I mercati azionari globali continuano a far registrare nuovi massimi, senza soluzione di continuità, in un contesto che vede la realizzazione di nuovi record ad ogni sessione. Nelle contrattazioni di giovedì, il Dow è salito dello 0,68%, l'S&P 500 ha guadagnato lo 0,32% e il Nasdaq Composite ha guadagnato lo 0,2%. Nove degli 11 settori S&P sono saliti, guidati da industriale, finanziario ed energetico.
Le ragioni sono da ricercare nell’ottimismo dilagante relativo allo stato di salute dell’economia americana, nonostante i tassi ai massimi degli ultimi 25 anni, unitamente alla volontà comunque di effettuare tre tagli del costo del denaro già nel 2024.
Sul fronte societario, Micron Technology è cresciuta di oltre il 14% sulla scia di un rapporto ottimistico sugli utili, mentre Apple è scesa del 4% dopo che il Dipartimento di Giustizia ha intentato una causa antitrust contro il produttore di iPhone. Nel frattempo, Reddit ha iniziato a fare trading sul NYSE dopo che la piattaforma di social media ha raccolto circa 750 milioni di dollari dalla sua IPO.
SNB TAGLIA I TASSI
La Banca nazionale svizzera, a sorpresa, ha ridotto i tassi di riferimento di 25 punti base all’1,5% nel marzo 2024, facendo registrare il primo taglio in nove anni. Una mossa non prevista, che ha fatto in modo che l’Istituto centrale elvetico, sia di fatto la prima banca centrale del primo mondo, ad allentare la politica monetaria. Il taglio arriva dopo che l'inflazione svizzera è scesa all'1,2% a febbraio, il nono mese consecutivo in cui i prezzi si sono mossi all'interno dell'intervallo target dello 0-2% della BNS, indicativo della stabilità dei prezzi.
La banca centrale ha tenuto conto della riduzione della pressione inflazionistica e dell'apprezzamento reale del franco svizzero nell'ultimo anno. I banchieri elvetici prevedono che l’inflazione rimarrà all’interno dell’intervallo di stabilità dei prezzi nei prossimi anni e la monitoreranno attentamente per garantire che rimanga all’interno di questo intervallo.
La BNS prevede un’inflazione media annua pari all’1,4% per il 2024, all’1,2% per il 2025 e all’1,1% per il 2026. Nel frattempo, la crescita economica dovrebbe rimanere modesta nei prossimi trimestri, con un tasso di crescita di circa l’1% quest’anno.
DATI USA
Il numero di persone che hanno richiesto l’indennità di disoccupazione negli Stati Uniti è sceso a 210.000 nella settimana terminata il 16 marzo 2024, al di sotto delle aspettative del mercato di 215.000. Allo stesso tempo, le richieste di disoccupazione continuative sono rimaste relativamente invariate a 1.807.000 nella settimana precedente. I dati continuano a mostrare che il mercato del lavoro statunitense rimane teso, in linea con l'ultima valutazione della Federal Reserve, il che offre alla banca centrale un margine di manovra per ritardare l'inizio dei tagli dei tassi. La media mobile di quattro settimane, che rimuove la volatilità settimanale, è aumentata di 2.500 a 211.250.
Contestualmente l’indice S&P Global US Composite PMI è sceso a 52,2 nel marzo 2024, rispetto al massimo di otto mesi di febbraio pari a 52,5, secondo una stima preliminare. Tuttavia, l'ultima lettura indica ancora un solido miglioramento mensile dell'attività commerciale delle società statunitensi. Nel complesso, i nuovi ordini sono aumentati a un ritmo più lento, mentre il tasso della creazione di posti di lavoro è aumentata, segnando il tasso più rapido registrato finora nel 2024.
Sul fronte dei prezzi, l’inflazione dei costi di acquisto ha raggiunto il livello più alto in sei mesi, mentre l’inflazione dei prezzi di vendita è stata la più marcata in poco meno di un anno. Infine, la fiducia delle imprese è salita ai massimi di quasi due anni, in un contesto di segnali di ripresa dell’economia statunitense nel suo complesso.
VALUTE
Sul mercato dei cambi, mentre fino a qualche tempo fa si osservavano movimenti a bassa volatilità, perché il mantra per tutte le banche centrali era l’inflazione, mentre oggi cominciano finalmente ad emergere le differenze di tempi e modi con cui i diversi Istituti Centrali si muoveranno sui tassi di interesse, e queste differenze cominciano ad evidenziarsi anche sui prezzi, tanto è vero che il dollaro, nelle ultime ore, ha ripreso prepotentemente quota, proprio grazie al fatto che ora, si stima che la Fed sarà l’ultima banca a tagliare il costo del denaro.
Tornano quindi di moda i principali aggregati macro e non solo l’inflazione, e quindi la volatilità dovrebbe tornare anche sulle valute. L’EurUsd ha perso 100 pip da ieri tornando sui supporti chiave, a ridosso di 1.0800 e mettendo a rischio tutta la ripresa del mese di febbraio. La violazione di 1.0800, aprirebbe la strada al test almeno di 1.0690, livello di medio termine. Cable in ribasso di 180 pip da ieri con i supporti posti di medio termine non lontani a 1.2600 e 1.2530.
UsdJpy sempre a ridosso di 151.80, nel silenzio compiacente della Boj e con la possibilità anche di sfondare al rialzo. Attenzione però all’inflazione importata, di cui nessuno parla, e al fatto che stanotte i dati sul CPI giapponese, sono saliti improvvisamente al 2.8% dal 2.2% del mese precedente. Se la BoJ è preoccupata dell’inflazione derivante dall’accordo di aumento sui salari chiuso con le grandi aziende, perché non dovrebbe avere il timore di una inflazione causata da uno Jpy che sprofonda? Sugli altri cambi, come le oceaniche, ancora forza di dollaro e ritorno vicino ai supporti chiave. Se questo movimento sarà strutturale, lo vedremo presto.
TURCHIA, TASSI AL 50%
La Banca Centrale turca ha inaspettatamente aumentato il tasso di interesse di riferimento di 500 punti base, portandolo al 50%, nella riunione di marzo e ha lasciato intendere che continuerà nella propria politica monetaria restrittiva, qualora le prospettive di inflazione dovessero peggiorare ulteriormente. Il Comitato di politica monetaria ha spiegato che questo rialzo vuole essere una risposta all’inflazione, uscita recentemente superiore alle attese a febbraio, primo segnale di una inversione dei prezzi rispetto alla tendenza di fondo che sembrava aver imboccato la strada della discesa.
L’inflazione annuale è stata registrata l’ultima volta a quasi il 70% a febbraio, la più alta in 15 mesi. La decisione è anche coerente con il forte deprezzamento della lira turca, che continua a estendere il suo minimo storico. EurTry che aveva toccato quasi 36 lire per un euro, è sceso qualcosa tornando a 34.80. La banca centrale prevede che le pressioni inflazionistiche permangano prima che inizi la tendenza disinflazionistica nella seconda metà dell’anno.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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