Elezioni tedescheMentre scriviamo, sono in uscita i primi risultati relativi alle elezioni in Germania. I cristiano-democratici della CDU/CSU vincono le elezioni in Germania con il 29% dei voti, secondo i primi exit poll della TV pubblica ARD. Il partito di Angela Merkel e Helmut Kohl tornerà a guidare il governo. Il cancelliere sarà il suo leader, Friedrich Merz, ex avversario interno proprio della Merkel.
L'ultradestra di AfD fa il boom, passando dal 10% del 2021 al 19,5%, affermandosi come secondo partito in Germania. Un risultato eccellente per i nostalgici guidati da Alice Weidel, ma i numeri escludono il temuto governo destra-ultradestra CDU-AfD. Crolla la SPD del cancelliere uscente Olaf Scholz, che scende al 16%. I Verdi perdono qualche voto ma tengono al 13,5%, mentre la sinistra storica della Linke vola all'8,5%, sorpresa di queste elezioni grazie alla leadership di Heidi Reichinnek, la donna con il tatuaggio di Rosa Luxemburg che ha combattuto contro l’ipotesi della AfD al governo.
Rischiano di non entrare al Bundestag i liberali di FDP con il 4,9% e BSW con il 4,7%. La soglia di sbarramento è del 5%. Se dovessero farcela, sarebbe il Parlamento con più partiti di sempre. Con questi risultati, ad ogni modo, non sarà possibile un governo di coalizione con due partiti: la CDU dovrà per forza allearsi con i socialdemocratici della SPD e con una terza forza, probabilmente i Verdi, forse – se entreranno al Bundestag – con i liberali.
WALL STREET CEDE
Wall Street ha chiuso in rosso venerdì, sull’onda delle preoccupazioni emerse dopo la pubblicazione degli ultimi dati macro, peggiori delle attese (PMI manifatturiero e composite in calo, aggregati redatti dall’Università del Michigan in peggioramento), insieme a un'inflazione ancora eccessivamente alta. E così gli operatori hanno cominciato a liquidare posizioni sull’azionario.
L'S&P 500 ha perso l'1,7% e il Nasdaq 100 è scivolato del 2,1%, mentre il Dow Jones è crollato di 748 punti, il dato peggiore dall’inizio del 2025. Nel corso della settimana, l'indice S&P 500 è sceso dell'1,6%, mentre il Dow e il Nasdaq sono scesi rispettivamente del 2,5% e del 2,4%. Questa settimana, c’è attesa per gli interventi di diversi funzionari della Federal Reserve, unitamente a dati macro, tra i quali l’indice dei prezzi PCE, la vera misura dell’inflazione USA, e gli ordini di beni durevoli.
VALUTE, TRADING RANGE PREVALENTE
Giornata interlocutoria sui cambi, che da qualche giorno oscillano lateralmente in trading range, bloccato tra le prospettive di ripresa del dollaro in relazione al rischio dazi doganali e i rischi legati al possibile rallentamento della congiuntura macro USA, che invece potrebbero far crollare il biglietto verde. EUR/USD rimane tra 1.0430 e 1.0500 e non accenna a rompere i livelli, in attesa che emergano nuovi fatti che facciano prevalere uno dei due scenari possibili.
Per il momento si nota solo un’accelerazione di USD/JPY al ribasso con possibili target a 148.80 e 147.30, in un contesto di una chiara fase di distribuzione. A osservare i grafici di medio termine, i dollari contro molte valute sembrano a rischio discesa, chi più chi meno, ma è un fatto che l’anno in questione sembra per ora rispecchiare la statistica che indica gli anni post elezioni USA come anni incerti, senza grandi performance nei vari asset e passibili di movimenti erratici di consolidamento di medio termine, in entrambe le direzioni. Pertanto, occorre osservare il breve termine per cercare spunti senza illudersi che possano esserci grandi trend, specie sulle valute.
PMI USA IN CALO
L'S&P Global US Composite PMI è sceso bruscamente a 50,4 a febbraio 2025 da 52,7 a gennaio, evidenziando un deciso peggioramento del settore privato. Si tratta del ritmo di espansione aziendale più lento dal settembre 2023. La crescita dei nuovi ordini si è indebolita in modo significativo, mentre l'occupazione è scesa leggermente tra l'aumento dell'incertezza e le preoccupazioni sui costi.
Sul fronte dei prezzi, l'inflazione dei costi di input ha accelerato al suo livello più alto da settembre scorso, mentre i prezzi di vendita hanno visto il loro aumento più lento in tre mesi. Infine, l'ottimismo aziendale per l'anno a venire è crollato al suo minimo da dicembre 2022, tra le preoccupazioni per le politiche del governo federale relative ai tagli alla spesa interna e alle tariffe, nonché le preoccupazioni per i prezzi più alti e gli sviluppi geopolitici.
SENTIMENT DEI CONSUMATORI USA
Il sentiment dei consumatori dell'Università del Michigan per gli Stati Uniti è stato rivisto bruscamente al ribasso a 64,7 a febbraio 2025 da un preliminare di 67,8, raggiungendo il livello più basso da novembre 2023. Anche l'indicatore delle attuali condizioni economiche è stato rivisto al ribasso a 65,7 da 68,7. Il calo è stato guidato da un crollo del 19% nelle condizioni di acquisto di beni durevoli, in gran parte dovuto ai timori che gli aumenti dei prezzi indotti dai dazi siano imminenti.
Le aspettative per le finanze personali e le prospettive economiche a breve termine sono entrambe diminuite di quasi il 10%, mentre le prospettive economiche a lungo termine sono scese di circa il 6%, al livello più basso da novembre 2023. Nel frattempo, le aspettative di inflazione per l'anno a venire sono salite al 4,3%, il livello più alto da novembre 2023.
DATI DELLA SETTIMANA
La prossima settimana, gli investitori si concentreranno sui discorsi di diversi funzionari della Federal Reserve negli Stati Uniti, insieme a dati economici chiave, tra cui reddito e spesa personali, indici dei prezzi PCE, ordini di beni durevoli, la seconda stima della crescita del PIL del quarto trimestre e il sentiment dei consumatori della CB. Nel settore immobiliare, l'attenzione sarà sui dati S&P/Case-Shiller Home Price YoY, così come sulle vendite di case nuove.
A livello globale, attenzione ai dati sull’inflazione in via di pubblicazione in molti paesi, tra i quali Francia, Italia, Germania, Spagna, Sudafrica e Australia. PIL che uscirà poi in Svizzera, Turchia, Brasile, India e Canada. Anche in Germania, attesa per la pubblicazione dell’indice Ifo Business Climate, la fiducia dei consumatori GfK e i dati sulle vendite al dettaglio.
Buona settimana e buon trading.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Idee operative USDJPYTMSP
Dollaro-Yen : Ora o mai più Buonasera, è da un po’ di tempo che non analizzo più Dollaro-Yen e le cose sono un po’ cambiate dall’ultima analisi fatta.
Partiamo con il dire a dispetto del titolo che la candela non é affatto bella, né la settimanale, né la giornaliera, quindi non nutro particolari speranze per il long, tuttavia il livello in cui ci troviamo mi obbliga quantomeno a fare un analisi.
Perché il livello in questione è molto importante per il mio punto di vista? Perché a livello giornaliero la mancata tenuta determinerebbe la fine del trend rialzista a discapito quantomeno di un trading range ( 161 - 139,5) e quindi cambierebbe per il mio protocollo operativo l’impostazione sul quale effettuare le operazioni.
Ora la Dashboard mostra forza netta Yen sui time frame più ampi e debolezza Dollaro al contempo sugli stessi time frame; qualche timido segnale di reazione sui time frame più brevi 15/30 minuti, troppo poco per imbastire un long.
A livello volumetrico invece siamo proprio a ridosso di quello che potrebbe essere un bel supporto, dove nell’ultima occasione sono partiti dei forti acquisti.
Nonostante a livello operativo la cautela sia d’obbligo, tuttavia in caso di tenuta del supporto (149,5/150) con candela giornaliera di reazione (confermata in chiusura) si potrebbe puntare una piccola chip long, che avrà come primo target 152,5, a seguire area 154 (con stop loss in caso alzato a breakeven) ed infine area 158; al contrario stop loss al cedimento confermato in chiusura di seduta di area 149.
Fed, inflazione e dazi sono un problemaAncora una seduta interlocutoria sul mercato azionario, con Wall Street che ha chiuso comunque positiva rispetto al giorno precedente. Uno studio di una nota banca di investimento, intanto, raccomanda prudenza, in ragione del fatto che, secondo 205 gestori americani tra i più noti, il 90% avrebbe dichiarato che la borsa USA sia decisamente sopravvalutata.
L’incertezza resta predominante, e il mercato è in bilico tra nuovi potenziali dazi da parte del governo degli Stati Uniti e le dichiarazioni della Fed ricavate dalla pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione del FOMC. Dal documento si comprende come la Fed sia decisa a mantenere i tassi invariati per qualche tempo, in mezzo a un'inflazione ostinata e ai dubbi legati alla politica economica degli Stati Uniti.
Nel frattempo, il presidente Trump ha segnalato nuovi dazi del 25% su automobili, semiconduttori e prodotti farmaceutici già ad aprile, ma il mercato sembra non credere più a minacce non seguite dai fatti.
VALUTE, IL DOLLARO INSISTE
Sale il dollaro, alimentato dalle incertezze economiche e geopolitiche. Sebbene non sia presente una vera e propria avversione al rischio, si respira un’aria di ribassi per le altre valute, che tecnicamente, però, sono ancora in una fase di accumulazione, ma solo fino a che tengono i supporti chiave.
Le aree da osservare sono 1.0400 e 1.0350 per la moneta unica, mentre per la sterlina sono poste a 1.2540 e 1.2380. USD/JPY scende costantemente e rimane scollegato dagli altri dollari, per via della possibilità che la BoJ possa alzare ancora i tassi di interesse. Target possibili a 148.60 e 147.20, aree di swing statiche in confluenza con livelli dinamici.
USD/CAD è tornato sopra 1.4200 ma lontano dalla resistenza chiave di 1.4270, precedente supporto ora divenuto resistenza chiave di medio termine. Le valute oceaniche per ora tengono i guadagni e restano sostenute sopra i supporti cruciali di 0.6325 e 0.5675.
FOMC
La maggior parte dei funzionari della Fed ha riconosciuto, durante l’ultima riunione del FOMC, che l'elevato livello di incertezza giustifica un approccio più cauto sui tassi. La maggior parte dei banchieri ha sottolineato la necessità di ulteriori prove di un'inflazione in calo per decidere a favore di un allentamento futuro. I rischi dell’andamento dei prezzi sono ancora posizionati al rialzo, specie se dovessero essere introdotti cambiamenti nelle politiche commerciali (i dazi), interruzioni geopolitiche delle catene di approvvigionamento e una spesa delle famiglie più forte del previsto.
La Fed ha mantenuto il tasso sui fondi federali stabile nell'intervallo 4,25%-4,5% a gennaio, interrompendo il suo ciclo di tagli dei tassi dopo tre riduzioni consecutive nel 2024.
UK, INFLAZIONE IN RIALZO
Il tasso di inflazione nel Regno Unito ha subito un'accelerazione, salendo al 3% anno su anno a gennaio 2025, il livello più alto da marzo 2024, e superiore rispetto al 2,5% del mese precedente e anche al di sopra delle previsioni del 2,8%.
I maggiori contributi sono arrivati dal settore dei trasporti, per lo più legati agli aumenti delle tariffe aeree e dei carburanti, parzialmente compensati da un effetto al ribasso del settore automotive. I prezzi sono cresciuti a un ritmo più rapido anche nei settori della cultura e istruzione a causa dell'inclusione dell'imposta sul valore aggiunto del 20% sulle tasse delle scuole private.
L'inflazione dei servizi è salita al 5% dal 4,4% del mese precedente, ma è rimasta sotto le previsioni della BoE del 5,2%. L'inflazione core è salita al 3,7% su base annua dal 3,2%, in linea con le previsioni. Rispetto al mese precedente, l'indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,1%, meno delle previsioni di un calo dello 0,3%. La sterlina tiene ma per ora non sfonda al rialzo.
PESO MESSICANO IN CALO
Il peso messicano si è indebolito oltre i 20,4 per USD, avvicinandosi al minimo degli ultimi tre anni di 20,85 testato ripetutamente dall'inizio del 2025, a causa delle rinnovate minacce tariffarie del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il Presidente ha ribadito l’intenzione di alzare le tariffe sulle importazioni di prodotti automobilistici, semiconduttori e farmaceutici il prossimo 2 aprile, aumentando le preoccupazioni sulle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Messico.
Il peso ha anche dovuto affrontare il recente taglio dei tassi di 50 punti base da parte della banca centrale (tassi al 9,50%) e le prospettive di un ulteriore allentamento, che potrebbe ridurre il delta tasso con i Fed Funds. Solo un eventuale accordo sulla guerra Russia-Ucraina potrebbe allentare la pressione di breve termine sulla valuta messicana.
Buona serata e buon trading!
Saverio Berlinzani
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Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
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RSI: L’indicatore chiave per i trader? Questa settimana, per quanto riguarda la sezione della nostra parte educativa, andremo a trattare uno degli strumenti maggiormente utilizzati da parte dei traders, il Relative Strenght Index (RSI), ovvero l’indice di forza relativa.
L’RSI permette ai trader di misurare la forza dei movimenti di prezzo di un determinato asset, misurato in una scala che va da 0 a 100, ovvero più ci troviamo in prossimità del valore 100, più forza ha il prezzo in quel momento ( quindi in prossimità dello 0 siamo di fronte ad un mercato che mostra segni di debolezza), dando mondo al trader di valutare se la situazione attuale del prezzo si trova in ipercomprato o ipervenduto.
L’RSI può essere utlizzato con qualsiasi tipologia di asset, ovvero forex, azionario e materie prime, dando modo al trader di utilizzare diverse strategie che fanno leva sull’utilizzo di questo indicatore.
Quali sono i punti fondamentali da tenere in considerazione per quanto riguarda l’RSI?
1. Questo oscillatore, lo si può utilizzare su qualsiasi tipo di timeframe in base alla strategia utilizzata da parte del trader.
2. L'RSI ci da modo di quantificare l’intensità dei movimenti del prezzo, individuando le condizioni di un ipercomprato o ipervenduto.
3. L’RSI può essere integrato con altri oscillatori/indicatori quali Fibonacci, MACD, Stocastico, Medie Mobili, in modo tale da avere un’analisi che potrebbe essere più accurata. Non sempre però l’utilizzo di più indicatori, ci danno risposte in merito ad una potenziale entrata a mercato. Ogni trader deve comunque valutare questo sulla base della propria strategia.
4. Questo oscillatore ha diversi limiti, ovvero ci sono possibilità che possa dare falsi segnali, oltre a non indicare con precisione una eventuale inversione del prezzo.
La particolarità dell’RSI è che può essere calcolato su diversi periodi di tempo e solitamente viene utilizzato il periodo standard, ovvero 14, ma ogni trader può modificarlo ed utilizzarlo con diversi periodi, in base anche alla propria strategia e il suo modo di tradare.
Altri periodi che vengono utilizzati sono 2, 9 e 50 periodi. Solitamente per chi utilizza una strategia di trading giornaliero, l’ideale sarebbe utilizzare brevi periodi di tempo, come ad esempio 10 o 5, in modo tale da aumentare la sensibilità dell’oscillatore alle variazioni di prezzo.
Vedendo in questo grafico di USDJPY che trovate su Pepperstone, abbiamo valori al di sotto di 30, che ci indicano un’attività di ipervenduto da parte degli operatori, indicando che l’asset si trova al momento in una situazione di sottovalutazione e che ci potrebbe essere un movimento opposto alla vendita.
Mentre non appena superioriamo la quota 70, ci troviamo in una situazione di ipercomprato, ovvero l’asset è attualmente sopravvalutato e potrebbe accadere un movimento opposto all’acquisto.
Solitamente superati questi livelli, il trader potrebbe considerare una posizione d’acquisto non appena si scende al di sotto del livello 30, o una posizione di vendita quando al contrario, si supera il livello dei 70. Senza dubbio noi raccomandiamo di avere prima le dovute conferme, in quanto le performance passate non sono un indicatore che quello stesso movimento possa ripetersi in futuro, oltre al fatto che l’RSI potrebbe darci dei falsi segnali e sta poi a noi valutarne l’effettiva qualità del segnale da parte dell’oscillatore.
Ciò che possiamo tenere in considerazione leggendo l’RSI, sono le divergenze che possono crearsi tra il movimento effettivo del prezzo di mercato e l’oscillatore, indicandoci una possibile inversione del prezzo.
Nel caso qui di seguito mostriamo una divergenza rialzista, in cui il prezzo continua a creare minimi decrescenti, mentre l’RSI crea minimi crescenti. Questo potrebbe darci modo di pensare che potrebbe essere imminente una inversione da parte del prezzo.
Mentre nell’esempio successivo, possiamo trovarci dinanzi ad una divergenza ribassista, in cui il prezzo effettua massimi crescenti, mentre l’RSI comincia a formare massimi decrescenti.
Quali sono i limiti dell’RSI?
Come già accennato in precedenza, l’RSI potrebbe essere soggetto a falsi segnali in quanto non tutte le variazioni dell’RSI, possano riflettersi in una variazione del prezzo. Inoltre non riesce a prevedere con precisione l’oscillazione dei prezzi, motivo per cui, come detto in precedenza, un trader deve sempre e comunque valutare e contestualizzare i movimenti dell’RSI, magari affiancando e combinandone l’utilizzo con altri indicatori per ottimizzare le analisi di mercato e fare in modo di avere un processo decisionale quanto più lineare possibile.
Ricordiamo che questa si tratta prettamente di un’analisi di tipo formativa e non si tratta in alcun modo di incitazione all’investimento. Ogni trader deve essere consapevole del rischio che corre nel fare trading con derivati (CFD).
Il materiale fornito in questo contesto non è stato redatto secondo i requisiti legali destinati a promuovere l’indipendenza della ricerca in materia di investimenti e, pertanto, è considerato una comunicazione di marketing. Non è soggetto a divieti di negoziazione prima della divulgazione della ricerca d’investimento, ma non cercheremo di trarne vantaggio prima di fornirlo ai nostri clienti.
Pepperstone non garantisce che le informazioni qui fornite siano accurate, aggiornate o complete e pertanto non dovrebbero essere considerate come tali. Queste informazioni, provenienti da terzi o meno, non devono essere interpretate come una raccomandazione, un’offerta di acquisto o vendita, o una sollecitazione all’acquisto o vendita di alcun titolo, prodotto finanziario o strumento, né come invito a partecipare a una specifica strategia di trading. Non tengono conto della situazione finanziaria o degli obiettivi d’investimento dei lettori. Consigliamo a chiunque legga questo contenuto di cercare una consulenza personale. La riproduzione o la ridistribuzione di queste informazioni non è consentita senza l’approvazione di Pepperstone.
Wall Street tenta il recuperoDopo alcune sedute caratterizzate da un aumento del risk off, Wall Street ha reagito con rialzi che, anche se non così rilevanti, hanno portato un po’ di sollievo. L'S&P 500 è salito dello 0,8%, mentre il Nasdaq ha guadagnato l'1,2%. Il Dow Jones, dall’altro canto, ha chiuso con un +0,35%.
Gli investitori, comunque, vivono ancora una fase di profonda incertezza, specialmente dopo gli interventi verbali di Trump, che hanno paventato l’eventualità del ritorno della guerra commerciale. I dazi statunitensi del 10% sulle importazioni cinesi sono entrati in vigore già ieri, provocando una risposta immediata da parte di Pechino, che ha promesso ritorsioni immediate.
Detto ciò, però, i mercati restano moderatamente ottimisti e credono che, attraverso la diplomazia, si possano attutire gli effetti delle tariffe, sotto-pesandole rispetto a quanto annunciato inizialmente. Nel frattempo, le offerte di lavoro negli Stati Uniti sono scese al di sotto delle previsioni e così anche gli ordini all’industria, scesi di più del consensus. Ma servono conferme per offrire alla Fed la chance di abbassare il costo del denaro.
Nel frattempo, Merck è scesa di circa il 10% dopo che le sue previsioni sulle vendite per il 2025 hanno deluso. Inoltre, PepsiCo ha perso oltre il 2% dopo risultati deludenti. D'altra parte, Palantir è salita di circa il 22% dopo che l'azienda ha avuto solide previsioni sulle vendite e Pfizer ha guadagnato circa il 2,4% dopo che i suoi utili e ricavi hanno superato le previsioni.
VALUTE
In assenza di ulteriori dichiarazioni relative alle tariffe da parte del Presidente americano, il mercato ha vissuto una giornata di relativa calma e ritorno del risk on, con il recupero delle principali valute contro dollaro e discesa della valuta USA. L’EurUsd è salito a ridosso di 1,0400 e parrebbe voler accelerare verso i prossimi target a 1,0535-40 area. Cable, analogamente, punta a 1,2600 mentre le oceaniche rompono le resistenze e sembrano prepararsi ad accelerazioni ulteriori, sempre che l’incognita Trump non decida di rompere nuovamente gli indugi.
Stabile e nel range il UsdJpy, che non riesce a rompere, per il momento, 153,90 ma neppure 155,80. Franco svizzero sempre fermo in area 0,9400 mentre il UsdChf sembra distribuire dopo aver testato un perfetto doppio massimo a 0,9200. UsdCad vicino ai supporti chiave di medio termine a 1,4270 la cui rottura potrebbe modificare il trend di medio termine.
JOLTS E ORDINI IN CALO
Le offerte di lavoro negli Stati Uniti sono diminuite di 556.000 unità, attestandosi a 7,6 milioni a dicembre, mancando il consensus che era per un incremento di 8,0 milioni e indicando un graduale raffreddamento del mercato del lavoro. Si sono verificate diminuzioni di richieste nei servizi professionali e aziendali, nell'assistenza sanitaria e sociale e nella finanza e assicurazioni. Al contrario, le offerte di lavoro sono aumentate nei settori dell’intrattenimento e ricreazione.
Intanto, gli ordini all’industria sono scesi dello 0,9% rispetto al mese precedente, attestandosi a 578,5 miliardi di dollari a dicembre 2024, estendendo il calo rivisto dello 0,8% del mese precedente e saldamente al di sotto delle aspettative di mercato che erano per un calo più contenuto dello 0,7%. Si è trattato del dato peggiore dal mese di giugno. I cali degli ordini sono stati sostanziali per i beni di trasporto a causa di un crollo degli ordini di aeromobili civili, oltre ai metalli primari.
PMI MESSICO IN CALO
L'S&P Global Mexico Manufacturing PMI è sceso a 49,1 a gennaio 2025 da 49,8 a dicembre 2024, evidenziando il calo più profondo dell'attività manifatturiera messicana degli ultimi tre mesi. I nuovi ordini sono diminuiti poiché è aumentata l’incertezza, tra vincoli di bilancio e le minacce sui dazi. Inoltre, la produzione è diminuita per il settimo mese consecutivo. Le vendite all’estero appaiono in calo e anche il mercato del lavoro comincia a mostrare delle crepe. Nel frattempo, la fiducia delle imprese si è indebolita a causa delle preoccupazioni relative alle condizioni commerciali.
PETROLIO
I future sul WTI hanno corretto i ribassi, recuperando qualcosa e tornando a ridosso di 72,5 dollari, dopo aver toccato un minimo di sessione a 70,65 dollari. Trump ha intenzione di inasprire le sanzioni all'Iran e a mettere la "massima pressione" sul paese mediorientale, con l'obiettivo di tagliare completamente le sue esportazioni di petrolio e contrastare la sua influenza regionale. Questa mossa includerebbe nuove sanzioni e punizioni severe contro i trasgressori.
In precedenza, i prezzi del greggio sono scesi a causa delle crescenti tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. La Cina ha reagito ai dazi statunitensi con imposte su carbone, GNL e petrolio greggio americani, sollevando timori di una domanda globale più debole. Nel frattempo, l'OPEC+ ha confermato i piani per aumentare gradualmente la produzione di petrolio da aprile. Gli investitori stanno anche osservando i dati sulle scorte di petrolio statunitensi, con gli analisti che si aspettano un aumento delle scorte di greggio ma un calo delle scorte di benzina e distillati.
Buona giornata e buon trading!
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Usd/Jpy: Strappiamo ora o rialzo dopo test dei supporti? Facciamo il punto della situazione su Usd/Jpy:
- Come si può vedere con le linee in bianco, siamo giunti Giovedì al 50% del ritracciamento di Fibonacci e da lì è partito un rimbalzo che ha allontanato il cambio dai minimi settimanali
- Siamo nella parte alta del canale discendente partito dai primi di Gennaio
- Sotto a 153,5 ed a 152 ci sono dei solidi supporti volumetrici che dovrebbero fare da freno ad eventuali ulteriori discese.
Tutto questo, insieme a scenari macroeconomici che dovrebbero favorire un dollaro forte, continuano a farmi propendere per una ripresa dei long Usd/Jpy, magari supportati da una rottura del canale ribassista (evidenziato in bianco), che porterà ad un eventuale primo target in area 156,5, per poi continuare in area 158 in seconda battuta; al contrario una respinta dalla parte alta del canale discendente (da non escludere) ma soprattutto una mancata tenuta dei fondamentali livelli in ottica long a 153,5 prima e 152 poi, potrebbe portare ad una inversione di tendenza e negare il quadro rialzista attuale.
In ultimo, per completezza, la dashboard continua a segnalare, coerentemente all'analisi proposta, maggiore forza del Dollaro rispetto allo Yen in gran parte dei timeframe.
Settimana di lateralità per Usd/JpyC'è davvero poco da aggiungere rispetto alla scorsa settimana su Usd/Jpy.
Lateralità che dà la sensazione di consolidamento sopra il supporto a 155; resto della convinzione di uno scenario long con primo target 157,8, a seguire 158,5 per poi tentare l'attacco ai massimi di Luglio 2024 a 161, al contrario scenario diverso in caso di cedimento del supporto a 155/154,8 che potrà aprire spazi per discese sino a 153,5 prima e 152 poi.
La dashboard in basso a sinistra segnala coerentemente alla mia visione maggiore forza del dollaro rispetto allo yen.
Buon weekend.
Trump, un fiume in pienaAl World Economic Forum di Davos, ieri pomeriggio, ha parlato Donald Trump. Un vero e proprio fiume in piena con dichiarazioni roboanti, promesse da mantenere insieme a programmi politici, economici e finanziari da portare a compimento.
Ha parlato del petrolio, ricordando che chiederà all’Opec di abbassarne il prezzo. Ha affermato che gli Stati Uniti hanno la più grande quantità di petrolio e gas di qualsiasi altro paese e devono utilizzarlo. A livello economico sostiene misure di riduzione delle tasse, specialmente a chi riporterà in patria la produzione (15%). Ha ricordato inoltre che non ci sarà posto migliore degli Stati Uniti per creare posti di lavoro e costruire fabbriche. Contemporaneamente ha ribadito che chiederà alla Fed di tagliare i tassi.
Ma come potrà scendere l’inflazione di fronte a tale programma espansivo di rilancio dell’economia? E come potrà calare il debito pubblico, altro tema toccato dal Presidente? E ancora, come potranno conciliarsi i temi proposti con la politica monetaria della Fed, che ricordiamo, è comunque indipendente dal Governo? E infine, quale sarà la reazione di Jerome Powell, che qualche settimana fa aveva parlato di debito pubblico insostenibile nel medio termine? Presto tutto ciò verrà chiarito e i mercati finalmente prenderanno una direzione ben precisa.
Trump ha poi ricordato che i dazi verranno applicati per ridurre il deficit commerciale e si è rivolto alla UE dichiarando che le tariffe europee verso i prodotti USA rendono molto difficile l'importazione di prodotti in Europa. E per questo si adopererà per ridurlo. Oltre al vecchio continente, ha preso di mira il Canada ricordando che gli USA non possono mantenere gli attuali livelli di deficit commerciale con il paese nordamericano. Interessante sarà verificare la reazione del USD/CAD nel medio termine.
Sempre sul fronte economico ha ribadito che il suo obiettivo sarà quello di azzerare il debito degli Stati Uniti e ciò avverrà rapidamente. Anche in questo caso, non è chiaro come si possa ridurre il debito se l’espansione promessa sarà proprio a debito, a meno di tagliare pesantemente il bilancio federale.
Sul fronte geopolitico chiederà ai paesi della NATO di aumentare la spesa per la difesa al 5% del PIL, e cercherà presto un accordo con Putin per porre fine alla guerra. Per quanto riguarda i rapporti con la Cina, il neo eletto Presidente ha ricordato che le relazioni tra Stati Uniti e Cina sono molto buone, e per questo motivo cercherà un accordo con il gigante asiatico per contribuire a fermare il conflitto.
Le reazioni del mercato sono state positive, con il dollaro in discesa, in ragione del fatto che non ha parlato di dazi alla Cina, mentre i listini USA hanno chiuso misti.
IL DOLLARO COMINCIA A SCENDERE?
EUR/USD, dopo le parole di Trump, ha cercato di rompere le resistenze, ma ancora una volta ha fallito tornando a 1.0420-25 area, da dove però è ripartito questa notte, andando poi al retest di 1.0450-60 dove si trova mentre scriviamo. Tutte le altre coppie valutarie hanno guadagnato terreno contro il biglietto verde, e tra le majors, tutte sono arrivate sui punti sensibili.
In Giappone la BoJ ha finalmente alzato i tassi portandoli a +0.50%, il livello più alto dal 2008. Del resto l’inflazione è stata trainata al rialzo dagli aumenti salariali e dalla debolezza dello JPY, per cui l’intervento era ormai diventato necessario e imprescindibile. La decisione è stata approvata con otto voti a favore e uno contro. Il USD/JPY è sceso un centinaio di pips arrivando al test di 155.00.
La sensazione è che ormai le parole di Trump, qualunque esse siano, sono già scontate nel valore del dollaro che potrebbe indebolirsi nel caso di rottura dei punti tecnici sensibili.
WALL STREET
Chiusure miste per la borsa USA, dopo le parole di Trump a Davos, che potrebbero avere un impatto sui rendimenti aziendali e sui futuri costi di finanziamento. L'S&P 500 è salito leggermente per rimanere sopra la soglia di 6.100, mentre il Dow ha sovraperformato guadagnando lo 0.84%.
Il neo-presidente ha ribadito le precedenti promesse di tasse più basse, tariffe sui partner commerciali e maggiore produzione di energia, chiedendo anche tassi di interesse più bassi da parte della Fed. I settori principali sono saliti. GE ha chiuso oltre il 7% così come Union Pacific, che ha fornito risultati di utili ottimistici, spingendo le aziende industriali a scambiare in forte rialzo. D'altro canto, il Nasdaq 100 ha chiuso leggermente per probabili prese di beneficio nel settore tecnologico. Perdite anche per Nvidia, Apple e Microsoft.
PETROLIO
Il WTI è scivolato verso i 74 dollari al barile giovedì, alimentato dalle parole del Presidente USA a Davos. Nel suo discorso, Trump ha annunciato i piani per chiedere all'Arabia Saudita e all'OPEC di abbassare i prezzi del petrolio, sottolineando le priorità energetiche della sua amministrazione.
Ha evidenziato le prime azioni esecutive, tra cui la dichiarazione di emergenza energetica nazionale per poter trivellare, così come ha promesso l'uscita dall'accordo di Parigi sul clima. Lo sviluppo energetico è un pilastro dell'agenda di Trump, volta a ridurre i costi per i consumatori. Nel frattempo, il sentiment rimane cauto tra potenziali minacce tariffarie su Cina, Canada e Messico, nonché ulteriori sanzioni sulla Russia.
TURCHIA AL TAGLIO DEI TASSI
La Banca centrale della Turchia ha tagliato il suo tasso di riferimento a una settimana di 250 punti base al 45%, come previsto dal consensus, estendendo il taglio del tasso di 250 punti base del mese precedente. L’inflazione è in calo secondo gli ultimi dati, e ciò ha giustificato la riduzione del costo del denaro. La crescita più debole dei prezzi ha riguardato i beni primari.
Nonostante il taglio, il Comitato di politica monetaria ha ritenuto che la politica rimanga sufficientemente restrittiva per aiutare l'attuale tendenza alla disinflazione. La banca centrale prevede che l'indice dei prezzi possa scendere al 21% a fine anno, mentre i sondaggi hanno mostrato un maggiore grado di scetticismo da parte dei mercati, che prevedono che l'inflazione concluderà l'anno al 27%. EUR/TRY sempre non lontano dai massimi storici di 38.20, a 37.22.
Buon fine settimana.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Equity, nuovi massimiAncora una seduta positiva per i listini USA, trascinati dall’euforia post insediamento di Trump, che ha promesso una nuova età dell’oro per gli americani. Ad aggiungersi anche i risultati aziendali, in un quadro di ottimismo che, in finanza, appare tipicamente anglosassone. Durerà? Per ora sì, ma fino a prova contraria.
L'S&P 500 è salito dello 0,6%, facendo registrare l’ennesimo nuovo massimo storico sopra i 6.100 punti, il primo però del 2025. Il Nasdaq 100 è balzato dell'1,35% e il Dow ha guadagnato solo lo 0,3%.
Tra i risultati aziendali degni di nota, segnaliamo Netflix, che è balzato del 12% dopo aver dichiarato un nuovo record di abbonati. Inoltre, Procter & Gamble ha chiuso a +2,5% e United Airlines ha guadagnato quasi il 4% dopo aver pubblicato risultati positivi.
Nel frattempo, Oracle è balzato dell'11%, facendo segnare un aumento di quasi il 20% questa settimana dopo la notizia della joint venture con SoftBank e OpenAI. Anche Nvidia e Microsoft sono salite di oltre il 4%, allineandosi ai guadagni del settore tecnologico.
D'altro canto, le obbligazioni a capitalizzazione più bassa sono state per lo più inferiori, poiché le preoccupazioni relative ai dazi sulla Cina, appena segnalati da Trump, hanno compensato i benefici attesi dalle politiche protezionistiche, aggiungendosi alla promessa di tasse sulle importazioni da Canada e Messico.
VALUTE
Sui cambi, balzo dell’Euro, che ha cercato di rompere 1.0450 senza però violarlo e alla fine è tornato indietro come il Cable e le oceaniche. Stabile il franco svizzero dopo le dichiarazioni di Schlegel, Governatore della SNB, che ha parlato del franco come valuta rifugio in un contesto di tassi di interesse che potrebbero anche, nel prossimo futuro, scendere sotto lo zero diventando negativi.
Viviamo una fase di grandissima incertezza, perché ogni dichiarazione di Trump può modificare gli scenari in un senso o nell’altro. Trump parla di dazi, ma i dazi sono controproducenti, specie perché causano un aumento dei prezzi alle importazioni che verranno inevitabilmente scaricati sui consumatori finali. Il trasferimento della produzione in USA, che è desiderio del Presidente, richiede tempo e potrebbe comunque non essere conveniente rispetto al produrre all’estero, per via di un costo del denaro che negli USA è oggettivamente più alto che altrove.
E poi non dimentichiamo la bilancia commerciale USA, in passivo di quasi 90 miliardi di dollari di incremento mensile, che necessiterebbe di un dollaro decisamente più debole per poter sperare in un miglioramento.
MUTUI IN CALO NEGLI USA
Il tasso di interesse medio per mutui a tasso fisso a 30 anni per prestiti intorno ai 750 mila dollari o meno, negli Stati Uniti è sceso al 7,02% nella settimana conclusasi il 17 gennaio 2025, dal 7,09% della settimana precedente, secondo la Mortgage Bankers Association. È il primo calo dei tassi dei mutui questo mese, sebbene i costi di finanziamento rimangano vicini ai massimi di maggio.
Il calo segue i rendimenti più bassi dei Treasury dopo che i dati sull'inflazione migliori del previsto hanno spinto a scommettere che la Fed ha spazio per continuare a tagliare i tassi di interesse quest'anno.
CANADA, PREZZI ALLA PRODUZIONE IN CALO
I prezzi alla produzione industriale in Canada sono aumentati dello 0,2% su base mensile a dicembre 2024, dopo un aumento dello 0,6% a ottobre e al di sotto delle previsioni di mercato di +0,6%. Ciò ha segnato il terzo aumento mensile consecutivo dei prezzi alla produzione, trainato principalmente dai prezzi dei veicoli, dei metalli non ferrosi, legname e alimentari in genere.
Al contrario, sono scesi i prezzi per i prodotti energetici e petroliferi, tra cui benzina e gasolio e prodotti chimici. Su base annua, i prezzi alla produzione sono aumentati del 4,1% a dicembre, l'aumento più netto da gennaio 2023, accelerando da un aumento del 2,2% a novembre.
GIAPPONE, CRESCE L’EXPORT
Le esportazioni giapponesi sono aumentate del 2,8% su base annua, raggiungendo i 9.910,60 miliardi di JPY, pari a 64 miliardi di dollari, a dicembre 2024, superando le previsioni di mercato del 2,3% e indicando il terzo mese consecutivo di crescita.
I principali settori che hanno trainato la crescita sono stati quelli dei macchinari e semiconduttori. Ma sono decollate anche le vendite di macchinari elettrici, insieme a quelle di strumenti scientifici e ottici. Le spedizioni e le vendite di beni manifatturieri sono anch’esse aumentate, specialmente i prodotti siderurgici.
Le esportazioni sono cresciute soprattutto verso Hong Kong, Taiwan, Corea del Sud, Russia e India (quasi il 75%).
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Pullback Daily? Vediamo MartedìAnalisi breve e simile, per contenuti, a quella che ho fatto su Euro Dollaro.
Livello 155 è certamente un buon livello per pullback daily in ottica di attacco ai massimi ed in condizioni "normali" avrei considerato questa candela come un ottimo segnale di ingresso. Tuttavia aspetterei, a rischio di perdere un trade, martedì dopo l'insediamento del Presidente Trump.
Ci aggiorniamo Martedì.
Buon weekend
USD/JPY Sotto Pressione – Continuerà il Trend Ribassista?Dal grafico a 4 ore di USD/JPY, noto che la coppia sta scambiando intorno a 155.344, mantenendo chiaramente una tendenza ribassista. Il prezzo si trova al di sotto sia della EMA 34 sia della EMA 89, rafforzando ulteriormente la mia opinione che il mercato sia in una fase di debolezza. La EMA 89 attualmente funge da forte resistenza dinamica, ostacolando ogni tentativo di recupero.
Osservando la struttura di mercato, la tendenza ribassista è confermata da una sequenza di massimi e minimi decrescenti. La resistenza chiave è individuata nell'area tra 156.500 e 157.000, dove prevedo un aumento della pressione di vendita in caso di rimbalzo. Al contrario, il supporto più vicino si trova a 154.500; se questo livello dovesse cedere, USD/JPY potrebbe scendere ulteriormente verso 153.000 o addirittura più in basso.
Dal punto di vista fondamentale, il calo del dollaro USA deriva dalle aspettative che la Federal Reserve (FED) rallenti l'inasprimento della politica monetaria. Nel frattempo, lo yen giapponese beneficia del suo ruolo di bene rifugio, in un contesto di crescente incertezza economica globale.
Strategia di trading:
Short: Aspetterei un rimbalzo verso la zona di resistenza 156.000-156.500 per aprire una posizione di vendita, con un primo obiettivo a 154.500 e un secondo a 153.000. Lo stop loss dovrebbe essere posizionato sopra 157.000.
Long: Se il prezzo supera con decisione 157.000, supportato da un forte volume di scambi, considererei una posizione di acquisto con un obiettivo a 158.500.
Al momento, la mia preferenza rimane ribassista, poiché sia i segnali tecnici sia quelli fondamentali puntano in questa direzione. Tuttavia, monitorerò attentamente i livelli di supporto e resistenza per adattare la strategia di conseguenza.
USD/JPY - BOJ pronta ad aumentare i tassi ma...USD/JPY storna da un livello di liquidità a 155.7 che porta la coppia di nuovo in territorio positivo in linea con il suo trend rialzista. Un possibile long da qui avrebbe come target quota 157.5 dove è posizionata la prossima resistenza.
Un eventuale cedimento dei minimi a 155.2, porterebbe la coppia al prossimo supporto a 153.9/154.00.
Il timeframe è daily quindi per una mia opinione personale credo sia meglio aspettare chiusura di oggi per un eventuale trade long. Quindi se USD/JPY resta sopra 155.7, è un segnale long.
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