Uno sguardo al contesto attualeDurante queste ultime settimane, i mercati hanno dovuto convivere con dati macro, notizie dal fronte geopolitico, interventi di banchieri centrali e capi di Stato particolarmente contrastanti, in un mix estremamente difficile da interpretare e dalle conseguenze potenzialmente significative in termini di incertezza, tensione e volatilità. E soprattutto direzionalità.
Per cercare di fare chiarezza, cerchiamo di sintetizzare gli effetti, nei vari settori, di questo complesso di eventi esogeni.
Partiamo dai dati macro, che hanno evidenziato una divaricazione di performance tra Stati Uniti da una parte, ed Europa, UK, Cina e Giappone dall’altra. Questo ha avuto effetti positivi su Wall Street, meno per i listini europei che, anche se hanno tenuto e sono saliti per correlazione con il mercato USA, si sono decisamente allontanati ulteriormente dai rispettivi mercati reali. Finanza da una parte, vita reale dall’altra.
Gli effetti di tale divaricazione sulle valute sono stati altrettanto evidenti, con acquisti di dollari e vendita di euro, sterline, yuan, ecc., con la sola eccezione dello JPY, in rapida ripresa, alimentato da voci consistenti di rialzo del costo del denaro dopo i dati sull’inflazione, in rialzo. Sull’obbligazionario, rendimenti leggermente in calo sui titoli di Stato.
Venendo alle notizie dal fronte geopolitico, con un altro potenziale conflitto mediorientale in Siria, le conseguenze sono state praticamente nulle sull’equity, che sembra disinteressarsi ai timori di escalation militare. Mentre sulle valute, i beni rifugio dollaro e JPY hanno accelerato al rialzo. Sull’obbligazionario, nessun legame o conseguenza concreta.
I banchieri centrali, in questa fase, si sono rivelati, nelle rispettive dichiarazioni, in linea con quanto affermato negli ultimi mesi, ovvero attenzione alle recrudescenze dell’inflazione, ma volontà di proseguire nell’allentamento monetario. Scarsi effetti sui mercati quindi, perché già contemplati nei prezzi.
Interessanti però le conseguenze degli interventi di Trump, tra tariffe doganali promesse e nomine dei vari ministri, che rappresentano una variabile non indifferente sulle price action. Sull’equity gli effetti sono stati ampiamente positivi, mentre sui cambi, il dollaro, specie dopo le ultime affermazioni contro la moneta unica dei BRICS, ha accentuato la propria forza. Poco significativi gli effetti sui bonds, che risentono maggiormente delle dichiarazioni relative ai tassi da parte dei responsabili di politica monetaria.
EQUITY
Stabili le borse USA, dopo una seduta caratterizzata da chiusure positive anche per i listini europei. Wall Street consolida dopo che l'S&P 500 e il Nasdaq hanno raggiunto livelli record lunedì.
Pochi movimenti anche dopo la pubblicazione dei dati sui JOLTS Openings, ovvero il rapporto mensile sulle offerte di lavoro nelle aree commerciali, industriali e uffici degli Stati Uniti, che ha mostrato 7,7 milioni di posizioni vacanti, al di sopra delle aspettative di 7,5 milioni.
Gli investitori ora attendono sia gli ADP di oggi, sia i NFP di venerdì, ovvero i dati sul mercato del lavoro del settore privato e quello degli occupati del settore non agricolo. Le previsioni sono positive e ciò potrebbe ancora alimentare sia le borse, sia il dollaro.
Senza dimenticare che oggi è previsto anche l’intervento di Jerome Powell. I mercati stanno scontando una probabilità del 70% di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve a dicembre.
Per quel che riguarda i singoli titoli, US Steel è scesa del 6,3% dopo che Trump ha annunciato i piani per bloccare la sua acquisizione. AT&T è salita del 3% dopo la pubblicazione dei risultati, mentre Salesforce è scesa del 4% prima del suo rapporto sui risultati.
VALUTE
Giornata poco significativa sul fronte valutario, con le principali coppie stabili nei trading range degli ultimi giorni, eccetto il movimento del USD/JPY, che in controtendenza ha continuato a scendere arrivando a ridosso di 148.50, per poi correggere a 149.50 e terminare la seduta in area 149.30.
Salgono evidentemente le probabilità di un rialzo dei tassi della BOJ, in un contesto di probabile taglio generalizzato del costo del denaro da parte delle principali banche centrali del primo mondo, ma non solo. Poche oscillazioni di AUD, NZD e CAD, così come del franco svizzero.
PETROLIO
I future sul petrolio greggio WTI sono saliti di oltre il 2,5% a 70 USD al barile martedì, spinti dalle nuove sanzioni statunitensi sul petrolio iraniano e dai segnali che l'OPEC+ estenderà i tagli alla produzione.
Il gruppo dei più grandi produttori dovrebbe posticipare l’aumento della produzione di tre mesi, con piani destinati a essere finalizzati il prossimo giovedì, così da alleviare i timori del mercato relativamente a una eventuale impennata dell'offerta.
Inoltre, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a 35 entità e navi coinvolte in spedizioni illecite di petrolio iraniano. Nel prossimo futuro si ha fiducia verso una possibile ripresa della domanda, specie in relazione alla Cina, considerato il fatto che il primo consumatore di petrolio sta preparando nuovi obiettivi economici per il 2025.
JOLTS OPENING
Il numero di posti vacanti sulle offerte di lavoro nelle aree commerciali, industriali e uffici degli Stati Uniti è aumentato di 372 mila a 7,7 milioni nell'ottobre 2024, rispetto al precedente, che peraltro è stato rivisto al ribasso a 7,3 milioni a settembre, e al di sopra delle aspettative di mercato di 7,5 milioni.
I posti vacanti sono aumentati nei servizi professionali e aziendali, nei servizi di alloggio e ristorazione e nelle informazioni, ma sono diminuiti nel settore pubblico.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlizani
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