Jerome Powell tranquillizza i mercati: la Fed agira’ contro inflazione troppo alta.
I rendimenti dei Govies Usa ed Europei si stabilizzano dopo 3 settimane di rialzi.
Inflazione Usa: oggi il dato su quella al consumo, mercoledi’ alla produzione.
Nuovo balzo del petrolio dopo i dati sulle scorte Usa: WTI sopra 82/barile.


Ieri, 11 gennaio, lo scenario borsistico europeo si e’ rasserenato e tutti gli indici azionari si sono mossi al rialzo: Dax tedesco +1,15%, Cac40 francese +1,27%, Ftse100 britannico +0,53% e FtseMib italiano +0,77%.

Il momento cruciale della giornata era rappresentato dall'audizione alla Commissione Banche del Senato del Chairman della FED (Banca Centrale Usa), Jerome Powell, che si candida per un secondo mandato.

Powell ha confermato l'impegno della Banca Centrale a contrastare l'inflazione troppo alta, che protraendosi nel tempo rischierebbe di alimentare una nociva spirale di salari&prezzi.

Nella stessa giornata di ieri, peraltro, altri membri votanti del FOMC (Comitato di politica monetaria) della FED hanno confermato un predominante consenso per un rialzo dei tassi d’interesse gia’ a marzo, insieme ad una graduale riduzione, gia’ da quest’anno, della massa di titoli obbligazionari ammassati durante la prolungata fase di Quantitative easing.

Le parole di Powell sembrano aver rassicurato i mercati, evidentemente fiduciosi che la Banca Centrale Usa sapra’ conciliare l’obbiettivo di ridimensionare l’inflazione piu’ alta degli ultimi 30 anni con quella di favorire il proseguimento dell’attuale fase di crescita economica negli Usa.

Il risultato e’ stato che tutti gli indici di Wall Street sono saliti, compreso lo S&P 500 che ha interrotto la fase di declino durata cinque sedute consecutive ed ha segnato un robusto +0,92%. Piu’ contenuto il recupero del Dow Jones, +0,51%, mentre il Nasdaq ha brillato, con un sontuoso +1,41%.

Massima attenzione oggi, 12 gennaio, per la pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo (CPI) negli Stati Uniti, relativi a dicembre. Le stime di consenso prevedono +0,4% e +0,5% mese su mese rispettivamente per gli indici “headline” (generale) e “core” (al netto di cibo e prodotti energetici), che porterebbero l’aumento annuo a +7,0% e +5,4% rispettivamente: livelli troppo alti, dannosi per famiglie e imprese.

Sul fronte “inflazione” la Cina sembra fare storia a se’, vista la discesa dei prezzi al consumo (CPI) a dicembre: +1,5% anno su anno, ben sotto il +1,8% stimato ed al +2,3% di novembre. Il calo mensile del -0,3% e’ stato principalmente determinato dalla discesa dei prezzi del cibo, -1,2% da +1,6% di novembre.

Qualche segno di rallentamento anche sul fronte dei prezzi alla produzione (PPI): +10,3% su base annua e dicembre contro il +12,9% di novembre, frutto di un calo del -1,2% su base mensile.

Sul versante macro europeo, la produzione industriale dell'Eurozona a novembre (fonte Eurostat, Ufficio statistico dell’UE) è cresciuta +2,3% mese su mese, invertendo il trend negativo di ottobre, quando era diminuita dell'1,3%. La nuova ondata di contagi “Omicron” potrebbe tuttavia impattare sul dato di dicembre e gennaio.

Giornata incendescente quella di ieri, 11 gennaio, per il petrolio: il WTI (greggio di riferimento americano) e’ salito del +3,6%, e stamattina avanza di un ulteriore +0,7%, a 81,8 Dollari/barile. L'indice Stoxx delle Materie di Base col +2,1% di oggi segna nuovi massimi dal 2011.

Ad innescare il rialzo la comunicazione dell’API, (American Petroleum Institute) del dato sulle scorte di greggio, scese la scorsa settimana di 1 milione di barili, un dato che confronteremo oggi, 12 gennaio, con quelli ufficiali dell’EIA (Energy Information Administration).

Fase relativamente tranquilla per i mercati obbligazionari, con rendimenti stabili. Sembra volersi prendere una pausa la fase di aumento dei rendimenti durata 3 settimane: il BTP decennale italiano rende +1,29%, l’omologo Bund tedesco -0,05%, per uno spread stabile a 134 punti base. Il Treasury decennale Usa rende +1,74%, pressoche’ invariato da 2 sedute.

Contagiate dal buon umore di Wall Street, hanno chiuso in forte miglioramento le principali borse asiatiche: il Nikkei 225 di Tokyo +1,92%, Hong-Kong (Hang Seng), ben +2,79%, ai massimi da cinque settimane, CSI300 di Shanghai&Shenzhen +0,84%, Kospi coreano +1,54%. (ore 13.00 CET)

Mattinata positiva per tutte le maggiori borse europee, con rialzi medi attorno a +0,5%. I futures su wall Street preludono ad aperture in marginale rialzo, in attesa sul dato dell’inflazione Usa di dicembre.

Sul mercato valutario segnaliamo l’indebolimento del Dollaro Usa, sceso ieri a 1,136 nel cross verso Euro, al livello piu’ basso da meta’ novembre 2021.

Il comparto delle criptovalute sembra aver trovato una base piu’ stabile,dopo la prolungata fase di indebolimento che ha portato Bitcoin a perdere sino al -43% dai massimi di fine novembre, fin sotto i 40 mila Dollari. Oggi rimbalza a 43.100 Dollari, +0,9% (ore 13.30 CET).

L’oro e’ stato ben acquistato nella giornata di ieri, 11 gennaio, e’ si e’ riportato in area 1820 Dollari/oncia, dove lo ritroviamo anche oggi. Pronto per ripartire al rialzo?

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