Le politiche monetarie espansive degli ultimi anni con il protrarsi di tassi radenti lo zero, hanno creato nei risparmiatori, specie quelli "millennials" o che comunque hanno un'età inferiore ai 30 anni, un bias di approccio al mercato orientato al rischio: si accetta un rischio più elevato su strumenti azionari, per riuscire a ricavare rendimenti dall'investimento (grazie all'espansività delle politiche i rendimenti sono stati molto interessanti).

Ci siamo abituati ad un mercato dove, grazie ai benefici di diversificazione degli strumenti che oggi abbiamo a disposizione, abbiamo potuto godere di anni dove l'attività d'investimento è sembrata addirittura facile.

Oggi ci troviamo in una situazione nella quale il mercato sembra voler tornare ad offrire strumenti con un rischio teorico inferiore rispetto all'azionario, ma con livelli di rendimento che cominciano ad essere particolarmente convenienti e che possono essere utilizzati per valorizzare capitali, praticare strategie di arbitraggio, gestire plusvalenze o minusvalenze.

Come possiamo vedere nel grafico lo spread di rendimento tra il nostro titolo di stato decennale e quello tedesco, da luglio 2021, complici anche le politiche di flessibilità sul debito, hanno visto la nascita di un trend in crescita. Oggi lo spread di rendimento si attesta in area 230/250, con il nostro titolo di stato decennale che fa segnare un rendimento del 4,50%.
Molti investitori, dinanzi a questi tassi, sicuramente cominciano a sentire il richiamo del buon vecchio btp: guadagnare il 4,5% all'anno per 10 anni potrebbe essere un buon compromesso, considerando anche che, nel corso degli anni, eventuali politiche monetarie espansive potrebbero far salire i prezzi dei bond, con l'opportunità di valutare guadagni in conto capitale.

Resta da capire se il mercato ha già scontato i rialzi che ci attendono, oppure se in qualche maniera potrebbero esserci altri scossoni.
Attenzione allo spread, il livello 300 in genere comincia ad essere abbastanza significativo.
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