#AN009: USA attaccano IRAN, cosa succederà?
Il 22 giugno 2025 gli Stati Uniti hanno lanciato raid aerei su tre siti nucleari iraniani (Fordow, Natanz, Isfahan), impiegando bombe bunker‑buster e missili Tomahawk, alcuni sganciati da bombardieri stealth B‑2
Il Presidente Trump ha dichiarato che gli impianti sono stati “completamente e totalmente obliterati”
📈 Tensioni e contesto geopolitico
Tehran ha risposto con missile mirati verso Israele e ha promesso “risposte dure”
L’ONU e figure chiave come Guterres e Medvedev hanno definito l’azione come escalation pericolosa con il rischio di un nuovo conflitto su scala regionale .
Israele ha supportato gli attacchi, mentre l’Iran ha convocato il Consiglio di Sicurezza ONU per condannare l’aggressione.
💥 Impatto sui mercati
⚡ Settore energetico
Prezzo del petrolio scatto verso i 90–100 $ al barile per timori su flussi dall’Iran e potenziali chiusure dello Stretto di Hormuz .
Gli investitori hanno reagito con un movimento verso asset rifugio come Dollaro, Oro e Treasuries.
📊 Azionario e settori sensibili
Inizia su un tono incerto: futures S&P500 e Nasdaq “volatile open”, con penalizzazioni su travel e tech, e rialzi su energia e difesa.
Mercati del Golfo aperti in lieve rialzo (Saudi, Qatar, Bahrain, Kuwait), grazie all’attenuazione delle vendite iniziali .
🌍 Impatto economico globale
Blandessmenti da Banca Mondiale, IMF e OCSE prevedono un rallentamento economico dovuto a shock energetici e aumento delle tensioni globali.
📌 Scenario valutario e Forex
USD ha guadagnato terreno come attivo rifugio, beneficiando dei flussi Sicurezza .
Coppie commodity-linked, come AUD/USD, NZD/USD e CAD/USD, subiranno pressioni a causa del petrolio in rally.
Potenziale aumento della volatilità su EUR/USD e GBP/USD: ruotano verso safe haven e rischio politico USA/Cina.
📣 A cosa prestare attenzione
Candlestick daily e H4 in EUR/USD e GBP/USD per capire se il supporto regge sotto stress geopolitico.
Indicatori di volatilità (VIX | MOVE) in rialzo, utile calibrare la size e preferire trade strutturati.
Nei prossimi giorni sarà fondamentale monitorare:
Reuters/Bloomberg per aggiornamenti su eventuali sanzioni o ritorsioni pubbliche.
ASEAN e Asia per reazioni regionali sulle forniture energetiche.
Banche centrali su aspettative inflative dovute a petrolio alto.
💡 Conclusioni – Impatto mercato e Forex
Questa azione militare rappresenta uno shock geopolitico classico: rialzo del dollaro e asset difensivi, pressione sul petrolio e volatilità elevata su borse e cambio. A differenza degli attacchi israeliani, l’ingresso diretto degli USA aumenta il grado di incertezza macro.
Per trader Forex:
USD Index: potenziale rimbalzo all’interno del canale di trend bullish
Coppie con commodity: attivare strategie su breakout livelli chiave (es. AUD/USD, CAD/USD)
FX anti‑USD (EUR, GBP, JPY): sotto pressione e da usare in range rebound.
Per il comparto equity:
Rotazione verso settori difensivi, difesa, energia.
Possibile ingresso su bond governativi come copertura alta inflazione/politica.
Nel complesso, l’impatto è chiaro: aumento rischio geopolitico → volatilità elevata → shift verso USD/asset rifugio → penalizzazione asset sensibili.
Idee operative USDEUX
EURUSD rompe il massimo.Il prezzo dell’EURUSD ha rotto i massimi recenti durante la giornata per poi tornare leggermente al ribasso. Questo leggero sweep è stato probabilmente effettuato per far sortir les vendeurs. Tuttavia, se il prezzo rimane all’interno del livello HTF segnato dalla linea orizzontale blu più bassa, allora ci sono buone probabilità di un rimbalzo al rialzo.
Tensioni geopolitiche e mercati in assestamentoLA RISPOSTA DI TEHERAN
La risposta iraniana agli attacchi americani ai siti nucleari è giunta ieri nel tardo pomeriggio, con il lancio di missili verso basi statunitensi in Iraq e Qatar.
Una guerra “fake”, forse, considerando che l’Iran avrebbe coordinato l’attacco alla base aerea USA in Qatar con funzionari locali, avvisando in anticipo anche gli americani per ridurre al minimo le vittime. Lo stesso approccio sarebbe stato adottato dagli Stati Uniti nei loro attacchi precedenti.
I mercati, ormai abituati a tutto, hanno reagito con un iniziale aumento dell’avversione al rischio, per poi tornare rapidamente alla normalità. I principali asset sono rimasti poco mossi, con variazioni meno significative rispetto a quelle osservate ad aprile.
È un segnale che stiamo vivendo una guerra finta? O c’è qualcosa che ancora non comprendiamo fino in fondo?
L’oro non è ancora vicino ai massimi, i rendimenti obbligazionari sono in calo, il petrolio WTI è sceso sotto i 65 dollari, e il dollaro è in deciso ribasso, come se fossimo in pieno appetito per il rischio.
Forse qualcuno ritiene che questo conflitto sia solo propaganda?
In serata sono emerse altre notizie interessanti: l’attacco iraniano avrebbe colpito solo la base di Al Udeid in Qatar, mentre le segnalazioni di attacchi in Bahrein, Iraq, Kuwait e Arabia Saudita sarebbero attribuibili a milizie sostenute dall’Iran o del tutto false.
Il fatto che l’amministrazione Trump fosse a conoscenza in anticipo dell’attacco iraniano rafforza l’idea che questa non sia una guerra come le altre.
WALL STREET RILANCIA
I principali indici statunitensi hanno recuperato terreno lunedì, dopo aver assorbito le notizie dal fronte geopolitico, inclusi l’attacco USA all’Iran e la ritorsione iraniana.
I mercati sembrano aver ridimensionato i timori che il conflitto possa ostacolare i flussi di petroliere dal Golfo Persico o aggravare la crisi regionale.
L’S&P 500, il Dow Jones e il Nasdaq 100 hanno tutti chiuso in rialzo.
Le forze statunitensi avevano colpito le infrastrutture nucleari iraniane nel fine settimana, nonostante Trump avesse escluso un attacco imminente. L’Iran ha risposto colpendo una base USA in Qatar e il parlamento iraniano ha sostenuto il blocco dello Stretto di Hormuz.
Tuttavia, le petroliere hanno continuato a transitare nella regione e i prezzi del greggio hanno rallentato la loro crescita, attenuando i timori di un’inflazione più elevata.
Tesla ha guadagnato oltre il 7% dopo il lancio dei suoi primi taxi senza conducente. AMD è salita di oltre il 2% grazie a un upgrade da Melius Research.
Al contrario, ExxonMobil e Chevron hanno ridotto i guadagni, con i future sul WTI tornati in netto ribasso.
VALUTE
Sul mercato valutario, dopo un avvio positivo, il dollaro ha perso terreno contro le principali valute, in particolare euro, sterlina e yen, segno che il mercato ha assorbito le notizie negative sul conflitto.
EUR/USD è salito sopra 1,1600, puntando ai massimi del 12 giugno a 1,1630, con possibilità di raggiungere l’area 1,1715–1,1730.
GBP/USD si dirige verso 1,3630, con obiettivi di medio termine intorno a 1,4200.
USD/JPY è in calo, puntando sotto quota 145,00.
Le valute oceaniche hanno recuperato quota 0,6500 (AUD) e 0,6000 (NZD).
USD/CAD è tornato vicino a 1,3700, in attesa di una spinta verso 1,3450.
Tuttavia, ogni previsione va presa con cautela. I mercati sono estremamente volatili e imprevedibili. Basti pensare che ieri sera Trump ha scritto su X: “Congratulations World! It’s time for peace”, meno di 24 ore dopo aver lanciato tre missili.
US PMI IN LEGGERO RIBASSO
L’indice PMI composito statunitense di S&P Global è sceso a 52,8 a giugno, rispetto ai 53 di maggio, segnalando un lieve rallentamento della crescita del settore privato. Si tratta comunque del 29° mese consecutivo di espansione.
Il settore dei servizi ha rallentato leggermente (53,1 contro 53,7), pur restando solido. Il manifatturiero è rimasto stabile al massimo degli ultimi 15 mesi (52,0).
L’attività economica e i nuovi ordini sono cresciuti, ma con minore slancio, a causa del calo delle esportazioni legato all’aumento dei dazi commerciali.
Le pressioni sui prezzi si sono intensificate, spinte da tariffe, costi di finanziamento, salari e carburante. Tuttavia, nel settore dei servizi, i costi di input e i prezzi di vendita sono aumentati più lentamente rispetto a maggio, anche grazie alla maggiore concorrenza.
La fiducia delle imprese, infine, ha mostrato un leggero indebolimento.
PETROLIO IN CALO
I future sul greggio WTI sono scesi a circa 65 dollari al barile, complice l’affievolirsi dei timori iniziali legati a possibili interruzioni dell’approvvigionamento dal Medio Oriente. La ritorsione iraniana, infatti, è apparsa più come propaganda che come reale minaccia.
Gli investitori non hanno riscontrato alcun impatto immediato sui flussi fisici di petrolio dopo gli attacchi statunitensi agli impianti nucleari iraniani. Mentre Israele intensificava i suoi attacchi e l’Iran prometteva ritorsioni, l’intensità delle risposte iraniane sembra essersi attenuata.
Nonostante la regione rappresenti circa un terzo della produzione globale di greggio, le spedizioni — comprese quelle attraverso lo Stretto di Hormuz — sono rimaste inalterate. Anzi, le esportazioni di petrolio iraniano hanno mostrato segnali di aumento dall’inizio del conflitto.
In precedenza, il WTI era salito fino a 75,5 dollari, toccando il livello più alto da gennaio. Tuttavia, quel rally si è esaurito, soprattutto dopo le dichiarazioni di Trump, secondo cui i movimenti del prezzo del petrolio sarebbero dettati principalmente dalla speculazione.
RENDIMENTI IN CALO, A SORPRESA
Il rendimento dei titoli del Tesoro statunitensi a 10 anni è sceso ulteriormente al 4,32% lunedì, il livello più basso da inizio maggio. Questo movimento ha invertito i guadagni precedenti, poiché i timori di una ritorsione immediata da parte dell’Iran e di un’interruzione delle spedizioni di petrolio attraverso lo Stretto di Hormuz si sono attenuati.
L’allentamento delle tensioni geopolitiche ha contribuito al calo dei prezzi del petrolio, riducendo così alcune preoccupazioni legate all’inflazione.
Nel frattempo, la governatrice della Fed, Michelle Bowman, ha segnalato la possibilità di sostenere un taglio dei tassi già a luglio, qualora l’inflazione continuasse a raffreddarsi. Le sue parole hanno rafforzato le dichiarazioni accomodanti rilasciate venerdì scorso dalla governatrice Waller.
In risposta, i mercati hanno aumentato le scommesse su un allentamento monetario, stimando ora circa 55 punti base di tagli dei tassi entro la fine dell’anno.
Gli investitori attendono con attenzione la prossima testimonianza semestrale del presidente della Fed, Jerome Powell, davanti al Congresso, per ottenere ulteriori indicazioni sulla direzione della politica monetaria.
Sul fronte macroeconomico, gli indici PMI flash si sono attestati al di sopra delle aspettative, anche se le pressioni inflazionistiche sembrano in aumento.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Crisi Iran-USA: mercati in allerta e tensioni globaliESCALATION MILITARE?
L’America è ufficialmente entrata in guerra con l’Iran. Durante il fine settimana, gli Stati Uniti hanno bombardato tre siti nucleari iraniani, utilizzando le ormai note bombe “bunker buster”, ordigni progettati per penetrare bersagli nascosti in profondità nel sottosuolo, come i bunker militari.
Dopo l’attacco, Trump ha dichiarato di volere la pace, ma solo a condizione che l’Iran accetti la resa. In risposta, il nuovo capo dei Pasdaran iraniani ha affermato che le operazioni contro Israele proseguiranno senza sosta.
Nel frattempo, l’Iran, attraverso i suoi portavoce, ha fatto sapere che quanto accaduto “avrà conseguenze eterne”.
La Cina ha condannato l'attacco americano, sottolineando che gli impianti colpiti erano sotto la supervisione dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica. Secondo Pechino, l’azione degli Stati Uniti viola gravemente i principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, aggravando le tensioni in Medio Oriente.
Il governo cinese ha inoltre invitato tutte le parti in conflitto, in particolare Israele, a cessare il fuoco il prima possibile, a garantire la sicurezza dei civili e ad avviare un dialogo costruttivo.
Anche Mosca ha espresso forte preoccupazione, affermando che gli attacchi rappresentano un durissimo colpo alla credibilità del Trattato di non proliferazione nucleare e al sistema di verifica dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
Infine, il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha dichiarato che Trump era stato eletto con la promessa di porre fine alle guerre degli Stati Uniti nel mondo, ma ha finito per tradire i suoi elettori.
MERCATI
In un contesto così delicato, ci sembra poco logico soffermarci, come di consueto, sui dati economici o sulle questioni ancora aperte, come il piano fiscale USA o i dazi, la cui proroga al 10% scadrà entro 15-20 giorni.
Quel che sta accadendo è troppo rilevante per non essere commentato. Quali saranno, al di là degli aspetti militari, le conseguenze sui mercati?
Una delle prime preoccupazioni riguarda le possibili reazioni dell’Iran, che minaccia la chiusura dello stretto di Hormuz, da cui transita circa il 20% del petrolio e gas mondiale. Se ciò accadesse, cosa succederebbe al prezzo del petrolio?
Alcuni analisti si sono spinti a ipotizzare un barile a 200 dollari. Un simile scenario avrebbe effetti devastanti sull’inflazione in Occidente.
Storicamente, l’inflazione era considerata una variabile dipendente dai cicli di politica monetaria. Tuttavia, la storia recente ha mostrato che anche fattori esogeni possono influenzarla. I dati dell’Università del Michigan indicano aspettative d’inflazione negli USA oltre il 4,5% a uno e cinque anni.
Questo significa che l’inflazione, inclusa quella energetica, tornerà a salire, trascinando con sé anche l’inflazione “core”, che non era ancora stata completamente domata.
In un contesto in cui si è eretto un muro a est e si guarda solo a ovest, l’Europa dovrebbe interrogarsi su quali contromisure siano state adottate per evitare una nuova ondata inflattiva, come quella post-Covid importata dagli Stati Uniti.
La manifattura europea, motore dell’export, ha il suo centro in Germania, ancora in fase di ripresa.
Tra gli asset da monitorare, oltre al petrolio, sarà interessante osservare l’andamento di oro, dollaro ed equity. I bond restano alla finestra, con la speranza che le banche centrali non siano costrette a rialzare nuovamente i tassi a causa della crisi mediorientale.
L’oro potrebbe toccare nuovi massimi, mentre il dollaro, grazie al suo status di valuta rifugio, potrebbe rafforzarsi contro le principali valute. Questo potrebbe temporaneamente invertire la consueta correlazione inversa tra oro e dollaro.
Venerdì, l’S&P 500 ha perso lo 0,2%, segnando la terza perdita consecutiva. Il Nasdaq è sceso dello 0,5%, mentre il Dow Jones ha guadagnato 35 punti. Tuttavia, gli investitori erano ancora ignari dell’intervento USA in Iran e speravano in tagli dei tassi da parte della Federal Reserve, alla luce dei dati macroeconomici negativi.
Ora, dopo quanto accaduto, aumentano i timori di un’apertura in gap ribassista domattina, generando disagio tra gli operatori.
Sui mercati obbligazionari, molto dipenderà dalle aspettative sui tassi, che a loro volta saranno influenzate non solo dai dati macro, ma soprattutto dalle risposte iraniane, che non tarderanno ad arrivare.
Ci apprestiamo a vivere una settimana di passione, senza dimenticare le altre questioni ancora aperte. Trump sembra stretto in una morsa. Cosa farà ora?
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Qualche scarico su Euro/DollaroQualche lieve scarico questa settimana dopo la prova di forza della scorsa settimana.
Lunedì siamo partiti con un nuovo test dei massimi della scorsa settimana, ci siamo fermati sugli 1,1615 per poi iniziare a ripiegare ed effettuare qualche salutare scarico fino a Giovedì in area 1,145, prima di un lieve recupero per poi chiudere la settimana intorno ad 1,15 (momento in cui sto scrivendo).
Teniamo presente che il movimento avuto negli ultimi 6 mesi (10,43%, mentre 11% ed oltre da inizio anno) è decisamente importante per una valuta come questa e qualche lieve ritracciamento può solo essere salutare, ed un ottima occasione per tentare un ingresso long in ottica di breve.
Viste le premesse e visto il range di questa settimana, prendo il timeframe 1H per fare analisi:
- La dashboard mostra entrambe le valute forti con un euro maggiormente carico nei timeframe di breve/medio
- L'oscillatore in basso mostra, coerentemente con gli ultimi giorni, un uscita dall'ipercomprato ed un tentativo di scarico del cambio
- A livello volumetrico abbiamo: Una prima area di supporto in zona 1,15 ed una seconda verso i 1,145; al contrario al rialzo abbiamo due resistenze in area 1,157 prima ed 1,161 poi.
N.B. Visto il ristretto range settimanale ho deciso di fare un analisi su timeframe 1H per un precisione più capillare dei livelli, va da sè che essendo basso il timeframe, anche l'operatività sarà più celere.
A livello personale, vista la forza del trend, continuo a prediligere un operatività long, sui livelli menzionati, magari con pattern a conferma.
Buon weekend.
#AN008: Israele, Iran e il prezzo della paura
GEOPOLITICA – Israele, Iran e il prezzo della paura
Mentre le borse provano a reggere, la realtà geopolitica è ben diversa. Nelle ultime 72 ore, Israele ha colpito una struttura ritenuta strategica nel sud dell’Iran. Teheran ha risposto con testate balistiche mirate su postazioni NATO, e ha minacciato una chiusura militare dello Stretto di Hormuz. In poche ore, il Brent è schizzato sopra i 100$, mentre il WTI ha toccato quota 94.20$, riportando in vita uno spettro che sembrava archiviato: l’inflazione energetica.
DOLLARO E FED – Hawkish sotto pressione
La Federal Reserve ha mantenuto i tassi invariati, ma Powell ha lanciato un segnale chiaro: “non ci sarà alcun taglio se il contesto geopolitico continua a generare pressione rialzista sui prezzi”.
In altre parole: la FED rimane hawkish, il dollaro continua a dominare, e il sentiment globale vira al risk-off.
CROSS IN OSSERVAZIONE – Opportunità SwipeUP FX
EUR/USD
Macro debole in EU + inflazione USA sostenuta + guerra → Target realistico 1.0630 – se rompe 1.0675 H8.
USD/JPY
Istituzionali indecisi: se lo yen non si rafforza e la BOJ resta neutrale, si può tornare sopra 158. Target: 158.60-159.2 in caso di nuova gamba USD.
CAD/JPY & Oil-Linked
Il Canada beneficia dell’aumento petrolifero, ma attenzione: il risk-off può penalizzare. Valutare solo con conferma ciclica e volumi reali.
📌 COSA GUARDARE ORA – Checklist SwipeUP
📆 Venerdì 21 giugno: Dati PMI USA + speech Powell
⚠️ VIX sopra 20: segnala vera tensione
📉 JPY e CHF in divergenza? → attenzione alle rotture manipolative
🗓️ Earning Season: può deviare i flussi nel breve, ma resta in secondo piano
#AN013: USD e AUD sotto pressione, l’Euro avanza
1. India: nuova strategia sulla volatilità del forex
La Banca Centrale Indiana (RBI) sta permettendo una maggiore volatilità sul cambio USD/INR, spingendo molte aziende a proteggersi tramite contratti forward. È il livello di copertura più alto dal 2020.
Ringraziamo in anticipo il nostro Broker Partner Ufficiale PEPPERSTONE che ci ha supportato nella stesura di questo articolo.
Impatto Forex:
Potenziale indebolimento della rupia a breve termine, ma aumento della stabilità nel medio-lungo.
Volatilità su USD/INR, EUR/INR, JPY/INR ? opportunità per carry trade e short di breve se il dollaro si rafforza.
2. Australia colpita da tempeste estreme
Tempeste violente hanno investito il Nuovo Galles del Sud, il Queensland e Victoria: venti a 100 km/h, piogge torrenziali e blackout su oltre 30.000 abitazioni.
Pressione sulla fiducia economica australiana ? AUD debole.
Opportunità su AUD/USD, AUD/JPY e AUD/NZD in ottica short.
Monitorare gli sviluppi agricoli e assicurativi ? rischio di ribassi estesi.
3. Iran: danni gravi al sito nucleare di Fordow
Attacco statunitense ha colpito il sito nucleare iraniano. In risposta, l’Iran ha minacciato di minare lo Stretto di Hormuz, punto critico per il trasporto petrolifero globale.
Rialzo atteso sulla volatilità geopolitica.
Aumento di flussi su valute rifugio: JPY, CHF e USD.
Impatto anche su CAD e AUD per via del petrolio ? rischio rialzi di breve ma correzioni se lo stallo persiste.
4. Pacchetto fiscale USA da 3,3 trilioni in discussione
Il Senato sta valutando un maxi piano di stimolo. Ciò alimenta il timore di nuovo debito ? dollaro in calo ai minimi da 4 anni contro l’euro.
EUR/USD long rafforzato (break oltre 1.17 già in atto).
GBP/USD e NZD/USD potenzialmente in spinta.
Rischio taglio tassi FED ? aumento volatilità sul dollaro e sulle obbligazioni.
Conclusione Strategica
Operazioni consigliate: long su EUR/USD, short su AUD/USD, long su USD/INR (solo con conferma).
Attenzione alle prossime 48h: possibile spike su CHF, JPY e CAD.
Timing istituzionale: probabile entrata fondi su EUR e USD in caso di breakout confermati; restare pronti ma evitare front-running.
Resta aggiornato per altre notizie.
EURODOLLARO: H1!!! DISCLAIMER !!!
Nota bene:
Queste sono semplici bozze personali, da considerarsi come tali. La lettura va effettuata con un’ottica di breve termine. In altre parole, la prima fase del percorso disegnato rappresenta l’ipotesi principale. La parte restante del percorso (quella più lontana nel tempo) è strettamente legata all’evoluzione della prima fase. Di conseguenza, se quest’ultima non si realizza, l’intera idea deve essere considerata nulla.
Non vi è alcuna sollecitazione all’investimento; quanto riportato va inteso unicamente come il punto di vista di un utente della piattaforma. L’onere di approfondire ricade sul lettore, attraverso le proprie conoscenze ed esperienze.
Ogni commento che schernisce l’autore, l’idea o il grafico verrà segnalato al moderatore della piattaforma. Non fornirò ulteriori risposte in merito. Grazie per l’attenzione.
EURUSD - Analisi flash sul crossIl cross valutario EURUSD continua a registrare nuovi massimi, raggiungendo quota 1.1830 nella giornata odierna.
L'inizio della settimana ha visto un aumento del valore del dollaro statunitense (USD) dovuto all'escalation del conflitto in Medio Oriente. Gli Stati Uniti hanno colpito i siti di uranio iraniani e Teheran ha risposto lanciando missili contro basi statunitensi in Qatar. Lunedì sera, il presidente Trump ha annunciato un cessate il fuoco tra Iran e Israele dopo due settimane di attacchi. I mercati finanziari hanno mostrato un rinnovato ottimismo, nonostante le iniziali incertezze sulla tregua. Con la diminuzione delle tensioni, il rischio percepito è diminuito, i prezzi del petrolio sono crollati, i mercati azionari globali si sono ripresi e il valore del dollaro è sceso.
Il dollaro ha continuato a mostrare debolezza in seguito alla testimonianza del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, davanti al Congresso. Powell ha moderato le aspettative di una riduzione dei tassi di interesse nel mese di luglio, citando l'incertezza relativa ai dazi e all'inflazione. Ha confermato che l'economia è solida e non vi è alcun rischio di recessione. Inoltre, ha precisato che le richieste di abbassamento dei tassi da parte del presidente Trump non avranno alcuna influenza sulla politica della Federal Reserve.
I dati economici degli Stati Uniti della settimana scorsa hanno evidenziato un calo del Prodotto Interno Lordo del primo trimestre pari al -0,5% e un deficit commerciale di 96,6 miliardi di dollari nel mese di maggio. L'indice PMI composito di giugno è diminuito a 52,8 rispetto a 53 del mese di maggio.
In Europa, i PMI dell'Eurozona di giugno, pubblicati dalla Banca Commerciale di Amburgo, indicano una produzione manifatturiera stabile a 49,4 e un PMI dei servizi cresciuto a 50,0 rispetto a 49,7. L'indice PMI composito rimane invariato a 50,2.
In questa settimana i dati dell’Europa hanno mostrato una variazione in diminuzione delle vendite al dettaglio in Germania, con il dato che si è stampato al -1.6%, al di sotto delle aspettative dello 0.5% e inferiore al dato precedente rivisto al rialzo al -0.6%.
Al ribasso è stato anche il dato relativo al CPI tedesco che non ha subito alcuna variazione su base mensile e si è portato al 2% su base annuale, contro le aspettative rispettivamente del +0.2% e +2.2%.
Nella giornata odierna è stata data lettura del PMI in Europa, che ha visto il dato in Francia il lieve rialzo, in Germania invariato e in Italia al ribasso. Si rimane, comunque, sempre al di sotto della linea d’espansione dei 50 punti.
Sempre sul fronte Europa è stata data lettura del dato preliminare del CPI che ha visto il dato YoY invariato al 2% e quello mensile al + 0.3%.
Migliori sono stati i dati sul fronte opposto dell’oceano, con il PMI manifatturielo S&P che si è stampato al 52.9 su stime che lo davano al 52 e il dato ISM che si è stampato al 49, con stime del 48.8.
Anche i dati sul lavoro rimangono resilienti (dando ragione a Powell) con il dato Jolts che ha registrato ulteriori 7.769 milioni di contratti, rispetto alle stime di 7.320.
La BCE e la FED continuano a divergere nelle loro politiche. La FED, infatti, ha mantenuto i tassi al 4,25%-4,50% a giugno, ma ha rivisto al rialzo le previsioni di inflazione e disoccupazione a causa dei dazi. Il dot plot suggerisce ancora un allentamento di 50 punti base quest'anno. Il presidente Powell ha avvertito che l'aumento dei dazi potrebbe riaccendere l'inflazione.
Al contrario, la BCE ha ridotto il tasso sui depositi al 2,00% questo mese. La Presidente Lagarde ha indicato che ulteriori allentamenti dipenderanno dal peggioramento della domanda esterna, evidenziando la differenza politica con Washington.
I dati CFTC relativi al COT, alla settimana del 24 giugno mostrano che le posizioni lunghe nette sulla valuta europea hanno superato i 111.100 contratti, il livello più alto da gennaio 2024. Gli operatori non commerciali hanno aumentato le posizioni lunghe nette a 111.135 contratti, il massimo da dicembre 2023. L'open interest è salito al massimo delle ultime due settimane, con circa 6.746 contratti, mostrando una netta forza al rialzo dell’euro.
A livello tecnico .
Daily chart
Il prezzo è fortemente al rialzo con le medie mobili dirette tutte in posizione ascendente lontane dalla linea di prezzo.
Per quanto riguarda l’indicatore Ichimoku, il prezzo si tiene a distanza anche dalla Tenkan Sen, con la Chikou Span che ha superato in maniera netta la linea del prezzo e non ha alcun ostacolo al rialzo. La Kumo è scollata dal prezzo e in posizione rialzista.
Unico segnale di possibile rallentamento è dato dall’RSI in posizione di ipercomprato a livello 74,47 lontano dalla media mobile. Quindi attualmente sarebbe altamente esposta a rischio un’entrata al rialzo sebbene il trend abbia tale tendenza.
Update 30/06 – EUR/USDTarget 2 centrato a 1,1761 come da piano operativo condiviso.
Il mercato ha proseguito con forza oltre la soglia indicata, spingendosi in area 1,1780, segnando un’ulteriore conferma del momentum rialzista.
In osservazione ora eventuali segnali di pullback tecnico o consolidamento prima dell’apertura USA di domani.
Resto in attesa di nuovi segnali per aggiornare l’operatività.
INFLAZIONE TEDESCAA giugno 2025, l’inflazione annuale in Germania è scesa inaspettatamente al 2,0%, allineandosi all’obiettivo della Banca Centrale Europea, contro una previsione del 2,2%.
Questo calo è stato sostenuto soprattutto da una riduzione del 3,5% dei prezzi energetici, mentre l’inflazione alimentare ha rallentato al 2,0%, dal 2,8% precedente.
L’inflazione core, esclusi i settori energetico e alimentare, si è attestata al 2,7%, in lieve flessione dal 2,8% di maggio.
I prezzi dei servizi rimangono elevati, anche se con un lieve calo (3,3%).
Gli analisti di Capital Economics ritengono che questa conferma di un'inflazione stabile intorno al 2% possa aprire la strada a un’ulteriore riduzione dei tassi da parte della BCE già a settembre.
Tuttavia, alcuni economisti, tra cui quelli di ING e Commerzbank, avvertono che l'inflazione core potrebbe restare persistente, soprattutto se l’economia tedesca dovesse rafforzarsi.
--Chart di Capital.Com--
EUR/USD – Nuova long da supporto intraday, target a 1,1761Dopo il raggiungimento millimetrico del primo target a 1,1737, ho individuato un nuovo punto di ingresso in area 1,1697, dove il prezzo ha mostrato reattività e ha formato una solida base.
Posizione long attiva da: 1,1697
Target atteso: 1,1761
Stop tecnico: area sotto 1,1680 (a discrezione)
📌 Contesto operativo:
– Re-test e rimbalzo preciso da supporto precedente
– Target già testato durante il movimento di ieri, ora nuovamente in proiezione
– Il trend rialzista di breve resta intatto
Osservazioni:
– Possibile congestione su 1,1737, già target precedente
– Una chiusura H1 sopra 1,1740 rafforzerebbe la spinta verso 1,1761
– Time frame usato: 15 minuti
🚀 Strategia in corso:
Gestione dinamica con trailing sopra 1,173x in caso di nuovo impulso deciso.
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EURUSD rimane rialzista.Nonostante una piccola fase di consolidamento, il prezzo rimane fortemente rialzista.
Se analizziamo il grafico a livello di candele, notiamo che l’attuale candela sta formando un interessante martello rialzista: se verrà respinto dall’OB alla chiusura della candela, allora le probabilità di un rimbalzo al rialzo saranno elevate.
FIDUCIA AREA EURONel giugno 2025, l’Indicatore del Sentimento Economico (ESI) è diminuito sia nell’UE (-1,0 a 94,0) che nell’area euro (-0,8 a 94,0), restando sotto la media di lungo periodo.
Il calo è stato trainato dal peggioramento della fiducia nel settore industriale e, in misura minore, nel commercio al dettaglio; fiducia stabile nei servizi e tra i consumatori, mentre è migliorata nelle costruzioni.
L’Indicatore delle Aspettative Occupazionali (EEI) è rimasto stabile (UE: 97,5; area euro: 97,1). Le aspettative sui prezzi di vendita sono calate nei settori industria, servizi e costruzioni, ma sono aumentate nel commercio al dettaglio.
L’Indicatore di Incertezza Economica è diminuito, riflettendo minori timori da parte delle imprese e dei consumatori.
--Chart di Capital.Com--
EURUSD in forte rialzo.Il prezzo dell’EURUSD si trova in questi giorni in una forte tendenza rialzista e dovrebbe attraversare un periodo di forte crescita. Si può notare che il prezzo si sta comportando come avevo previsto nelle analisi precedenti. Tuttavia, non bisogna sottovalutare un potenziale pullback del prezzo, che potrebbe cercare un rimbalzo al rialzo a livello del supporto.
PIL USANel Q1 2025, il PIL reale statunitense è stato rivisto a −0,5 % (su base annua), rispetto al preliminare −0,2 %, indicando una contrazione più marcata.
Il calo riflette una crescita del solo +0,5 % della spesa dei consumatori (da +1,2 %), e una forte impennata delle importazioni, dovuta all'acquisto anticipato di beni prima dell'entrata in vigore di nuovi dazi, che ha sottratto circa 4–5 punti percentuali al PIL.
La domanda interna di base è cresciuta al +1,9 % (da +2,5 %), mentre la spesa pubblica ha registrato un calo significativo (−4,6 % annualizzato).
Dal lato del reddito, i profitti societari sono migliorati moderatamente, sostenendo la crescita del reddito nazionale lordo (+0,2 %) .
Pur attesa una forte ripresa nel Q2, molti economisti mettono in guardia dai possibili effetti distorsivi causati dal commercio e dall’accumulo di scorte.
--Chart di Capital.Com--
EUR/USD – Operazione completata con precisione chirurgicaUpdate sul trade aperto ieri da 1,1495 → TP 1,1539.
Tutti i target sono stati raggiunti, con spinta ulteriore fino a 1,1595.
Strategia: breakout failure + supporto tecnico
Esecuzione su TF 3m → conferma poi anche su H1
Gestione: parziale al primo target, trailing sul resto
Ottimo setup anche per swing breve → contesto macro favorevole (debolezza USD).
🎯 In analisi nuovi livelli: 1,1605 – 1,1630
Resto in osservazione per eventuali nuove opportunità intraday.
#trading #EURUSD #forex #priceaction #analisi
PMI SERVIZI EUROZONAL'economia dell'eurozona sta faticando a prendere vigore, infatti da sei mesi la crescita è minima, con un'attività stagnante nel settore dei servizi e un aumento della produzione manifatturiera solo moderato.
In Germania ci sono segnali di un cauto miglioramento della situazione, ma la Francia continua a restare indietro.
È improbabile che l’evidente slancio nel dato ufficiale di crescita dello 0,6% del primo trimestre si protragga anche nel secondo, soprattutto alla luce di fattori straordinari come l'insolito balzo di crescita in Irlanda che ne ha gonfiato la portata.
Non bisogna tuttavia rassegnarsi, secondo l’indagine infatti le prospettive sono migliorate e le aziende mantengono l'occupazione più o meno costante.
A giugno, i tempi di consegna si sono allungati.
Considerata la debolezza dei nuovi ordini ed una crescita solo moderata della produzione, lo si può collegare, tra l'altro, alle nuove crisi geopolitiche e alla politica tariffaria degli Stati Uniti in continuo cambiamento.
Entrambi i fattori stanno rendendo più difficile la gestione della catena di distribuzione, ma nel complesso, l'indice dei tempi medi di consegna mostra che la maggior parte delle aziende è relativamente in grado di adattarsi all'incertezza e che finora non si sono verificate gravi interruzioni.
Per la BCE, lo scenario dei prezzi dei servizi continua a mostrare lievi tensioni.
Le aziende stanno ancora facendo i conti con il significativo aumento dei costi che a giugno ha di nuovo generato un lieve rialzo dei prezzi di vendita rispetto al mese
scorso.
La maggiore inflazione nel settore dei servizi è in parte compensata dalla deflazione del manifatturiero.
In tutto ciò, i prezzi energetici assumono un ruolo importante.
Fino a poco tempo fa, erano ancora in calo, ma dopo il conflitto tra Israele e
Iran sono aumentati notevolmente.
Queste informazioni sono state solo parzialmente evidenti nei sondaggi.
Nel complesso, tuttavia, la BCE può rimanere relativamente tranquilla, poiché l'euro forte e l'effetto deflazionistico dei dazi statunitensi si oppongono ad un aumento dell’inflazione a breve termine.
--Chart di Capital.Com--
EUR/USD – Analisi intraday (TF 3m)Entrato long su EUR/USD a 1,1495, in area di reazione e struttura precedente.
Primo target: 1,1539
Setup basato su:
Rimbalzo su supporto microstrutturale
Breakout failure + spike volume
Confluenza con area tecnica precedente
Gestione attiva del trade: monitoro price action e volumi in prossimità dei livelli 1,1539 e 1,1549.
Osservazioni: se il momentum si conferma, valuto estensione a 1,1549. In caso contrario, chiusura parziale/stop breakeven.
TF: 3m | Approccio: scalping/swing breve
23 Giugno 2025 – Mattina