DOLLAR INDEX, slow trade con 1-2-3 lowChart di Capital.Com
Sul finire del mese di gennaio ho prodotto un'analisi in cui proponevo situazioni interessanti da monitorare osservate sul time frame mensile dove, visto il fine mese, si erano appena formate le nuove candele.
Tra i grafici proposti c'è il dollar index.
Il dollaro americano dopo avere lateralizzato per diverso periodo aveva prodotto un breakout che ha portato il dollar index sopra l'area interessata.
Dopo la falsa rottura generatasi a novembre, dicembre ci ha regalato il breakout buono, anche con discreti volumi.
Subito dopo, nel mese di gennaio, i prezzi hanno prodotto un ragionevole pullback sull'area appena violata chiudendo il mese con una figura di incertezza/inversione.
Si tratta di una doji il cui minimo rappresenta il test del supporto.
Con i prezzi di febbraio abbiamo già assistito alla validazione del pattern per cui potremmo attenderci le conseguenze che questa figura canonicamente promette.
Se non ci sono motivi più importanti che possano prefigurare una caduta dei prezzi più profonda, il movimento più ragionevole sarebbe quella di una escursione dei prezzi dentro l'area di lateralizzazione da cui sono appena usciti.
Tecnicamente la situazione è simile a quella che osserviamo su cambio euro-dollaro.
Spacchettata sul time frame settimanale, la doji mensile di gennaio, unitamente ai prezzi di febbraio, sta disegnando un pattern di 123 low di Joe Ross.
Qui già confermato, su euro-dollaro in attesa di conferma.
Possibile un approdo in area 100.
Idee operative DXY
Lavoro USA: Salari Alti, Assunzioni Basse. Il Dollaro in BilicoI dati macroeconomici sul mercato del lavoro statunitense appena rilasciati hanno creato un quadro contrastante, generando incertezza e volatilità sui mercati finanziari. Un rialzo dei salari superiore alle attese si scontra con un calo delle nuove assunzioni, mettendo in discussione la solidità dell'economia americana e le prossime mosse della Federal Reserve (Fed).
Salari in Crescita (Average Hourly Earnings m/m): L'incremento del 0.5% su base mensile, rispetto al previsto 0.3%, segnala una persistente pressione inflazionistica. Salari più alti significano maggior potere d'acquisto, ma anche costi di produzione più elevati per le aziende. Questo dato potrebbe spingere la Fed a mantenere una politica monetaria restrittiva più a lungo per contenere l'inflazione.
Rallentamento delle Assunzioni (Non-Farm Employment Change): Il dato sulle nuove assunzioni non agricole, fermo a 143K contro i 169K attesi e i 307K del mese precedente, è un campanello d'allarme. Indica un rallentamento significativo nel mercato del lavoro, che potrebbe riflettere una decelerazione della crescita economica.
Tasso di Disoccupazione Stabile (Unemployment Rate): Il tasso di disoccupazione al 4.0%, leggermente migliore delle aspettative, offre un barlume di ottimismo. Tuttavia, in combinazione con il calo delle assunzioni, suggerisce che l'economia potrebbe iniziare a perdere slancio.
DOLLAR INDEX, prezzi risucchiati nel trading range?Chat di Capital.Com
La forza del dollaro misurata nei confronti delle principali valute globali attraverso il DXY, è ben visibile sul grafico mensile
Abbiamo tre candele bianche, mediamente di grandi dimensioni rispetto al recente passato.
Un movimento, accompagnato da timidi volumi, che ha portato i prezzi a contatto con la resistenza statica di 106,95.
Si è prodotto un breakout assolutamente timido come certificato da volumi che non sono stati in grado di accompagnare il movimento espandendosi.
La conseguenza minima è il movimento attuale di pullback sulla resistenza appena violata.
La debolezza dei volumi cui facevamo riferimento rende interessante la valutazione di della possibilità che i prezzi tornino all'interno del movimento laterale che si è sviluppato negli ultimi due anni
Un testa spalle ribassista che sta violando la neckline.
Un target più conservativo ed immediato può essere individuato nel precedente massimo relativo a 105,6 oppure i minimi recenti a 105
Il movimento attuale inoltre va inquadrato all'interno del recente pullback anche sulla trendline rialzista violata nei giorni scorsi
WisdomTree - Tactical Daily Update - 21.01.2025Wall Street chiusa, le Borse europee stabili nel giorno del varo del Trump2.
Prevale l’incertezza sulle future politiche commerciali Usa verso Cina ed Europa.
Scendono petrolio e gas, e si indebolisce il Dollaro.
Bitcoin & celebrano il nuovo Presidente “crypto-friendly”.
L'insediamento di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti ha immediatamente attirato l'attenzione dei mercati globali, sebbene Wall Street fosse chiusa per il Martin Luther King Day. Le Borse europee hanno registrato risultati positivi, ma non hanno raggiunto i massimi della giornata. Milano ha chiuso con una lieve flessione del -0,34%, influenzata dallo stacco delle cedole di Enel e Snam. Al contrario, altre piazze europee, come Parigi (+0,06%) e Londra (+0,11%), hanno segnato lievi guadagni, mentre Francoforte ha toccato un record storico con il DAX che ha superato per la prima volta i 21.000 punti.
A livello statistico, sono stati battuti numerosi record storici: DAX, FTSE 100 di Londra, l'Eurostoxx 600 e l'Eurostoxx 50, mentre Milano ha aggiornato i massimi dal 2008. Questi incrementi sono stati influenzati dalle dichiarazioni di Trump, che ha accennato all’intenzione di avviare un'indagine sui deficit commerciali e le pratiche scorrette, ma senza introdurre nuove tariffe immediatamente. Tale scenario ha contribuito al rimbalzo del settore automotive europeo (+1,7%) e delle banche (+1,4%), quest'ultima toccando il record dal 2015.
Sul fronte valutario, il dollaro ha ceduto terreno grazie alle voci secondo cui Trump non avrebbe imposto immediatamente nuovi dazi. L’euro ha guadagnato terreno, risalendo sopra 1,04 USD. Sul mercato obbligazionario, lo spread tra i BTP italiani e i Bund tedeschi è sceso a 110 punti base, con il rendimento del BTP decennale in lieve calo, chiudendo al 3,61%. Gli investitori sono ora focalizzati su come Trump gestirà le sue politiche in ambito economico e commerciale, in particolare in materia di immigrazione, tariffe ed energia.
Il Bitcoin ha reagito positivamente all’effetto Trump, toccando i 109.351 dollari, un massimo storico, per poi ritornare sopra i 107.000 dollari. Il presidente ha promesso di essere un “presidente cripto” e di rimuovere gli ostacoli all’adozione delle criptovalute, spingendo il Bitcoin a guadagnare l’80% dal suo insediamento. Anche le altre criptovalute hanno mostrato una crescita significativa, con l’adozione che si prevede in aumento a causa delle politiche favorevoli.
Sul fronte energetico, il petrolio ha subito un calo dell’1%, con il prezzo del Brent sceso sotto gli 80 dollari al barile, dopo l’ingresso in vigore della tregua a Gaza. I future del WTI hanno segnato una flessione a 77,8 dollari al barile, mentre il gas naturale è salito a 47,7 euro al megawattora. Le aspettative per l’energia sono state influenzate anche dal ritiro previsto degli Stati Uniti dall’accordo sul clima di Parigi e dalla dichiarazione di emergenza energetica che Trump intende firmare per stimolare la produzione di greggio e gas negli Stati Uniti.
A livello geopolitico, Putin ha accolto positivamente l’ingresso di Trump alla Casa Bianca e ha espresso disponibilità a dialogare con gli Stati Uniti su temi caldi come l’Ucraina e il disarmo nucleare. Tuttavia, gli analisti prevedono che Trump possa spingere per politiche più nazionaliste, come l’uscita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’uscita dall’accordo di Parigi sul clima, con possibili tariffe su Messico e Canada a partire dal 1° febbraio. La retorica protezionistica di Trump potrebbe avere ripercussioni su tutte le principali economie globali.
Sui mercati delle materie prime, l’oro ha registrato un aumento, spinto dalla correzione del dollaro, raggiungendo i massimi da inizio novembre. L’indice delle materie prime ha subito una leggera flessione, influenzato dal calo dei prezzi di petrolio e gas naturale. Gli analisti restano in attesa di capire come le politiche di Trump influenzeranno le dinamiche globali e i mercati finanziari.
Le aspettative per l’economia europea rimangono contrastate: si prevede un leggero calo dell’indice IFO sulla fiducia degli investitori tedeschi, con l’indicatore che potrebbe scendere a 15,3 a gennaio, rispetto ai 15,7 di dicembre. Le decisioni della Banca Centrale Europea, che potrebbero includere tagli ai tassi di interesse, sono oggetto di discussione, con alcuni membri che suggeriscono che le attuali condizioni economiche possano ancora evolvere. In ogni caso, la politica monetaria della BCE rimane sotto stretta osservazione, specialmente in vista di possibili nuovi stimoli economici.
Infine, Donald Trump parteciperà in videocollegamento al World Economic Forum di Davos, dove discuterà di temi chiave come l’aumento dei dazi doganali, la deregolamentazione e gli sgravi fiscali, nonché le implicazioni politiche ed economiche del suo mandato sul conflitto ucraino. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è atteso in videocollegamento, con la guerra in Ucraina destinata a rimanere uno dei temi cruciali sotto la presidenza Trump. Gli sviluppi geopolitici e le politiche economiche determineranno probabilmente il corso delle dinamiche globali nel prossimo futuro.
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Il Super DOLLARO: una mina sul percorso dell'azionario USALe conseguenze della rapida crescita del dollaro potrebbero mettere a repentaglio gli utili registrati dalle aziende statunitensi, nonché la salute economica di alcuni mercati emergenti.
Secondo un indice nominale del tasso di cambio ponderato per gli scambi gestito dalla Federal Reserve, il dollaro statunitense è scambiato sui livelli più alti mai registrati dal 1973.
Anche il Dollari Index, che misura il valore del dollaro rispetto ai suoi maggiori competitori con forte sbilancio verso l' euro, ha recentemente superato quota 110, attestandosi al livello più alto da novembre 2022. Tuttavia, per quanto riguarda gli investitori, il livello assoluto del dollaro rispetto alle altre valute non è tanto importante quanto il ritmo assunto dal suo apprezzamento. Ultimamente, quel ritmo è stato piuttosto rapido. Il Dollar Index, è aumentato del 9% dal giorno delle elezioni ed ha chiuso il trimestre conclusosi a dicembre, con un aumento del 7,7%, il massimo di qualsiasi altro trimestre dal 2015. Data la sua importanza per l'economia globale, fluttuazioni così rapide del valore del dollaro possono avere conseguenze di vasta portata. Un dollaro forte fa sì che il denaro guadagnato all'estero valga meno in termini di dollari, aumentando la possibilità che gli effetti di conversione della valuta possano far sì che le aziende non raggiungano gli obiettivi di Wall Street per vendite e guadagni. Come minimo, le aziende non supererebbero quegli obiettivi tanto quanto avrebbero altrimenti fatto e questo potrebbe avere delle forti pressioni negative sul mercato azionario in tempo ragionevolmente brevi.
Market mover - DXY in rallentamento in attesa del CPIL'indice del dollaro americano ferma la sua ascesa per il secondo giorno nonostante si mantenga sui massimi storici intorno al livello 109,57.
Sotto il profilo macroeconomico è stata data lettura del PPI (inflazione alla produzione) che ha deluso le aspettative sia nel dato annuale che quello mensile. Infatti YoY il dato è stato letto al rialzo al 3,3% rispetto alla lettura precedente del 3% ma al di sotto delle stime che lo davano al 3,5%. MoM il dato si è stampato a 0,2%, al ribasso rispetto allo 0,4% stimato. Il dato core non ha avuto variazioni a differenza dell'ultima lettura che aveva registrato una variazione in aumento dello 0,2%. I prezzi al rialzo sono stati guidati da un aumento della benzina del 9,7% (MoM), energia elettrica, carne, veicoli. I prezzi dei servizi sono rimasti invariati in quanto l'aumento del trasporto e magazzinaggio (2,2%) è stato bilanciato dalla riduzione dei prezzi dei servizi commerciali.
Oltre al dato sul PPI, un rapporto Bloomberg ha indicato che l'intenzione dell'amministrazione presidenziale sta valutando un approccio graduale all'implementazione dei dazi; questo ha portato maggiore sollievo ai mercati facendo perdere valore al dollaro. Attualmente i mercati si aspettano un taglio di un quarto di punto dei tassi nella seconda metà dell'anno, con l'indicatore della Fed (FedWatch Tool) che riporta il primo taglio nel range 400-425 bps nella riunione di luglio con una percentuale del 41,9%.
Lo scenario odierno ha quindi portato l'indice DXY a rallentare il suo rally impetuoso ma rimane comunque in forte trend rialzista, lontano, nel daily chart , dalla Tenkan Sen e al di sopra del supporto statico a livello 109.31, con una leggera divergenza tra l'oscillatore stocastico che rimane poco al di sotto del livello di ipercomprato. L'andamento potrebbe continuare al rialzo continuando a sfruttare, quantomeno nel breve, la Tenkan Sen come supporto su cui rimbalzare, sempre che i presupposti macroeconomici rimangano tali. Da verificare se il dato sul CPI di domani segua o meno la lettura del PPI odierno, al di sotto delle stime, oppure le stravolga al rialzo (tendenzialmente, sul lungo periodo, i dati del PPI si riflettono sul CPI).
Ne approfittano i futures azionari con l'S&P500 che registra +0,34%, il Nasdaq +0,54% e il DowJones +0,28% (al momento della scrittura).
Si resta in attesa del dato sul CPI di domani.
DXY - ARRIVATO SU CHIUSURA MONTLY Trend long inarrestabile x il dollaro sostenuto anche dai posizionamenti COT non commercials.
Il prezzo ha completato 4 impulsi long, di solito dopo 3 impulsi forti, un trend dovrebbe quanto meno iniziare a ritracciare, se il trend è molto forte può come in questo caso fare un ultima onda (numero 4) e poi ritracciare e fermarsi per un po'.
Vedremo se in questa zona dopo aver chiuso un inefficienza Montly il prezzo iniziarà a scendere un po' rimanendo cmq in trend rialzista nei HT.
Questo potrebbe aiutare a gli asset di rischio a performare bene per questo Q1.
IL RE DOLLARO SOVRANO INCONTRASTATOAnalisi del percorso del dollaro nel 2024 e prospettive per il 2025.
Il 2024 è stato un anno in cui l'indice DXY ha vissuto momenti di incertezza ascesa, in cui ha testato più volte la supply zone (rettangolo rosso) intorno ai livelli (106.50 e 105.44) e poi ha toccato il fondo nella demand zone (rettangolo verde) intorno ai livelli di parità a settembre.
Come era già stato preventivato a fine 2023, tutto il 2024 dei mercati finanziari, tralasciando tutto lo scenario geopolitico delineato dalle guerre, è stato influenzato da quello che sarebbe dovuto essere e si è concretizzato il 5 novembre, con l'elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump.
Il blasonatissimo "Trump Trade", che ha preso piede con le crescenti aspettative degli investitori secondo cui il presidente più discusso dell'ultimo decennio avrebbe potuto avere una reale possibilità di sconfiggere la candidata democratica Kamala Harris alle elezioni del 5 novembre, diventando il 47° presidente degli Stati Uniti (con non pochi colpi di scena).
Ed è così, che il biglietto verde ha innescato un rally che è partito nei primi giorni di ottobre e, con correzioni fisiologiche, ha portato il dollaro a superare i massimi del 2022, rompendo la barriera dei 108.00. Il rally del dollaro statunitense, come da manuale, ha avuto il suo riflesso sui Tresury, con i rendimenti a 10 anni che hanno toccato quota 4.63%
Ma le motivazioni dell'impennata del biglietto verde non risiedono solo nel "Trump Trade" e le dichiarazioni del neo-presidente sia in campagna elettorale che subito dopo la vittoria (che analizzeremo più avanti) ma riguardano anche lo stato dell'economia americana. Infatti, la notevole forza del dollaro è stata supportata dalla resilienza dell'economia del Paese di fronte agli anni di politica monetaria restrittiva, soprattutto se confrontata con le economie degli altri Paesi equiparati. Nonostante il mercato del lavoro abbia dato segni di rallentamento, gli indicatori di settore rimangono solidi. A testimoniare la forza economica c'è anche l'inflazione al consumo che rimane, rispetto ai principali competitors persistente ed elevata, al di sopra del livello prestabilito dalla Fed (2%). Infatti, attualmente, i membri del FOMC rimangono divisi su chi è propenso ad ulteriori tagli e chi, invece, sostiene la cautela considerando anche il valore ancora alto del PCE (personal consumer expenditure), indicatore più attenzionato dalla FED.
La cautela è legata anche alla prospettive governative di Donald Trump, basate sul suo approccio ad imporre tariffe sulle importazioni dalla Cina, dall'Unione Europea, dal Canada e dal Messico.
La politica dei dazi porterebbe, come conseguenza diretta, ad un aumento dell'inflazione dovuto all'aumento dei costi per gli importatori e i consumatori finali. Correlato a ciò, potrebbero esserci politiche di ritorsione dei Paesi esportatori verso l'America, degenerando in una vera e propria guerra commerciale con un drastico aumento delle tensioni economiche globali (come se non bastassero). Lo scenario appena descritto potrebbe portare la Fed a frenare la sua politica attale dei tagli o, addirittura, a pensare di rialzarli. Se tutto ciò dovesse accadere porterebbe ulteriore linfa vitale al dollaro, rafforzandolo ulteriormente.
Sebbene attualmente l'economia USA sembri di gran lunga più forte rispetto quella dell'Europa e le controparti del G10, è difficile stabilire con certezza se le politiche che vuole attuare il neo-presidente Trump, possano incidere significativamente sulla crescita del PIL americano.
Seguendo le parole di Trump, sia in campagna elettorale che successivamente all'elezione, sembrerebbe che l'intenzione è quella di improntare la politica economica su una deregulation, con un approccio più indulgente in tema di politica fiscale e un focus sulla promozione della produzione interna, sostenendo la politica dei dazi al fine di proteggere il nazionalismo riducendo la dipendenza dalle importazioni. Ulteriore aspetto trumpiano riguarda il minor impiego bellico delle truppe americane all'estero con una correlata esortazione ai Paesi NATO affinché provvedano all'aumento per la spesa per la difesa.
Sul fronte di politica ambientale, Trump promuove l'indipendenza energetica promuovendo la produzione di combustibili fossili (in rispetto al green deal) riducendo le normative ambientali distaccandosi dagli accordi internazionali sul clima.
Come se non bastasse, il neo presidente Donald Trump ha proferito parola anche in merito alla politica monetaria attuata dal Powell, lo stesso criticato più volte già durante il primo mandato per esser stato troppo lento nella politica di taglio dei tassi d'interesse. Da ultimo, Trump ha anche espresso l'idea che il presidente degli Stati Uniti dovrebbe essere parte attiva nelle decisioni di politica monetaria, minando il ruolo tradizionale riservato alla Federal Reserve. L'evoluzione di questa idea potrebbe avere non poche ripercussioni sulla politica economica e l'indipendenza della Fed, facendo venir meno lo scopo della sua esitsenza.
Ingerenze del Presidente a parte, Powell ha riferito che visto l'andamento dell'economia, di pressioni inflazionistiche alle porte e di un mercato del lavoro tutto sommato non troppo in affanno, non ci sarà alcuna fretta o frenesia a tagliare ulteriormente i tassi, sposando un approccio cauto nella determinazione del tasso neutrale.
In merito, nell'ultima riunione del FOMC che si è tenuta il 18 dicembre, la banca centrale americana si è allineata alle aspettative generali e ha abbassato il Fed Funds Target Range di 25 bps al 4.25%-4.50%, segnalando un ritmo più cauto di allentamento per il 2025, con la maggior parte dei funzionari che hanno espresso preoccupazioni sul fatto che l'inflazione potrebbe tornare a salire. Il "dot plot chart" ha rilevato due tagli per tutto il 2025, ribadendo, quindi, l'idea che la Fed, contro ogni volere di Trump, non ha retta di agire a gennaio, quando effettivamente siederà alla Casa Bianca il nuovo presidente.
Attualmente le proiezioni prevedono che nel 2025 il tasso di prestito di riferimento si attesterà nell'intervallo 3,75%-4%, che entro la fine del 2026 si abbasserà a circa il 3.4% con i costi del prestito che rimarrebbero al di sopra della stima rivista del tasso "neutrale" ora stabilito al 3% (tasso in cui l'economia è in equilibrio).
Per quanto riguarda le proiezioni sull'economia, queste sono state riviste al rialzo rispetto all'ultima lettura, con un PIL che è visto in crescita del 2.5% per il 2024 e del 2.1% per il 2025 ( a differenza delle precedenti che vedevano un 2% per entrambi gli anni).
La disoccupazione è stata vista in lieve rialzo al 4.3% per la fine del 2025, proiezioni migliori rispetto il 4.4% previsto per entrambi gli anni (2024 e 2025).
Per quanto riguardo l'inflazione rimane un velato pessimismo con il dato "core" (escluso delle componenti volatili di energia e cibo) che è rivisto più elevato per più tempo, con un picco del 2.8% nel 2024 per poi arrivare al 2.5% entro la fine del 2025 (le proiezioni precedenti prevedevano un picco del CPI core al 2.6% e 2.2% nel 2025).
ANALISI TECNICA
Weekly chart
Sul grafico settimanale possiamo vedere la tendenza estremamente rialzista supportata dall'indicatore Ichimoku. Infatti la linea di prezzo si trova al di sopra della Tenkan Sen dalla candela del 21 ottobre, con la Chinkou Span nettamente al di sopra della Kumo e della linea di prezzo senza alcuna resistenza da rompere nei paraggi. Il trend è molto teso al rialzo e quindi sarebbe davvero sfrontato pensare ad una posizione al ribasso (trend is your friend).
Attualmente il prezzo si trova all'interno del ritracciamento dell'ultimo impulso ribassista calcolato dai massimi del 2022 ai minimi del 2023. Siamo a circa il livello 0.618 di Fibonacci al livello di prezzo 108.38; potrebbe esserci una correzione, seppur di minima entità ma rimango dell'idea che è troppo azzardato pensare ad un entrata al ribasso.
L'RSI ci delinea una zona di impercomprato con il prezzo molto distante dalla media mobile a 50 periodi.
daily chart
Per quanto riguarda Ichimoku rimaniamo della stessa idea del grafico settimanale, con il prezzo che si tiene sopra la Tenkan Sen. Potrebbero essere interessanti eventuali rimbalzi sulla Kijun Sen per ipotizzare entrate al rialzo (non è un consiglio). Il prezzo rimano comunque molto distaccato dalla Kumo con la Chikoun Span, anche in questo caso, senza alcun ostacolo al rialzo.
Rimaniamo comunque sulla scia del Trump Trade e una significativa rottura del supporto dinamico (freccia verde), potrebbe aprire le porte al supporto statico dello scorso maggio, dove ci sarebbe una confluenza di tra la zona di ritracciamento 0.5 di Fibonacci e la Kijun Sen (circa livello 106.99).
In conclusione, possiamo aspettarci sicuramente un 2025 con tanto carburante nel serbatoio per il dollaro americano con tutto ciò che ne consegue.
Sul fronte geopolitico, non si vede chiaramente la fine delle guerre, sia sul fronte Ucraino sia per il conflitto tra Israele, Iran e Libano, mentre la situazione in Siria continua ad alimentare venti di incertezza in Medio Oriente.
Probabilmente questo scenario continuerà ad alimentare la domanda di beni rifugio e, di conseguenza, fornire supporto al dollaro americano.
Se a tutto ciò, si aggiunge lo scenario trumpiano dei dazi, si potrebbero innescare politiche economiche di ritorsione riaccendendo la miccia delle tensioni globali...
Le crescenti pressioni inflazionistiche potrebbero costringere la Fed ad agire arrestando l'attuale ciclo di tassi o addirittura avviando un nuovo piano di rialzi. Ciò porterebbe i rendimenti dei titoli di stato Usa ancora più in alto rafforzando ulteriormente il dollaro.
È plausibile aspettarsi che il contrasto tra la resilienza economica dell'economia USA e le difficoltà dei paesi concorrenti amplierà il ciclo di allentamento monetario di quest'ultimi rispetto a quello che potrebbe, di contro, palesarsi negli Stati Uniti. Questa divergenza porterà al deprezzamento delle valute rivali e un ulteriore rafforzamento del biglietto verde.
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NEWSLETTER#104: USD e BCEIL DOLLARO FESTEGGIA
Alle 14:30 sono stati pubblicati i dati relativi i prezzi alla produzione USA.
I dati hanno mostrato un trend diverso dalle aspettative: la componente core è rimasta invariata al 3,4% e la componente headline è salita al 3%, dal 2,6% precedente.
Il dollaro sta guadagnando terreno da inizio settimana nei confronti delle altre valute.
Grazie ai dati di oggi potrebbe ricevere ulteriore sostegno per tornare in zona 107.00 circa.
La Banca Centrale Svizzera taglia a sorpresa di 50 punti base.
BCE: 25 punti
Il Consiglio direttivo ha deciso di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE.
“Il processo disinflazionistico è ben avviato.
I nostri esperti si attendono una ripresa economica più lenta, rispetto le proiezioni di settembre.
Nonostante l’aumento della crescita registrato nel terzo trimestre, gli indicatori segnalano una contrazione nell’attuale trimestre”
Notizie macroeconomiche della giornata di domani
- PIL UK, produzione manifatturiera e industriale (08:00) (GBP)
- Produzione industriale (11:00) (EUR)
Buon trading a tutti
Dollar Index sul supporto in attesa del CPI Con l'attuale rimbalzo dal supporto sulla trendline a 105,50 originata nell'ottobre del 2023, il Dollar Index sembra non voler mollare la presa rialzista e che ci possa essere un altro tentativo rialzista verso area 108,50, prima di monitorare una fase di inversione, verosimilmente dal prossimo gennaio. Il pattern che stiamo monitorando potrebbe essere incompleto, ma potrebbe presto entrare nelle fasi finali di una ripresa, con una ulteriore spinta verso l'alto questa settimana, in occasione della pubblicazione dei prezzi al consumo, con l'indice CPI previsto in moderato aumento al 2,7% dal precedente 2,6%.
Per il Dollar Index, ogni volta che raggiunge un nuovo massimo, si pensa ad una forte inversione e questa dinamica polarizza l'attenzione degli operatori, specialmente per l'inizio del prossimo anno quando Trump entrerà in carica. La stesso successe nel 2016/2017
Indice del Dollaro: Individuato testa e spalle rialzista.Buona domenica traders. Oggi andremo ad analizzare l'indice del Dollaro che è molto importante per l'analisi del mercato azionario, in quanto i principali indici Europei, Americani ed Asiatici presentano con esso una correlazione negative, anche se non immediata - ergo, se dollaro sale, l'azionario scende e viceversa.
Guardando il grafico postato nell'idea di cui sopra, possiamo individuare un testa e spalla rialzista che si forma a partire dalla spalla SX a valle del downtrend che culmina con il minimo del 14/07/2023 registrato a 99,578. Poi testa segnata sul minimo del 28/12/13 e spalla dx segnata sul minimo del 27/9/24. Per averne conferma del pattern rialzista dovremmo prima di tutto rompere la trend line del ciclo di 3+ mesi lato massimi e poi riuscire ad attaccare i livelli di prezzo superiori alla neckline (linea tratteggiata verde.
Analizzando l'aspetto ciclico: Dal minimo del 27/9/2024 è partito un ciclo perlomeno semestrale lato minimi, che vede il suo primo sotto-ciclo attualmente a 25 barre, così articolato: primo settimanale da venerdì 27/9 ad 8/10, secondo da 8/10 a 21/10, terzo da 21/10 a 01/11, quarto appena partito appunto sul minimo del 1/11. I cicli settimanali lato minimi sono rappresentati dalle curve tratteggiate in nero. La curva più ampia tratteggiata in giallo sta a rappresentare invece il ciclo di ordine maggiore che li racchiude. Il prezzo per la chiusura del terzo settimanale è rientrato nella zona con maggiori volumi identificata dal rettangolo arancione per una pesca di liquidità; inoltre come si nota la media mobile a 200 periodi ha permesso al prezzo di rimbalzare. Mi aspetto che si salga ancora oltre la trendline viola e poi si cerchi un minimo per la chiusura del ciclo (linea tratteggiata gialla) di nuovo a livelli leggermente inferiori ad essa o comunque un retest nella zona arancione per poi ripartire verso l'alto per la partenza del successivo ciclo. Il percorso ipotizzato è rappresentato dalla retta a zig-zag marroncina ed i target di prezzo/resistenze dalle linee orizzontali nere.
Un primo segno di forza si avrà rompendo a rialzo la trendline viola e successivamente la neckline (linea tratteggiata verde).
Un rialzo del dollaro si sposa anche con la visione ciclica dei mercati azionari che potrebbe vedere il prezzo iniziare una fase di ribasso ciclico. Potete vedere ad esempio i dettagli nelle mie idee su NDX e quella di lungo su MIB.
Considerazioni macro: Come detto, un rialzo dell'indice del dollaro (DXY) tende a esercitare un effetto ribassista sugli indici azionari. Questo perché un dollaro più forte rende le esportazioni statunitensi più costose, riducendo la competitività delle aziende che operano sui mercati esteri. Le attuali tensioni tra Stati Uniti e Cina, le crisi in Medio Oriente, e le decisioni delle banche centrali globali possono amplificare queste dinamiche. Ad esempio, le dispute commerciali con la Cina possono influenzare negativamente le aziende americane, mentre i conflitti in Ucraina e nei mercati energetici possono creare instabilità, spingendo gli investitori a rifugiarsi nel dollaro.
Inoltre, un dollaro forte può aumentare i costi per le aziende che importano materie prime, comprimendo ulteriormente i margini di profitto. Anche se un dollaro forte può attrarre investimenti esteri, il trend generale è spesso negativo per il mercato azionario. Infine, le preoccupazioni su una possibile recessione globale possono far aumentare la domanda di asset rifugio, contribuendo a una maggiore volatilità
Vediamo cosa succede ai mercati dopo il giorno delle elezioni americane atteso per il 6/11 e da lì faremo ulteriori considerazioni.
DISCLAIMER: La presente idea non rappresenta nessun incentivo ad investire, disinvestire o operare in maniera speculativa ma è solo frutto di studi tecnici e ciclici con un focus sugli accadimenti geopolitici attuali.
Vi ringrazio per l'attenzione e se riteniate che l'analisi sia costruttiva sostenetela con un boost.
Hasta la vista!
SITUAZIONE DA NON PERDERE In questo momento molte persone si aspettano dei long in questi primi giorni della settimana per EUR e GBP tuttavia guardando il DXY vediamo che la situazione potrebbe essere scottante per i Buyers. Il momento del buy non è adesso per Eur e Gbp finche il MOMENTUM del Dollaro non si presenta visto che sta creando liquidità nella zona di Supply. Per aspetterei giornata di News Importante cercare in scalping di prendere l'oportunità che ci sta dando il DXY per poi con le giuste conferme prepararsi per la discesa.
Se ritenete molto utile la mia analisi vi chiedo di BOOSTARLO e di lasciare un vostro commento in aggiunto per condividere un vostro parere sulla situazione Grazie e Buona Trad a Tutti.
WisdomTree - Tactical Daily Update - 21.10.2024Borse Europee vicino ai massimi, ma guardinghe, vista la crescita anemica.
Inflazione EU: prezzi alla produzione -1,4% annuale in Germania.
Nuovi aiuti della Banca centrale per sostenere il Pil cinese.
Dollaro in recupero: sempre incerto l’esito delle Presidenziali Usa.
All’indomani del meeting della Banca centrale Europea (ECB) che giovedì scorso ha deciso il 3’ taglio dei tassi di 25 bps di quest’anno, quella di venerdì 18 è stata un’altra seduta positiva per i mercati europei: Milano e Parigi hanno guadagnato +0,4%, Francoforte +0,3%, invariata Madrid, in arretramento solo Londra, -0,4%.
Nelle prime ore di venerdì scorso le Borse cinesi avevano ben accolto i dati sulla crescita del GDP (PIL) del 3’ trimestre: +4,6% anno su anno, un numero in sè non molto forte, ma comunque migliore delle attese, mentre resta l’aspettativa di nuovi stimoli da parte di Governo e Banca centrale.
Archiviamo dunque una settimana positiva per i listini azionari EU, favoriti da fattori coagenti, tra cui il taglio dei tassi deciso dall’ECB unito alla speranza di un’analoga mossa a dicembre, la prospettiva di nuove misure supportive dell’economia cinese e quella di relazioni trimestrali positive e di imminente pubblicazione.
Nella settimana Milano ha guadagnato +2,6%, Madrid +1,8%, Francoforte +1,5%, Londra +1,3%, e Parigi +0,5%, quest’ultima appesantita dalle azioni del lusso.
Il settore lusso vive una fase negativa, e l’indice europeo di settore ha perso -3,4% la scorsa settimana. Ugualmente negativo il comparto technology, -4,2% per il subindice dell’Euro Stoxx di settore, con l’azione Asml vicina a -14%.
In Italia, in un clima di grande attesa, è giunto l’aggiornamento del rating sul debito sovrano da parte di S&P e Fitch, specie per l’aggiornamento dell’outlook, che era stabile per entrambe; confermato il rating BBB con outlook stabile per S&P, mentre Fitch conferma rating a BBB ma migliora l’outlook, da stabile a positivo.
L’upgrade riflette «il fatto che il recente rafforzamento dei risultati di bilancio e l'impegno a rispettare le regole dell'Unione europea indicano potenziale riduzione dei rischi di bilancio e finanziamento a medio termine derivanti dai livelli eccezionalmente elevati del debito italiano».
Fitch ha apprezzato anche «segnali di crescita potenziale più forte e contesto politico più stabile»: in tale contesto è maturato il calo dello spread Btp/Bund, sceso venerdì a 117 bps, in parallelo al calo del rendimento del decennale italiano a 3,35%.
Scenario più ostico per il debito francese: l'agenzia di rating Scope ha abbassato il rating a AA- allineandosi ad altre agenzie, Moody's si pronuncerà questa settimana e S&P il prossimo mese.
In America Wall Street ha chiuso positiva: Dow Jones +0,09%, Nasdaq +0,63% e S&P500 +0,40%: toccati nuovi massimi storici per Dow Jones e S&P500.
Anche venerdì 18 è proseguito il calo del prezzo del petrolio: quello del WTI (West Texas Intermediate) ha perso -2,5% a 68,9 Dollari/barile.
Irrefrenabile la corsa al rialzo dell’oro, +0,9% a 2.714 Dollari/oncia, ai massimi storici, favorito non solo dalla prospettiva di discesa del costo del denaro ma, purtroppo, anche dall’incertezza sulle elezioni Presidenziali Usa (3 novembre), e dai conflitti in Medio Oriente ed Ucraina, che ne esaltano il ruolo di bene “rifugio”.
Sul mercato valutario, poco variato il cross Eur/Dollaro attorno 1,084, e quello Dollaro/Yen attorno 149,88. In evidenza, per la sua inedita forza, la Sterlina britannica, dopo il dato sopra le attese, +0,3%, delle vendite al dettaglio di settembre +0,3%: GBP/US$ +0,3% a 1,304, ed EUR/GBP a 1,20, massimo da 2 anni.
Oggi, la nuova settimana parte con un nuovo record dell’oro che supera 2.730 Dollari/oncia e con nuove iniziative di Pechino per rilanciare la crescita. La Banca centrale Cinese (PboC) ha tagliato i tassi di riferimento sui prestiti: su quelli a 1 anno scende a 3,1% da 3,35%, e su quello oltre 5 anni da 3,85% a 3,60%.
In Germania i prezzi alla produzione sono scesi -1,4% annuale a settembre, da -0,8% di agosto, e -0,5% mese su mese, da +0,2% di agosto, vs attese di -0,2%.
In Europa le Borse sono partite caute e terminano la mattinata con cali medi di -0,5% (ore 13.00 CET): c’è attesa per gli indici PMI (Purchasing managers Index) della manufattura, relativi ad ottobre, ritenuti validi “marcatori” dell’andamento dell’attività industriale, in uscita giovedì 24, e per le prime “trimestrali” europee.
C’è cautela particolare sulle azioni bancarie: sul Sole 24 Ore di sabato 19 ottobre si legge che la Banca centrale Europea, nell’ambito del processo Supervisory Review and Evaluation Process (Srep), sarebbe orientata a chiedere alle banche più cautele e meno generosità nel distribuire dividendi e varare piani di buyback.
Oggi prende avvio il meeting mondiale dell'IMF (Fondo Monetario Internazionale), dal quale ci si attende trovi largo spazio di esame e discussione l'allarme lanciato proprio da IMF sui livelli stratosferici raggiunti dal debito mondiale, 100 trillioni di Dollari o, visto in altri termini, pari al 125% del GDP per i Paesi del G7, oltre che in traiettoria per crescere ancora.
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NEWSLETTER#80: DXY, USOIL e UKDOLLARO E PETROLIO
Momentaneamente la correlazione tra DXY e petrolio va in direzione opposta.
Ieri il petrolio ha perso terreno dopo da alcune notizie dei media secondo cui Israele non prevede di colpire gli impianti petroliferi e nucleari iraniani.
Al contrario il dollaro si è apprezzato, tornando sui massimi di agosto 2024.
La correlazione va a favore di un dollaro più debole, con il quadro dei tassi che difficilmente diventerà più favorevole di quanto lo è ora.
Tuttavia non sono da escludere posizionamenti rialzisti in vista delle elezioni americane previste tra tre settimane.
MERCATO UK
Secondo gli ultimi dati del lavoro UK di questa mattina, il tasso di disoccupazione è sceso al 4%.
La crescita dei salari del settore privato, anche se leggermente inferiore al mese precedente, è ancora al 4,8% su base annua.
Finché la crescita dei salari si manterrà intorno al 5% rimangono i timori di ulteriori pressioni inflazionistiche in entrata.
Notizie macroeconomiche della giornata
- Produzione industriale (11:00) (EUR)
- Sentimento di fiducia dello ZEW (11:00) (EUR)
- Indice manifatturiero del NY Empire State (14:30) (USD)
- CPI Canada (14:30) (CAD)
Buon trading a tutti
Setup Ribassista DXY con Target a 99,4Il grafico fornito rappresenta un'analisi tecnica dell'indice del Dollaro Americano (DXY) su un timeframe a 2 ore, evidenziando un canale discendente in cui il prezzo si muove all'interno di due linee di trend inclinate verso il basso. L'analisi suggerisce una potenziale opportunità di vendita allo scoperto (short) con un livello di resistenza chiave nell'area di ritracciamento di Fibonacci compresa tra il 50% e il 61,8%.
In corrispondenza del livello 103,3 è identificata una zona di stop-loss, che indica il livello oltre il quale la strategia short sarebbe invalidata in caso di break-out rialzista. La zona target, evidenziata in verde, suggerisce un obiettivo di prezzo intorno a 99,4, con il prezzo atteso in discesa fino a quel livello, come indicato dalla freccia blu.
In sintesi, il setup tecnico è di tipo ribassista, con un punto di ingresso nella zona di resistenza di Fibonacci e un target posizionato verso il supporto inferiore del canale.
VALUTARE I RISCHI MAGGIORIToday’S Trading del 18.09.2024
MACRO BACKGROUND
Quando non esiste la scelta giusta, l’unica cosa che puoi fare e scegliere la meno dolorosa!
Nessuno di noi vorrebbe ora essere al posto di Powell o più in generale a scegliere per la FED cosa fare in questo momento storico, di certo l’idea di dare il via al ciclo di taglio tassi ci sembra a dir poco ovvia, ma procedere con cautela o essere aggressivi questo è il primo dilemma, poi ancora: ma il vero tasso di equilibrio quale sarà?
Ricordiamo sempre che le decisioni di politica monetaria di una banca centrale sono mirate alla ricerca del tasso di equilibrio , ovvero quel costo del denaro che permette all’inflazione di crescere nel range del 2% annuo e al contempo di mantenere la piena occupazione, questo il mandato della FED , ma quale sia questo tasso nessuno lo sa davvero.
Powell in un suo passato speech, quando erano intenti ad alzare il costo del denaro e aricercare il tasso di interesse corretto che potesse fermare l’inflazione, disse esplicitamente che non sapevano quale fosse il costo del denaro giusto per il loro scopo , e che lo avrebbero scoperto solo una volta raggiunto.
Si ripresenta ora la medesima scena, non sappiamo quale sia il costo giusto del denaro e procedere con cautela , con tagli da 25Bp darebbe tempo per monitorare l’andamento dell’economia, è altrettanto vero che se il tasso di equilibrio dovesse essere molto più in basso dei livelli attuali , procedere di soli 25Bp alla volta darebbe alla FED troppo ritardo sul ciclo economico e si rischierebbe la recessione.
Se non sai bene cosa fare, scegli la strada meno dolorosa. La Fed Dunque è chiamata non alla scelta piu corretta, ma alla valutazione giusta dei maggiori rischi: meglio prevenire un ritorno dell’Inflazione o prevenire una fase recessiva?
Se la Fed dovesse optare per un taglio da 50Bp , il mercato potrebbe interpretarlo come avviso che il rischio maggiore è quello recessivo e potrebbe dunque prendere contromisure e dare il via a forti vendite, al contempo un taglio di soli 25Bp potrebbe oramai essere scontato nei prezzi del mercato e dare via a prese di profitto e rispozionamenti sul dollaro USA
FOREX
Il mercato valutario continua a manifestare pressioni sul dollaro USA , sebbene le dinamciche del dollar index restino ancora sopra i supporti di 100.50 , non si trovano motivi di acquisto che spingano l dollaro sopra 102 resistenza chiave.
Salgono dunque le majors, con eurusd che si porta al test di 1.1150 e sembra voler attaccare i primi masismi di 1.1160 restistanza che se violata aprirebbe le porte a 1.1200
Robusta la spinta rialzista anche per Gbpusd che tenta attacchi ai massimi di 1.3240 area che se violata a rialzo darebbe vita ad allunghi fino 1.3275 – 1.33
Unico dollaro USA che ha stutture di respiro rialzista è usdjpy, grazie ad una momentanea fase di storno dello yen dai massimi di periodo usdjpy lascia i minimi di 140.25 rompe la trend line resistiva e testa 142.40 livello che se violato aprirebbe a 144 figura.
EQUITY
Resta indietro il comparto tech, con il nasdaq incapace al momento di superare i 19843 pnt, area di massimi volumi per il periodo 15 agosto 10 settembre. Le quotaiozni restano per ora ferme tre 19850 e 19580 pnt in attesa ovviamente della FED
Piu tonici gli industriali con il daw che testa i nuovi massimi a 42276 pnt e sembra ora rimanere stabilemnte sopra i supporti di 41800 pnt.
Anche il russell tenta allunghi fino ai 2250 pnt e testa la trend line resistiva di medio periodo partita dai massimi di inizio agosto.
COMMODITY
Storno per il gold che lascia le aree di massimo storico per ritracciare fino ai 2588$, sebbene livelli di maggiore interesse siano collocati a 2570$ riteniamo opportuno notare ancora l’estrema forza del metallo giallo pertanto preferiamo ora monitorare l’eventuale break out rialzista della flag in atto , per un ritorno a nuovi massimi .
Wti che non supera i 71$ , attenzione dunque ad eventuali rotture del nuovo canale rialzista in atto e dei relativi minimi a 68.50$ che aprirebbero la strada a ritoni verso i minimi di 64.25$
Buona giornata
SALVATORE BILOTTA
NewsLetter#59: CENTRAL BANK WEEK!SETTIMANA DELLE BANCHE CENTRALI!
Questa settimana vedremo diversi eventi macroeconomici di rilievo: FED, CPI UK e EURO, BOE, BOJ e PBOC.
L’evento clou della settimana sarà mercoledì alle 20:00 quando il board della Federal Reserve si riunirà per la decisione sul tasso d’interesse.
Attualmente il mercato sconta un taglio di 41 punti base.
Il mercato ha già iniziato a scontare un taglio da parte della FED (DXY sui minimi annuali e oro sui massimi storici).
Oltre alla FED si riuniranno altre 4 banche centrali.
Da monitorare con attenzione le prossime mosse della Bank of Japan.
PRODUZIONE EUROPEA
La produzione industriale europea è scesa a luglio, continuando la tendenza ribassista iniziata a settembre 2022.
I fattori principali di questa debolezza sono: nuovi ordini bassi e costi dei fattori produttivi ancora troppo elevati.
L’Eurostat evidenzia come nei prossimi messi non è previsto nessun cambio di tendenza.
Notizie macroeconomiche della giornata
- FESTA CINA E GIAPPONE
- Bilancia commerciale (11:00) (EUR)
- Indice NY empire state (14:30) (USD)
Buon trading a tutti