nicochi58

Possibili scenari dell’indice s&p 500

CME:SPZ2019   None
Considerazioni del 27/06/2019
La formidabile galoppata dell’indice americano non si arresta.
L’analisi tecnica di medio periodo ha disegnato tre onde rialziste: la prima, partita a fine ottobre, primi di novembre 2016, da un valore di 2046 punti, ha concluso il suo moto con un picco di 2876 punti il 28/1/2018, con un incremento di più del 40% in soli 15 mesi; la seconda ha portato l’indice a 2920 punti circa nel settembre 2018, la terza ha portato l’indice a 2966 punti a fine aprile 2019, con un incremento totale dell’indice in termini percentuali dal novembre 2016 ad oggi del 45,00% circa, pari (se si considera il solo periodo dal novembre 2016 ad aprile 2019) ad un rendimento del 18% su base annua. Al momento, l’indice sta testando il suo massimo storico assoluto e, probabilmente, sarà destinato a superarlo. Non ho fatto cenno ai rintracciamenti delle tre onde rialziste perché, di fatto, di modica entità e comunque immediatamente recuperate.

Non solo, ma se si analizza il rendimento dell’indice americano dal gennaio 1993 (i miei dati storici partono da li) ad oggi, il rendimento medio annuo è stato pari al 22,19%. Significa che chi avesse tenuto nell’indice sp500 i propri risparmi dal gennaio 1993 (il 27/1/1993 l’indice sp500 quotava 431 punti) ad oggi, avrebbe avuto un rendimento annuo superiore al 22% per 26 anni e mezzo !!!!!!! Sfido il migliore gestore al mondo a fare altrettanto in 26 anni consecutivamente.

Considerato, quindi, che l’indice sp500 dal novembre 2016 ad oggi ha fatto solo il 18% su base annua, v’e da pensare che è stato lentuccio !!!

Se questi sono le conclusioni e tali sono perché la matematica non è un’opinione, per curiosità, ho provato a fare una stima del rendimento dell’indice DowJones negli ultimi 90 anni (credo che sia il più vecchio della borsa americana) e, con sorpresa, ho verificato quanto segue.

Tale indice alla data del 1/10/2028 quotava 252 punti. Oggi, 26/6/2019, quota 26600 punti. Significa che, in un arco di tempo lunghissimo (90 anni e mezzo circa) il rendimento medio annuale “scende improvvisamente” alla percentuale del 1,16% (10495% rendimento, diviso per 90 anni, da come risultato 1,16: ho arrotondato, tralasciando i decimali).
Ora non so se questo ragionamento sia sensato o sia sballato. Questa modestissima analisi rispecchia solo sterili numeri senza alcun’altra implicazione. Probabilmente il tutto non avrà senso secondo il giudizio di navigati esperti di finanza.

Mi viene comunque da pensare che, per almeno due generazioni, davvero in pochi sono consapevoli dei formidabili rendimenti che negli ultimi 26 anni ha regalato la borsa americana (sp500) se, per l’appunto, tali rendimenti vengono commisurati a quelli di un indice “fratello” negli ultimi 90 anni. E probabilmente significa anche che quasi nessuno ha la più pallida idea di cosa possa significare un improvviso livellamento a medie percentuali diverse dalle attuali e tali - pur non avvicinandosi alla media centenaria dell’indice dowjones - da aprire le porte a scenari sconosciuti ai più.

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