La borsa americana ha reagito ieri, in seguito alla pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo, nonostante un inizio traballante che aveva fatto pensare al ritorno del risk off sui mercati. La tensione era aumentata dopo la pubblicazione del dato core, uscito superiore alle attese, mentre il numero generale era uscito come da consensus.

In realtà tutto ciò ha poi riportato una certa tranquillità sulle price action perché comunque le maggiori probabilità di riduzione di 25 punti base de parte della Fed, rappresentano un segnale positivo per analisti e investitori. Il CPI core mensile è aumentato inaspettatamente dello 0,3%, contro un consensus dello 0,2%. Nel frattempo, il tasso di inflazione principale annuale ha rallentato più del previsto al 2,5% e il tasso core si è stabilizzato al 3,2% come previsto. Le probabilità di una riduzione del tasso di 25 punti base da parte della Fed la prossima settimana sono aumentate a circa l'80% dal 70% prima della pubblicazione.

VALUTE E BCE

Ancora una giornata decisamente decorrelata sul mercato dei cambi, e altamente volatile sulla valuta giapponese, con il UsdJpy dapprima capace di testare dei minimi a 140.70, per poi tornare quasi a 142.60 e chiudere la sessione in area 142.30. Tali movimenti dipendono soprattutto dalla tensione generata dalle dichiarazioni dei banchieri della Boj, che sostengono la necessità di alzare i tassi, il che porta scompiglio e avversione al rischio sui mercati, come accaduto ieri in mattinata.

Poi nel pomeriggio le cose sono cambiate, specie in relazione al ritorno di appetito al rischio che si è tradotto in vendite di franchi svizzeri, Jpy e rialzi delle oceaniche. Per quel che riguarda la moneta unica, il ribasso di ieri che ha portato al test di 1.1000 dipende soprattutto dai dati tedeschi e dalla pressione che questi ultimi mettono sulla decisione di oggi della Bce, attesa al taglio del costo del denaro.

Le previsioni ci dicono che la riduzione sarà molto probabilmente di 25 punti base, e solo successivamente forse, si prenderà in considerazione una riduzione più importante, che pure, forse, nelle condizioni attuali di congiuntura, sarebbe necessario. Ma probabilmente Francoforte vuole aspettare la Fed prima di azzardare un taglio che potrebbe indebolire l’Euro, con la possibilità di una inflazione importata in ripresa, il che non è certo il desiderio dell’Istituto Centrale.

istantanea

NIKKEI IN RIPRESA

Parallelamente alla ripresa, anche se parziale, del UsdJpy, questa notte l'indice Nikkei 225 è balzato del 3,5% a oltre 36.800, mentre l’indice Topix ha guadagnato il 2,6% a 2.600, invertendo le perdite della sessione precedente e seguendo un rally guidato dalla tecnologia a Wall Street ieri sera in chiusura. Tali movimenti, come già ribadito, fanno seguito al dato sul Cpi che ha confermato che la Fed, molto probabilmente, taglierà i tassi di 5 punti base, che danno fiducia ai mercati perché significa che la Fed è sicura che non ci sarà recessione. Ecco il vero motivo del ritorno dell’appetito al rischio.

A livello nazionale, i dati hanno mostrato che i prezzi alla produzione in Giappone sono aumentati meno del previsto ad agosto, mentre il sentiment aziendale è balzato nel terzo trimestre. I titoli tecnologici hanno guidato la carica, con forti guadagni da Lasertec (3,5%), Disco Corp (4,4%), Tokyo Electron (4,8%), SoftBank Group (6,5%) e Advantest (6,8%).

PIL UK IN CALO

Rallenta l'economia britannica a luglio 2024, con un calo di produzione industriale e manifatturiera rispettivamente dell’1.2% e 1.3% su base annua, e relativa al mese di giugno. Le attese erano per dati quasi invariati, il che ha creato un po’ di scompiglio sui movimenti della sterlina ieri in giornata. Su base mensile entrambe sono scese dello 0.8% e 1%, decisamente inferiori al consensus.

Il Pil del mese i di Giugno è uscito a 0%, ovvero invariato, contro un consensus di +0.2%, mentre su base annua è cresciuto meno delle attese, +1.2% contro un +1.4% delle previsioni. Considerando il dato trimestrale, il PIL britannico è aumentato dello 0,5% inferiore al +0.6% del trimestre precedente e +0.6% del consensus.

AUSTRALIA

Le aspettative di inflazione al consumo in Australia, si sono attestate al 4,4% a settembre 2024, in leggero calo rispetto al massimo di agosto del 4,5%. L'ultima cifra riflette gli sforzi della banca centrale per controllare l'inflazione entro un lasso di tempo ragionevole preservando al contempo i risultati positivi del mercato del lavoro. Il governatore della Reserve Bank Michele Bullock ha recentemente osservato che l'inflazione ha rallentato sostanzialmente dal suo picco, sebbene rimanga al di sopra del punto medio dell'obiettivo del 2-3%.

Ha anche sottolineato che è prematuro considerare un allentamento monetario. L'inflazione principale in Australia è salita al 3,8% nel secondo trimestre del 2024, rispetto al minimo di nove trimestri del 3,6% nel primo trimestre, segnando il primo aumento dal quarto trimestre del 2022. Nel frattempo, l'indice CPI mensile è salito del 3,5% anno su anno a luglio, rallentando rispetto al 3,8% di giugno e raggiungendo il livello più basso degli ultimi 4 mesi.

Buona giornata e buon trading.

Saverio Berlinzani




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