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Questa prima settimana dell’anno, analizzando le diverse price action, appare un po’ caotica, nel senso che c’è stato un aumento di volatilità sostanziale nei diversi asset, in assenza però di direzionalità specifica, con movimenti e contro movimenti che hanno solo generato scompiglio. Fondamentalmente, gli investitori e gli operatori di mercato sono ancora alla finestra, e aspettano dati macro e dichiarazioni che garantiscano certezze nelle aspettative di politica monetaria, certezze che non possono esserci perché i dati che stanno uscendo sono misti e spesso contraddittori.

I dati US di ieri, per esempio, relativi all’ADP e ai Jobless si sono rivelati migliori dei Jolts Openings e dei Pmi di mercoledì, e questo non ha fatto alto che creare tensione, movimenti erratici ma tutto sommato non direzionali, perché correttivi rispetto alle price action della scorsa settimana. Wall Street ha vissuto una pausa di riflessione con i tre indici principali che hanno chiuso misti, il Dow in leggerissimo rialzo mentre S&P e Nasdaq in rosso, ma con movimenti insignificanti da un punto di vista percentuale anche se nel brevissimo, volatili.

I dati sull’Adp, ci hanno detto che l’economia Usa ha aggiunto 164.000 posti di lavoro a dicembre, ben al di sopra delle aspettative, mentre le richieste di sussidi di disoccupazione sono scese ai minimi degli ultimi due mesi. Oggi il mercato attende, con grande interesse, il rapporto sui Non Farm Payrolls, le cui aspettative sono per un incremento di 171.000 posti di lavoro. Riusciranno a smuovere i mercati in modo da farli entrare in un trend direzionale, oppure dovremo aspettare ancora?

La sensazione è che l’incertezza sia ai massimi livelli proprio perché i dati usciti fino ad oggi non garantiscono alcuna direzionalità, in ragione del fatto che stiamo uscendo lentamente da politiche monetarie super restrittive che fino ad oggi, sorprendentemente, non hanno creato recessione. Ma fino a quando durerà?

Si vive quindi tra la speranza di un rallentamento gestibile e la paura che però i tassi non scendano, in un mercato estremamente nervoso. Paradossalmente qualcuno vorrebbe una mild recession pur di avere la garanzia di tornare a veder scendere i tassi, che altrimenti potrebbero, rimanendo ai livelli attuali, causare un rallentamento ben più marcato. E l’altro dubbio e su quando questa svolta, che sia soft o hard landing, avverrà.

VALUTE

Sui cambi si assiste ad un ritorno del UsdJpy che nell’ultima settimana lavorativa ha recuperato 500 pip dai minimi, oltre il 3%, e si è avvicinato ai livelli chiave di 145.80 che potrebbe rappresentare una nuova inversione rialzista di medio termine con obiettivi anche a 150.00. Solo sotto 142.80, potremmo riparlare di trend decisamente al ribasso.

EurUsd ha corretto dopo il test di 1.0980, ma il movimento è stato assai contenuto con un massimo a 1.0972 e incapacità di rompere anche le prime resistenze. Cable che si è mosso allo stesso modo dell’euro con oscillazioni contenute e poco significative. Estrema forza di franco svizzero che spinge i cross CadChf, EurChf, NzdChf, Gbpchf e AudChf al ribasso per non parlare della salita impulsiva di ChfJpy che nel 2023 da 137.40 è salito fino a 170.40, oltre il 20%.

Difficile ora fare qualunque previsione, se non che si devono aspettare movimenti, rotture di punti e dichiarazioni di banchieri centrali che chiariscano il caos attuale e diano una direzionalità ai mercati. Anche il petrolio, che sembrava risalire dopo che erano emerse tensioni in medio oriente, si è sgonfiato in seguito al rapporto dell’EIA, sull’aumento delle scorte di greggio negli Usa e un calo generalizzato della domanda.

Per oggi massima attenzione perché si tratta del dato più importante di tutti, quello che spesso si è rivelato in passato, quello che ha spostato gli equilibri.

Buona giornata e buon trading.


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