Austria 0.85% 2120Per la prima volta un'obbligazione.
Ma un obbligazione volatile come una delle peggiori penny stock del mercato USA.
Austria 2110 cedola 0.85% annuale:
E' un titolo complicato sotto diversi aspetti:
- volumi
- volatilità
- tassi di interesse attesi
- tassi di interesse effettivi
- duration
- convexity
I maggiori youtuber , influencer, esperti del settore, anche quelli che si definiscono esperti e che non hanno vissuto crisi 2000 e 2008 si sono spesi a suon di video analisi per questo titolo.
Non voglio annoiare con gli aspetti matematici che ruotano al pricing di questo strumento anche perchè richiederebbe un analisi di 185 pagine e non voglio basare l'analisi neanche sulla price action che sarebbe alquanto fuorviante.
Abbiamo un titolo con una duration di 39,41 anni al lordo della tassazione, e 43,21 anni al netto della tassazione.
Anni a scadenza 95 circa
Data di di godimento 30/06/2020 ha raggiunto una quotazione massima assoluta a circa 139 attualmente quota 31.65. RICORDATE LA PREMESSA ---> "Ma un obbligazione volatile come una delle peggiori penny stock del mercato USA" quindi ipotizzando il sig. Mario Rossi che ha acquistato sui massimi, come spesso avviene, oggi si ritrova in portafoglio un titolo con una performance del -77% con una cedola annuale irrisoria del 0.85%.
Sono certo che di Mario Rossi ce ne siano pochi che nel 2020 abbiano pensato a questa obbligazione, infatti il titolo extra lungo si presta ad un investitore istituzionale: banche, fondi pensione ed assicurazioni. Bella mossa questi laureati di Harvard voi direte...
Ora a meno che non venga inventata una pozione magica tra 95 anni da oggi penso che nessun titolare di un dossier titoli possa esserci al rimborso del titolo . Ma banche e assicurazioni si.
Se a 139 era certamente costosa, certamente perchè lo ha detto il mercato, mica io!!
A 31.65 è a sconto?
Ci sono diversi modelli matematici per definire il fair value di un obbligazione, ma come detto non voglio tediare il lettore in alcun modo.
Concentriamoci su tre ipotesi:
A) Inflazione sale a livelli record 15/20% annui
B) Crisi globale deflazione
C) Crisi globale stafglazione
Quale scegliete? La uno la due o la trrre?
A e C potrebbero portare il titolo a 10 o 5
La B con interventi straordinari delle banche centrali con tagli significativi ai tassi di interesse anche al di sotto dello 0 potrebbe portare il titolo a livelli più alti dell'attuale. Ma dimenticatevi i 139 li c'era una BCE in forte attività ...forse troppo forte per il sig. Mario Rossi.
DISCLAIMER : LA PRESENTE ANALISI , COME APPUNTO DICE LA PAROLA, E' UNA VALUTAZIONE DEGLI ELEMENTI PASSATI CON EVENTUALI PROIEZIONI FUTURE, NON VUOLE ESSERE IN ALCUN MODO UNA SOLLECITAZIONE AD OPERARE SUL TITOLO OGGETTO DI ANALISI. L'AUTORE POTREBBE AVERE POSIZIONI APERTE SUL TITOLO ED ESSERE SOGGETTO A BIAS PSICOLOGICI. TRA CUI IL BIAS DI CONFERMA.
Titoli di Stato
Rischio di credito FRANCIA: 2 barometri decisiviDall’annuncio del voto di fiducia dell’8 settembre 2025, la situazione politica francese è precipitata in una forte incertezza. Il primo ministro François Bayrou, alla guida di un governo di minoranza, si trova di fronte a un’opposizione determinata che ha già annunciato che voterà contro, rendendo la sua permanenza a Matignon molto improbabile. Questa fragilità politica ha immediatamente pesato sulla fiducia dei mercati: il premio di rischio e i costi di finanziamento aumentano per il governo e per le imprese francesi.
In caso di caduta del governo, l’ipotesi di elezioni anticipate e la prospettiva di nuove tensioni sociali, con mobilitazioni previste già dal 10 settembre, accentuano le preoccupazioni. In questo contesto, le autorità cercano di rassicurare affermando che la Francia rimane economicamente solida e che un bilancio per il 2026 sarà adottato nei tempi previsti, forse con l’istituzione di un cosiddetto governo “tecnico” anziché una nuova dissoluzione dell’Assemblea nazionale.
Questa incertezza può esercitare pressione sui tassi di interesse sovrani francesi e destabilizzare così banche e imprese francesi, con un effetto di contagio a livello dell’Eurozona.
La situazione peggiorerà o, al contrario, migliorerà in questo mese di settembre per la Francia e l’Eurozona?
Ecco due barometri di mercato da tenere sotto stretta osservazione e che saranno molto rilevanti per misurare l’evoluzione positiva o negativa di questo rischio “Francia”.
1. Primo barometro del rischio “Francia”: lo spread sui tassi a 10 anni tra Francia e Germania
Lo spread dei rendimenti obbligazionari a lungo termine tra Francia e Germania rappresenta il barometro di rischio definitivo per il debito pubblico francese. Più si amplia questo spread, più il mercato anticipa difficoltà per le finanze pubbliche francesi.
Attualmente tengo questo indicatore sotto stretta sorveglianza, poiché la sua traiettoria rialzista potrebbe diventare preoccupante oltre una certa soglia. Al contrario, se l’incertezza politica in Francia diminuisse, questo spread si ridurrebbe, rappresentando un segnale positivo per gli attivi finanziari europei.
Il grafico seguente mostra, in chiusura giornaliera, lo spread a 10 anni tra Francia e Germania:
2. Barometro secondario da seguire: il valore del rendimento francese a 10 anni rispetto al rendimento italiano a 10 anni
Un secondo barometro interessante è la differenza assoluta tra il rendimento sovrano francese a 10 anni e quello italiano. Mai il rendimento francese è stato superiore a quello italiano, e se ciò dovesse accadere, sarebbe un segnale di mercato molto negativo per la Francia, le sue banche e le sue imprese. Attualmente il rendimento francese rimane inferiore a quello italiano.
Il grafico seguente mostra i rendimenti francesi e italiani a 10 anni in forma di candele giapponesi quotidiane:
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La crisi dei carry trade riesuma Taper TantrumIl mercato dei titoli di Stato giapponesi (JGB) riveste un ruolo sistemico nell’equilibrio finanziario globale, non solo per l’entità del debito pubblico nipponico – tra i più elevati al mondo – ma anche per la sua capacità di generare effetti a catena sui mercati internazionali in seguito a variazioni repentine dei rendimenti. Questo fenomeno, spesso paragonato al cosiddetto “butterly effect”, si manifesta con particolare intensità nei momenti di incertezza politica o di transizione monetaria.
Negli ultimi giorni, in vista delle elezioni della Camera Alta previste per il 20 luglio, si è assistito a un marcato incremento dei rendimenti lungo tutta la curva dei JGB. Il rendimento del decennale ha raggiunto l’1,60%, il livello più alto dal 2008,
mentre il trentennale ha superato la soglia del 3%.
Questo rally riflette le aspettative di un’espansione fiscale post-elettorale, alimentate da promesse di tagli alle imposte sul consumo e da un contesto politico che, come spesso accade in campagna elettorale, tende a privilegiare misure populiste a breve termine.
Il Giappone, primo detentore mondiale di Treasury statunitensi in termini nominali, esercita un’influenza significativa anche sul mercato obbligazionario globale. In questo contesto, la Bank of Japan (BoJ) si trova a gestire un equilibrio estremamente delicato: da un lato, l’inflazione domestica è in ascesa; dall’altro, l’inasprimento delle condizioni finanziarie rischia di compromettere la sostenibilità del debito pubblico, il cui rapporto debito/PIL ha superato il 200%. Inoltre, la spesa per interessi ha raggiunto il 12% delle entrate fiscali, in netto aumento rispetto all’8% precedente.
La BoJ ha avviato un processo graduale di normalizzazione monetaria, portando il tasso di riferimento allo 0,50% e riducendo progressivamente il programma di acquisto di titoli di Stato (quantitative and qualitative easing, QQE). Tuttavia, l’istituto ha annunciato che nel 2026 rallenterà il ritmo di riduzione degli acquisti, consapevole che un’uscita troppo rapida potrebbe innescare ulteriori pressioni al ribasso sui prezzi obbligazionari e, di conseguenza, un aumento dei rendimenti.
Il contesto attuale evidenzia le difficoltà strutturali della politica monetaria giapponese: l’adozione di un approccio più restrittivo è resa complessa dalla fragilità fiscale e dalla sensibilità del mercato obbligazionario. Un eventuale allentamento della disciplina di bilancio, soprattutto in un contesto elettorale, rischia di amplificare le tensioni sui mercati, con potenziali ripercussioni ben oltre i confini nazionali.
L’incremento dei rendimenti obbligazionari giapponesi rappresenta un elemento di rilievo per la stabilità dei mercati finanziari globali, in quanto segna un potenziale punto di svolta nella dinamica del carry trade* basato sullo yen. L’aumento del costo del finanziamento in valuta giapponese, storicamente utilizzata come fonte di liquidità a basso costo, potrebbe innescare un progressivo disfacimento di posizioni speculative costruite su differenziali di rendimento favorevoli.
Tale processo comporterebbe un apprezzamento dello yen, alimentato dal rientro dei capitali verso il Giappone, e una liquidazione di asset rischiosi detenuti in valute ad alto rendimento, con conseguente aumento della volatilità sui mercati azionari e obbligazionari globali. In risposta a questi flussi, i rendimenti dei titoli di Stato statunitensi ed europei potrebbero subire pressioni al rialzo, nel tentativo di attrarre capitali e compensare la riduzione della domanda estera, in particolare da parte degli investitori giapponesi.
Questo scenario richiama alla memoria il cosiddetto “Taper Tantrum” del 2013, quando la sola comunicazione da parte dell’allora presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, circa l’intenzione di ridurre gradualmente gli acquisti di titoli di Stato (dopo un prolungato periodo di Quantitative Easing), fu sufficiente a generare una forte reazione negativa dei mercati. I rendimenti dei Treasury decennali aumentarono bruscamente, le valute dei mercati emergenti si deprezzarono e si assistette a un repentino deflusso di capitali da asset percepiti come più rischiosi.
In analogia, un’uscita troppo rapida o mal calibrata dalla politica ultra-accomodante da parte della Bank of Japan potrebbe generare effetti simili, minando la fiducia degli investitori e amplificando le tensioni sistemiche a livello globale.
*approfondimento sul carry trade: emea01.safelinks.protection.outlook.com
WisdomTree - Tactical Daily Update - 10.06.2025Mercati azionari in bilico tra dazi, diplomazia e voglia di salire ancora.
Usa e Cina proseguono il dialogo, puntano ad un’intesa a breve.
Al recupero delle Borse partecipa anche il tech Usa, ma prevale quello “cinese”.
Coinbase esordisce nello S&P500: Bitcoin riavvicina record storico!
Lunedì piatto per le Borse europee, che aprono la settimana all’insegna della cautela. Gli occhi degli investitori restano incollati al fronte più caldo: i colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina, pronti a riaccendersi a Londra. Intanto, i principali listini chiudono leggermente sotto la parità: il FTSE MIB di Milano scivola di un timido -0,03%, il CAC 40 di Parigi resta praticamente invariato (-0,00%) e il DAX 40 di Francoforte perde un più visibile -0,25%.
Il presidente americano Donald Trump, con un post sul suo social Truth, ha gettato acqua sul fuoco delle tensioni annunciando che l’incontro servirà a raggiungere "un accordo commerciale" e si è detto fiducioso in "un esito molto positivo". La speranza è che le due superpotenze trovino un terreno comune, proseguendo la tregua commerciale già firmata a maggio.
Secondo il Wall Street Journal, Trump ha incaricato il Segretario al Tesoro Scott Bessent di trattare la possibile rimozione di alcune restrizioni sulle esportazioni tecnologiche verso la Cina. Il pacchetto include tecnologie chiave come motori a reazione e software per la produzione di chip, cruciali per l’industria cinese. In cambio, si punta a una distensione sulle terre rare, di cui Pechino è fornitore globale dominante.
Il clima è teso: le restrizioni commerciali stanno creando frizioni sul commercio globale, rallentando flussi di materie prime, componenti e tecnologie. In questo contesto, c’è chi prevede che la Fed possa decidere per un taglio dei tassi a luglio, mentre la BCE sembra più propensa a una pausa di riflessione.
Nel frattempo, Wall Street si muove senza grandi scossoni. Il Dow Jones chiude piatto, il Nasdaq guadagna lo 0,31% e l’S&P 500 sale dello 0,09%. Il Dow è tornato in positivo da inizio anno, mentre l’S&P 500 ha riagguantato quota 6.000 punti, livello che non toccava da febbraio.
Tuttavia, non tutti gli indici brillano. Il Bloomberg Magnificent Seven, che riunisce le superstar tecnologiche, resta in rosso con un -2,8% da inizio anno. Male soprattutto Tesla, che ha perso il 24% nel 2024, zavorrata anche dalle crescenti tensioni tra Elon Musk e Trump. In chiaroscuro anche le altre big tech: Meta vola a +18%, Microsoft segue con +12%, Nvidia cresce del 6%, ma Amazon è a -2%, Alphabet a -7% e Apple crolla a -20%.
Nel mercato valutario, l’euro si rafforza leggermente e tocca 1,1416 dollari (da 1,1394), mentre vale 164,96 yen. Il dollaro si scambia a 144,50 yen, in calo da 144,788.
Sul fronte dei titoli di Stato, lo spread BTp-Bund chiude in lieve calo a 95 punti base (da 96), mentre il rendimento del BTp decennale resta fermo al 3,52%.
Lo sguardo si sposta poi sull’Asia, dove prevale l’ottimismo. Lunedì mattina, la maggior parte dei mercati della regione segna rialzi in scia ai segnali positivi dei colloqui USA-Cina. L’MSCI World tocca un nuovo record, mentre l’indice dei mercati emergenti torna ai massimi da febbraio 2022.
In dettaglio: CSI 300 cinese +0,2%, Hang Seng +0,3%, Taiwan Taiex in rally con +2%. Il Kospi coreano sale dello 0,2% e raggiunge il massimo degli ultimi 11 mesi, grazie anche alla vittoria del partito liberale alle presidenziali. Il Nikkei 225 giapponese guadagna l’1% sulla scia di dati positivi sul PIL, mentre l’ASX 200 australiano cresce dello 0,8%, avvicinandosi al proprio record storico. Il Sensex indiano resta stabile.
Nel comparto energetico, il petrolio Brent statunitense tocca quota 67,3 dollari al barile, il massimo da fine aprile. I mercati scommettono su un miglioramento della domanda globale se il dialogo tra USA e Cina andrà a buon fine. A influenzare i prezzi anche le tensioni con l’Iran: Teheran ha annunciato una controproposta sull’accordo nucleare, giudicando “inaccettabile” l’offerta americana. Il nodo resta la possibilità per l’Iran di arricchire uranio: un potenziale accordo potrebbe riaprire le esportazioni di petrolio iraniano, con impatto sui prezzi globali.
Quanto al gas, le scorte dell’Unione Europea hanno superato per la prima volta il 50% dall’inizio della stagione degli stoccaggi. La minore domanda cinese di GNL sta facilitando gli approvvigionamenti europei e contribuendo alla stabilità dei prezzi.
Sul fronte dei metalli preziosi, l’oro resta stabile a 3.312 dollari l’oncia, riflettendo la maggiore propensione al rischio da parte degli investitori e la forza del dollaro. Nonostante la fase di pausa, il metallo giallo vanta ancora una performance annuale notevole: +26% da inizio anno.
Infine, il Bitcoin si avvicina al suo record storico toccato il 22 maggio (112.000 USD), scambiando oggi a 109.400 USD. La crescente fiducia nei mercati digitali ha trovato conferma anche nell’ingresso di Coinbase Global nell’S&P 500, prima società del settore cripto ad approdare nel prestigioso indice.
Chiudono il quadro i bond: il Treasury decennale USA resta stabile con un rendimento del 4,47%, mentre il Bund tedesco è fermo al 2,56% e il BTp italiano al 3,48%. Lo spread tra i titoli decennali italiani e tedeschi oscilla intorno ai 92 punti base, ai minimi degli ultimi quattro anni.
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Il debito USA è una minaccia per la ripresa del mercato ?Introduzione: Il mercato azionario sta segnando il passo nel breve termine dopo un trend verticale di rialzo dall'inizio di aprile. Sono molte le questioni di fondo che destano preoccupazione, ma una è attualmente al centro della scena: la sostenibilità del debito sovrano statunitense. Ovviamente è troppo presto per parlare di una crisi del debito pubblico statunitense, ma la nuova legge fiscale sostenuta dall'amministrazione Trump prevede un innalzamento del tetto del debito USA di 4.000 miliardi di dollari, il che sta esercitando una pressione al rialzo a breve termine sui rendimenti delle obbligazioni statunitensi a 10, 20 e 30 anni. Si tratta di una minaccia per il rimbalzo delle azioni statunitensi dall'inizio di aprile?
1) I rendimenti obbligazionari statunitensi raggiungono la zona di allerta macroeconomica
La proposta di legge fiscale dell'amministrazione Trump prevede tagli alle imposte e, soprattutto, un aumento del tetto del debito pubblico statunitense di 4.000 miliardi di dollari per consentire al governo federale degli Stati Uniti di continuare a indebitarsi in modo massiccio.
Il mercato comincia a preoccuparsi di questa situazione, poiché il debito degli Stati Uniti è sul punto di superare il record del 1946 se espresso in percentuale del PIL statunitense. L'onere annuale degli interessi sul debito esistente ha raggiunto gli 880 miliardi di dollari, l'equivalente del bilancio della difesa statunitense.
Grafico che mostra l'evoluzione del debito pubblico statunitense in percentuale del PIL USA
Di conseguenza, i mercati finanziari esprimono la loro preoccupazione per un aumento dei rendimenti obbligazionari statunitensi sulla parte lunga della curva dei rendimenti.
Grafico che mostra le candele giapponesi nei dati giornalieri dei rendimenti obbligazionari statunitensi a 10 anni
Grafico che mostra le candele giapponesi mensili per i rendimenti obbligazionari statunitensi a 30 anni
2) Il mercato spera nell'attivazione della put della FED per allentare la tensione sui bond
Questa pressione al rialzo sui rendimenti obbligazionari statunitensi può rappresentare un rischio per il mercato azionario, in quanto l'aumento dei rendimenti del governo federale degli Stati Uniti avrà un impatto diretto sui tassi di prestito delle società statunitensi.
Le società dell'indice S&P 500 hanno un bilancio solido e dovrebbero essere in grado di farcela, ma i rendimenti obbligazionari a lungo termine non devono salire oltre il 5/6%, poiché la situazione finanziaria delle piccole e medie imprese statunitensi diventerebbe problematica. Questa soglia del 5/6% è stata identificata come la soglia di allarme macroeconomico per la maggior parte delle aziende statunitensi. In un simile scenario, la Fed sarebbe costretta a intervenire direttamente sul mercato obbligazionario per alleviare la pressione.
3) L'S&P 500 si sta surriscaldando nel breve termine, ma il trend rialzista di fondo è stato preservato dal punto di vista tecnico e rimane sostenuto dal nuovo livello record di liquidità globale.
In questa fase, l'analisi tecnica dei mercati finanziari suggerisce che il trend rialzista in atto dall'inizio di aprile non è minacciato. Il mercato si è surriscaldato nel breve periodo e aveva bisogno di respirare. Per quanto riguarda l'indice S&P 500, il consolidamento è di breve durata e la ripresa rimane intatta finché la principale zona di supporto tecnico di 5.700/5.800 punti rimane intatta. Si tratta della fascia di prezzo attraverso la quale passa la media mobile a 200 giorni, indicata in blu nel grafico sottostante.
Grafico che mostra le candele giapponesi giornaliere sul contratto future S&P 500
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Spread Obbligazioni USA 2-10 anni e possibile RecessioneIn seguito al recente declassamento del rating del debito USA da parte di Moody's, analizziamo i possibili scenari per i titoli di Stato americani e l'evoluzione futura della curva dei rendimenti. Questo studio si concentra in particolare sull'andamento del differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato USA a 2 e 10 anni, un parametro che può servire da indicatore di una potenziale recessione.
Struttura del Grafico:
Parte Superiore: Mostra in bianco lo spread (differenza) tra il rendimento del titolo di Stato a 10 anni e quello a 2 anni.
Le linee verticali verdi indicano i minimi di questo spread.
Le linee verticali rosse rappresentano i massimi dello spread.
Le linee orizzontali gialle segnano i livelli dello spread in punti base: 0, 120 e 240.
Parte Inferiore: Riporta i tassi di interesse stabiliti dalla Federal Reserve (Fed).
Punti Chiave da Osservare:
Comportamento dello Spread a Livelli Bassi: Storicamente, ogni volta che lo spread si è avvicinato o è sceso sotto lo 0, si è verificata una ripresa che lo ha portato prima a 120 punti base e poi ha tentato di estendersi verso i 240 punti base.
Correlazione Spread Minimo e Tassi Fed Massimi: I periodi in cui lo spread ha toccato i suoi minimi (vicini o inferiori allo 0) hanno coinciso con i massimi dei tassi di interesse fissati dalla Fed.
Correlazione Spread Massimo e Tassi Fed Minimi: Viceversa, ai massimi dello spread si sono associati i minimi dei tassi di interesse della Fed.
Relazione Spread in Aumento e Tassi in Ribasso: Un incremento dello spread ha costantemente preceduto o accompagnato una fase di diminuzione dei tassi di interesse della Fed.
Conclusione:
Attualmente, lo spread è appena risalito dal livello dello 0% e si attesta intorno ai 50 punti base. Basandosi sui movimenti storici descritti, è plausibile prevedere un raggiungimento dei 120 punti base nelle prossime settimane/mesi, con una successiva possibile estensione verso i 240 punti base. Questa evoluzione indicherebbe un ritorno degli acquisti sui titoli di Stato, in particolare per le scadenze fino a 10 anni. Tale scenario sarebbe coerente con un abbassamento dei tassi di interesse da parte della Fed, che spingerebbe i rendimenti della parte a breve termine della curva verso il basso rispetto a quelli a più lungo termine, una condizione fondamentale per l'allargamento dello spread.
Analisi a cura di David Pascucci - Market Analyst di XTB
Dollaro e Tassi a 10 Anni: un nuovo minimo?Il dollar index ci mostra una tendenza ribassista che ha rotto i minimi di sett-ott 2024 mentre la curva dei tassi non ha ancora realizzato un ribasso tale.
I 2 grafici sono molto correlati e le recenti politiche economiche di Trump mirano ad indebolire ancora il dollaro per i prossimi mesi al fine di ribilanciare la bilancia commerciale americana. Attualmente le importarzioni dall'estero sono un problema per l'economia americana e un dollaro debole (assieme ai dazi) potrebbero invertire la curva.
Il dollaro è la prima valuta mondiale e probabilmente, anche se è minacciata dall'euro o da altre valute estere, rimarrà ancora la prima valuta preferita per i depositi mondiali per molti anni. E' impossibile pensare che l'attuale struttura dello Yuan Cinese possa competere con il Dollaro. Il forte controllo del governo Cinese non la rende preferibile come valuta di deposito per molte nazioni.
Cosa aspettarsi dai tassi di interesse a 10 anni?
I tassi di interesse americani potrebbero scendere e rimanere nel range di Aprile 2025 (dove potete notare un forte rimbalzo a seguito dell'introduzione dei dazi). Probabilmente Trump non vuole dei tassi troppo bassi ma neanche così alti come era accaduto subito dopo i Dazi. Un controllo del valore in quel range è ciò che mi aspetto per tutto il 2025.
Chart di Capital.com
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Risk Disclaimer
Le informazioni fornite hanno solo scopo informativo e non devono essere considerate come consulenza finanziaria. Si prega di fare le proprie ricerche prima di prendere qualsiasi decisione di investimento.
Risk Disclaimer: this is not a financial advise;
Treasury USA perdono forza rispetto ai Bond EuropeiIl grafico mostra il rapporto tra il rendimento dei titoli di Stato americani a 10 anni (US10Y) e la somma dei rendimenti dei titoli a 10 anni di Italia (IT10Y), Germania (DE10Y) e Francia (FR10Y), espresso come:
US10Y / (IT10Y + DE10Y + FR10Y).
Questo indicatore evidenzia la dinamica relativa tra i costi di finanziamento del debito pubblico USA e di tre delle principali economie dell’Eurozona.
Quando il rapporto sale, significa che i rendimenti americani stanno crescendo più rapidamente rispetto a quelli europei, segnalando un aumento del premio richiesto dal mercato per detenere debito statunitense rispetto a quello UE.
Un rialzo può riflettere aspettative di inflazione più alte negli USA, o maggiori rischi, come deficit o tensioni sul tetto del debito. Il rapporto testimonia come i Treasury USA stanno diventando relativamente più costosi da finanziare, e che i bond UE potrebbero rappresentare una scelta più favorevole in termini di rischio/rendimento.
Spread tra i rendimenti dei Treasury USA 10 e 2YsIl grafico mostra lo spread tra i rendimenti dei Treasury USA a 10 anni e a 2 anni (US10Y - US02Y), un indicatore macroeconomico, spesso fondamentale per anticipare le recessioni. Quando il valore è positivo, la curva dei rendimenti è normale, segnalando fiducia nell’economia. Quando invece lo spread diventa negativo, si verifica un’inversione della curva, storicamente associata all’arrivo di una recessione entro 6-18 mesi.
Nel 2023 lo spread ha raggiunto un minimo di circa -1%, il più basso degli ultimi 40 anni. Questa inversione è durata a lungo, rafforzando le preoccupazioni per una recessione futura. Nell'autunno del 2024 il differenziale è tornato positivo, attualmente a +0,516%, il che indica un potenziale ritorno alla normalità.
Tuttavia, la fine dell’inversione non elimina il rischio, in quanto le recessioni spesso iniziano dopo che lo spread torna positivo.
memo riunione obbligazionisti anonimi in settimanaNon per particolare patriottismo e nemmeno per un avido tornaconto ho sottoscritto una tranche discreta di BTP ITALIA 2028 di questa settimana, non sono riuscito a spuntare un prezzo meglio di 100, ma tant'è (?), alla riunione di questa settimana degli obbligazionisti anonimi parleremo della rischiosità dei mix di titoli contenenti i seguenti sottostanti:
btp italia marzo2028
cct 15ott30
btp1st43 4.45
btp feb37 4
rou 49nts 4.625
per tutti i nuovi arrivati c'è la possibilità anche di rimanere in Bot feb24 in modo da vedere come va il tutto e di riparlarne l'anno prossimo per decidere su guerra, inflazione, invasioni, disastri nucleari e varie ed eventuali.
Utile ancorarsi all'euribor, al foi senza tabagismo, all'obbligazionismo non c'è limitismo!!!
;-)
Calo dei rendimenti sui titoli di stato statunitensil recente calo dei rendimenti sui titoli di stato statunitensi non è primariamente attribuibile a un calo delle aspettative di inflazione, bensì alla crescente preoccupazione per una potenziale recessione, di entità variabile, che incombe sui mercati.
Rendimenti e Prospettive Economiche:
Tradizionalmente, i rendimenti obbligazionari tendono a diminuire quando gli investitori prevedono un calo dell'inflazione, in quanto la minore pressione sui prezzi riduce la necessità di politiche monetarie restrittive da parte della Federal Reserve (Fed). Tuttavia, nel contesto attuale, il calo dei rendimenti sembra essere guidato principalmente da un flight-to-safety, ovvero da una corsa verso asset considerati più sicuri in un clima di crescente incertezza economica.
Revisione delle Aspettative sui Tassi:
La prova di questo cambiamento di narrativa è evidente nella revisione delle aspettative sui tassi d'interesse da parte del mercato. Precedentemente, il mercato scontava un solo taglio dei tassi nel corso del 2025. Attualmente, le aspettative sono orientate verso tre o quattro tagli, riflettendo la crescente probabilità che la Fed intervenga per sostenere l'economia di fronte ai crescenti rischi recessivi.
Conclusioni:
Il mercato obbligazionario sta inviando un segnale chiaro: la preoccupazione per una potenziale recessione negli Stati Uniti sta superando le considerazioni sull'inflazione. Questo cambiamento nelle aspettative si traduce in un calo dei rendimenti e in una maggiore probabilità di interventi accomodanti da parte della Federal Reserve.
I tassi saranno la variabile più importante da tener d'occhio.L'aumento dei tassi di interesse sul mercato obbligazionario sembra pesare oltremisura sul mercato azionario, in attesa del prossimo report sull'occupazione americana di venerdì 10 e che, successivamente, le banche inaugurino l’earning season, cioè la stagione delle trimestrali, con i risultati operativi dell’ultimo quarto del 2024.
La prima impressione che si ricava potrebbe essere questa: con l'S&P 500 che si attesta su una valutazione relativamente alta, alcuni investitori temono che i tassi in aumento possano danneggiare il mercato azionario statunitense, per cui la prosecuzione del rialzo, quello di medio lungo periodo, la cui tendenza è ancora integra, dipenderà in massima parte dalla crescita degli utili aziendali, verificabili a breve, vista l’imminenza delle trimestrali.
La prima della serie sarà JP Morgan, che pubblicherà i risultati dell’ultimo trimestre 2024 e il consuntivo per lo stesso anno, oltre a tratteggiare lo scenario per il primo trimestre del 2025. Oltre alle trimestrali, poi, incideranno sul mercato obbligazionario anche i primi dati macro dell’anno, con quelli del NO FARM PAY ROLL di venerdì 10 e quello sull’inflazione, il cui rilascio è previsto per il 15 gennaio.
La sintesi di questo ragionamento è che sui tassi bisogna essere piuttosto cauti, anche se al momento non si rilevano grosse preoccupazioni, almeno fino a che l'inflazione resterà sotto controllo, con tassi tra il 4,5 e il 5%. Questo perché il mercato azionario preferirebbe vedere tassi di interesse più alti su un'economia forte, con inflazione contenuta, piuttosto che tassi più bassi e un'economia "mediocre". Questa incertezza, tuttavia, generata dall’aumento delle pressioni inflazionistiche e per l’incapacità di saper vedere oltre l’orizzonte del primo trimestre 2025, potrebbe suscitare volatilità, anche scomposta.
Obbligazioni in scarico da parte degli investitoriBuongiorno a tutti,
nella settimana del taglio dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, i traders vanno contro tendenza e vendono obbligazioni italiane e straniere, portando i rendimenti ad un guadagno del +7,5% (es. IT10Y) dopo solo due giornate di contrattazione. Il fenomeno potrebbe indurre ad un aumento di sfiducia delle obbligazioni a fronte di un presunto sentiment di recupero inflattivo, ma allo stesso tempo proporre un extra guadagno per gli investitori a lungo termine dal profilo di rischio basso o moderato. Qual'è il tuo pensiero a riguardo?
Saluti,
Silvio Esposito
l Treasury decennali USA in calo mette il turbo all'immobiliarePunti Chiave:
• Il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni ha invertito la tendenza al rialzo, registrando un brusco calo.
• L'ETF sui titoli del Tesoro a 7-10 anni ha registrato un'impennata e ha invertito la tendenza al ribasso.
• I rendimenti più bassi hanno dato una spinta notevole all'ETF Home Construction.
Il rendimento dei Treasury a 10 anni ha invertito la sua fase ascendente con un forte calo e l'Home Construction ETF (ITB) ha reagito con un notevole rialzo. Interessante osservare il rapporto tra il rendimento del decennale (TXN), l'ETF TBond 7-10 anni (IEF) e l'ITB.
Il rendimento dei Treasury a 10 anni è crollato mentre i titoli del Tesoro 7-10 anni sono aumentati sulla scia di una nuova nomina a segretario del Tesoro.
Queste mosse hanno sollevato le azioni small-cap, le banche e i costruttori di case. Le banche sono state in testa per un po' di tempo e le small-cap hanno iniziato la loro mossa la scorsa settimana.
I costruttori di case hanno resistito per i tassi di interesse e hanno ottenuto il loro catalizzatore lunedì. L'unica preoccupazione è che la mossa sui Treasury possa essere un movimento istintivo.
Da osservare l’interazione tra i tre grafici. Il rendimento a 10 anni mostra un persistente andamento discendente, mentre T-Bond ETF a 7-10 anni è all'interno di canale ascendente. Questo succede perché Il rendimento scende quando il prezzo dell'obbligazione sale.
Ciò significa che la tendenza a breve termine (in ribasso) è ora allineata con la tendenza a lungo termine (in ribasso). D'altro canto, l’ETF Treasury 7-10 anni è aumentato e ha invertito la sua fase discendente, Ciò significa che la tendenza a breve termine (in rialzo) è ora allineata con la tendenza a lungo termine (in rialzo).
Passando a questa settimana, anche l'Home Construction ETF (ITB) ha ricevuto una forte impulso rialzista, con il rendimento dei Treasury a 10 anni in discesa.
Si prefigura quindi un’aspettativa rialzista per l’ETF l'Home Construction anche nelle prossimi settimane, se la condizione attuale dovesse permanere.






















