Indice VIX al 28.02.23 ore 18.56 - AttenzioneNon sono un consulente finanziario, non è un consiglio finanziario, non è sollecitazione all'investimento o disinvestimento.
Grafico lineare 1D.
Sembrerebbe che l'indice VIX stia formando un testa spalle inverso, che proietterebbe la volatilità verso l'alto, almeno fino alla neckline a poco meno di 23 punti, dopo il compimento del top spalla dx inverso. Il top spalla sx inversa si sarebbe compiuta a circa 20,07 punti, pertanto si potrebbe ipotizzare che l'eventuale top spalla dx inverso potrebbe essere vicino questo ultimo punteggio. Attualmente il VIX si trova a 20.46 punti circa.
Il testa spalle inverso sarebbe invalidato nel momento in cui il punteggio dovesse scendere in corrispondenza della testa (17,87 punti) o addirittura superandola.
Al contrario se in futuro l'indice VIX dovesse arrivare sui 23 punti o addirittura superarli, se ne noterebbero le conseguenze negative sui mercati.
La presente idea è solo un ipotesi al fine di prestare attenzione sui possibili movimenti futuri del mercato cercando di intercettarli con anticipo.
Vediamo che attualmente il punteggio dell'indice VIX se pur in tendenza ribassista sul breve si trova nei pressi della mm20 attualmente superata, ma che potrebbe richiamare in alto il punteggio. L'RSI sul VIX non dice molto trovandosi nella zona neutra intorno ai 50 punti.
L'SP500 invece si trova attualmente molto vicino alla TL dei minimi crescenti che, se rotta, porterebbe alla ulteriore discesa dell'SP500. Attualmente l'SP500 si trova a 3.995,35 punti circa e a 45 punti circa di RSI.
Il fatto che sul VIX si possa ipotizzare un eventuale testa spalle inverso in formazione e che l'SP500 si trovi pericolosamente vicino alla TL dei minimi crescenti, dopo questa lunga salita dal 12.10.22, è una coincidenza negativa da attenzionare.
Vedremo l'andamento dei mercati nelle prossime settimane. La presente analisi vuole essere solo uno spunto di riflessione, null'altro, non intende predire il futuro, ma contemplare possibili scenari.
Cosa è il VIX? (risposta tratta da internet) L'indice VIX è spesso chiamato l'indice della paura del mercato azionario. L'indice di solito sale quando ci sono delle turbolenze e i prezzi scendono. Il VIX si basa su opzioni sull'intero indice S&P 500. Si tratta del primo indice di riferimento che misura le aspettative del mercato circa la volatilità futura. A questo scopo utilizza come sottostante le opzioni sull’indice S&P 500, con il quale presenta una correlazione negativa: se lo S&P 500 sale il VIX scende, e viceversa. È per via di questa correlazione negativa quasi perfetta e del profilo asimmetrico che il VIX assume particolare importanza al momento di prendere una decisione di investimento. Il VIX stima la volatilità attesa aggregando i prezzi ponderati delle opzioni call e put sullo S&P 500 (SPX). In altre parole, esprime la media ponderata della volatilità implicita di un paniere di opzioni a 30 giorni sullo S&P 500. Si tratta di una definizione semplificata, poiché la metodologia di calcolo del VIX (disponibile sul sito Internet del CBOE) è piuttosto complessa. Veniamo alla domanda chiave: a cosa serve davvero l’indice della paura? (risposta tratta da internet) Il VIX rappresenta un barometro dell’incertezza del mercato e offre agli investitori una stima della volatilità costante a 30 giorni attesa dal mercato. Si tratta quindi di un indicatore di rischio.
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GLI INDICI CHE PALESANO IL MOMENTO RIBASSISTA DEI MERCATIBuongiorno ragazzi. Mercoledì discutevo argomenti riguardanti la mia visione ribassista sui mercati azionari americani basandomi su un’analisi della curva dei rendimenti dei titoli di stato americani e sui diversi cicli economici, sottolineando il fatto che la mia visione ribassista era dettata dalla particolare fase economica attraversata.
Trovate tale argomento a questo link:
Riprenderò ora lo stesso concetto condividendo indici di forza e particolari grafici in maniera da darvi una visione più “tecnica”.
GLI OPERATORI HANNO “PAURA”: GLI INDICI DI VOLATILITA’ VIX E VXN
Nel mondo finanziario esistono due particolari indici che tendono a rafforzarsi quando l’incertezza tra gli operatori aumenta; di essi ne parlo molto spesso: il VIX e il VXN. Essi sono gli indici di volatilità dell’S&P500 e del Nasdaq.
La storia economica finanziaria racconta che quando gli operatori sono incerti, le volatilità aumentano e i mercati azionari tendono ad avere cattive performance; questo è il motivo per il quale entrambi sono definiti come “indici di paura”:
Ricordo che i valori degli indici di volatilità al di sopra dei quali i mercati sono considerati “in tensione” sono i 20 punti per quanto riguarda il VIX e i 25 per quanto riguarda il VXN.
Specificato ciò, la mia operatività e le analisi che condivido con voi si basano sull’analisi intermarket; grazie ad essa riesco a combinare diversi asset tra loro che hanno lo scopo di fornirmi una visione più ampia di ciò che accade; è per questo motivo che non tendo spesso a studiare i due benchmark e i corrispondenti indici di volatilità singolarmente, bensì combinandoli tra loro; è così che, cliccando nella barra di ricerca di tradingview i ticker “SPX/VIX” E “NQ1!/VXN” otteniamo i due indici di forza relativa:
I due indici di forza danno informazioni riguardanti il sentiment degli operatori:
• Essendo gli indici di volatilità definiti come “indici di paura”, possiamo affermare che quando gli stessi tendono a sovraperformare i corrispettivi benchmark (disegnando nei due grafici di prezzo dei trend ribassisti) le “paure” superano le “serenità”. Quando un mercato è incerto, l’azionario tende a salire? Direi di no, dal momento che la stessa asset class tende a performare bene in risk on
• Quando le “certezze” superano le “incertezze” i due benchmark tendono invece a sovraperformare gli stessi indici di paura andando a disegnare nei grafici di prezzo dei trend rialzisti
Facciamo un’analisi tecnica dei due indici di forza:
• S&P500/VIX mostra debolezza da inizi novembre 2021; la stessa continua a palesarmi ancora oggi, motivo per il quale la linea di prezzo ha formato una figura di analisi tecnica ribassista, ossia un triangolo discendente
• NASDAQ/VXN mostra gli stessi identici comportamenti, ma stavolta la figura tecnica ribassista è un canale parallelo discendente
Le due figure di analisi tecnica mostrano la maggior forza dell’incertezza rispetto alla certezza. Un ulteriore considerazione è il fatto che questo sentiment negativo sta raggiungendo i minimi visitati durante il crollo dei mercati indotto dalla pandemia nel 2020: gli indici raggiungeranno nuovamente gli stessi? Non posso saperlo in questo momento, ma in ogni caso lo commenteremo assieme.
Questi sono solo due degli indici di forza che considero per capire il sentiment del mercato; pertanto, finchè gli stessi non dimostreranno dapprima segnali di ripresa e successivamente un’inversione di tendenza, la mia visione sui mercati azionari continuerà a rimanere ribassista!
COME LA “PAURA” SI MANIFESTA SUI SETTORI CICLICI E DIFENSIVI
Nella grafica in basso trovate in color rosso l’indice di forza relativo tra i settori dell’S&P500 ciclico e difensivo; in particolare, tra il settore dei beni discrezionali (etf XLY) e quello dei beni di prima necessità (etf XLP). Ho scelto di condividere questo indice per un determinato motivo: la grande correlazione positiva tra l’indice di forza S&P500/VIX.
Commentiamo la grafica:
• Un settore ciclico tende a performare bene quando l’economia si presenta forte e robusta, mentre tende a perdere parte dei guadagni quando la stessa inizia a rallentare e a contrarsi.
• Un settore difensivo non è fortemente dipendente dai cicli economici, motivo per il quale tende a reggere meglio gli urti causati da un rallentamento economico o da una recessione
Nella grafica ho inserito una linea verticale di demarcazione di color blu, che indica il periodo prima dell’8 dicembre 2021, che definiamo “fase di certezza”, e dopo la data stessa, che chiamiamo “fase di incertezza”.
L’indice di forza XLY/XLP dimostra che quando gli investitori “sono impauriti” (ricordate, è il VIX che lo dice!) si ha una preferenza verso i settori difensivi che i settori ciclici (il trend diventa ribassista dal momento in cui XLP inizia a sovraperformare XLY). Ciò che è curioso è questo: nell’ultima analisi spiegavo come l’appiattimento della curva dei rendimenti fosse ricollegata ad un rallentamento economico dove, appunto, il settore dei beni di prima necessità tende a reggere meglio il “pessimismo” rispetto al settore dei beni discrezionali. La sovraperformance da parte dei settori difensivi è iniziata ad inizi dicembre 2021; in quello stesso periodo, come si presentava la curva dei rendimenti?
Stava iniziando ad appiattirsi. Non è un caso quindi che il settore difensivo abbia iniziato a mostrare i muscoli proprio intorno a quella data! L’informazione da trarne è un’ulteriore: è probabile che i mercati azionari abbiano iniziato a cambiare tendenza ad inizi 2022 in quanto pensavano potesse esserci un rallentamento economico, che poi si è palesato attraverso il rallentamento dei diversi dati macroeconomici ma anche dall’ulteriore appiattimento della curva:
Appare quindi chiaro che finché l’indice di forza tra settori XLY/XLP non invertirà la tendenza da ribassista a rialzista la mia visione pessimista nei riguardi dei benchmark azionari persisterà.
L’IMPORTANZA DEI COEFFICIENTI BETA
Non potevo non menzionare in questa analisi i coefficienti beta. Nonostante non sia la prima volta che li nomino, faccio un breve riassunto chiarendo cosa sono e perché rivestono una grande importanza.
Come dice il nome, essi sono dei coefficienti che vengono attribuiti ad ogni azienda. Ogni coefficiente beta oscilla attorno a valori di 1; in particolare, se il beta di un’azienda è uguale a 1, essa tenderà a muoversi in linea con il suo benchmark di riferimento; se il beta di un’azienda è maggiore di 1, essa viene considerata “aggressiva” in quanto tenderà ad avere fluttuazioni maggiori rispetto al mercato di riferimento (in gergo, stiamo parlando di un’azienda considerata “volatile” e quindi rischiosa); se il beta è compreso tra 0 e 1, siamo di fronte ad un’azienda “difensiva” che tende ad avere fluttuazioni di prezzo meno pronunciate rispetto al riferimento (quindi un’azienda meno “volatile” e meno “rischiosa”).
Prendiamo ad esempio due coefficienti beta di due settori totalmente diversi tra loro:
• XLP -> 0.58
• XLY -> 1.18
Immaginiamo che un giorno X l’S&P500 registri una performance del +1,43%. Quali sono i rendimenti attesi dai due settori?
• XLP -> si muoverà 0.58 volte l’S&P500 -> 1.43 x 0.58 = +0.83%
• XLY -> si muoverà 1.18 volte l’S&P500 -> 1.43 x 1.18 = +2.57%
Stesso esempio se il benchmark di riferimento registrasse una performance del -1.43%; prendiamo ora come esempi XLK (settore tech, beta 1.05) e XLU (settore utilities, beta 0.38):
• XLK -> si muoverà 1.05 volte l’S&P500 -> -1.43 x 1.05 = -1.5%
• XLU -> si muoverà 0.38 volte l’S&P500 -> -1.43 x 0.38 = -0.54%
Capito questo concetto, ragioniamo assieme: da marzo 2020 a dicembre 2021 il mercato azionario ha avuto un’unica direzione: quella rialzista. Avendo sempre avuto delle performance positive, esso sarà stato spinto al rialzo da tutti quei settori (o aziende) con coefficienti beta superiori ad 1, giusto? Nello stesso arco di tempo i settori con beta minore di 1, per lo stesso ragionamento, dovrebbero aver sofferto rispetto a quelli con beta superiore ad 1; esistono due etf che replicano i movimenti delle aziende ad alto beta e a basso beta:
• SPLV (aziende a basso beta)
• SPHB (aziende ad alto beta)
Vediamo se da marzo 2020 a dicembre 2021 tutto ciò ipotizzato è vero:
Possiamo affermare che lo è.
Possiamo dire che nell’ultimo periodo siano state invece le aziende a basso beta a sovraperformare quelle ad alto (visto che tendono a soffrire di meno durante i crolli, a differenza delle altre)?
Possiamo affermarlo!
Correlo lo stesso indice di forza al VIX per mostrarvi una qualcosa di interessante:
Esiste una correlazione inversa tra l’indice di forza e l’indice della paura; in particolare, quando il mercato ha certezze (ossia quando il VIX scende) le high beta tendono a sovraperformare le low beta; quando invece le stesse si palesano (ossia quando il VIX sale), sono le low beta ad avere la meglio.
Cosa voglio dire con questo? Che finché saranno le aziende con beta basso a sovraperformare quelle ad alto, la mia visione sui mercati azionari continuerà a rimanere ribassista!
CORRELAZIONE TRA VIX E SPREAD OBBLIGAZIONARIO AD ALTO RENDIMENTO
Come ultimo esempio considero la correlazione diretta tra spread obbligazionario ad alto rendimento e VIX. Ho già trattato questo spread precedentemente, trovate l’argomento al link:
Nonostante ciò, spiego brevemente come va visualizzato:
Innanzitutto, esso è la differenza tra il rendimento delle obbligazioni societarie high yield (obbligazioni spazzatura) con scadenze superiori a un anno e i rendimenti dei titoli di stato del tesoro americano, alla stessa scadenza.
• Vengono paragonati rendimenti di obbligazioni “pericolose” (con bassi ratings) a rendimenti di obbligazioni estremamente “sicure” (con alti ratings, essendo emesse dal governo degli Stati Uniti). Più lo spread sale, più le obbligazioni pericolose aumentano i loro rendimenti rispetto a quelle meno pericolose, più investire nelle high yield è considerato rischioso per l’uguaglianza RISCHIO = RENDIMENTO (più il rendimento della cedola è alto, tanto la stessa è considerata rischiosa). Discorso opposto quando lo spread si restringe.
• Il rendimento di un’obbligazione è inverso al prezzo della stessa: più un bond viene venduto, più il rendimento crescerà; viceversa, quando gli stessi sono acquistati, il loro rendimento decrescerà
• Di conseguenza, se lo spread sale verso l’alto ci sarà una maggior vendita di obbligazioni pericolose (che offrono però dei rendimenti più alti) rispetto a quelle che lo sono meno; quando invece esso si contrae, saranno preferiti i bond più rischiosi di quelli che lo sono meno
• Capito ciò, come possiamo concludere? Quando lo spread sale verso l’alto, ci si ritrova in clima di “pessimismo” in quanto vengono venduti strumenti rischiosi a dispetto di altri poco rischiosi ma meno “attraenti”; quando invece lo spread si contrae, vengono preferiti strumenti ad alto rendimento rispetto a quelli a basso rendimento, tipica situazione di risk on dei mercati.
Questo “pessimismo” dovuto all’allargamento dello spread è correlabile al VIX?
Direi di si! Il VIX riflette le scelte degli operatori:
• Se essi sono incerti e vendono strumenti rischiosi, l’indice della “paura” sale
• Se essi sono ottimisti, il VIX cala mentre gli acquisti di strumenti high yield aumentano
Nel link condiviso poco fa tratto diverse correlazioni con questo spread; qualora non l’aveste ancora fatto consiglio di leggerlo, è importantissimo.
Vediamo come si presenta lo spread in questo periodo:
Esso si trova in territorio rialzista da fine dicembre 2021.
Gli investitori, di conseguenza, stanno scaricando quantità abbondanti di obbligazioni pericolose.
SIAMO IN RISK OFF!
Tutti gli indici di forza condivisi in questa analisi hanno uno ed un unico scopo: farvi capire quale sia da inizio anno ad oggi il clima di mercato. Avrete già capito durante la lettura che gli investitori non sembra siano disposti a rischiare. La domanda che faccio a voi è questa: considerando gli indici di forza condivisi, come si può aver una visione rialzista dei mercati azionari, essendo le azioni una asset class definita “ad alto rendimento”?
Fintanto che tutti gli indici di forza mostrati non invertiranno la loro tendenza, la mia visione rimarrà ribassista.
Spero di aver dato un contributo, vi terrò aggiornati qualora si presentassero nuovi sviluppi o qualora cambiasse la mia visione.
Buona giornata, Matteo Farci
MOVE INDEX: L'INDICE CHE FORNISCE TANTI SEGNALI CONCRETIMOVE INDEX: L’INDICE DELLA PAURA DEL MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Ciao lettori, questa analisi da me scritta è la seconda parte riguardante il mercato obbligazionario. All'inizio della prossima settimana, rispettando le linee guida imposte da tradingview, vi fornirò il link. Alcuni utenti di tradingview si sono già iscritti e per questo gli ringrazio.
Detto ciò, nella prima analisi sul mercato obbligazionario (che trovate solo nel mio blog) ho analizzato in linea generale cosa sono le obbligazioni, in particolare i titoli di stato americani. Ho collegato ciò alla curva dei rendimenti, facendo diversi esempi reali delle forme che essa può assumere, il tutto correlato con l’economia; successivamente ho trattato lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato a 10 e 2 anni, per poi concludere con i TIPS, ossia le obbligazioni indicizzate all’inflazione.
Oggi tratterò un indicatore molto particolare: il MOVE Index.
VOLATILITA’ STORICA E VOLATILITA’ IMPLICITA
Il MOVE index è l’indice di volatilità del mercato obbligazionario. Per chi ancora non lo sapesse, cos’è la volatilità? Non è altro che un indice che misura quanto i rendimenti di un certo asset (in questo caso quindi le obbligazioni) si discostano dal proprio valore medio in un determinato intervallo di tempo; facciamo un esempio: se un particolare asset ha registrato una volatilità del 2% in un dato periodo significa che, nello stesso periodo considerato, il valore dell’asset si è discostato in media del 2% dal suo prezzo medio.
E’ importante definire due tipi di volatilità ai fini di capire cos’è il MOVE:
• Volatilità storica: Essa ci dice quanto un asset, nel passato, si sia discostato dal proprio valore medio. E’ un dato che quindi ci fornisce informazioni di un periodo passato. Le bande di Bollinger o l’ATR sono ad esempio dei strumenti utilizzati da tanti analisti tecnici utili a calcolare la volatilità storica di un asset:
• Volatilità implicita: mentre la storica fornisce informazioni riguardanti il passato, l’implicita invece fornisce una stima della volatilità futura di un determinato sottostante; è quindi da considerare una misura delle aspettative degli operatori circa la variabilità futura dello strumento considerato.
Essa non può essere calcolata tramite strumenti quali ATR o Bande di BollInger, bensì attraverso il prezzo delle opzioni; non rappresenta l’ampiezza delle oscillazioni di prezzo di un dato asset in un determinato periodo, bensì una misura della certezza o dell’ incertezza sul comportamento futuro dello stesso asset.
IL MOVE INDEX
Tornando al MOVE, esso non è altro che un indice che misura la volatilità implicita del mondo obbligazionario.
E’ calcolato seguendo il movimento della volatilità implicita dei rendimenti dei titoli di stato statunitensi (quelli che ho analizzato nel primo articolo) a 2, 5, 10 e 30 anni, con riferimento ai prezzi delle opzioni a 1 mese.
L’indice ha questo aspetto:
Per ricercarlo su tradingview è necessario scrivere nella barra di ricerca la signa “MOVE”.
I valori considerati dagli esperti come valori limiti sono gli 80 e i 120 punti. Gli 80 rappresentano uno stato emotivo di estrema “tranquillità”, mentre il valore di 120 una di “estrema paura”. Al di sopra dei 120 o al di sotto degli 80 abbiamo delle fasi di mercato instabili. In particolare, è quando il MOVE scende al di sotto dei 55 punti che si iniziano a presagire delle fasi finanziarie anomale. Vediamo perché:
Come potete osservare, le svariate volte in cui l’indice è arrivato ai 55 punti o è sceso al di sotto di essi, è stato anticipatore di determinati crolli azionari, causati dai più svariati problemi: nel 2007 è stato anticipatore della crisi immobiliare e nel 2020 della pandemia Covid-19; nel 2015 ha anticipato il crollo del mercato dovuto a un rialzo dei tassi di interesse seguenti ad anni di politica monetaria ultra accomodante; nel 2018, invece, è stato il preludio del crollo causato dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e da una politica monetaria restrittiva. Ma non solo: ha anticipato anche la bolla di internet del 2000 (purtroppo non posso farvi notare ciò a livello grafico in quanto tradingview non ha abbastanza dati storici).
Quindi, il più delle volte che il MOVE ha raggiunto valori appena mostrati, i mercati azionari ne hanno risentito, perdendo poi tanto in valore percentuale (sempre oltre i 15 punti percentuali). Questo cosa ha causato a livello emotivo ai mercati finanziari? Chiaramente tanta paura e incertezza. Dove possiamo riscontrare a livello grafico ciò che ho appena affermato? Sul VIX chiaramente, ossia l’indice di paura dell’S&P500 (il VIX mostra l'aspettativa di volatilità del mercato a 30 giorni ed è costruito utilizzando le volatilità implicite di un'ampia gamma di opzioni su indici S&P 500). Osservate:
Ho evidenziato nel MOVE, con dei quadratini neri, gli stessi valori negli stessi archi temporali considerati precedentemente. Ogni qualvolta esso abbia raggiunto valori di 55 punti (o inferiori), il VIX si è conseguentemente rialzato come naturale conseguenza di paura e incertezza degli investitori, fino ad arrivare successivamente a “sgonfiarsi” non appena il mercato trovava pace e certezze.
L’introduzione del VIX in questo particolare paragrafo mi è utile per spiegarvi essenzialmente due cose fondamentali:
• Il ruolo delle obbligazioni come bene rifugio
• I picchi del MOVE a 120 punti, oltre di essi o in loro prossimità (ossia in territorio di estrema paura)
Ora sarò più chiaro. Come abbiamo appena visto, la volatilità dell’S&P500 andava subito a salire oltre i 20 punti ogni qualvolta il bechmark stesso andava a crollare. Ciò in termini pratici cosa significa? Che gli investitori toglievano il denaro dal mercato azionario in quanto esso, essendo rischioso, non poteva costituire in determinati periodi un “porto sicuro”; il discorso è che gli investitori non lasciano mai il denaro “fermo”, bensì vanno a riposizionarli in porti considerati in quei particolari momenti più sicuri. Quali sono questi? Uno di è il mercato obbligazionario! Ogni qualvolta l’S&P500 ha avuto i cali conseguenti a livelli di 55 punti del MOVE, gli investitori sono sempre andati a riposizionarsi sulle obbligazioni, andando a comprarle, con il conseguente deprezzamento del rendimento dell’obbligazione associata. Quindi tutti quei picchi del MOVE che osservate a 120 punti, al di sopra di essi o in loro prossimità sono la rappresentazione grafica di uno spostamento di capitali da un mercato ad un altro, ossia da quello azionario a quello obbligazionario (quindi da uno più rischioso ad uno più sicuro).
Osservate questa grafica:
Come obbligazioni ho scelto il decennale americano, in particolare il suo rendimento. Ora focalizzate l’attenzione sugli andamenti dei vari asset all’interno dei diversi rettangoli gialli; vedete come ogni qualvolta il MOVE e il VIX siano sparati al rialzo il rendimento del decennale sia invece sceso? Ciò significa appunto che, per la relazione inversa tra obbligazione e rendimento (che ho spiegato nel precedente articolo), si compravano obbligazioni.
Lo stesso discorso può essere applicato anche utilizzando obbligazioni ad altra scadenza, in particolare quelle a scadenze di 2, 5 e 30 anni.
Spero di essere stato abbastanza chiaro.
Con questo ho terminato la parte teorica riguardando questo particolare indicatore di volatilità. Nel prossimo paragrafo vi svelerò invece alcune particolari correlazioni.
LA CORRELAZIONE TRA MOVE INDEX E LO SPREAD DEI RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO USA A 10 E 2 ANNI
Con il grafico soprastante voglio presentarvi un indicatore che probabilmente molti di voi non conosceranno: l’indice di correlazione. E’ facile da trovare: digitate nella barra di ricerca degli indicatori di tradingview la sigla “CC”, selezionate l’indicatore e successivamente scegliete l’asset che volete correlare con il sottostante preso in considerazione. Come potete constatare voi stessi, questo indicatore oscilla tra 1 e -1: con il numero 1 si fa riferimento ad una correlazione diretta al 100% (ossia entrambi gli asset seguono alla perfezione lo stesso andamento) mentre con -1 si fa riferimento alla situazione opposta, ossia ad una correlazione indiretta al 100% (se un asset sale, l’altro scende con un ugual intensità). Tutti i numeri compresi tra 1 e -1 sono riferiti a correlazioni non perfette.
Osserviamo il grafico: notate come, per la maggior parte del tempo, il MOVE e lo spread si muovano assieme segnando una correlazione diretta. Accade invece poche volte il contrario. Ma quando si verifica quest’ultima condizione, cosa succede all’S&P500? Vediamolo insieme:
Ogni qualvolta l’indice di correlazione entra in territorio negativo, il bechmark S&P ritraccia o crolla. Il fatto più interessante è che questo indice è un ottimo strumento per prevedere possibili ritracciamenti o crolli: se notate, tutte le volte che l’indicatore è entrato in negativo ha sempre anticipato il mercato, ad eccezione degli inizi del 2019.
RAPPORTO DI FORZA RELATIVA TRA VIX E MOVE
La linea di prezzo blu che vedete nella grafica di sopra altro non è che il rapporto di forza relativa tra il VIX e il MOVE. Per ricercare questo tipo di correlazione selezionate nella barra di ricerca di tradingview “VIX/MOVE” e otterrete lo stesso grafico.
I livelli da considerare, a parer mio, sono i 0.29 punti e i 0.13. Ora vi svelerò perché, correlando lo stesso indice con il rendimento del decennale americano e successivamente con l’S&P 500:
Prestate molta attenzione: ogni qualvolta l’indice ha stagnato intorno a valori di 0.15 punti o al di sotto, il decennale ha aumentato il suo rendimento. Questo, per il rapporto inverso tra obbligazione e rendimento, significa che, in quei stessi archi temporali, gli investitori vendevano obbligazioni. Caso contrario invece quando l’indice raggiungeva i 0.29 punti: rendimento del decennale in trend ribassista, dato dal fatto che gli investitori stessero comprando obbligazioni.
Ora correliamo il tutto al mercato azionario, in particolare all’S&P500:
Ogni qualvolta il VIX si dimostrava più forte del MOVE e si raggiungono valori di 0.29 punti e oltre, il bechmark tendeva a ritracciare (o crollare) ; in caso contrario, a valori bassi da 0.15 punti, tende invece a salire.
Ora riepiloghiamo:
• Valori di 0.29: azioni vendute e obbligazioni comprate
• Valori di 0.15: azioni comprate e obbligazioni vendute
Cosa ci dice tutto ciò? Ci da informazioni riguardo il sentiment degli operatori, in altre parole ci riferisce la rotazione dei capitali che avviene dal mondo azionario al mondo obbligazionario e viceversa! Dal lato teorico è facile spiegare il motivo per cui essa avviene: quando il VIX si dimostra più forte del MOVE significa che la paura nel mercato azionario è maggiore rispetto a quella nel mondo obbligazionario (visto che stiamo parlando di indici di paura): è per questo che gli investitori posizionano i loro capitali dove sanno di avere “meno rischio”. In caso contrario, se fosse il MOVE a dimostrarsi più forte del VIX, accadrebbe il contrario, con un azionario più forte dell’obbligazionario.
Possiamo quindi definire questo indice di forza relativa come un indicatore di sentiment di mercato.
Esso è inoltre utile per evidenziare bottom di mercato. Il segnale ci viene dato quando raggiunge i 0.37 punti.
Questo segnale tuttavia non è affidabile tanto quanto quello considerato dalla correlazione tra lo spread e il MOVE, tuttavia ci suggerisce che un mercato potrebbe aver arrestato la sua caduta.
La seconda analisi incentrata sul mercato obbligazionario termina qua. Nel blog, all'inizio della prossima settimana, pubblicherò un'analisi in cui utilizzerò gli stessi indicatori appena descritti per avere una visione più chiara di quello che oggi sta accadendo ai mercati finanziari.
MATTEO FARCI
[S&P 500] Panoramica mercato USA - in attesa dei dati macro #1Userò queste idee come diario in modo da provare a mettere insieme i pensieri sperando che rileggerle in futuro possa essere d'aiuto nella difficile navigazione (e sopravvivenza) sui mercati. Difficilmente posterò idee operative vere e proprie.
Dopo il crollo della settimana scorsa (cause: rialzo tassi BOJ → crisi carry trade , dati macro in peggioramento → Sahm Rule , vendita metà azioni Apple da parte di Buffett), diamo uno sguardo ai dati storici da una prospettiva quantitativa:
Come già successo 70 volte dal 1990, quando il VIX chiude a 51,1 o più (4 deviazioni standard sopra la media di lungo periodo), i rendimenti futuri sono in media del:
+1,8% nel mese successivo
-1,4% nei prossimi 3 mesi
+9,2 nei prossimi 6 mesi
+31,0% nei prossimi 12 mesi.
Invece, come già successo 333 volte dal 1990 (escluso l'attuale spike) quando il VIX chiude a 35,3 o più (2 deviazioni standard), i rendimenti futuri sono in media del:
+2,4% nel mese successivo
+6,9% nei prossimi 3 mesi
+15,3 nei prossimi 6 mesi
+29,4 nei prossimi 12 mesi
Quando la volatilità del mercato azionario è enorme (+4 deviazioni standard) tende a persistere e a smorzare i rendimenti da 1 a 3 mesi, mentre livelli meno elevati (+2 deviazioni standard) suggeriscono un futuro più roseo a breve/medio termine.
La chiusura del VIX di lunedì a 38,6, (massimi dell'anno finora), sono di conseguenza un buon segno per quanto riguarda i rendimenti futuri, poiché non si avvicinano al livello di 51,1 (4 deviazioni standard).
Dalla sua nascita nel 1990, la chiusura media giornaliera del VIX è di 19,5. Lunedì ha toccato un livello che in precedenza aveva raggiunto solo lo 0,8% delle volte, durante le maggiori crisi. Alla chiusura di martedì è tornato a 27,7, ma dopo un tale spostamento sono probabili altre ondate.
La volatilità del mercato azionario ha raggiunto un'intensità pari alle peggiori crisi della storia. Se si è trattato di un panico momentaneo che può essere tranquillamente ignorato, è stato il primo in un secolo.
Secondo Peter Tchir (Academy Securities) il picco del VIX è stato così estremo a causa della mancanza di liquidità nelle opzioni su cui si basa il calcolo dell'indice. I futures del VIX, non hanno mostrato nulla di simile. Ciò implica problemi nel mercato delle opzioni .
Secondo Datatrek International in assenza di un catalizzatore specifico (un grande evento economico/finanziario), " il VIX ci sta dicendo che abbiamo tempo (4-6 settimane) prima che un vero e proprio minimo investibile sia a portata di mano ". Fondamentale sarà osservare i dati macro prossimi al rilascio e verificare se una recessione dell'economia americana è realmente alle porte.
Al momento, i non-farm payrolls sono cresciuti di poco più di 100.000 unità e il tasso di disoccupazione rimane al di sotto del 4,5% (durante la crisi finanziaria sub-prime raggiunse il 10%), al momento i numeri seppur in peggioramento non vanno verso una recessione certa.
Perché allora il dato è stato preso così negativamente dal mercato?
1- Il dato è arrivato nel momento in cui la BOJ ha alzato i tassi di interesse sullo yen creando
enormi scompensi su lato carry trade
2- Buffett ha venduto la metà delle sue azioni Apple
3- Il dato sulla disoccupazione non è tanto preoccupante per il numerò in sé, ma lo è perché è rientrato nella cosiddetta “Sahm Rule”, che si basa sulla velocità di crescita del tasso di disoccupazione. Quindi 4,5% è un valore ancora basso, ma c'è stata un'accelerazione preoccupante di perdita di posti di lavoro americani.
Da sottolineare però che la stessa Sahm ha dichiarato che, nelle bizzarre condizioni post-pandemia, è possibile che la regola questa volta dia un falso positivo. Sia la curva dei rendimenti invertita nel mercato obbligazionario sia vari indicatori economici anticipatori, di solito indicatori di recessione quasi infallibili, gridano al rallentamento da quasi due anni. Al momento, non è ancora successo niente.
Lato Fed, negli ultimi tre mesi, le aspettative di tagli si sono costantemente rafforzate. Dalla riunione del Federal Open Market Committee di mercoledì, i futures sui fed funds hanno toccato il fondo. Per le prossime quattro riunioni, prevedono tagli di 1,5 punti percentuali, il che implica che la banca centrale taglierà di oltre 25 punti base almeno due volte.
Le obbligazioni battono le azioni quando si pensa che un rallentamento costringerà a tagliare i tassi. Da notare anche che secondo vari sondaggi è ancora preponderante l'idea di un cosiddetto “soft-landing” (quindi di una crisi “soft”) anche se i consensi a riguardo sono diminuiti rispetto inizio 2024. (Il consenso maggioritario su un soft landing, a seguito di un evento catalizzatore come un fallimento importante, potrebbe portare ad un hard-landing più violento).
→ vedi Shiller PE Ratio +34 (Rapporto Prezzo/Utili superiore ai massimi pre-crisi 1929).
Nello storico dello S&P 500 ci sono state diversi crolli nel mese di agosto e tutti i maggiori hanno portato a chiudere l'anno più o meno per come era iniziato, tranne nel 1998 dove l'anno si chiuse ad un +25%. (a seguito di default Russia e crisi LTCM).
Nel settembre 1998 a seguito di un ulteriore ribasso, quando i mercati obbligazionari rimasero completamente in panne, la Fed effettuò un insolito taglio dei fed funds tra una riunione e l'altra. Questo incidente ha dato vita all'espressione "Fed Put", e la nuova liquidità della Fed ha dato il via a una straordinaria impennata speculativa con l'arrivo sul mercato delle dot-com. (E successiva bolla).
Oggi quel taglio viene generalmente considerato un errore. L'iniziale selloff guidato dalla Russia ha innescato una seconda ondata di ribasso perché ha lasciato un'importante istituzione finanziaria (LTCM) in gravi difficoltà. Il massiccio rimbalzo che ha fatto chiudere l'anno ad un +25% è avvenuto perché il mercato ha effettivamente spinto (obbligato) la Fed a tagliare i tassi .
Tornando nel 2024, a seguito del cosiddetto “Fed Put” difficilmente la Fed tornerà a mettersi in una situazione simile, con tagli inaspettati dei tassi, nonostante possibili eventi catalizzatori.
L'allentamento dei tassi è ancora probabile, ma in assenza di un incidente paragonabile a LTCM, Lehman Brothers o SVB, è improbabile che prenda decisioni estreme e rischi di innescare un boom speculativo come quello del 1998.
Secondo Harry Colvin (Longview Economics) ci sono stati 15 selloff dell'S&P 500 dal 1978, in cui l'ondata iniziale di vendite ha fatto scendere l'indice di almeno il 10%. La probabilità di un retest dei minimi iniziali è alta. In 13 dei 15 esempi, il retest del minimo dell'onda uno si è verificato in una successiva ondata di vendite (cioè a seguito di un breve rally ralzista). Le due eccezioni sono state l'aprile 2012 e l'ottobre 1997.
Qualsiasi cosa che potenzialmente indebolisca ulteriormente il dollaro potrebbe esacerbare l'esaurimento del carry trade dello yen. L'ampio crollo del mercato dimostra che gli investitori ritengono che la Fed non abbia altra scelta che tagliare in modo aggressivo, questo si è tradotto in una debolezza del dollaro che non si vedeva da mesi.
Il carry trade con lo yen sembra stia svolgendosi al ritmo più veloce dal suo famigerato crollo in seguito alla crisi dei mutui subprime nel 2007 e 2008. Poiché il carry trade con il peso messicano ha ancora, sorprendentemente, generato un rendimento totale superiore a quello dell'S&P 500 dalla vigilia della pandemia, è lecito pensare che l'esaurimento possa andare oltre.
Le ragioni dell'ottimismo sulla ripresa degli indici azionari richiedono più o meno pessimismo sul dollaro.
Conclusioni : secondo un'analisi quantitativa dei dati storici l'unico caso in cui a seguito di un crollo come quello appena avvenuto c'è stata una ripresa eccezionale è il settembre/ottobre 1998, con il taglio dei tassi a sorpresa della Fed ("Fed Put").
E' probabile un retest dei minimi, ancora è troppo presto per entrare.
Occorre attendere le prossime settimane per evento catalizzatore (es: fallimento importante), nonostante ciò intervento estremo della Fed è pesato poco probabile (va messo in conto l'elezione di Novembre).
In attesa dei dati macro, considerare che l'enorme immissione di liquidità del periodo pandemico possa continuare a reggere il rallentamento economico americano.
Osservazioni future : Dollaro e carry trade sullo Yen, mercato obbligazionario, dati macro.
I MERCATI AZIONARI RIVISITERANNO I MASSIMI STORICI? LA MIA IDEASalve ragazzi.
L’analisi che condivido stamani ha l’obiettivo di far chiarezza su quello che sta accadendo sul mercato azionario americano. Abbiamo assistito ad un grande rimbalzo da parte dei due bechmark di riferimento S&P500 e Nasdaq; quello da chiedersi è:” i mercati rivisiteranno i massimi storici?”
Proveremo a capirlo insieme in questa analisi.
ANALISI TECNICA S&P500
L’S&P ha avuto la capacità di risollevarsi del 9.18% in circa due settimane; questo recupero è scaturito da un doppio minimo, accompagnato da una divergenza osservabile nell’RSI. Se l’indice continuasse a salire, la prima resistenza sarebbe rappresentata dalla struttura a 4600$ (soglia anche psicologica).
Analizzando i volumi, ho applicato due medie volumetriche: una veloce a 10 periodi (che ingloba le ultime 10 sedute di contrattazioni) e una lenta a 50 periodi. Cosa si può osservare? Che i volumi a brevissimo periodo stanno diminuendo, e ciò è constatato anche dal death cross avvenuto, ossia dal passaggio della media volumetrica veloce al di sotto di quella lenta.
Analizzando l’RSI, osservate come lo stesso abbia avuto la forza di rompere al rialzo la trendline dinamica ribassista che indicava un lento indebolimento del prezzo da novembre 2021.
ANALISI TECNICA NASDAQ
Comportamento del Nasdaq simile a quello dell’S&P500; il prezzo riesce a recuperare 13 punti percentuali dopo aver rimbalzato sul supporto a 13000$, soglia psicologica. La prossima struttura, qualora volesse continuare il recupero, sarebbe costituita dalla resistenza a 15000$.
I volumi che hanno accompagnato il recupero si sono dimostrati deboli, palesati dalla “death cross volumetrica” già riscontrata nel precedente indice.
Stesso identico comportamento dell’RSI se correlato con quello dell’S&P500: rialzo del prezzo accompagnato dalla rottura della trendline dinamica ribassista che evidenziava la debolezza del prezzo da inizi novembre 2021.
INDICI DI VOLATILITA’ VIX E VXN
Andiamo ad analizzare ora gli “indici di paura” VIX (per l’S&P500) e VXN (per il Nasdaq) in maniera da capire quale possa essere l’emotività degli investitori:
Entrambi gli indici di volatilità stanno contraendo. Riescono a raggiungere dei top relativi l’8 marzo (il VIX a 37.5 punti e il VXN a 39), andando a visitare due resistenze evidenziate nelle due grafiche. Entrambi si trovano al momento in prossimità delle cosiddette “soglie di tranquillità”, per il VIX costituita dal livello dei 20 punti, mentre per il VXN dai 25; è stato lo sgonfiarsi di queste “paure” ad aver permesso ai due indici di tentare il recupero a cui abbiamo assistito nelle ultime due settimane? L’ipotesi può essere plausibile, dal momento che questi 4 asset sono correlati tra loro; infatti, ricordiamo che alle salite tendenziali degli indici, le volatilità si mantengono tipicamente basse; ciò invece non accade nella situazione opposta: ogni qualvolta essi crollano o ritracciano, è quasi inevitabile che gli indici di volatilità si spingano verso valori alti. Questo è dimostrato dalle prossime due grafiche:
Osservate come ogni picco da parte del VIX, che esso fosse di notevole o di poca rilevante intensità, ha accompagnato l’indice al ribasso. Da osservare come successivamente l’indice sia sempre ripartito al rialzo con lo sgonfiarsi della stessa volatilità; questo comportamento indice/volatilità si sta ripetendo anche in queste ultime settimane; vedremo la volatilità rivisitare valori inferiori di 20 punti?
Stesso identico discorso se condividessi il Nasdaq con il VXN:
ANALISI CON LE MEDIE MOBILI VOLUMETRICHE
Analizzerò ora l’indice S&P500 attraverso le medie mobili volumetriche per capire il sentiment degli investitori. Dividerò l’indice in diversi archi temporali “colorati”, in questo modo:
Non analizzerò il Nasdaq in quanto il suo comportamento si è presentato praticamente identico all’S&P500, sia per quanto riguarda la price action che la parte volumetrica.
Iniziamo dalla zona rossa!
Osservate come l’indice abbia creato all’interno dell’area rossa un canale ribassista. Guardiamo i volumi: non appena esso ha invertito la sua tendenza di breve periodo, i volumi sono andati immediatamente a gonfiarsi, con la naturale conseguenza del “golden cross”, ossia il passaggio della media volumetrica veloce al di sopra di quella lenta, da considerarsi in questo caso un segnale ribassista (ribassista perché la media veloce è stata mossa da volumi ribassisti). Come possiamo leggere il golden cross? Visto che parliamo di volumi, come un cambio di umore! Questo perché? Perché se il prezzo di un asset è mosso da più volumi rispetto alla media (in questo caso, rispetto alla media volumetrica a 50 periodi) significa necessariamente che la volontà degli investitori di portare un prezzo al rialzo o al ribasso è più forte. Questa voglia a parer vostro era presente nella zona temporale antecedente la zona rossa? No! Possiamo affermare questo perché non abbiamo assistito ad un aumento di volumi a breve termine.
Passiamo ora alla zona nera:
Il sentiment cambia quando si verifica il “death cross”: la media mobile volumetrica veloce passa al di sotto di quella lenta, con il contemporaneo breakout rialzista della trendline ribassista. Avendo smaltito il sentiment negativo, l’indice riesce a respirare, andando a segnare una performance positiva di 8.5 punti percentuali. Il rialzo dell’indice all’interno della zona nera è stato accompagnato da bassi volumi rispetto alla media. Come possiamo definire la differenza di volumi tra la zona rossa e quella nera? In quella rossa avevamo avuto uno storno accompagnato da alti volumi (il che significa grande volontà da parte del mercato di spingere al ribasso il prezzo). Dopo, nella zona nera, la stessa voglia non si è manifestata. Perché? Perché i volumi, appunto, sono diminuiti, indicandoci il cambiamento di sentiment, ossia quella particolare condizione che ha permesso all’indice di salire. Provate ad immaginare la situazione in questo modo: nella zona rossa la voglia di portare il prezzo al ribasso era stata manifestata dagli ampi volumi ribassisti che avevano permesso il “golden cross”; successivamente la voglia degli investitori è andata a scemare (e ciò è riscontrabile nei volumi che sono diminuiti) permettendo all’indice di risalire. Sono stato chiaro? L’indice non sarebbe risalito se non avessimo visto un cambio di umore!
Arriviamo dunque alla zona viola, dove l’indice inizia a creare una distribuzione:
Quando osserviamo il breakout al ribasso? Esso è avvenuto in corrispondenza del cambio di sentiment, rappresentato nelle medie volumetriche dal golden cross! Voglio farvi osservare un qualcosa di particolare: fintanto che il sentiment rimane invariato, ossia fintanto che il golden cross rimane intatto, il prezzo non riesce a raggiungere nuovi massimi, andando tuttavia a formare la figura di analisi tecnica rialzista triangolo ascendente. Il nuovo massimo di mercato giunge nella zona verde:
Il breakout del triangolo ascendente (con il raggiungimento dell’ultimo massimo storico) non giunge in concomitanza con l’incrocio delle medie mobili volumetriche, tuttavia c’è da analizzare la distanza tra il volume della candela del breakout e la media volumetrica veloce (indicata nel grafico dalla freccia rossa): avete presente nelle mie analisi quando esprimo il concetto “più un prezzo si trova a grande distanza con la media mobile veloce a 50 periodi, tanto esso è da considerarsi forte”? Ecco, possiamo applicare lo stesso concetto anche in questo caso, cambiando però alcune variabili, ossia “più un volume si trova a grande distanza dalla media mobile volumetrica veloce a 10 periodi, tanto esso è da considerarsi un cambiamento di sentiment”; in molti vi chiederete :”in che senso cambiamento di sentiment?” Perché i volumi precedenti erano stati gonfiati specialmente da candele ribassiste e non da candele rialziste (e questo potete voi stessi osservarlo nei grafici) ragion per il quale quel breakout può essere visto come “accompagnato da un cambiamento di sentiment”.
L’incrocio tra le medie volumetriche avviene poco dopo, tuttavia non si assiste ad alcun nuovo impulso da parte dell’indice. Perché? Ne parleremo nel prossimo paragrafo.
Arriviamo dunque alla zona blu, ossia quella in cui l’indice, da inizio 2022, inizia il suo lento declino.
Vi evidenzio un testa e spalle ribassista. La rottura della neckline è accompagnata da un cambio di sentiment e dal golden cross. Dopo essere riuscito a visitare la struttura a 4300$, l’indice rintraccia e dopo qualche seduta riprende il suo trend al ribasso dal momento che il sentiment identificato dalle medie mobili volumetriche non cambia (infatti la media volumetrica veloce rimane quasi sempre al di sopra di quella lenta, evidenziando il fatto che il cambiamento di sentiment non è cambiato).
Si giunge quindi al “pavimento” a 4130$: il prezzo crea un doppio minimo.
Arriviamo infine alla zona arancio. La formazione del doppio minimo è validata dal cambio di umore da parte degli investitori: i volumi in vendita si affievoliscono, facendo riabbassare la media volumetrica veloce a 10 periodi al di sotto di quella a 50; questo permette il rimbalzo del prezzo.
Nonostante i due indici azionari di riferimento abbiano segnato rimbalzi dal +9% (S&P) e dal 13% (Nasdaq) in concomitanza con la contrazione delle volatilità (detto in altri termini, in concomitanza con una “diminuzione di paura”), ci sono dei segnali particolari che a parer mio potrebbero suggerire che stiamo assistendo sì ad un recupero, ma non tanto forte quanto si possa credere.
PERCHE’ NON MI CONVINCE L’ULTIMO RIMBALZO DEGLI INDICI?
Questi particolari segnali li ritroviamo in alcuni indici di forza relativa di cui ora vi parlerò.
• FORZA RELATIVA TRA S&P500 E SETTORI DIFENSIVI: BENI DI PRIMA NECESSITA’ E UTILITIES
Da cosa deriva la creazione di questi due indici di forza relativa? Il settore dei beni di prima necessità (XLP) e il settore delle utilities (XLU) sono difensivi, ossia quei particolari settore che tendenzialmente non vanno a sovraperformare il loro bechmark di riferimento durante momenti di risk on ma a sovraperformarlo in momenti di risk-off. Da cosa deriva questa peculiarità? L’informazione possiamo ritrovarla nei coefficienti beta. Sapete cosa misura questo particolare coefficiente? La variazione che ha un settore (o anche una singola azienda) rispetto al mercato di riferimento. Il Beta di XLP è uguale a 0.60 mentre quello di XLU a 0.37.
Questo significa che se l’S&P500 segnasse un +2%, XLP segnerebbe un +(2 X 0.6)= +1,2% e XLU un +(2 X 0.37)= +0.74%; ecco dimostrato il motivo per cui in momenti di risk on essi non sovraperformano l’S&P.
Se invece quest’ultimo segnasse un -2%? XLP segnerebbe una performance di -1,2% e XLU di un -0.74%.
Grafichiamo il tutto:
Notate come entrambi gli indici di forza siano saliti dal recupero post-covid 19 fino ad inizi novembre 2021. Ciò è accaduto poiché l’indice di riferimento è andato a sovraperformare i due settori. Avendo capito che i due sono difensivi, che tipo di informazioni ci forniscono i due indici? Che da marzo 2020 a novembre 2021 i mercati erano in risk on! Se fosse stato il contrario (risk-off), avremmo assistito a una sovraperformance da parte dei settori difensivi, che tendono a beneficiare di più in questi particolari scenari! Questo cambio di forza è avvenuto infine con i breakout dei supporti dinamici a inizi di dicembre 2021.
Quindi, tornando al quesito di prima, perché non mi fido tanto dell’ultimo rimbalzo dei mercati azionari americani?
Perché questi indici di forza relativa mi stanno suggerendo che siamo in clima di risk-off e non in risk-on; in momenti di risk off il mercato azionario tende a performare bene? No, perché offre alti rendimenti ma ti espone a un altrettanto rischio.
C’è un altro indice di forza relativa che fa riflettere, ossia quello tra l’S&P500 e il VIX:
Mi piace definire questo indice di forza come “quanta paura c’è al rischio”; che informazioni ci fornisce? Se sale, significa che c’è avversione al rischio, se scende l’esatto contrario.
Osservandolo, cosa possiamo dedurre? Dai minimi di marzo 2020 l’indice è salito fino ad arrivare a visitare dei massimi, a inizi novembre 2021. Successivamente è iniziato il lento trend ribassista identificato dalle due trendline dinamiche ribassiste di color blu. Questa inversione di tendenza è avvenuta in concomitanza con le inversioni dei due indici visti precedentemente. E’ un caso?
Spero questa analisi possa essere utile a tutti.
Matteo Farci
Calma piatta… ma occhio al VIX 10 dicembre Sul mercato delle opzioni e precisamente sul future sul VIX si sono notati movimenti interessanti nella seduta di ieri. Nonostante il mercato americano fosse solo in lieve ribasso, il VIX e’ salito del 16%.
questi movimenti sono da imputare probabilmente ad attivita’ di copertura in vista degli appuntamenti di questa settimana.
Dopo i rialzi di quest’anno chi ha ottenuto buone performances si copre per gli ultimi giorni dell’anno.
E cosi, chi puo’ ricorre alle opzioni acquistando put o implementando strategie di copertura che comunque implicano l’acquisto di vola.
Non mancano poi le operazioni speculative poste in essere direttamente dai trader sul VIX che “scommettono” su un aumento della vola in seguito agli avvenimenti di questa settimana.
Quali sono i livelli verso cui puo’ “puntare” il VIX?
I livelli da guardare sono due:
18: e’ il livello che rappresenta il ritracciamento del 50% dai minimi di quest’anno
20: e’ il livello con il piu’ elevato open interest sulle opzioni sul VIX e come tale e’ il livello verso cui il VIX potrebbe tendere in prossimita’ della scadenza.
Radar Economico – 26 aprile 2025 Radar Economico – 26 aprile 2025
HEADLINE DEL GIORNO
Il Bullish Percent S&P 500 (64,2 %) e il calo del VIX (24,84, –6,16 %) riflettono un moderato ritorno del risk appetite; tuttavia, l’aumento del Bullish Percent conferma che il sentiment bullish è ancora in fase di consolidamento. Questa dinamica suggerisce opportunità di ingresso selettivo, ma con coperture tattiche date le protezioni difensive dei market‐maker.
La prossima settimana sono previste le trimestrali di diverse importanti aziende tech.
2. EVENTI AGGIUNTIVI
- **Fed Minutes** (22 aprile) in arrivo: si attendono conferme sulla guidance “higher for longer”.
- **ADP USA**: +195 K nuovi impieghi ad aprile, oltre le stime, aumento della pressione sui tassi.
- **Asta Treasury 2Y**: domanda solida (bid/cover 2,8×), segnale di fiducia a breve.
- **PMI Composite** Usa: 50,2, in leggero calo ma ancora in espansione.
3. INDICATORI DI RISCHIO E VOLATILITÀ
- **VIX (S&P 500)**: 24,84 (–6,16 %) → volatilità equity in forte calo; apre range di price action più ampi.
- **VIX3M**: 25,37 (–4,05 %) → volatilità a 3 mesi in discesa, conferma momentum risk‐on.
- **VXN (Nasdaq 100)**: 28,37 (–5,31 %) → compressione della volatilità tech, ovvero una riduzione delle oscillazioni dei prezzi delle azioni tecnologiche che segnala un periodo di consolidamento e minori spinte speculative nel settore.
- **MOVE**: 105,79 (–2,30 %) → volatilità obbligazionaria ancora elevata; raccomandato duration management breve/media.
- **SKEW**: 132,37 (+2,60 %) → rischio tail events ancora significativo; mantenere protezioni put.
- **Put/Call Ratio**: SPY 1,12 (–11,11 %), QQQ 1,09 (–24,31 %), SPX 1,37 (+3,01 %), VIX 0,62 (+21,57 %) → persistent demand di copertura.
- **BTP–Bund 10Y**: 109,9 bp (+0,09 %) → spread sovrano stabile, nessun grave stress.
4. TASSI USA E BOND
- **2Y (DGS2)**: 3,77 % (–0,04)
- **10Y (DGS10)**: 4,32 % (–0,08)
- **20Y**: 4,738 % (–0,059)
- **30Y**: 4,721 % (–0,054)\
*curva 10Y–2Y: +0,55 % | curva 30Y–10Y: +0,47 %*
**Commento tecnico**: la compressione della curva (flattening) segnala attese di rallentamento e possibili inversioni future; in particolare, quando lo spread 10Y–2Y scende al di sotto di 0 % (inversione della curva), tradizionalmente viene interpretato come uno dei segnali di recessione più affidabili, poiché storicamente precede periodi di contrazione economica. Nel nostro caso lo spread è +0,55 %, quindi positivo: la curva non è invertita e attualmente non evidenzia un segnale di recessione imminente. 
5. COMMODITIES & FX
- **Oro (XAUUSD)**: 3 319,35 \$ (–0,89 %) → presa di profitto, ma rimane asset rifugio.
- **WTI (CL1!)**: 63,02 \$ (+0,37 %) → supporto tecnico a 62 \$, favorevole a energia.
- **Rame (COPPER)**: 4,897 \$ (–0,76 %) → conferma rallentamento manifatturiero.
- **REIT (XLRE)**: 40,53 \$ (–0,15 %) → settore immobiliare in lieve pressione.
- **DXY**: 99,587 (+0,30 %) → nelle ultime settimane il dollaro ha perso terreno, segnalando una diminuita domanda di valuta rifugio in un contesto di risk‑on; il narrowing del differenziale di tasso USA‑EUR ne ha ridotto l’appeal, favorendo la ripresa dell’euro, e attenuando la pressione sul commercio estero europeo
- **BDI**: 1 373 (+1,48 %) → domanda di stiva solida ma va interpretata insieme a disponibilità di flotta e stagionalità.
6. MIA SINTESI STRATEGICA
Il quadro rimane caratterizzato da un bias moderatamente risk‐on, con VIX, MOVE e credit spread in discesa e rendimenti in calo che favoriscono un approccio più aggressivo sui settori ciclici. Tuttavia, l’elevato SKEW e i Put/Call Ratio sopra 1 mostrano che gli operatori mantengono coperture difensive significative, suggerendo prudenza tattica. La compressione dello spread 10Y–2Y, pur non invertito, evidenzia un’accelerazione delle preoccupazioni macroeconomiche e della possibile decelerazione della crescita. Questo mix di segnali invita a bilanciare posizioni long selettive con protezioni e gestione attiva del rischio, per catturare upside di mercato limitando al contempo l’esposizione in caso di correzioni improvvise.
Strategia operativa:
- **Long selettivi su ciclici e financials**, con trailing stop per proteggere da ritracciamenti improvvisi;
- **Gestione della duration breve–media** (2–5 anni) per attutire shock imprevisti sui tassi;
- **Esposizione inflationlinked** (TIPS) e real assets (oro, materie prime) per difesa contro spinte inflazionistiche;
- **Hedging tattico** via put su indici e VIX Futures per buffer di volatilità.
LE ANALISI SU SP500 E NASDAQ VERRANNO PUBBLICATE LUNEDI POMERIGGIO INTORNO ALLE ORE 16:30/17
Radar Economico – 22 Aprile 2025🔎 HEADLINE DEL GIORNO
- **Volatilità sistemica confermata**: VIX (33,82) e VXN (36,87) in forte crescita, MOVE Index a 128,5 (+12%)
- **Bond USA in difficoltà**: rendimenti in salita su tutte le scadenze → pressione sui titoli growth
- **Commodities miste**: oro forte, petrolio in rialzo moderato, rame stabile
- **Dollaro in discesa**: DXY sotto quota 98
- **Spread BTP-Bund in allargamento**: 118,7 punti base (+2)
⚡️ DATI CHIAVE DI VOLATILITÀ E RISCHIO
| Indicatore | Valore | Variazione | Commento |
|------------|--------|------------|----------|
| **VIX** | 33,82 | +14,06% | Volatilità sistemica elevata, panico su SPX |
| **VIX3M** | 31,83 | +8,45% | Backwardation con VIX attuale, rischio immediato |
| **VXN** | 36,87 | +12,31% | Tensione estrema sul comparto tech |
| **VXN2025** (Futuro) | 26,05 | –0,92% | Attese di normalizzazione nel lungo termine |
| **SKEW** | 125,77 | –3,27% | Aspettative di coda in lieve calo |
| **MOVE** | 128,56 | +12,15% | Stress sul mercato obbligazionario USA |
💵 TASSI USA E BREAKEVEN INFLATION
| Scadenza | Valore | Variazione | Commento |
|----------|--------|------------|----------|
| **US10Y** | 4,420% | +0,07% | In salita, pressioni su equity |
| **US20Y** | 4,956% | +0,16% | Nuovo picco relativo |
| **US30Y** | 4,920% | +0,26% | Rialzo marcato |
| **T5YIE** | 2,25% | –0,01% | Inflazione attesa stabile |
| **T10YIE** | 2,22% | –0,01% | Stabili anche sul lungo |
🇪🇺 BTP-BUND E CONTESTO EUROPA
- **Spread BTP-Bund**: 118,7 (+2,00) → segnale di tensione sul debito italiano
🏦 VALUTE E COMMODITIES
| Strumento | Valore | Variazione | Commento |
|-----------|--------|------------|----------|
| **XAUUSD (Oro)** | 3.494,7 | +2,06% | Forte domanda di protezione |
| **CL1! (Petrolio)** | 62,81 | +0,64% | Moderata ripresa della domanda |
| **Copper** | 4,8196 | +1,20% | Leggero recupero, ma contesto ancora instabile |
| **DXY** | 98,10 | –0,23% | Debolezza del dollaro, rifugio in oro |
| **USDEUR** | 0,8669 | –0,19% | Pressione sul biglietto verde |
🏗️ SETTORI E LOGISTICA
- **XLRE (Real Estate)**: 39,61 (–2,08%) → immobili sotto pressione
- **BDI (Baltic Dry Index)**: 1.261 (+1,61%) → leggero miglioramento del commercio marittimo
🧠 SENTIMENT E DERIVATI
| Indicatore | Valore | Variazione | Commento |
|------------|--------|------------|----------|
| **BPSPX** | 33,40 | –13,47% | Solo 1/3 dei titoli SPX ha struttura bullish |
| **PCSP (Put/Call SPY)** | 1,18 | –11,28% | Inizio rotazione da protezione |
| **PCQQ (Put/Call QQQ)** | 1,15 | +8,49% | Pressione ancora su tech |
| **PCVX (Put/Call VIX)** | 0,61 | +17,31% | Attesa ancora alta su volatilità |
| **PCSX (Put/Call SPX)** | 1,31 | –3,68% | Rischio ancora elevato |
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### 📈 MIA SINTESI STRATEGICA
Volatilità: ancora esplosiva. VXN > 36 = pressione su titoli growth. La combinazione di backwardation tra VIX e VIX3M e il picco sul MOVE confermano un rischio sistemico multi-asset. Volatilità implicita molto alta anche su opzioni VIX.
Tassi: la salita dei rendimenti USA su tutte le scadenze accentua il repricing degli asset growth e REITs. La curva non mostra ancora inversione marcata, ma la pressione su duration è evidente.
Macro: oro in rafforzamento e dollaro in calo riflettono fuga da rischio e rotazione verso beni rifugio. Rame e petrolio debolmente positivi segnalano resilienza ma senza slancio macro.
Operatività consigliata: evitare long direzionali in assenza di volumi significativi. Prediligere operazioni di copertura, posizioni short su rotture confermate, o strategie di attesa con trailing stop stretti.
Contesto: lo scenario resta difensivo. La gestione del rischio è prioritaria: privilegiare esposizioni leggere, liquidità elevata e filtri multi-timeframe su ogni decisione operativa.
➡️ Prossimo trigger da monitorare: chiusura SPX sotto 5.100 e NASDAQ100 sotto 17.700 = possibile accelerazione ribassista
Correlazione tra VIX e S&P500Buongiorno a tutti trader e investitori,
oggi voglio mostrarvi questi 2 grafici in cui evidenzio la correlazione tra l'indice di volatilità VIX e l'indice S&P500
In alto sul grafico del VIX ho steso una linea orizzontale rossa che coincide con l'area 48/52.
Vediamo quindi che ogni volta che il VIX tocca o supera quel livello coincide con un minimo di mercato dell'SP500.
Questa immagine mostra il periodo dal 2010 ad oggi.
Ogni volta che il VIX ha toccato o superato quella linea rossa, in quel momento vedevamo dei minimi di mercato sull'SP500 nel quale era sempre stato buono investire o incrementare le posizioni.
In questo momento il VIX ha superato quella soglia abbondantemente e si trova su un livello di 65, quindi 15 punti sopra che sono tanti.
Con questo post non voglio dire che quello di oggi sarà minimo e che bisogna investire tutto adesso. Ma è sicuramente qualcosa da tenere in considerazione.
TAGS: VANTAGE:SP500 SP:SPX CBOE:SPX FRED:SP500 CME_MINI:ES1! TVC:SPX
CIGNO NERO, I MERCATI HANNO PAURA?Condivido con voi questo piccolo spunto riguardante l'andamento del VIX e dello SKEW.
Per chi non sapesse cosa rappresentano questi due indici:
VIX (Indice della paura): Misura le aspettative di volatilità del mercato azionario basate sulle opzioni dell'indice S&P 500, scadenze brevi (30 giorni).
Oscilla tra valori che vanno da 8 (minimo registrato) a 96 (massimo registrato).
Con un valore del VIX sopra ai 30, generalmente, siamo in presenza di un mercato con alta volatilità e l’atteggiamento degli investitori inizia ad essere più incerto e timoroso.
Al di sotto della soglia dei 20-15, si parla di mercato poco volatile.
SKEW: Misura le aspettative di volatilità ma la differenza sostanziale, rispetto al VIX, è che lo Skew index si focalizza maggiormente sulle opzioni out-of-the-money, vale a dire quelle che hanno una scadenza molto lontana.
Oscilla attorno ai valori di 100-170.
L’indice ha raggiunto un picco a 158 punti nell’agosto del 2018, alcuni mesi prima dell’inizio della fortissima correzione ribassista che ha interessato i mercati.
Mentre il Vix mostra una certa tranquillità, l'indice SKEW racconta uno scenario diverso.
Il riassunto dell'umore dei mercati può essere questo: Tranquillità nel breve termine ma paura nel lungo termine.
Cos’è un evento "Cigno Nero"?
E' un evento imprevedibile con conseguenze potenzialmente gravi.
Gli eventi "Cigno Nero" si contraddistinguono per la loro estrema rarità.
In questi giorni l'oro sta registrando nuovi massimi annuali a 2020$ l'oncia, ormai prossimo a rompere i massimi storici a 2075$ l'oncia.
Complice di questo movimento rialzista di GC è il movimento ribassista dei rendimenti a 10 anni americani che continuano la loro discesa dopo i dati macroeconomici dei nuovi lavori JOLTs che mostrano un rallentamento.
Per la prima volta da maggio 2021, i job openings sono scesi sotto i 10 milioni mostrando che il mercato del lavoro continua a raffreddarsi.
Questi dati potrebbero spingere la FED a non valutare un ulteriore rialzo di 25 PB.
L'indice FEAR & GREED si trova in territorio neutrale.
Negli ultimi giorni l’indice SKEW è tornato a salire e scambia intorno a 135 punti: vedremo se ritornerà sui valori di dicembre lanciando un nuove segnale di warning.
Buon trading a tutti
BCE, ATTENZIONE ALLE VOLATILITA'!Condivido con voi gli aggiornamenti relativi all'andamento attuale dei mercati, in particolar modo alla riunione di oggi pomeriggio della Banca Centrale Europea e all'interessante correlazione tra l'andamento della volatilità attuale con quella del 2008.
Il Consiglio della banca centrale il mese scorso ha alzato i tassi di interesse di 75 punti base, una mossa senza precedenti e molti osservatori ora si aspettano che ripeta la stessa decisione nella riunione fissata oggi 27 novembre.
In questo modo, il tasso di interesse della banca salirebbe al 2,00% e quello dei depositi all’1,50%.
Le famiglie e le imprese si stanno preparando per un inverno difficile, mentre la Russia continua a limitare le forniture di gas all’Europa, sollevando timori per la carenza di energia e per bollette di elettricità e riscaldamento da record.
La Bce sta utilizzando una serie di rialzi dei tassi per tenere sotto controllo l’inflazione, con il rischio di rallentare l’attività economica a tal punto da innescare una recessione.
In Eurozona, secondo gli ultimi dati aggiornati, l'inflazione è salita al 9,9% a settembre, con il tasso al 10% in Germania.
La domanda che in molti nell'ultimo periodo mi stanno facendo è la seguente, "il mercato cerca di scontare prima le notizie"?
La risposta la troviamo in questo grafico; Il mercato ha scontato il movimento di un possibile rialzo dei tassi da 2 giorni a 1 settimana prima dell'effettiva riunione della BCE.
Questo che cosa comporta?
La maggior parte dei retail trader cerca di posizionarsi durante l'uscita dei dati macroeconomici pensando di cavalcare la notizia, ma non si rende conto che semplicemente sta lavorando le manipolazioni del sentiment degli investitori e che quindi il movimento effettivo è già stato completato.
Il mercato sconta solo i dati della BCE o anche quelli della Federal Reserve?
La risposta la trovate in questo grafico.
Nell'ultima settimana stiamo assistendo ad un lieve ritracciamento da parte dei mercati azionari, spinti anche dalle trimestrali delle big tech non del tutto deludenti.
Questa sera è il turno di Amazon ed Apple.
Il mercato azionario ha toccato il bottom?
Seguendo le diverse correlazioni che utilizzo per analizzare i mercati, il bottom potrebbe non essere stato raggiunto.
Nel grafico precedente è rappresentato l'andamento dell'SP500 con il PMI rilasciato dall'Institute For Supply Menagement.
Storicamente la correlazione tra i due è positiva, con il PMI che si comporta da "leading indicator" per l'S&P500.
I dati macroeconomici continuano a segnalarci un deterioramento sotto ogni punto di vista, immobiliare, lavoro, settori dei servizi, bilancia commerciale etc..
Questo significa che dal fronte del settore manifatturiero andremo in contro ad una possibile ulteriore contrazione, con l'indice che con molta probabilità scenderà sotto i 50, livelli già raggiunti dai paesi europei.
L'S&P500 seguirà il movimento ribassista?
Un'altra correlazione interessante è quella tra il movimento del VIX attuale con il movimento del VIX del 2008.
Attualmente il VIX si trova in territori di alta volatilità, ma la fase di riassorbimento sembra iniziata.
Guardando la correlazione è interessante notare come il movimento attuale e quello del 2008 hanno una correlazione pari al 90%.
Quindi la domanda sorge spontanea, il VIX ci sta indicando il prossimo possibile scenario?
Buon Trading a tutti
M&A_Forex
ANALISI SETTORIALE E COEFFICIENTI BETA. COSA SUCCEDE SUI MERCATIBuongiorno a tutti. La scorsa settimana ho letto tanti articoli secondo cui la stessa è stata tra le più difficili per quanto riguarda i trader e i loro relativi trade ed investimenti. Io, tuttavia, non la penso così. Credo sia importante saper leggere il mercato e studiare come gli investitori tendenzialmente reagiscono ai giorni di alta volatilità e cosa preferiscono vendere o comprare; tuttavia, riagganciandomi allo stesso discorso, credo che l’ultima sia quindi stata una settimana fondamentale sotto questi aspetti. Attraverso determinati grafici cercherò di spiegare il motivo, analizzando l’S&P500 e il Nasdaq con le rispettive volatilità, il livello di opzioni presenti sul mercato per capire ancora più da vicino il sentiment e, successivamente, analizzerò ogni singolo settore, spiegando cos’è il coefficiente beta e come può essere utile in certe condizioni di mercato, condividendo una mia operazione andata in profitto.
VIX E VXN: VOLATILITA’ AD ALTI VALORI
Voglio ricordare a chi non lo sapesse cosa si intende per volatilità dei mercati : essa non è altro che uno strumento che misura la variazione di prezzo di un asset in un dato periodo. Può assumere dei valori bassi o viceversa alti (per il VIX , indice di volatilità dell’S&P 500, lo spartiacque tra bassa ed alta volatilità sono i 20 punti mentre per il VXN, indice di volatilità del Nasdaq, 25 punti) a seconda delle particolari condizioni di mercato.
Spesso gli indici di volatilità sono definiti “gli indici di paura” in quanto un loro incremento è spesso associato ad uno storno del mercato. I mercati ad alta volatilità sono caratterizzati da bruschi movimenti di prezzo che vanno a caratterizzare l’elevata imprevedibilità di quel mercato mentre i mercati a bassa volatilità sono più stabili e hanno fluttuazioni di prezzo contenute.
Vediamo a livello grafico i valori che questi due indici hanno raggiunto:
Come possiamo vedere, essi hanno raggiunto valori simili a quelli avuti tra fine novembre-inizi dicembre 2021 dovuti alla scoperta della variante omicron. Come ho specificato prima, un’alta volatilità spesso accompagna uno storno dei mercati; vediamo come hanno reagito l’S&P500 e il Nasdaq, i due benchmark di riferimento:
Vediamo come entrambi gli indici siano stati pesantemente ribassisti: l’S&P si è discostato dai suoi massimi di circa il -8,5%, mentre il Nasdaq ancora di più, segnando un -13,5%.
Quello che mi interessa farvi notare sono due segnali tecnici: il primo riguarda il fatto che i due indici sono riusciti a rompere al ribasso e con decisione la media a 200 periodi; questo evento non accadeva dal 29 giugno 2020 per quanto riguarda l’S&P e dal 9 marzo 2020 per quanto riguarda il Nasdaq da quasi, si fa per dire, un’eternità.
Il secondo segnale è dato dal profilo del volume settato tra luglio 2021 ed oggi: notate nella parte destra di entrambi i grafici i rettangolini da me segnati di color grigio? Ecco, notate come all’interno i volumi siano notevolmente inferiori rispetto agli altri? Quelle zone vengono chiamate “vuoti volumetrici” e in essi, tipicamente, il prezzo non trova grandi ostacoli. Questo può significare che potremmo vedere, almeno nel breve periodo, l’S&P a valori intorno a 4200$/4300$ e il Nasdaq intorno ai 14000$. Vedremo i prossimi giorni cosa succederà. Ora vi condivido gli andamenti dei due benchmark e la loro correlazione con le rispettive volatilità:
La domanda è: la volatilità continuerà? E’ probabile, dal momento che la prossima settimana la FED si riunirà (mercoledì); il mercato sconta dai tre ai quattro rialzi dei tassi di interesse quest’anno, tuttavia la FED ha gradualmente cambiato atteggiamento nei confronti di tale argomento, essendo diventata ultimamente “imprevedibile”. Come dico sempre, i mercati sono impauriti dalle incertezze e imprevedibilità e non dalle certezze per cui, a parer mio, la prossima settimana, almeno da lunedì a mercoledi, saremo soggetti a volatilità. Vedremo cosa succederà, probabilmente lo commenterò poi nel mio profilo.
UN INDICATORE PARTICOLARE: IL RAPPORTO PUT/CALL RATIO SU SINGOLE AZIONI
Per chi non lo sapesse, il rapporto Put/Call è un indicatore che mostra il volume delle opzioni put relativo al volume delle opzioni call. Le opzioni put vengono utilizzate per diversi motivi: per proteggersi dai ribassi del mercato o per scommettere su un ribasso. Le opzioni call, al contrario, vengono utilizzate per proteggersi dai rialzi del mercato o per scommettere su un rialzo. Il rapporto Put/Call è superiore a 1 quando il volume delle put supera il volume delle call e inferiore a 1 quando il volume delle call supera il volume delle put.
Io utilizzo questo indicatore per capire il sentiment del mercato: quest’ultimo lo considero pessimista quando l’indicatore supera i livelli di 1 e ottimista quando scende al di sotto dello stesso livello; questi giorni ho notato qualcosa di molto particolare, che ora vi farò notare:
Nell’ultima settimana abbiamo assistito ad un picco di 1.14; ciò significa che la quantità di put piazzate a mercato erano ben superiori alle quantità di call. Per tornare a valori simili dobbiamo ritornare allo scoppio della pandemia, ossia a marzo 2020. Questo a parer mio sta ad indicare il fatto che gli operatori, stavolta, hanno realmente paura e sono incerti sul futuro a breve termine (non come, talvolta, si vociferava nel 2020-2021 quando il mercato stornava del 2%-3%) e, di conseguenza, acquistano massicce quantità di put per coprirsi, come ho spiegato all’inizio del paragrafo.
Monitorerò nei prossimi giorni questo indicatore, assieme ad altri di cui parlerò tra poco, per vedere il tipo di opzioni che gli investitori piazzeranno a mercato in maniera da avere un quadro più o meno generale sul sentiment.
SETTORE PER SETTORE: I MIGLIORI E I PEGGIORI
Ora analizzerò tutti i settori dell’S&P500 ricorrendo all’utilizzo di diversi etf che ora mostrero’:
A sinistra vediamo il settore finanziario, mentre a destra quello energetico. Entrambi in territorio negativo (-6,5% circa per quello finance mentre un -3,2% per quello energy), i due settori value si sono comportati in maniera diversa, dal momento che il finance ha perso il doppio rispetto all’altro; questo è dovuto al fatto che parte delle banche d’affari presenti in quell’etf hanno presentato delle trimestrali deludenti. A queste appartengono sicuramente JPMORGAN e GOLDMAN SACHS:
Mentre l’etf sul settore finance è stato spinto giù dalle grandi banche, il settore energetico ha invece attutito i colpi grazie ad un petrolio che non è crollato come altri asset, infatti:
Notate inoltre la grande forza del settore energetico, al contrario di tutti gli altri che poi mostrerò: la lontananza del prezzo dalla media a 50 periodi indica una grande forza al contrario di tutti gli altri settori che, come vedrete, hanno rotto al ribasso la media a 200 periodi, segnale di grande debolezza.
Ora analizziamo il settore industriale e dei materiali:
Quello dei materiali si è dimostrato più debole rispetto a quello industriale (-5,36% contro un -4,39%) tuttavia, in chiave tecnica, vediamo come l’industrial abbia dapprima rotto la media a 200 periodi e, successivamente, abbia confermato quest’ultima con un’ulteriore candela ribassista (quella di venerdì) al contrario del settore materials che non ha avuto un’ulteriore conferma di rottura della stessa media. A livello tecnico ciò che ho appena detto si traduce in una debolezza più forte del settore industrial.
Anche il settore del Real Estate è stato venduto:
Nell’ultima settimana ha perso un -2,90% e, nell’ultimo mese, un -9,5%. Vi ho segnato con dei segmenti orizzontali le strutture per me più importanti; tuttavia, tracciando l’intervallo fisso volumetrico nel periodo di lateralizzazione compreso tra giugno e dicembre 2021, mi sono reso conto di come ci sia un vuoto volumetrico (indicato in quel rettangolo di color rosa): è possibile quindi che se il prezzo riuscisse a rompere al ribasso con forza la media a 200 periodi, potrebbe poi trovare pochi ostacoli nel rivisitare la struttura di prezzo intorno ai 44$. Vedremo cosa accadrà.
Adesso andremo a considerare i settori difensivi:
A primo impatto si può vedere come questi settori abbiano sofferto molto meno di altri. In particolare, direi più i settori dei beni di prima necessità e delle utilities, che hanno perso intorno al punto percentuale, a differenza del settore sanitario, che ha sfiorato il -3,5%.
In conclusione, quindi, possiamo ancora una volta vedere come i due settori difensivi per eccellenza abbiano costituito una sorta di “porto sicuro”.
Molto male i settori tecnologico, dei beni discrezionali e delle comunicazioni, con le performance raffigurata nella grafica di sotto:
Detto questo, abbiamo visto le performance di ogni settore all’interno dell’S&P500. All’inizio di questo articolo scrivevo di come i giornali finanziari di tutto il mondo parlassero di un momento molto difficile per gli investitori per quanto riguardava i loro trade e i loro investimenti, specificando che non la pensavo così. Credo sia fondamentale essere sempre pronti a qualsiasi situazione di mercato, specie nei giorni di alta volatilità. Sapete qual è uno dei parametri da poter considerare per capire meglio come ci si può muovere in mercati con volatilità simili? E’ il concetto di “coefficiente beta”.
IL BETA NEI MERCATI AZIONARI
Il coefficiente Beta è una grandezza che misura la variazione attesa del rendimento di un certo titolo per ogni variazione di un singolo punto percentuale del mercato di riferimento. Il valore di questo coefficiente tende a muoversi intorno a 1: nello specifico, se il Beta di un’azione è pari a 1, questa tenderà a muoversi in linea con il mercato di riferimento, senza amplificare o ridurre i movimenti dello stesso. Quando il Beta di un’azione è maggiore di 1, invece, si è davanti a un titolo “aggressivo”, che amplifica i movimenti del mercato, l’attività è considerata quindi più rischiosa. Se il Beta è compreso tra 0 e 1, si ha di fronte un’azione “difensiva”, la quale tende a muoversi in modo meno proporzionale all’indice di riferimento.
Fatta questa piccola premessa, vi elenco i valori dei Beta di ogni singolo etf settoriale che ho preso in considerazione precedentemente.
• XLE: 1,67
• XLI: 1,24
• XLY: 1,18
• XLF: 1,17
• XLB: 1,10
• XLK: 1,05
• XLC: 1,01
• XLU: 0,38
• XLV: 0,81
• XLP: 0,58
• XLRE: 0,7
Notiamo come gli etf con un beta superiore ad 1 siano quello energetico, industriale, dei beni discrezionali, dei finanziari, dei materiali, quello tecnologico e quello delle comunicazioni. Con un beta inferiore ad 1 invece troviamo il settore delle utilities, dei sanitari, dei beni di prima necessità e il settore immobiliare.
Per fare un esempio pratico, prendendo il beta di XLU, ossia 0.38, ci possiamo aspettare che a un movimento del +1% dell’S&P500 corrisponda un +0,8% del settore utilities. O, viceversa, a un movimento del -5,69% da parte dello Standard and Poor corrisponda un -6.7% da parte del settore tecnologico. E’ quello che è realmente successo questi giorni? Ebbene si. Se andate a moltiplicare il beta di ogni settore per la performance del bechmark di riferimento vedrete con buona approssimazione che tutto ciò risulta.
Ora capite perché conoscere i beta dei diversi settori (o comunque delle diverse azioni) è di per sé un indicatore fondamentale?
Ci è utile innanzitutto per capire quali potrebbero essere, ad esempio, le migliori opportunità short (sfruttando il fatto che il più delle volte la volatilità porti ribassi), e anche per posizionare stop loss e take profit nelle operazioni.
Spero che questo concetto sul coefficiente beta vi schiarisca le idee, e soprattutto spieghi il perché, in giorni di alta volatilità, alcuni settori performano diversamente da altri. Questo a me ha aiutato tanto nell’operatività.
Ho ad esempio chiuso in profitto un’operazione su Amazon in vendita, aperta alla rottura di un canale:
Avevo essenzialmente 3 segnali: rottura al ribasso di un canale contrassegnato dai segmenti neri paralleli, alti volumi al momento della rottura e un vuoto volumetrico dato dal visible range di tutto il momento di lateralizzazione dell’azienda. Ora vi spiego come ho ragionato: dopo aver avuto questi 3 segnali, ho controllato il beta di Amazon, che è di 1,12. Ciò significa che il prezzo dell’azienda, dal giorno dell’apertura della posizione short, si sarebbe mossa più veloce del benchmark Nasdaq di 1,12 volte. Approfittando del fatto che il settore dei beni discrezionali (a cui appartiene AMZN) ha un beta alto (1.18), ho aperto la posizione, che mi è andata in profitto in pochissimi giorni. Se non avessimo avuto alta volatilità non avrei mai aperto una posizione a causa del fatto che tra pochi giorni ci saranno gli earnings dell’azienda (e l’operazione quindi mi sarebbe potuta andare immediatamente in perdita); avendo invece alta volatilità (quindi range delle candele molto ampi) e beta alto, ho aperto l’operazione con tranquillità perché mi aspettavo di raggiungere il take profit (o lo stop loss) in breve tempo.
Spero che questo esempio vi possa schiarire le idee.
Per quanto riguarda i valori dei coefficienti beta, potete notare come XLE, con un beta superiore a tutti, non abbia rispettato le aspettative; come vi ho già spiegato, esso è fortemente dipendente dal petrolio che, appunto, è andato bene la scorsa settimana se rapportato ad altri asset.
Come ultimo grafico riguardante questo paragrafo vi condivido il rapporto tra le azioni ad alto e basso beta, il tutto associato al vix:
Fissate l’attenzione in basso, dove vedete il Vix: il rettangolo rosso vi è utile per visualizzare quanto la volatilità sia stata alta nelle ultime settimane. Adesso, considerando il rapporto tra le azioni ad alto beta e quelle a basso beta, notate come queste ultime stiano sovraperformando le altre? Questa è la chiara dimostrazione di tutto quello che ho provato a spiegare fin’ora.
Tuttavia ho considerato solo quello che gli investitori hanno scaricato o venduto. Vediamo anche quello che hanno acquistato.
VALUTE RIFUGIO: YEN GIAPPONESE E FRANCO SVIZZERO
Vediamo come dall’inizio della settimana (dal 18 gennaio) lo yen si sia rafforzato in maniera costante, formando un canale ascendente. Che dire? Ha confermato il suo ruolo di valuta rifugio in giorni di turbolenza. Il franco svizzero, ugualmente in positivo, ha formato addirittura un doppio minimo: questa è una particolare situazione a me molto cara, in cui si sono andate ad intrecciare analisi tecnica e fondamentale: tecnica per quanto riguarda il pattern, che è rialzista, e fondamentale in quanto il franco, in qualità di bene rifugio, avrebbe dovuto apprezzarsi. Tutto questo è accaduto.
Gli altri asset acquistati dagli investitori sono state le obbligazioni, sia a breve che a lunga scadenza.
Come dico sempre, le obbligazioni sono asset a rischio molto più basso se paragonate alle azioni, quindi in settimane di alta volatilità si po' verificare un loro acquisto da parte di chi vuole preservare il denaro. Ma attenzione, non è sempre così, in quanto un aumento della volatilità, spesso, è causata proprio dalle forti vendite nello stesso mercato obbligazionario, con conseguente rialzo dei rendimenti che, come ho specificato diverse volte, apre tutta una serie di questioni riguardanti, in particolare, il settore growth (trovate tutte le informazioni a riguardo sul mio profilo, vi consiglio di dare un’occhiata oppure, per maggiori dettagli, contattatemi pure).
BITCOIN: ROTTURA TESTA E SPALLE E RIMBALZO SU POINT OF CONTROL DEL VISIBLE RANGE
Nella mia precedente idea avevo correlato il Bitcoin all’economia, allo spread tra i rendimenti dei titoli di stato a 10 e 2 anni e agli altri etf settoriali:
Quello che voglio aggiungere a questa idea è che il Bitcoin, anche nella passata settimana, ha continuato a muoversi in trend ribassista, visto il momento di risk-off sui mercati:
La crypto ha perso il -18% circa al momento della scrittura. Questo era abbastanza prevedibile vista la correlazione positiva che sta presentando ultimamente con alcuni settori, in particolare quello tech. Vi voglio far notare due cose: la rottura del testa e spalle ribassista e il successivo rimbalzo della candela di sabato 22 nel point of control del visible range settato nel periodo inizi 2021- 23 gennaio 2022. Il prezzo scenderà al sotto? Vedremo. Da considerare la grande quantità di volumi presenti in quella fascia di prezzo; ciò si traduce con il fatto che il prezzo stesso potrà incontrare molti ostacoli.
Spero che quest’idea vi possa aiutare a prendere delle scelte migliori in futuro.
Non ho menzionato l’oro poiché ho intenzione di scrivere i prossimi giorni un’idea a parte.
Le mie idee non costituiscono consigli finanziari, sono soltanto delle analisi che condivido per cercare di portare forti contenuti all’interno di tradingview e della sua community. Ognuno deve crearsi il proprio metodo. Per qualsiasi informazione o chiarimento sono disponibile per tutti.
Buona settimana.
Matteo Farci
Market overview e operazione odiernaIn attesa del discorso della Fed in serata, nel quale potrebbero essere dettati la tempistica e l'entità del tapering e in seguito agli accordi anti default di Evergrande, i mercati sembrerebbero apparentemente aver in parte metabolizzato i timori destati dai rumors di questi giorni.
Analizzando il Vix, ovvero la stima della volatilità dell 'S&P500 calcolata sulla prezzatura delle opzioni, possiamo notare come negli ultimi due giorni, seppur con molta cautela e relativa indecisione, abbiamo assistito ad una sua discesa nell'ordine del 20%, successiva all'impennata del 20 settembre. Attualmente il Vix si attesta attorno al valore del 22 ed il future sul Mini S&P500 è in rialzo dello 0,50%, facendo configurare una probabile apertura rialzista, così come nelle principali piazze europee.
I rendimenti dei bond governativi americani sono in salita sia a 10 che 30 anni, neutro il gold.
Sui mercati sembrerebbe quindi dominare la cautela e sarà interessante osservare l'andamento delle quotazioni nei prossimi giorni.
Sul portafoglio di lungo termine, non segnalo nuove operazioni, limitandomi a gestire quelle in essere.
Per il breve termine, invece, un mio trading system segnala possibile ingresso su JNJ (Johnson & Johnson, terzo grafico).
Ingresso a 165, take profit a 175 e stoploss a 152,98.
La strategia cerca ingresso su un titolo con trend di fondo rialzista, ma con approccio contrarian, per godere di un breve movimento di recupero del prezzo. Da backtest condotto su JNJ, percentuale di operazioni chiuse in profitto di questa strategia pari al 70% circa.
TVC:VIX
TVC:US30Y
NYSE:JNJ
ULLALLA' VIX -10,60%VENERDì la mia analisi prevedeva:
"adesso siamo davanti ad una resistenza importante ad un bivio.
se il vix scenderà' a breve sotto 55/50 allora il trend azionario rialzista potrebbe continuare...:
la settimana è andata così:
lunedì 23 i presupposti per la discesa del vix iniziata con il massimo di 82,7 di lunedi 16 c'erano tutti.
ma martedì invece è iniziata una lateralizzazione che per il momento poco ci dice. insomma siamo a meta' del guado ripeto per vedere la prosecuzione dell'impulso rialzista del mercato azionario bisognerà' vedere il vix sotto 50 nel breve.
azzardo l'ipotesi che il venerdì come tutti i venerdi oramai da quando e' iniziata la crisi coronavirus ha chiuso negativo sulla paura oramai nota dell'effetto week end.
quindi la seduta indicativa più che oggi sarà secondo me lunedì.
BEH DEVO DIRE CHE LA seduta e' stata molto indicativa.
ADESSO IL LONG SULL'AZIONARIO COMINCIA A DARE I SUOI FRUTTI...
FINTANTO CHE IL VIX CONTINUERà LA SUA DISCESA. Diciamo che i presupposti per continuare ci sono😊👍
ci sentiamo DOMANI e vediamo se la mia analisi ha avuto ragione
VI RICORDATE IL DUBBIO SUL VIX CHE AVEVO IERI? ...CONFERMATO 😁ERI LA MIA ANALISI PREVEDEVA dei DUBBI SULLA PERDITA DI FORZA DEL RITRACCIAMENTO DEL VIX, ECCO QUELLO CHE AVEVO SCRITTO:
"Oggi il segnale sarebbe confermato da tutti gli indicatori/oscillatori.
HO SOLO UN DUBBIO PER IL PROSEGUIMENTO DEL RI-TRACCIAMENTO DEL VIX , E MI RIFERISCO ALLA CANDELA DOJI CHE SI E' FORMATA OGGI SUL GRAFICO.
QUESTA CANDELA DIMOSTRA UNA SITUAZIONE DI ASSOLUTO EQUILIBRIO. L’ASSENZA DEL REAL BODY (OPEN = CLOSE) È ESPRESSIONE DI MASSIMO EQUILIBRIO TRA ACQUIRENTI E VENDITORI E QUINDI DI INCERTEZZA DEL MERCATO.
IL DOJI IDENTIFICA CHE IL "MERCATO È A UN BIVIO.
LA VIOLAZIONE DEL MASSIMO (TREND RIALZISTA) O DEL MINIMO DELLA DOJI (TREND RIBASSISTA), INDICHERA' LA DIREZIONALITA' DELLE PROSSIME SEDUTE"
ED IN EFFETTI IL COMPORTAMENTO DEL VIX DI OGGI HA DATO RAGIONE AL MIO DUBBIO...
IN QUESTO MOMENTO IL VIX HA RIPRESO LA STRADA DELLA CRESCITA +3,70%
WILLIAMS %R CONFERMA QUESTO SEGNALE
NON MI ASPETTO NIENTE DI BUONO DOMANI A MENO CHE...
CI SENTIAMO DOMANI E VEDIAMO SE LA MIA ANALISI HA AVUTO RAGIONE
I mercati stanno digerendo i fallimenti bancari?📌Analizziamo lo S&P500
Mercati che stanno cercando di digerire il problema bancario, e sembra che stiano reagendo.
Non soffermiamoci sulle notizie, perché molte volte sono la causa principale delle nostre scelte sbagliate sui mercati finanziari.
Non a caso il detto "Sell the news"
oggi vedo che lo S&p500 oggi con molta volatilità ha chiuso precisamente un efficienza sui 3947.25, coincidente anche con una zona di demand secondaria, ben visibile sul timeframe H1.
Predetta reazione coincide anche (come visibile da foto) con il 71% di Fibonacci.
Nell'ultimo grafico H4 possiamo vedere come il 21 marzo è stato rotta la trendline ribassista, ottenuta da massimi decrescenti, con una nuova sequenza di massimi e minimi crescenti.
Contestualizziamo anche con un analisi del VIX.
VIX che sempre sull'H4 ha eseguito una rottura ribassista generando un cambio di carattere.
Inoltre con le zone bianche ho evidenziato le due zone di SUPPLY, la prima dal basso verso l'alto secondaria, e la seconda premium.
Le probabilità ci insegnano che quando c'è un cambio di carattere della struttura, i prezzi ritornano a fare il pullback sul 50% di Fibonacci e/o sulla prima zona di demand o supply come in questo caso.
Come vediamo dal grafico del VIX adesso ci sono molte probabilità che l'indice della volatilità continui a scendere.
Quindi se 1+1 fa 2, sia l'analisi dello S&p500 che del VIX ci indicano che probabilmente per i prossimi giorni assisteremo ad un rialzo dell'indice americano.
S&P500: quadro tecnico sempre più debole, quali prospettive ora?Gli indici di Wall Street archiviano la prima seduta della settimana in negativo, influenzati dalle scelte fiscali proposte nel Regno Unito, che hanno portato la sterlina ai minimi storici nei confronti del dollaro.
Il crollo della sterlina ha preoccupato non poco la Bank Of England, che però per il momento si è limitata a chiarire che se le scelte fiscali influiranno sull’inflazione non esiterà a modificare i tassi d’interesse.
Il future su S&P500 ieri è sceso vicino ai minimi dell’anno, toccando quota 3.657 punti; le contrattazioni si sono poi chiuse a 3.670 punti.
Nella seduta odierna stiamo assistendo ad un rimbalzo, con il mercato che al momento della scrittura è tornato a scambiare sopra i 3.700 punti.
La struttura tecnica è decisamente molto debole, frutto delle vendite della scorsa settimana catalizzate dal breakout del supporto a 3.900 punti, livello che avevamo più volte segnalato nelle precedenti analisi.
Il saldo di questo mese al momento segna un -6%.
La tenuta di quota 3.650 punti, livello il cui breakout aveva innescato l’uptrend a gennaio 2021 e contenuto la discesa nel giugno scorso, ha frenato per il momento le vendite, motivo per il quale riteniamo ora possibile un rimbalzo.
Da sottolineare però come S&P500 stia scambiando ormai stabilmente da metà agosto all’interno di un canale ribassista ben delineato e che in tale contesto i rally di mercato troveranno ostacoli già a quota 3.750 punti.
Fino a che l’S&P500 rimarrà all’interno di tale canale, ovvero nel range delimitato superiormente ora dalla resistenza dinamica tra 3.850 e 3.900 punti sarà difficile osservare un recupero importante.
Tuttavia da registrare come gli ultimi rialzi della volatilità implicita su S&P500 abbiano portato il VIX in ipercomprato, fattore che potrebbe continuare ad un recupero delle quotazioni di S&P500, anche se aspettiamo un segnale di inversione associato a chiusure giornaliere del VIX sotto quota 29.5 punti (contratto VIX Future).
Lato operativo riteniamo quindi possibile assistere ad un mini rally nel breve, operando quindi in acquisto con estrema prudenza e size ridotte sull’eventuale break al rialzo di 3.730, con obiettivo 3.755 punti; di contro sul test di 3.755 il mercato offrirà con tutta probabilità occasioni lato short (livello di confluenza di resistenza statica e dinamica); stesso ragionamento per l’altra importante resistenza di breve da segnalare, posizionata a 3.850 punti.
Gli obiettivo delle operazioni short sono da ricercare comunque in area 3.700, poiché data l’importanza del supporto a 3.650 punti potremo vedere il mercato nel breve far fatica nel superare al ribasso tali minimi.
CINA VS USA ED EUROPA: LA SUPERIORITA' DEL MERCATO CINESEBuongiorno lettori, l’analisi che proporrò stamani ha come argomento principale la forza che il mercato azionario cinese sta dimostrando nelle ultime settimane, specie se paragonato all’azionario statunitense e a quello europeo. Gli argomenti principali dell’analisi saranno:
• Analisi del CSI300
• Analisi di forza relativa tra CSI300 ed S&P500
• Analisi di forza relativa tra CSI300 e STOXX600
• Analisi di forza relativa tra i diversi settori azionari cinesi vs americani e cinesi vs europei
Buona lettura!
CSI 300 SULLA VIA DEL DEFINITIVO RECUPERO?
Per chi non lo sapesse, il CSI300 è un indice azionario che replica la performance dei primi 300 titoli quotati alla borsa di Shanghai e a quella di Shenzhen.
Dai massimi a 5930 CNY circa raggiunti dall’indice il 18 febbraio 2021, abbiamo assistito per il successivo anno ad uno storno del -36.46% che ha portato il prezzo sui minimi del 27 aprile 2022 ad attestarsi sui 2790 CNY circa. Gli stessi hanno rappresentato un bottom di mercato: sono stati quelli i minimi dai quali il prezzo è ripartito, segnando in poco meno di due mesi una buona performance di +15.79%.
Interessanti le medie mobili a un mese, due mesi e tre mesi, che spesso applico al prezzo, che hanno lo scopo di visualizzare il trend a 30, 60 e 90 giorni:
Dopo la rottura della media mensile (di color blu) il 27 maggio e della media a due mesi (di color verde) il 2 giugno, anche la media a 3 mesi (di color rosso) subisce lo stesso destino: la rottura di questi tre indicatori mi fornisce un segnale “bullish”, ossia di forza del prezzo. Quest’ultima durerà? Questo è piuttosto difficile dirlo; possiamo però sfruttare diversi parametri tecnici che ci possano indicare dove il prezzo potrebbe incontrare delle resistenze qualora volesse continuare la sua risalita:
La media mobile a 200 periodi, che nel passato ha agito prima da supporto e dopo da resistenza, rappresenterebbe il primo ostacolo; i successivi ostacoli potrebbero essere rappresentati dalla struttura a 4700-4780 CNY e, a dei prezzi più alti, dalla struttura a 5030-5080 CNY.
Da non trascurare un ulteriore fattore:
L’area dei ritracciamenti di Fibonacci indicati nella grafica da un rettangolo di color rosso potrebbe costituire un ulteriore resistenza: qualora tale area non venisse superata al rialzo, l’ipotesi potrebbe essere quella che l’impulso rialzista del prezzo partito il 27 aprile 2022 possa essere solo il ritracciamento del più ampio impulso ribassista disegnato dal prezzo a partire dal massimo relativo del 14 dicembre 2021.
CSI300 VS S&P500 E STOXX 600
Condividendo degli indici di forza relativa è possibile visualizzare graficamente come il CSI300 cinese sia ben più forte da inizio anno rispetto alle sue controparti statunitense ed europea:
Considerando l’indice di forza tra CSI300 ed S&P500, possiamo osservare il cambio di tendenza evidenziato dalla curva parabolica di color blu a partire dal minimo del 1 gennaio 2022; questo cambio si ha avuto dopo una grande forza dimostrata dell’azionario americano rispetto a quello cinese a partire dal massimo del 20 marzo 2020.
Come specifico all’interno della grafica, la parabola rialzista di color blu è la naturale conseguenza di un S&P500 in fase orso e di un CSI300 in fase di recupero. Riagganciandomi a quest’ultima frase, voglio mostrarvi un qualcosa di interessante:
Correlando l’indice di forza al VIX, ossia l’indice di volatilità (o di “paura”, come spesso viene definito) dell’S&P500, possiamo notare una correlazione fortemente positiva che, negli ultimi 20 giorni, si attesta a 0.93: questo potrebbe significare che se il VIX continuasse a mantenersi a valori alti come quelli che stiamo oramai osservando da inizi 2022, è probabile che, per la stessa correlazione, l’indice di forza possa continuare la sua cavalcata al rialzo, con gli investitori che andrebbero, dunque, a preferire azioni di titoli cinesi piuttosto che azioni di titoli statunitensi. Questo succederà? Vedremo, potrebbe essere un’ipotesi.
Considerando l’indice di forza tra CSI300 e STOXX600 la musica cambia di poco:
Possiamo affermare che la situazione Cina vs Europa è pressoché identica a quella Cina vs Usa: stesso trend ribassista da parte dell’indice da marzo 2020 ad inizi 2022 (a certificare la maggior forza dello STOXX600 rispetto al CSI300) da cui nasce poi la stessa parabola rialzista che certifica un cambio di tendenza a favore dell’azionario cinese.
Stesso discorso se correliamo l’indice al VSTOXX, ossia all’indice di volatilità dello STOXX600:
Vorrei ancora ricordarvi un qualcosa di importante sugli indici di volatilità VIX e VSTOXX:
• Tanto le incertezze sugli indici S&P500 e STOXX600 continueranno a persistere, tanto persisterà l’alta volatilità. Data la correlazione indiretta tra gli stessi indici e gli indici di volatilità, è probabile che se questi ultimi continueranno a mantenere la stessa impostazione e vista la loro correlazione diretta con gli indici di forza CSI300 vs S&P500 e CSI300 vs STOXX600, questo potrebbe favorire l’azionario cinese.
INDICI DI FORZA SETTORIALI
Dopo aver appurato la ripresa da parte del CSI300 e la sua maggior forza rispetto ai “cugini” S&P500 E STOXX600, ora entrerò più nel dettaglio del quadro andando ad osservare gli indici di forza settoriali.
• INDICI DI FORZA TRA SETTORI TECNOLOGICI
Per creare questi indici di forza ho usato i seguenti ETF:
• “CQQQ”, che rappresenta il tech cinese
• “XLK”, che rappresenta il tech USA
• “FSTY1!”, che rappresenta il tech europeo
Nella zona della grafica ombreggiata di color azzurro osserviamo la grande forza del tech USA e di quello europeo rispetto a quello cinese (coincidente con il periodo febbraio 2021-aprile 2022); tutto cambia da due mesi ad oggi, nella zona ombreggiata di color rosso: il tech cinese registra delle ottime performance, che si riflettono con l’inversione di tendenza da ribassista a rialzista dei due indici di forza.
• INDICI DI FORZA TRA SETTORI CICLICI
Per creare questi indici di forza ho utilizzato i seguenti etf:
• “CHIQ”: settore ciclico cinese
• “XLY”: settore ciclico statunitense
• “STRX”: settore ciclico europeo
Gli indici dei settori dei beni ciclici hanno andamenti molto simili a quelli dei settori tecnologici visti pocanzi: l’unica differenza sono i minimi che hanno certificato la fine della superiorità USA ed Europea rispetto a quella cinese: negli indici di forza tecnologici tali si erano formati a metà aprile 2021, mentre in questo caso a fine marzo 2022; per il resto c’è poco da aggiungere: è da tre mesi circa che il consumer discretionary cinese si dimostra più agguerrito.
• INDICI DI FORZA TRA SETTORI INDUSTRIALI
Per costruire questi indici di forza “industriali” ho utilizzato i seguenti etf:
• “CHII”: settore industriale cinese
• “XLI”: settore industriale americano
• “EXH4”: settore industriale europeo
Come si può evincere guardando la grafica, dai massimi del 24 marzo 2020 (cerchiati in color verde) ai minimi del 21 aprile 2022 (cerchiati in arancio) abbiamo assistito ad una maggior forza dei settori industriali americani ed europei; tuttavia, durante lo stesso arco temporale, il cinese ha provato “episodicamente” a mostrare i muscoli, non riuscendo tuttavia a cambiare le tendenze in atto.
I trend ribassisti hanno seguito quelle che possiamo definire trendline dinamiche ribassiste; abbiamo osservato la rottura di quella dell’indice di forza Cina vs Usa ma non ancora di quella Cina vs Euro: questo sta a significare che il settore cinese si sta dimostrando più forte rispetto a quello americano che non a quello europeo; tuttavia la sua forza rispetto ad entrambe le altre due nazioni è certificata da due impulsi rialzisti evidenziati con due trendline rialziste, rappresentate con delle frecce di color rosso.
• INDICI DI FORZA TRA SETTORI IMMOBILIARI
Questi indici di forza sono stati costruiti grazie agli etf:
• “CHIR”: settore real estate cinese
• “XLRE”: settore real estate americano
• “FSTL1!”: settore real estate europeo
E’ dal 2 luglio 2020 che i settori immobiliari americano ed europeo presentano una forza maggiore rispetto a quello cinese; questo è dimostrato dalle due trendline dinamiche ribassiste nera e blu che ho applicato ai due indici di forza. Da inizi aprile 2022 si ha avuta la formazione di due triangoli simmetrici: la loro rottura avverrà al rialzo o al ribasso? Ciò lo commenteremo nel futuro più prossimo. Quello che possiamo affermare ora è che il settore immobiliare cinese si dimostra piuttosto debole, non solo se paragonato agli altri due Paesi, ma anche analizzato singolarmente. Infatti:
• INDICI DI FORZA TRA SETTORI DELLE COMUNICAZIONI
Per costruire questi indici di forza ho utilizzato gli etf:
• “CHIC”: settore delle comunicazioni cinese
• “XLC”: settore delle comunicazioni americano
• “FSTT1!”: settore delle comunicazioni europeo
Dai minimi dell’11 marzo 2022 il settore delle comunicazioni cinese sta registrando una forza relativa maggiore rispetto agli stessi settori americano ed europeo (complici anche i breakout al rialzo delle trendline ribassiste che denunciavano un’estrema debolezza cinese). Sarà interessante osservare se questa forza si manterrà costante nei prossimi mesi.
• INDICI DI FORZA TRA SETTORI DEI MATERIALI
Etf utilizzati per la costruzione degli indici:
• “CHIM”: settore dei materiali cinese
• “XLB”: settore dei materiali americano
• “FSTN1!”: settore dei materiali europeo
Anche in questo particolare settore la Cina ha iniziato a mostrare i muscoli, in particolare dopo i minimi del 25 aprile 2022 cerchiati in verde e dopo i successivi breakout delle trendline ribassiste del 13 giugno 2022 (cerchiati in rosso) che testimoniavano la precedente debolezza dello stesso paese rispetto agli altri due.
• INDICI DI FORZA TRA SETTORI ENERGETICI
Etf utilizzati per la costruzione degli indici:
• “CHIE”: settore energetico cinese
• “XLE”: settore energetico USA
• “FSTE1!”: settore energetico europeo
Notate qualcosa di particolarmente diverso se si paragonano gli indici sui settori energetici e gli altri indici settoriali osservati precedentemente? Direi di no; la Cina mostra i muscoli da ormai metà aprile 2022. Anche in questo caso possiamo notare i breakout delle trendline ribassiste seguiti ai minimi cerchiati in color verde.
• INDICI DI FORZA TRA SETTORI DELLE UTILITIES
Etf utilizzati per la costruzione degli indici:
• “CHIU”: settore utilities cinese
• “XLU”: settore utilities americano
• “FSTU1!”: settore utilities europeo
La Cina mostra dei segnali di recupero anche nel settore utilities; la differenza rispetto agli altri grafici settoriali sono i breakout delle trendline ribassiste non ancora avvenuti.
• INDICI DI FORZA TRA SETTORI SANITARI
Etf utilizzati per la costruzione degli indici di forza:
• “CHIH”: settore sanitario cinese
• “XLV”: settore sanitario americano
• “FSTH1!”: settore sanitario europeo
La grafica non mostra niente di nuovo: dopo aver subito la forza da parte di Usa ed Europa, la Cina riesce a riprendersi iniziando a sovraperformare dalla fine di maggio. Da cosa è dimostrato ciò? Come per gli altri casi, dai breakout rialzisti verificati sulle trendline dinamiche ribassiste degli indici di forza!
• INDICI DI FORZA TRA SETTORI DEI BENI PRIMARI
Etf utilizzati:
• “CHIS”: settore consumer staples cinese
• “XLP”: settore consumer staples americano
• “FSTO1!”: settore consumer staples europeo
Osservando la grafica vi renderete conto che non c’è alcuna considerazione da aggiungere rispetto a quello commentato precedentemente: gli indici del settore sanitario e quelli dei beni di prima necessità appaiono pressochè identici, probabilmente per la loro natura “difensiva”.
• INDICI DI FORZA TRA SETTORI FINANZIARI
Etf utilizzati per la costruzione degli indici:
• “CHIX”: settore finanziario cinese
• “XLF”: settore finanziario americano
• “FSTF1!”: settore finanziario europeo
La forza della Cina non si smentisce nemmeno se si considera il suo settore finanziario: dopo aver subito per diverso tempo la forza dei settori finanziari americani ed europei, dimostra la sua forza rispetto ai due diversi paesi con il breakout rialzista del rettangolo di consolidamento (sull’indice di forza Cina vs Usa) e con quello sul triangolo ascendente (sull’indice di forza Cina vs Europa).
CONCLUSIONI
Tutti gli indici di forza relativa condivisi in questa analisi hanno palesato la forza che la Cina sta mostrando, in particolare da fine aprile 2022. Essa non è stata certificata solamente dall’ultimo impulso rialzista formato dall’indice CSI300 analizzato nel primo paragrafo, bensì dal dualismo con Stati Uniti ed Europa rappresentato dagli indici di forza settoriali. Questa rinnovata “linfa vitale” cinese può avere un lungo corso? E’ difficile dirlo, tuttavia possono esserci delle condizioni di politica monetaria da osservare attentamente che potrebbero suggerire il fatto che la Cina possa essere presa seriamente in considerazione dagli investitori; queste condizioni non sono altro che le divergenze che si stanno formando tra Usa, Europa e la stessa Cina: mentre le Federal Reserve e la Banca centrale Europea stanno attuando un tipo di politica “aggressiva” con il rialzo dei tassi di interesse con lo scopo di andar a calmierare un’inflazione da record, la People Bank of China attua una politica definita “accomodante”, tagliando i tassi di interesse con lo scopo di favorire un’espansione economica (politica monetaria che tipicamente sostiene i mercati finanziari) e per sostenere, in particolare, i settori dell’agricoltura, le micro e le piccole imprese.
Questo servirà per far rialzare definitivamente la Cina?
Grazie per l’attenzione, Matteo Farci
SALE LA PAURA, AUMENTA LA VOLATILITà E CI CERCANO COPERTURE.ANALISI COT REPORT del 31.04.2022
Bentornati alla consueta rubrica settimanale dedicata all’analisi del posizionamento dei big players sui futures , questa settimana una lettura più ampia assume un valore ancora più importante considerato l’avvicinarsi dell’intervento della FED previsto per mercoledi 4 maggio.
L’analisi del COT report , che ricordiamo non essere infallibile, offre tuttavia un’idea più chiara di quello che può essere il posizionamento degli attori che compongono i mercati e quali possono essere le aspettative e le posizioni strategiche da assumere, tanto più alla vigilia di un appuntamento cosi importante e atteso come quello di mercoledi prossimo.
La nostra rubrica si sta via via ampliando e gli asset che monitoriamo aumentano di settimana in settimana, scoprendo con un’attenta lettura, quanto le correlazioni intra-market si evidenzino in maniera chiara nel posizionamento dei non commercial che questa settimana, sembrano essersi focalizzati sulla copertura di portafogli da possibili risk off.
I primi segnali che ricerchiamo sono nel valutario, con un crollo nelle posizioni nette lunghe delle valute come Euro e Sterlina , per dare spazio al Dollaro americano e allo Yen giapponese.
I big players comprano anche indici, ma al contempo sembrano cercate copertura anche in posizionamenti sul VIX e sul mondo commodities special modo i metalli, seppur il comparto energy segue la strada degli acquisti, ma procediamo con il consueto ordine.
Calano le posizione nette lunghe sull’euro, dove i large speculators, passano dai 31301 contratti netti lunghi a 22201 non dando segnali di ritrovata fiducia nella moneta unica e nelle politiche della BCE, che continuano a rimanere attendiste pur considerando le ultime rilevazioni dell’inflazione in eurozona, al nuovo record del +7.5%. l’orizzonte temporale di un possibile trimestre di attesa, prima di possibili rialzi tassi, sembra forse troppo lungo per gli investitori, che liquidano posizioni, portando eurusd ai minimi di 1.0490, per poi chiudere la settimana in leggerissimo recupero a 1.0580. le possibilità di vedere storni sul futures euro, sono legate a nostro parere solo ad una plausibile dinamica di buy on rumors and sell on news, che porterebbe a prese di profitto sul biglietto verde e conseguenti recuperi delle altre majors.
Crollo della sterlina, che da oramai 8 settimane consecutive trova nei big players esclusivo sentiment ribassista con incrementi costanti del posizionamento netto corto, che questa settimana passa a -69621 contratti rispetto ai -58914 della scorsa settimana in un rally partito ad inizio marzo 2022.
Anche in questo caso è notevole la performance negativa del futures sul british pound, che dalle aree di 1.3142 , open di aprile, ha toccato i minimi di 1.2412, per chiudere con un respiro solo nelle ultime ore di contrattazione di venerdi a 1.26 figura. L’aspettativa nella congiuntura macro resta tra le peggiori, ma anche in questo caso si spera nei possibili storni di breve del biglietto verde, che darebbero fiato alle altre majors di recuperare qualche punto percentuale, almeno nel breve periodo, non invalidando l’idea di un mega trend per il dollaro americano.
Recupera qualche posizione lo yen giapponese, che sui ribassi del comparto equity, e a nostro parere, sui timori di ciò che potrebbe fare la FED il 4 maggio, ha trovato acquisti da parte dei big players che si sono portati a -95535 contratti corti, con una ricopertura in una sola settimana di ben 11652 contratti.
Il futures yen mette a segno ancora un mese di aprile devastante in termini di performance che si assesta a -7.00% dall’open mensile, e ad un -12.20% da inizio marzo. Performance pesantissime per un valutario in due mesi, che trovano giustificazione solo nella politica ancora iper-espansiva della BOJ, che seppur contenta di una valuta debole, inizia a preoccuparsi della velocità con la quale lo yen perde terreno. Anche in questo caso crediamo che l’intervento della FED di mercoledi , che darà ampie indicazioni per il QT, potrebbe generare uscite dal mondo equity, e dare agli operatori motivazioni più valide per riacquistare uno yen tutto sommato a buon prezzo.
Restano sostenute le posizioni long dollari, dove i big players restano con 33879 contratti long, rispetto ai 32580 della scorsa settimana, mantenendosi pertanto in media rispetto ai valori di questo 2022.
Dollar index che trova nelle aspettative della FED una forza imponente, si è portato sui massimi di periodo area 103.25 , dopo aver testa 103.80 massimi del 2016.
Tutto ora nelle mani di Powell che dovrebbe confermare un rialzo tassi di 50BP e l’inizio del QT, che potrebbe dare vita a vendite corpose di asset obbligazionari con una conseguente risalita dei rendimenti, che hanno già testato le aree di 3% per il decennale, area che potrebbe a questo punto violata con agilità.
I big players comprano anche equity, con forti posizionamenti su S&P e Nasdaq, dove sono netti long con 15833 contratti e ben 122750 contratti netti lunghi sullìS&P, ma ad attrarre la nostra attenzione sono tuttavia i posizionamenti sul vix.
Dopo un forte scarico di posizioni nette lnghe sul vix, i large speculators sono 3 settimane, che incrementano il posizionamento long, passando da -81353 contratti a a-72225 attuali. Se consideriamo che il posizionamento su questo asset non è mai netto positivo, possiamo meglio renderci conto di come i large speculators siano di fatto non lontano dalle minimi esposizioni nette corte, viste solo ad inzio 2022 e nel marzo 2020 periodo che noi tutti ricordiamo per l’esplosione della pandemia.
Riflettiamo dunque sulla volontà dei big players di comprare asset equity, ma anche di cercare rifugio nel VIX e in asset come yen giapponese e dollari.
Andiamo verso la conclusione dando uno sguardo al comparto energy, dove troviamo forti acquisti sia di crude oil che di nGas, il che confermerebbe la paura degli investitori che preferiscono essere coperti con importanti percentuali di commodities nel loro portafoglio, special modo energy, per le vicende che noi tutti oramai conosciamo.
Approfondimento lo concediamo al Ngas, dove il posizionamento dei large speculators si riposiziona questa settimana sopra la sua media a 21 periodi, e considerando un incremento di ben 12626 contratti netti lunghi, si lasciano aperte le porte a possibili ulteriori allunghi verso i massimi di 8$
Si conclude la nostra rubrica con l’inserimento del posizionamento sui metalli preziosi come silver e gold e per ora il palladio, dove si evidenzia una netta decorrelazione tra il posizionamento netto lungo sul gold ,c he questa settimana ha trovato ulteriori 8366 contratti long, e il silver con pur sempre posizione netta lunga e 35406 contratti, ma uno scarico di ben 11023 contratti in questa sola settimana.
Rimaniamo pertanto vigili e cerchiamo posizioni di prudenza fino al 4 maggio, data in cui la FED ci darà indicazioni più chiare e potrà dettare ritmo ai mercati per i prossimi mesi.
Buon Week End e buon trading
Salvatore Bilotta
[Analisi intermarket settimana 3] Quali strumenti scegliereDopo il repentino sell off dell'autunno scorso, SP500, l'indice di riferimento per l'analisi intermarket, ha trovato verso la fine del 2018 una zona di supporto dalla quale è rimbalzato. Da qui, l'incertezza l'ha fatta da padrone e complice i bassi volumi, tipici periodo natalizio, si sono visti in tantissimi asset movimenti erratici. Il trend di fondo è ancora negativo e lo testimoniano i livelli tecnici sotto cui si muove il prezzo, tuttavia, l'ultimo rimbalzo l'ha portato a ridosso di alcune strutture importanti. Indifferentemente se andasse long o short, innescherebbe una sequenza di movimenti sugli asset correlati su cui concentrarsi per aprire posizioni coerenti con le teorie intermarket.
Lo stesso accade per l''indice NIKKEI che resta anche esso in territorio di trading short. Tuttavia il rimbalzo nella zona resistiva 19500/19000, che è anche una soglia psicologica, è da considerarlo importante perché ne ha per ora fermato la caduta. La fase risk-on di breve sta testando il primo livello importante in area 20400/20500.
Il VIX rientra sotto quota 20 che è la quota di guardia e va a confermare il quadro intermarket che vede il mercato in una fase risk-on di breve.
La forte lateralità del GOLD è la prova del nove che il mercato resta incerto. Il recente storno degli indici ne ha caratterizzato il rally long ma il rimbalzo di questi non è stato "visto" come un vero cambio di direzione. La poca propensione alla vendita di chi l'aveva messo in portafoglio per proteggersi e la contemporanea mancanza di compratori per via del rimbalzo dell'equity ne ha decretato l'immobilità.
Ma visto che i market mover più importanti sono prossimi a livelli decisivi, sono dell'idea che la lateralità durerà poco.
A livello operativo sarà da attendere il comportamento dei prezzi su questi livelli così importanti ed adeguare il trading cercando asset correlati decidendo una direzionalità di questi in coerenza con l'intermarket.
Equity long → VIX sotto linea 20 → acquisto asset risk on e/o chiusura posizioni asset risk off
Equity short → VIX sopra linea 20 → acquisto asset risk off e/o chiusura posizioni asset risk on
Se hai bisogno e vuoi capire come funzionano le correlazioni e come sfruttare l'analisi intermarket e trarne profitto, mandami un messaggio in privato.
Come sempre raccomando a chi non sa come e su quali mercati opero, a come gestisco il risk/money management e la posizione, di NON APRIRE OPERAZIONI solo perché le faccio io.
PS: Qualsiasi previsione fornita non è un indicatore affidabile di risultati futuri.
I pensieri e le opinioni espresse sono esclusivamente miei. Le analisi sono solo a scopo informativo e non devono essere considerate come una consulenza finanziaria o istigazione di alcun tipo. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. La decisione di agire in base alle idee ed ai suggerimenti presentati è a sola discrezione del lettore.
Per trasparenza e correttezza ho deciso di aggiungere i risultati degli ultimi tre anni di trading e aggiornati ad oggi 17/01/2019.
Dall'inizio del 2016, le operazioni vinte sono il 73,76% e il rapporto profitto/perdita è di 4:1 su 667 trade eseguiti e chiusi. Purtroppo per regolamento Tradingview non permette di mettere link esterni, quindi non posso darvi il l'indirizzo del mio blog dove sono pubblicati.
Buon Trading
S&P500 - INCOGNITA S&P500 E VIX, DIREZIONE INCERTA!Buongiorno a tutti i traders, volevo condividere con voi questa analisi sull'S&P500 in questo grafico il suo ETF SPY, per notare il movimento sulla rottura dei massimi con volumi non eccezionali ed ultima candela con un piccolo aumento di volumi ma candela d'incertezza. Il trend sembra forte, massimi e minimi crescenti, i livelli vengono tenuti, supporto più importante in area 568$, con prossimo supporto in area 574,72$, però se arriva a 568$ si rientra nella flag o rettangolo di consolidamento che ha fatto dal 19 settembre fino al 8 ottobre. Poi vediamo che il VIX si trova in area superiore a 20, dove si dice che è indice di nervosismo, inizio di alta volatilità, ed in passato quando il vix è sopra area 20 l'indice S&P500 non è mai stato sui massimi, ma proprio per questo ha sempre avuto un andamento opposto. Quindi entriamo in una analisi veramente difficile da capire, come ho detto nel video precedente qualcuno bleffa. Ora sinceramente non ho possibilità statistica per capire il movimento, quindi come faccio sempre attendo la rottura dei livelli con le conferme di tenuta per prendere decisioni operative, penso che specialmente in questo caso dobbiamo aspettare la parte che vorrà rompere, solo in quel momento potremmo capire qualcosa, vediamo come chiudiamo questa settimana e ci sentiamo la prossimo. Grazie a tutti e buon trading Mauro.
Vi cito le mie tre regole che coltivo costantemente:
Pazienza, disciplina ed avere sempre un piano.
Volatilità (VIX e VXN) conferma la visione ribassista? La volatilità implicita (VIX per quanto riguarda ES e VXN per quanto riguarda NQ) è su livelli molto bassi.
La direzione più probabile quando un indice/indicatore scende molto è la salita. Non dimentichiamo che la volatilità è ciclica.
VIX e VXN sono anche detti indici della paura e per questo motivo nel momento in cui quest'ultimi iniziano ad alzarsi ci si può attendere uno storno dei mercati.
Analisi di SentimentIl veloce retrofront a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni desta non poche preoccupazioni, complice una pubblicazione non troppo compiacente di dati macroeconomici.
In primis la questione del colosso Cinese che per colpa dell'inflazione, oggi stenta a ingranare la marcia e che Lunedí ha zavorrato tutte le altre piazze mondiali.
Successivamente abbiamo visto pubblicare in America i dati sui nuovi lavori che hanno battuto abbondantemente le attese, rilevazione che in questo contesto risulta per nulla positiva. Basti pensare che la FED piú volte ha sottolineato che uno dei problemi per cui l'inflazione é persistente é dato anche da un mercato del lavoro troppo solido, confermato anche dal dato sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione che si mantengono sotto il dato previsto.
Dall'analisi del Sentiment emergono delle criticitá degne di nota, esaltate con forza dallo SKEW Index
Purtroppo negli ultimi anni ogni qual volta abbiamo registrato sullo SKEW un valore maggiore di 150 accompagnato da un VIX in area di compiacenza, a breve si sono registrate inversioni importanti che hanno generato profonde correzioni.
Spero vivamente di sbagliarmi, ma purtroppo se é vero che nel grafico c'é una fetta di futuro, allora prepariamoci all'evenienza di uno storno!
Altro indicatore che sta segnalando un indebolimento del sentiment sulle equities é il Ratio VVIX/VIX
Il Ratio PUT/CALL invece é ancora in situazione di neutralitá ma qualora inizi a creare una tendenza rialzista, allora confermerebbe quanto detto.
Negli ultimi giorni ho letto diversi articoli di importanti economisti a riguardo dell'innalzamento del tetto del debito e possibili implicazioni ed ho trovato delle tesi molto interessanti, alcune condivisibili, altre meno.
Sono curioso di sapere la tua a riguardo e se credi che sia verosimile che nei prossimi anni l'America possa veder scoppiare la Bolla del Debito!
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