Ancora in piena difficoltà il mercato del #petrolio, i cui prezzi rimango sostanzialmente inchiodati all’interno di un range molto stretto tra il valore di supporto a $36.50 e il livello di resistenza a $41.50.

I problemi sul tavolo sono molti, a partire dal rispetto delle quote di produzione deciso nell’ultimo accordo dove è stato stabilito che la produzione giornaliera non doveva superare i 7.7 milioni di barili.

Quasi tutti i Paesi appartenenti all'#OPEC+ Russia inclusa, sembrano aver rispettato i singoli livelli di produzione assegnati e tranne alcune eccezioni sembra che non vi siano stati problemi. La questione ruota attorno alla domanda che sembra costantemente vacillare, a causa di nuove limitazioni allo spostamento delle persone ed in particolar modo, alla pesante diminuzione dei voli aerei. Il settore Aeronautico, infatti pesa per oltre la metà sulla domanda di petrolio globale.

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Al momento le quotazioni sembrano siano in leggero recupero, soprattutto a causa di due fattori che impattano positivamente nel breve termine.

Il primo fattore è lo sciopero in Norvegia dopo che la Norwegian Oil and Gas Association (NOG) e il sindacato di Lederne non sono stati in grado di trovare un accordo sui salari dei lavoratori, costringendo la società a sospendere la produzione.

Il secondo fattore invece è la nuova tempesta che imperversa nel Golfo del Messico, che ha costretto le compagnie petrolifere ad evacuare i propri lavoratori, interrompendo la produzione.

L’aspetto tecnico, sembrerebbe anche individuare una nuova fase di crescita, nonostante i livelli di resistenza visti sopra siano molto vicini e potrebbero respingere il tentativo di rialzo delle quotazioni.
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