WisdomTree - Tactical Daily Update - 11.04.2025Borse in altalena, ma sperano in accordi con gli Usa, anche per la Cina.
Scende l’inflazione negli Usa: possible rallentamento della crescita?
Dollaro Usa in caduta precipitosa: effetto collaterale “involontario”?
Oro alle stelle: è il vero vincitore di questa prima parte dell’anno.
Mercati in altalena tra dazi, rally e ansie globali
La tregua (temporanea) nei dazi USA ha acceso i listini europei, che hanno chiuso con performance da applausi: Milano ha guadagnato il 4,7%, Parigi +3,83%, Francoforte +4,53%, Madrid +4,02%, Londra +3,04%. Anche Milano, inizialmente piatta, è decollata, con numerosi titoli in rialzo a doppia cifra, dopo che a metà giornata è arrivata anche la notizia dello stop ai dazi da parte dell’UE.
Molto meno entusiasta Wall Street: nonostante l’inflazione di marzo sia calata più del previsto, l’effetto tranquillizzante è stato nullo, perché i dati sono precedenti all’annuncio dei dazi da parte di Trump. Così, il Dow Jones ha chiuso a -2,5%, il Nasdaq a -4,3% e l’S&P 500 a -3,5%.
Trump tra applausi e minacce
Il presidente USA Donald Trump ha definito la giornata precedente “la più importante della storia, per i mercati”, sostenendo che gli Stati Uniti stanno finalmente cercando “di farsi trattare equamente dal mondo”. Sulla Cina ha dichiarato ottimismo per un possibile accordo commerciale “vantaggioso per entrambi i Paesi”, nonostante le nuove tariffe imposte: un pesantissimo 145% sulle importazioni cinesi, incluso un 20% per il fentanyl.
La Cina ha risposto con contromisure: dazi dell’84% sui beni americani e un giro di vite sui film di Hollywood. Tuttavia, da Pechino è arrivata anche un’apertura: “troviamoci a metà strada”, hanno detto, rilanciando l’invito al dialogo.
Trump ha elogiato la “furbizia” dell’UE per non aver reagito subito con dazi propri: “hanno capito cosa abbiamo fatto con la Cina”, ha spiegato. E ribadisce di vedere l’Unione come “un unico blocco”, chiudendo per ora alla possibilità di trattative bilaterali con i singoli Stati.
Italia: occhio al PIL
Nel Documento di Finanza Pubblica, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha avvertito che, dopo segnali positivi nel primo trimestre, dal secondo trimestre 2025 l’economia italiana potrebbe frenare per via dei dazi USA e dell’incertezza globale. Le stime di crescita reale sono state riviste al ribasso: +0,6% per il 2025 (contro il +1,2% precedente) e +0,8% per il 2026.
Asia a due velocità
Il nervosismo USA ha contagiato anche l’Asia. Il Nikkei di Tokyo ha perso il 3,8%, colpito soprattutto dal tonfo dell’auto: Toyota è crollata del 7,6%, peggior calo dal 30 settembre. A pesare, anche le previsioni al ribasso di Goldman Sachs sugli utili del settore.
In controtendenza Hong Kong (+1,7%), il CSI 300 di Shanghai/Shenzhen (+0,5%) e il Taiex di Taiwan (+2,4%). Male la Corea (-0,7%). Mumbai regge bene con un +1,8%. Intanto, lo yuan si stabilizza a 7,31 sul dollaro.
Petrolio: giù di brutto
Il Brent europeo è in calo e si avvia a chiudere la seconda settimana nera consecutiva: -3,7%, con un crollo di 12 dollari al barile in otto sedute. Il prezzo è passato dagli 82,6 USD di gennaio a circa 60 USD. L’EIA ha tagliato le previsioni di crescita globale e avvertito che la guerra commerciale potrebbe deprimere la domanda di petrolio sia in USA che nel mondo.
Commodities in altalena
L’Indice Bloomberg Commodity torna timidamente sopra quota 100 USD. Oro e argento brillano: +5% in settimana. Il rame, aiutato dallo stop ai dazi, rimbalza del +4%. Bene anche le materie prime agricole: mais +5%, cotone +6%, soia +6%.
Il gas naturale europeo tocca i minimi da quasi un anno: 33,29 €/MWh, dimezzato rispetto al picco di metà febbraio (58,77 €/MWh), grazie a minori consumi attesi con l’estate e al rallentamento della crescita in Eurozona.
Oro superstar, dollaro giù
L’oro ha toccato un nuovo record: 3.220 USD, con un rally del +22% da inizio anno. Il metallo prezioso è diventato il rifugio per eccellenza, ora che anche dollaro e Treasury traballano. Si moltiplicano gli acquisti tramite ETF e fondi specializzati, ma non è certo che dietro ci siano le banche centrali.
Il dollaro affonda: minimo da tre anni, a 1,13 contro euro. In due mesi ha perso il -12%. Il crollo è partito dal rallentamento dell’inflazione USA e dalle attese di un rapido taglio dei tassi da parte della Fed.
L’indice dei prezzi al consumo core (CPI USA), al netto di cibo ed energia, è salito solo dello 0,1% su base mensile (il minimo da nove mesi) e del +2,8% annuo, il valore più basso da quasi quattro anni. E pensare che appena due mesi fa si parlava di tassi alti e dollaro fortissimo…
Bitcoin? Non proprio un rifugio
L’11 aprile, Bitcoin rimbalza dell’1%, ma è in calo del -13% nel 2025. Michael Saylor continua a promuoverlo come bene rifugio, scrivendo su X che “il caos alimenta Bitcoin”, ma per ora non regge il paragone con l’oro: da inizio guerra commerciale, l’S&P500 è sceso del -7%, Bitcoin del -5,5%.
Obbligazioni: bufera sui Treasury
I titoli di Stato USA sono stati presi di mira dalla speculazione: si scommette su un massiccio sell-off cinese in risposta ai dazi. In tanti hanno cavalcato l’idea che i Treasury non siano più sicuri, complice l’instabilità politica. Ma il segretario del Tesoro Scott Bessent ha minimizzato: “Il petrolio risale, l’inflazione cala. Nulla di strano.”
Conclusione: mercati sulle montagne russe
Il mondo finanziario è immerso in una tempesta fatta di guerre commerciali, rally improvvisi e crolli repentini. Se la volatilità è l’unica certezza, gli investitori si muovono a tentoni tra dati contraddittori e tweet presidenziali, cercando rifugio in oro, commodities o semplicemente in attesa di capire dove soffia davvero il vento.
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