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Wall Street riscrive la storia: cosa c’è dietro i nuovi record degli indici

Tutti e tre i principali indici chiudono a livelli record

Nonostante una revisione negativa dei dati sull’occupazione e il nervosismo legato ai prossimi dati sull’inflazione, i principali indici sono riusciti non solo a progredire ieri, ma anche a chiudere su nuovi massimi storici.

Il NASDAQ è salito dello 0,37% (quasi 81 punti) a quota 21.879,49, segnando la sua seconda seduta consecutiva ai massimi di sempre. Questa volta anche gli altri indici si sono uniti al rialzo: l’S&P 500 ha guadagnato lo 0,27% chiudendo a 6.512,61, mentre il Dow Jones è avanzato dello 0,43% (circa 196 punti) attestandosi a 45.711,34. Si tratta della prima chiusura record per l’S&P 500 dal giovedì precedente e per il Dow Jones dal 28 agosto.

Era prevedibile che le revisioni annuali del benchmark sul mercato del lavoro mostrassero un calo, ma l’entità della flessione ha comunque colto gli operatori di sorpresa: i dati sulle buste paga sono stati infatti rivisti al ribasso di ben 911.000 unità. I listini hanno inizialmente ceduto terreno in mattinata, per poi recuperare nel corso della seduta, poiché i dati – relativi al periodo marzo-marzo – sono ormai piuttosto datati. Inoltre, una revisione così debole potrebbe dare ulteriore slancio a un taglio dei tassi già la prossima settimana e forse a un altro paio entro la fine dell’anno.

Gli investitori guardano ora soprattutto ai prossimi appuntamenti macroeconomici: il rapporto sull’indice dei prezzi alla produzione (PPI), atteso questa mattina, e quello sull’indice dei prezzi al consumo (CPI), previsto per giovedì. La Federal Reserve è attualmente più concentrata sul mercato del lavoro, ma non può trascurare l’altra metà del proprio mandato, ossia la stabilità dei prezzi. L’ultimo rapporto aveva mostrato un incremento dei prezzi all’ingrosso pari allo 0,9% a luglio e al 3,3% su base annua, valori ben superiori alle attese (0,2% e 2,5%). Anche il PPI “core” era risultato più forte del previsto. Gli investitori temono qualsiasi segnale che possa compromettere le prospettive di un ulteriore allentamento monetario entro la fine dell’anno. Il CME FedWatch Tool assegna al momento una probabilità del 100% a un taglio dei tassi nella prossima riunione, ma il mercato auspica almeno una stabilizzazione dei prezzi.

Sebbene il PPI eserciterà con ogni probabilità l’influenza maggiore sulla seduta odierna, va segnalato che le azioni di Oracle (ORCL) sono balzate di un sorprendente 26% nel dopo-borsa. I risultati del primo trimestre sono stati inferiori alle attese, ma le prospettive di crescita presentate dal gruppo hanno entusiasmato gli investitori. Forse, dunque, il NASDAQ potrebbe spingersi oggi a un nuovo record, il terzo consecutivo.

Marco Bernasconi Trading

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