Banche centrali e inflazione temporaneaE’ diverso tempo che le banche centrali si dichiarano non preoccupate per l’andamento dell’inflazione, che in più di un’occasione è stata definita come “temporanea”, cercando di scongiurare il timore dei mercati di imminenti manovre sui tassi di riferimento.
Apprendiamo dalla lettura dei dati macro, che l’economia statunitense e quella cinese stanno vedendo il passaggio dallo scenario di “reflazione” ad uno di “stagflazione”: le stime della crescita economica vanno riducendosi, con l’inflazione che continua ad aumentare. Il peggior quadro per qualsiasi banchiere: toccare i tassi andrebbe a deperire ulteriormente il Pil, lasciarli invariati significherebbe ammettere di dover accettare lo scenario di un incremento del costo delle materie prime, degli oneri di prodizione e del prodotto finale, in assenza di crescita di salari e ricavi, senza margini ulteriori d'intervento.
A proposito d'inflazione, che solo oggi sembrerebbe essere l’argomento principale dei media e dei mezzi d’informazione, è interessante andare a vedere sui grafici, le dinamiche di alcune materie prime, per capire quando è iniziata la loro corsa.
L’analisi inizia da novembre 2020, periodo nel quale si è assistito ad un generale incremento dei prezzi ed in particolare osserviamo:
- Futures petrolio greggio: performance superiore al 120%
- Futures rame: apprezzamento del 40%
- Futures grano: crescita del 28%
- Futures sul gas naturale: rialzo del 66%
Possiamo sicuramente dire che le materie prime, dopo la caduta del covid, hanno cominciato a crescere in maniera decisa, rappresentando per certi versi un’opportunità per gli investitori.
Come comportarsi durante uno scenario inflazionistico?
Dipende dalla composizione del nostro portafoglio.
Se non eravamo già long su materie prime, ora è probabilmente troppo tardi per prendere in maniera “decisa” posizione, tuttavia a mio avviso è possibile concentrarsi su due aspetti:
1) Posizionarsi su aziende che potrebbero beneficiare del contesto: utilities (fornitori di energia, servizi pubblici), aziende operative nei settori estrattivi. Nell’ultimo mese abbiamo visto ottime performances da parte di: Oil & Gas, Carbone da coke, Perforazione, Uranio, Carbone Termico, linee aeree, settore agricolo.
2) Considerando che l’inflazione riduce il valore attuale dei ricavi futuri delle aziende, sfruttare i ribassi di questo periodo per mettere in “watchlist” titoli con ottimi fondamentali, basso grado di indebitamento, fatturati trimestre su trimestre in crescita (ricerca facilitata dalla funzione screener di tradingview). Potremmo sorprenderci nel trovare aziende a prezzi interessanti, ricordando sempre però di non comprare durante la discesa delle quotazioni, ma di attendere segnali di ripresa confermata dei titoli.
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Ancora nervosismo sui mercatiGiornate di contrattazione interessanti, alla luce delle notizie che si rincorrono nel Regno Unito, circa la mancanza di autotrasportatori che metterebbe in crisi gran parte della supply chain, sotto pressione specialmente nel settore dei carburanti. I distributori sono in gran parte chiusi, fuori servizio o in razionamento, a causa degli acquisti di carburante dettati dal panico dei consumatori.
Sul fronte orientale, osserviamo il taglio delle stime di crescita della Cina da parte di Goldman Sachs, S&P e Nomura, sulla scorta degli effetti della crisi del debito di Evergrande (che per il momento sembrerebbe avere solo effetti “interni”) accompagnate dall’aumento del costo dell’energia e delle materie prime.
Le quotazioni del Crude Oil tornano sui massimi da luglio 2021 e ottobre 2018. Importante osservare cosa accadrà in corrispondenza del livello 77$; continueranno a salire le quotazioni o avremo una figura di doppio massimo, con i prezzi che cominceranno a rallentare?
Il Vix che sale dell’8% attestandosi sul valore 20,40 ed il future sull’S&P500 in flessione dello 0,60%, fanno presagire apertura in ribasso per le piazze americane. Il prezzo continua ad oscillare in prossimità della media esponenziale a 50 periodi.
Il cambio Eur/Usd si attesta in area 1.1676, in corrispondenza di un livello sensibile al mercato, dove sarà interessante analizzare le chances di un rimbalzo o di un break al ribasso del livello.
Petrolio – Previsioni e Analisi per Settembre 2021Il mese scorso avevamo previsto che il prezzo avrebbe continuato la sua discesa. Lo avevamo fatto anche il mese precedente e in entrambi i casi abbiamo avuto ragione: in seguito all’eccessiva pressione rialzista, ora il prezzo del greggio è tornato a scendere. Nel corso di agosto abbiamo visto un interessante rimbalzo intorno a quota 62$, dopodiché il prezzo del barile WTI ha chiuso il mese a quota 67$.
Cosa succederà ora? Questa è la domanda a cui ci interessa rispondere. Settembre è sempre un mese molto interessante sui mercati e abbiamo la sensazione che anche quest’anno ci saranno tanti eventi e tante notizie da seguire.
Ancora difficoltà per la domanda da parte dei paesi emergenti
Ora che in Italia la maggior parte della popolazione è stata completamente vaccinata contro il Covid-19, sembra facile pensare che la pandemia sia finita. Ma molte nazioni emergenti, tra cui Thailandia e Vietnam, continuano a soffrire una situazione molto pesante e restrizioni che limitano la domanda. Lo stesso sta succedendo in molti paesi del Sud America e dell’Africa, dove la campagna di vaccinazioni procede molto più lentamente di quanto è successo in Occidente.
La variante Delta ha inflitto un colpo ancora più duro a queste zone del mondo, che già si trovavano in una situazione difficile prima. L’elevata velocità del contagio e l’andamento troppo lento delle vaccinazioni stanno rendendo più lunga l’attesa per un recupero completo della domanda di petrolio. Ecco la percentuale di vaccinati (vaccinazione completa) in alcuni dei mercati emergenti più importanti per il mondo del petrolio (Da Our World in Data, dati del 26 agosto):
India – 9.8%
Vietnam – 2%
Iran – 5,2%
Messico – 24,9%
Brasile – 26%
Ci si aspettava indubbiamente che le cose andassero meglio, soprattutto in Asia. Ad agosto c’è stata una nuova impennata nei casi a livello mondiale e sta crescendo la preoccupazione anche negli Stati Uniti, dove soprattutto il Texas, la Georgia e l’Illinois stanno avendo un numero elevato di contagi e di decessi. Tutto questo frena la domanda di petrolio, soprattutto quella legata ai trasporti e specialmente ai trasporti per via aerea.
In Messico l’estrazione di petrolio ritrova slancio
Uno degli avvenimenti più importanti di agosto per il mercato del petrolio è stato l’incendio su una piattaforma petrolifera messicana. Gli Stati Uniti rimangono importatori netti di petrolio dal Messico e la produzione delle piattaforme nel Golfo del Messico è sempre importante per l’andamento dei prezzi del WTI. La piattaforma è rimasta fuori uso per alcuni giorni, portando a una riduzione del volume di estrazione pari a 400.000 barili al giorno.
Il 24 agosto Petroleos Mexicanos ha dichiarato di aver ricominciato a produrre 71.000 barili di petrolio dopo aver contenuto l’incendio e verificato lo stato della struttura. Ci si attende che entro la fine di agosto venga ripresa l’estrazione di altri 110.000 barili al giorno, arrivando quindi per lo meno a dimezzare il calo dell’offerta.
Presto, però, la produzione potrebbe di nuovo essere interrotta per cause di forza maggiore. Non soltanto su questa piattaforma, ma in un gran numero di piattaforme off-shore nel Golfo del Messico. Attualmente una grossa perturbazione sta colpendo il Mar dei Caraibi: si teme che possa diventare un forte uragano quando arriverà a colpire gli Stati Uniti e il Messico. Già in passato uragani di questo genere hanno causato enormi danni e conseguenti cali alla produzione di petrolio.
Chevron e Royal Dutch Shell hanno già iniziato a evacuare tutto il personale non essenziale dalle piattaforme, consentendo la prosecuzione delle operazioni per il momento ma suonando un campanello d’allarme generale.
Vertice OPEC previsto per il 10 settembre
Il 10 settembre è previsto un nuovo incontro delle nazioni esportatrici di petrolio. Stanno già circolando alcune indicazioni interessanti: l’OPEC e i suoi alleati, tra cui la Russia, non sembrano intenzionati a rispondere alla domanda degli Stati Uniti che chiedono più offerta nel mercato. Probabilmente da parte degli USA c’è la volontà di tenere sotto controllo l’inflazione, già in forte rialzo per via delle politiche della Federal Reserve e ulteriormente spinta dal rincaro dei carburanti.
Sembra, dunque, che l’OPEC non voglia cedere sul suo taglio della produzione. D’altronde è comprensibile: in un mondo che cerca di svoltare verso nuove fonti di energia rinnovabile, bisogna incassare il più possibile finché si è in tempo. Per ora sembra che fino a settembre 2022 non ci sarà un vero aumento dei tetti di estrazione.
Le nostre Previsioni per il Petrolio per settembre 2021
La nostra previsione per settembre è che il prezzo del petrolio continuerà a scendere, ma è molto difficile dirlo visti gli avvenimenti in sospeso. In particolare sarà importante monitorare l’andamento dell’estrazione nel Golfo del Messico, dove l’arrivo della stagione degli uragani può portare a grandi eventi inaspettati. L’arrivo di questa prima importante perturbazione sarà già un test per osservare come reagiranno i mercati, ma abbiamo la sensazione che i prezzi attuali stiano già ampiamente scontando -forse addirittura troppo- l’impatto di questo evento.
Short WTI e Target !Short WTI = finite le speranze di rivedere rifiorire Bilanci aziendali Post 3 Ondata della Pandemia ....arrivano le "cattive Notizie" .
Disinformazione finanziaria e Ingordigia ...serviranno sul Piatto un Mercato Azionario "Fortemente Ribassista" !
Buon Trading GUYS ...e non improvvisate MAI .
Petrolio – Previsioni e Analisi per Luglio 2021l prezzo del petrolio sembra non accennare a rallentare la sua corsa. Mentre il gas naturale sta iniziando ora la sua vera ripresa dopo la pandemia, il greggio è già arrivato a incamerare una performance incredibile: +88.7% dall’inizio del 2021. Il grafico continua a puntare verso l’alto, ma gli investitori iniziano giustamente a chiedersi quanto in alto potremo arrivare.
Tagliando i 74$ per barile, il petrolio si appresta a entrare in quella che potrebbe davvero essere una zona di ipercomprato. Considerando che il mercato globale dei trasporti è ancora in difficoltà e che il traffico aereo rimane ben al di sotto dei volumi del 2019, è legittimo chiedersi quanto in alto il barile potrà ancora spingersi.
L’OPEC fa saettare il prezzo del petrolio alzando le previsioni sulla domanda
Il cartello OPEC+, come abbiamo già spiegato in dettaglio nei mesi precedenti, sta praticando una politica di forti tagli alla produzione. Guidato dall’Arabia Saudita, il fronte si mostra compatto nel voler mantenere bassi livelli di estrazione per sostenere livelli di prezzo più alti. Questa politica è stata osteggiata lo scorso anno dalla Russia, che invece ora sembra essere più accondiscendente verso il mantenimento dello status quo.
Nell’ultimo cartello OPEC+ non si è nemmeno parlato della possibilità di aumentare i livelli produttivi. Questo è un segnale molto chiaro: nel futuro a breve termine, i paesi esportatori continueranno a fare ciò che è in loro potere per mantenere un prezzo contenuto per l’oro nero. Proprio in questi giorni di inizio luglio si inizia a parlare del possibile aumento della produzione di circa mezzo milione di barili al giorno, cosa che potrebbe togliere un po’di pressione dalle quotazioni molto alte. Ci si aspettava una decisione immediata, ma è stata al momento posticipata alla fine del vertice.
Il segnale più forte che l’OPEC ha inviato ai mercati, per il momento, riguarda le attese per la domanda di petrolio nel corso dei prossimi mesi. Il cartello prevede che le nazioni sviluppate aumenteranno la loro domanda, sulla scia di due fenomeni:
Essendo le nazioni più avanti con la campagna di vaccinazioni, la loro economia dovrebbe riaprire serenamente tornando alla normale attività pre-Covid
Il forte intervento pubblico in America e in Europa per la ripartenza dell’economia farà in modo che nuovi investimenti e nuovo fermento nell’attività economica portino a più domanda per il petrolio
Subito dopo che la diffusione della notizia di questa visione comune degli Stati membri, il prezzo del WTI e quello del Brent sono aumentati rapidamente.
E se l’OPEC si stesse sbagliando o stesse solo facendo il suo gioco?
Per una nazione che esporta petrolio, alzare il prezzo del barile senza dover tagliare la produzione è un gran bel risultato. Per questo ci siamo abituati a prendere con le pinze le “previsioni” formulate dal cartello. Dicendo che si prevede un aumento della domanda, dal momento in cui i mercati cercano di anticipare il futuro, il prezzo aumenta all’istante. Dopodiché ci vorranno settimane o mesi prima che la previsione si riveli corretta oppure errata, mesi durante i quali l’OPEC può capitalizzare sul beneficio aggiunto della sua previsione.
Non possiamo sapere con certezza se questa previsione sia frutto di un’analisi approfondita, oppure solo una “dichiarazione di comodo” con cui l’OPEC tenta di tirare acqua al suo mulino. Sicuramente in questi mesi la domanda sta aumentando, ma il prezzo del petrolio è aumentato in misura quantomeno commisurata. Nel frattempo le nazioni iniziano a tirare fuori nuove restrizioni sui viaggi e sul commercio internazionale per via della variante Delta, limitando la domanda di trasporti.
Se questo inverno avremo bisogno di un vaccino aggiornato per combattere le nuove varianti, il prezzo del petrolio potrebbe risentirne in modo molto pesante. Per questo suggeriamo cautela nell’esporsi troppo al prezzo di questa materia prima.
L’ultimo grande rally del petrolio?
In un paper pubblicato di recente, un analista del celebre Boston Consulting Group ha espresso un’analisi molto bella. Un’analisi mista a una riflessione, in realtà, che citando testualmente dice “L’ultimo boom del prezzo del petrolio potrebbe essere in vista“.
Con i nuovi investimenti pubblici nell’economia, grande attenzione è andata proprio al settore dell’energia rinnovabile. Le automobili green sono sempre di più, che siano ibride oppure totalmente elettriche. Ed è un trend netto soprattutto nelle grandi nazioni sviluppate, quelle in cui l’OPEC prevede un aumento della domanda di petrolio. E ci sarà, forse, ma è molto probabile che non assisteremo più a una situazione di questo genere.
Alla fine del 2020 in tutte le nazioni, Italia inclusa, si sono tirate le somme sul mercato delle automobili. Citando proprio il caso italiano, le vendite di auto elettriche e plug-in hybrid sono aumentate del 147% passando da 575.000 veicoli a 1,42 milioni. E con il nuovo boom del 2021, con le nuove agevolazioni messe a disposizione dai governi, è molto probabile che la transizione continuerà ad avvenire in modo rapido nel corso dei prossimi anni.
Anche le tratte dell’alta velocità aumentano, togliendo mercato agli aerei per le tratte più brevi, mentre la stessa industria dell’aviazione inizia a guardarsi intorno per cercare sistemi efficienti con cui fare la transizione verso un trasporto più green. Questo potrebbe essere davvero l’ultimo grande rally del prezzo del petrolio.
Le nostre Previsioni per il Petrolio a giugno 2021
La nostra previsione per giugno è che il prezzo del petrolio inizierà a scendere, ma solo dopo aver toccato il picco di 76-77$ al barile. La preoccupazione per le ripercussioni non ancora chiare della variante Delta, così come il semplice superamento dei livelli sostenibili di prezzo, inizierà a impattare il greggio dopo un rally che riteniamo ormai essersi spinto troppo in là.
Petrolio, Rally fermato I prezzi del petrolio sono vicini alla parità dopo aver toccato questa mattina i massimi da 2 anni e mezzo, con il rally fermato da un picco di casi di coronavirus in Asia prima del meeting Opec+ di questa settimana.
I prezzi del greggio sono cresciuti la scorsa settimana, il quinto rialzo settimanale consecutivo, grazie al rimbalzo della domanda di carburante sulla scia di una solida crescita economica e un aumento dei viaggi durante l'estate, mentre l'offerta di greggio è rimasta limitata a causa dei tagli alla produzione decisi dall'Opec e dai paesi alleati, gruppo noto come Opec+.
L'Opec+ sta gradualmente allentando queste restrizioni, aggiungendo sul mercato 2,1 milioni di barili al giorno da maggio a luglio. L'Opec+, che si incontrerà l'1 luglio, potrebbe decidere di aggiungere altri barili ad agosto, con i prezzi del petrolio che stanno crescendo grazie alla ripresa della domanda.
Anz e Ing si attendono che l'Opec+ aumenti la produzione di circa 500.000 barili al giorno ad agosto, il che potrebbe sostenere un rialzo dei prezzi.
Tuttavia, la crescita dei casi di coronavirus in Asia ha leggermente raffreddato le prospettive. L'Indonesia sta facendo fronte a un numero record di casi, la Malaysia si sta preparandosi a estendere il lockdown e la Thailandia ha annunciato nuove restrizioni legate al Covid.
L'Iran e gli Stati Uniti dovrebbero riprendere le trattative indirette per rilanciare l'accordo sul nucleare di Tehran. Un'intesa potrebbe portare all'eliminazione delle sanzioni Usa e a un aumento del greggio iraniano sul mercato. Ma le tensioni sono aumentate dopo gli attacchi aerei statunitensi di ieri contro le milizie filo-iraniane in Iraq e in Siria.
Al momento attuale non ci aspettiamo che le esportazioni iraniane ritornino a breve sul mercato, in altre parole, l'Opec+ dovrebbe avere mano libera al meeting.