Un segnale preoccupante per i mercatiBuongiorno a tutti. L’analisi di oggi ha l’obiettivo di presentare una divergenza in corso da alcune settimane tra un importante indice di forza obbligazionario e l’S&P500, un segnale che potrebbe suscitare preoccupazioni. Successivamente, farò uso di un mio progetto personale per determinare se ci sono motivi di preoccupazione al momento. Vi auguro una piacevole lettura.
L’INDICE DI FORZA LQD/IEF
L’indice di forza obbligazionario che ora andremo ad analizzare è mostrato nella figura successiva: LQD/IEF.
L’indice di forza LQD/IEF, dal 2003 ad oggi. Grafico settimanale
• LQD è il simbolo dell’iShares iBoxx $ Investment Grade Corporate Bond ETF, che mira a replicare le performance di un insieme di obbligazioni societarie statunitensi di grado IG. Queste sono obbligazioni a basso rischio emesse da società come JP Morgan, Bank of America, Microsoft e Apple. Il paniere specifico comprende obbligazioni con rating BBB (circa il 45% del totale), A (circa il 46% del totale) e AA (circa il 6.5%). La scadenza ponderata delle obbligazioni è di 13 anni, con una duration di 8.35 anni.
• IEF è il simbolo dell’iShares 7-10 Year Treasury Bond ETF, che mira a replicare le performance di un insieme di obbligazioni governative statunitensi con rating AA. In questo caso, la scadenza media ponderata è di 8.46 anni e la duration è di 7.32 anni.
La cosa fondamentale da comprendere è che entrambi, LQD e IEF, sono ETF obbligazionari a basso rischio. Tuttavia, è importante notare che LQD presenta un livello di rischio leggermente superiore rispetto a IEF.
Questo indice di forza è stato incluso nel mio libro perché lo considero estremamente utile per vari motivi che stiamo per analizzare. Iniziamo correlandolo su base mensile con alcuni indicatori fondamentali dell’economia statunitense: il PMI manifatturiero, il PMI dei servizi e l’indice di fiducia dei consumatori.
La correlazione positiva tra LQD/IEF e PMI manifatturiero (rilasciato dall’ISM). Grafico mensile
La correlazione positiva tra LQD/IEF e PMI sui servizi (rilasciato dall’ISM). Grafico mensile
La correlazione positiva tra LQD/IEF e fiducia dei consumatori. Grafico mensile
L’indice è positivamente correlato con tutti e tre gli indicatori. Considerando l’importanza della fiducia dei consumatori in un’economia fortemente orientata al consumo come quella statunitense, e il ruolo fondamentale dei settori manifatturiero e dei servizi (in particolare quest’ultimo), possiamo concludere che LQD/IEF è un eccellente indice del sentiment sul ciclo economico statunitense. Esprime, in particolare, le aspettative degli investitori sulla futura intensità economica.
• Se gli investitori prevedono un’espansione economica nel prossimo semestre (con i PMI e la fiducia dei consumatori in aumento), tenderanno ad acquistare asset a rischio più elevato, come LQD
• Al contrario, se prevedono un rallentamento dell’economia, si concentreranno sugli asset più sicuri, come IEF.
Tutto questo significa che l’indice di forza è influenzato dalla propensione al rischio o dall’avversione al rischio degli investitori, catalizzata dalle aspettative economiche? La risposta è sì, poiché l’indice è anche inversamente correlato al VIX.
La correlazione negativa tra LQD/IEF e VIX. Quando l’avversione al rischio degli investitori aumenta, il VIX sale e IEF, essendo meno rischioso, supera LQD. Al contrario, quando la propensione al rischio aumenta, il VIX scende e LQD, essendo più rischioso, supera IEF.
In generale, possiamo affermare che un indice obbligazionario di questo tipo tende a prevedere l’andamento futuro dell’economia. Non a caso, la correlazione tra esso e il PIL americano è positiva!
La correlazione positiva tra LQD/IEF e PIL statunitense su base annua. Grafico a tre mesi
LQD/IEF ED S&P500: UNA DIVERGENZA DA OSSERVARE
Dopo aver adeguatamente introdotto l’indice di forza e compreso il suo potenziale, quale correlazione potrebbe avere con l’S&P500? Come illustrato nella figura successiva, la correlazione è positiva.
La correlazione positiva tra LQD/IEF e SPY (ETF dell’S&P500). Grafico settimanale
La spiegazione della correlazione osservata dovrebbe essere intuitiva:
• Se gli investitori sono propensi al rischio, opteranno per asset ad alto rischio, come lo SPY, e le obbligazioni più rischiose come LQD sovraperformeranno quelle meno rischiose come IEF.
• Al contrario, in caso di avversione al rischio, gli investitori si sbarazzeranno delle azioni e si orienteranno verso asset “sicuri”, facendo sì che IEF sovraperformi LQD.
Tuttavia, c’è un aspetto importante da notare, in particolare nelle prossime tre figure.
Il ribasso di LQD/IEF ha anticipato il crollo dell’S&P500 nella bolla immobiliare del 2008. Grafico settimanale
Il ribasso di LQD/IEF ha anticipato la correzione dell’S&P500 (-15%) tra il 2015 e il 2016. Grafico settimanale
Il ribasso di LQD/IEF ha anticipato l’ultimo mercato ribassista del 2022. Grafico settimanale
Le grafiche precedenti sono chiare: è fondamentale monitorare la tendenza dell’indice di sentiment, dato che in passato ha anticipato situazioni sgradite per gli investitori. Personalmente, ritengo che sia un indice da osservare attentamente, poiché non è soggetto a speculazioni come il mercato azionario o l’obbligazionario high yield. Infatti, i rischi associati a queste obbligazioni, come i tassi di interesse e l’inflazione, non le rendono altrettanto speculative quanto il mercato equity.
Questo indice è uno strumento che utilizzo per monitorare la salute dell’indice azionario. Spesso, osservo l’S&P500 e cerco una conferma o convergenza sull’indicatore. Più precisamente, se l’S&P500 e LQD/IEF salgono, ritengo che il trend al rialzo dell’indice azionario sia solido (dato che anche LQD/IEF, che, come ho detto, non è soggetto a speculazione, sta salendo). Tuttavia, oggi, non sta succedendo questo; osservate la figura successiva.
La divergenza tra LQD/IEF e SPY. Grafico giornaliero
L’ultimo rialzo dell’S&P500 ha avuto inizio, per essere precisi, il 30 ottobre dell’anno scorso. Per circa la prima metà di questo rialzo, è stato accompagnato anche da LQD/IEF. Tuttavia, nella seconda metà, la situazione è cambiata: mentre SPY ha continuato il suo forte trend rialzista, LQD/IEF ha iniziato una fase di lateralizzazione, quasi a indicare che “al momento non ci sono le condizioni per continuare a registrare nuovi massimi di periodo”. È interessante notare anche il coefficiente di correlazione: nei mesi precedenti era positivo, ma dall’inizio del 2024 non mostra più una correlazione tra i due indici.
Questo non implica che i mercati stiano per subire un crollo, né che sia necessario riempire immediatamente i propri portafogli con azioni di società difensive, value, o che offrono alti dividendi, scaricando tutte le società ad alta volatilità. È semplicemente un monito alla prudenza.
A tal proposito, ho elaborato il mio primo progetto, che ora vi mostrerò, dal nome "Progetto Gestione Attiva ©", che ha l'obiettivo quotidiano di indicarmi qual'è lo stato dell’economia, dei tassi e dell’inflazione nel breve e nel medio termine. Nel corso degli ultimi anni ho dedicato molto tempo all’analisi intermarket e macroeconomica e ho capito che, sebbene i cicli economici possano durare anni, i mercati sono composti da microcicli di breve e medio termine che si sovrappongono.
Comprendere questi microcicli è fondamentale per adattare le mie strategie alle mutevoli condizioni di mercato. Per questo motivo, ho deciso di utilizzare le mie conoscenze per creare il progetto che, tendendo conto della macroeconomia, analizza il sentiment economico del mercato. Quest’ultimo ha l’obiettivo di fornire in output, sul grafico, queste possibili condizioni:
• Massima espansione economica (massimo risk on)
• Espansione economica (risk on)
• Moderata espansione economica (moderato risk on)
• Neutro
• Rallentamento (risk off)
• Forte rallentamento (forte risk off)
Allo stato attuale, le due figure seguenti illustrano che nel breve termine ci troviamo in una condizione “Neutra”, mentre nel medio termine si evidenzia una “Moderata espansione economica”.
Il progetto gestione attiva a breve termine indica uno stato neutro.
Il progetto gestione attiva a medio termine indica uno stato di moderata espansione.
Entrambi i progetti hanno dimostrato (nel passato) una buona capacità di identificare potenziali condizioni di forte avversione al rischio, che mi avrebbero permesso di ritirarmi dal mercato con un tempismo appropriato. Un esempio di ciò è rappresentato dalla gestione attiva a breve termine, come illustrato nelle figure seguenti.
Il crollo dell’S&P500 nel 2020. Grafico giornaliero
La correzione dell’S&P500 a fine 2018. Grafico giornaliero
Le correzioni dell’S&P500 negli anni 2015 e 2016. Grafico giornaliero
I segnali di acquisto e vendita che potete notare sono configurati in modo tale che il sistema acquisti e mantenga la posizione in condizioni economiche favorevoli (massima espansione, espansione, moderata espansione o stato neutro), e venda in condizioni economiche sfavorevoli. Questa è chiaramente una tecnica multiday di trend following, con l’obiettivo di massimizzare il rendimento quando si formano tendenze rialziste, cercando al contempo di minimizzare il rischio. La strategia, implementata dal 2011 ad oggi, è illustrata nel grafico successivo relativo a CSSPX (l’ETF sull’S&P500 UCITS), tenendo in considerazione un conto di 20mila euro, commissioni di 5€ e un volume d’ordine pari al 30% del capitale totale.
Backtest strategia trend following
In conclusione, considerando il breve e il medio termine, sembra che il sentiment sia orientato verso un moderato risk on. Tuttavia, vi invito a prestare attenzione a LQD/IEF. Se dovesse infrangere al ribasso il supporto della lateralizzazione, ci sarebbero un paio di questioni da porsi. A presto!
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ERG test importanteERG oggi scivola sotto 24 euro ma riesce a chiudere abbastanza in forza. Attualmente la fase laterale / ribassista potrebbe anche sfiorare 22.5 euro.
Titolo che ritengo interessante in questa fascia di prezzo.
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Risk Disclaimer: il testo proposto non è da intendersi come consiglio finanziario; è un semplice diario e studio personale
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#stocks #nasdaq #investing #ERG #ftsemib #azioni #italia
GDX in cerca di un nuovo supporto?Oggi il #GOLD e il #BITCOIN hanno mostrato una certa debolezza intraday, poi in parte recuperata. Sono i primi passi per una correzione di breve?
Nel frattempo l'ETF GDX potrebbe ritornare sotto i 29 euro per creare una zona di supporto.
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Opportunità nel settore Utilities: XLU, NEE e SO sono dei buy?Sembra proprio che il settore delle utilities stia vivendo un momento…. importante! Buongiorno a tutti. L’analisi di oggi si concentrerà sul settore delle utilities, un argomento che ha suscitato molto interesse nelle ultime sessioni. Per rendere l’analisi più interessante, utilizzerò un software personale che ho progettato per eseguire dei backtesting. Questo software funziona in modo completamente automatico, permettendomi anche di operare in multiday di breve termine.
Ora, iniziamo l’analisi.
1. ANALISI TECNICA SETTORE UTILITIES
Il settore delle utilities, rappresentato dall’ETF americano “XLU” (il suo corrispondente UCITS è “SXLU”, quotato sulla Borsa Italiana), sta attraversando un periodo di debolezza nel medio termine. Vi invito a osservare la figura successiva per maggiori dettagli.
Analisi tecnica XLU. Grafico giornaliero
Dal 12 settembre 2022, il prezzo dell’ETF ha mostrato un trend ribassista. Tuttavia, sembra che nel breve termine abbia toccato un minimo, precisamente il 6 ottobre 2023. Attualmente, il prezzo si trova in fase di test della struttura di resistenza, in particolare a 63.6$.
La grafica successiva, che analizza il breve termine, è particolarmente interessante.
Analisi tecnica XLU nel breve termine. Grafico giornaliero
Dopo aver raggiunto un minimo il 6 ottobre 2023, il prezzo dell’ETF ha formato una tendenza rialzista che si è conclusa il 14 dicembre 2023. Successivamente, ha subito un ritracciamento fino al livello di Fibonacci 0.618, che è stato testato con precisione il 13 febbraio 2024. Da quel giorno ad oggi, il prezzo ha mostrato una forte tendenza rialzista e si muove all’interno di un canale ascendente, delimitato da una linea di supporto e una di resistenza dinamici.
2. SETTORE UTILITIES E TASSI DI INTERESSE
La recente forza mostrata dal settore delle utilities è dovuta alle aspettative di taglio dei tassi di interesse. Questo è evidenziato dalla correlazione positiva tra l’ETF XLU e il rapporto TLT/IEI, come si può vedere nel grafico successivo.
La correlazione positiva tra XLU e TLT/IEI. Grafico giornaliero
• TLT è l’ETF che rappresenta le obbligazioni governative USA a lungo termine (20+ anni)
• IEI è l’ETF che replica le stesse obbligazioni, ma a breve termine (3-7 anni).
Uno dei rischi del mercato obbligazionario è legato ai tassi di interesse: più la banca centrale (in questo caso la FED) alza i tassi, più il prezzo delle obbligazioni tende a scendere, con un conseguente aumento del rendimento. Tuttavia, non tutte le obbligazioni sono influenzate allo stesso modo: le obbligazioni a lunga duration tendono a registrare performance più negative, mentre quelle a breve duration resistono meglio; al contrario, quando i tassi vengono tagliati, le obbligazioni a lunga duration ne beneficiano di più.
Dal momento che la duration è direttamente legata alla scadenza (precisamente negli ETF, mentre nelle singole obbligazioni tende a diminuire man mano che si avvicina la scadenza), ne consegue che TLT avrà una duration maggiore di IEI. Osservando il grafico precedente, si può notare che TLT/IEI è rialzista nel breve periodo, indicando aspettative di taglio dei tassi, e XLU segue lo stesso movimento. Quindi, il settore delle utilities è correlato alle aspettative di politica monetaria.
Per i neofiti, farò una breve deviazione per spiegare meglio il concetto di TLT/IEI e dimostrare quanto sia legato alla politica monetaria. Si prega di osservare la figura successiva.
La correlazione positiva tra US02Y (rendimento del titolo di stato a scadenza 2 anni statunitense) e tassi di interesse. Grafico mensile
La scadenza dei titoli di stato statunitensi che risente maggiormente delle dinamiche di politica monetaria è quella a due anni. Come si può osservare nel grafico precedente, dal 1989 ad oggi, il rendimento a due anni e i tassi di interesse sono strettamente correlati. Se osservate attentamente, noterete che il rendimento tende a prevedere potenziali cambiamenti nella politica monetaria, anticipando con i suoi movimenti rialzisti o ribassisti.
Nel grafico successivo, che mostra la correlazione giornaliera tra il rendimento a due anni e il rapporto TLT/IEI, si può notare una correlazione negativa.
La correlazione negativa tra TLT/IEI e US02Y. Grafico giornaliero
Da ciò possiamo dedurre che:
• Quando US02Y sale, gli investitori prevedono un inasprimento della politica monetaria e le obbligazioni a breve scadenza sovraperformano quelle a lunga scadenza.
• Al contrario, quando US02Y diminuisce, le obbligazioni a lunga scadenza tendono a performare meglio.
Spero che queste spiegazioni siano state chiare.
Vi chiederete ora il motivo per il quale XLU è così legato alle aspettative di politica monetaria: esso è tra i più indebitati tra i settori dell’S&P 500. Questo si deve al fatto che le aziende in questo settore, che forniscono servizi essenziali come elettricità, gas e acqua, necessitano di infrastrutture di grandi dimensioni come centrali elettriche, gasdotti e reti idriche, che sono tipicamente finanziate attraverso il debito.
Durante periodi di aumento dei tassi di interesse, il costo del debito cresce. Di conseguenza, le aziende potrebbero essere costrette a destinare una porzione maggiore dei loro profitti per coprire questi costi, influenzando negativamente i loro bilanci trimestrali. Inoltre, l’aumento del costo del debito può rendere più oneroso per le aziende ottenere nuovi finanziamenti, limitando così le loro opportunità di espansione. Questo è particolarmente rilevante per le aziende del settore delle utilities, che dipendono fortemente dalle infrastrutture per le loro operazioni.
3. SETTORE UTILITIES NEL MIO MODELLO: IL BACKTESTING
Il modello che ho sviluppato opera in base a vari parametri, fornendomi quotidianamente gli stati dell’economia, dell’inflazione e dei tassi, che possono essere ricondotti a scenari di “risk on” o “risk off” nel breve termine. In base a questi scenari, il sistema genera automaticamente segnali di acquisto e vendita su ETF o azioni che presentano i maggiori vantaggi.
In particolare, ho messo alla prova una strategia dal 2021 ad oggi, che prevede l’acquisto dell’ETF XLU solo nello stato di “Taglio dei tassi”, ignorando completamente le altre condizioni. Nella figura successiva, potete osservare il modello e l’ETF, insieme ai relativi segnali.
L’ETF XLU all’interno del mio modello. Grafico giornaliero
La strategia prevede un capitale iniziale di 10.000 dollari, 5.000 dollari per operazione e una commissione di 5 dollari. Ho testato la strategia solo a partire dal 2021, poiché è da quell’anno che ha avuto inizio l’attuale contesto di mercato (la dialettica negli anni precedenti era diversa). Nella grafica successiva, potete vedere il backtesting della strategia.
Backtesting strategia su XLU
Operare solo in quel particolare contesto, dal 2021 ad oggi, avrebbe assicurato un rendimento superiore al buy and hold, con il 60% di operazioni in positivo, un basso drawdown (3.3%, calcolato solo dall’apertura alla chiusura di ogni operazione, non tenendo conto del “real time”, di seduta in seduta specificatamente), un ottimo fattore di profitto (3.6) e un profitto netto di poco superiore al 15%.
Per illustrare meglio, ho applicato la stessa strategia a due delle più grandi società del settore utilities americano, Nextera Energy (NEE) e Southern Company (SO), mantenendo gli stessi parametri di capitale iniziale, capitale per operazione e commissioni.
NEE all’interno del mio modello. Grafico giornaliero
Backtesting strategia, superiore al buy and hold
SO all’interno del mio modello. Grafico giornaliero
Backtesting strategia, superiore al buy and hold
T:
Per quanto riguarda NEE, è stata ottenuta un’ottima percentuale di profitto del 65%, un fattore di profitto di 2.73, un drawdown del 5.55% e un profitto netto del 20%. Per SO, i risultati sono stati altrettanto positivi con una percentuale di profitto del 60%, un fattore di profitto di 4, un drawdown del 3.6% e un profitto netto di circa il 23%.
È importante sottolineare che le strategie descritte sono altamente speculative, dato che investire 5000 dollari su un capitale totale di 10.000 dollari significa rischiare il 50% del capitale. Questa discussione ha avuto uno scopo puramente didattico.
Proviamo a testare il sistema con parametri diversi: 100mila dollari di conto, 5% di capitale ad ogni operazione e 5$ di commissioni. Di seguito i risultati sull’ETF e sulle due società:
Backtesting XLU
Backtesting NEE
Backtesting SO
Se le condizioni attuali di “taglio dei tassi” dovessero continuare per diverse settimane, evitando un ambiente di elevato “risk off”, le strategie che abbiamo discusso potrebbero generare buoni rendimenti. Un fattore chiave in questo scenario potrebbe essere l’annuncio di martedì sull’indice dei prezzi al consumo. Se i dati comunicati saranno inferiori alle previsioni, è probabile che il mercato anticiperà una politica monetaria ancora più accomodante rispetto a quella attuale, permettendo così alla strategia di trarne vantaggio. A presto!
Massimi intraday e chiusure al ribasso, è la svolta?Sembrava, venerdì scorso, durante la sessione americana, che i mercati azionari potessero andare a chiudere ancora una volta su massimi storici, toccati peraltro dopo la pubblicazione dei payrolls (S&P500 e Nasdaq), ed invece, nel prosieguo della sessione, sono emerse vendite importanti che hanno di fatto ribaltato lo scenario precedente.
A perdere terreno e a causare il sell off pomeridiano, i titoli tecnologici, con le azioni di Nvidia che sono scese del 5,4%, generando il ribasso dei titoli del comparto e di conseguenza degli indici relativi, con S&P 500 e Nasdaq 100, in calo dello 0,6% e dell'1,5%. Anche il Dow Jones ha perso 68 punti, ma un rialzo dell'1% delle azioni Apple ha limitato le perdite dell'indice blue-chip, con il titolo a mega capitalizzazione che ha interrotto la sua serie di perdite di sette giorni.
I dati sul mercato del lavoro hanno rafforzato le scommesse sulla possibilità che la Fed inizi a tagliare i tassi di interesse a giugno. I dati relativi alle buste paga di febbraio (Non Farm Payrolls) sono risultati superiori alle previsioni, ma i guadagni occupazionali sia di gennaio che di dicembre sono stati rivisti nettamente al ribasso, mentre il tasso di disoccupazione è inaspettatamente aumentato al 3.9% rispetto al 3.7% atteso e al 3.7% precedente.
Tra i titoli, Broadcom è scivolato del 7% poiché le previsioni per il 2024 e gli utili trimestrali hanno mancato le stime. Nel corso della settimana, l'S&P è sceso dello 0,2% e il Nasdaq è sceso dell'1%. Nel frattempo, il Dow Jones ha perso lo 0,7% registrando la settimana peggiore da ottobre. Sul fronte obbligazionario, il decennale americano ha visto i rendimenti scendere al 4.07% dal 4.12 del giorno precedente e rispetto al 4.35% di qualche giorno orsono.
Gli indici risk on/risk off restano in abbondante area di appetito al rischio, in ragione delle speranze di riduzione del costo del denaro a breve, che comunque avverranno in un contesto di rallentamento controllato delle economie, a detta dei banchieri centrali. Per far tornare l’avversione al rischio, l’unica eventualità è che i mercati vadano in recessione, ma in questo momento non sembrano esserci condizioni tali da temere un prossimo hard landing delle principali economie occidentali.
NON FARM PAYROLLS E MERCATO DEL LAVORO
L’economia statunitense ha aggiunto 275.000 posti di lavoro nel febbraio 2024, battendo le previsioni di 200.000 e superando i 229.000 di gennaio rivisti al ribasso. Gli aumenti di posti di lavoro si sono verificati nel settore sanitario (67.000), soprattutto nei servizi sanitari (28.000) e negli ospedali (28.000); governo (52mila), ovvero enti locali, esclusa l'istruzione (26.000); servizi di ristorazione (42mila), poco variati nei tre mesi precedenti; assistenza sociale (24.000); e trasporti e magazzinaggio (20.000), poiché corrieri e fattorini hanno aggiunto 17.000 posti di lavoro, dopo aver perso 70.000 posti di lavoro nei 3 mesi precedenti.
L’occupazione è aumentata anche nel settore edile (23.000), ma è cambiata poco in altri settori importanti, compreso il manifatturiero (-4.000). La lettura di gennaio è stata rivista nettamente al ribasso rispetto ai 353.000 iniziali, il livello più alto dell'anno. Anche la lettura di dicembre è stata rivista al ribasso da 43.000 a 290.000. Con le revisioni di gennaio e dicembre, l’occupazione combinata è inferiore di 167.000 rispetto a quanto riportato in precedenza.
PETROLIO
Venerdì i futures sul greggio WTI sono scesi dell'1,17% a 78,00 dollari al barile, con una perdita settimanale del 2,45%. Il sentiment del mercato è rimasto cauto riguardo alla domanda cinese, nonostante il gruppo OPEC+ abbia esteso i tagli all’offerta. Le forniture sono rimaste relativamente scarse a causa dei tagli alla produzione dell’OPEC e delle sanzioni che hanno rallentato le esportazioni russe.
Ci sono preoccupazioni per il rallentamento della domanda da parte della Cina, poiché le importazioni di petrolio sono diminuite di circa il 5,7% a 10,8 milioni di barili al giorno nei primi due mesi dell’anno, rispetto agli 11,44 milioni di barili al giorno di dicembre. Inoltre, il processo di allentamento monetario, ormai avviato, dovrebbe nel medio termine, sostenere la domanda.
VALUTE
Nel nostro mercato la sessione di venerdì ha generato alta volatilità di breve, ma alla fine i prezzi sono tornati dove erano partiti, con Eurusd che da area 1.0930-35 è schizzato su al test di 1.0980 per poi tornare ai minimi di 1.0920 chiudendo poi a 1.0930.
Stessi movimenti per le altre coppie valutarie, in particolar modo il UsdJpy che ha fatto ei minimi a 146.50 e dei massimi a 147.50 dopo i dati, per poi chiudere a 147.00. Medesime price action per le oceaniche, con i cross che si sono mossi in laterale, mantenendo una alta volatilità di breve periodo.
Il trend del dollaro, almeno nel breve periodo, potrebbe rimanere ribassista, con il Dollar Index che ha obiettivi in area 10.000, circa il 2.5% dai livelli attuali, il che significherebbe un 1.1200 su EurUsd come obiettivo. Interessanti i movimenti dei cross dello Jpy che dovrebbe mantenere un ruolo rialzista per le prossime sedute. Le oceaniche potrebbero rimanere favori per via della ripresa dell’inflazione in Cina.
CPI CINA
I prezzi al consumo cinesi sono aumentati dello 0,7% su base annua nel febbraio 2024, al di sopra delle previsioni di mercato dello 0,3% e di un'inversione di tendenza rispetto al calo più forte in oltre 14 anni dello 0,8% a gennaio. L’ultimo risultato è stata la prima inflazione al consumo dallo scorso agosto, che ha raggiunto il livello più alto in undici mesi a causa della robusta spesa durante le vacanze del Capodanno lunare.
I prezzi dei prodotti alimentari sono diminuiti meno in otto mesi (-0,9% contro -5,9% di gennaio), riflettendo l'aumento dei costi della carne suina e delle verdure fresche. Nel frattempo, l’inflazione non alimentare ha accelerato bruscamente all’1,1% dal precedente 0,4%, con i prezzi in ulteriore aumento per l’abbigliamento (1,6% contro 1,6%), l’edilizia abitativa (0,2% contro 0,3%), la sanità (1,5% contro 1,3%) e istruzione (3,9% contro 1,3%); mentre il calo dei prezzi dei trasporti si è fortemente moderato (-0,4% vs -2,4%).
L'indice dei prezzi al consumo core, detratti i prezzi dei prodotti alimentari e dell'energia, è aumentato dell'1,2% su base annua a febbraio, il massimo da gennaio 2022. Su base mensile, i prezzi al consumo sono aumentati dell'1,0%, segnando il terzo mese consecutivo di aumento e raggiungendo il livello più alto da gennaio 2021.
QUESTA SETTIMANA
Negli Stati Uniti, i dati sotto la lente sono quelli relativi ai prezzi al consumo, ovvero il tasso di inflazione, insieme alle vendite al dettaglio, ai prezzi alla produzione, all’indice della fiducia dei consumatori del Michigan e alla produzione industriale. Nel Regno Unito, l’attenzione si concentrerà sul tasso di disoccupazione, sulla produzione industriale, sui dati sulla crescita del PIL di gennaio e sulle statistiche del commercio estero.
Per l’Eurozona, occhio ai dati su Prezzi al consumo e produzione industriale. Dalla Cina, l’attenzione si concentrerà sugli indicatori monetari, tra cui nuovi prestiti in yuan, vendite di automobili e indice dei prezzi delle case. Inoltre, attenzione ai tassi di inflazione in Brasile, India e Russia.
Buon trading e buona settimana.
Saverio Berlinzani
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TESLA potrebbe ritornare bullishTESLA sta vivendo un momento difficile ma se riuscisse a lateralizzare e accumulare volumi potrebbe cercare di arrivare di nuovo a 190 dollari.
Dopo aver chiuso gli short, inizio a rivalutare la fase LONG
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Philip Morris verso 94 PM crea un triplo test a 89 dollari e oggi riesce a conquistare 91 dollari. Questo movimento potrebbe spingersi fino a 94
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Roblox pullback e base per ripartire?Roblox cerca di partire dopo gli earnings con un breakout e un pullback in zona 40 dollari. La zona laterale è ancora presente ma questo potrebbe essere un primo passo verso un possibile rialzo.
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FORD verso 14,50FORD continua a creare uno schema rialzista che potrebbe portare i prezzi a 14,50
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FinecoBank vicino ad un bivioFinecoBank sta vivendo una configurazione grafica molto importante. Un equilibrio che a breve dovrà fornire informazioni sul possibile nuovo trend. Sarà molto importante studiare l'andamento dei volumi giornalieri.
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La salita infinita delle borseNuovi massimi storici per l’S&P 500 e per il Nasdaq, trascinati dal solito leitmotiv, ovvero, il settore tecnologico che imperterrita guida i due principali indici azionari, mentre il Dow Jones corregge qualcosa. Le ragioni di questa tenuta dell’azionario sono legate al fatto che sono salite le probabilità che la Federal Reserve tagli il costo del denaro, dopo la pubblicazione dei dati sull’ISM, numeri che hanno rivelato che l’attività industriale si è contratta più del previsto a febbraio, mentre la fiducia dei consumatori redatta dall’Università del Michigan è stata drasticamente rivista al ribasso.
Il rapporto sull'inflazione PCE dal canto suo aveva già manifestato, in settimana, un dato in via di stabilizzazione, così come il leggero peggioramento dei dati sul mercato del lavoro settimanali, hanno di fatto rafforzato l'aspettativa che la Fed potrebbe avviare tagli dei tassi di interesse a giugno.
A livello di risultati settimanali, l'S&P 500 ha registrato un guadagno dello 0,97% e il Nasdaq è salito dell'1,74%, stabilendo il record di 7 settimane positive su otto. Solo il Dow Jones ha perso lo 0,11%. Il risk on, comunque, continua a prevalere, come dimostrano gli indici di rischio, Vix and Fear and greed, abbondantemente in zona di appetito al rischio, 13 il primo e 77 il secondo.
ISM MANIFATTURIERO
L’indice ISM manifatturiero negli Stati Uniti è sceso a 47,8 nel febbraio 2024 da 49,1 del mese precedente, ben al di sotto delle aspettative di mercato di 49,5, indicando il sedicesimo periodo consecutivo di calo dell’attività manifatturiera. I nuovi ordini sono entrati in zona di contrazione (49,2 contro 52,5 di gennaio), spingendo i livelli di produzione ad un andamento analogo (48,4 contro 50,4). Nel frattempo, i prezzi sono aumentati per il secondo mese consecutivo (52,5 contro 52,9), anche se a un ritmo rallentato, a causa del rincaro dei mezzi di trasporto, dei prodotti chimici, dei computer e dei prodotti elettronici.
RISK ON E RENDIMENTI
Venerdì il rendimento del decennale americano è sceso sotto il 4,2%, perdendo oltre 10 punti base dal picco della sessione, in ragione di dati che hanno alimentano l’appetito al rischio. Da più parti giungono infatti conferme (il sentiment di fiducia verso la tenuta degli aggregati macro Usa rimane sostenuto), che il rallentamento economico si possa tramutare, al massimo, in un soft landing, escludendo una recessione più importante.
Questo è anche l’obiettivo dichiarato della Fed, ovvero guidare l’economia verso uno slow down che mantenga gli aggregati solidi e al contempo ridurre il costo del denaro nei tempi e modi corretti. Ergo la Banca centrale Usa, si muove col bilancino, e ai primi segnali di peggioramento significativo, potrebbe correre ai ripari in fretta.
Di conseguenza, i futures sui Fed Funds, indicano che, analisti e investitori hanno aumentato le probabilità che la Fed possa tagliare entro il secondo trimestre dell’anno, con il 70% del mercato posizionato per una riduzione entro il mese di giugno.
INFLAZIONE EUROZONA
Nel vecchio continente, si assiste ad un calo generalizzato dei prezzi, con quelli al consumo scesi al 2,6% su base annua nel febbraio 2024, in calo rispetto al 2,8% del mese precedente, ma rimanendo leggermente al di sopra delle aspettative del mercato del 2,5%. Si è trattato del livello più basso degli ultimi tre mesi, anche se rimane sopra i target della BCE, che, come tutti sanno, sono posizionati al 2%.
I prezzi dell'energia hanno registrato un calo del 3,7% (rispetto al -6,1% di gennaio), mentre il ritmo di aumento dei prezzi è stato moderato per i servizi (3,9% rispetto al 4,0%), generi alimentari, alcol e tabacco (4,0% rispetto al 5,6%) e beni non alimentari. Beni industriali energetici (1,6% contro 2,0%).
Anche l’inflazione core è scesa al 3,1%, raggiungendo il punto più basso da marzo 2022 ma rimanendo al di sopra delle previsioni del 2,9%. Su base mensile, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,6% a febbraio, dopo un calo dello 0,4% a gennaio.
VALUTE
Mercato dei cambi ancora in trading range, anche se nelle ultime ore, il ritorno dell’appetito al rischio ha portato ad una correzione ribassista del biglietto verde contro quasi tutte le principali valute, eccetto lo Jpy che, per le solite ragioni esogene, ovvero una BoJ disinteressata al recupero della valuta nipponica, resta la divisa più debole del mercato.
EurUsd sempre compresso tra 1.0790 e 1.0860 così come la sterlina tra 1.2600 e 1.2700. con possibili cambiamenti solo nel momento in cui verranno violate le aree di compressione e i livelli dei rettangoli attuali. Non vi sono novità neppure sulle oceaniche che hanno reagito al sell off di inizio settimana scorsa, anche se il movimento percentuale si è rivelato comunque poco significativo.
Tra i cross si segnalano i nuovi massimi di CadJpy a 111.74, livello che non vedevamo dal gennaio del 2008, anno della crisi Lehman. Ricordiamo inoltre che il massimo storico di sempre fu registrato nel 1982 a 220 Jpy per Cad, ma il Giappone era un paese emergente. Da quel momento il recupero della valuta giapponese portò i prezzi fino al minimo storico del marzo 1995 a 59.3 Jpy per Cad.
Oggi, il livello di 111.74 non può essere considerato chissà quale massimo, in termini di livelli assoluti, ma dobbiamo però non dimenticare che oggi il Giappone è comunque la quarta economia mondiale, pur avendo una valuta attualmente debole.
PETROLIO
Venerdì i futures del greggio WTI sono saliti a circa 80 dollari al barile, il massimo in quattro mesi, spinti dalle speculazioni secondo cui l’OPEC+ estenderà i tagli all’offerta e dalle persistenti tensioni in Medio Oriente. Tutti gli occhi sono puntati sull’imminente incontro dell’OPEC+ di marzo, in cui i produttori probabilmente si atterranno a limiti di produzione volontari almeno fino a giugno per contribuire a stabilizzare il mercato.
Anche l’incertezza che circonda i colloqui di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, così come gli attacchi Houthi in corso contro le navi del Mar Rosso, hanno aggiunto un premio di rischio ai prezzi del petrolio. Nel frattempo, aumentano sensibilmente le scorte di greggio statunitensi, salite di 4,199 milioni di barili la scorsa settimana a causa di un rallentamento nella lavorazione delle raffinerie. Nella settimana, i prezzi del petrolio sono aumentati di oltre il 5%. recuperando rispetto al -2.5% del periodo precedente.
DATI DELLA PROSSIMA OTTAVA
Nella prossima settimana, gli investitori seguiranno da vicino il rapporto sull'occupazione di gennaio degli Stati Uniti e i discorsi di diversi funzionari della Federal Reserve, compresi i rapporti semestrali sulla politica monetaria del presidente della Fed Powell al Congresso. Inoltre, saranno sotto esame i principali indicatori statunitensi come l’ISM Services PMI, le opportunità di lavoro JOLTS, gli ordini di fabbrica e i dati sul commercio estero.
A livello internazionale, l’attenzione si concentrerà sulle decisioni sui tassi di interesse della Banca Centrale Europea e della Banca del Canada, oltre ai tassi di inflazione in Turchia, Svizzera, Filippine, Corea del Sud e Messico. Verranno monitorati anche i tassi di crescita del PIL di Australia e Sud Africa. Infine, i dati commerciali per i principali esportatori come Germania, Brasile, Francia, Australia, Cina e Canada saranno osservati attentamente, insieme ai PMI dei servizi per Cina, Spagna, Italia e Brasile.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Alphabet verso 115$ ?Il titolo #Alphabet, ovvero Google è uno dei primi dei big a rompere lo schema rialzista. E' ancora presto per capire se si tratta di un caso isolato o se porterà giù anche altri titoli... #Apple ad esempio sembra aver voglia di trovare altri minimi di periodo.
In questo caso da notare falso breakout rialzista, incremento volumi e medie allineate al ribasso... davvero interessante dal mio punto di vista.
Seguimi per altre idee di #trading
Risk Disclaimer: il testo proposto non è da intendersi come consiglio finanziario; è un semplice diario e studio personale
Risk Disclaimer: this is not a financial advise
#stocks #nasdaq #investing #google
Palo Alto paura o opportunitàPalo Alto #PANW ritorna a testare la resistenza più importante del 2023 e reagisce subito con un piccolo rimbalzo complice anche gli acquisti rivelati dalla #Pelosi.
260 dollari potrebbe essere una zona di supporto. Mi interesserebbe vedere un'accumulazione su questi prezzi.
Seguimi per altre idee di #trading
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Mediobanca break rialzista con volumi#Mediobanca sul grafico daily presenta una spinta con volumi. Su un eventuale pullback a 12 euro potrebbe diventare molto interessante per valutare una continuazione del trend rialzista.
Seguimi per altre idee di #trading
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#azioni #ftsemib #stocks
Possibile correzione?L’indice dei prezzi al consumo nel mese di gennaio, negli Stati Uniti, è salito del 3.1% su base annua, sopra le aspettative che avevano ipotizzato una crescita dei prezzi del 2.9%. Il dato core, dal canto suo, è cresciuto del 3.9%, anch’esso sopra le attese (+3.7%) ma come il dato precedente. Su base mensile, la crescita dell’inflazione è stata dello 0.3% nel dato generale, (+0.2% atteso) e dello 0.4% nel dato core (+0.3% atteso).
Si tratta di numeri che hanno sorpreso, specie alla luce dell’ultima rilevazione del Price Consumer Expenditure che invece aveva mostrato una flessione al 2.9% e si tratta del massimo degli ultimi 4 mesi. Le conseguenze sui mercati non si sono fatte attendere, specialmente sulle borse, che hanno ceduto in relazione ai timori che ora la Fed possa mantenere i tassi attuali ancora più a lungo di quanto già ci si potesse attendere.
Con l’aumento del risk off sono tornati a salire i rendimenti dei titoli di stato, con il decennale USA al 4.31% mentre il bund rende il 2.4%. Un rialzo che ha scatenato, oltre alla discesa dei listini, anche la salita del dollaro, tornato per l’occasione valuta rifugio, con rialzi dell’ordine dell’1%.
Ieri, se ricordate, avevamo parlato di eccessi che sembravano poter innescare una qualche correzione e che tale movimento, se la ragione fosse stata plausibile, avrebbe potuto anche rappresentare un qualcosa di più di un semplice pull back.
AZIONARIO
I listini hanno ceduto globalmente, con quelli USA che hanno visto il Dow Jones perdere l’1.35%, l’S&P l’1.37% e il Nasdaq l’1.80%. Tecnicamente siamo a ridosso dei primi supporti chiave, che se violati, potrebbero innescare una discesa importante, anche tra il 5 e il 10 per cento, a giudicare da dove sono posizionati i supporti successivi. Ma ancora molto dipenderà dalle parole dei banchieri centrali, che sempre di più saranno la chiave delle prossime price action.
JPY DEBOLE E LA BOJ?
Molti dei nostri lettori ricorderanno come lo Jpy, nel passato, rappresentasse la valuta rifugio per eccellenza, e in momenti di aumento del risk off, come quello a cui abbiamo assistito ieri, era solito impennarsi e salire in modo repentino, come accadde per esempio nel 2009 con la crisi Lehman, e un UsdJpy addirittura a quota 75.00.
Oggi succede esattamente il contrario, ovvero il UsdJpy in risk off, sale perché il dollaro ha sostituito lo Jpy come asset da tenere in condizioni di aumento dell’avversione al rischio. E allora lo Jpy a 151.50 non sorprende più, perché il dato sul CPI più alto del consensus costringe gli investitori a buttarsi sul dollaro, perché hanno il timore che la Fed mantenga i tassi i livelli attuali per lungo tempo.
Nella notte il Ministro delle Finanze Suzuki ha riaffermato la necessità di avere un mercato dei cambi stabile, senza minacciare però alcun intervento diretto, che si può per ora solo immaginare. Il suo viceministro, Kanda ha affermato che il Giappone non tollera bruschi cali dello Jpy che non sono positivi per l’economia.
Ma per ora, niente di più che qualche dichiarazione che ha frenato se non altro la discesa, che aveva assunto i toni di una caduta libera. Tecnicamente solo un ritorno sotto 149.00 segnalerebbe una inversione di tendenza.
VALUTE
Debolezza per euro e sterlina, scese circa l’1% e, specie l’euro, sceso sui supporti chiave di 1.0700. Cable che tiene meglio per effetto dei dati di ieri sulla disoccupazione, con EurGbp sotto quota 0.8500. Oceaniche più stabili, anche se per ora non riescono a tornare sopra i primi livelli di resistenza.
Price action interessante per EurChf, tornato vicino a 0.9500, dopo che l’inflazione in Svizzera è scesa all’1.3%, un movimento che potrebbe spingere la SNB, finalmente ad abbassare il costo del denaro. UsdChf che ha recuperato quota 0.8850 anche se gli obiettivi di medio sembrano essere posti in area 0.9200.
Stamani, dopo i dati inglesi sull’inflazione delle 08.00, attenzione ai numeri sull’occupazione, produzione industriale e Pil di Eurozona, mentre nel pomeriggio, un occhio di riguardo ai dati sui prezzi alla produzione USA.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
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Borse e USD salgono dopo i datiL’economia USA, a giudicare dai dati delle ultime settimane, sembra godere di uno stato di salute ottimale, e le correlazioni che fino a qualche mese fa erano inverse tra borse e dollaro, per molteplici ragioni, oggi invece sono dirette.
I dati sui Non Farm Payrolls pubblicati venerdì, hanno letteralmente “spaccato”, si direbbe in gergo, con un aumento degli occupati nel settore non agricolo di 353 mila unità, il livello più alto dell’ultimo anno. Senza dimenticare che il numero di dicembre scorso di 333 mila è stato anch’esso rivisto al rialzo.
Un dato che dovrebbe far riflettere, considerato che gli aumenti dei posti di lavoro si sono verificati in questi tutti i settori, servizi professionali, imprese, assistenza sanitaria, commercio al dettaglio, settore manifatturiero e pure nel settore pubblico.
La media di aumenti di posti di lavoro ha raggiunto il livello di 255 mila, al di sopra della media di 225 mila precedente. Il tasso di disoccupazione generale è sceso al 3.7% rispetto alle previsioni di +3.8%, mentre i guadagni settimanali, sono saliti dello 0.6% nel mese contro lo 0.3% atteso.
La reazione dei mercati è stata diretta, nel senso che i mercati azionari, anziché scendere per il timore che le “good news are bad news” in ragione dell’idea che la Fed possa ancora alzare il costo del denaro (eventualità esclusa da Jerome Powell), hanno reagito andando a testare nuovi massimi storici con il Dow salito di oltre 130 punti, l’S&P in guadagno dell’1.07% e il Nasdaq a + 1.74%.
In aggiunta va segnalato che le azioni Meta sono salite del 20.3% dopo che la società ha annunciato il maggior aumento delle vendite trimestrali in due anni. Anche il titolo Amazon ha fatto registrare un +14%, mentre Nvidia è salita di quasi il 5%.
VALUTE
E il dollaro? Anziché scendere come ci si sarebbe potuto attendere in relazione alle correlazioni vigenti fino a qualche settimana orsono, ovvero borse in rialzo e dollaro in ribasso in condizioni di risk on, è salito violentemente come si fosse esplosa l’avversione al rischio, sfruttando la caratteristica di valuta rifugio.
Ma, osservando gli indici di rischio, non è presente alcuna avversione come si poteva pensare, con l’indice Vix a 13.50, i rendimenti dei titoli di stato leggermente saliti, ma sempre ampiamente nel range delle ultime settimane, con il decennale USA al 4%, ben lontano da quel 5% raggiunto nel massimo momento di risk off.
L’EurUsd da 1.0880 ha ceduto un centinaio di pip chiudendo sotto quota 1.0800, mentre il Cable ha mollato 50 pip raggiungendo il supporto di 1.2630. 250 pip di recupero anche per il UsdJpy tornato a 148.40 mentre le oceaniche hanno ballato toccando i supporti chiave di 0.6500 e 0.6060 rispettivamente per AudUsd e NzdUsd.
E ora che succede? Ricomincerà il trend del dollaro di medio e lungo termine o si tratta del canto del cigno della divisa americana? Osservando il Dollar Index, siamo di fronte ad una possibile ripartenza su base settimanale con possibili target sulla trendline discendente che unisce i massimi visti nel settembre 2022 e dell’ottobre 2023 (come da grafico allegato), con una proiezione di 105.00-20 area, la cui rottura eventuale farebbe tornare il bull trend storico partito a maggio del 2021 con massimi visti a 114.80 proprio nel settembre 2022.
Il che vorrebbe dire un EurUsd di nuovo sotto la parità con obiettivo al minimo già visto in area 0.9500. Ma è chiaro che sono, allo stato attuale, supposizioni. Prima andrà osservato l’eventuale test di 105.00-20 che significa un movimento di un 1.5% dai livelli attuali. A quei livelli si giocherà la partita cruciale e si capirà se il dollaro avrà la forza oppure no di violare questo livello critico, accompagnato dal massimo dell’ottobre 2023 di 107.00.
Di conseguenza, almeno nei prossimi giorni, dovremmo, in linea teorica (e condizionale sempre d’obbligo) assistere ad un rafforzamento del dollaro almeno fino ai livelli di resistenza richiamati, dove probabilmente si giocherà la partita tra le posizioni long e short di medio termine.
PETROLIO E DATI
Cade rovinosamente il petrolio, con il Wti sceso in 4 sedute dai massimi di 79.80 a 72.40 di venerdì sera, in ragione del venir meno delle aspettative di ribasso dei tassi immediato da parte della Fed. In aggiunta il Fondo Monetario ha rivisto al ribasso la crescita per il 2024 al 4.6% mentre per il 2025 è prevista scendere ulteriormente, con “solo” un +3.5%.
La domanda di greggio pertanto sembra essere rivista al ribasso e le conseguenze sul prezzo del petrolio non si sono fatte attendere. Infine, anche l’OPEC ha deciso per ora di non tagliare la produzione, alimentando ulteriormente la spirale ribassista dei prezzi.
Sul fronte dati la settimana entrante vede la pubblicazione delle trimestrali di colossi quali Mc Donald, Caterpillar, Walt Disney, e Uber, mentre dal lato dei numeri macroeconomici, attenzione all’ISM service Pmi e bilancia commerciale USA. Sui tassi occhio alla decisione della RBA che potrebbe influenzare la price action del dollaro australiano. Infine, dati sulle bilance commerciali di Australia, Germania, Francia e Canada.
Buon trading e buona settimana.
Saverio Berlinzani
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Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Il giorno della FedE così siamo arrivati anche alla prima decisione sui tassi da parte della Federal Reserve, prevista per questa sera alle ore 20:00, mentre alle 20:30 sarà la volta della conferenza stampa del Presidente Jerome Powell. Ma come ci arriviamo a questo appuntamento?
La prima questione sul tavolo, ovvero l’inflazione, continua, negli Stati Uniti (ma non solo oltreoceano), a scendere, anche se lentamente e forse non al ritmo sperato dai banchieri centrali. Ma è un fatto che l’indice con cui la Fed misura l’andamento dei prezzi, il PCE, ovvero il Price Consumption Expenditure, è sceso finalmente sotto il 3% su base annua, al 2.9% per la precisione. Pur utilizzando diversi indici, per monitorare l’andamento dell’inflazione la Federal Reserve Bank preferisce l’indice PCE al più famoso CPI.
È dal 2012 che la Fed ha scelto questo indicatore come punto di riferimento per le sue politiche di controllo dell’inflazione, e in particolare la sua versione “core”, quella che esclude i prezzi dei prodotti alimentari e di quelli energetici. La prima differenza è che il PCE è solitamente più basso del CPI, e cioè che l’inflazione misurata dal primo risulta più bassa di quella misurata dal secondo. Evidentemente la Fed ritiene che, per come è costruito, l’indice CPI sovrastimi l’andamento dell’inflazione.
Il CPI è calcolato in base ai risultati di un’indagine svolta tra 14 mila famiglie e 23 mila aziende, e considera circa 80 mila prodotti. Il calcolo del PCE, invece, prende come base i prezzi al livello della produzione, e li trasforma in prezzi al consumo aggiungendovi il margine di profitto, i costi di trasporto e le tasse. Inoltre, nel sistema di elaborazione del PCE vengono considerati anche altri dati, come ad esempio quelli del rapporto mensile sulle vendite al dettaglio.
Il dato scelto è il core, ovvero i prezzi esclusi alimentari ed energia, in ragione del fatto che la Fed ritiene che i prezzi degli alimentari e dell’energia siano componenti molto volatili, mentre il dato core sia più stabile nel tempo. Detto ciò, e considerati gli altri aggregati, quel che è sotto gli occhi di tutti, è il fatto che i dati macro americani, sembrano ancora tenere, nonostante i tassi siano ancora ai massimi di periodo, tra il 5.25% e il 5.50%.
Questo influenzerà di certo le prossime mosse della banca centrale USA, che potrebbe far slittare il primo taglio nel secondo semestre, anche se una buona parte di analisti e commentatori ritiene che già a marzo possa esserci una riduzione dei tassi.
Vedremo stasera, quel che ci racconterà Jerome Powell, in un contesto di mercati azionari che ogni giorno, imperterriti, fanno registrare nuovi massimi da molte settimane, sorprendendo gli operatori che in questo 2024 si sarebbero attesi più di qualche correzione.
La sensazione è che JP continuerà a reiterare la medesima narrativa, ovvero che l’inflazione non è ancora sconfitta e occorre ancora tempo affinché torni ai livelli stabiliti dalla Fed per il raggiungimento della stabilità dei prezzi.
VALUTE
Sui cambi ancora trading range per le principali coppie valutarie, in un contesto di price action poco volatili e in attesa di qualcosa che possa smuoverle. Per il momento le oscillazioni dei principali rapporti di cambio sono limitate a 50-60 pip sulle majors, e non sembrano esserci i presupposti per qualcosa di più. Supporti che sono stati testati con l’uscita dei JOLTS Openings, usciti migliori delle attese e della fiducia dei consumatori, altrettanto positiva e migliore del consensus.
Ma poi il dollaro ha ripiegato leggermente, tornando sui livelli del primo pomeriggio. La sfida è tra risk on e risk off con il biglietto verde che nel primo caso potrebbe scivolare mentre nel secondo, potrebbe rompere le resistenze, anche se molto dipenderà dalle parole di Powell. Sarà hawkish o dovish?
Secondo noi potrebbe essere piuttosto hawkish, ma ciò potrebbe essere già inglobato nei prezzi di mercato, per cui potremmo attenderci un ribasso correttivo della divisa americana. Appuntamento a stasera quindi, quando si scateneranno le danze.
EUROZONA, SCONGIURATA LA RECESSIONE?
L’economia del vecchio continente si è inaspettatamente arrestata nell’ultimo trimestre del 2023, dopo il -0.1% del trimestre precedente, anche se leggermente meglio del consensus che era per un -0.1%. Il vecchio continente comunque evita la recessione, in un contesto di crescita in ripresa per Spagna e Italia, mentre i due big Francia e Germania rallentano con la Germania che ha fatto registrare un preoccupante -0.3%. Considerando l’intera Eurozona, il Pil è cresciuto dello 0.5% con prospettive di leggero peggioramento per l’anno in corso.
DATI
Scende in Australia l’inflazione con un +4.1% su base annua nel quarto trimestre, inferiore rispetto al +5.4 del terzo trimestre, ovvero il livello più basso dal 2021 e inferiore alle aspettative di mercato del 4.3%. AudUsd sempre in trading range compreso tra 0.6520 e 0.6620.
Contestualmente in Cina è uscito il Pmi del settore manifatturiero, uscito a 49.2, in linea con il consensus. Si tratta comunque ancora del quarto mese consecutivo di contrazione dell’attività industriale, a causa di una domanda debole e persistente debolezza del mercato immobiliare. La PBoC si è detta pronta recentemente a tagliare ancora la riserva obbligatoria per fornire uno stimolo in più alla ripresa. UsdCnh stabile tra 7.17 e 7.20 per il momento.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Mercati ancora decorrelatiGennaio volge al termine, ma i mercati, ad eccezione forse di quello azionario, non hanno ancora fornito indicazioni su possibili movimenti e trend direzionali per questo 2024. Per contro, sulle borse, c’è poco da dire se non che salgono come se non ci fosse un domani, nonostante da più parti si parli di bolla, di esuberanza irrazionale, di eccessi irragionevoli.
Venerdì i listini americani hanno chiuso leggermente contrastati, in ragione di trimestrali contrastate, alcune positive altre meno. Il Dow Jones ha chiuso leggermente positivo, mentre l’S&P ha chiuso neutro. Il Nasdaq infine ha perso lo 0.55%. Su base settimanale, il Dow ha guadagnato solo lo 0.1%, l’S&P lo 0.5% e pure il Nasdaq ha chiuso in leggero guadagno.
Sul fronte trimestrali si segnalano note positive per Capital One Financial, mentre Intel che aveva pubblicato utili e ricavi in crescita, è scesa del 12% dopo aver pubblicato previsioni negative per il prossimo futuro. Insomma, il mercato azionario rimane il leading indicator per eccellenza, perché comunque mantiene una direzione ben precisa.
Negli altri asset regnano incertezza e lateralità, in una fase che non possiamo ancora definire con chiarezza. Gli indici di rischio mantengono una visione positiva con livelli del Vix intorno ai 13 punti, in pieno appetito al rischio, così come l’indice fear and greed, intorno ai 77 punti. I rendimenti dei titoli di stato sembrano leggermente salire, in contro tendenza con la fase di risk on, mentre sulle valute il dollaro resta sostenuto in una sorta di sostegno al risk off, che però è latente.
VALUTE
Sui cambi l’EurUsd continua la sua fase di lenta distribuzione, incapace di salire sopra le resistenze chiave poste sopra 1.0925 e 1.0965, anche se per il momento, ha ancora tenuto i supporti posizionati in area 1.0810-20.
Le problematiche legate al rialzo dell’euro che tutti si attendevano, dipendono dal fatto che, in prospettiva la BCE sembra più accomodante sui tassi rispetto alla Fed, che invece allontana sempre di più l’eventualità di un taglio del costo del denaro, in ragione di dati che ancora non evidenziano un chiaro rallentamento economico. In più, va aggiunto il fatto che l’inflazione scende maggiormente negli Usa che altrove. I dati sul PCE infatti, usciti venerdì scorso, hanno chiarito che l’inflazione è finalmente sotto il 3%.
In Europa l’inflazione scende meno in un contesto di rallentamento economico più marcato, come si è potuto evincere anche dagli ultimi dati tedeschi sulla fiducia dei consumatori, scesa a -29.7, il dato peggiore da un anno a questa parte.
Gli altri rapporti di cambio contro dollaro, anche per correlazione dollaro centrica, che continua a dominare la scena, evidenziano le medesime difficoltà a salire contro la divisa americana, a partire dallo Jpy che rimane ampiamente la valuta più sotto pressione di questo inizio 2024. Tecnicamente sul UsdJpy, siamo in una nuova fase di accumulazione, con la possibilità anche di arrivare sui massimi del 2023, anche se siamo ancora lontani da quei livelli. Si tratta di vedere se i prezzi riusciranno a valicare quota 148.70 80 che rappresenta il livello chiave da rompere.
Anche la sterlina sembra incapace di rompere le resistenze a 1.2800, anche se per il momento ha tenuto il supporto a 1.2550. L’unica valuta che forse in questo momento, riesce a tenere meglio delle altre, è il dollaro canadese, che per ora non ha rotto gli argini, con un UsdCad ancora sotto quota 1.3520, resistenza chiave. Infine, le oceaniche AudUsd e Nzdusd, ancora sotto pressione e incapaci di reagire con i supporti cruciali non lontani, ovvero 0.6520 e 0.6060.
I DATI DELLA SETTIMANA
Inizia oggi una settimana chiave, che porterà alla decisione sui tassi della Fed, anche se le attese sono per un nulla di fatto. Ma è una settimana, quella entrante, che oltre alle dichiarazioni di Jerome Powell, ci porterà i dati sul tasso di disoccupazione e i payrolls, oltre ai Pmi manifatturiero e dei servizi. Attesa anche per i Jolts Openings, e per le trimestrali dei giganti quali Microsoft, Alphabet, AMD, Apple e Amazon.
A livello globale, attesa per la decisione della Banca di Inghilterra sui tassi, e per il Pil del quarto trimestre, per Francia, Spagna, Italia, Germania ed Eurozona. Inflazione in Australia, Germania, e ancora Italia ed Eurozona. Allacciamoci le cinture perché crediamo che con questa ottava si entrerà definitivamente nel 2024.
Buona settimana e buon trading.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Wall Street torna a ruggireNon sembra esserci nulla, allo stato attuale, che sia in grado di ridimensionare il valore dei mercati azionari, che dopo 4-5 sedute di consolidamento/ritracciamento che avevano fatto pensare ad un ribasso maggiormente strutturale, hanno chiuso invece in rialzo, guidati dalle società tecnologiche.
Wall Street ha visto il Dow Jones salire dello 0.54%, l’S&P 500 dello 0.88% e il Nasdaq a +1.35%, e ben sette settori su 11 che hanno chiuso in rialzo trascinati da tecnologia, servizi di comunicazione e industriali. I principali vincitori sono stati Apple (+3.3%), e Tsmc, il colosso che produce chip, salito del 9.8% dopo la pubblicazione della trimestrale.
I dati americani, usciti decisamente migliori del consensus, hanno contribuito ad aumentare i rendimenti dei titoli di Stato Usa, saliti oltre il 4.14% sul decennale, con l’indice vix che è balzato oltre i 14.5 punti, alimentando il risk off che però avrebbe dovuto, secondo le correlazioni vigenti, spingere i listini al ribasso.
Ora, va detto che non è che sia strano il fatto che le borse salgano di fronte a dati positivi, il che sarebbe anche logico, ma dobbiamo ricordare che negli ultimi 2 anni, le notizie positive venivano valutate negativamente perché ciò avrebbe alimentato il rialzo dei tassi, creando le condizioni per un rallentamento futuro della congiuntura.
Oggi invece le borse si disinteressano dei tassi, a quanto pare, perché convinte che questa euforia di tassi alti/utili aziendali in crescita, sia un mantra che possa durare in eterno. Tra l’altro, i dati USA hanno visto anche i tassi sui mutui scendere al minimo degli ultimi 8 mesi, al 6.6%, così come i permessi di costruzione sono aumentati ad un tasso superiore al consensus. E come dimenticare i jobless claims a 187 mila, il minimo dal settembre 2022. Insomma, dati sorprendenti, considerati i tassi e una congiuntura globale non proprio brillante.
VALUTE
Sui cambi invece, l’avversione al rischio si fa sentire, con il dollaro che schiaccia le valute concorrenti, euro, sterlina, yen, ma anche Chf e le oceaniche. EurUsd a ridosso di 1.0850, che miracolosamente, sembra ancora tenere, con i livelli successivi ina area 1.0810. Cable invece che rimane a ridosso di 1.2700 con EurGbp che ha sfondato quota 0.8570 e che potrebbe scendere ancora 40-50 pips. UsdJpy tornato sopra 148.00 non lontano da quel 148.50 60 che poi ha toccato nella notte e che rappresenta ora l’area chiave.
Quanto durerà ancora questa forza del biglietto verde? È assai difficile da prevedere, perché ogni anno le previsioni, in questa stagione, danno il dollaro in caduta libera e poi ogni volta succede il contrario con un biglietto verde che non solo tiene, ma continua a spingere in ragione della sua peculiare caratteristica di valuta rifugio in un mondo perennemente in tensione.
Questo anche perché gli Stati Uniti mantengono una posizione geopolitica dominante, che fa del dollaro un punto di riferimento, specie ora che anche altri colossi si affacciano nel panorama delle potenze globali. E così UsdJpy sale in risk off, un’altra situazione storicamente anomala che prima o poi dovrà trovare una soluzione.
PETROLIO
Giovedì i futures sul greggio WTI sono saliti intorno ai 74 dollari al barile, trascinati al rialzo dalle stime di una domanda in crescita presentate dall’IEA e dall’OPEC. L’Agenzia internazionale per l’energia ha rivisto la sua proiezione di crescita della domanda di petrolio nel 2024 a 1,24 milioni di barili al giorno, in aumento di 180.000 barili al giorno, citando il miglioramento della crescita economica e il calo dei prezzi del greggio nel quarto trimestre.
L’Opec, dal canto suo, mantiene la sua previsione di una crescita della domanda di 2,25 milioni di barili al giorno nel 2024, con aspettative di crescita di 1,85 milioni di barili al giorno nel 2025. I rischi geopolitici in Medio Oriente e le interruzioni della produzione negli Stati Uniti, hanno ulteriormente alimentato l’aumento dei prezzi.
Gli attacchi dei militanti Houthi nel Mar Rosso hanno costretto le navi merci a deviare la rotta, aumentando i tempi e i costi di viaggio. Nel Nord Dakota, l’inverno estremamente rigido ha portato a un calo significativo della produzione di petrolio. Contrariamente alle indicazioni dell’API, i dati del governo statunitense hanno mostrato la scorsa settimana un calo di 2,4 milioni di barili nelle scorte nazionali di greggio.
Buona trading e buon fine settimana.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
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VALUTE: USDCADAZIONARI, ANCORA NUOVI MASSIMI.
Ci stiamo avvicinando a grandi passi verso la fine di questo 2023, caratterizzato, come è noto, dalla grande salita dei mercati azionari, trascinati da una economia americana che ha costantemente evidenziato una resilienza fuori dal comune. La congiuntura Usa ha rallentato nell’anno in corso, ma molto lentamente, e con una tenuta degli aggregati inattesa e sorprendente, alla luce soprattutto della persistente politica monetaria (aggressiva e rialzista) da parte della Fed, che in linea di principio, avrebbe invece dovuto deprimere i mercati azionari. L’inasprimento delle condizioni di credito da parte delle banche con aumento degli interessi da pagare per le aziende infatti, avrebbe potuto provocare una caduta degli utili delle imprese, che invece, nelle varie trimestrali, hanno evidenziato una forza quantomeno sorprendente. Si discute molto sui livelli dei price earnings di certi titoli, arrivati a livelli ben superiori a quelli del 2008, quando la crisi Lehman fece crollare i mercati, ma, almeno per il momento, gli indici principali continuano a far registrare nuovi massimi storici. Il Dow Jones lo ha toccato mercoledì 20 dicembre a 37.642, il Nasdaq invece solo ieri a 16.863, mentre L’S&P è molto vicino a quel 4.817 toccato il Gennaio di quest’anno. Il Dax, dal canto suo, ha toccato il nuovo massimo storico il 14 di questo mese a 17.003.
VALUTE.
La tenuta della borsa ha generato un aumento dell’appetito al rischio generalizzato con gli indici di rischio più seguiti ormai vicino ai top di risk on. Il Vix, a 13.60 è ben lontano dalla soglia di 20 che è lo spartiacque tra risk on e risk off, mentre l’indice fear and greed, viene quotato vicino ai massimi di avidità a 79 punti. Le valute, quindi, di fronte ad uno scenario di estremo appetito al rischio, vedono il dollaro scendere anche se non a livelli estremi, considerato che sul dollar index siamo ancora abbondantemente sopra quota 100. EurUsd sopra 1.1000 in area 1.1030, non lontano dai livelli chiave di resistenza compresi tra 1.1060 e 1.1090. Il Cable per contro invece rimane abbastanza asfittico, incapace di rompere i massimi in ragione di un EurGbp che attacca le resistenze chiave e cerca di rompere 0.8690 00 area. GbpUsd che rimane comunque tra 1.2680 e 1.2700 con resistenze cruciali poste a 1.2750 60. UsdJpy che dopo aver toccato un minimo a 140.86, ha corretto tornando sopra 142.50 anche se per ritornare in uptrend, deve rompere l’area di 146.50 147.00. ancora assai lontana. Oceaniche che tengono e provano a tornare sui massimi di giugno e luglio che per AudUsd si trovano a 0.6900 così come 0.6410 20 per NzdUsd. Si avvicina a livelli interessantissimi il UsdCad che trova supporti compresi tra 1.3200 e 1.3090, un’area di oltre 100 pips, ma intrigante per la presenza di supporti statici relativi a minimi precedenti toccati nei mesi di giugno e luglio di quest’anno. Tra i cross attenzione a EurChf che per la quarta volta in 14 mesi, ha toccato il supporto a 0.9400, dove poi ha rimbalzato in modo interessante per la probabile presenza della Snb che persiste a comprare moneta unica vendendo franchi, allo scopo di indebolirlo (peraltro senza grande successo). Tra gli altri cross, segnaliamo NzdChf che pare in accumulazione rialzista anche se rimane non lontano dai minimi storici di 0.5185.
PETROLIO.
Interessante movimento del petrolio che ieri sono saliti tornando sopra quota 75 per il Wti e 81 sul Brent. Quasi 10 dollari di salita dal 13 dicembre e in poche sedute. La ragione del rialzo è probabilmente legata agli sviluppi in medio oriente, in seguito all’attacco degli Houti alle navi commerciali, che ha provocato lo stop del commercio. Le navi commerciali riprenderanno la navigazione, con la protezione di forze marittime multinazionali. Per quel che riguarda la domanda di petrolio, le speranze di riduzione del costo del denaro, attese per il prossimo futuro, da parte della Fed, hanno ulteriormente contribuito ad alimentare la salita del prezzo del greggio nelle ultime giornate operative. Buona giornata e buon trading.
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
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Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
📊 EURNZD 06/12/2023L’innegabile debolezza dell’euro unita alla forza del dollaro neozelandese per il mese di novembre ha generato un movimento ribassista di tutto rispetto per il cross eurnzd, al quale si aggiunge una forte correlazione inversa con le borse, che stanno vivendo una fase di splendore rialzista partita con la prima metà di novembre.
Il cross è da sempre termometro delle fasi risk on/off, sta ora scontando la risalita del dollaro neozelandese, valuta legata maggiormente alle fasi espansione del ciclo economico, mentre l’euro non trova ora motivi per spinte rialziste, né nei tassi di interesse ora proiettati al taglio, né come asset rifugio dato il forte sentiment di risk on presente sui mercati.
Il trend dunque ribassista , delineato dal fascio di medie mobili chiaramente impostato short, che guida i prezzo con la pressione della mm21 periodi, sembra ora vivere una battuta di arresto sui livelli di 1.7480-75. Auspicabile un respiro fino al ritest delle resistenze a 1.7650 prima e 1.7725 poi area di confluenza statico dinamica con la mm100 periodi. Restano per ora aree di vendita quelle sopra citate, che darebbero miglior R:R ad idee di trade in tendenza con il trend principale.
Non possiamo escludere la possibilità di break out ribassisti di 1.7460 senza mai vivere storni, il che ci costringerebbe posizioni corte con stop sopra gli ultimi massimi a 1.7650-60.
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
PORTAFOGLI 50-50: METRICHE E PRESTAZIONI NEL CICLO ECONOMICOBuongiorno a tutti. Oggi, ci concentreremo nuovamente sui portafogli di investimento 50-50 (50% in azioni, 50% in obbligazioni); l’obiettivo è esaminare il loro rendimento nel lungo periodo, specificamente da gennaio 2008 ad ottobre 2023. Cercheremo di comprendere le loro caratteristiche e valutare le loro prestazioni durante le diverse fasi del ciclo economico.
Vorrei ricordare che i portafogli creati non tengono conto del rischio di cambio né delle commissioni, e sono basati su ETF quotati negli Stati Uniti. Se desiderate informazioni su ticker e ISIN degli stessi ETF quotati sulla borsa italiana, non esitate a contattarmi. Vorrei sottolineare che queste non sono raccomandazioni di investimento, ma l’analisi ha l’obiettivo di attivare le logiche di investimento. Molti concetti espressi nell’analisi precedente non saranno ripetuti nuovamente; pertanto, per una piena comprensione dei contenuti, vi consiglio di approfondire l’analisi precedente al seguente link.
Fatta questa introduzione, vi auguro una buona lettura!
1. UNA BREVE SINTESI DELL’ANALISI PRECEDENTE
L’obiettivo dell’analisi precedente era di creare due portafogli di investimento 50-50: uno ciclico e uno difensivo, e confrontarli con un portafoglio 50-50 equilibrato. Le relative ponderazioni di questi portafogli sono illustrate nelle due figure seguenti.
Il portafoglio 50-50 ciclico
Il portafoglio 50-50 difensivo
Il portafoglio 50-50 equilibrato
I due portafogli di investimento avevano obiettivi distinti:
• Il portafoglio ciclico mirava a massimizzare i guadagni durante i periodi di aspettative di crescita economica
• Il portafoglio difensivo, invece, mirava a massimizzare i guadagni (o a proteggere il capitale) durante i periodi di aspettative di rallentamento economico
L’indice di sentiment utilizzato per determinare le aspettative economiche degli investitori era SPHB/SPLV.
Si era osservato che:
• Nelle fasi di risk on, con SPHB/SPLV rialzista, il portafoglio ciclico tendeva a sovraperformare quello equilibrato. Solo nel 2014, il portafoglio equilibrato aveva avuto prestazioni migliori
• Nelle fasi di risk off, con SPHB/SPLV ribassista, il portafoglio difensivo tendeva a sovraperformare quello equilibrato. Solo nel 2019, il portafoglio equilibrato aveva avuto prestazioni migliori
2. LA CRESCITA DEI DUE PORTAFOGLI DAL 2008 AD OTTOBRE 2023
La seguente grafica illustra l’evoluzione dei due portafogli 50-50 ciclico e difensivo da gennaio 2008 fino ad ottobre 2023.
La crescita dei due portafogli di investimento
Entrambi i portafogli hanno mostrato una crescita costante nel corso del tempo. Escludendo i costi di negoziazione, le spese di transazione e le tasse effettive sui rendimenti degli investimenti, possiamo notare che:
• Il portafoglio ciclico ha generato un profitto di 377$ da un investimento iniziale di 100$ (o 257$ se si tiene conto dell’inflazione)
• Il portafoglio difensivo ha prodotto un profitto di 247$ da un investimento iniziale di 100$ (o 169$ se si tiene conto dell’inflazione)
Nella figura successiva, che rappresenta i rendimenti annuali dei due portafogli, si possono osservare ulteriori dettagli.
Rendimenti annuali dei due portafogli
• Nel corso di 16 anni, il portafoglio ciclico ha registrato tre anni di rendimento negativo, mentre il portafoglio difensivo ne ha avuti quattro (tenendo presente che il 2023 non è ancora concluso).
• In 16 anni, il portafoglio ciclico ha sovraperformato quello difensivo 11 volte.
Le due figure seguenti mostrano le performance mensili dei due portafogli dal 2008 al 2023.
Le prestazioni mensili del portafoglio ciclico da gennaio 2008 a ottobre 2023
Le prestazioni mensili del portafoglio difensivo da gennaio 2008 a ottobre 2023
3. LE METRICHE DEI DUE PORTAFOGLI
Analizzando le performance dei due portafogli, potremmo essere portati a pensare che, nel lungo termine, possano generare rendimenti interessanti. Tuttavia, quali sono i rischi associati? Quanto sono efficienti? Possiamo rispondere a queste domande esaminando le principali metriche illustrate nella figura successiva.
Le principali metriche dei due portafogli
Focalizziamoci sul CAGR, sulla deviazione standard, sul massimo drawdown e sui rapporti di Sharpe e Sortino, cercando di spiegare in modo semplice cosa rappresentano. Questi indicatori ci aiuteranno a comprendere meglio il rischio e l’efficienza dei portafogli.
• Il CAGR (Tasso di Crescita Annuo Composto) rappresenta il rendimento medio annuale dei due portafogli. Il portafoglio ciclico ha un CAGR dell’8.75% (6.15% se si tiene conto dell’inflazione), che è superiore a quello del portafoglio difensivo, che è del 5.88% (3.36% se si tiene conto dell’inflazione)
• La deviazione standard è un indicatore della volatilità del portafoglio e, quindi, del suo rischio. Il portafoglio ciclico ha una deviazione standard del 11.56%, mentre il portafoglio difensivo una del 9.85%. Questi valori si riferiscono alla volatilità annualizzata; la volatilità mensile è del 3.34% per il portafoglio ciclico e del 2.84% per il portafoglio difensivo. È importante sottolineare che la deviazione standard misura la volatilità di un portafoglio rispetto a sé stesso, non rispetto a un benchmark come l’S&P500. Per misurare la volatilità rispetto all’S&P500, è necessario conoscere i due beta, che in questo caso sono 0.64 per il portafoglio ciclico e 0.21 per il portafoglio difensivo
Basandosi solo su questi due punti si potrebbe dedurre che, in media, investire in un portafoglio 50-50 ciclico potrebbe essere più vantaggioso. Nonostante presenti un rischio maggiore, sembra in grado di generare rendimenti superiori. Ma significa che il portafoglio ciclico si è dimostrato più efficiente dal 2008 ad oggi? Per rispondere a questa domanda, possiamo fare riferimento a due indicatori: il rapporto di Sharpe e il rapporto di Sortino. Questi ci permetteranno di valutare l’efficienza dei portafogli.
• I due rapporti servono per indicare il rendimento ottenuto da un investimento rispetto al rischio assunto. Sebbene siano simili, differiscono nella loro costruzione, in particolare nel denominatore della formula matematica con la quale essi sono calcolati; infatti:
Formule matematiche di calcolo dei due rapporti
Il rapporto di Sharpe considera sia la volatilità positiva (che accompagna i portafogli al rialzo) che quella negativa (che accompagna i portafogli al ribasso), mentre il rapporto di Sortino considera solo la volatilità negativa.
Più alti sono questi valori, più efficiente è il portafoglio. In particolare:
• Il rapporto di Sharpe del portafoglio ciclico è 0.71, mentre quello del portafoglio difensivo è 0.54
• Il rapporto di Sortino del portafoglio ciclico è 1.10, mentre quello del portafoglio difensivo è 0.82
Da tutte le osservazioni, sembra che il portafoglio ciclico possa essere più vantaggioso. Nonostante presenti un rischio maggiore (in termini di volatilità), offre un CAGR più alto e si dimostra più efficiente.
Tuttavia, c’è un altro rischio da considerare: il massimo drawdown.
• Il massimo drawdown rappresenta la differenza tra il picco più alto e quello più basso raggiunto da un portafoglio di investimento
Nella figura successiva è possibile osservare tutti i drawdown registrati dai due portafogli.
Tutti i drawdown dei due portafogli da gennaio 2008 a ottobre 2023
La figura successiva offre un’analisi più dettagliata, mostrando le caratteristiche dei 10 peggiori drawdown per entrambi i portafogli. Questi includono:
• L’inizio del drawdown (Start)
• La fine del drawdown (End)
• La durata totale del drawdown, dal picco massimo al minimo (Length)
• Il mese in cui il portafoglio si è ripreso (Recovery By)
• Il tempo necessario per la ripresa (Recovery Time)
• Il periodo in cui il valore del portafoglio è rimasto al di sotto del suo picco massimo (Underwater period)
I peggiori 10 drawdown dei due portafogli e le relative caratteristiche
Attraverso la media dei 10 peggiori drawdown è possibile ottenere un parametro che può essere approssimativamente definito come “rischio medio di peggior drawdown”. Le medie risultanti sono le seguenti:
• Il portafoglio ciclico ha un rischio medio del -9.90%
• Il portafoglio difensivo presenta un rischio poco più contenuto, del -9.8%
Nonostante questi due rischi siano praticamente equivalenti, la figura precedente dimostra che, in media, un portafoglio ciclico tende a recuperare i drawdown in un lasso di tempo significativamente più breve rispetto al portafoglio difensivo.
Per fornire un quadro più preciso, è possibile calcolare le medie dei tempi di recupero, escludendo i drawdown del 2023:
• Il portafoglio ciclico impiega in media 2.55 mesi per recuperare
• Il portafoglio difensivo impiega in media 6.88 mesi per recuperare
Il portafoglio ciclico ha raggiunto il suo massimo drawdown durante la recessione del 2008, mentre il portafoglio difensivo ha registrato il suo durante l’aumento dei tassi di interesse e l’impennata dell’inflazione nel biennio 2022-2023. Questo suggerisce che, sebbene entrambi i portafogli siano generalmente efficienti, tendono a subire perdite significative in specifici contesti: la fase 1 del ciclo economico per il portafoglio ciclico e la fase 6 per il portafoglio difensivo.
4. LE PRESTAZIONI DEI DUE PORTAFOGLI NELLE SEI FASI DEL CICLO ECONOMICO
Concludiamo l’analisi esaminando le performance previste per entrambi i portafogli nelle diverse fasi del ciclo economico, come illustrato nella figura successiva.
Le prestazioni dei due portafogli di investimento nelle sei fasi del ciclo economico
FASE 1 DI RECESSIONE
Portafoglio ciclico: Questa è la fase in cui il portafoglio ciclico realizza le peggiori prestazioni. Gli ETF sui settori tecnologici (XLK) e sui beni di consumo discrezionali (XLY) sono fortemente ribassisti. Questo accade perché durante la fase 1, gli investitori tendono a disinvestire dai settori ad alta volatilità (e quindi ad alto rischio) a causa di un forte sentimento di avversione al rischio. La debolezza di questi due settori durante la recessione può essere attribuita anche alla loro ciclicità. Le obbligazioni high yield non performano bene, poiché vengono vendute dagli investitori in quanto considerate bond ad alto rischio. Le obbligazioni societarie investment grade si comportano un po’ meglio (neutrali-rialziste in caso di lieve recessione, ribassiste nel caso opposto). L’unico ETF del portafoglio che performa bene in questa fase è IEF (obbligazioni del tesoro americano), che beneficia della domanda di beni rifugio. (Ho trattato questi argomenti “obbligazionari” in maniera molto ampia
Portafoglio difensivo: In questa fase, il portafoglio difensivo può registrare una performance neutrale-rialzista o neutrale-ribassista, ma in ogni caso, non subisce forti cadute. Il motivo è semplice: in caso di lieve recessione, TLT si apprezzerebbe a causa dell’inflazione in rallentamento e del taglio dei tassi di interesse, mentre i tre ETF difensivi XLU (settore utilities), XLV (settore sanitario) e XLP (settore dei beni di prima necessità) registrerebbero performance neutrali, essendo settori a bassa volatilità e in grado di generare utili e fornire dividendi anche in condizioni economiche avverse. In caso di forte recessione, il portafoglio dovrebbe registrare performance neutrali-ribassiste: i tre ETF azionari sarebbero ribassisti (ma sovraperformerebbero al rialzo l’S&P500 visto il loro beta inferiore ad 1), colpiti dalla svendita di azioni a causa del clima di panico. La loro prestazione negativa sarebbe comunque bilanciata dalle prestazioni molto positive di TLT, ad alta duration, favorite da un massiccio taglio dei tassi di interesse.
FASE 2 DI MASSIMA CONTRAZIONE
Portafoglio ciclico: Durante la fase 2, il portafoglio ciclico raggiunge il suo massimo drawdown, sostenuto dalle politiche monetarie espansive tipiche di questa fase. Il Quantitative Easing (QE) della banca centrale contribuisce a rafforzare il prezzo delle obbligazioni corporate investment grade (LQD) e migliora il sentiment degli investitori che, con un atteggiamento cautamente positivo, iniziano gradualmente a reinvestire in asset ad alto rischio (XLY, XLK e HYG). L’ETF IEF è rialzista in questa fase, sostenuto da politiche monetarie espansive e bassi livelli di inflazione. In generale, il portafoglio si presenta neutrale durante questa fase, tendendo al ribasso nella prima metà (della fase 2) e al rialzo nella seconda metà.
Portafoglio difensivo: Il portafoglio difensivo mostra un andamento generalmente positivo durante la fase 2, grazie alle ottime performance di TLT (che rappresenta il 50% del portafoglio) e all’andamento neutrale dei settori difensivi.
FASE 3 DI RIPRESA ECONOMICA
Portafoglio ciclico: Durante questa fase, il portafoglio ciclico passa da un andamento neutrale a un trend rialzista. Grazie al sentiment positivo degli investitori, stimolato dalla ripresa economica e dall’aumento degli utili societari, gli ETF XLK e XLY, così come le obbligazioni high yield e quelle investment grade, registrano buone performance. Anche l’ETF IEF si comporta bene, sostenuto dalle politiche monetarie espansive e da bassi livelli di inflazione.
Portafoglio difensivo: Il portafoglio difensivo mantiene un trend rialzista anche durante la fase 3. L’ETF TLT continua a essere rialzista (più di IEF, data la sua maggiore duration) e i settori difensivi mostrano una rinnovata forza, sebbene siano meno rialzisti rispetto all’indice di riferimento S&P500.
FASE 4 DI ESPANSIONE ECONOMICA
• Portafoglio ciclico: Durante la fase 4, il portafoglio ciclico registra le sue migliori performance, con XLK, XLY e HYG in forte rialzo. Gli ETF che performano peggio in questo portafoglio sono IEF, ribassista a causa dell’aumento dell’inflazione e delle aspettative di rialzo dei tassi di interesse, e LQD, che è meno ribassista di IEF grazie al suo grado di rischio leggermente superiore
• Portafoglio difensivo: In questa fase, le performance del portafoglio difensivo passano da rialziste a neutrali-rialziste (o debolmente rialziste). Questo è dovuto al fatto che TLT subisce le stesse dinamiche di IEF, ma è più ribassista a causa della sua maggiore duration. I tre ETF difensivi sono rialzisti, ma in misura molto minore rispetto a XLY e XLK, poiché offrono rendimenti inferiori
FASE 5 DI MASSIMA ESPANSIONE
• Portafoglio ciclico: Durante la fase 5, il portafoglio ciclico presenta un andamento neutral-ribassista. Nella prima metà della fase, è neutral-rialzista grazie al rialzo di XLK e XLY, ma è frenato da LQD, IEF e HYG, che sono ribassisti a causa dell’inasprimento della politica monetaria. Nella seconda metà della fase diventa ribassista, principalmente a causa delle performance negative di tutti gli ETF, in particolare XLY e XLK, che iniziano a risentire dell’aumento del costo del denaro
• Portafoglio difensivo: Anche il portafoglio difensivo mostra un andamento neutral-ribassista in questa fase, ma si dimostra più resiliente rispetto al portafoglio ciclico. TLT registra prestazioni ribassiste, mentre XLV, XLP e XLU mantengono un andamento neutrale.
FASE 6 DI RALLENTAMENTO ECONOMICO
• Portafoglio ciclico: Durante questa fase, il portafoglio ciclico è ribassista, poiché tutti gli ETF che lo compongono sono in ribasso. Il sentiment degli investitori è di avversione al rischio e, di conseguenza, si verificano deflussi dai settori ad alto rischio come la tecnologia e i beni di consumo discrezionali, a causa dell’aumento dei tassi di interesse e del rallentamento degli utili societari. Tutti gli ETF obbligazionari performano male, colpiti dalla politica monetaria restrittiva. Tuttavia, il portafoglio ciclico è meno ribassista nella fase 6 rispetto alla fase 1, poiché il ribasso degli ETF ad alta volatilità (XLK e XLY) è moderato nella fase 6, mentre è più marcato nella fase 1.
• Portafoglio difensivo: La fase 6 è quella in cui si registra il massimo drawdown per il portafoglio difensivo. TLT è il principale responsabile del forte ribasso, mentre XLV, XLP e XLY sono moderatamente ribassisti, ma più forti rispetto a XLK e XLY.
Nella figura precedente, avrete notato che le prestazioni dei due portafogli sono state evidenziate con colori diversi: il rosso indica prestazioni negative, mentre il verde indica prestazioni positive. Entrambi i colori presentano diverse intensità per rappresentare l’intensità delle prestazioni rialziste o ribassiste dei due portafogli. Queste intensità sono espresse in percentuale. Questo metodo è stato utilizzato per fornirvi un ulteriore strumento capace di illustrare l’intensità delle prestazioni dei due portafogli:
• FASE 1
Ciclico: 75% rosso
Difensivo: 5% verde
• FASE 2
Ciclico: 5% verde
Difensivo: 35% verde
• FASE 3:
Ciclico: 50% verde
Difensivo: 75% verde
• FASE 4
Ciclico: 75% verde
Difensivo: 35% verde
• FASE 5
Ciclico e difensivo: 25% rosso
• FASE 6
Ciclico: 50% rosso
Difensivo: 75% rosso
A presto!
INVESTIMENTI 2024: I PORTAFOGLI ADATTI PER I POSSIBILI SCENARIBuongiorno.
L’analisi di oggi si propone di utilizzare l’approccio intermarket per creare due portafogli di investimento 50-50 (50% in azioni, 50% in obbligazioni). Questi portafogli sono pensati per due possibili scenari che potrebbero verificarsi nei primi mesi del 2024 negli Stati Uniti: un atterraggio morbido dell’economia o, al contrario, una recessione. I portafogli, che saranno illustrati di seguito, non considerano il rischio di cambio né le commissioni, e sono basati su ETF quotati negli Stati Uniti. Se desiderate informazioni su ticker e ISIN degli stessi ETF quotati sulla borsa italiana, non esitate a contattarmi. Vorrei sottolineare che queste non sono raccomandazioni di investimento, ma piuttosto un’applicazione pratica dei concetti che solitamente esprimo nelle mie analisi, stavolta applicati alla gestione di un portafoglio di investimento.
Buona lettura a tutti.
1. GLI INVESTITORI HANNO ASPETTATIVE DI ESPANSIONE ECONOMICA, RALLENTAMENTO DELL’INFLAZIONE E TAGLIO DEI TASSI DI INTERESSE
Il primo paragrafo dell’analisi sarà utile a comprendere le attuali aspettative degli investitori per i mesi a venire. Questo può essere fatto studiando tre diversi indici di sentiment: SPHB/SPLV, TIP/IEF e LQDH/LQD.
SPHB/SPLV è un indice che riflette le aspettative economiche. È composto dal numeratore “SPHB”, che replica il movimento dell’ETF Invesco S&P500 High Beta, e dal denominatore “SPLV”, che replica il movimento dell’ETF Invesco S&P500 Low Volatility.
L’interpretazione dell’indice di sentiment è la seguente:
• Quando le società ad alta volatilità sovraperformano quelle a bassa volatilità, l’indice sale, indicando che gli investitori hanno aspettative di crescita economica. Al contrario, quando le società a bassa volatilità sovraperformano quelle ad alta volatilità, gli investitori prevedono un rallentamento economico.
La figura successiva mostra l’andamento dell’indice dal 2020 ad oggi.
Le diverse tendenze dell’indice SPHB/SPLV. Grafico giornaliero
Ecco una descrizione della figura:
• Tra la fine del 2019 e marzo 2020, il mercato ha scontato una fase di recessione (fase 1), culminata con la massima contrazione di marzo 2020
• Tra marzo 2020 e l’anno successivo, il mercato ha scontato una fase di ripresa economica (fase 3), seguita da un’espansione (fase 4)
• Il periodo tra marzo 2021 e novembre 2021 è stato caratterizzato da incertezza, con l’indice in una fase di distribuzione, a causa delle aspettative di massima espansione economica (fase 5)
• Per tutto il 2022, le aspettative erano di un rallentamento economico, con SPLV che sovraperformava SPHB
• Dal 27 dicembre 2022, con alti e bassi, gli investitori scontano un’espansione economica o, se preferite, un soft landing
SPHB/SPLV è un ottimo indice di sentiment economico per i seguenti motivi:
• Quando gli investitori hanno aspettative di crescita economica, tendono a concentrare i loro capitali su asset ad alto rischio, tra cui le azioni delle società comprese all’interno di SPHB. Queste società sono considerate rischiose a causa della loro elevata volatilità, superiore a quella dell’S&P500. L’alto beta che presentano deriva da un rischio al quale esse sono soggette: la ciclicità dell’economia. Esse, infatti, tendono a registrare utili robusti in fase di espansione economica e utili in rallentamento in fasi economiche sfavorevoli
• Al contrario, quando gli investitori hanno aspettative di rallentamento economico, tendono a privilegiare asset a rischio più basso, tra cui le società a bassa volatilità, meno volatili rispetto all’S&P500. A differenza delle società cicliche, queste società non presentano il rischio ciclico dell’economia o, almeno, il loro rischio è più contenuto. Infatti, tendono a registrare utili costanti nel tempo, sia in fasi economiche favorevoli che sfavorevoli
Per questo motivo, quando la propensione al rischio degli investitori è guidata da aspettative di crescita economica, le società cicliche di SPHB sovraperformano quelle difensive di SPLV. Al contrario, quando il risk off è guidato da aspettative di rallentamento economico, le società difensive (che offrono anche alti dividendi) sovraperformano quelle cicliche.
Alcune figure rafforzano l’idea che SPHB/SPLV può essere utilizzato per misurare le aspettative economiche; infatti, come mostra la figura successiva, l’indice è positivamente correlato a un dato macroeconomico chiave: il PMI composito.
La correlazione positiva tra SPHB/SPLV e PMI composito statunitense. Grafico mensile
L’indice è anche positivamente correlato agli utili dell’S&P500.
La correlazione positiva tra SPHB/SPLV e utili dell’S&P500. Grafico mensile
La grafica precedente conferma che, quando gli utili sono in aumento, gli investitori tendono a favorire le società cicliche, che sono in grado di offrire rendimenti più alti rispetto alle società difensive. Gli utili del mercato azionario, a loro volta, sono direttamente correlati al ciclo economico, come mostrato nelle figure successive.
Il ciclo economico e quello degli utili societari
La correlazione positiva tra utili dell’S&P500 e PIL USA anno/anno. Grafico a 3 mesi
È importante notare che le società tendono a registrare profitti maggiori quando un altro indicatore macroeconomico chiave, la fiducia dei consumatori, mostra letture positive. Infatti, esiste una correlazione positiva tra questi due dati, come mostrato nella figura successiva.
La correlazione positiva tra utili dell’S&P500 e fiducia dei consumatori. Grafico mensile
Riassumendo tutti i concetti espressi fino a questo punto, possiamo affermare che:
• Più i consumatori sono fiduciosi, più è probabile che investano e spendano denaro in beni durevoli, non durevoli e servizi. Questo rafforza due variabili chiave del PIL: i consumi e gli investimenti. Queste spese e investimenti rafforzerebbero l’economia e gli utili delle società quotate, innescando una propensione al rischio da parte degli investitori che, di conseguenza, concentrerebbero i loro capitali su società cicliche. Al contrario, se la fiducia dei consumatori diminuisce, gli investitori tenderebbero a favorire le società difensive
TIP/IEF è l’indice sulle aspettative di inflazione, che misura la forza relativa tra due ETF obbligazionari:
• TIP, l’iShares TIPS Bond ETF, che replica il movimento di prezzo di obbligazioni del tesoro americano indicizzate al tasso di inflazione con scadenza media ponderata di 7.4 anni
• IEF, l’iShares 7-10 Year Treasury Bond ETF, che replica il prezzo di obbligazioni del tesoro americano con scadenze tra i 7 e i 10 anni
Il movimento dell’indice TIP/IEF riflette le aspettative degli investitori, che, attraverso l’acquisto e la vendita dei due ETF, esprimono il loro sentiment. In particolare:
• Se TIP sovraperforma IEF, il mercato ha aspettative di crescita dell’inflazione
• Al contrario, se IEF sovraperforma TIP, il mercato ha aspettative di disinflazione (rallentamento dell’inflazione)
Come illustrato nell’immagine successiva, l’indice di sentiment è positivamente correlato al consumer price index misurato anno su anno e tende spesso ad anticiparlo.
La correlazione positiva tra TIP/IEF e tasso di inflazione USA anno/anno. Grafico mensile
Osservando la figura successiva, vediamo che l’indice è in ribasso dal 19 ottobre 2023. Questo suggerisce che gli investitori prevedono che il tasso di inflazione continuerà a diminuire nei prossimi mesi, avvicinandosi alla soglia del 2%.
Gli investitori prevedono un rallentamento del tasso di inflazione. Grafico giornaliero
LQDH/LQD è un indice che riflette le aspettative sui tassi di interesse, misurando la forza relativa tra due ETF obbligazionari:
• LQDH, l’iShares Interest Rate Hedged Corporate Bond ETF, che replica il movimento di prezzo di obbligazioni societarie investment grade coperte dal rischio “tassi di interesse”
• LQD, l’iShares Investment Grade Corporate Bond ETF, che replica il prezzo delle stesse obbligazioni in LQDH, ma non coperte dal rischio tassi di interesse.
La lettura dell’indice è simile a quella di TIP/IEF:
• Se gli investitori prevedono una politica monetaria restrittiva, LQDH sovraperforma LQD e l’indice sale; al contrario, se gli stessi prevedono una politica monetaria espansiva, LQD sovraperforma LQDH e l’indice scende
Come mostrato nell’immagine successiva, l’indice di sentiment è positivamente correlato ai tassi di interesse della Federal Reserve.
La correlazione positiva tra LQDH/LQD e tassi di interesse della Federal Reserve. Grafico mensile
Dal 19 ottobre 2023, le aspettative degli investitori sono per un taglio dei tassi di interesse.
Gli investitori prevedono un taglio dei tassi di interesse. Grafico giornaliero
Scendendo più nel particolare, gli investitori prevedono tre tagli dei tassi di interesse di 25 punti base per il 2024 (per un totale di 75 punti base), rispettivamente a maggio, luglio e novembre.
Gli investitori prevedono il primo taglio di 25 bps il 1° maggio 2024. Fonte: FedWatchTool
Gli investitori prevedono il secondo taglio di 25 bps il 31 luglio 2024. Fonte: FedWatchTool
Gli investitori prevedono il terzo taglio di 25 bps il 7 novembre 2024. Fonte: FedWatchTool
Quindi, è stato evidenziato che gli investitori stanno anticipando un ritorno alla fase 4 del ciclo economico, caratterizzata da crescita economica, disinflazione e riduzioni dei tassi di interesse.
2. DUE PORTAFOGLI DI INVESTIMENTO 50-50: UNO CICLICO ED UNO DIFENSIVO
In questo paragrafo, cerchiamo di raggiungere l’obiettivo dell’analisi: creare due portafogli di investimento per i primi mesi del 2024 (primi 3-6 mesi) che dovrebbero offrire buone performance in due scenari economici diversi. Il primo scenario, un’espansione economica, è stato descritto nel paragrafo precedente. Il secondo scenario, una recessione, rappresenta l’esatto opposto del primo e, al momento, non è affatto previsto dal mercato.
Nel caso di un’espansione economica, il portafoglio mostrato nella figura successiva potrebbe essere una buona scelta: un portafoglio 50-50 ciclico.
Il portafoglio 50-50 ciclico
Ecco la ponderazione percentuale:
• 25% XLK (ETF sul settore tecnologico)
• 25% XLY (ETF sul settore dei beni ciclici)
• 16.6% IEF (ETF sui titoli di stato USA con scadenza tra i 7 e i 10 anni)
• 16.6% LQD (ETF sulle obbligazioni societarie investment grade)
• 16.6% HYG (ETF sulle obbligazioni societarie ad alto grado di rischio)
Ora esamineremo i motivi per cui sono stati selezionati gli ETF sopra menzionati:
• Come abbiamo visto, quando il mercato anticipa un’espansione economica, l’indice SPHB/SPLV tende ad essere rialzista. Come illustrato nella figura successiva, l’ETF SPHB è principalmente influenzato dal settore tecnologico e dal settore dei beni ciclici, che insieme rappresentano il 55.06% di questo ETF
La ponderazione settoriale dell’ETF SPHB. Fonte: Invesco
Pertanto, è ragionevole prevedere che questi due ETF possano registrare buone performance quando gli investitori anticipano una crescita economica, come dimostrato nelle due grafiche seguenti.
Le prestazioni del settore tecnologico quando SPHB sovraperforma SPLV. Grafico settimanale
Le prestazioni del settore dei beni ciclici quando SPHB sovraperforma SPLV. Grafico settimanale
Ora esaminiamo la parte rimanente del portafoglio, quella obbligazionaria. Potreste chiedervi perché non sono stati inclusi ETF obbligazionari governativi a lunga scadenza, come il noto “TLT”. Il motivo è illustrato nelle grafiche successive.
Partiamo dal presupposto che una crescita economica è tipicamente accompagnata da un aumento della fiducia dei consumatori. La loro domanda di beni e servizi è legata al tasso di inflazione: se aumenta, è ragionevole aspettarsi un aumento delle aspettative di inflazione.
Questo è dimostrato nella grafica successiva: le aspettative di crescita o decrescita economica sono sempre accompagnate da aspettative di aumento o rallentamento dell’indice dei prezzi al consumo.
La correlazione positiva tra SPHB/SPLV e TIP/IEF. Grafico settimanale
Ciò significa che, se gli investitori continuano a prevedere una crescita economica, a un certo punto (probabilmente) inizieranno a prevedere un aumento del tasso di inflazione. Se ciò dovesse accadere, TLT presenterebbe una performance negativa: il tasso di inflazione, infatti, rappresenta un rischio per le obbligazioni. Più esso aumenta, più gli interessi cedolari reali vengono erosi.
La correlazione negativa tra TIP/IEF e TLT. Grafico settimanale
Il motivo per cui sono stati inclusi due ETF su obbligazioni societarie è illustrato nelle due grafiche successive.
Quando gli investitori sono propensi al rischio, le obbligazioni societarie investment grade sovraperformano i titoli di stato. Grafico settimanale
Quando gli investitori sono propensi al rischio, le obbligazioni societarie high yield sovraperformano i titoli di stato. Grafico settimanale
Quando gli investitori sono propensi al rischio, tendono a investire i loro capitali in asset più rischiosi, tra cui le obbligazioni societarie, sia investment grade (leggermente più rischiose dei titoli di stato) che high yield (ancora più rischiose). Infatti, HYG e LQD sovraperformano i titoli di stato quando SPHB supera SPLV!
Un altro aspetto da considerare è che se ci si aspetta una crescita economica, ci si aspetta anche un aumento degli utili societari. Quando gli utili societari tendono ad aumentare, diminuisce la probabilità di default delle società e, per questo motivo, HYG e LQD tendono a performare bene. Questo è illustrato nella grafica successiva.
Quando gli utili societari tendono al rialzo, le probabilità di default delle società ad alto e basso grado di rischio (rappresentate dai due spread obbligazionari) tendono al ribasso. Grafico mensile
Non sono state scelte solo obbligazioni ad alto grado di rischio per una questione di diversificazione. Infatti, una diversificazione consapevole può contribuire a ridurre il rischio.
Ora, come mostrato nella figura seguente, presentiamo un portafoglio 50-50 difensivo, progettato per proteggere il capitale in contesti economico-finanziari caratterizzati da un atteggiamento di avversione al rischio, come una recessione.
Il portafoglio 50-50 difensivo
Ecco la ponderazione percentuale:
• 16.6% XLU (ETF sul settore delle utilities)
• 16.6% XLV (ETF sul settore sanitario)
• 16.6% XLP (ETF sul settore dei beni di prima necessità)
• 50% TLT (ETF su obbligazioni del tesoro americano a lunghe scadenze)
La scelta di XLU, XLV e XLP è semplice: come illustrato nella figura successiva, questi ETF sono i principali driver dell’ETF SPLV, contribuendo per il 60% al suo movimento.
La ponderazione settoriale dell’ETF SPLV. Fonte: Invesco
Il portafoglio dovrebbe comportarsi nel seguente modo:
• In caso di recessione, il mercato azionario avrebbe una performance negativa a causa della contrazione degli utili. Tuttavia, le società incluse negli ETF XLU, XLV e XLP, essendo difensive, dovrebbero avere una performance migliore del benchmark in quanto meno volatili (o, per l’appunto, a basso beta). D’altra parte, TLT dovrebbe avere un’ottima performance, essendo l’ETF tra quelli obbligazionari governativi con la più alta duration e, per lo stesso motivo, sarebbe quello a performare meglio in caso di taglio dei tassi
Le figure seguenti mostrano le prestazioni di tutti i componenti del portafoglio durante periodi di aspettative di rallentamento economico.
Le prestazioni del settore dei beni di prima necessità quando SPLV sovraperforma SPHB. Grafico settimanale
Le prestazioni del settore delle utilities quando SPLV sovraperforma SPHB. Grafico settimanale
Le prestazioni del settore sanitario quando SPLV sovraperforma SPHB. Grafico settimanale
Le prestazioni di TLT quando SPLV sovraperforma SPHB. Grafico settimanale
Nel prossimo paragrafo, esamineremo le prestazioni dei due portafogli dal 2012 ad oggi nelle fasi di risk on e risk off. Queste prestazioni saranno confrontate con quelle di un portafoglio 50-50 equilibrato, illustrato nella figura successiva, che è allocato con un 50% su SPY (ETF dell’S&P500) e un 50% su TLT.
Il portafoglio 50-50 equilibrato
Non ho presentato le metriche dei tre portafogli nel lungo periodo poiché l’obiettivo è capire come si comportano nelle fasi economiche favorevoli e non favorevoli, quindi in periodi di tempo più ristretti. Se desiderate vedere il loro comportamento dal 2008 ad oggi, potete commentare l’analisi nella sezione commenti in fondo alla pagina.
3. LE PRESTAZIONI DEL PORTAFOGLIO 50-50 CICLICO NELLE FASI DI RISK ON
Nelle figure successive, esamineremo le prestazioni del portafoglio ciclico rispetto a quelle del portafoglio equilibrato nelle fasi di risk on (quando SPHB/SPLV è rialzista) nei seguenti periodi:
• Giugno 2012 - Agosto 2014
• Febbraio 2016 - Giugno 2018
• Aprile 2020 - Novembre 2021
• Luglio 2022 - Ottobre 2023
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo giugno 2012-agosto 2014
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo giugno 2012-agosto 2014
Rendimenti annualizzati
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo febbraio 2016-giugno 2018
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo febbraio 2016-giugno 2018
Rendimenti annualizzati
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo aprile 2020-novembre 2021
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo aprile 2020-novembre 2021
Rendimenti annualizzati
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo luglio 2022-ottobre 2023
Portafoglio ciclico vs portafoglio equilibrato nel periodo luglio 2022-ottobre 2023
Rendimenti annualizzati
È interessante notare come, nelle fasi di risk on, il portafoglio ciclico tenda a sovraperformare quello equilibrato. Se osserviamo i rendimenti annualizzati, c’è stato solo un anno (il 2014) in cui il portafoglio equilibrato ha registrato prestazioni migliori.
4. LE PRESTAZIONI DEL PORTAFOGLIO 50-50 DIFENSIVO NELLE FASI DI RISK OFF
Nelle figure successive, esamineremo le prestazioni del portafoglio difensivo rispetto a quelle del portafoglio equilibrato nelle fasi di risk off (quando SPHB/SPLV è ribassista) nei seguenti periodi:
• Settembre 2014 - Febbraio 2016
• Maggio 2018 – Marzo 2020
• Novembre 2021 – Giugno 2022
Portafoglio difensivo vs portafoglio equilibrato nel periodo settembre 2014-febbraio 2016
Portafoglio difensivo vs portafoglio equilibrato nel periodo settembre 2014-febbraio 2016
Rendimenti annualizzati
Portafoglio difensivo vs portafoglio equilibrato nel periodo maggio 2018-marzo 2020
Portafoglio difensivo vs portafoglio equilibrato nel periodo maggio 2018-marzo 2020
Rendimenti annualizzati
Portafoglio difensivo vs portafoglio equilibrato nel periodo novembre 2021-giugno 2022
Portafoglio difensivo vs portafoglio equilibrato nel periodo novembre 2021-giugno 2022
Rendimenti annualizzati
Nelle fasi di risk off, il portafoglio difensivo tenda a sovraperformare quello equilibrato. Se osserviamo i rendimenti annualizzati, c’è stato solo un anno (il 2019) in cui il portafoglio equilibrato ha registrato prestazioni migliori.
5. CONSIDERAZIONI FINALI
Per concludere l’analisi, vorrei fare alcune considerazioni finali:
• I due portafogli presentati sono poco diversificati e adatti solo a specifici contesti.
• Il portafoglio ciclico, in particolare, presenta un livello di rischio significativamente più alto rispetto al portafoglio difensivo. L’unico asset che fornisce una certa protezione è l’IEF, che però rappresenta solo il 16,6% del peso totale del portafoglio.
• Entrambi i portafogli potrebbero essere ottimizzati sostituendo alcuni ETF con altri.
A presto!






















