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[GBPUSD] ....DEAL o NO DEAL ??

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Il 29 marzo si avvicina e il Parlamento britannico si prepara a decidere sulla Brexit. Sono tre i voti previsti questa settimana, anche se l’ok al primo esclude gli altri due. A prescindere da come andrà, una decisione dovrà finalmente essere presa. La Camera dei Comuni avrà tre opzioni davanti a sé: approvare l’accordo bocciato due mesi fa con una maggioranza mai vista nella storia del Regno Unito, portare avanti un’uscita senza accordo e far realizzare l’incubo “No deal”, chiedere un rinvio della fuoriuscita dall’Unione Europea, mettendo da parte la data del 29 marzo, ma rischiando di accavallarsi con le elezioni europee.
BREXIT: LE ULTIME NOVITÀ PRIMA DEL VOTO
Entro giovedì 14 marzo gli inglesi conosceranno dunque la loro sorte. Le prospettive, occorre dirlo, non sono delle migliori. Gli ultimi confronti tra la Premier, Theresa May, e i rappresentati di Bruxelles si sono conclusi con l’ennesimo nulla di fatto. Downing Street ha infatti definito “a un punto morto” i negoziati con l’Unione europea.
May negli ultimi giorni ha incontrato Jean-Claude Juncker e gli altri leader europei, chiedendo di fissare una scadenza precisa per il backstop o di inserire nell’accordo una clausola volta a permettere al Regno Unito di poterlo revocare unilateralmente. La stessa richiesta che la Premier fa da mesi, ottenendo dalla Ue sempre la stessa risposta riassumibile in un secco “Non se ne parla”.
L’inquilina di Downing Street ha fatto anche un altro tentativo disperato, promuovendo la trasformazione di una lettera inviata a gennaio dal presidente della commissione Ue, Jean Claude Juncker e dal presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, in un documento legalmente vincolante. Perché? Perché la suddetta lettera conteneva rassicurazioni sul backstop e sulla sua natura temporanea. Al momento però nemmeno questa ipotesi sembra essere stata presa in considerazione da Bruxelles e a May rimangono poche ore prima del voto cruciale della Camera dei Comuni.
BREXIT: I TRE VOTI IN PARLAMENTO
Sembra ormai certo che oggi la May andrà in Parlamento con lo stesso identico accordo bocciato a gennaio con numeri clamorosi (432 voti contrari contro 202 favorevoli). Difficile pensare che in questi due mesi i parlamentari abbiano cambiato idea e dunque la seconda bocciatura sembra essere dietro l’angolo.
Dato quasi per scontato questo scenario, i quotidiani britannici si concentrano ormai sui numeri: se il No dovesse prevalere con un ridotto margine di scarto, May potrebbe decidere di prendersi ancora qualche giorno per cercare di convincere qualche altro deputato, sia tra i conservatori che tra i laburisti, a passare dalla sua parte in vista di un terzo voto sulla stessa intesa. Se invece, come probabile, l’accordo verrà nuovamente bocciato ad ampia maggioranza si passerà all’opzione B e mercoledì 13 marzo i parlamentari Uk saranno chiamati a votare sullo spauracchio No deal. La scelta sarà se dire sì o no a un’uscita senza accordo dall’Unione europea che potrebbe avere pesantissime ripercussioni economiche da un lato e dall’altro della barricata.
Se anche in questo caso dovessero vincere i voti contrari, il giorno dopo – giovedì 14 marzo – la Camera dei Comuni dovrà votare sull’estensione dell’articolo 50. Parlando in parole povere: un rinvio della Brexit, anche se “breve”, ha specificato la premier.

Secondo un’indiscrezione riportata dal Financial Times la Bank of England avrebbe chiesto alle principali banche Uk di triplicare il valore degli asset facilmente liquidabili in vista di eventuali tensioni legate al divorzio tra Regno Unito e Unione europea.

Dal punto di vista tecnico, anche se potrebbe sembrare poco logico, non escludiamo una pressione ribassista qualora lo scenario propendesse per un "deal"....


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By Anonymous Banker
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