La crisi Evergrande continua a pesare sul mood dei mercati.
Il FOMC del 21-22 settembre decisivo per il “tapering” della Fed.
L’inflazione resta il tema piu’ caldo per tutte le Banche centrali.
Borse europee e futures americani tentano il rimbalzo.
Lunedi’ nero, ieri, 20 settembre, per le Borse di tutto il Mondo. Pesa l’attesa per la riunione della Federal Reseve (Banca Centrale Usa), che probabilmente mercoledì 22 indichera’ come procedere con la riduzione degli stimoli monetari e soprattutto col cosiddetto “tapering”, cioe’ la riduzione graduale degli acqusiti di bond sul mercato, che dall’inizio della crisi pandemica procede al ritmo di 120 miliardi di Dollari/mese.
Ad incidere sull’umore dei mercati anche la situazione del gruppo immobiliare cinese Evergrande, col suo riflesso negativo sul settore real estate dell’area asiatica. Vista la chiusura per festivita’ della borse cinesi e giapponesi, le vendite hanno colpito soprattutto a Hong Kong, dove l‘Hang Seng, che ha sfiorato anche il -6%, ha chiuso a -3,3%.
L’azione Evergreen ha perso ieri un altro 10%, portando a superare il -80% di perdita di capitalizzazione di borsa negli ultimi 12 mesi. Portatrice di un debito netto superiore ai 300 miliardi di Dollari, difficilamente sara’ oggetto di un salvataggio diretto da parte del Governo che, per ora, si e’ limitato a chiedere alle principali banche creditrici di procrastinare le date di pagamenti degli interessi e a rinnovare i prestiti in essere.
Come “pensiero parallelo” gli investitori ritengono che le autorità cinesi estenderanno al “real estate” quella stretta normativa che ha gia’ interessato altri settori, come il tecnologico, i videogiochi, la sanità e l’educazione privata. D’altro canto Pechino avra’ buone ragioni per arginare gli effetti del crack Evergrande sulla popolazione e sull’economia in generale.
Preoccupa, infine, la continua salita dei prezzi delle materie prime, con l’indice CRB ai massimi dal 2015, e l’intuitiva spinta all’aumento dell'inflazione.
A fine giornata, i principali listini europei hanno chiuso in forte calo, con lo Stoxx 600 europeo ai minimi da luglio, -1,7%. Il Dax tedesco ha perso il -2,3%, proprio il giorno in cui il paniere rappresentato saliva da 30 a 40 titoli. Il FtseMib italiano ha segnato -2,6%, il Cac40 parigino -1,7%, il Ftse100 britannico -0,8%.
Wall Street, reduce da due settimane di cali, ha anch’essa vissuto una giornata difficile: il Dow Jones ha segnato -2,5%, il Nasdaq -3,0%, lo S&P 500 -2,6%, similmente al Bitcoin ed alle altre valute digitale, che hanno perso in media oltre il -10%.
Giornata pesante anche per il prezzo del petrolio, con WTI (West Texas Intermediate) e Brent in calo superiore al -1,5%. Stamane, 21 settembre, il WTI e’ in rialzo del +1% a 71 Dollari/barile (ore 12.30 CET). Va tuttavia ricordato che la scorsa settimana i prezzi dei principali “crude” erano saliti oltre il +3%, sul calo delle scorte di greggio degli Stati Uniti, la prospettive di crescita della domanda e la paura degli uragani sul Golfo del Messico.
Stamattina, 21 settembre, l'effetto Evergrande sui listini asiatici permane, ma attenuato. Con le Borse cinesi e coreana ancora chiuse per il “mid-autumn festival”, a soffrire di piu’ e’ il Nikkei nipponico, chiuso ieri per festività, e oggi a -2,7%.
L’Hang Seng di Hong Kong è in lieve recupero, +0,5%, il Sensex indiano è in rialzo del +0,3%, dopo che un report di Goldman Sachs prevede un brillante futuro per l’economia indiana e le sue Borse, anche per effetto del forte aumento dei capitali esteri in vari settori dell’high tech.
I principali listini azionari europei, a fine mattinata, provano a recupero il crollo di ieri, con variazione medie positive del +1,2% (ore 12.45 CET): che il clima sia piu’ sereno sembra testimoniato anche da tassi in lieve recupero sui “governativi”, con quello del Treasury 10 anni a +1,33% e quello sul BTP italiano a +0,71%.
Sul fronte valutario, poche variazioni tra ieri ed oggi: il cambio Euro/Dollaro e’ stabile da venerdi 17 scorso, attorno a 1,173. Qualche segnale di risveglio di interesse riguarda l’oro, il cui prezzo si sta assestando attorno a 1.765 Dollari/oncia.
Nella settimana piu’ ricca di meeting delle banche centrali, evidenziamo come ieri, dalle banche centrali australiana e neozelandese siano arrivati messaggi accomodanti (“dovish”), che ridimensionano le attese di un prossimo massiccio rialzo dei tassi di interesse.
Oggi, 21 settembre, alcuni membri della BCE, tra i quali il vice presidente de Guindos, interverranno ad conferenza organizzata dal Financial Times, dopo che ieri il collega Villeroy si e’ detto convinto che l’inflazione dell’area Euro tornerà presto al 2% e che la politica monetaria accomodante durera’ ancora a lungo.
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