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Dati e dichiarazioni, i veri market movers

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Chiusura mista per Wall Street venerdì scorso, in una seduta priva di grandi interessi, sia sul fronte dati, sia su quello delle dichiarazioni dei banchieri centrali americani, i veri market movers, che si sono astenuti da ulteriori commenti dopo quelli che abbiamo ascoltato durante tutta la settimana, provenienti da Williams, Barkin e Kashkari. L'S&P 500 ha guadagnato lo 0,1% così come il Dow Jones, mentre il Nasdaq ha chiuso leggermente in ribasso. La fiducia dei consumatori redatta dall’Università del Michigan è scesa ai minimi degli ultimi 6 mesi, spinta da un forte rialzo delle aspettative di inflazione per l’anno prossimo.

Sul fronte dei titoli a grande capitalizzazione, Nvidia ha guadagnato l’1,3% mentre Tesla è scesa del 2%. Le azioni Novavax sono aumentate del 98% dopo che il produttore di vaccini ha annunciato un accordo multimiliardario con Sanofi per co-commercializzare il suo vaccino anti-Covid a partire dal prossimo anno. Nel corso della settimana, l'S&P 500 è salito dell'1,3%, il Dow Jones dell'1,9% e il Nasdaq dello 0,5%.

Venerdì il DAX ha guadagnato lo 0,5% chiudendo al livello record (storico) di 18.773, estendendo il suo guadagno settimanale al 4,3%, poiché gli investitori rimangono positivi sulla possibilità che la Bce tagli il costo del denaro. I verbali dell'ultima riunione della BCE sono in linea con l'opinione attuale secondo cui la banca centrale dovrebbe tagliare a giugno, poiché il suo ciclo direttivo ha concordato che l'inflazione sta convergendo verso il suo obiettivo a un ritmo più rapido.

VALUTE

Il mercato dei cambi rimane ancorato ai trading range delle ultime settimane, in un contesto di equilibrio generato da forze contrastanti, che si controbilanciano e in mancanza di una prevalenza dell’una o dell’altra. Da un lato gli ultimi dati macro Usa che segnalano un chiaro rallentamento della congiuntura, specie dopo gli ultimi numeri sul mercato del lavoro (Jolts, Adp, Nfp e Jobless), ma anche gli Ism dei servizi e manifatturiero, che scendono progressivamente. Anche la fiducia dei consumatori uscita venerdì ha in fondo deluso le aspettative, alimentando le speranze di possibili ribassi del costo del denaro da parte della Fed.

Dall’altra parte però, dalle dichiarazioni dei rappresentanti del Fomc, si intuisce che nessuno vuole veramente ammorbidire la politica monetaria, in ragione del sentiment che all’interno del board si respira riguardo l’inflazione, che potrebbe ancora avere dei colpi di coda. E inoltre, non bastano pochi dati per far cambiare idea alla Fed, e occorrono conferme sui dati che siano più consistenti. Queste due forze rendono il valutario stabile con l’EurUsd ancora compresso tra 1.0720 e 1.0800, incapace per ora di violare tali livelli.

Ma lo stesso vale per la sterlina, scesa maggiormente rispetto all’Euro, va ricordato, per i timori di una BoE maggiormente accomodante sui tassi, dopo che due membri su nove del Board hanno votato per tagliare il costo del denaro giovedì scorso, in occasione della decisione sui tassi. Cable però che ha tenuto e rimane sopra 1.2500, almeno per ora.

UsdJpy a ridosso di 156.00, dopo aver recuperato nell’ultima settimana quasi 400 pip rispetto ai minimi post-intervento BoJ. Tutti aspettano la Boj, che per ora rimane alla finestra. Poco mossi anche i cambi contro Chf e Cad, all’interno delle fasce di oscillazione della settimana scorsa. Sugli emergenti c’è ancora stabilità per effetto dell’appetito al rischio che ancora avvolge i mercati.


USA, IN CALO LA FIDUCIA DEI CONSUMATORI

La fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan per gli Stati Uniti è scesa a 67,4 a maggio 2024 da 77,2 ad aprile, il risultato peggiore degli ultimi sei mesi e sotto al consensus di 76. Le aspettative di inflazione per l’anno a venire sono aumentate al 3,5%, il livello più alto in sei mesi dal 3,2% di aprile. Inoltre, le prospettive di inflazione a cinque anni hanno raggiunto il 3,1%, il livello più alto da dicembre.

Infine, sono diminuite sia le condizioni attuali (68,8 contro 79 di aprile) sia le aspettative (66,5 contro 76). I consumatori hanno espresso preoccupazione per il fatto che l’inflazione, la disoccupazione e i tassi di interesse potrebbero muoversi in una direzione sfavorevole già a partire dal secondo semestre.

CINA, SALE L’INFLAZIONE

Il tasso di inflazione cinese è salito allo 0,3% nell'aprile 2024, rispetto alle stime di mercato e al dato di marzo dello 0,1%. È stato il terzo mese consecutivo di rialzo dell’inflazione al consumo, in un contesto di continua ripresa della domanda interna nonostante una fragile ripresa economica. I prezzi al consumo core, dedotti i prezzi dei prodotti alimentari e dell'energia, sono aumentati dello 0,7% su base annua ad aprile, rispetto all'aumento dello 0,6% di marzo. Su base mensile, l'indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,1%, un'inversione rispetto al calo dell'1,0% di marzo, il calo più marcato degli ultimi tre anni.

I prezzi alla produzione invece, sempre in Cina, sono diminuiti del 2,5% su base annua nell'aprile 2024, rispetto alle previsioni di mercato di un calo del 2,3% e al dato di marzo, in calo del 2,8%. Si tratta del 19° mese consecutivo di contrazione, sottolineando la persistente incertezza economica nonostante le molteplici misure di sostegno da parte del governo. Su base mensile, i prezzi alla produzione sono scesi dello 0,2%, il sesto mese consecutivo di calo, dopo il calo dello 0,1% di marzo. Considerando i primi quattro mesi del 2024, i prezzi alla produzione sono diminuiti del 2,7%.

Buona giornata e buon trading.

Saverio Berlinzani




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