MIA PERSONALE VISIONE DEL DXY La mia personale visione è che il DXY Continui long, e le news che ci aspettano in questi 2 giorni potranno aiutare, i volumi sono a favore non resta che aspettare.Longdi ViboraRuiz1
USD vs SPXCom'è facilmente osservabile, il dollaro e il principale indice azionario americano sono inversamente correlati. Un dollaro forte rallenta (almeno in teoria) le esportazioni, componente fondamentale del PIL, il quale deve essere sempre robusto per sostenere il debito pubblico stellare USA. Un rallentamento delle esportazioni ha poi (ancora in via teorica) un effetto negativo sui ricavi di molte aziende che quindi (sempre in teoria) vedono scendere l'interesse degli investitori che si spostano su altri asset. La correlazione ovviamente non fornisce un risultato immediato, come qualunque altra in verità. Da Dicembre però, il grafico ci mostra un prolungato parallelismo tra dollaro e azionario, mancherebbe quindi quella divergenza grafica a conferma della correlazione inversa. A mio avviso, questa divergenza è comunque nell'aria poiché il grafico D del dollaro suggerisce una continuazione del rialzo per il completamento del ciclo semestrale inverso in corso e con la quale potrebbe arrivare la correzione dell'indice attesa da tempo. La presente è la mia visione e non rappresenta un incentivo ad operare, investire o disinvestire su qualsiasi asset finanziario.di JoMerende11
DXY: BOZZAPercorso sul lungo periodo da aggiornare. Attualmente sul breve termine vedo ancora una possibilità di ulteriori rialzi ma dopo si ricomincerà a strutturare al ribasso se non superiamo con forza la zona evidenziata in grigio. Come sempre ricordo che sono considerazioni strettamente personali da non prendere come sollecitazione all'investimento ma solo come base\spunto per una propria analisi più approfondita! di Marco_Mallia1
Analisi settimanale (parte1)L'inflazione negli USA si manifesta ancora appiccicosa e testarda e di conseguenza diminuiscono le percentuali di un taglio dei tassi per giugno. Settimana prossima verrà pubblicato il DOT PLOT CHART del FOMC che ci darà un ulteriore elemento di analisi sulle prossime decisioni. Nel frattempo anche il mercato del lavoro continua ad essere resiliente come ci dicono i dati sulle richieste ai sussidi di disoccupazione. Sul fronte UK, i dati sul lavoro sono stati deboli mentre per quanto riguarda la crescita economica, il Regno Unito esce dalla recessione che lo aveva colpito nella lettura precedente. 20:00di Flanagan_Analysis0
il Dollaro Americano riacquista forza? Il dollaro americano è la valuta ufficiale degli Stati Uniti d'America ed è ampiamente utilizzato in tutto il mondo come valuta di riserva. Il simbolo del dollaro americano è "$" e il codice ISO è "USD". Il dollaro americano è diviso in 100 centesimi, anche se i centesimi non sono così comunemente usati come in passato. Il dollaro americano è una delle principali valute nel mercato forex e viene utilizzato per le transazioni internazionali di beni, servizi e investimenti. La Federal Reserve degli Stati Uniti è responsabile della politica monetaria del dollaro americano. Dopo una discesa importante il Dollaro americano sembra voler riprendersi sul supporto a 102.609 (neckline del testa e spalle). La candela di giovedì 14/03 è un importante presa di posizioni rialziste dopo 4 sessioni di mercato di indecisione , ma per conferme più chiare bisognerà attendere il superamento della resistenza importante a quota 103.581di giovannidavideciventi5
Analisi settimanale (parte 2)Termino la carrellata dei maggiori market mover della settimana per poi passare all'analisi di alcuni cross valutari cogliendo opportunità dalla nuova forza dello Yen dopo le dichiarazioni della Boj. 20:01di Flanagan_Analysis0
Analisi macroeconomica - settimana 10 (parte 1)Settimana ricca di dichiarazioni e dati macroeconomici che hanno visto un dollaro americano soffrire dopo la lettura sui dati salariali e le dichiarazioni di Powell che hanno auto delle sfumature dovish. I mercati continuano ad essere in bull run aiutati dalle aspettative sui tagli a partire da giugno... Buon ascolto20:00di Flanagan_Analysis0
dxy ideapresumo che ci troviamo in un punto settimanle di ritraccio fino al supporto. Duranate la settimane ci aspeteranno molte news vi ricordo che ci troviamo in un punto di controllo tf 4 H MOLTO IMPORTANATE vi lascio la mia analsidi jonaspennucci210
US Dollar Index - Arrangiatevi!Buongiorno a tutti, prima di tutto vi invito a fare click & play sul grafico condiviso il 24 Luglio 2022 in modo tale da poter osservare come si e' sviluppato il movimento. E' passato molto tempo da allora ma il contesto rimane sempre lo stesso. Per chi ha voglia di lavorare ed ha fatto lo sforzo di leggere i commenti precedenti credo che le informazioni riportate sul grafico condiviso oggi siano piu' che sufficenti per inquadrare le dinamiche dei movimenti e magari trovare nuovi spunti interessanti. Condividere il grafico con riportate le principali informazioni mi sembra gia' molto, quindi non lamentatevi. Se volete anche i commenti e le osservazioni mettete like e lasciate un commento. Poi si vedra'. Se mi gira aggiornero' questo post oppure ne parlero' durante le dirette che faccio qui su TradingView se e quando ne avro' voglia. Se avete dubbi o domande arrangiatevi. Un abbraccio, Cozzamaradi cozzamaraAggiornato 5535
USD - Ancora pochi motivi per essere ribassistiNon sembrano esserci motivi per essere ribassisti sul biglietto verde in questo momento, soprattutto perché i mercati continuano a rivalutare le prospettive politiche, e con il "dot plot" di marzo della Fed che probabilmente indicherà solo 75 pb di tagli quest'anno, circa 15 pb in più di quanto i mercati attualmente prezzano, il che dovrebbe continuare a vedere il sell-off dei Treasury, naturalmente guidato dalla parte anteriore della curva (a sua volta ponendo un vento contrario per lo JPY, che rimane un proxy dei tassi). Tuttavia, non sono solo le prospettive politiche a sostenere il biglietto verde, poiché la visione "compra dollari, indossa diamanti" è sostenuta da molti altri elementi. Tra questi, il continuo contesto economico "goldilocks", composto da un'immacolata, anche se accidentata, disinflazione, con la maggior parte delle misure ben avviate verso il 2% (in particolare se si annualizzano i dati mensili), oltre alla continua resilienza economica, con il mercato del lavoro che rimane rigido e la spesa relativamente resistente, il che mette gli Stati Uniti sulla strada di un "atterraggio morbido". Naturalmente, questo non è solo uno scenario impressionante di per sé, ma lo è in particolare se confrontato con le ben documentate difficoltà riscontrate in altri paesi del mondo. Come se non bastasse questo motivo per essere rialzisti sul dollaro nel medio termine, bisogna considerare anche l'altro lato del "sorriso del dollaro", con la persistente domanda di rifugio come risultato del ribollire del rischio geopolitico in Ucraina, Medio Oriente e altrove, che probabilmente fornirà supporto. Anche le elezioni di novembre, sebbene probabilmente non siano ancora un tema di trading, meritano di essere tenute d'occhio, soprattutto perché una vittoria di Trump e le conseguenti imposizioni tariffarie potrebbero essere un altro catalizzatore rialzista. Infine, bisogna considerare lo spazio azionario, con i principali indici di Wall Street che continuano a registrare massimi quasi giornalieri, con l'ultima tappa del rally del rischio stimolato dagli utili di NVDA della scorsa settimana. Sebbene il rally del rischio si sia diffuso anche altrove - il Nikkei 225 giapponese e lo Stoxx 600 paneuropeo hanno entrambi stampato nuovi record - si tratta di un movimento che continua a essere guidato, in larga misura, dai produttori di chip e dal più ampio settore tecnologico. Di conseguenza, il mercato statunitense dovrebbe continuare a sovraperformare gli altri mercati globali, dando luogo a ulteriori afflussi significativi e fornendo l'ultimo tassello del puzzle a sostegno della tesi rialzista del dollaro.di Pepperstone0
ANALISI DXYProbabili scenario del dollaro in linea generale con tf di riferimento h4, attendiamo la FOMC stasera alle ore 20:00di luigipiccolofx991
WisdomTree - Tactical Daily Update - 14.02.2024L’inflazione negli Usa non scende come sperato, Wall Street prende fiato. Ora il primo taglio dei tassi della FED e’ atteso non prima di maggio. Momentum in accelerazione per le Cryptovalute, Bitcoin sopra 50 mila US$. Qualche speranza di ripresa dallo ZEW tedesco, mentre scende l’inflazione in UK. Ieri, 13 febbraio, Borse europee e Usa in calo, dopo il deludente dato sull'inflazione americana di gennaio che non rallenta come sperato: il 3,1% su base annua e’ in calo rispetto al 3,4% di dicembre, ma e’ sopra al 2,9% stimato dagli analisti: anche il +0,3% su base mensile ha mancato le stime. Nella prospettiva dei mercati cio’ impattera’ sulla tempistica del tanto desiderato taglio dei tassi da parte della Federal Reserve (Banca centrale Usa-FED): dai futures sui Fed Funds si deduce la probabilita’ di un taglio a maggio calata dal 50 al 30%, e l’azzeramento della possibilita’ di un taglio a marzo. Borse europee: ieri Milano e’ scesa -1,02%, Francoforte -0,93%, Londra -0,83%, Parigi -0,84%. La Borsa tedesca non ha reagito al miglioramento dell'indice Zew sulla fiducia degli operatori economici, che su febbraio e’ risalito a 19,9 punti, dai 15,2 di gennaio, superando le attese di consenso di 17,5. Quella olandese, -1,29%, ha sofferto delle vendite di azioni dei semiconduttori: Be Semi -6,4%, Asml Holding -4,5% e Asm Int. -3,4%. A Londra, i dati sul mercato del lavoro migliori delle attese allontanano le ipotesi di taglio dei tassi d'interesse. A Wall Street tutti gli indici azionari hanno chiuso in forte flessione: Dow Jones -1,35%, S&P500 -1,37%, Nasdaq -1,80%, Russell2000 -3,96%, con cali piu’ marcati nei comparti sensibili ai tassi d’interesse, a cominciare dall’immobiliare/costruzioni. Tra gli altri effetti della delusione sul dato dell’inflazione a gennaio, notiamo che: - il rendimento del Treasury decennale è risalito a 4,29%, massimi da novembre, - quello del 2 anni ha rivisto il “pivot point” di dicembre, - il Dollaro si è rafforzato contro tutte le altre monete, e - l’indice di volatilità VIX sullo S&P500 e’ salito come non accadeva da ottobre. Il Dollaro Usa si e’ dunque rafforzato, e a farne le spese continua ad essere l’Euro, sceso sino a 1,071, al minimo da novembre. Anche lo Yen giapponese si e’ indebolito contro US$ sino a 150,1 mentre il cross Euro/Yen e’ attorno a 161,4. Le cryptovalute confermano la fase positiva, Bitcoin ha oscillato vicino a 50 mila US$, ai massimi dal 2021. Banche centrali: ieri il vice-Presidente della Banca centrale Europea, Luis De Guindos, parlando alla conferenza delle Banche centrali del Mediterraneo a Spalato (Croazia), ha spiegato che "ci vorrà ancora tempo prima di consolidare le informazioni che confermano che l'inflazione sta tornando al target del 2%". Ha poi aggiunto che "le politiche fiscali e strutturali devono affrontare le prospettive di bassa crescita nell'area dell'Euro, riducendo al tempo stesso gradualmente gli elevati rapporti di debito pubblico". "Le riforme strutturali promuovano la partecipazione alla forza lavoro, sostenendo e migliorano l'istruzione e l'incontro delle competenze tra offerta e domanda di lavoro...”. “Gli investimenti investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo, digitalizzazione e processi produttivi sostenibili potranno aumentare la competitivita' e la produttivita' dell'area-Euro.., riducendo le pressioni sui prezzi nel medio termine, e sostenendo al contempo le transizioni verde e digitale". Intanto Eurostat (Ufficio statistico dell’Unione Europea) “fotografa” bene la debolezza della congiuntura europea: la produzione industriale 2023 nell'area-Euro, e' diminuita -2,4% sul 2022, sebbene a dicembre, su base mensile tendenziale, sia cresciuta +2,6% e su base annuale tendenziale +1,2%. Nel 4’ trimestre 2023 il prodotto interno lordo (GDP-PIL) e' rimasto stabile, +0,1%, nell'area-Euro sul trimestre precedente: nel 3’ trimestre era diminuito -0,1%. Sull’intero 2023, Eurostat stima una deludente crescita annuale di +0,5%. Infine, nel 4’ trimestre 2023, il numero degli occupati e' cresciuto +0,3% rispetto al 3’ trimestre. Dopo la delusione negli Usa di ieri, oggi e’ stata la volta del dato sui prezzi al consumo (CPI) nel Regno Unito, che hanno rieservato una buona sorpresa: -0,6% su base mensile, e +4,0% annuale, verso attese di -0,4% e +4,2% rispettivamente. Poche novita’ e indici per lo piu’ negativi per le borse dell’area Asia-Pacifico: Tokyo ha chiuso in ribasso, soffrendo del calo di Wall Street, col Nikkei 225 a -0,78%, mentre si nota il “rimbalzino”, +0,87%, di Hong Kong (+0,87%), dopo i 2 giorni di chiusura per il capodanno cinese, negativi i pochi altri listini asiatici aperti: Kospi -1,10%, Sensex -0,27%. A fine mattinata (ore 12.45 CET) le Borse europee, dopo una partenza zoppicante, tentano un piccolo rimbalzo, in media +0,4%. I future su Wall Street sono positivi, in media +0,7%, dopo la chiusura pesantemente negativa di ieri sera. Nuova giornata all’insegna della fiducia e della crescente legittimazione del comparto delle cryptovalute nel mondo degli investimenti: Bitcoin 51.340 Dollari, +2,8%, Ethereum 2.750, +2,6%, Cardano 0,57, +3,1%, Solana 115,4, +1,2%. (ore 12.45 CET). Informazioni importanti Comunicazioni emesse all’interno dello Spazio economico europeo (“SEE”): Il presente documento è stato emesso e approvato da WisdomTree Ireland Limited, società autorizzata e regolamentata dalla Central Bank of Ireland. Comunicazioni emesse in giurisdizioni non appartenenti al SEE: Il presente documento è stato emesso e approvato da WisdomTree UK Limited, società autorizzata e regolamentata dalla Financial Conduct Authority del Regno Unito. Per fare riferimento a WisdomTree Ireland Limited e a WisdomTree UK Limited si utilizza per entrambe la denominazione “WisdomTree” (come applicabile). 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I rendimenti storici ricompresi nel presente documento potrebbero essere basati sul back test, ossia la procedura di valutazione di una strategia d’investimento, che viene applicata ai dati storici per simulare quali sarebbero stati i rendimenti di tale strategia. Tuttavia, i rendimenti basati sul back test sono puramente ipotetici e vengono forniti nel presente documento a soli fini informativi. I dati basati sul back test non rappresentano rendimenti effettivi e non devono intendersi come un’indicazione di rendimenti effettivi o futuri. di Peter_Braganti0
DOLLAR INDEX long attenzione alla resistenza in quota 105.477Il Dollar index mostra un segnale di continuazione al rialzo, tuttavia, è importante fare attenzione alla resistenza a quota 105.477. Con il dollaro che si sta rafforzando, è consigliabile prestare particolare attenzione a tutti i cross che includono il dollaro come valuta controvalore per le prossime sessioni. In English: "The Dollar index provides a signal for a Long continuation, but caution is advised at the resistance level around 105.477. With a strengthening dollar, attention should be paid to all currency pairs where USD is the counter currency in the upcoming sessions."Longdi Nicola-Iurilli2
Riassunto dell'IPC di gennaio: Inflazione elevataL'atteso rapporto sull'IPC statunitense di gennaio ha riservato una brutta sorpresa ai responsabili politici e agli asset più rischiosi, con dati più caldi del previsto su tutta la linea, che hanno scatenato un repricing restrittivo, mentre i mercati hanno allontanato le aspettative di un primo taglio della Fed a giugno. L'IPC è salito del 3,1% su base annua a gennaio, in calo rispetto al ritmo del 3,4% registrato nella parte finale dello scorso anno, ma significativamente più alto rispetto al 2,9% del consenso, rendendo questo dato la seconda volta di fila che l'inflazione sorprende al rialzo. I prezzi core, più preoccupanti, sono rimasti invariati su base annua, aumentando del 3,9% per il secondo mese consecutivo, sollevando probabilmente qualche preoccupazione sulla potenziale "vischiosità" dell'inflazione, in particolare con l'inflazione "supercore" anch'essa rimasta invariata sul mese al 3,9% su base annua. Nel frattempo, su base mensile, che aiuta a rimuovere gli effetti base coinvolti nel calcolo su base annua, il quadro è stato altrettanto deludente per coloro che speravano che la narrativa della "disinflazione immacolata" continuasse. I prezzi principali sono aumentati dello 0,3% sul mese, con un modesto incremento rispetto allo 0,2% registrato a dicembre. A destare maggiore preoccupazione, tuttavia, è ancora una volta la misura core (al netto di cibo ed energia), che è aumentata dello 0,4% su base mensile, il più rapido incremento mensile dallo scorso maggio. L'annualizzazione di questi tassi al mese aiuta a dipingere un quadro più "veritiero" delle pressioni inflazionistiche sottostanti. Anche in questo caso, è probabile che i membri della FOMC siano preoccupati: il tasso annualizzato a 3 mesi dell'IPC core è ora al 3,9%, il più alto dallo scorso giugno, e il tasso a 6 mesi è ora al 3,5%, il livello più alto da settembre. Non sorprende che questi dati più caldi del previsto abbiano scatenato una reazione restrittiva sui mercati finanziari, con i dati che hanno messo in dubbio la narrativa sulla disinflazione che era stata dominante dall'inizio dell'anno e che, ancora una volta, hanno sollevato la prospettiva che i tassi dovranno rimanere "più alti più a lungo" per poter finalmente spremere l'inflazione dall'economia. Come già segnalato in precedenza come rischio, l'"ultimo miglio" per riportare l'inflazione all'obiettivo del 2% sembra effettivamente il più difficile. Questo restrittivo riprezzamento è stato più evidente nel mercato OIS in USD, con i mercati monetari che hanno posticipato la tempistica del primo taglio dei tassi di 25 pb a giugno (e brevemente a luglio), prevedendo anche meno di 100 pb di tagli quest'anno. Tenendo conto della retorica del presidente Powell durante la conferenza stampa della FOMC di gennaio e del desiderio del Comitato di cercare di ottenere una maggiore "fiducia" nei dati in arrivo che dimostrino che l'inflazione sta effettivamente tornando verso l'obiettivo, il riprezzamento restrittivo delle aspettative sui tassi non sorprende. Tuttavia, è importante riconoscere che i responsabili delle politiche si concentreranno sulla tendenza dei dati, piuttosto che su un singolo dato, ed è improbabile che reagiscano in modo eccessivo ai dati di un mese. Tuttavia, come spesso accade, i mercati sono inclini a reagire in modo eccessivo, come è emerso quando il rapporto CPI è stato pubblicato e l'ideale di "atterraggio morbido" ha iniziato a trasformarsi in uno scenario di "non atterraggio". I Treasury, ovviamente, ne sono stati l'emblema: i tassi hanno ceduto su tutta la curva, guidati dalla parte anteriore, con i 2 anni che sono saliti di oltre 15 pb rispetto ai livelli precedenti la pubblicazione, facendo trading per breve tempo a ridosso del 4,6%, mentre i rendimenti decennali hanno superato comodamente la barriera del 4,25%. Presumibilmente il posizionamento ha favorito questo movimento, con molti venditori che probabilmente si erano posizionati per un dato più freddo del previsto prima della pubblicazione dei dati. In ogni caso, il sell-off dei Treasury ha a sua volta scatenato una notevole domanda per il biglietto verde in tutto il G10, con il DXY che è salito a un nuovo massimo storico a ridosso della soglia di 104,80. I guadagni del dollaro sono stati ampi, con il cable che è scivolato ancora una volta sotto la soglia di 1,26, l'EUR che ha sondato 1,07 al ribasso e l'USDJPY che è salito a nord della soglia di 150. Tuttavia, qualsiasi intervento della BoJ/MoF sembra improbabile a questo punto, con un movimento in linea con i fondamentali macro sottostanti. A mio avviso, nell'universo G10 non c'è molto altro che valga la pena di possedere oltre al dollaro americano in questo momento, in particolare contro i titoli a più basso rendimento come lo yen e il franco svizzero, soprattutto quest'ultimo, dato che le probabilità che la Banca nazionale tagli già il mese prossimo aumentano dopo i dati sull'IPC sostanzialmente più freddi del previsto (a differenza degli Stati Uniti) di martedì mattina. Nel frattempo, nel settore azionario, il repricing restrittivo ha innescato un notevole ribasso a Wall Street, con il future dell'S&P che è sceso di oltre l'1% e si è riportato sotto quota 5.000, mentre il Nasdaq, pesante dal punto di vista tecnologico e sensibile ai tassi, è crollato di quasi il 2%. Sarà interessante vedere se, o quando, il calo delle azioni verrà comprato. L'azione dei prezzi di lunedì ha mostrato alcuni segnali di allarme, con gli spoos piatti in giornata e il VIX in rialzo di 1 punto, una combinazione non comune. Data la forte performance registrata nel corso dell'anno, non sarebbe del tutto sorprendente vedere alcuni long sfruttare questa occasione per prendere profitto, in particolare considerando il ricco carnet di dati di questa settimana (vendite al dettaglio, PPI, sentiment di UMich) e mentre i mercati guardano agli utili di NVDA della prossima settimana. Ciononostante, rimango rialzista nel medio termine e mi aspetto che il mercato continui a registrare buone performance, beneficiando di quella che è chiaramente un'economia statunitense incredibilmente resistente e ben funzionante. In sintesi, la frase "una rondine non fa primavera" viene in mente mentre i mercati digeriscono gli ultimi dati sull'inflazione. Sebbene siano chiaramente più alti del previsto a livello core e si muovano nella direzione opposta a quella auspicata dai policymaker, un dato da solo non dovrebbe essere interpretato in modo eccessivo, soprattutto se si considera quanto i dati siano ancora soggetti a revisioni. È improbabile che i responsabili politici reagiscano in modo eccessivo a un solo dato, e non dovrebbero farlo nemmeno gli operatori di mercato. Resta il fatto che questa è una FOMC flessibile. Possono tagliare ogni volta che ritengono di avere prove sufficienti che l'inflazione sia destinata a tornare al 2%. Dopo questi dati, ciò non avverrà a marzo, anche se è sempre stato improbabile che ciò avvenisse, in particolare dopo i dati NFP di gennaio; qualsiasi taglio in quella riunione sarebbe ora di 50 pb o più, e probabilmente il risultato di un certo grado di instabilità finanziaria. I responsabili politici continuano a dipendere dai dati, e naturalmente anche i mercati finanziari; basta un dato negativo sull'occupazione e/o una stampa fredda sull'inflazione il mese prossimo, e all'improvviso si tornerà a parlare di un taglio a maggio. di Pepperstone8
Analisi macro settimanalePMI servizi in America, Europa, Canada e Regno Unito e la crisi deflazionistica in Cina...20:00di Flanagan_Analysis0
DXY - Analisi macro sull'indiceAnalisi tecnica sull'indice del dollaro americano che inizia la settimana forte dei dati pubblicati la settimana precedente (NFP in primis) e che chiude anche questa settimana in positivo...20:00di Flanagan_Analysis0
La corsa rialzista dell'USD mostra pochi segni di rallentamentoIl recente rally del biglietto verde non mostra segni di rallentamento, con il dollaro che ha raggiunto nuovi massimi annuali rispetto a un paniere di valute simili, alimentato da una continua rivalutazione restrittiva delle aspettative politiche della Fed e da una manciata di sorprese economiche positive. Nel complesso, è probabile che il "percorso di minor resistenza" continui a portare in alto il dollaro nel breve e medio termine. Come già detto, ci sono una serie di catalizzatori distinti alla base del recente rialzo dell'USD. Di conseguenza, è utile distillare questi sviluppi in una forma il più semplice possibile, sia per determinare quali sono i fattori chiave tra questi catalizzatori, sia per formulare una prospettiva su come potrebbe evolvere l'attuale tendenza. Il recente rally del dollaro è forse uno dei trend FX più semplici da spiegare da qualche tempo a questa parte, come illustra bene il grafico seguente, che alcuni potrebbero definire, in modo poco garbato, un "crimine grafico". Le tre serie strettamente correlate nel grafico qui sopra mostrano l'indice di sorpresa economica degli Stati Uniti di Citi, il valore a pronti dell'indice del dollaro (DXY) e i bp di taglio che l'OIS in USD prezza per la riunione della FOMC di marzo. In parole povere, dall'inizio dell'anno l'equazione è stata la seguente: i dati economici in arrivo hanno costantemente sorpreso al rialzo rispetto al consenso, innescando così (insieme alla spinta del presidente Powell) un restrittivo riprezzamento delle aspettative sui tassi, accendendo così la domanda per il biglietto verde rispetto alla maggior parte, se non a tutti, i paesi del G10. In parole ancora più semplici, si tratta di "eccezionalismo statunitense". Vale la pena notare, tuttavia, che una scomposizione di queste recenti sorprese economiche al rialzo mostra che la maggior parte di tali rialzi è dovuta a rapporti al di sopra del consenso relativi all'inflazione - in particolare i bollenti dati di venerdì sulla retribuzione media oraria - e non a un impulso alla crescita. Ciò rafforza ulteriormente il messaggio del presidente della Fed Powell, secondo cui marzo sarà troppo presto perché la FOMC abbia la "fiducia" necessaria per dare il via al ciclo di allentamento in quel momento. Per gli amanti dell'analisi tecnica, il modo in cui questi ampi guadagni hanno visto il DXY superare agevolmente sia la media mobile a 200 che quella a 100 giorni saranno segnali positivi di un probabile proseguimento dello slancio verso l'alto, anche se 104,50 sembra segnare un livello ostinato per il momento. L'aspetto forse più interessante di tutto questo, però, non è il punto, ma l'analisi dei derivati. Prendendo, per semplicità, solo la sterlina e l'euro, vediamo che sia il 25-delta di inversione del rischio a 1 settimana che quello a 1 mese stanno facendo trading ai livelli più negativi da metà dicembre; per inciso, il periodo in cui la FOMC ha iniziato la svolta dovish che è proseguita la scorsa settimana. Ne consegue che la volatilità implicita delle put (contratti che offrono al detentore il diritto ma non l'obbligo di vendere a uno specifico strike) sta facendo trading con il massimo premio rispetto alla volatilità implicita delle call (contratti che offrono al detentore il diritto ma non l'obbligo di acquistare a uno specifico strike) da circa 8 settimane. Poiché esiste una correlazione diretta (positiva) tra la volatilità implicita di un contratto, il suo prezzo e la domanda di tale contratto da parte dei partecipanti al mercato, possiamo quindi estrapolare che i partecipanti allo spazio dei derivati stanno diventando sostanzialmente più rialzisti sul biglietto verde, con una domanda di scommesse al ribasso che è salita a un massimo di quasi 2 mesi. Naturalmente, è importante ricordare che la durata di una settimana di cui sopra copre anche il rapporto sull'IPC statunitense di gennaio, previsto per il 13 febbraio, che rappresenta il prossimo grande evento di rischio per i mercati finanziari. Sebbene sia chiaramente troppo presto per formulare previsioni, gli operatori si aspetteranno che la disinflazione sia continuata, in particolare nella componente dei prezzi dei servizi, attualmente appiccicosa, e un dato più caldo del previsto potrebbe far uscire i 4 pb residui di allentamento ancora previsti per la FOMC di marzo, rafforzando ulteriormente il dollaro USA. Nel complesso, il tema "compra dollari, indossa diamanti" che molti partecipanti hanno sottoscritto dall'inizio dell'anno non mostra alcun segno di stop a breve termine, in quanto il percorso di minor resistenza continua a condurre verso l'alto, con eventuali cali che potrebbero essere acquistati. Longdi Pepperstone1
Esaminiamo dove porta il percorso di minor resistenzaUn periodo più tranquillo attende i mercati finanziari nella prossima settimana, mentre la polvere si deposita sulla pletora di eventi di rischio della scorsa settimana e il rapporto sull'IPC statunitense di gennaio, il 13 febbraio, è il prossimo evento di rilievo. In un simile contesto, si presenta una buona opportunità per fare il punto su quale sia il "percorso di minor resistenza" per i principali asset. Per i titoli azionari, la risposta è relativamente facile: più in alto. Tutti e tre i principali benchmark statunitensi - S&P 500, Nasdaq 100 e Dow Industrials - hanno chiuso venerdì a un livello record, con il calo post-sondaggi che è stato acquistato in modo aggressivo e il rally post-autonomia dei colossi tecnologici Amazon e Meta che ha contribuito a sostenere il sentiment. Come spesso affermato, ci sono pochi segnali più rialzisti per un mercato che la stampa di nuovi massimi storici. Sebbene alcuni possano sottolineare la scarsa ampiezza, con solo due settori dell'S&P - tecnologia e industriali - che hanno raggiunto i massimi storici insieme all'indice, la velocità e l'aggressività con cui i rialzisti hanno comprato il ribasso di venerdì scorso la dice lunga. Per la prima volta da un po' di tempo a questa parte, la reazione post-NFP degli asset di rischio suggerisce che forse ci stiamo muovendo verso un ambiente di "buone notizie sono buone notizie", in cui i dati economici forti vengono considerati come un fattore positivo per le azioni, piuttosto che come un vento contrario a causa delle implicazioni politiche restrittive. A questo proposito, i mercati hanno quasi certamente rinunciato alle possibilità di un taglio di 25 pb da parte della Fed a marzo; la combinazione tra il "non è lo scenario di base" di Powell nella conferenza stampa di mercoledì e il rapporto sui posti di lavoro, che ha fatto esplodere le speranze delle “colombe”. Sebbene le azioni siano riuscite a scrollarsi di dosso questo giudizio restrittivo, l'impatto è stato notevole nello spazio valutario del G10. Il dollaro americano inizia la settimana ai nuovi massimi storici, secondo il DXY, con l'indice che fa trading a nord di 104 e a poca distanza dalla sua media mobile a 100 giorni. Dopo aver registrato 5 guadagni settimanali consecutivi, la serie più lunga dal 3° trimestre 2023, non c'è molto da pensare che il biglietto verde non ne realizzerà un sesto, soprattutto perché la macro narrativa "goldilocks" persiste e un "atterraggio morbido" per l'economia statunitense diventa sempre più sicuro. Anche una sovrapposizione relativamente grossolana con la parte anteriore e la pancia della curva dei Treasury mostra pochi segni di un'eccessiva estensione dei guadagni del dollaro. Naturalmente, questa ventata di ottimismo economico statunitense giunge in un momento in cui gli altri Paesi del mondo continuano ad affrontare venti contrari. Le ultime rilevazioni PMI di gennaio hanno evidenziato una continua contrazione nell'eurozona - che si trova ad affrontare rischi sempre maggiori di crescita al ribasso/inflazione al rialzo a causa delle tensioni geopolitiche in corso - mentre le prospettive della Cina restano fosche, soprattutto dopo che nel fine settimana le autorità di regolamentazione si sono impegnate in modo piuttosto vago a "stabilizzare" i mercati, senza alcun dettaglio, e con gli investitori che continuano ad attendere un pacchetto di stimoli fiscali "shock and awe" che per ora sembra improbabile. Ciò, senza sorpresa, sta mettendo sotto pressione anche l'AUD e l'NZD, che continuano a mostrare un elevato beta agli sviluppi della seconda economia mondiale. Francamente, un breve controllo incrociato del contesto macro suggerisce poco di attraente oltre all'USD; forse, forse, lo JPY se si considera la BoJ come un outlier restrittivo tra le banche centrali del G10 e se si prevede un rally dei Treasury nel medio termine. Mentre le prospettive fondamentali continuano a indicare un ulteriore rialzo dell'USD, in particolare se si esclude il residuo di 4 pb di allentamento previsto per il FOMC di marzo, le prospettive tecniche cantano un inno simile. La maggior parte delle valute del G10 è scivolata, o è molto vicina a scivolare, sotto le rispettive medie mobili a 200 giorni, un indicatore classico e fondamentale del momentum di lungo periodo nel settore dei cambi. In una settimana tranquilla, come quella che ci aspetta, è probabile che ci sia poco da fare per far deragliare la tendenza prevalente. Anzi, ulteriori rotture delle mitiche linee gialle sul grafico precedente potrebbero invogliare altri rialzisti del dollaro a entrare nella mischia, estendendo ulteriormente i recenti movimenti. Longdi Pepperstone0
Possibile long su DXYVolatilità a rialzo importante sul dollar index che rompe il piccolo rettangolo formato e punta alla prossima area di resistenza posta a 105.81.Longdi GiuseppePisciuneri0
Re DollarTVC:DXY E' il dollaro a dettare la rotta. Comanda il dollaro almeno per qualche altro mese. Nel settimanale l'intenzione è raccogliere la liquidità per colpire la zona supply sui massimi e da li valutare ulteriori scenari al ribasso.di Giuseppe_invest85Aggiornato 1
FOMC di gennaio 2024: Tagli in arrivo, ma prima serve fiduciaCome previsto, e pienamente previsto, il FOMC ha lasciato invariato l'obiettivo per il tasso sui fed funds al 5,25% - 5,50% al termine della prima riunione politica dell'anno. Tuttavia, il Comitato ha offerto nuove indicazioni di policy, abbandonando l'esplicito orientamento al restringimento, pur rilevando che è necessaria una maggiore "fiducia" sul ritorno sostenibile dell'inflazione all'obiettivo prima di procedere a qualsiasi taglio, fornendo una certa spinta al percorso dei tassi troppo aggressivo previsto dal mercato. Il tasso sui fed funds è stato mantenuto per cinque riunioni consecutive e i tassi sono rimasti invariati dallo scorso luglio. Sebbene questo non corrisponda ancora alla definizione di politica "più alta più a lungo" precedentemente delineata da Powell & Co. è ormai chiaro che la prossima mossa sarà un taglio, con le questioni in gioco che riguardano il momento in cui tale taglio arriverà e l'entità del ciclo di allentamento che probabilmente seguirà tale mossa. A questo proposito, come già accennato, il FOMC ha apportato ulteriori modifiche dovish alla dichiarazione di policy, proseguendo il passaggio a un atteggiamento più cauto iniziato nella riunione di dicembre. Il comunicato ha apportato nuove indicazioni di policy, eliminando il riferimento alla determinazione della "portata di qualsiasi ulteriore inasprimento delle politiche", sostituendolo con un riferimento più equilibrato a "qualsiasi aggiustamento dell'intervallo obiettivo per il tasso dei fed funds". Pur essendo apparentemente una modifica di poco conto, questo rappresenta un passo importante da parte del Comitato, in quanto riconosce formalmente che non è più probabile che i rialzi dei tassi siano più probabili dei tagli nel breve termine. Naturalmente, questa è l'opinione che i mercati hanno prezzato per mesi, ma è significativo che ora lo si senta dire "dalla bocca del cavallo". La dichiarazione ha anche offerto ulteriori informazioni fresche, e una certa resistenza relativamente decisa al percorso di allentamento aggressivo previsto dai mercati monetari. Il Comitato ha osservato che, mentre i rischi per il duplice mandato si stanno "riequilibrando", i tagli dei tassi non sono attesi fino a quando la FOMC non avrà acquisito "ulteriore fiducia" nel fatto che l'inflazione si stia muovendo "in modo sostenibile" verso il 2%. Si noti che l'inclusione di "verso il 2%" è importante, in quanto dà alla FOMC un margine di manovra per tagliare prima che l'inflazione raggiunga l'obiettivo, come il presidente Powell ha indicato che potrebbe cercare di fare in tal senso in precedenti commenti. Nonostante la dichiarazione abbia annunciato per la prima volta la prospettiva di tagli, questa reazione negativa all'idea di un allentamento a breve termine ha portato a un modesto restrittivo riprezzamento dell'OIS in USD. Dopo aver considerato un taglio di 25 pb a marzo con circa il 60% di probabilità prima della decisione, i mercati monetari a un certo punto hanno dato per scontata una probabilità di 4 su 10 di una tale mossa, prima che il restrittivo riprezzamento si attenuasse un po'. Il mercato, alla fine, otterrà i tagli che desidera, anche se sembra ancora improbabile che tali riduzioni arrivino così presto, o nell'entità, prevista dai mercati. Sebbene la FOMC sia chiaramente ancora in modalità "dipendente dai dati", un'ulteriore rivalutazione restrittiva delle prospettive a breve termine comporta rischi al rialzo per il dollaro e al ribasso per i titoli azionari e obbligazionari. Nella conferenza stampa successiva alla riunione, il presidente Powell si è appoggiato a questa dipendenza dai dati, rifiutandosi in più occasioni di entrare nello specifico della quantità o del tipo di dati che il Comitato vuole vedere per fornire la fiducia necessaria a realizzare il primo taglio di questo ciclo. Powell si è limitato a notare che ci sono stati 6 mesi di "buoni" dati sull'inflazione e che il Comitato vuole vedere una "continuazione" di questa tendenza. Solo un indebolimento "inatteso" del mercato del lavoro è stato segnalato come rischio di indurre la FOMC a tagliare prima rispetto allo scenario di base di un'economia forte, in cui la Commissione può "essere prudente" nel decidere la tempistica delle riduzioni dei tassi. A questo proposito, Powell ha anche sottolineato che non è stata avanzata alcuna proposta di taglio dei tassi nella riunione odierna e che il SEP - che, ricordiamo, indica 75 pb di tagli quest'anno - è una "buona prova" dell'attuale pensiero della FOMC. Alla fine, però, si è avuta una decisa reazione all'idea di un taglio a marzo, con Powell che ha osservato che una riduzione in quella riunione "non è l'ipotesi di base". Nel corso dell'incontro con la stampa, è stato interessante vedere Powell cambiare il suo punto di vista sia sulla crescita che sul mercato del lavoro. Dopo aver sottolineato in precedenza la necessità di un periodo di crescita "al di sotto del trend" per riportare l'inflazione all'obiettivo, Powell sembra aver fatto un cambio di rotta, "non vedendo la crescita più forte come un problema", né cercando un mercato del lavoro più debole. Questo sembra un cambiamento importante e potrebbe, al margine, significare un allentamento della politica monetaria un po' prima, data la percezione di minori rischi di inflazione al rialzo associati a un solido ritmo di crescita. Per quanto riguarda la reazione del mercato a tutto questo, la descrizione migliore è forse quella di un'agitazione. I titoli azionari sono scivolati, i Treasury hanno ceduto e il dollaro si è impennato al momento della dichiarazione, prima che tutti questi movimenti si invertissero completamente nel corso della conferenza stampa post-riunione. Dopo un'ora e mezza ci ritroviamo più o meno al punto di partenza. Tuttavia, come già osservato, con il mercato che rimane in qualche modo convinto che i tagli arriveranno già dalla prossima riunione e la FOMC che recita un copione molto diverso, i rischi sembrano orientati a far sì che l'USD continui il suo recente slancio verso l'alto, mentre l'OIS si riprezza in una direzione più restrittiva, se il messaggio della FOMC smetterà - finalmente - di cadere nel vuoto tra gli operatori di mercato. Nel complesso, quindi, la riunione della FOMC di gennaio ha mostrato che il Comitato ha fatto un ulteriore passo avanti verso un eventuale taglio dei tassi, anche se saranno chiaramente necessari ulteriori dati prima che i responsabili politici abbiano la "fiducia" di iniziare il ciclo di allentamento. Più in generale, la FOMC continua a camminare sul filo del rasoio tra una disinflazione continua e più rapida del previsto, insieme a una crescita economica impressionante e a un mercato del lavoro straordinariamente resistente. Sebbene i tagli siano chiaramente in arrivo, è improbabile che arrivino così presto o così tanto come i mercati continuano a credere. La dipendenza dai dati rimane all'ordine del giorno. di Pepperstone7
Anteprima del rapporto sul lavoro USA di gennaio 2024Una settimana ricca di eventi per i mercati finanziari si conclude con il primo rapporto sul mercato del lavoro statunitense dell'anno, con l'aspettativa di un modesto rallentamento del ritmo di creazione di posti di lavoro all'inizio del 2024, che si aggiunge alle prove che indicano che l'economia ha raggiunto un "atterraggio morbido" e che apre la possibilità di tagli da parte della Fed nel corso dell'anno. Le buste paga non agricole principali sono viste in aumento di +180k a gennaio, un po' al di sotto del ritmo di +216k registrato a dicembre, ma un po' al di sopra della media trimestrale degli aumenti dei posti di lavoro, che attualmente si attesta a +165k, il livello più basso dall'inizio del 2021. La recente forma indica che i rischi per il dato di consenso sono inclinati verso l'alto, con la crescita dei salari principali che ha battuto le aspettative in quattro delle ultime cinque occasioni; naturalmente, deve essere applicata il solito avvertimento che i risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. Anche gli indicatori anticipatori rafforzano l'idea che i rischi siano al rialzo: le richieste iniziali di disoccupazione sono scese ai minimi degli ultimi due anni nella settimana di rilevazione, mentre le richieste continue di disoccupazione sono rimaste appena a cavallo di 1,8 milioni nella stessa settimana, con un calo di circa 500k rispetto al periodo di rilevazione di dicembre. A causa della tempistica del rapporto sui posti di lavoro di questo mese, altri indicatori anticipatori devono ancora essere rilasciati. L'ultimo sondaggio ISM sul settore manifatturiero è previsto per giovedì, mentre l'analogo rapporto sui servizi sarà pubblicato solo dopo la pubblicazione del numero di posti di lavoro. Come sempre, il dato sull'occupazione ADP può essere tranquillamente ignorato, dato che continua a dimostrare una correlazione negativa con il dato principale sui salari. Tuttavia, ci sono un paio di altre cose che vale la pena tenere a mente con il dato NFP. In primo luogo, durante la settimana di rilevazione di gennaio, gli Stati Uniti hanno subito un'ondata di freddo record, con tempo invernale e forti nevicate in gran parte del Paese, con temperature che sono scese fino a -45 °C. È probabile che questo abbia avuto un impatto negativo, al margine, sulla crescita delle buste paga, se il tempo ha impedito ad alcuni di lavorare, e che abbia anche ulteriormente intaccato i tassi di risposta al sondaggio, già in calo. L'altro aspetto degno di nota del rapporto sull'occupazione di gennaio sarà la revisione dei parametri annuali. Si tratta di una pratica abituale per il BLS e, anche se è improbabile che possa influenzare il mercato, fornirà ulteriore chiarezza sulla "vera" portata della creazione di posti di lavoro nel 2023, anche se la revisione media annuale è in genere entro lo 0,1% della cifra precedentemente dichiarata. A proposito di revisioni, tuttavia, la revisione annuale dell'IPC di venerdì prossimo sarà probabilmente molto più importante per i mercati e per la FOMC. Come sempre, i mercati non guarderanno con attenzione solo al dato principale sui salari, ma anche ai vari indicatori del rallentamento del mercato del lavoro. La disoccupazione dovrebbe essere aumentata di 0,1 punti percentuali, raggiungendo il 3,8% a gennaio; pur rappresentando un massimo di tre mesi, tale dato lascerebbe il tasso U-3 a livelli che, in linea di massima, implicano un'economia in "piena occupazione". Un simile aumento della disoccupazione dovrebbe essere relativamente poco preoccupante se considerato insieme al tasso di partecipazione. Il consenso vede la partecipazione della forza lavoro in ripresa al 62,6%, recuperando un po' dal crollo registrato durante le festività, che ha rappresentato il più grande calo in un mese dall'apice della pandemia. L'aumento della partecipazione implicherebbe che un tasso di disoccupazione più elevato sia determinato dal ritorno alla forza lavoro per cercare un impiego, piuttosto che da un aumento dei lavoratori licenziati - quindi, forse controintuitivamente, questo sarebbe probabilmente visto come un fatto positivo nei circoli politici. Anche i salari non dovrebbero preoccupare più di tanto la FOMC, visto che la retribuzione oraria media dovrebbe essere aumentata dello 0,3% al mese, un ritmo quasi invariato rispetto a quello registrato per gran parte degli ultimi 12 mesi. Tale ritmo mensile manterrebbe il tasso annuale invariato al 4,1%, rappresentando probabilmente un'accelerazione marginale del ritmo di crescita dei guadagni reali, con l'IPC principale che dovrebbe essersi ridotto un po' a gennaio, al momento della pubblicazione tra un paio di settimane. In termini di reazione del mercato, molto dipenderà ovviamente dalle prospettive politiche delineate dal presidente della Fed Powell mercoledì, dopo la prima riunione dell'anno della FOMC. Tuttavia, con il mercato attualmente posizionato in modo aggressivamente dovish, che continua a prezzare circa 140 pb di tagli entro la fine dell'anno, l'asticella per un ulteriore riprezzamento dovish su una sorpresa negativa dei salari sembra relativamente alta. D'altro canto, una stampa dei dati sui salari superiore alle attese rafforzerà probabilmente, nella mente del mercato, la narrativa dell'eccezionalismo statunitense "goldilocks" che ha dominato l'inizio del 2024, con il dollaro che ha già registrato quattro rialzi settimanali consecutivi per iniziare l'anno, seguendo da vicino il sell-off visto lungo la curva dei Treasury. Affinché il biglietto verde continui ad avanzare è necessario un ulteriore rialzo dei rendimenti, probabilmente derivante da una reazione più aggressiva da parte della FOMC rispetto alla traiettoria dei tassi prevista dal mercato. Longdi Pepperstone4
DXY Dollar Index Vstop cambia colore target area 105Il dollaro logora la resistenza poco sopra area 103, accumula nei paraggi della MM200 e si prepara ad uno scatto. Lo scenario rialzista si annullerebbe in caso di rottura al ribasso di 103.di GiuseppeMessina4