Mercati sotto pressione: perché il discorso di Powell è cruciale

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S&P in calo per il quinto giorno consecutivo in attesa del discorso di Powell

Le azioni restano intrappolate tra i deludenti risultati trimestrali di un importante rivenditore e l’attesa per le parole del presidente della Fed, Jerome Powell. Di conseguenza, nella giornata di ieri i mercati hanno nuovamente vacillato, con i principali indici ormai avviati a chiudere la settimana in territorio negativo.


L’S&P registra la quinta seduta consecutiva in calo, senza un solo segno positivo da inizio settimana. L’indice è sceso dello 0,40% a quota 6.370,17; il Nasdaq ha perso lo 0,34% (circa 72 punti), chiudendo a 21.100,31, mentre il Dow Jones ha lasciato sul terreno lo 0,34% (circa 150 punti), attestandosi a 44.785,50.


La giornata si era aperta con difficoltà a causa del rapporto sul secondo trimestre di Walmart (WMT). Il più grande rivenditore statunitense ha registrato un fatturato di 177,4 miliardi di dollari, superando di oltre l’1% le stime di consenso e rivedendo al rialzo le previsioni per l’intero anno fiscale. Tuttavia, gli utili sono risultati inferiori alle attese del 6,9%, il primo dato negativo dal 2022. Ancora più preoccupante, l’azienda ha lanciato un allarme sui dazi nella seconda metà dell’anno.


Lo sguardo degli investitori è ora rivolto al simposio annuale di Jackson Hole, dove Powell interverrà oggi. Pur non trattandosi di una riunione ufficiale della Fed, le sue parole potrebbero incidere sulle aspettative di politica monetaria. Negli ultimi giorni, infatti, le probabilità di un taglio dei tassi a settembre si sono ridotte, complice l’andamento dell’inflazione e i verbali dell’ultima riunione della Fed.


Secondo il CME FedWatch Tool, la possibilità di un taglio resta al 73,6%, ma si tratta di un calo di circa venti punti percentuali rispetto all’inizio del mese. Powell potrà dunque spegnere le residue speranze di allentamento o, al contrario, alimentarle di nuovo. Potrebbe anche scegliere una linea di prudenza, mantenendo il mercato nell’incertezza ancora per qualche settimana.


Gli operatori si attendono reazioni immediate. Un tono aggressivo, che sottolinei i rischi legati all’inflazione, potrebbe innescare una forte ondata di vendite; al contrario, un messaggio più accomodante, che indichi fiducia in un taglio dei tassi senza mettere a rischio la stabilità dei prezzi, verrebbe interpretato come segnale rialzista. In quest’ultimo scenario, la propensione al rischio si rafforzerebbe, indebolendo il dollaro e sostenendo i listini azionari.


Questo, dunque, è un passaggio cruciale: il tono di Powell potrebbe influenzare la traiettoria dei mercati fino a fine anno. Di norma il presidente della Fed evita sorprese, ma l’attuale contesto di incertezza tra inflazione e dazi rende ogni scenario possibile.


Tutti i principali indici restano in calo nella settimana che porta a venerdì. Il Nasdaq è il più penalizzato, zavorrato dalle forti pressioni sul comparto tecnologico, con una perdita del 2,5% negli ultimi quattro giorni. L’S&P arretra dell’1,3%, mentre il Dow Jones segna un ribasso più contenuto, pari allo 0,4%. Le borse rischiano così di interrompere la striscia positiva di due settimane consecutive di guadagni.

Marco Bernasconi Trading

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