Fed alla prova dei mercatiOggi è il giorno della Fed, dopo i fuochi d'artificio degli ultimi giorni. L’attesa è per un nulla di fatto con i Fed Funds probabilmente fermi nella forbice tra 4.25% e 4.75%. Ma c’è attesa soprattutto per le parole di Jerome Powell, che potrebbe aprire a nuovi ribassi del costo del denaro, specie dopo gli ultimi dati macro che hanno mostrato qualche piccola crepa. Questo avviene in un momento in cui la nuova amministrazione si sta insediando e preparando un programma che sarà destinato a creare inevitabilmente volatilità.
Congiuntamente, sarà cruciale l’osservazione del dot plot per capire l’orientamento generale del board. Ricordiamo che ogni membro del FOMC indica con un punto il momento in cui vorrebbe alzare o abbassare il costo del denaro. La distribuzione dei punti in grafico è detta proprio Dot Plot. Viene utilizzata dagli analisti (Fed watchers) per capire in anticipo le mosse della banca centrale americana, analizzando il consensus prevalente tra i membri del FOMC.
BORSE IN RIPRESA NEL GIORNO DELLA FED
Wall Street, dopo la caduta dei tecnologici di lunedì, ha reagito rimbalzando nella seduta di ieri, con l'S&P 500 in crescita dello 0.85% e il Dow a +0.3%. Il Nasdaq è in rialzo dell’1.4% dopo il crollo di ieri, legato alla notizia relativa a Deepseek e al possibile predominio cinese nel settore dell'intelligenza artificiale.
Le azioni Nvidia sono salite di oltre il 6%, dopo un incredibile calo del 16.9% di ieri, un crollo che aveva causato una perdita di capitalizzazione vicina ai 600 miliardi di dollari, storicamente la più alta mai registrata sui mercati finanziari. La tecnologia è stata di gran lunga il settore con le migliori prestazioni, mentre le utility sono salite ugualmente ma meno.
Nel frattempo, i report sugli utili rimangono al centro dell'attenzione, con le azioni di Boeing in rialzo di oltre il 5% in ragione di una trimestrale inferiore al consensus. Per contro, Lockheed Martin è scesa del 7% dopo ricavi deludenti nel quarto trimestre.
VALUTE
Ancora una giornata all’insegna del dollaro, che ha beneficiato dell’aumento della tensione globale, in seguito alle dichiarazioni di Trump, il quale ha rincarato la dose relativamente all’applicazione delle tariffe verso i principali partner commerciali. Il neo eletto Presidente ha infatti ricordato che le tariffe saranno di gran lunga superiori a quelle che l’attuale Segretario al Tesoro Scott Bessent aveva proposto, parlando di tariffe incrementali a partire dal 2.5% fino al massimo del 20%.
L’EurUsd ha toccato i supporti chiave a 1.0420, incapace di tenere quota 1.0460 e scivolando lentamente, fermandosi poi a 1.0430. Il Cable si è mosso in modo analogo con il test dei supporti chiave di 1.2420, che per ora ha retto l’urto della divisa Usa, ma non sappiamo per quanto ancora. La forza della divisa americana si evidenzia sul dollar index, il basket di valute che compongono l’indice del dollaro, che è tornato a salire verso quota 107.75, ancora lontano però dai massimi del 13 gennaio fatti registrare a 109.90.
Le valute oceaniche sono stabili vicino comunque ai supporti di medio termine di 0.6140-0.6150 per AudUsd e 0.5540 per NzdUsd. Chf stabile insieme a uno Jpy che rimane nel trading range 154.00-157.00. Per vedere le price action in modo direzionale però ci vuole altro, e probabilmente bisogna attendere le decisioni ufficiali della nuova amministrazione.
BOC AL NUOVO TAGLIO DEI TASSI
UsdCad ancora sopra 1.4400 nel giorno in cui la Boc taglierà ancora i tassi, anche se forse sarà l’ultimo di questo primo periodo di ribassi. Ciò favorirebbe una ripresa del Cad, perché la divaricazione dei tassi tra Fed e Boc potrebbe aver raggiunto un picco e il delta tasso andrebbe poi a restringersi, a tendere. Questo spingerebbe UsdCad sui supporti chiave a 1.4270, la cui violazione potrebbe cambiare il trend attuale, ancora rialzista, per la verità. Sopra, le resistenze chiave sono poste a 1.4470-1.4500, la cui rottura farebbe da trampolino di lancio per 1.4690, massimo precedente significativo registrato nel marzo 2020, allo scoppio della pandemia.
USA, BENI DUREVOLI IN CALO
I nuovi ordini di beni durevoli (che sono quei beni che non esauriscono la loro funzione una volta utilizzati ma continuano a soddisfare i bisogni del consumatore nel tempo, ovvero sono quegli oggetti riutilizzabili, quali automobili, biciclette, smartphone, elettrodomestici o computer, etc.) sono scesi del 2.2% su base mensile a 276 miliardi di dollari a dicembre 2024, dopo un calo rivisto al ribasso del 2% a novembre e ben al di sotto delle aspettative di mercato di un aumento dello 0.6%.
Il calo è stato guidato dalle attrezzature per i trasporti, che sono scese del 7.4%, in particolare aeromobili e parti non per la difesa. Escludendo i trasporti, gli ordini di beni durevoli sono aumentati dello 0.3%, mentre escludendo la difesa, sono diminuiti del 2.4%. Gli ordini sono diminuiti anche per i beni strumentali e metalli primari.
AUSTRALIA, INFLAZIONE
L'indice dei prezzi al consumo in Australia è aumentato del 2.5% su base annua a dicembre 2024, accelerando dal 2.3% del mese precedente e facendo registrare il livello più alto da agosto. L'ultimo risultato è stato in linea con le previsioni di mercato, con i prezzi dell'elettricità in calo, mentre i costi del carburante per autoveicoli sono scesi molto più lentamente a causa del termine dei sostegni governativi.
Escludendo alimentari ed energia, l'indice dei prezzi al consumo core è aumentato del 2.7%, in calo rispetto al picco trimestrale di novembre del 2.8%. Al contempo, il tasso di inflazione annuale è sceso al 2.4% nel quarto trimestre del 2024 dal 2.8% nel terzo trimestre, al di sotto del consenso di mercato del 2.5%. È stata la lettura più bassa dal primo trimestre del 2021, poiché l'inflazione dei beni si è notevolmente attenuata, principalmente a causa dei forti cali dei prezzi dell'elettricità e del carburante.
Saverio Berlinzani
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