco capaci” di rispettare i propri doveri di debitori)
• Le obbligazioni a basso rendimento sono quelle che vengono definite “investment grade”, ai quali emittenti appartengono ratings AAA fino ad arrivare a BBB- (emittenti considerati in linea generale “capaci” di rispettare le obbligazioni assunte)
Gli emittenti di obbligazioni high yield sono rappresentati tipicamente da società o da Paesi Emergenti, mentre quelli di obbligazioni investment grade da Paesi come Stati Uniti e Germania.
In questa analisi prenderò in considerazione lo spread tra obbligazioni high yield emesse da società americane e obbligazioni del tesoro americano.
RISK ON E RISK OFF
Nella precedente analisi che trovate qui su tradingview dal titolo "obbligazioni societarie: investment grade e high yield" elencavo alcuni etf che replicavano il movimento di obbligazioni high yield a diversa scadenza.
Questi erano l’ISHARES 0-5 YEAR HIGH YIELD CORPORATE BOND ETF (SHYG):
e l’ISHARES IBOXX $ HIGH YIELD CORPORATE BOND ETF (HYG):
Avevo giustificato le recenti discese dei due etf basandomi sul concetto di risk-off dei mercati: quando l’avversione al rischio da parte degli investitori è bassa, essi tipicamente ruotano i loro capitali da asset più rischiosi ad asset meno rischiosi; era quindi piuttosto normale che si sarebbe verificato un deflusso di capitali da questi etf replicanti movimenti di obbligazioni molto rischiose, non credete?
Questo è solo uno dei tantissimi modi per capire quale sia il sentiment del mercato. Un altro è quello di paragonare tra loro i rendimenti di obbligazioni con stessa scadenza appartenenti a diversa classe, emesse da diversi emittenti, con diverso rischio, attraverso uno spread.
E’ possibile costruirne uno prendendo in considerazione obbligazioni high yield societarie e obbligazioni investment grade emesse dal governo statunitense? Si. L’ICE BofA US High Yield
ICE BOFA US HIGH YIELD: LO SPREAD OBBLIGAZIONARIO AD ALTO RENDIMENTO
Lo spread ICE BofA US High Yield, con ticker “BAMLH0A0HYM2”, esprime il differenziale tra i rendimenti di obbligazioni high yield di società americane e i rendimenti del tesoro americano (con tutte le obbligazioni con scadenze superiori all’anno solare). Possiamo esprimere il segno “-“ della differenza come metro di paragone tra i due termini dello spread; molti di voi si chiederanno:
”che senso avrebbe paragonare i rendimenti obbligazionari societari con quelli dei titoli di stato”?
La spiegazione è da ricercare nell’affidabilità di debitore degli Stati Uniti: i suoi titoli di stato vengono considerati dal mercato come “esenti da ogni rischio” (avendo l’USA come rating AAA) vista la forza economica dello Stato e l’inesistente possibilità di default da parte sua; il rischio praticamente assente si riflette sui rendimenti che, per l’uguaglianza RISCHIO = RENDIMENTO, saranno bassi. Ciò fa degli stessi rendimenti un ottimo strumento di riferimento, in particolare come sottraendo dello spread.
Come minuendo dello spread vengono invece utilizzati gli high yield delle società americane che, in questo modo, vengono paragonati ai rendimenti dei titoli del tesoro:
• Se lo spread sale verso l’alto (ossia si “allarga”) significa che i rendimenti delle obbligazioni societarie stanno sovraperformando i rendimenti dei titoli di stato USA
• Se lo spread scende verso il basso (ossia si “contrae”) significa che i rendimenti delle obbligazioni societarie stanno sottoperformando i rendimenti dei titoli di stato USA
Come tutti sappiamo, il rendimento di un’obbligazione è correlato inversamente al suo prezzo, per cui:
• Se lo spread si allarga significa che c’è una maggior vendita di junk bonds societari rispetto alla vendita di titoli di stato USA. Ciò è da interpretare come una preferenza del mercato verso obbligazioni più sicure (US Treasury Bonds) rispetto a quelle high yield
• Se lo spread si restringe, significa che c’è una preferenza in acquisto di junk bonds rispetto a titoli di stato USA. Gli acquisti si concentrano più su strumenti ad alto rischio che su quelli a basso rischio (dal momento che il rendimento delle obbligazioni societarie scende maggiormente rispetto a quello delle obbligazioni statali)
Capire questi ultimi 4 punti è di fondamentale importanza, in quanto:
• Se il mercato si concentra su strumenti a più alto rischio rispetto ad altri a meno rischio, possiamo affermare il fatto di essere in clima di risk-on; graficamente, tale situazione viene rappresentata dal restringimento dello spread:
• Se il mercato si concentra su strumenti a più basso rischio rispetto ad altri a più alto rischio, possiamo affermare il fatto di essere in clima di risk-off; graficamente, tale situazione viene rappresentata dall’allargamento dello spread:
Per certificare queste mie ultime due affermazioni, correlo lo spread all’andamento dell’S&P500, utilizzando come etf l’SPX:
Osservate: ogni qualvolta il mercato preferisce acquistare junk bonds societari rispetto a titoli di stato, l’S&P500 tende ad avere ottime performance: il motivo è da ricercare nel clima risk-on, ossia quella particolare condizione in cui gli investitori si concentrano su asset finanziari rischiosi che offrono alti rendimenti. E in clima di risk off?
Quando l’avversione al rischio è bassa, gli investitori preferiscono concentrarsi su strumenti a più basso rischio (come titoli di stato) lasciando da parte strumenti ad alto rischio: è cosi che, in tale situazione, lo spread si allarga, con conseguenti discese più o meno brusche da parte del benchmark azionario (fatta eccezione per il periodo 1997-2000, in cui questo evento non si è verificato).
I grafici in cui correlo lo spread e il benchmark azionario sono utili per capire un qualcosa di necessario:
• Più lo spread si allarga raggiungendo percentuali sempre più alte, più l’avversione al rischio da parte degli operatori di mercato diminuisce
• Più lo spread si restringe raggiungendo percentuali sempre più basse, più l’avversione al rischio degli investitori aumenta
Per spiegare in maniera ancora più semplice questi ultimi due concetti mi servirò di una grafica in cui andrò a ricreare quattro situazioni di rischio diverse:
1. Grafico 1
Nel piano cartesiano rendimento (asse y) e tempo (asse x) ritroviamo i rendimenti dei titoli del tesoro (1%) e gli high yields dei junk bonds (4%). Lo spread, calcolato come differenza, è:
SPREAD AD ALTO RENDIMENTO = RENDIMENTO JUNK BONDS – RENDIMENTO TITOLI DI STATO
SPREAD AD ALTO RENDIMENTO = (4 – 2)% = 2%
Il grafico 1 riporta quella particolare condizione in cui gli operatori a mercato sono più avversi al rischio, in quanto lo spread è il più ristretto di tutti i quattro che vedremo
2. Grafico 2
In questo caso lo spread si allarga, raggiungendo valori del 3.6%, infatti:
SPREAD AD ALTO RENDIMENTO = RENDIMENTO JUNK BONDS – RENDIMENTO TITOLI DI STATO
SPREAD AD ALTO RENDIMENTO = (6 – 2.4)% = 3.6%
Con uno spread in aumento di 1.6 punti percentuali rispetto al caso precedente, il mercato inizia ad avere meno appetito al rischio
3. Grafico 3
Spread al 6.4%, in aumento di 4.4 punti percentuali rispetto al caso 1 e di 2.8 rispetto al caso 2. Allargandosi lo spread, l’appetito al rischio inizia a restringersi sempre di più
4. Grafico 4
Esso descrive la situazione tra le quattro diverse in cui gli operatori sono meno propensi a concentrarsi su strumenti ad alto rischio, visto lo spread a valori di 8 punti percentuali.
Spero di essere stato ancora più chiaro con questi ultimi 4 esempi.
ALCUNE CORRELAZIONI INTERMARKET
• CORRELAZIONE TRA SPREAD OBBLIGAZIONARIO AD ALTO RENDIMENTO E PIL POCO PRIMA E IMMEDIATAMENTE DOPO UNA RECESSIONE
Sapete quanto io reputi importante l’analisi intermarket e la correlazione tra le varie asset classes.
Ragionando sul fatto che il mondo obbligazionario è strettamente legato all’economia di un Paese, ho pensato che probabilmente potesse esistere una correlazione tra lo spread discusso in questa analisi e il pil statunitense; la forte correlazione è presto ritrovata intorno alle aree ombreggiate di color celeste, che indicano le recessioni americane dal 1997 ad oggi:
• Ogni qualvolta lo spread si è mosso al di sopra dei 9 punti percentuali (tutti i punti temporali sono stati cerchiati di rosso) siamo stati protagonisti di una recessione
• Aiutato da delle frecce di color nero e arancio, vi ho indicato come il dato macroeconomico e lo spread si correlino in maniera indiretta immediatamente prima e immediatamente dopo una recessione: osservate come ai crolli del prodotto interno lordo del 2000, 2008 e 2020 lo spread si sia mosso in maniera inversa, in particolare verso l’alto; al contrario, durante le successive riprese economiche, osservate il suo restringimento; perché ciò è accaduto?
Lo spread si è allargato durante i crolli economici in quanto, come ho detto prima, gli investitori in risk-off preferiscono strumenti meno rischiosi che più rischiosi; una massiccia vendita di obbligazioni high yield si riflette sui relativi rendimenti che “esplodono” verso l’alto, con effetto diretto sullo spread, che va ad allargarsi. Caso contrario per quanto riguarda le successive riprese economiche, in cui abbiamo assistito ad un restringimento visti gli acquisti di strumenti rischiosi ai danni di quelli meno rischiosi.
• CORRELAZIONE TRA SPREAD OBBLIGAZIONARIO AD ALTO RENDIMENTO E INDICE DI VOLATILITA’ DEL MERCATO AZIONARIO VIX
A metà analisi analizzavo la correlazione tra lo spread e l’S&P500, sottolineando come l’allargamento dello spread trascinasse al ribasso il benchmark e il suo restringimento lo riaccompagnasse al rialzo; la stessa correlazione appare molto più chiara correlando allo stesso spread il VIX, ossia l’”indice di paura” dell’S&P500. La correlazione tra i due appare diretta, per cui possiamo affermare che:
• Una preferenza di obbligazioni meno rischiose rispetto ad altre più rischiose coincide con un momento di incertezza e “paura” degli operatori: ciò si riflette sul VIX che in questo modo aumenta in valor percentuale, con la conseguente discesa del benchmark azionario
• Una preferenza di obbligazioni più rischiose rispetto ad altre meno rischiose coincide con un momento di “tranquillità” degli operatori: ciò si riflette in un ribasso del VIX con conseguente salita del benchmark
• CORRELAZIONE TRA SPREAD OBBLIGAZIONARIO AD ALTO RENDIMENTO E INDICE DI FORZA TRA SETTORE DEI BENI DI PRIMA NECESSITA’ E DEI BENI DISCREZIONALI
Possiamo ritrovare un’ulteriore correlazione diretta se paragoniamo lo stesso asset protagonista dell’analisi all’indice di forza relativa tra il settore dei beni di prima necessità e quello dei beni discrezionali:
Il motivo sta nella diversa natura dei due settori azionari:
• Quello dei beni di prima necessità ha natura difensiva e tipicamente sovraperforma quello dei beni discrezionali in momenti di risk-off, ossia quando si verifica l’allargamento dello spread. Al contrario, quello dei beni discrezionali, avendo natura ciclica (ossia essendo più dipende dal corso economico) ha la meglio in risk-on, ossia quando il rischio percepito dal mercato diminuisce, testimoniato dal restringimento dell’Ice BofA US High Yield
• CORRELAZIONE TRA SPREAD OBBLIGAZIONARIO AD ALTO RENDIMENTO E INDICE DI FORZA TRA ORO ED S&P500
Applicando gli stessi concetti espressi nella precedente correlazione, ritroviamo un’altra correlazione diretta, stavolta utilizzando come metro di paragone l’indice di forza tra oro ed S&P500:
Questa correlazione positiva nasce dal momento che l'oro, essendo un asset risk-off, va ad apprezzarsi all'allargamento dello spread obbligazionario, spingendo l'indice di forza al rialzo; contraria la situazione per l'S&P500 che, essendo un asset risk-on, va ad apprezzarsi invece al restringimento dello stesso spread, spingendo al ribasso l'indice di forza.
IL RAPPORTO TRA LO SPREAD OBBLIGAZIONARIO AD ALTO RENDIMENTO E LO SPREAD TRA I RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO DEL TESORO AMERICANO A 10 E 2 ANNI
Esiste un modo per anticipare l’allargamento dello spread obbligazionario con successiva recessione? Osservando la grafica che segue, sembrerebbe di si. E’ necessario utilizzare come metro di riferimento lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato del tesoro americano a 10 e 2 anni. Perché?
La discesa dello spread US10Y-US02Y al di sotto dello 0% (ossia quando la curva dei rendimenti ha invertito) è stata sempre seguita dall’allargamento dell’ICE BofA US High Yield , culminata poi con periodi di recessione evidenziati nella grafica con dei rettangoli di color azzurro.
Si dimostra quindi utile il paragone tra i due spread, in quanto sembra che l’uno possa anticipare le successive mosse dell’altro.
L’analisi termina qua. E’ abbastanza lunga, ma volevo essere preciso in tutti i diversi paragrafi discussi.
Grazie per l’attenzione, Matteo Farci
[Metodologia operativa sulla nuova strategia della FED]Nella riunione svoltasi oggi a Jackson Hole, Jerome Powell annuncia la nuova strategia della FED che manterrà i tassi d'interesse bassi anche se l'inflazione dovesse superare il 2%.
Secondo la nuova visione, la FED si pone come obiettivo principale il ritorno del massimo livello di occupazione.
La revisione del target d'inflazione lascerà maggiore spazio di manovra alla Fed, che potrà d'ora in poi tollerare un aumento del costo della vita superiore al 2% se questo sarà giudicato benefico per l'occupazione e la crescita.
Lo scenario che si dovrebbe presentare sarebbe quello in cui imprese e privati possano finanziare i propri consumi a bassissimo costo, cosa che innescherebbe il volano produttivo e la conseguente richiesta di occupazione.
Considerazioni personali: la crescita economia e il ritorno ai livelli pre-crisi faciliteranno gli investimenti in tutti gli asset risk-on come è naturale che sia. In più il denaro a basso costo e le intenzioni della FED di non alzare i tassi per parecchio tempo potrebbe favorire una sequenza speculativa di buyback (direi anche come se non ci fosse un domani!) che andrebbe per forza di cose a far crescere i valori delle quotazioni delle azioni e strumenti risk-on correlati. Il clima di ottimismo nei retail (o FOMO) farebbe a mio giudizio alzare ancora di più i prezzi portando gli indici a ritoccare continui record.
Il vento che soffierebbe quindi dal basso verso l'alto potrebbe sì far strage di "controtrendisti" tecnici, di "fairvalueisti" fondamentali e altre sì farsi beffa di divergenze e di ipercomprati, ma dare una portante direzionale ben definita su cui basare le entrate a mercato.
Sono dell'avviso che oggi siano da mettere da parte molte delle credenze sui mercati, come pure le più esoteriche strategie di previsione dei prezzi a favore di una metodologia che, per quanto vecchia e noiosa possa essere, meglio si adatta all'attuale "new normal": BUY&HOLD.
Concentrerò da oggi in poi le mie risorse su alcuni strumenti derivati dalle specifiche caratteristiche applicando una strategia da "cassettista evoluto" con un'attività operatività semiautomatica a GRID statico (Don't try this at home).
Perché bolla o non bolla, io questo treno non ho intenzione di perderlo: non ho voglia di aspettare la prossima crisi economica!
In fondo siamo speculatori, sei d'accordo?
PS: le idee espresse sono esclusivamente mie. Le analisi sono solo a scopo ludico/informativo e non devono essere considerate come una consulenza finanziaria o istigazione di alcun tipo. La decisione di agire in base a quanto scritto è affare tuo. Se lo ritieni interessante, puoi condividere nei tuoi social questa mia idea.
La mentalità del vero trdingBuona sera a tutti
Il tradeer professionista si basa su una serie di operazioni e non sulla singola, si crea una statistica e piano piano cresce. Il suo alleato numero uno è il piano di trading, che lo deve seguire alla lettera e non farsi trasportare dall’ emozioni.
Nel bene o nel male ne uscirà in profitto o in perdita per lui sarà irrilevante.
Si mette il cuore in pace perché tutto puo accadere.
D’ altro canto un vero trader si crea con il 90% di mindset.
Il trading è un vero e proprio lavoro ma molti lo prendono come gioco d’ azzardo, l’ incertezza è all’ ordine del giorno. Avere statistica in pochi pair fidati fa la differenza.
Il trader professionista impara costantemente dai suoi errori e migliora costantemente ogni giorno, capisce quando deve stare fermo rispetta il piano stabilito prima di mettersi a grafico.
Un’ altro punto principale è la gestione de rischio, essere disciplinati è importante nel lungo periodo.
Non farsi prendere dalle perdite, e alzare la size per recupere è l ‘errore piu colossale che ci sia, chiamato risk-management.
Il professionista ha la consapevolezza di quello che sta facendo a grafico, non si fa prendere impreparato dal mercato, si assume il rischio. Trova il set-up che per lui rispetti i parametri non si fa mille domande come farebbe un trader principiante, lavora intelligente e non ha paura della perdita.
Come trader e investitore la performance, estremamente meritocratico.
CORRELAZIONE TRA OBBLIGAZIONI E DOLLARO AMERICANOSalve ragazzi, vi condivido alcune grafiche di un'analisi che domani andrò a condividere sul mio blog, in cui tratterò come argomento le varie correlazioni esistenti tra il dollaro americano e il mercato obbligazionario in diverse condizioni di mercato, tra condizioni di risk off come questa:
a condizioni di rialzi e ribassi dei tassi di interesse come quest'altra:
analizzando bene tutte le varie tematiche.
E' importante conoscere queste varie tematiche visto il grande nervosismo sui mercati finanziari.
Buon weekend, Matteo Farci
ANALISI SETTORIALE E COEFFICIENTI BETA. COSA SUCCEDE SUI MERCATIBuongiorno a tutti. La scorsa settimana ho letto tanti articoli secondo cui la stessa è stata tra le più difficili per quanto riguarda i trader e i loro relativi trade ed investimenti. Io, tuttavia, non la penso così. Credo sia importante saper leggere il mercato e studiare come gli investitori tendenzialmente reagiscono ai giorni di alta volatilità e cosa preferiscono vendere o comprare; tuttavia, riagganciandomi allo stesso discorso, credo che l’ultima sia quindi stata una settimana fondamentale sotto questi aspetti. Attraverso determinati grafici cercherò di spiegare il motivo, analizzando l’S&P500 e il Nasdaq con le rispettive volatilità, il livello di opzioni presenti sul mercato per capire ancora più da vicino il sentiment e, successivamente, analizzerò ogni singolo settore, spiegando cos’è il coefficiente beta e come può essere utile in certe condizioni di mercato, condividendo una mia operazione andata in profitto.
VIX E VXN: VOLATILITA’ AD ALTI VALORI
Voglio ricordare a chi non lo sapesse cosa si intende per volatilità dei mercati : essa non è altro che uno strumento che misura la variazione di prezzo di un asset in un dato periodo. Può assumere dei valori bassi o viceversa alti (per il VIX , indice di volatilità dell’S&P 500, lo spartiacque tra bassa ed alta volatilità sono i 20 punti mentre per il VXN, indice di volatilità del Nasdaq, 25 punti) a seconda delle particolari condizioni di mercato.
Spesso gli indici di volatilità sono definiti “gli indici di paura” in quanto un loro incremento è spesso associato ad uno storno del mercato. I mercati ad alta volatilità sono caratterizzati da bruschi movimenti di prezzo che vanno a caratterizzare l’elevata imprevedibilità di quel mercato mentre i mercati a bassa volatilità sono più stabili e hanno fluttuazioni di prezzo contenute.
Vediamo a livello grafico i valori che questi due indici hanno raggiunto:
Come possiamo vedere, essi hanno raggiunto valori simili a quelli avuti tra fine novembre-inizi dicembre 2021 dovuti alla scoperta della variante omicron. Come ho specificato prima, un’alta volatilità spesso accompagna uno storno dei mercati; vediamo come hanno reagito l’S&P500 e il Nasdaq, i due benchmark di riferimento:
Vediamo come entrambi gli indici siano stati pesantemente ribassisti: l’S&P si è discostato dai suoi massimi di circa il -8,5%, mentre il Nasdaq ancora di più, segnando un -13,5%.
Quello che mi interessa farvi notare sono due segnali tecnici: il primo riguarda il fatto che i due indici sono riusciti a rompere al ribasso e con decisione la media a 200 periodi; questo evento non accadeva dal 29 giugno 2020 per quanto riguarda l’S&P e dal 9 marzo 2020 per quanto riguarda il Nasdaq da quasi, si fa per dire, un’eternità.
Il secondo segnale è dato dal profilo del volume settato tra luglio 2021 ed oggi: notate nella parte destra di entrambi i grafici i rettangolini da me segnati di color grigio? Ecco, notate come all’interno i volumi siano notevolmente inferiori rispetto agli altri? Quelle zone vengono chiamate “vuoti volumetrici” e in essi, tipicamente, il prezzo non trova grandi ostacoli. Questo può significare che potremmo vedere, almeno nel breve periodo, l’S&P a valori intorno a 4200$/4300$ e il Nasdaq intorno ai 14000$. Vedremo i prossimi giorni cosa succederà. Ora vi condivido gli andamenti dei due benchmark e la loro correlazione con le rispettive volatilità:
La domanda è: la volatilità continuerà? E’ probabile, dal momento che la prossima settimana la FED si riunirà (mercoledì); il mercato sconta dai tre ai quattro rialzi dei tassi di interesse quest’anno, tuttavia la FED ha gradualmente cambiato atteggiamento nei confronti di tale argomento, essendo diventata ultimamente “imprevedibile”. Come dico sempre, i mercati sono impauriti dalle incertezze e imprevedibilità e non dalle certezze per cui, a parer mio, la prossima settimana, almeno da lunedì a mercoledi, saremo soggetti a volatilità. Vedremo cosa succederà, probabilmente lo commenterò poi nel mio profilo.
UN INDICATORE PARTICOLARE: IL RAPPORTO PUT/CALL RATIO SU SINGOLE AZIONI
Per chi non lo sapesse, il rapporto Put/Call è un indicatore che mostra il volume delle opzioni put relativo al volume delle opzioni call. Le opzioni put vengono utilizzate per diversi motivi: per proteggersi dai ribassi del mercato o per scommettere su un ribasso. Le opzioni call, al contrario, vengono utilizzate per proteggersi dai rialzi del mercato o per scommettere su un rialzo. Il rapporto Put/Call è superiore a 1 quando il volume delle put supera il volume delle call e inferiore a 1 quando il volume delle call supera il volume delle put.
Io utilizzo questo indicatore per capire il sentiment del mercato: quest’ultimo lo considero pessimista quando l’indicatore supera i livelli di 1 e ottimista quando scende al di sotto dello stesso livello; questi giorni ho notato qualcosa di molto particolare, che ora vi farò notare:
Nell’ultima settimana abbiamo assistito ad un picco di 1.14; ciò significa che la quantità di put piazzate a mercato erano ben superiori alle quantità di call. Per tornare a valori simili dobbiamo ritornare allo scoppio della pandemia, ossia a marzo 2020. Questo a parer mio sta ad indicare il fatto che gli operatori, stavolta, hanno realmente paura e sono incerti sul futuro a breve termine (non come, talvolta, si vociferava nel 2020-2021 quando il mercato stornava del 2%-3%) e, di conseguenza, acquistano massicce quantità di put per coprirsi, come ho spiegato all’inizio del paragrafo.
Monitorerò nei prossimi giorni questo indicatore, assieme ad altri di cui parlerò tra poco, per vedere il tipo di opzioni che gli investitori piazzeranno a mercato in maniera da avere un quadro più o meno generale sul sentiment.
SETTORE PER SETTORE: I MIGLIORI E I PEGGIORI
Ora analizzerò tutti i settori dell’S&P500 ricorrendo all’utilizzo di diversi etf che ora mostrero’:
A sinistra vediamo il settore finanziario, mentre a destra quello energetico. Entrambi in territorio negativo (-6,5% circa per quello finance mentre un -3,2% per quello energy), i due settori value si sono comportati in maniera diversa, dal momento che il finance ha perso il doppio rispetto all’altro; questo è dovuto al fatto che parte delle banche d’affari presenti in quell’etf hanno presentato delle trimestrali deludenti. A queste appartengono sicuramente JPMORGAN e GOLDMAN SACHS:
Mentre l’etf sul settore finance è stato spinto giù dalle grandi banche, il settore energetico ha invece attutito i colpi grazie ad un petrolio che non è crollato come altri asset, infatti:
Notate inoltre la grande forza del settore energetico, al contrario di tutti gli altri che poi mostrerò: la lontananza del prezzo dalla media a 50 periodi indica una grande forza al contrario di tutti gli altri settori che, come vedrete, hanno rotto al ribasso la media a 200 periodi, segnale di grande debolezza.
Ora analizziamo il settore industriale e dei materiali:
Quello dei materiali si è dimostrato più debole rispetto a quello industriale (-5,36% contro un -4,39%) tuttavia, in chiave tecnica, vediamo come l’industrial abbia dapprima rotto la media a 200 periodi e, successivamente, abbia confermato quest’ultima con un’ulteriore candela ribassista (quella di venerdì) al contrario del settore materials che non ha avuto un’ulteriore conferma di rottura della stessa media. A livello tecnico ciò che ho appena detto si traduce in una debolezza più forte del settore industrial.
Anche il settore del Real Estate è stato venduto:
Nell’ultima settimana ha perso un -2,90% e, nell’ultimo mese, un -9,5%. Vi ho segnato con dei segmenti orizzontali le strutture per me più importanti; tuttavia, tracciando l’intervallo fisso volumetrico nel periodo di lateralizzazione compreso tra giugno e dicembre 2021, mi sono reso conto di come ci sia un vuoto volumetrico (indicato in quel rettangolo di color rosa): è possibile quindi che se il prezzo riuscisse a rompere al ribasso con forza la media a 200 periodi, potrebbe poi trovare pochi ostacoli nel rivisitare la struttura di prezzo intorno ai 44$. Vedremo cosa accadrà.
Adesso andremo a considerare i settori difensivi:
A primo impatto si può vedere come questi settori abbiano sofferto molto meno di altri. In particolare, direi più i settori dei beni di prima necessità e delle utilities, che hanno perso intorno al punto percentuale, a differenza del settore sanitario, che ha sfiorato il -3,5%.
In conclusione, quindi, possiamo ancora una volta vedere come i due settori difensivi per eccellenza abbiano costituito una sorta di “porto sicuro”.
Molto male i settori tecnologico, dei beni discrezionali e delle comunicazioni, con le performance raffigurata nella grafica di sotto:
Detto questo, abbiamo visto le performance di ogni settore all’interno dell’S&P500. All’inizio di questo articolo scrivevo di come i giornali finanziari di tutto il mondo parlassero di un momento molto difficile per gli investitori per quanto riguardava i loro trade e i loro investimenti, specificando che non la pensavo così. Credo sia fondamentale essere sempre pronti a qualsiasi situazione di mercato, specie nei giorni di alta volatilità. Sapete qual è uno dei parametri da poter considerare per capire meglio come ci si può muovere in mercati con volatilità simili? E’ il concetto di “coefficiente beta”.
IL BETA NEI MERCATI AZIONARI
Il coefficiente Beta è una grandezza che misura la variazione attesa del rendimento di un certo titolo per ogni variazione di un singolo punto percentuale del mercato di riferimento. Il valore di questo coefficiente tende a muoversi intorno a 1: nello specifico, se il Beta di un’azione è pari a 1, questa tenderà a muoversi in linea con il mercato di riferimento, senza amplificare o ridurre i movimenti dello stesso. Quando il Beta di un’azione è maggiore di 1, invece, si è davanti a un titolo “aggressivo”, che amplifica i movimenti del mercato, l’attività è considerata quindi più rischiosa. Se il Beta è compreso tra 0 e 1, si ha di fronte un’azione “difensiva”, la quale tende a muoversi in modo meno proporzionale all’indice di riferimento.
Fatta questa piccola premessa, vi elenco i valori dei Beta di ogni singolo etf settoriale che ho preso in considerazione precedentemente.
• XLE: 1,67
• XLI: 1,24
• XLY: 1,18
• XLF: 1,17
• XLB: 1,10
• XLK: 1,05
• XLC: 1,01
• XLU: 0,38
• XLV: 0,81
• XLP: 0,58
• XLRE: 0,7
Notiamo come gli etf con un beta superiore ad 1 siano quello energetico, industriale, dei beni discrezionali, dei finanziari, dei materiali, quello tecnologico e quello delle comunicazioni. Con un beta inferiore ad 1 invece troviamo il settore delle utilities, dei sanitari, dei beni di prima necessità e il settore immobiliare.
Per fare un esempio pratico, prendendo il beta di XLU, ossia 0.38, ci possiamo aspettare che a un movimento del +1% dell’S&P500 corrisponda un +0,8% del settore utilities. O, viceversa, a un movimento del -5,69% da parte dello Standard and Poor corrisponda un -6.7% da parte del settore tecnologico. E’ quello che è realmente successo questi giorni? Ebbene si. Se andate a moltiplicare il beta di ogni settore per la performance del bechmark di riferimento vedrete con buona approssimazione che tutto ciò risulta.
Ora capite perché conoscere i beta dei diversi settori (o comunque delle diverse azioni) è di per sé un indicatore fondamentale?
Ci è utile innanzitutto per capire quali potrebbero essere, ad esempio, le migliori opportunità short (sfruttando il fatto che il più delle volte la volatilità porti ribassi), e anche per posizionare stop loss e take profit nelle operazioni.
Spero che questo concetto sul coefficiente beta vi schiarisca le idee, e soprattutto spieghi il perché, in giorni di alta volatilità, alcuni settori performano diversamente da altri. Questo a me ha aiutato tanto nell’operatività.
Ho ad esempio chiuso in profitto un’operazione su Amazon in vendita, aperta alla rottura di un canale:
Avevo essenzialmente 3 segnali: rottura al ribasso di un canale contrassegnato dai segmenti neri paralleli, alti volumi al momento della rottura e un vuoto volumetrico dato dal visible range di tutto il momento di lateralizzazione dell’azienda. Ora vi spiego come ho ragionato: dopo aver avuto questi 3 segnali, ho controllato il beta di Amazon, che è di 1,12. Ciò significa che il prezzo dell’azienda, dal giorno dell’apertura della posizione short, si sarebbe mossa più veloce del benchmark Nasdaq di 1,12 volte. Approfittando del fatto che il settore dei beni discrezionali (a cui appartiene AMZN) ha un beta alto (1.18), ho aperto la posizione, che mi è andata in profitto in pochissimi giorni. Se non avessimo avuto alta volatilità non avrei mai aperto una posizione a causa del fatto che tra pochi giorni ci saranno gli earnings dell’azienda (e l’operazione quindi mi sarebbe potuta andare immediatamente in perdita); avendo invece alta volatilità (quindi range delle candele molto ampi) e beta alto, ho aperto l’operazione con tranquillità perché mi aspettavo di raggiungere il take profit (o lo stop loss) in breve tempo.
Spero che questo esempio vi possa schiarire le idee.
Per quanto riguarda i valori dei coefficienti beta, potete notare come XLE, con un beta superiore a tutti, non abbia rispettato le aspettative; come vi ho già spiegato, esso è fortemente dipendente dal petrolio che, appunto, è andato bene la scorsa settimana se rapportato ad altri asset.
Come ultimo grafico riguardante questo paragrafo vi condivido il rapporto tra le azioni ad alto e basso beta, il tutto associato al vix:
Fissate l’attenzione in basso, dove vedete il Vix: il rettangolo rosso vi è utile per visualizzare quanto la volatilità sia stata alta nelle ultime settimane. Adesso, considerando il rapporto tra le azioni ad alto beta e quelle a basso beta, notate come queste ultime stiano sovraperformando le altre? Questa è la chiara dimostrazione di tutto quello che ho provato a spiegare fin’ora.
Tuttavia ho considerato solo quello che gli investitori hanno scaricato o venduto. Vediamo anche quello che hanno acquistato.
VALUTE RIFUGIO: YEN GIAPPONESE E FRANCO SVIZZERO
Vediamo come dall’inizio della settimana (dal 18 gennaio) lo yen si sia rafforzato in maniera costante, formando un canale ascendente. Che dire? Ha confermato il suo ruolo di valuta rifugio in giorni di turbolenza. Il franco svizzero, ugualmente in positivo, ha formato addirittura un doppio minimo: questa è una particolare situazione a me molto cara, in cui si sono andate ad intrecciare analisi tecnica e fondamentale: tecnica per quanto riguarda il pattern, che è rialzista, e fondamentale in quanto il franco, in qualità di bene rifugio, avrebbe dovuto apprezzarsi. Tutto questo è accaduto.
Gli altri asset acquistati dagli investitori sono state le obbligazioni, sia a breve che a lunga scadenza.
Come dico sempre, le obbligazioni sono asset a rischio molto più basso se paragonate alle azioni, quindi in settimane di alta volatilità si po' verificare un loro acquisto da parte di chi vuole preservare il denaro. Ma attenzione, non è sempre così, in quanto un aumento della volatilità, spesso, è causata proprio dalle forti vendite nello stesso mercato obbligazionario, con conseguente rialzo dei rendimenti che, come ho specificato diverse volte, apre tutta una serie di questioni riguardanti, in particolare, il settore growth (trovate tutte le informazioni a riguardo sul mio profilo, vi consiglio di dare un’occhiata oppure, per maggiori dettagli, contattatemi pure).
BITCOIN: ROTTURA TESTA E SPALLE E RIMBALZO SU POINT OF CONTROL DEL VISIBLE RANGE
Nella mia precedente idea avevo correlato il Bitcoin all’economia, allo spread tra i rendimenti dei titoli di stato a 10 e 2 anni e agli altri etf settoriali:
Quello che voglio aggiungere a questa idea è che il Bitcoin, anche nella passata settimana, ha continuato a muoversi in trend ribassista, visto il momento di risk-off sui mercati:
La crypto ha perso il -18% circa al momento della scrittura. Questo era abbastanza prevedibile vista la correlazione positiva che sta presentando ultimamente con alcuni settori, in particolare quello tech. Vi voglio far notare due cose: la rottura del testa e spalle ribassista e il successivo rimbalzo della candela di sabato 22 nel point of control del visible range settato nel periodo inizi 2021- 23 gennaio 2022. Il prezzo scenderà al sotto? Vedremo. Da considerare la grande quantità di volumi presenti in quella fascia di prezzo; ciò si traduce con il fatto che il prezzo stesso potrà incontrare molti ostacoli.
Spero che quest’idea vi possa aiutare a prendere delle scelte migliori in futuro.
Non ho menzionato l’oro poiché ho intenzione di scrivere i prossimi giorni un’idea a parte.
Le mie idee non costituiscono consigli finanziari, sono soltanto delle analisi che condivido per cercare di portare forti contenuti all’interno di tradingview e della sua community. Ognuno deve crearsi il proprio metodo. Per qualsiasi informazione o chiarimento sono disponibile per tutti.
Buona settimana.
Matteo Farci
Oro fino a 1800 almenoIl trend a ribasso è stato rotto (vedi linea tratteggiata arancio)
Siamo al di sopra del POC del volume profile
Miracle Viewer riporta che tutte le principali categorie di player di mercato stanno impostando una strategia LONG
Dall'advisor Market Miracle è arrivato un segnale di apertura di una posizione LONG con target 1792 USD.
L'andamento a rialzo sarebbe anche in linea con l'inizio di una fase di risk off visto il lento ma costante calo degli indici azionari.
Mi aspetto un recupero dei prezzi fino a 1792-1800 USD dove si andrà a testare il bordo superiore del triangolo.
Questa idea è basata sul segnale generato dall'advisor MarketMiracle di cui potrai trovare il link scorrendo scorrendo in basso di seguito a questa pagina. Chiedi invece se vuoi saperne di più sulla fase di mercato e come fare per individuare i migliori titoli da tradare.
Bitcoin è suonata la campana ... da qui si scendeL' advisor algoritmico ha generato il segnale di ingresso SHORT che decreta la fine della salita da me precedentemente prevista e che si è effettivamente avverata.
La campanella è suonata e ora si scende .. questo dicono le mie analisi.
La fase di mercato è compatibile con lo short attualmente la fase è 3,2 pertanto le corporations stanno già scaricando gli acquisti fatti nella recente salita.
Il target è la linea tratteggiata in arancio ma ho ragioni di credere che è solo la prima tappa di una più profonda discesa che porterà probabilmente il bitcoin, intervallando brevi fasi di risalita a quelli che erano i valori pre - covid ovvero circa 12000 dollari.
Occorre fare attenzione ai mercati azionari perché alcune posizioni in essere su BTC potrebbero riversarsi sull'oro provocando una fase di crescita per il metallo giallo e il rischio di innescare una fase di risk off sui mercati azionari.
Dal canto mio ho già preso posizioni LONG su GOLD, SHORT su BTC e cerco di mantenermi alla larga da titoli azionari che hanno dimostrato debolezza nelle precedenti fasi di calo dei mercati privilegiando utility e beni essenziali.
Questa idea è basata sul segnale generato dall'advisor MarketMiracle di cui potrai trovare il link scorrendo scorrendo in basso di seguito a questa pagina. Chiedi invece se vuoi saperne di più sulla fase di mercato e come fare per individuare i migliori titoli da tradare.
Ripresa a V(accino)Le condizioni economiche in cui versano gli stati mondiali non sembrano delle migliori ma penso anche che esista, di questi tempi, uno scostamento tra economia reale e finanziaria.
Ciò può essere dimostrato dall'andamento degli indici azionari dei vari paesi, alcuni addirittura oltre i massimi storici.
L'ombra di altri lockdown mirati, o anche generali, resta e può provocare nient'altro che volatilità perchè la visione di lungo termine resta rialzista.
La così detta ripresa a V è avvenuta seppure con la gamba destra un po' meno inclinata di quella sinistra a causa della gestione economica volta a restringere le attività sociali nonché di spesa.
Tutti si ritrovano un contro in banca più alto del solito e non va bene per l'economia, lei ha bisogno di reggersi in piedi, di mangiare, di andare avanti e c'è un unico modo, ritornare a consumare e a spendere.
Quindi spendeteli sti soldi! (Detto ironicamente!)
Tornando a discorsi più seri, la mia visione long è data dal fatto che le recenti notizie riguardo una Hard Brexit sembrano pian piano sparire anche se ancora non si è concluso niente, Boris è sempre più morbido, anche perché se non ci fosse alcun accordo Biden non proporrà nel breve e medio termine accordi tra UK e USA.
La scorsa settimana la notizia del vaccino ha mandato gli operatori in euforia portandoli in RISK ON e penso che la settimana a venire vivrà di ricordi della scorsa settimana. Teniamo conto che altri aziende stanno cercando un vaccino e, tra le quali, Moderna avrebbe la possibilità di comunicare il successo in questo ambito.
Trump può fare tutti i ricorsi che vuole ma a mio parere non andrà da nessuna parte.
Nel continente asiatico è stato firmato l'accordo economico più grade al mondo comprendendo ben 15 nazioni (se non sbaglio).
Altre sono le tematiche che mi hanno spinto a questa idea ma che non ho trattato qui, comunque vi invito a farvi la vostra ed ad indicarmela qui sotto!
Buon Trading!
Pirelli per veri risk takersPirelli sta risentendo delle forti perdite del comparto auto, uno dei settori più colpiti dal sell off dovuto allo scatenarsi del coronavirus. La situazione del titolo non è sicuramente delle migliori in quanto era entrato in un canale discendente piuttosto preciso già da piu di due anni a questa parte. Canale, questo, che è stato abbandonato proprio in seguito al recente crollo del settore automobilistico, del quale fa parte. Il grafico sui tf maggiori è piuttosto impietoso, con vari segnali di incertezza poi confermati a ribasso e un hammer ribassista sul tentativo di rientro nel suddetto canale, che fa davvero poco ben sperare chi sia interessato ad acquistare il titolo. Le probabilità ad ora giocano sicuramente a sfavore del rialzo (per quanto personalmente ritenga che il titolo possa avere un fair value maggiore dell'attuale) fino a quando il mercato automobilistico non cominci a vedere una luce in fondo al tunnel. Il lato positvo, se così possiamo chiamarlo, è il rapporto rischio rendimento davvero interessante che si viene a creare in una situazione del genere. La trend line di breve (gialla) sta agendo da supporto, anche se difficilmente tendo a considerarla valida fino al raggiungimento e conferma almeno del terzo tocco, e potrebbe rappresentare un ultimo baluardo per tentare di riprendere il canale nel breve periodo, senza dover attendere zone di accumulazione a livelli inferiori. Per essere visto come un aspetto positivo, per quanto minimo, bisogna considerare il contesto, davvero critico attualmente e notare che il titolo proveniva già da un trend decrescente e sta affrontando l'immenso calo della domanda con risultati sicuramente negativi ma non catastrofici ( per ora ). Non sono un' esperto di questo settore ma penso che tra l'altro prezzi del petrolio più bassi possano giovare ad un azienda produttrice di pneumatici, seppure negli anni abbiano sicuramente rivisto le mescole per abbracciare il "green". Se qualcuno volesse approfondire questo punto nei commenti glie ne sarei grato.
Come trade penso che possa essere interessante controllare il supporto nato tra gli ultimi minimi (giallo) e valutare se sia il caso di prendere quello che è un rischio enorme, ma con uno stop loss molto breve, a fronte di un potenziale take profit piuttosto consistente e facilmente gestibile nel caso in cui recuperasse il canale, perchè potrebbe essere liquidata nel breve/medio o tenuta come base per accumuli se e quando il settore rivedrà la luce in fondo al tunnel. Non è la mia classica operatività questa, ma in situazioni del genere si puo provare a fare di necessità virtù, certamente non considerandolo un trade con buone probabilità di riuscita. Ricordo che ogni mio post ha lo scopo di aprire discussioni il più possibile "formative" e stimolare confronti e ragionamenti. Non sono da intendersi come consigli di investimento. Buon trading
Ps: ho dimenticato di menzionare una divergenza rialzista sul cci in tf settimanale, per quanto poco convincente
GOLD RISK OFFBuongiorno, setup interessante sul Gold per quanto riguarda un possibile ingresso short.
Analisi Multi-timeframe
GRAFICO WEEKLY
I prezzi sono stati frenati dalla Kumo e pare vogliano ritracciare al ribasso prima di proseguire il loro movimento, inoltre noto una grossa area piatta della Kumo che potrebbe funzionare come calamita per i prezzi.
GRAFICO DAILY
Sul grafico Daily i prezzi hanno raggiunto una forte zona di resistenza.
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GRAFICO H1
In H1 le cose iniziano a farsi interessanti: ingresso short alla rottura del triangolo con target finale --> Kijun Daily
Fatemi sapere se siete d'accordo con la mia idea
A presto!
#volatility #risk and #opportunity ... #stocks or #bitcoin, #finUn rally azionario inarrestabile .... mi riferisco al mercato azionario dell's&p500, il mandato #politico a #trump con o senza critiche ha resuscitato i filantropi di #wallstreet e l'economia del #dollaro è inarrestabile.
il "trumpismo" ha portato bene all'ndice #sp500 che ha incrementato la sua capitalizzazione di $2.5 trilioni di dollari (dollaro più dollaro meno...)
mentre a #wallstreet i #filantropi investono nel buono e caro mercato azionario, nel mondo un nuovo trend sembra attirare il parco "buoi", ed è l'#exchange delle #cryptocurrencies, che attraggono finti filantropi e sbarbatelli di tutto il mondo.
Esperti del settore paragonano le #cryptocurrencies al mercato azionario, ma se valutassimo i dati al 2018, dai 2.5$ trilioni di incremento, del mercato azionario dal #trump #electionday ad oggi, e i $738 billions di cryptocurrencis suddivisi in quasi 1400 valute digitali....
le considerazioni sono facilmente presumibili,
ad effetto domino altri minatori, imiteranno il #ceo di #fmtokens, ovverò una cryptocurrencies che minava grazie all'industria del porno, il cui #ceo è scappato con la cassa portandosi con sè 25$ milioni di #dollari.
le opportunità continuano a crescere sul mercato azionario con una volatilità che non accenna ad impennare, un #riskon oramai acceso dal 2016 e con il fiorire di nuove monete digitali arrivate a ben 1400 in solo 6 mesi sembra davvero di camminare sulle uova
In #europa intanto scenari di fantapolitica spaccano le platee dei migliori opinionisti,
la #brexit è alle porte mentre i migliori bevitori di #uk sono pronti ad assalire i pub del regno unito per festeggiare il matrimonio del principino, in #germania ancora manca un governo dalle elezioni di settembre del 2017 e nessuno ne parla, gli inferociti assalitori del senato europeo stranamente sostengono la loro vittima sacrificale.....#berlusconi, che per gli stessi diventa, in campagna elettorale, il superman dell'#euro ed unico poilitichese capace di sconfiggere i #grillini del #movimento5stelle....auguriamoci un anno pieno di volatilità..... con l'euro che raggiunge nuovamente 1.20 la vedo molto probabile
ANALISI TECNICA DEI MERCATI
USA FUTURES CME Market
S&P500 futures – SUPPORTI 2625 PUNTI / RESISTENZE 2680 PUNTI
EURO Fx futures – SUPPORTI 1.1630 EURO / RESISTENZE 1.1970 EURO
EUR FUTURES EUREX Market
DJEURSTOXX futures – SUPPORTI 3500 PUNTI / RESISTENZE 3645 PUNTI
DAX futures – SUPPORTI 12800 PUNTI / RESISTENZE 13500 PUNTI
BUND futures – SUPPORTI 161.00 EURO / RESISTENZE 165 EURO
ITALY FUTURES BORSAITALIANA Market
FTSEMIB futures – SUPPORTI 21800 PUNTI / RESISTENZE 23000 PUNTI
ITALY STOCKS BORSAITALIANA Market
BANCO BPM – SUPPORTI 2.47 EURO / RESISTENZE 2,82 EURO
ENEL – SUPPORTI 5.16 EURO / RESISTENZE 5,45 EURO
ENI – SUPPORTI 13.50 EURO / RESISTENZE 14.00 EURO
FIAT FCA – SUPPORTI 14.30 EURO / RESISTENZE 18.60 EURO
GENERALI – SUPPORTI 15 EURO / RESISTENZE 15.50 EURO
INTESA – SUPPORTI 2.77 EURO / RESISTENZE 2.90 EURO
POSTE ITALIANE – SUPPORTI 6 EURO / RESISTENZE 6.50 EURO
TELECOM ITALIA – SUPPORTI 0.70 EURO / RESISTENZE 0.77 EURO
UNICREDIT – SUPPORTI 15.80 EURO / RESISTENZE 17.15 EURO
Buon Trading
Molto movimento su UnicreditNon pubblicavo da tempo, essendo seppellito dagli impegni e avendo preferito dedicare il poco tempo libero alla ricerca di un po’ di svago e relax, che di questi tempi ritengo fondamentali. Colgo l’occasione di questa pubblicazione per augurarvi buon anno. Questo 2021 è iniziato con operazioni profittevoli su titoli con i quali ho un certo “feeling”, quindi potendo permettermi un paio di loss a cuor leggero ho messo gli occhi su un titolo che non ho mai visto particolarmente di buon occhio. Parliamo di Unicredit.
Unicredit negli anni ne ha passate tante e la maggior parte degli azionisti ha pmc che li rende tutt’altro che fiduciosi nel titolo. Con tutto il dovuto rispetto, non sono invidioso della loro situazione e la eviterò con piacere, opererò quindi con SL breve e consapevole dell’alta possibilità di uscita in perdita, sfruttando il buon risk / reward offerto da questo momento .
Da qualche giorno il titolo è il più attivo dell’indice, complici il cambio al vertice con l’uscita dell’ad, il contesto governativo italiano e la possibilità di una unione a mps : è quindi ben liquido e reattivo, nel bene e nel male.
L’operazione che ho individuato ha un rischio / rendimento di 3.2 al primo step e addirittura 8.2 al secondo, con le due uscite indicate dalle semirette orizzontali verdi. Va da sé, dato il possibile rendimento, che è molto difficile che l’operazione possa concludersi positivamente e prenderò posizione con una cifra bassa e della quale il possibile loss ( 5% ) rappresenti una minima parte del guadagno ottenuto dalle scorse operazioni.
A livello tecnico non c’è molto di cui parlare, non ho utilizzato indicatori ne strategie particolarmente articolate: considero interessante la possibilità di sfruttare l’incrocio rialzista della mm 50 daily (testata oggi) sulla 200 e il supporto della trend line rialzista di breve. Se l’operazione dovesse andare in profitto, chiuderò metà della posizione sulla prima semiretta orizzontale ( 9,23 ) e il restante sulla seconda, a meno di sconvolgimenti ( vedasi risvolti crisi governativa ) che potrebbero invogliarmi a chiudere prima. Riguardo il loss invece mi imporrò tassativamente il livello prefissato.
Come sempre questi post sono da intendersi come spunti di riflessione e discussione e non come consigli di investimento. Ogni commento è ben accetto, buon trading a tutti.
Un'ottima occasione per perdere denaroIl titolo è ironico, ma non del tutto falso. Non amo investire nel settore bancario e non lo seguo particolarmente; cioè non più di quel tanto che si è obbligati a fare per avere quadri più precisi delle situazioni su altri settori. Banco Desio e Brianza la conosco ancor meno di quanto conosca il settore di cui fa parte e questa analisi è la meno attendibile che abbia mai postato, quindi se solitamente sono il primo a sconsigliare di replicare trade, oggi lo voglio fare doppiamente. Premessa fatta, passiamo al trade in questione. Ne ho acquistate oggi ( molto poche: 1,2% del portafoglio ) dopo un paio di settimane che tenevo d'occhio il titolo, con un'ottica puramente speculativa. Il prezzo dopo aver completato una divergenza sul cci, tf weekly, ha proceduto con un pattern di inversione composto da due colonne ( mi spiace ma la memoria non è il mio forte e non ricordo il nome ) con il minimo di periodo toccato nella settimana partita il 29 Giugno e la chiusura sopra al 50% della colonna precedente. La successiva colonna ribassista la vedo come possibile assestamento e quella della settimana appena iniziata potrebbe dare inizio al consolidamento della zona, anche considerato che siamo a ridosso della zona con maggiori volumi per prezzo ( canale ) e sulla mm 200 settimanale e 50 mensile. Tengo un'altra possibile entrata sulla tl bianca e se anche quella venisse rotta incasserò la perdita a cuor leggero. In alternativa l'idea sarebbe quella di portare via un eurino per azione andando a vendere a ridosso della mm 200 mensile. E' un trade che non posso certo consigliare ma lo segnalo in quanto il risk-reward è piuttosto "ghiotto", ma come da titolo probabilmente sarà "un'ottima occasione per perdere denaro".
Come sempre ( e ora ancor di più ) questi post sono da intendere come spunti di riflessione e discussione e non come consigli di investimento. Ogni commento è ben accetto, buon trading a tutti.
PROBABILE SHORT EUR/JPY La curva dei prezzi di EURO vs. JAPANESE YEN in dayli ha rotto un supporto importante a fine Dicembre 2018 e si è andato ad appoggiare tra due importanti strutture 125.90 e 122.00. Se scendiamo a timeframe 1H possiamo notare come la price action abbia costruito un wedge ribassista e sia andato in retest della struttura 125.90 per poi invertire davanti ad un importante divergenza di tipo bearish sul relative strenght index.
SHORT @125.77 STOPLOSS @125.85 TAKEPROFIT 1 @ 125.40 TAKEPROFIT 2 @125.00 (quest' ultima forte e sentita struttura di prezzo che combacia con la media kijun di ichimoku) il mio RISK-REWARD per questa operazione è > 1:5.
very risky short 1 miniftse da 21960 stop 22420very risky short 1 miniftse da 21960 stop 22420. rischio euro 470 circa...
sconsigliata la replica, o va o spacca, o si smette il trading su future di marzo... :-)
Mercati in risk on tra paradossi e incertezzeRISK ON DOMINANTE, UN PARADOSSO?
C’è grande attesa, tra gli investitori, per i prossimi colloqui tra Stati Uniti e Iran. I funzionari di entrambi i Paesi si incontreranno la prossima settimana nell'ambito degli sforzi per limitare il programma nucleare di Teheran e ridurre le tensioni in Medio Oriente.
Questo avviene dopo che il presidente Trump ha ribadito la campagna di massima pressione sull'Iran, comprese le restrizioni all'esportazione di petrolio. Tuttavia, lo stesso presidente ha anche suggerito un possibile allentamento delle misure per sostenere la ricostruzione dell’Iran, indicando che la Cina potrebbe continuare a importare greggio iraniano.
Il mercato sta quindi vivendo una fase “paradossale” di risk on, con l’indice VIX sceso sotto quota 17, in un momento in cui:
l’economia USA rallenta,
i problemi mediorientali sembrano in via di miglioramento,
permane un’incertezza di fondo su molte questioni aperte,
la tregua appare fragile.
La questione dei dazi è tutt’altro che risolta. L’8 e 9 luglio saranno giorni cruciali: scadranno i 90 giorni di dazi al 10% (o poco più) per Cina ed Europa. Al momento, la situazione è ancora incerta, così come non è stato ancora approvato il piano fiscale di Trump.
Non va dimenticato, infine, il difficile rapporto tra l’amministrazione USA e la Federal Reserve.
EQUITY SU NUOVI MASSIMI
Mercoledì è stata una giornata di consolidamento per gli indici USA. I prezzi hanno mantenuto i forti guadagni delle due sessioni precedenti, in concomitanza con l’intervento di Jerome Powell, che ha spiegato le ragioni dell’approccio conservativo della politica monetaria e l’attenuazione delle tensioni in Medio Oriente.
L’S&P 500 e il Nasdaq 100 sono rimasti quasi invariati. Quest’ultimo ha toccato un massimo storico all’inizio della sessione, chiudendo poi a +0,31%, mentre il Dow Jones ha chiuso a -0,24%.
Powell ha sottolineato che il FOMC desidera avere un quadro macroeconomico più chiaro prima di procedere con eventuali tagli dei tassi. Tuttavia, ha lasciato intendere che un allentamento della politica potrebbe essere opportuno se i dazi non saranno così aggressivi come temuto ad aprile.
Nel frattempo, i prezzi dell’energia hanno mantenuto gran parte dei ribassi, con le petroliere che navigano liberamente in Medio Oriente.
Il settore tecnologico ha guidato i guadagni in un contesto meno movimentato: Nvidia, Alphabet e AMD hanno guadagnato oltre il 2%. Al contrario, Tesla ha perso il 5% a causa del pessimismo sulle vendite europee, mentre FedEx ha perso il 2% dopo aver tagliato le sue previsioni.
VALUTE
L’indice del dollaro si è ulteriormente indebolito, toccando il nuovo minimo di 96,83, il più basso degli ultimi tre anni. Gli investitori attendono ancora segnali dalla Fed, che necessita di ulteriori conferme macroeconomiche prima di impegnarsi in un percorso di ribasso dei tassi.
Powell ha comunque ribadito che, in assenza di dazi, la Fed potrebbe ridurre immediatamente il costo del denaro.
I dati economici esterni continuano a favorire i tagli dei tassi da parte delle autorità monetarie del G10, contribuendo al deprezzamento del dollaro.
L’EUR/USD ha testato 1,1717 nella notte, aprendo scenari di rialzo fino a 1,1750 e 1,1820.
Il cable ha toccato 1,3725, puntando forse a 1,3850, senza incontrare troppi ostacoli.
L’USD/JPY resta compreso tra 144,50 e 145,90.
Le valute oceaniche sono poco mosse, mentre i cross EUR/CAD, EUR/NZD ed EUR/AUD sono risaliti dopo le correzioni di ieri, nonostante il risk off stia scemando.
PETROLIO
I future sul greggio WTI sono saliti di oltre l’1%, superando i 65 dollari al barile mercoledì, dopo un crollo di quasi il 13% nelle due sessioni precedenti — il calo più netto in due giorni dal 2022.
I mercati restano concentrati sugli sviluppi in Medio Oriente, dove il cessate il fuoco tra Iran e Israele, mediato dagli Stati Uniti, sembra reggere.
In un gesto volto a rafforzare la tregua, Trump ha segnalato il suo sostegno alla Cina — maggiore acquirente di petrolio iraniano — affinché continui a importare greggio da Teheran. Questo rappresenta un apparente indebolimento delle sanzioni statunitensi.
Tuttavia, permane cautela: un rapporto preliminare dell’intelligence USA ha rivelato che i recenti attacchi americani su tre siti nucleari iraniani hanno ritardato il programma solo di pochi mesi.
Nel frattempo, i dati EIA mostrano che le scorte di greggio statunitensi sono diminuite di 5,836 milioni di barili la scorsa settimana, ben oltre le attese di un calo di 0,75 milioni. Si tratta del quinto calo settimanale consecutivo, segnale di un inasprimento delle condizioni di offerta.
USA, MERCATO IMMOBILIARE
Le vendite di nuove case unifamiliari negli Stati Uniti sono crollate del 13,7% rispetto al mese precedente, raggiungendo un tasso annualizzato destagionalizzato di 623.000 unità a maggio 2025.
Questo dato annulla l’aumento del 9,6% (rivisto al ribasso) di aprile ed è nettamente inferiore alle aspettative, che prevedevano vendite poco sotto le 700.000 unità.
Si tratta del calo più netto da giugno 2022, causato da tassi ipotecari elevati e da condizioni economiche incerte, che spingono le famiglie a rimandare l’acquisto di una casa.
Saverio Berlinzani
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Bitcoin in modalità Risk-Off: Guerra, Petrolio e Oro vs. BTCSettimana scorsa lo scenario appariva bullish, con una possibile partenza di un nuovo ciclo mensile T+2 dal minimo. Tuttavia, l’attacco di Israele all’Iran ha innescato un contesto risk-off, causando una salita repentina di oro e petrolio, mentre Bitcoin ha subito una flessione.
👉 BTC si trova ancora in una fase di transizione tra asset rischioso e riserva di valore.
👉 Il petrolio è cresciuto fino al +12% in pochi giorni: attenzione al livello chiave di 79,44$.
👉 A livello ciclico, potremmo essere in presenza di un T+1 inverso rialzista partito dal massimo recente del 09 Giugno, ma con rischio di inversione se il minimo attuale viene violato.
👉 La configurazione generale resta fragile: servono conferme nei prossimi giorni per capire se si tratta di un semplice storno o dell’inizio di un ciclo ribassista più ampio.
📊 Massima prudenza: il contesto macro e geopolitico sta influenzando in modo diretto la struttura ciclica di BTC.
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📅 Data di pubblicazione: 14/06/2025
Nota: Le informazioni fornite in questo video sono a scopo educativo e non costituiscono consigli finanziari. Investire in criptovalute comporta rischi e dovresti fare le tue ricerche prima di prendere decisioni di investimento.
DAX affonda nel risk-off: nuovi gap, vecchi supporti- ANALISI DEL TREND E FASI DI MERCATO
Chiuso un Gap se ne riapre un altro, questa volta al ribasso e questa volta dovuto alle tensione geopolitiche, l'inbalance dovuta alle cospicue vendite è stat ricoperta solo in parte ad apertura della sessione europea, il supporto a quota 23000 rimane ancora valido, di certo ora il mood di risk off pesa molto sull'equity e il Dax non fa eccezione. Tecnicamente il trend del DAX è ribassista, il fascio di medie in H1 ha accelerato la sua apertura al ribasso.
- ANALISI VOLUMETRICA
Attualmente, il volume profile si divide in tre distribuzioni ed i LVN sono identificati nel grafico come rettangoli rossi delimitano le tre aree, al momento queste aree rappresentano le resistenze se pur nel breve, dovute alle numerose vendite.
- STRATEGIE E DECISIONE DI TRADING
Vi ricordo che il GAP in questo caso è stato creato a causa delle numerose vendite, quindi non è detto che deve essere richiuso anzi... l'esempio l'abbiamo avuto proprio sul DAX che solo ieri è andato a richiudere il GAP aperto il 26 maggio. Considerando il trend ribassista di spazio sotto ne abbiamo ancora almeno fino ai 23000 quindi attenzione ai minimi di oggi per lo scenario short. Per lo scenario long bisogna che i BID superino almeno la prima area (rettangolo rosso) compresa tra 23580 e i 23616 per tentare di richiudere il GAP e tornare al POC di ieri a 23780. Per poi provare a superare la seconda area a bassi volumi 23905-23907 e ritornare nella distribuzione più grande del composito settimanale dove troviamo il weekly POC a 24016. I breakout sopra descritti devono essere sostenuti dai BID e dalla generazione di pattern come il BAR.
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Buon trading
Pietro Perrino
IL NASDAQ ROMPE L'ULTIMO MASSIMO, IL RISK ON È RITORNATO- ANALISI DEL TREND E FASI DI MERCATO
Tech USA vede protagonisti i BID nella prima metà di questa settimana, spinti dal ritornato RISK ON dovuto alle notizie del weekend degli accordi tra USA e CINA, dopo aver aperto in gap UP la settimana in poco più di due giorni vede già un +6%, è stato rotto al rialzo con decisione il minimo di lungo periodo a quota 20538 sancendo così la fine del trend ribassista. Il fascio di medie in h1 (quello in grafico) è ben aperto al rialzo mentre, sull'h4 ha appena completato l'inversione e sul time frame daily le medie si apprestano ad iniziarla. La trendline supportiva con la sua proiezione delimita il canale nel quale i prezzi si stanno muovendo.
- ANALISI VOLUMETRICA
Il volume profile della settimana in corso ci indica due aree a bassi volumi che rappresentano aree di inbalance, mentre le due "punte" sono gli HVN dove il prezzo ha rallentato accumulando nelle fasi intraday. L'ultimo massimo descritto sopra identificato come swing sul grafico non ha visto neanche il retest, possibile che in futuro ci sia ma non sappiamo quando. I massimi della scorsa settimana sono al momento lontani ma soprattutto quasi impossibili da raggiungere se la voglia dio acquisti rimane così alta. Il GAP UP che si è formato da inizio settimana rappresenta un ulteriore area supportiva dove sono presenti numerosi BID pronti a difendere le loro posizioni.
- STRATEGIE E DECISIONE DI TRADING
Lo scenario Long al momento è quello privilegiato e lavorerei i supporti per rientrare a favore di trend Long dopo aver avuto la conferma con pattern che mi indichino la forza dei compratori, i supporti in ordine sono:
- 20909 POC attuale della settimana in corso (HVN high volume node)
- 20538 ultimo massimo di lungo periodo
- area tra i 20340 (massimi previous week) e 20200 (HVA previous week) quest'area è inoltre una parte del GAP di inizio settimana.
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Pietro Perrino
IL GOLD SOFFRE IL RISK ON -ANALISI DEL TREND E FASI DI MERCATO
Il Gold apre la settimana con un ampio Gap down, dopo aver fatto da principale asset rifugio durante l'ultimo periodo dove la paura e l'incertezza ha fatto da padrone, il ritornato mood di risk on (almeno per il momento) e la forza del dollaro non beneficiano il metallo giallo. Tecnicamente i prezzi si stanno chiudendo in un triangolo delimitato dalla parte superiore dalla trendline ribassista e dalla parte inferiore dal supporto dei 3200 $ evidenziato in grafico con il rettangolo di colore verde. Nel grafico h4 i prezzi al momento hanno superato al ribasso la media a 200 nonostante il fascio di medie sia ancora aperto al rialzo, mentre su timeframe più bassi come l'h1 il fascio di medie inizia la sua inversione al ribasso.
-ANALISI VOLUMETRICA
Il volume profile ad intervallo fisso presente sul grafico h4 che comprende i volumi da inizio Aprile ad oggi evidenzia molto chiaramente i livelli d'interesse come i LVN (low volume node), il primo quello in corrispondenza del supporto a quota 3200$, il secondo al prezzo di 3276$ brekkato al ribasso proprio questa mattina in apertura della sessione europea, ed il terzo al momento molto più in alto a quota 3376$. Questi tre Lvn delimitano le tre distribuzioni principali (cluster) con i relativi HVN (high volume node) che rappresentano i livelli a maggiori scambi volumetrici ovvero livelli attrattivi dei prezzi.
-STRATEGIE E DECISIONE DI TRADING
Il vero segnale per posizioni short è la rottura del LVN (supporto) dei 3200$ e con la formazione del pattern BAR, consentirebbe di rientrare nell'area ad alti volumi del composito annuale, con un primo target l'HVN a quota 3160 e poi eventualmente più in basso fino al POC annuale (target di lungo periodo).
Per lo scenario long bisognerebbe uscire dal triangolo sopra descritto, rompendo al rialzo sia il Lvn a quota 3376$ che la trendline ribassista.
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Pietro Perrino