Wall Street vola, Fed verso taglio tassi e BCE resta fermaALTRO BALZO DI WALL STREET
I principali indici azionari statunitensi hanno chiuso la giornata in territorio positivo, in seguito alla pubblicazione dei dati sull’inflazione negli Stati Uniti relativi ad agosto 2025. Il Dow Jones ha guadagnato l’1,31%, salendo a 46.108 punti, dopo aver toccato un nuovo massimo storico a 46.137 punti.
L’S&P 500 ha registrato un progresso dello 0,85%, portandosi a 6.587 punti, poco sotto il record di 6.593 punti. Anche il Nasdaq ha chiuso in rialzo dello 0,72%, a 22.043 punti, con un nuovo massimo a 22.060 punti.
I dati sull’inflazione sono risultati ampiamente in linea con le aspettative, mostrando un’accelerazione dell’inflazione annua al 2,9%, mentre quella di fondo è rimasta stabile al 3,1%. Tuttavia, il rapporto non ha modificato le attese del mercato, che continua a prevedere un taglio dei tassi da parte della Fed già dalla prossima settimana. Gli investitori hanno ormai quasi completamente scontato tre riduzioni entro la fine dell’anno.
Nel frattempo, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono salite ai massimi degli ultimi quattro anni, rafforzando i segnali di un raffreddamento del mercato del lavoro. Il settore sanitario ha registrato le migliori performance, mentre i servizi di comunicazione hanno chiuso in negativo.
Le megacap hanno mostrato andamenti contrastanti: Nvidia (+0,3%), Microsoft (+0,4%), Apple (+0,8%), Amazon (+0,3%), Alphabet (+0,2%) e Tesla (+4,1%) sono salite, mentre Meta è rimasta pressoché invariata e Broadcom ha perso l’1,1%.
VALUTE
Sul mercato dei cambi, l’euro continua a mostrare forza, sostenuto anche dalle dichiarazioni di Christine Lagarde, che ha parlato della necessità di disinflazione favorita dalla solidità della moneta unica. Secondo la Presidente della BCE, l’euro potrebbe mantenersi forte almeno fino a fine anno.
Il cambio EUR/USD si attesta in area 1,1730, ma per ora non riesce a superare tale livello per puntare a quota 1,1790 e 1,1820. Il cambio USD/JPY resta laterale, bloccato nel trading range delle ultime settimane, frenato da forze contrastanti: da un lato la necessità di rialzo dei tassi da parte della BoJ, dall’altro il bisogno del Giappone di mantenere un cambio debole per contrastare i dazi imposti da Trump, attualmente al 25%.
Le valute oceaniche sono in ripresa, con l’AUD sopra 0,6650 e l’NZD a ridosso di 0,60.
BCE FERMA SUI TASSI
La Banca Centrale Europea ha deciso di mantenere invariati i suoi tre tassi di interesse chiave. Il tasso sui depositi resta al 2,00%, quello di rifinanziamento principale al 2,15% e il tasso sulle operazioni di prestito marginale al 2,40%, in linea con le attese.
L’inflazione rimane vicina all’obiettivo di medio termine del 2% e le prospettive sono sostanzialmente invariate rispetto a giugno. Le nuove proiezioni prevedono un’inflazione media del 2,1% nel 2025, in calo all’1,7% nel 2026, con una leggera risalita all’1,9% nel 2027. L’inflazione core è stimata al 2,4% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e all’1,8% nel 2027. La crescita economica è prevista all’1,2% nel 2025, in rallentamento all’1,0% nel 2026 e in ripresa all’1,3% nel 2027.
Il Consiglio direttivo ha ribadito la propria determinazione ad ancorare l’inflazione al 2% nel medio termine, adottando un approccio cauto e basato sui dati. Christine Lagarde ha dichiarato che i rischi di crescita nella regione sono più bilanciati e che il processo disinflazionistico è concluso. Tuttavia, ha aggiunto che un euro più forte potrebbe far scendere l’inflazione più del previsto, penalizzando l’export europeo.
USA, INFLAZIONE IN RIALZO
Negli Stati Uniti, il tasso di inflazione annuale è salito al 2,9%, il livello più alto da gennaio, dopo essersi attestato al 2,7% sia a giugno che a luglio. L’aumento è stato trainato dai prezzi dei prodotti alimentari, del settore automobilistico e dei camion usati. Inoltre, il costo dell’energia è cresciuto per la prima volta in sette mesi.
I prezzi della benzina e del gasolio sono diminuiti, ma in misura inferiore rispetto ai mesi precedenti, mentre si è registrato un aumento dei prezzi del gas naturale. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,4%, il massimo da gennaio, superando le previsioni dello 0,3%.
L’inflazione core è rimasta stabile al 3,1%, invariata rispetto a luglio e al picco di febbraio. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo core è aumentato dello 0,3%, in linea con il ritmo di luglio e con le attese del mercato.
TREASURIES
Il rendimento del Treasury decennale è sceso giovedì al 4,0%, il minimo degli ultimi cinque mesi. Nonostante la ripresa dell’indice dei prezzi al consumo, le probabilità di un taglio dei tassi sono ormai quasi certe, in un contesto di mercato del lavoro più debole, che rappresenta la principale motivazione dell’azione della Fed.
Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione hanno raggiunto il massimo degli ultimi quattro anni nella prima settimana di settembre, in linea con i dati negativi dell’ultimo rapporto sull’occupazione e con la revisione delle buste paga. Questo conferma il cambiamento in atto dopo un periodo di resilienza del mercato del lavoro a tassi elevati.
I future sui tassi continuano a indicare un ampio consenso verso una riduzione di 75 punti base entro fine anno, con un taglio previsto per ciascuna delle riunioni rimanenti del FOMC. Il primo è atteso già la prossima settimana.
Le persistenti aspettative di inflazione, alimentate dai dazi aggressivi, hanno spinto lo spread tra il rendimento del titolo a 30 anni e quello a 10 anni al massimo degli ultimi quattro anni.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
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Oracle top a Wall Street: numeri e un futuro da mille miliardiOracle travolge Wall Street: numeri da rock star e un futuro da mille miliardi
L’intelligenza artificiale accelera, l’inflazione rallenta e arrivano nuove chiusure record
Le azioni hanno perso slancio ieri, nonostante il calo dei dati sull’inflazione e il rinnovato entusiasmo per l’IA. Due dei principali indici, tuttavia, hanno comunque archiviato la sessione con una nuova chiusura record.
L’S&P 500 è salito dello 0,30% a quota 6532,04, mentre il Nasdaq ha guadagnato un modesto 0,03% (circa sei punti) portandosi a 21.886,06. In controtendenza, il Dow Jones è scivolato dello 0,48% (circa 220 punti) fermandosi a 45.490,92. Per il Nasdaq si tratta della terza chiusura record consecutiva, mentre l’S&P 500 ha segnato nuovi massimi storici per due sedute di fila.
Con la probabilità di un taglio dei tassi nella prossima settimana fissata al 100% secondo il CME FedWatch Tool, non servivano ulteriori stimoli. Eppure sono arrivati dall’indice dei prezzi alla produzione (PPI). I prezzi all’ingrosso, infatti, sono diminuiti dello 0,1% nel mese, a fronte di un aumento previsto dello 0,3%. Anche la variazione annua, +2,6%, è risultata inferiore alle attese (+3,3%).
Molto più spettacolare è stata però la vicenda di Oracle (ORCL), che ieri ha messo a segno un balzo del 36% dopo quello che considero “il rapporto sugli utili dell’anno”. Nonostante dati inferiori alle stime per fatturato e utile, l’azienda ha comunicato che i suoi obblighi di performance rimanenti (RPO) per il primo trimestre sono cresciuti del 359%, raggiungendo i 455 miliardi di dollari. Inoltre ha annunciato quattro contratti multimiliardari e un incremento straordinario dei ricavi da database multi-cloud con Amazon (AMZN), Alphabet (GOOGL) e Microsoft (MSFT), cresciuti addirittura del 1529%.
Tutto ciò lascia intuire che il boom dell’intelligenza artificiale sia soltanto agli inizi.
Il rapporto Oracle ha acceso anche altri titoli del settore semiconduttori: Broadcom (+9,8%), NVIDIA (+3,9%), Taiwan Semiconductor (+3,8%) e AMD (+2,4%).
Oggi uscirà l’indice dei prezzi al consumo (CPI), che solitamente suscita maggiore attenzione del PPI. Nell’ultima rilevazione, l’inflazione mensile era cresciuta dello 0,2% (in linea con le attese), mentre quella annua si era attestata al 2,7%, leggermente sotto il previsto 2,8%. Pur non diminuendo più rapidamente come un tempo, l’inflazione continua comunque a non mostrare impennate dovute ai dazi.
Le stime per l’uscita odierna indicano un +0,3% mensile e un +2,9% annuo; anche il “core” dovrebbe crescere dello 0,3%. Se i dati saranno in linea, il mercato potrebbe reagire con entusiasmo; al contrario, un’inflazione più alta potrebbe riaccendere i timori di stagflazione.
Personalmente mi aspettavo forti movimenti anche dopo le precedenti pubblicazioni del CPI, ma la reazione era stata piuttosto contenuta. Vedremo cosa accadrà domani: l’adattamento resta la chiave.
In definitiva, le azioni avevano tutte le ragioni per salire ieri: il sorprendente outlook di Oracle ha trascinato il settore tecnologico e il PPI positivo ha dato nuovo slancio alla narrativa di un’inflazione sotto controllo. Eppure i listini hanno subito vendite sui massimi, colmando un gap, prima di rimbalzare in chiusura.
Non è il tipo di price action che tranquillizza, e la pubblicazione del CPI renderà ancora più interessante osservare la reazione del mercato.
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Oracle e il “cool PPI”
Oracle mercoledì sera ha mostrato i numeri di una vera “rock star”, con un balzo del titolo del 35%. Alcuni analisti iniziano a ipotizzare che possa diventare la prossima azienda da mille miliardi di dollari, data la solidità delle prospettive.
Il dato più sorprendente riguarda il cloud backlog (RPO), cresciuto del 359% su base annua fino a 455 miliardi di dollari. Il management prevede che possa presto superare i 500 miliardi. Inoltre stima che il fatturato OCI crescerà del 77% quest’anno, raggiungendo i 18 miliardi di dollari, per arrivare a 144 miliardi entro quattro anni.
Numeri impressionanti, che mutano profondamente la capitalizzazione di mercato e non invogliano certo a posizionarsi “short” sul Nasdaq.
Sul fronte macro, i prezzi alla produzione USA sono diminuiti inaspettatamente in agosto: il PPI primario è sceso dello 0,1% rispetto al mese precedente, contro attese di +0,3%, segnando il primo calo mensile da aprile. Su base annua è cresciuto del 2,6% (attese: +3,3%). Anche il PPI “core” ha sorpreso al ribasso, attestandosi al 2,8%.
L’ex presidente Trump non ha perso l’occasione per commentare, scrivendo che “non c’è inflazione!!!” e sollecitando la Fed a tagliare aggressivamente i tassi, non senza definire nuovamente Powell un “disastro totale”.
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In attesa del CPI
Il mercato ora guarda al CPI: stime a +0,3% mensile e +2,9% annuo, con il “core” atteso anch’esso a +0,3%. Se il dato ricalcherà la sorpresa positiva del PPI, l’ottimismo potrebbe alimentare nuovi rialzi. In caso contrario, il timore di stagflazione tornerà a dominare.
Secondo il FedWatch, le probabilità attuali sono:
• Settembre – 100% di taglio da 25 bps la prossima settimana; 8% di possibilità per un taglio da 50 bps.
• Ottobre – 75% di probabilità di un allentamento complessivo di 50 bps; 6% per 75 bps.
• Dicembre – 62% di probabilità di essere 75 bps più in basso rispetto a oggi; 5% per un taglio complessivo da 100 bps.
Ora non resta che attendere la pubblicazione del CPI e verificare la reazione del mercato.
Marco Bernasconi Trading
NVIDIA siamo al top?NVIDIA: quanto possiamo ancora credere in altri rialzi ? ovvero sarà possibile sostenere un trend rialzista senza prima una buona correzione?
NVIDIA ha un problema... il suo portafoglio clienti è formato da 6 giganti... e una miriade di piccoli clienti.. cosa potrebbe accadere se questi 6 giganti rallentano gli acquisti?
E se i clienti principali adesso iniziano a costruire internamente i propri chip al fine di mantenere un segreto industriale? un vantaggio competitivo? un'indipendenza da nvidia?
Il precedente top era a 153 dollari.
L'ultimo minimo importante a 88 dollari.
La zona di intermezzo è 120 dollari... sarà il prezzo target di questo possibile ribasso? Sarà molto istruttivo studiare il trend attuale e l'eventuale supporto e volumi.
Uso sempre le charts di Capital.com per le mie analisi. Sono intuitive, lineari e super precise. Se fate trading, ve le consiglio davvero!
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Risk Disclaimer
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PLTR - Preso 1° Target, vediamo ed analizziamo la watch listBuon sabato a tutti i trader. Facciamo una panoramica generale del mercato con un'analisi video delle azioni americane nella nostra watch list.
Iniziamo con Palantir (PLTR), che ha raggiunto il suo primo target a $161,44. Avendo centrato questo obiettivo, la posizione può ora essere messa in sicurezza spostando lo stop-loss al prezzo di entrata ("break-even").
Ora passiamo alla nostra watch list.
Riepilogo della settimana
Titoli in crescita: Nonostante il generale calo dell'indice, alcune aziende come NVIDIA, Amazon e Alphabet hanno chiuso la settimana in positivo. La loro performance è supportata da indicatori tecnici favorevoli che mostrano una forza relativa rispetto al resto del mercato.
Titoli in calo: Aziende come Microsoft, Tesla, Apple e Broadcom hanno registrato una settimana in ribasso. Le loro analisi tecniche indicano una pressione di vendita e segnali di tendenza negativa.
Titoli stabili/misti: Palantir ha avuto una settimana leggermente positiva, mentre Berkshire Hathaway ha mantenuto una sostanziale stabilità, mostrando una performance resiliente. Netflix ha chiuso con un leggero calo.
In sintesi, la settimana è stata caratterizzata da una debolezza generale del settore tecnologico, ma con performance individuali molto diverse tra i giganti del mercato.
Con questo è tutto un caro saluto a tutti e buon trading.
Grazie ciao da Mauro
Vi cito le mie tre regole che coltivo costantemente:
Pazienza, disciplina ed avere sempre un piano.
Dazi USA e mercati in tensione: UE sotto pressioneBORSE IN CONGESTIONE
I principali indici azionari statunitensi hanno registrato ribassi frazionali. Il Dow Jones ha ceduto lo 0,14% a 44.112 punti, mentre l’S&P 500 ha chiuso in flessione dello 0,49% a 6.299 punti. Performance negativa anche per il Nasdaq (-0,65% a 20.917 punti), dopo i forti guadagni di oltre l'1% registrati ieri.
Il sentiment degli investitori rimane incerto: da un lato è sostenuto dagli utili aziendali e dalle crescenti aspettative di tagli dei tassi da parte della Federal Reserve, dall’altro è appesantito dai timori legati ai nuovi dazi imposti da Trump.
Le azioni di Palantir sono balzate di quasi il 6% nelle contrattazioni pre-mercato, dopo che l'azienda ha rivisto al rialzo le previsioni di fatturato annuo per la seconda volta quest'anno. Pfizer è salita del 2,4%, superando le stime sia di utili che di fatturato.
Al contrario, Caterpillar ha perso il 3,6% a seguito del mancato raggiungimento degli obiettivi di utile. Vertex Pharmaceuticals ha ceduto il 13,8% dopo aver annunciato l’interruzione delle sperimentazioni in fase avanzata per il suo antidolorifico di nuova generazione.
Nel frattempo, i titoli tecnologici a grande capitalizzazione erano per lo più in rialzo prima dell'apertura delle contrattazioni: Nvidia, Microsoft e Apple hanno mostrato segnali positivi. Leggermente in crescita anche Amazon, Meta, Broadcom e Tesla, mentre Alphabet è rimasta pressoché invariata.
ANCORA CAOS DAZI
L’entrata in vigore dei dazi del 15% imposti dall’amministrazione Trump, prevista per giovedì 7 agosto, rappresenta un punto di svolta nei rapporti commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea. Le ripercussioni potrebbero essere significative per il mercato comunitario nel suo complesso, e per l’Italia in particolare.
Il fatto che alcuni Paesi membri dell’UE trattino separatamente con gli USA rischia di generare una frammentazione del mercato unico. Deroghe selettive, come quelle concesse alla Francia per il settore aerospaziale o al Regno Unito tramite accordi bilaterali, potrebbero minare la coesione economica tra gli Stati membri.
Questa situazione potrebbe portare a distorsioni competitive, con imprese francesi o britanniche avvantaggiate rispetto a quelle italiane, spagnole o tedesche nei mercati USA. Il mancato ottenimento di deroghe per il vino italiano colpisce un settore strategico per l’export nazionale.
I dazi al 15% rischiano di ridurre la competitività dei produttori italiani, favorendo vini francesi o di altri Paesi. Anche altri settori, come la meccanica di precisione, l’agroalimentare e la ceramica, potrebbero subire danni indiretti da eventuali ritorsioni o da un minore accesso al mercato statunitense.
L’esenzione selettiva e gli accordi bilaterali creano un pericoloso precedente, che potrebbe spingere altri Paesi UE a negoziare autonomamente, indebolendo la politica commerciale comune. C’è ancora molta strada da fare per costruire una vera Europa unita.
USA, CALA IL DEFICIT COMMERCIALE
Il deficit commerciale degli Stati Uniti si è ridotto a giugno, a causa del forte calo delle importazioni di beni di consumo. È l’ennesima prova dell’impatto che i dazi di Donald Trump stanno avendo sul commercio globale.
Il disavanzo complessivo si è ridotto del 16,0%, attestandosi a 60,2 miliardi di dollari, il livello più basso da settembre 2023. A maggio, il deficit era stato rivisto a 71,7 miliardi, mentre le previsioni indicavano 61,6 miliardi.
Le importazioni sono diminuite del 3,7%, scendendo a 337,5 miliardi di dollari, il livello più basso da marzo 2024. Il calo è stato trainato da prodotti farmaceutici, automobili, petrolio greggio e materiali per combustibili nucleari.
Le esportazioni sono diminuite dello 0,5%, attestandosi a 277,3 miliardi di dollari, il livello più basso da gennaio. I principali cali hanno riguardato prodotti finiti in metallo, oro non monetario e accessori per computer.
Il deficit maggiore è stato con il Messico, sebbene si sia leggermente ridotto a 16,3 miliardi di dollari. Il disavanzo con la Cina è sceso a 9,4 miliardi, mentre quello con l’UE si è ridotto significativamente a 9,5 miliardi da 22,5 miliardi.
Al contrario, i deficit si sono ampliati con Vietnam (16,2 miliardi), Taiwan (12,9 miliardi) e India (5,3 miliardi). La bilancia commerciale con la Svizzera è passata a un leggero deficit, inferiore a 0,1 miliardi di dollari.
DAZI E PRODOTTI FARMACEUTICI
I dazi sui prodotti farmaceutici importati negli USA potrebbero arrivare fino al 250%. Lo ha dichiarato il presidente Donald Trump: «Inizialmente applicheremo dazi ridotti, ma tra un anno, un anno e mezzo al massimo, saliranno al 150% e poi al 250%, perché vogliamo che i prodotti farmaceutici siano prodotti nel nostro Paese».
Trump si è detto ottimista su un’intesa commerciale a breve con Pechino: «Siamo vicini a un accordo con la Cina» e «penso che sarà un buon accordo». Ha inoltre riferito che il presidente cinese Xi Jinping «ha chiesto un incontro» e si è detto pronto a volare a Pechino, anche se è «un volo lungo», una volta trovata l’intesa.
USA, DAZI ALL’INDIA
Donald Trump sta considerando di aumentare «in modo sostanziale» i dazi contro l’India nelle prossime 24 ore, per punirla per i continui acquisti di petrolio dalla Russia. Lo ha anticipato in un’intervista a CNBC: «L’India non è stato un buon partner commerciale. Fanno molti affari con noi, ma noi non facciamo affari con loro. Così abbiamo fissato dazi al 25%, ma penso che li aumenterò in modo molto sostanziale».
NUOVE MINACCE USA ALLA UE
Gli Stati Uniti imporranno dazi del 35% all’Unione Europea se l’UE non rispetterà l’impegno di investire in beni americani. Lo ha dichiarato Donald Trump in un’intervista a CNBC.
Alla domanda sui criteri degli accordi, Trump ha inizialmente affermato che l’UE avrebbe pagato 650 miliardi di dollari, poi ha arrotondato la cifra a 600 miliardi. «Siamo di nuovo un Paese ricco», ha detto, aggiungendo che l’investimento può essere utilizzato «per qualsiasi cosa io voglia».
Trump ha inoltre annunciato che la prossima settimana, o poco dopo, comunicherà le percentuali dei dazi su chip e semiconduttori. Quanto ai farmaci, ha precisato che inizialmente imporrà dazi bassi.
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PLTR e l’hype dell’AI: i fondamentali reggono ancora?Palantir Technologies (PLTR) è diventato un nome caldo nel panorama tecnologico, Ma questo entusiasmo, si fonda sui numeri o su false credenze? scopriamolo insieme!
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L’origine dell’ascesa: perché Palantir oggi fa parlare di sé?
Palantir Technologies si è affermata come uno dei Player chiave nell'analisi dei dati e nel campo dei software, con una forte presenza sia nel settore governativo che in quello commerciale. La sua popolarità è stata trainata da un modello di business unico articolato attraverso tre piattaforme principali:
Gotham : progettata per clienti governativi e di difesa, supporta operazioni di sicurezza nazionale complesse.
Foundry : orientata al settore commerciale, offre strumenti per l'integrazione, la gestione e l'analisi di dati aziendali su vasta scala.
Apollo : funge da sistema di controllo della missione per la distribuzione di software autonomo, garantendo che le applicazioni Palantir possano operare in qualsiasi ambiente. Queste piattaforme consentono alle organizzazioni di sfruttare enormi volumi di dati per processi decisionali critici.
Ma anche la spinta verso l'intelligenza artificiale (AI) è stato un fattore determinante per la crescente popolarità di Palantir, lo stesso CEO, Alex Karp ha enfatizzato come il boom dell'AI rappresenti un'opportunità di crescita e Palantir sembra stia capitalizzando questa tendenza in modo significativo.
La sua Piattaforma di Intelligenza Artificiale (AIP) mira a diventare un vero e proprio "sistema operativo dell'AI", collegando l'AI generativa direttamente alle operazioni. Questo approccio rende l'AI più azionabile e applicabile in una vasta gamma di settori, dalla gestione dell'intelligence sul campo di battaglia all'ottimizzazione delle operazioni ospedaliere.
Palantir contro tutti: c’è davvero concorrenza?
La "fossa" competitiva di Palantir non risiede nell'assenza di altri Player, ma piuttosto nella sua profonda specializzazione e integrazione. Il panorama dell'analisi dei dati e dell'AI è tutt'altro che privo di competizione, benché la posizione di Palantir sia indubbiamente distintiva, l’azienda deve affrontare la concorrenza diretta di aziende come BigBear.ai , ma anche indiretta da parte di giganti del cloud come Microsoft e Amazon.
Ma allora perché si pensa che Palantir abbia il monopolio?
Nonostante la presenza di questi concorrenti, Palantir detiene un vantaggio competitivo significativo. Le sue piattaforme, in particolare Foundry e Gotham , sono profondamente integrate nei processi decisionali dei clienti, soprattutto dove vi è la gestione di dati altamente sensibili e complessi, come nel settore governativo come la difesa e l'intelligence, ove i requisiti di sicurezza e fiducia sono elevatissimi. Questa integrazione crea elevati costi di switching e un "effetto lock-in" per i clienti, rendendo difficile il passaggio a soluzioni alternative, creando una barriera d’ingresso significativa che i concorrenti generalisti dell'AI faticano a superare. Ciò rende la sua concorrenza meno diretta e più di nicchia , consolidando la sua posizione in segmenti di mercato ad alto valore.
I contratti a lungo termine con il governo degli Stati Uniti, inclusi accordi per lo sviluppo di sistemi di comando per l'esercito e l'espansione del contratto Maven del Dipartimento della Difesa a oltre $1 bln , rafforzano ulteriormente la sua posizione di leader in settori critici.
Ombre sulla reputazione: il lato oscuro dell’efficienza AI?
Palantir ha affrontato sfide e critiche significative, ed è stata oggetto di numerose controversie etiche e legali, come accuse di violazione di copyright, per l'aggregazione di dati sensibili e il potenziale impatto sulla privacy e le libertà civili , nonchè di discriminazione razziale , come Il suo ruolo nella sorveglianza governativa e nei contratti con agenzie come l' ICE (Immigration and Customs Enforcement)
Sebbene Palantir abbia risposto a queste accuse, esse rappresentano rischi reputazionali e operativi che potrebbero influenzare la percezione pubblica compromettendo la sua capacità di espandersi, limitando l'espansione in settori commerciali o paesi che valorizzano fortemente la privacy e la trasparenza. di conseguenza, mentre la tecnologia di Palantir è all'avanguardia, il suo "costo sociale" percepito può agire come un freno indiretto alla crescita, distinguendosi da altre aziende AI con un profilo etico meno controverso.
Risultati solidi, multipli tirati: il paradosso Palantir
L’offerta AI, in particolare la piattaforma AIP ha guadagnato trazione nel mercato enterprise, contribuendo a una diversificazione che rende il modello di business più solido e scalabile. Il segmento commerciale negli Stati Uniti è cresciuto del +93% YoY . Gli analisti stanno iniziando a guardare anche alla qualità della crescita , e questo dato potrebbe segnare una svolta nella percezione del business, tradizionalmente visto come fortemente dipendente dai contratti governativi,
I risultati finanziari di Palantir nel secondo trimestre del 2025 hanno dato nuova forza alla narrativa di crescita che accompagna il titolo. La società ha registrato un fatturato di $1,004 miliardi , segnando un incremento del +48% YoY e superando le attese del consensus: $940 milioni . Per la prima volta, Palantir ha oltrepassato la soglia del $ bln in un singolo trimestre. L’ EPS si è attestato a $0,17 , battendo leggermente le stime, ed anche le prospettive per il 2025 sono state migliorate: la società prevede ora una crescita del +45% YoY per l’intero anno fiscale, con aspettative di ulteriore espansione sequenziale nel terzo trimestre.
Tuttavia, è proprio sul terreno della valutazione che emergono le principali tensioni. Dopo aver più che raddoppiato il proprio valore nel 2025 ( +500% YoY ), il titolo viene scambiato a multipli estremamente elevati. Ed è qui che il mercato si divide. Alcuni analisti, come Piper Sandler, vedono Palantir arrivare a $170 nel medio termine. Altri, come Jefferies, fissano un target a $60 , preoccupati da una capitalizzazione considerata troppo avanzata rispetto ai fondamentali.
A offrire una lettura alternativa vi è Dan Ives (Wedbush) , che stima una possibile capitalizzazione di $1 trilione tra il 2027 e il 2028 . Secondo Ives, il mercato sta sottovalutando la capacità dell’azienda di affermarsi come infrastruttura AI di riferimento , e ricorda come in passato i titoli più trasformativi siano stati penalizzati proprio per valutazioni considerate “scomode” .
Questa polarizzazione di visioni riflette una tensione di fondo: il valore di Palantir non è solo nei numeri attuali, ma nella fiducia che il mercato ripone sulla sua capacità di mantenere il passo — o addirittura di guidare — la corsa all’AI .
Disclaimer: La finalità del presente articolo è meramente informativa e didattica. Le informazioni qui riportate non costituiscono consulenza in materia di investimenti e non contemplano la situazione finanziaria o gli obiettivi individuali degli investitori. Le informazioni relative ai risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. Per quanto permesso dalla legge, in nessun caso, Capital.com (o un suo affiliato o dipendente) assume responsabilità per qualsiasi perdita incorsa a causa dell’utilizzazione delle informazioni fornite. Chi agisce in base a tali informazioni lo fa a proprio rischio. Qualsiasi informazione che possa essere intesa come “ricerca di investimento” non è stata preparata in conformità ai requisiti legali stabiliti per promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e dunque deve essere considerata comunicazione di marketing.
Il prossimo trimestre dirà molto. La domanda è sempre la stessa: stiamo pagando per la realtà, o per una promessa?
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Ieri USA su di oltre l'1% dopo un inizio di agosto difficileLe azioni rimbalzano di oltre l'1% dopo un inizio di agosto difficile
Agosto sembra improvvisamente molto migliore dopo che tutti i principali indici hanno registrato un rimbalzo ieri, dopo un inizio di mese difficile venerdì scorso.
Il NASDAQ è balzato dell'1,95% (circa 403 punti) ieri a 21.053,58, con la maggior parte dei titoli Mag 7 in netto rialzo, in particolare NVIDIA (NVDA, +3,6%), Meta Platforms (META, +3,5%), Alphabet (GOOGL, +3,1%), Tesla (TSLA, +2,2%) e Microsoft (MSFT, +2,2%).
L'S&P ha interrotto una serie di quattro giorni di perdite con un impressionante guadagno dell'1,47% a 6.329,94, mentre il Dow Jones ha interrotto il suo calo di cinque giorni con un rialzo dell'1,34% (circa 585 punti) a 44.173,64.
Che inizio di agosto deprimente quello di venerdì scorso. Il NASDAQ è crollato di oltre il 2%, mentre gli altri indici hanno perso oltre l’1% dopo un rapporto sull'occupazione di luglio nettamente inferiore alle attese. Peggio ancora, i dati dei mesi precedenti sono stati significativamente rivisti al ribasso, il che ha portato gli investitori a chiedersi se l’economia fosse stata più debole del previsto dal Giorno della Liberazione. Anche la scadenza per le contrattazioni è stata una sfida per gli investitori.
Ma ieri è stata una buona vecchia sessione di inversione di tendenza, con i principali indici che hanno recuperato quasi completamente il crollo di venerdì. (Il Dow Jones ha effettivamente recuperato tutto e anche di più.)
Il mercato probabilmente si è reso conto che siamo ancora vicini all’inizio della stagione degli utili. E poiché le azioni in genere salgono durante la stagione degli utili, potrebbe esserci una certa riluttanza a essere troppo negativi, mentre gli utili, finora, sono stati migliori del previsto.
Ad esempio, Palantir Technologies (PLTR) è stato il principale report di ieri dopo la chiusura. Il fornitore di software di automazione basato sull’intelligenza artificiale ha riportato una sorpresa positiva sugli utili del 14,3% su un fatturato di 1 miliardo di dollari. L’azienda ha anche rivisto al rialzo le sue previsioni di fatturato per l’intero anno. Le azioni di PLTR sono attualmente in rialzo del 3,5% dopo l'orario di chiusura, al momento in cui scriviamo. Ma questa è solo la punta dell’iceberg per quanto riguarda gli utili di questa settimana.
Abbiamo altre 1.600 aziende pronte a pubblicare i risultati tra oggi e il resto della settimana, tra cui Advanced Micro Devices (AMD) e Arista Networks (ANET) martedì (dopo la chiusura); Uber (UBER), AppLovin (APP) e Disney (DIS) mercoledì; ed Eli Lilly (LLY) e Constellation Energy (CEG) giovedì, per citarne alcune.
Con meno dati economici questa settimana e nessuna riunione della Fed, anche la situazione commerciale potrebbe essere un fattore determinante per il mercato. La notizia principale di ieri è stata l’intenzione del Presidente Trump di aumentare “sostanzialmente” i dazi sull’India come penalità per l’acquisto di petrolio russo da parte di quel Paese. Il mercato ha retto bene nonostante la recente incertezza sui dazi, dopo la ripresa del Giorno della Liberazione. Ma qualche altro accordo sarebbe sicuramente di grande aiuto.
Marco Bernasconi Trading
Salesforce: Supporti strategici e Target ambiziosiIl titolo attualmente e' in fase ribassista ma secondo InvestingPro ha un fair value stimato a $301,72 (+20,3%), mentre il target medio degli analisti è di $349,41 (+20,9%), con un top rating di $440 (KeyBanc).
Il prossimo catalizzatore sarà la trimestrale attesa il 20 agosto 2025.
AI e M&A: i driver di crescita
Acquisizione Bluebirds → potenzia Sales Cloud con AI per lead intelligence
Investimento in Genesys ($750 mln) → rafforza la leadership AI nei contact center
Data Cloud → superati $1 miliardo di ARR (+120% YoY), con AI presente nel 60% delle top deal
News e rating:
il CEO Benioff ha venduto azioni per $600K tramite piani programmati (no segnali d’allarme);
Analisti divisi: JMP/Citizens confermano rating Outperform ($430), BMO taglia a $335
Punti di forza e rischi principali:
Punti di forza:
- Leadership globale nel CRM
- Forte espansione AI
- Clienti enterprise e margini elevati
Punti deboli:
- Integrazioni M&A complesse (Mergers & Aquisition, fusioni e acquisizioni)
- Crescita più lenta in alcune aree cloud
Opportunita':
- Acquisizioni strategiche (Bluebirds, Informatica)
- Adozione crescente di AI e modelli a consumo
attenzione a:
- Concorrenza da AI-native e big tech (es. Microsoft)
- Pressione sui margini e rischio esecuzione
Analisi volumetrica – Zona di interesse per ingressi long:
CRM è attualmente in zona di sconto, e anche l’analisi volumetrica si allinea perfettamente con la visione fondamentale. Il titolo è molto vicino a chiudere il gap del 23 aprile 2025 e proprio in quelle aree, $240–245, risiede un importante supporto volumetrico, derivante da ECVWAP combinato con il Volume Profile YTD.
È esattamente questa la zona da long, dove mi attendo una ripartenza del titolo: un’area in cui, con buona probabilità, potrebbe riattivarsi la domanda e riportare il prezzo verso il fair value.
I target della mia strategia:
- Primo target: $280
- Secondo target: $300
- Ultimo target: $310 (PYVAH)
Micron Technology: Analisi tecnica e fondamentaleBuongiorno a tutti amici trader e investitori,
oggi porto un titolo che secondo la mia analisi si trova in un momento molto interessante. Andiamolo a vedere subito!
ANALISI FONDAMENTALE
Parliamo di Micron Technology, un’azienda leader globale nei semiconduttori, specializzata in soluzioni di memoria DRAM, NAND flash e unità SSD.
- CHI SONO I PRINCIPALI CLIENTI ?
Micron fornisce ai principali produttori di PC, server, device mobili, networking e automotive
Clienti noti: Intel ,Amazon, Google, Microsoft , HP, che generano circa il 30% delle vendite nette.
Micron serve anche hyperscaler e produttori di acceleratori AI che usano HBM3E, come NVIDIA , AMD, attualmente in cerca di più fornitori di memoria dopo le difficoltà della concorrenza.
- PRINCIPALI COMPETITOR ?
Micron è tra i top 3 produttori DRAM (circa 23% quota mondiale nel 2019), dietro solo a Samsung (~42%) e SK Hynix (~29%)
- OBIETTIVI PRINCIPALI PER IL 2025-2026
Dominio nel mercato HBM (High-Bandwidth Memory).
Micron prevede di raggiungere una quota di mercato nell’HBM in linea con la sua quota DRAM entro fine 2025 (circa 20–25 %).
La produzione di HBM4 (e HBM4E) è programmata in massa per il 2026; l’architettura offrirà +60% di banda e +20% in efficienza energetica rispetto a HBM3E.
- ESPANSIONE E PRODUZIONE INTERNA
Nuovi stabilimenti in costruzione in Idaho (avvio DRAM previsto 2027), espansioni in Virginia e fino a quattro fab in New York. Investimento di oltre $200 mld negli USA, di cui $150 mld per capacità produttive e $50 mld in Ricerca e Sviluppo, supportato anche da incentivi della CHIPS Act.
- TREND DEL FATTURATO E UTILE NETTO (ultimi 5 anni)
Ricavi (FY 2020–2024)
2020: $21,435 mld
2021: $27,705 mld (+29%)
2022: $30,758 mld (+11%)
2023: $15,540 mld (–49%)
2024: $25,111 mld (+62%)
Utile netto (FY 2020–2024)
2020: +$2,710 mln
2021: +$5,861 mln
2022: +$8,687 mln
2023: –$5,833 mln (perdita)
2024: +$778 mln
Dopo la caduta record del 2023, Micron ha mostrato una ripresa robusta nel 2024 grazie alla forte domanda AI. Il 2023 ha segnato un risultato negativo pesante, ma nel 2024 l’azienda è tornata in utile, seppur contenuto.
ANALISI TECNICA / TIMING DI ENTRATA
Adesso andiamo a vedere cosa ci dice il grafico di Micron osservando i timeframe daily (a sinistra) e weekly (a destra).
Dal weekly vediamo che dopo aver raggiunto un punto di eccesso nella settimana del 23 giugno in cui vedevamo il prezzo uscire fuori dalla banda superiore di Bollinger che coincideva con la fuoriuscita dal livello di eccesso dell'indicatore EVE, il prezzo torna giù a riprendere fiato e al momento sembra dirigersi verso l'area di supporto evidenziata dal rettangolo verde (95-85$).
Dal grafico daily vediamo che il prezzo si trova attualmente su una già buona area di supporto su cui potrebbe effettivamente rimbalzare o lateralizzare per qualche giorno.
L'indicatore del livello di fair value dal calcolo dell'EPS indica un prezzo più alto, stimando quindi che il prezzo attuale è inferiore al suo valore intrinseco.
L'indicatore Predictum indica un segnale positivo per il mese di agosto, invertendo anche la sua struttura da negativa a positiva.
CONCLUSIONE
Nonostante l'azienda abbia attraversato un periodo difficile nel 2023, grazie a investimenti strategici e alla crescita della domanda nel settore AI, sta tornando a crescere e a rafforzare la sua posizione di leader nel mercato delle memorie.
Con l’espansione della produzione e l’innovazione tecnologica prevista, il futuro dell’azienda appare molto promettente.
Il timing di ingresso/incremento sembra ideale vista la correzione fatta nelle ultime settimane e vista la struttura grafica dei prezzi. Potremmo vedere il prezzo scendere ancora un pò per qualche altro giorno ma sarà sicuramente ulteriore spunto di ingresso.
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⚠️ Disclaimer: Questo post è a solo scopo informativo e non costituisce consulenza finanziaria. Fai sempre le tue ricerche prima di prendere decisioni di investimento.
Analisi azionario USA! Mercato sotto PressioneRagazzi, che settimana intensa sui mercati americani! Come avevamo già intuito, con quei dati FED e sulla disoccupazione tutt'altro che positivi, era quasi inevitabile: tra giovedì e venerdì abbiamo visto un ritracciamento notevole. E la cosa che mi ha colpito di più? I volumi in espansione. Quello è il segnale inequivocabile che gli orsi sono usciti dalle loro tane e stanno spingendo alla grande!
È un po' come un vaso comunicante, no? I titoli che sono "saliti come missili" nell'ultimo periodo, quando il mercato ritraccia, lo fanno in modo molto più violento e marcato. È la loro natura, erano un po' troppo "gonfi" forse. Viceversa, chi era stato più tranquillo ha tenuto un po' meglio.
Ora, i nostri indici principali – S&P 500, Nasdaq e Dow Jones – sono arrivati sui primi supporti. Sembrerebbe un sospiro di sollievo, ma attenzione: sotto hanno ancora un bel po' di spazio per scendere. E non dimentichiamoci che agosto è storicamente un mese con scambi ridotti, il che significa che potremmo vedere cadute ancora più veloci se le cose si mettono male.
Un esempio lampante di come il mercato non si anticipa ma si aspetta la conferma? Il setup di Apple (AAPL). Ha rotto il triangolo al ribasso, invalidando tutto. È una lezione che ci ricorda sempre di attendere il segnale chiaro.
Però, in mezzo a tutto questo, cerchiamo anche le opportunità. Ho messo Boeing (BA) in watch. C'è stata la notizia di quel contrattone da 883 milioni di dollari con il settore militare. Potrebbe essere un'ottima candidata per un setup long su ritracciamento a supporto.
Le sette sorelle, ovviamente, hanno sentito il peso di questo ritracciamento generale, trascinando giù gli indici. Ma non tutti i titoli hanno reagito allo stesso modo. Alcuni hanno retto meglio i supporti, come Berkshire Hathaway (BRK.B), Netflix (NFLX), Palantir (PLTR), Tesla (TSLA), AMD e Alphabet (GOOGL). Altri, invece, hanno proprio rotto i livelli di supporto, con candele di vendita estese: penso a Microsoft (MSFT), Apple (AAPL) stessa, Amazon (AMZN), Intel (INTC) e Meta (META).
Ora non ci resta che aspettare la prossima settimana per capire cosa ci mostrerà questo mercato "frizzante", specialmente con l'aria che tira attorno a Trump. Noi, per ora, siamo solo degli osservatori. Dobbiamo solo guardare, capire, e poi agire al momento giusto.
Con questo è tutto un abbraccio.
Grazie Ciao da Mauro
Vi cito le mie tre regole che coltivo costantemente:
Pazienza, disciplina ed avere sempre un piano.
Mercati USA positivi per luglio in vista dell'occupazione.I mercati chiudono in positivo il mese di luglio in vista del rapporto chiave sull'occupazione
Le azioni non sono riuscite a mantenere i guadagni nell'ultima seduta di contrattazione di luglio, ma i principali indici sono rimasti tutti in rialzo per tutto il mese. Questa settimana frenetica si conclude domani con la scadenza per le contrattazioni e l'importantissimo rapporto sulle buste paga non agricole.
L'S&P è sceso dello 0,37% giovedì a 6.339,39 e il NASDAQ è sceso dello 0,03% (o poco più di sette punti) a 21.122,45. Questi indici hanno subito un leggero calo negli ultimi tre giorni dopo diverse sessioni di massimi storici, ma hanno messo a segno guadagni rispettivamente del 2,2% e del 3,7% a luglio. Il Dow Jones è crollato dello 0,74% (o circa 330 punti) oggi a 44.130,98, ma è rimasto a galla per tutto il mese di poco meno dell'1%.
I report Mag 7 di mercoledì sera hanno registrato un buon andamento giovedì, con Meta Platforms (META) in rialzo dell'11,3% e Microsoft (MSFT) in rialzo del 4% dopo aver superato i rispettivi risultati netti. Ma non è bastato a mantenere le azioni in territorio positivo, soprattutto con altri due Mag 7 pubblicati dopo la chiusura.
Giovedì è stata una classica giornata di 'interruzione delle aspettative' a Wall Street. Sebbene META abbia tenuto bene e abbia chiuso in rialzo di oltre il 10%, non è stata sufficiente a sostenere il Nasdaq 100. QQQ ha aperto un gap di oltre l'1% raggiungendo un nuovo massimo, per poi attenuarsi chiudendo in ribasso a causa dell'aumento significativo dei volumi (un segno di distribuzione), In precedenti casi, quando ciò si è verificato, le azioni sono state in rialzo una settimana dopo solo il 25% delle volte (anche se i risultati migliorano a 3 settimane di distanza).
Nel frattempo, gli investitori sono un po' nervosi per i futuri tagli dei tassi, mentre continuano a digerire i commenti del presidente della Fed Jerome Powell di mercoledì pomeriggio. Il capo ha affermato che non ci sono ancora decisioni sull'eventuale riduzione dei tassi da parte del Comitato alla riunione di settembre, ma gli investitori contano su un taglio da mesi ormai.
E l'indice dei prezzi della Spesa per Consumi Personali (PCE) di ieri mattina non è stato di grande aiuto, poiché l'inflazione rimane al di sopra dell'obiettivo del 2% della Fed. Il dato mensile dello 0,3% ha soddisfatto le aspettative, ma quello annuale del 2,6% è stato superiore dello 0,1% rispetto alle previsioni.
La volatilità è stata inesistente per gran parte degli ultimi tre mesi. L'ottimismo ha iniziato a farsi sentire, quindi anche un leggero stress sul mercato azionario potrebbe comportare un allentamento dell'esposizione long e una conseguente espansione della volatilità.
Come si suol dire, i periodi di bassa volatilità sono spesso seguiti da periodi di alta volatilità. Un aspetto da tenere a mente in questo caso, poiché i mercati sembrano piuttosto estesi.
Ma ci sono un sacco di cose in programma prima della riunione di settembre, inclusi i report di Apple (AAPL) e Amazon (AMZN) di Mag 7 dopo la chiusura. Entrambe le aziende hanno superato sia i ricavi che i profitti, ma AAPL ha impressionato di più gli investitori con la sua maggiore crescita del fatturato in quasi quattro anni e una crescita delle vendite di iPhone del 13%. Le azioni sono in rialzo di oltre il 2% dopo la chiusura, al momento in cui scrivo. Tuttavia, le azioni di AMZN sono in calo di oltre il 7% dopo la chiusura, in parte a causa di una previsione debole sull'utile operativo.
Questa settimana frenetica ha visto quasi tutto, inclusi importanti report sugli utili, tonnellate di dati economici e persino una riunione della Fed. E non è finita! Questa mattina sarà pubblicato il report sulle buste paga non agricole, che ha superato le aspettative di giugno, con l'economia che ha creato 147.000 posti di lavoro. Inoltre, il tasso di disoccupazione è sceso al 4,1%.
Oggi si avvicina anche la scadenza dei dazi del Presidente Trump. Il mercato ha retto bene durante questi 90 giorni di tamburi, beneficiando di alcuni accordi commerciali come quello recente con l'UE. E ieri abbiamo appreso che il Presidente degli Stati Uniti ha esteso i dazi del 25% sui prodotti messicani per altri 90 giorni. Ma nessuno sa cosa succederà domani... beh, forse solo Trump lo sa.
Marco Bernasconi Trading
Wall Street corregge, Asia e valute sotto pressioneWALL STREET, INIZIA LA CORREZIONE?
Si discute molto sull’eventualità che Wall Street sia in ipervalutazione. Onestamente, tutto può essere, ma in ogni caso la performance degli indici continua a rimanere positiva, anche se assistiamo a qualche correzione — peraltro dovuta.
Il Dow Jones ieri ha chiuso in calo dello 0,74% a 44.131 punti, mentre l’S&P 500 è sceso dello 0,37% a 6.339 punti, dopo aver fissato un nuovo massimo storico a 6.427 punti. Segno meno anche per il Nasdaq (-0,03% a 21.122 punti), che aveva toccato un nuovo massimo a 21.457 punti.
Meta è balzata dell'11% grazie ai solidi risultati trimestrali e alle prospettive positive per le vendite del terzo trimestre. Microsoft è salita di oltre l'8% dopo aver superato le aspettative sugli utili e aver annunciato che il fatturato annuo della sua divisione cloud Azure ha superato i 75 miliardi di dollari.
Anche AbbVie è cresciuta del 4,5% dopo aver superato le stime sugli utili, mentre CVS è balzata del 7% dopo aver rivisto al rialzo le sue previsioni. Al contrario, Qualcomm ha perso il 4% dopo i risultati, sfidando il forte slancio del settore dei chip.
Nel frattempo, la spesa personale e i consumi sono aumentati leggermente a giugno, mentre le richieste di sussidio di disoccupazione hanno continuato a mostrare un mercato del lavoro solido. Tuttavia, i prezzi PCE elevati hanno spinto i mercati a ridimensionare le scommesse su un taglio dei tassi da parte della Fed a settembre.
ASIA IN RIBASSO
I mercati azionari asiatici sono scesi bruscamente stanotte, dopo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha confermato un dazio globale di base del 10% e ha annunciato dazi reciproci elevati fino al 40% verso quei Paesi che non hanno trovato alcun accordo con gli USA.
In particolare, l'India si trova ad affrontare un'imposta del 25%, mentre il Canada è stato colpito da un dazio del 35%. Ciò ha alimentato le preoccupazioni degli investitori per l'escalation delle tensioni commerciali e per le interruzioni della catena di approvvigionamento, che potrebbero danneggiare la crescita economica globale.
VALUTE
Dollaro sempre sugli scudi, con movimenti che hanno spinto le valute concorrenti al ribasso. L’EUR/USD è sceso fino a quota 1,1405, mentre l’USD/JPY è salito sopra 150,50.
Il dollaro si è rafforzato anche contro la sterlina e le valute oceaniche, con la possibilità di proseguire nella sua fase di rapida risalita. Al momento, non sembrano esserci le condizioni per un ritorno del bear trend della valuta USA, specie dopo le vittorie incassate da Trump sul fronte commerciale.
PCE IN AUMENTO
L'indice dei prezzi PCE statunitense è aumentato dello 0,3% su base mensile a giugno 2025, il maggiore incremento in quattro mesi, dopo un aumento dello 0,2% (rivisto al rialzo) a maggio, in linea con le aspettative.
I prezzi dei beni sono aumentati dello 0,4%, superando lo 0,1% di maggio, mentre i prezzi dei servizi sono cresciuti dello 0,2%, in linea con il mese precedente.
L'indice PCE core, che esclude alimentari ed energia, è salito dello 0,3%, segnando il maggiore incremento mensile in quattro mesi. Su base annua, l'inflazione PCE ha accelerato per il secondo mese consecutivo, raggiungendo il 2,6% a giugno, rispetto al 2,4% (rivisto al rialzo) di maggio, superando le aspettative del 2,5%.
L'inflazione PCE core è rimasta stabile al 2,8%, ma il dato di maggio è stato rivisto al rialzo dal 2,7%. L'indice PCE è la misura dell'inflazione preferita dalla Federal Reserve.
INFLAZIONE STABILE IN GERMANIA
Il tasso di inflazione annuo in Germania si è mantenuto stabile al 2% a luglio 2025, invariato rispetto a giugno e leggermente al di sopra delle aspettative del mercato, che prevedevano un rallentamento all'1,9%, secondo le stime preliminari.
I prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati più bruscamente, mentre i costi energetici sono diminuiti leggermente meno, compensando il rallentamento dell'inflazione dei servizi, scesa al minimo triennale del 3,1% dal 3,3%.
Rispetto al mese precedente, l'indice dei prezzi al consumo (IPC) è aumentato dello 0,3%, superando le previsioni dello 0,2%.
JOBLESS CLAIMS
Le richieste iniziali di sussidio di disoccupazione negli Stati Uniti sono aumentate di 1.000 unità rispetto alla settimana precedente, raggiungendo quota 218.000 nella quarta settimana di luglio. Il dato è ben al di sotto delle aspettative di mercato (224.000) e rimane vicino al minimo trimestrale del mese precedente.
Nel frattempo, le richieste continuative sono rimaste invariate rispetto al conteggio rivisto al ribasso della settimana precedente, attestandosi a 1.946.000, in leggero calo rispetto ai massimi del 2021 (oltre 1.960.000) registrati il mese scorso.
I dati riflettono ulteriori prove di un contesto occupazionale relativamente solido negli Stati Uniti, mentre il rallentamento delle assunzioni si è mantenuto costante nell'ultimo mese.
Saverio Berlinzani
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Pausa mercati in attesa delle decisioni della Fed e dei BigTechI mercati si fermano in attesa delle decisioni della Fed e dei risultati .
Il resto della settimana si preannuncia ricco di eventi in grado di influenzare l’andamento del mercato in entrambe le direzioni. Di conseguenza, i principali indici hanno interrotto il rally di ieri, in preparazione all’imminente ondata di contrattazioni.
L’S&P è sceso dello 0,30% ieri, attestandosi a 6.370,86 punti, chiudendo così una straordinaria serie di sei sedute consecutive con nuovi record. Il NASDAQ ha posto fine a quattro giorni consecutivi di massimi, registrando una flessione dello 0,38% (circa 80 punti), chiudendo a 21.098,29: è solo il secondo giorno in calo nelle ultime dodici sessioni. Il Dow Jones ha perso lo 0,46% (circa 204 punti), chiudendo a 44.632,99.
È stato pubblicato ieri il primo dei dati settimanali sul mercato del lavoro: le offerte di impiego sono diminuite a 7,44 milioni a fine giugno, contro i 7,71 milioni di maggio. Il tasso di dimissioni è leggermente calato al 2%, segnale di una minore fiducia dei lavoratori nella possibilità di trovare nuove opportunità. Tuttavia, la fiducia dei consumatori è aumentata, passando da 95,2 a 97,2 nel mese di luglio.
I report sugli utili pubblicati ieri non hanno avuto un impatto significativo sui mercati. Boeing (BA, -4,4%), UnitedHealth (UNH, -7,5%), Procter & Gamble (PG, -0,3%), UPS (UPS, -10,6%) e Spotify (SPOT, -11,6%) hanno tutti chiuso in ribasso, a prescindere dal fatto che abbiano superato o meno le aspettative trimestrali. Gli investitori sembrano avere lo sguardo altrove.
Nonostante segnali di cautela a breve termine, saranno probabilmente gli utili a determinare la direzione del mercato nelle prossime sedute, mentre gli operatori si preparano alla fase più intensa della stagione dei risultati. Si attendono importanti report da parte di colossi tecnologici come Meta Platforms (META), Microsoft (MSFT), Apple (AAPL), Arm Holdings (ARM) e Amazon (AMZN). Gli investitori presteranno particolare attenzione a questi titoli, osservando se la crescita dell’intelligenza artificiale e gli investimenti in conto capitale (CAPEX) continueranno a trainare il mercato.
Lo sguardo sarà puntato anche sui commenti del presidente della Fed, Jerome Powell, attesi per domani pomeriggio, al termine della riunione del comitato. Salvo sorprese, i tassi d’interesse dovrebbero rimanere invariati. Tuttavia, l’appuntamento di settembre si profila come decisivo: la maggioranza degli operatori si aspetta un taglio. Il presidente Powell rafforzerà queste speranze o le raffredderà?
Tra i dati economici in uscita domani figura anche il rapporto ADP sull’occupazione, spesso trascurato perché poco predittivo rispetto ai dati ufficiali sulle buste paga non agricole, attesi pochi giorni dopo. L’ultima volta, il dato ADP ha deluso (in calo di 33.000 unità a giugno, contro un atteso aumento di 100.000), mentre il report successivo ha evidenziato una creazione di 147.000 posti di lavoro, superando le aspettative. Gli investitori lo considereranno, ma la vera attenzione sarà rivolta ai commenti del presidente Powell.
Domani usciranno anche i dati del FOMC e altri risultati aziendali rilevanti. Questi elementi saranno determinanti per l’andamento di fine settimana e di fine mese. Personalmente, non mi aspetto sorprese dalla Fed: ritengo che i tassi resteranno fermi e che si userà un linguaggio volto a preparare il mercato a un possibile taglio a settembre. È questa l’aspettativa generale, e un atteggiamento più aggressivo potrebbe destabilizzare i mercati.
Quanto agli utili, mi aspetto risultati positivi. Resta da capire se gli investitori approfitteranno dei guadagni per realizzare profitti, o se cercheranno di spingere ancora più in alto.
Accordo USA-UE: vantaggi sbilanciati e reazioni dei mercatiUN ACCORDO CHE FAVORISCE GLI USA
Wall Street, ieri, ha mantenuto un tono positivo: l’S&P 500 ha chiuso appena sopra lo 0,1%, segnando comunque l’ennesimo record storico. Il Nasdaq ha guadagnato lo 0,4%, mentre il Dow Jones ha oscillato intorno allo zero.
Dopo un inizio caratterizzato da ottimismo, l'entusiasmo iniziale per l’accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea ha iniziato a scemare, poiché è emerso che i termini dell’intesa sono tutt’altro che vantaggiosi per l’UE. Le esportazioni europee verso gli Stati Uniti saranno soggette a dazi del 15%, la metà del 30% inizialmente minacciato dal presidente Trump, ma accompagnati da una serie di obblighi che appaiono penalizzanti per il Vecchio Continente.
Sul fronte dei singoli titoli, il settore energetico è stato di gran lunga il migliore, con Exxon Mobil in rialzo dell’1,2% e Chevron dello 0,8%. Anche i titoli della difesa e del gas naturale liquefatto hanno registrato rialzi, tra cui Lockheed Martin (+1,5%) e GE Aerospace (+0,5%). Al contrario, il comparto dei materiali ha registrato la perdita maggiore.
Nel frattempo, gli investitori si stanno preparando per la settimana di utili più intensa della stagione, con Microsoft, Apple, Amazon e Meta pronte a pubblicare i risultati trimestrali. Saranno inoltre al centro dell’attenzione la decisione di politica monetaria della Fed e i dati chiave sul mercato del lavoro.
EURO, INIZIA LA DISCESA?
Lunedì l’indice del dollaro statunitense è salito a 98,3, il livello più alto in quasi una settimana, sostenuto dalla crescente consapevolezza che l’accordo tra UE e USA non è così favorevole come inizialmente lasciato intendere.
Ciò che è emerso è che l’Europa dovrà affrontare una tariffa del 15%, accompagnata dall’obbligo di acquistare 750 miliardi di dollari di gas liquefatto, investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti e acquistare un vasto ammontare di armamenti americani. La tariffa su alluminio e acciaio resta al 50%. Sono previste tariffe separate, da concordare entro due o tre settimane, su semiconduttori e farmaceutica. Inoltre, è stato abbandonato l’accordo sulla Global Minimum Tax, già precedentemente concordato.
Non si tratta di un vero compromesso, ma di un accordo a senso unico. L’Europa ha cercato un’intesa, ma ciò che ne è uscito non può essere definito tale. Il Vecchio Continente si dimostra, purtroppo, disunito e fragile.
Sul fronte valutario, l’euro ha cominciato a perdere terreno non appena sono stati compresi i veri termini dell’accordo, scendendo per tutta la sessione e perdendo quasi 200 punti dai massimi di inizio giornata. A questo punto non si possono escludere ulteriori ribassi, con obiettivi fissati a 1,1440. Anche altre valute, come lo yen, la sterlina e in parte le valute oceaniche, hanno perso terreno contro il dollaro.
Cambierà quindi il trend di fondo dell’euro, finora profondamente rialzista, trascinando al ribasso anche le valute concorrenti? Difficile dare una risposta certa oggi, ma se i grandi investitori attualmente posizionati long sull’euro dovessero invertire la rotta, le montagne russe sarebbero assicurate.
FED IN VISTA
Va ricordato che, sul piano commerciale, l’accordo tra Cina e Stati Uniti è ancora in fase di discussione. Un’estensione dell’attuale tregua commerciale, in scadenza il 12 agosto, è ampiamente prevista.
L’attenzione del mercato si sta ora spostando sulla decisione di politica monetaria della Federal Reserve, attesa entro la fine della settimana. Non è previsto alcun taglio dei tassi, ma nei prossimi giorni saranno pubblicati diversi indicatori economici chiave che offriranno ulteriori spunti sull’andamento dell’economia statunitense. Tra questi, i dati sulla crescita del PIL, sull’occupazione non agricola, sull’inflazione PCE e l’ISM Manufacturing PMI, in un momento in cui le preoccupazioni sull’impatto economico dei dazi sembrano attenuarsi.
UK, VENDITE AL DETTAGLIO
L’indicatore mensile delle vendite al dettaglio nel Regno Unito è salito a -34 a luglio 2025, in miglioramento rispetto al minimo di 17 mesi registrato a giugno (-46). Sebbene il dato rappresenti un progresso, resta comunque al di sotto delle aspettative del mercato, fissate a -26.
L’ultima lettura indica che i volumi delle vendite al dettaglio sono diminuiti per il decimo mese consecutivo, a causa dell’aumento dei prezzi e della persistente incertezza economica che continuano a pesare sulla spesa dei consumatori. L’indicatore delle vendite previste per agosto è migliorato a -31, rispetto a -49 del mese precedente.
ORO
Martedì l’oro si è attestato intorno ai 3.310 dollari l’oncia, vicino ai minimi delle ultime tre settimane. I segnali di allentamento delle tensioni commerciali e un dollaro USA più forte hanno ridotto l’attrattiva del metallo prezioso.
Gli investitori stanno monitorando attentamente i colloqui in corso tra Stati Uniti e Cina, in attesa di una proroga di 90 giorni della scadenza del 12 agosto per la sospensione dei dazi. Questo avviene in una settimana cruciale per l’agenda commerciale del presidente Donald Trump, con una scadenza separata imminente questo venerdì per altri paesi, chiamati a raggiungere un accordo.
Sono ancora in corso colloqui con altri importanti partner commerciali, tra cui Canada e Corea del Sud. Nel frattempo, la Federal Reserve statunitense si riunirà questa settimana e si prevede che manterrà invariati i tassi di interesse, sebbene i mercati continuino a scontare un potenziale taglio a settembre. Gli investitori attendono anche una serie di dati economici statunitensi, tra cui l’indice dei prezzi PCE e il rapporto sulle buste paga non agricole.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
ieri 24 mercati misti, prevista chiusura positiva settimanale.Giovedì 24 chiusura mista, Ma oggi i Principali Indici Sono Sulla Buona Strada per Chiudere la Settimana in Rialzo
Ieri i principali indici azionari hanno chiuso con andamenti contrastanti, in un mercato caratterizzato da una certa disomogeneità. L’S&P 500 e il Nasdaq hanno raggiunto, seppur con fatica, nuovi massimi storici. Al contrario, il Russell 2000 delle small-cap, l’S&P 400 delle mid-cap e il Dow Jones delle large-cap hanno registrato rispettivamente ribassi dell’1,36%, dello 0,90% e dello 0,70%.
I risultati trimestrali di Alphabet, superiori alle attese e pubblicati nel pomeriggio di mercoledì, hanno mostrato sorprese positive sia nei ricavi sia negli utili, con un impressionante tasso di crescita dell’EPS pari al 171%. Questi dati hanno sostenuto il Nasdaq, fortemente orientato al settore tecnologico, e l’S&P 500.
Di contro, l’EPS negativo di Tesla, accompagnato da un calo delle vendite e da previsioni che indicano ulteriori trimestri difficili, ha avuto un impatto negativo sul mercato.
Tuttavia, si potrebbe sostenere che la crescita evidenziata dai numeri di Alphabet, e le relative implicazioni per il comparto tecnologico e per il settore dell’intelligenza artificiale, siano maggiormente rappresentative dello stato dell’economia rispetto alle attuali difficoltà di Tesla, che sembrano riflettere una condizione specifica e, si spera, temporanea.
Oggi sono attesi i risultati di altre 67 aziende, tra cui HCA Healthcare, Southern Copper e Phillips 66, per citarne alcune.
La prossima settimana si preannuncia ancora più intensa, con ben 966 società pronte a presentare i propri dati trimestrali, comprese tre delle cosiddette "Magnifiche Sette": Microsoft, Meta e Apple.
Nel frattempo, i dati settimanali sulle richieste di sussidi di disoccupazione, pubblicati ieri, sono scesi di 4.000 unità, attestandosi a 217.000, contro una previsione di aumento a 225.000.
L’Indice nazionale dell’attività economica elaborato dalla Fed di Chicago è migliorato, passando da -0,16 a -0,10. La media mobile su tre mesi si è attestata a -0,22.
Anche l’Indice manifatturiero della Fed di Kansas City ha mostrato un miglioramento, raggiungendo il valore di 1, rispetto al -2 del mese precedente.
Il rapporto PMI composito ha indicato un valore di 54,6, in crescita rispetto al 52,9 del mese scorso e superiore alle stime di 52,3. L’indice manifatturiero, invece, è sceso a 49,5, in calo rispetto al 52,9 precedente e alle attese di 52,7. L’indice dei servizi è salito a 55,2, superando sia il dato del mese scorso (52,9) sia le previsioni (52,7).
Le vendite di nuove abitazioni sono aumentate a 627.000 unità (su base annualizzata), rispetto alle 623.000 del mese scorso, ma risultano inferiori alle attese, che indicavano 650.000 unità.
In giornata sono attesi anche i rapporti sugli ordini di beni durevoli e sul conteggio delle piattaforme petrolifere secondo Baker Hughes.
Le notizie diffuse martedì sera riguardanti un accordo commerciale con il Giappone hanno contribuito a sostenere i mercati nella giornata di mercoledì.
Con l’avvicinarsi della scadenza del 1° agosto, cresce l’auspicio che possa essere raggiunto un accordo anche con l’Unione Europea. Quest’ultima, considerata nel suo complesso, rappresenta il nostro principale partner commerciale, con un volume di scambi oltre quattro volte superiore rispetto a quello con il Giappone, che si colloca al quinto posto dopo l’UE, il Messico, il Canada e la Cina. Se la reazione dei mercati all’accordo con il Giappone è stata positiva, è lecito aspettarsi un impatto ancora più favorevole nel caso di un’intesa con l’Unione Europea.
Con un solo giorno restante alla fine della settimana, tutti gli indici principali risultano ancora in territorio positivo.
Alcune notizie incoraggianti oggi potrebbero contribuire a mantenere questa tendenza.
Cordiali saluti,
Marco Bernasconi Trading
NASDAQ ai massimi: occasione o trappola?Il NASDAQ, indice tecnologico per eccellenza, riflette non solo le performance delle big tech statunitensi ma anche il sentiment generale dell’economia globale, dato il suo elevato livello di integrazione internazionale.
Dopo un 2024 che si è contraddistinto da un rimbalzo post-inflazione e una rotazione a livello settoriale, l’indice ha alternato un inizio anno con un pesante ribasso di circa del 26% fino ad un ritorno ai vertici, segnando nuovi massimi storici.
Un’economia che rallenta ma che non si ferma
Nel primo semestre del 2025, l’economia statunitense ha mostrato segni di decelerazione. Il PIL trimestrale è cresciuto a un ritmo moderato, intorno all’1,6% annualizzato nel Q2, in calo rispetto al 2,3% del Q1. I consumi interni restano sostenuti ma meno dinamici rispetto all’anno precedente, mentre gli investimenti privati nel settore tecnologico si stanno ristrutturando in chiave di efficienza e AI adoption, piuttosto che espansione massiva.
L’inflazione core (PCE) si è ridotta al 2,3%, avvicinandosi all’obiettivo della Federal Reserve. Tuttavia, le pressioni salariali restano elevate, soprattutto nei settori in continua espansione come cloud, cybersecurity e intelligenza artificiale. La Fed, consapevole del delicato equilibrio tra crescita e inflazione, ha mantenuto il tasso dei Fed Funds al 4,75%, ma il mercato comincia anche a vedere un possibile taglio entro la fine dell’anno.
Politica monetaria e impatto sul tech
Storicamente, i titoli tecnologici quotati sul NASDAQ sono molto sensibili ai tassi d’interesse, data la loro natura di crescita e la dipendenza da flussi di cassa futuri. Nel 2022-2023, il ciclo restrittivo ha causato una significativa contrazione. Tuttavia, le grandi protagoniste dell’indice tech quali Microsoft, NVIDIA, Alphabet o Google hanno dimostrato in qualche modo di sapersi adattare e addirittura avere modo di rilanciarsi in situazioni del tutto sfidanti. Ormai la tendenza sembra essere che il tech sia un settore di rifugio piuttosto che avere ancora l’etichetta di settore promettente.
Fattori geopolitici ed esterni
Senza alcun dubbio, la situazione geopolitica continua a esercitare un’influenza significativa sui mercati. Le tensioni tra USA e Cina, pur non sfociando in una guerra commerciale aperta, si sono riacutizzate con l’introduzione di nuove restrizioni sull’export di microchip avanzati e tecnologie AI. Questo ha incentivato le politiche di reshoring e spinto gli investimenti infrastrutturali negli USA e in Messico.
Nel contesto europeo, la crescita rimane fragile,anche se ora USA ed Europa sembrano accordarsi per un 15% sui dazi, accordo che riguarderebbe settori strategici.
Inoltre, l’instabilità nei mercati emergenti, in particolare nei paesi altamente indebitati in dollari, ha incentivato flussi di capitale verso gli asset USA e verso il comparto tech, considerato rifugio innovativo a lungo termine.
Quali sono le possibili prospettive per il secondo semestre 2025
L’outlook per il NASDAQ è moderatamente positivo. I driver principali includono:
- Rallentamento dei tassi reali: che favorirebbe ulteriormente la crescita
- Capitali istituzionale in attesa di reinvestimento nei settori ad alta produttività;
- Spinta fiscale indiretta attraverso gli incentivi pubblici alle tecnologie verdi e AI;
- Adozione accelerata dell’automazione da parte di settori tradizionali (sanità, manifattura, retail), che amplia la domanda per le società che fanno parte dell’indice.
Tuttavia, permangono dei rischi:
- Eventuale innalzamento dell’inflazione dovuta a shock energetici causati da guerre o salariali;
- Possibili sorprese negative nei dati occupazionali, che potrebbero innescare preoccupazioni sulla crescita;
- Overvaluation in segmenti specifici dell’AI e chip, con possibili correzioni tecniche in caso di delusioni sugli earnings.
Situazione Attuale
Andando a vedere il grafico attuale del Nasdaq (NAS100 su Pepperstone), possiamo notare come l’indice abbia segnato un nuovo massimo storico a 23290 punti. La Bias rimane decisamente long, e da come possiamo vedere dal grafico, ulteriore conferma ci viene data sia dallo Stochastic Momentum Index, in quanto abbiamo un convergenza tra prezzo e indicatore; inoltre anche l’SVP ( Session Volume Profile), che ci da indicazioni sui volumi della gioranta, ci dice come il POC della giornata di ieri nonostante sia inferiore rispetto al POC della giornata del 22 Luglio, è rimasto comunque nella Value Area, quindi la bias sostanzialmente non è cambiata, ed oggi abbiamo la conferma di come il poc sia decisamente schizzato al rialzo nella sessione odierna.
Bisogna rimanere prudenti su questo asset in quanto ci troviamo davanti ad una scoperta del prezzo, quindi resta molto imprevedibile. Questa si tratta di un’analisi informativa e non rappresenta alcun segnale di natura finanziaria, in quanto ogni investitore deve effettuare le proprie analisi e valutarne il rischio. Inoltre gli indici sono asset molto volatili, e tradare CFD può comportare il rischio di perdita di denaro.
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Tensioni globali e mercati stabili: focus su Wall StreetWALL STREET STABILE
Lunedì, i tre principali indici azionari degli Stati Uniti hanno oscillato intorno allo zero, a seguito dell’intensificarsi delle tensioni commerciali. Questo dopo l’annuncio del Presidente Trump, nel fine settimana, di una tariffa del 30% sulle importazioni dall’UE e dal Messico, che entrerà in vigore il 1° agosto.
Lo stesso Presidente ha inoltre minacciato tariffe del 100% alla Russia, dopo l’ennesimo vano tentativo di spingere Mosca a un cessate il fuoco nella guerra in Ucraina.
Gli operatori di Wall Street sono quindi rimasti alla finestra, in attesa dei risultati delle grandi banche e dei dati sull’inflazione. I rendimenti obbligazionari e il dollaro hanno registrato un leggero rialzo.
Il petrolio è sceso, poiché il piano di Trump per costringere la Russia a un cessate il fuoco non ha incluso nuove misure volte a ostacolare direttamente le esportazioni energetiche di Mosca.
Per quanto riguarda le tariffe verso UE e Messico, i leader di entrambi i partner commerciali si sono impegnati a proseguire i negoziati con gli Stati Uniti, nella speranza di raggiungere un accordo che possa ridurre l’aumento delle tariffe.
Nel frattempo, gli investitori si preparano ai dati sull’inflazione di oggi, relativi ai prezzi al consumo, che dovrebbero confermare una ripresa dell’inflazione, con le aziende che iniziano a trasferire i maggiori costi di importazione.
I settori salute ed energia hanno registrato le peggiori performance, mentre i servizi di comunicazione hanno sovraperformato.
Sul fronte societario, le megacap hanno mostrato andamenti contrastanti: in calo Nvidia (-0,7%), Microsoft (-0,3%), Apple (-0,7%) e Broadcom (-0,3%), mentre Meta (+0,4%) e Alphabet (+0,8%) erano in positivo. Amazon è rimasta stabile.
Tesla ha guadagnato circa il 2,1% dopo che Elon Musk ha suggerito un possibile voto degli azionisti sull’investimento in AI della società.
VALUTE
Il dollaro è rimasto in un trading range rispetto alle principali valute concorrenti, anche se durante la sessione americana si è osservata una lieve tendenza rialzista.
Manca un vero e proprio catalizzatore che possa spostare gli equilibri, ma appare evidente l’incapacità della valuta statunitense di rompere le resistenze, in un contesto di incertezza globale persistente.
Il trend ribassista potrebbe presto riprendere, con obiettivi invariati che indicano una possibile discesa di un ulteriore 5-6%.
Oggi è attesa la pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo, il dato più rilevante della giornata, che potrebbe finalmente modificare gli equilibri.
IL PESO MESSICANO PERDE QUOTA
Il peso messicano si è indebolito oltre quota 18,70 per dollaro, toccando il minimo di luglio, dopo aver raggiunto in precedenza un massimo di quasi un anno.
La minaccia del Presidente Trump di imporre dazi del 30% sui prodotti messicani e dell’UE, in aggiunta ai dazi del 35% già previsti per il Canada, ha riacceso i timori per l’export messicano, che destina oltre l’80% della produzione verso nord.
Contemporaneamente, un dollaro più forte — sostenuto dalla domanda nelle aste dei titoli del Tesoro a 10 e 30 anni e dalle speculazioni sul mandato del Presidente della Fed Powell — ha spinto gli investitori verso la valuta statunitense, aumentando la pressione sulle valute emergenti.
A livello nazionale, i verbali della riunione di giugno della Banca del Messico hanno indicato un margine limitato per ulteriori tagli aggressivi dei tassi, dopo una riduzione complessiva di 325 punti base dall’inizio del 2024. Il consiglio preferisce ora interventi più cauti, da un quarto di punto, poiché l’inflazione resta ostinatamente sopra l’obiettivo.
INDIA, INFLAZIONE IN CALO
L’inflazione dei prezzi al consumo in India è diminuita per l’ottavo mese consecutivo, scendendo al 2,1% a giugno 2025, il livello più basso da gennaio 2019. A maggio era al 2,82%, e le aspettative di mercato erano del 2,5%.
Il calo è stato trainato da una diminuzione dell’1,06% dei prezzi alimentari, il primo calo annuale dal 2019. Anche l’inflazione nella categoria carburante e luce è scesa al 2,55% dal 2,78% del mese precedente.
Tuttavia, in altri settori la pressione sui prezzi è rimasta stabile o leggermente aumentata. Su base mensile, i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,62% rispetto a maggio.
PETROLIO
I future sul greggio WTI si sono mantenuti sopra i 68 dollari al barile lunedì, dopo un guadagno del 2,8% venerdì, in attesa di possibili nuove sanzioni statunitensi contro la Russia.
Il Presidente Trump ha annunciato una “dichiarazione importante” sulla Russia, alimentando speculazioni su misure che potrebbero ridurre l’offerta globale di petrolio.
Nel fine settimana, Trump ha promesso l’invio di missili Patriot in Ucraina e ha criticato Putin per il rifiuto dei colloqui di pace.
L’UE sarebbe inoltre vicina a finalizzare un nuovo pacchetto di sanzioni, che potrebbe includere un tetto massimo al prezzo del petrolio russo.
Dal lato della domanda, l’economia cinese ha mostrato resilienza, con un surplus commerciale record nel primo semestre e un aumento delle importazioni di greggio, soprattutto dall’Iran.
Tuttavia, le preoccupazioni per la crescita globale hanno limitato i rialzi del prezzo del petrolio, anche a causa dei nuovi dazi del 30% annunciati da Trump su prodotti UE e messicani.
GIAPPONE, SALGONO I RENDIMENTI
Il rendimento dei titoli di Stato giapponesi a 10 anni è salito oltre l’1,59% martedì, raggiungendo il livello più alto dal 2008.
L’aumento è legato alle aspettative di maggiore spesa pubblica in vista delle elezioni della Camera Alta del 20 luglio, con ipotesi di nuove misure di stimolo, tra cui un possibile taglio dell’imposta sui consumi.
L’aumento dei rendimenti è avvenuto nonostante la decisione del Ministero delle Finanze di ridurre le emissioni di obbligazioni a lunghissimo termine, che avrebbe dovuto spingere la domanda e quindi abbassare i rendimenti.
La BoJ resta ferma, mentre lo yen giapponese continua a muoversi in un trading range contro il dollaro.
PIL CINA
L’economia cinese è cresciuta del 5,2% su base annua nel secondo trimestre del 2025, in calo rispetto al 5,4% dei due trimestri precedenti. Si tratta del ritmo più debole dal terzo trimestre del 2024, ma leggermente superiore al consenso del mercato (5,1%).
La crescita è stata sostenuta in parte dalle misure politiche di Pechino, nel contesto di una fragile tregua commerciale.
A giugno, la produzione industriale ha accelerato inaspettatamente, raggiungendo il massimo da tre mesi, mentre il tasso di disoccupazione è rimasto al minimo da sei mesi.
Le vendite al dettaglio, invece, hanno registrato la crescita più bassa degli ultimi quattro mesi, nonostante i sussidi governativi per i prodotti elettronici.
Sul fronte commerciale, le esportazioni sono aumentate e le importazioni sono cresciute per la prima volta nel 2025. Nel primo semestre, l’economia è cresciuta del 5,3%.
Saverio Berlinzani
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Trump impone dazi su importazioni da UE e CanadaTRUMP COLPISCE MESSICO E UNIONE EUROPEA
Sabato, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato che la sua amministrazione imporrà una tariffa del 30% sui beni provenienti dal Messico e dall'Unione Europea a 27 nazioni, a partire dal 1° agosto. La decisione prende di mira due dei principali partner commerciali di Washington, dopo settimane di tentativi per raggiungere un accordo più ampio.
L’ultima serie di lettere inviate da Trump, indirizzate alla presidente messicana Claudia Sheinbaum e alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, potrebbe avere un impatto su oltre 1.000 miliardi di dollari di importazioni annuali e aumentare il rischio di una guerra commerciale globale. Queste lettere concludono una settimana in cui più di due dozzine di Paesi hanno ricevuto comunicazioni simili, con l’annuncio di dazi statunitensi compresi tra il 20% e il 50%.
Non è chiaro quali criteri Trump abbia utilizzato per determinare i livelli tariffari, anche se potrebbe aver fatto riferimento alla tabella draconiana presentata il 2 aprile scorso. Il presidente considera le tasse sulle importazioni uno strumento efficace per rilanciare il settore manifatturiero statunitense, favorire i surplus commerciali e contrastare l’uso illegale di droghe.
Entrambi i partner hanno comunque dichiarato la disponibilità ad avviare ulteriori trattative prima della scadenza. Inizialmente, la Casa Bianca era fiduciosa di poter concludere 90 accordi in 90 giorni. Tuttavia, la complessità dei negoziati ha reso più conveniente concentrarsi su pochi accordi rilevanti, comunicando ai Paesi più piccoli o più riluttanti i dazi previsti, senza troppe consultazioni.
La partita resta aperta e ci vorranno settimane prima di osservare le reazioni dei Paesi coinvolti.
RISK ON, RISK OFF: ETERNO DILEMMA
La borsa americana ha chiuso in ribasso venerdì, dopo che il presidente Trump ha annunciato un dazio del 35% sulle importazioni canadesi e ha avvertito di un possibile aumento generalizzato dei dazi a livello globale. L’S&P 500 ha perso lo 0,3% dopo aver toccato un massimo storico il giorno precedente, interrompendo una serie positiva alimentata dall’appetito per il rischio.
La lettera inviata al Canada ha destato preoccupazione, poiché minaccia ulteriori azioni in caso di ritorsioni e accenna a misure simili contro l’Unione Europea, previste a breve. La maggior parte dei settori ha chiuso in territorio negativo, con sanità e finanza in testa alle perdite, mentre energia e beni di consumo discrezionali hanno registrato un rialzo.
Le grandi capitalizzazioni hanno mostrato andamenti contrastanti: Apple (-0,6%), Meta (-1,3%) e Broadcom (-0,4%) sono scese, mentre Microsoft (+0,4%), Tesla (+0,1%), Nvidia (+1%), Alphabet (+1,4%) e Amazon (+1,2%) hanno chiuso in rialzo.
Nel corso della settimana, l’S&P 500 e il Dow Jones hanno perso l’1,1%, mentre il Nasdaq 100 ha guadagnato lo 0,1%. La settimana entrante si preannuncia intensa, con l’inizio della stagione degli utili del secondo trimestre e la pubblicazione dei principali report sull’inflazione.
VALUTE
Sul mercato dei cambi, il dollaro mostra difficoltà nel superare le resistenze chiave nel breve periodo, mentre le valute concorrenti mantengono i supporti e sembrano pronte a ripartire al rialzo. L’EUR/USD mantiene per ora quota 1,1660 e non rompe al ribasso, a meno di aperture in gap alla riapertura dei mercati, dovute alle minacce di dazi all’Unione Europea.
Il cambio GBP/USD si trova vicino ai supporti chiave tra 1,3440 e 1,3350, complice anche la debolezza dei dati britannici della scorsa settimana, che hanno rilanciato il cross EUR/GBP verso quota 0,8690, primo obiettivo di breve termine. Il cambio USD/JPY si avvicina alle resistenze di medio termine a 148,00 e 148,50, la cui rottura potrebbe rilanciare il trend rialzista.
Le valute oceaniche restano in una fase di stallo: non salgono, ma mantengono i supporti in attesa di notizie positive dalla Cina sul fronte dei dazi con gli Stati Uniti. Il dollaro canadese si è indebolito, con il cambio USD/CAD salito verso 1,37, dopo l’annuncio di una tariffa del 35% su tutti i prodotti canadesi non appartenenti all’USMCA, con entrata in vigore il 1° agosto.
L’escalation ha riacceso le preoccupazioni sull’accesso del Canada alle esportazioni e ha aumentato l’incertezza sulla politica commerciale. Trump ha invocato i dazi di ritorsione di Ottawa e una presunta mancanza di “spirito cooperativo”, aumentando la pressione sul Canada affinché concluda un nuovo accordo prima della scadenza. I nuovi dazi si aggiungono a quelli esistenti del 50% su acciaio e alluminio, di cui il Canada è il principale fornitore degli Stati Uniti.
Tuttavia, l’economia canadese mostra segnali di ripresa. Il rapporto sul lavoro di giugno ha sorpreso positivamente, con 83.100 nuovi posti di lavoro e un tasso di disoccupazione sceso al 6,9%. Questi dati hanno ridotto le probabilità di un taglio dei tassi da parte della Banca del Canada nella riunione del 30 luglio, offrendo sostegno al dollaro canadese nonostante le tensioni commerciali.
CANADA: DISOCCUPAZIONE IN CALO
Il tasso di disoccupazione in Canada è sceso al 6,9% a giugno 2025, rispetto al 7% del mese precedente, in controtendenza rispetto alle aspettative di un aumento al 7,1%. Si tratta del primo miglioramento da gennaio, che attenua i timori legati all’incertezza economica e ai dazi statunitensi.
Il numero di disoccupati è diminuito di 22.100 unità, attestandosi a 1.552.500. L’occupazione totale è aumentata di 83.100 unità, raggiungendo quota 22.613.700, il maggior incremento da dicembre. La crescita è stata trainata dal più forte aumento dell’occupazione part-time degli ultimi tre anni, concentrato soprattutto nel commercio all’ingrosso e al dettaglio.
Nel frattempo, il tasso di partecipazione è salito di 0,1 punti percentuali, attestandosi al 65,4%.
SETTIMANA ENTRANTE
Gli sviluppi nella politica commerciale statunitense continueranno a rappresentare il principale market mover, dopo che il presidente Trump ha minacciato di imporre dazi del 30% sulle importazioni da Messico e Unione Europea a partire dal 1° agosto.
Martedì inizierà la stagione degli utili con i risultati delle principali banche statunitensi. Tra i dati economici più attesi figurano l’indice dei prezzi al consumo (CPI), l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) e le vendite al dettaglio negli Stati Uniti. A livello internazionale, saranno pubblicati il PIL e la bilancia commerciale della Cina, i tassi di inflazione di Giappone, Canada e Regno Unito, oltre alla riunione del G20 in Sudafrica.
Buona settimana.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
WisdomTree - Tactical Daily Update - 10.07.2025Borse in piena «complacency»: la guerra dei dazi non fa più paura.
La trattativa Usa con Paesi partner è di fatto prorogata al 1’ agosto.
Borse e valute emergenti: la sorpresa del 2025, grazie al US$ debole.
Rame, argento, zinco, sempre più interessanti per un portfolio mid-risk.
Anche ieri, 9 luglio, le trattative sui dazi sono state al centro della scena per gli investitori. Diverse nazioni hanno ricevuto le famigerate lettere di Donald Trump sull’aumento delle tariffe. L’Unione Europea però no – almeno, non ancora. Secondo il Financial Times, proprio l’UE rischierebbe di vedersi assegnati dazi più salati di quelli concordati tra USA e Regno Unito, nonostante le recenti aperture di Washington a Bruxelles.
Il commissario al Commercio Maros Sefcovic ha però rassicurato: per ora, niente stangate. “Abbiamo ottenuto una proroga dello status quo fino al 1° agosto, il che ci dà tempo per chiudere un accordo. Spero in buoni risultati già nei prossimi giorni”, ha dichiarato.
Intanto, da Washington filtrano i retroscena: a spingere per il rinvio delle nuove tariffe sarebbe stato il segretario al Tesoro Scott Bessent, supportato da alcuni consiglieri. L’obiettivo? Avere qualche settimana in più per trattare.
Trump non molla: via social, ha annunciato dazi reciproci per sei Paesi, con percentuali piuttosto pesanti: 30% a Iraq, Algeria e Libia, 25% a Brunei e Moldova, 20% alle Filippine.
Le Borse europee hanno reagito con fiducia, chiudendo in netto rialzo, con Milano in testa (+1,59%), al massimo da oltre un mese. Bene anche Wall Street: Dow Jones +0,49%, Nasdaq +0,94% e S&P500 +0,61%.
E mentre le trattative sui dazi tengono banco, Trump torna a martellare la Fed: “Il tasso d’interesse è almeno 3 punti troppo alto. ‘Too late’ (il soprannome dato a Powell) ci costa 360 miliardi di dollari all’anno! Nessuna inflazione, le aziende arrivano in massa. Abbassare i tassi!!!”, ha scritto su Truth.
Intanto, la corsa alla nuova guida della Federal Reserve è aperta: il Wall Street Journal rivela che Kevin Hassett e Kevin Warsh sono tra i candidati. Hassett, attualmente consigliere economico, sembra in vantaggio: ha già incontrato Trump due volte a giugno.
La giornata di ieri ha visto un nuovo storico traguardo per Nvidia: il colosso dei chip ha guadagnato oltre +2%, superando per la prima volta i US$ 4.000 miliardi di capitalizzazione. Si tratta della prima azienda al mondo a raggiungere questo livello, sospinta dalla febbre dell’intelligenza artificiale generativa. Solo Microsoft e Apple avevano superato i 3.000 miliardi in precedenza.
Il capo economista BCE, Philip Lane, ha sottolineato che anche in uno scenario di dazi USA universali al 10%, come ipotizzato a maggio, l’economia europea è ancora in crescita, anche se a ritmi più lenti. Tuttavia, ha avvertito: "L’incertezza è alta, non solo sui dazi, ma anche su altre possibili barriere non tariffarie e sull’impatto delle politiche di sicurezza sugli investimenti esteri".
Stamattina, 10 luglio, i mercati asiatici hanno mostrato un atteggiamento generalmente positivo, malgrado le nuove minacce di Trump: CSI 300 (Cina): +0,6%, Hang Seng (Hong Kong): +0,3%, Kospi (Corea): +1,2%, al terzo rialzo di fila, Nikkei (Giappone): -0,6%.
In Corea, la banca centrale ha lasciato invariato il tasso di riferimento e osserva con attenzione l’impatto dei dazi USA. In Giappone, il Ministero delle Finanze ha ribilanciato le emissioni di bond per ridurre la volatilità.
Nel mondo delle materie prime, il Bloomberg Commodity Index è rimasto stabile a 103,1 USD, col rame che resta sotto i riflettori: Trump ha imposto un dazio del 50% sulle importazioni, criticando la precedente amministrazione Biden, accusata di aver danneggiato il settore. “Il rame è il secondo materiale più usato dal Dipartimento della Difesa. L’America costruirà di nuovo un’industria dominante", ha promesso.
Oggi, gli USA producono poco più della metà del rame raffinato che consumano; il resto viene importato. L’Arizona resta il cuore dell’estrazione americana, mentre la Cina è sia il principale raffinatore che il maggiore consumatore globale.
Il dollaro USA, che si era rafforzato fino 1,171, ieri ha perso un po’ slancio. I verbali della riunione FED del 17-18 giugno rivelano che solo pochi membri erano favorevoli a un taglio dei tassi a luglio, a causa dei timori per l’inflazione. UBS, comunque, mantiene l’obiettivo di 1,20 per fine terzo trimestre e 1,23 per fine anno, dopo aver centrato quota 1,18 nel secondo trimestre.
Il rallentamento del mercato del lavoro estivo potrebbe spingere la Fed a tagliare i tassi di 75 o 100 punti base nel 2025, iniziando con la riunione del FOMC del 17 settembre.
Sul fronte obbligazionario, si è registrato un forte balzo del prezzo dei Treasury Note, +0,45% per il 10 anni, il maggiore da un mese, e il rendimento sceso dal 4,42% al 4,33%. Alcuni membri della Fed sono disposti a considerare un taglio dei tassi a luglio, ma solo se i dati macro confermeranno certe tendenze.
Più stabile il panorama europeo: il BTP decennale italiano è rimasto al 3,52%, mentre lo spread Btp/Bund è calato a 85 punti base, il minimo da 15 anni.
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NASDAQ nuovo record mentre NVIDIA supera i 4 trilioni di dollariIl NASDAQ raggiunge un nuovo record mentre NVIDIA supera i 4 trilioni di dollari.
Il NASDAQ è tornato ieri a toccare livelli record, trainato dalla protagonista indiscussa del mercato e dell’intelligenza artificiale, NVIDIA (NVDA), che è diventata l’azienda con la più alta capitalizzazione della storia. Anche gli altri principali indici hanno chiuso in rialzo, con un mercato che, finora, continua a reagire con calma alle recenti turbolenze legate alle politiche tariffarie.
NVIDIA è la prima azienda in assoluto a superare i 4 trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato. Le sue azioni hanno registrato un incremento dell’1,8% nella giornata odierna, guidando il comparto tecnologico. Anche la maggior parte degli altri titoli della cosiddetta “Mag 7” ha chiuso in positivo: in particolare, Meta Platforms (+1,7%), Amazon (+1,5%), Microsoft (+1,4%) e Alphabet (+1,3%).
Il NASDAQ è salito dello 0,94% (quasi 193 punti), raggiungendo un nuovo massimo storico di chiusura a quota 20.611,34. L’S&P 500 ha guadagnato lo 0,61%, attestandosi a 6.263,26, a meno dello 0,3% dal proprio record. Anche il Dow Jones ha contribuito al clima positivo, con un rialzo dello 0,49% (circa 217 punti), chiudendo a 44.458,30.
Le borse hanno toccato nuovi massimi per gran parte della scorsa settimana, salvo poi registrare una battuta d’arresto quando il presidente Trump ha rinnovato l’attenzione sui dazi doganali, ricordando la scadenza ormai prossima della pausa di 90 giorni. Oggi ha inviato nuove lettere ai partner commerciali, preannunciando dazi "in stile Giorno della Liberazione", che entreranno in vigore a partire dal 1° agosto.
Fortunatamente, gli investitori non hanno reagito con il medesimo livello di preoccupazione manifestato lo scorso aprile. La seduta positiva di ieri e il nuovo massimo storico lasciano intendere che il mercato si aspetti un ulteriore rinvio dell’introduzione dei dazi, oppure che ne valuti l’impatto come meno grave di quanto temuto inizialmente.
Il tema dei dazi è stato discusso anche dalla Federal Reserve nella riunione dello scorso mese, come emerge dai verbali pubblicati questo pomeriggio. I funzionari si interrogano sul possibile effetto inflazionistico delle nuove misure, il che contribuisce a spiegare le incertezze sulla tempistica dei prossimi tagli ai tassi d’interesse. Sebbene il mese di settembre resti lo scenario più probabile, alcuni membri del board si dichiarano aperti a un taglio già da questo mese, mentre altri preferirebbero posticipare al prossimo anno. La prossima riunione della Fed è prevista per il 29 e 30 luglio.
La stagione degli utili inizierà ufficialmente solo la prossima settimana, con la pubblicazione dei risultati delle principali banche. Tuttavia, domani l’attenzione sarà rivolta a Delta Air Lines (DAL), per un primo riscontro sulle performance aziendali. Sono attesi oggi anche i risultati di Conagra Brands (CAG), Levi Strauss (LEVI) e PriceSmart (PSMT). Inoltre, il mercato seguirà con attenzione i nuovi dati sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, attesi nel corso della seduta.
Marco Bernasconi Trading
Wall Street cauta, occhi su Fed e dazi USABORSE USA: CONSOLIDAMENTO IN CORSO
Mercoledì, l'S&P 500 ha guadagnato lo 0,57%, il Nasdaq lo 0,95% e il Dow Jones è salito dello 0,49%, con gli operatori ancora in attesa delle decisioni sui dazi da parte dell’amministrazione USA.
Il presidente Trump ha affermato di voler implementare un dazio del 50% sulle importazioni di rame e ha minacciato di imporre dazi fino al 200% sui prodotti farmaceutici. Tuttavia, ha precisato che l'attuazione sarebbe ritardata di 12-18 mesi per consentire gli adeguamenti del settore.
Nel frattempo, i verbali del FOMC indicano che una riduzione del tasso sui Fed Funds potrebbe essere appropriata nel corso dell'anno. La pressione al rialzo sull'inflazione derivante dai dazi è ritenuta temporanea o modesta, mentre le aspettative di inflazione a medio-lungo termine restano ben ancorate.
Tuttavia, si evidenzia il rischio di un indebolimento dell'attività economica e del mercato del lavoro. Alcuni membri del board hanno suggerito un possibile taglio dei tassi già nella prossima riunione, mentre altri ritengono che non siano necessarie riduzioni nel 2025.
La Fed ha quindi mantenuto invariato il tasso sui Fed Funds al 4,25%-4,50% per la quarta riunione consecutiva, in attesa di maggiore chiarezza sulle prospettive economiche.
I mercati continuano a scommettere su due tagli da 25 punti base entro la fine dell'anno. Il settore tecnologico ha registrato le migliori performance, mentre beni di consumo di base ed energia hanno sottoperformato.
Tra le megacap, spiccano i rialzi di Nvidia (+2,2%) e Microsoft (+1,2%). Le azioni Apple sono rimaste pressoché invariate, dopo che il consigliere commerciale della Casa Bianca, Peter Navarro, ha dichiarato che l’azienda si considera "troppo grande per imporre dazi".
VALUTE
Poche novità sul fronte valutario, con i principali cambi ancorati in range ristretti.
L’EUR/USD mantiene quota 1,1700, tornando a testare le prime resistenze a 1,1750-60. Il GBP/USD corregge leggermente, pur restando lontano dai livelli chiave.
Lo USD/JPY scende di 100 pips da 147,20 a 146,20, avvicinandosi ai primi supporti a 145,80. Le valute oceaniche restano in range: AUD/USD tra 0,6460 e 0,6590, NZD/USD tra 0,5960 e 0,6110.
Lo USD/CHF non riesce a superare quota 0,8000 e si avvicina ai supporti a 0,7920 e 0,7850. L’EUR/JPY resta forte, vicino ai target di medio termine a 172,30-40.
PETROLIO
Mercoledì, i future sul WTI hanno oscillato attorno a 67,8 dollari al barile, con leggere variazioni dopo due giorni di rialzi.
I mercati restano cauti per via della proposta di Trump di imporre dazi al 50% sul rame, che ha sollevato timori di perturbazioni commerciali più ampie, potenzialmente dannose per la domanda di petrolio.
L’OPEC+ è pronta ad aumentare nuovamente la produzione a settembre, dopo l’incremento di 548.000 barili al giorno previsto per agosto. Tuttavia, il ministro dell’Energia degli Emirati Arabi Uniti ha dichiarato che la mancanza di scorte dimostra che "il mercato aveva bisogno di quei barili".
Saudi Aramco prevede un aumento della domanda globale di petrolio di 1,2-1,3 milioni di barili al giorno nella seconda metà del 2025.
Nel frattempo, le tensioni nel Mar Rosso si sono intensificate con nuovi attacchi degli Houthi, che hanno affondato una nave causando vittime tra l’equipaggio.
Negli Stati Uniti, i dati EIA mostrano un aumento delle scorte di greggio di 7,1 milioni di barili, il più alto da gennaio. L’EIA ha anche rivisto al ribasso le previsioni sulla produzione per il 2025, a causa del rallentamento delle trivellazioni legato al calo dei prezzi.
CPI CINA
A giugno 2025, i prezzi al consumo in Cina sono aumentati dello 0,1% su base annua, invertendo il calo dello 0,1% dei tre mesi precedenti e superando le attese di stabilità.
Si tratta del primo aumento annuale dell’inflazione da gennaio, sostenuto da eventi di e-commerce, sussidi statali e minori tensioni commerciali con gli USA.
I prezzi dei beni non alimentari sono saliti dello 0,1%, grazie agli aumenti in abitazioni, abbigliamento, sanità e istruzione. I prezzi alimentari, invece, hanno continuato a calare, ma a un ritmo più moderato, segnando il quinto mese consecutivo di flessione.
L’inflazione core è salita allo 0,7% annuo, il livello più alto in 14 mesi. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,1%, dopo il -0,2% di maggio, segnando il quarto calo mensile del 2025.
CPI MESSICO
In Messico, l’inflazione annuale è rallentata al 4,32% a giugno 2025, rispetto al 4,42% di maggio, in linea con le attese del 4,31%.
Il rallentamento è dovuto alla minore crescita dei prezzi agricoli ed energetici. Tuttavia, l’inflazione è aumentata per beni alimentari, bevande, tabacco e servizi, passando dal 4,49% al 4,62%.
Anche l’inflazione core è salita, raggiungendo il 4,24% rispetto al 4,06% del mese precedente. Su base mensile, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,28%, invariati rispetto a maggio.
Saverio Berlinzani
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Mercati stabili in attesa sui nuovi dazi USAFOCUS ANCORA SUI DAZI
I tre principali indici americani sono rimasti pressoché invariati, in un contesto di mercato caratterizzato dall’attesa degli investitori per gli ultimi sviluppi commerciali.
I mercati hanno reagito alle dichiarazioni di Trump, che ha annunciato una revisione dei dazi su 14 Paesi privi di accordi commerciali con gli Stati Uniti. Alcuni rapporti indicano che gli USA hanno proposto all’UE un accordo che manterrebbe un dazio di base del 10%.
Il mercato ha reagito positivamente alla proroga dei negoziati, poiché i nuovi dazi non entreranno in vigore prima del 1° agosto, concedendo più tempo ai partner commerciali per raggiungere un’intesa.
Il settore dei servizi di pubblica utilità è stato il più debole, mentre energia e sanità hanno registrato i maggiori guadagni.
Sul fronte societario, le azioni Tesla sono salite di quasi l’1%, rimbalzando dopo un calo del 6,8% lunedì. Le altre megacap hanno avuto andamenti contrastanti: Nvidia (+0,4%), Meta (+0,2%), Broadcom (+0,6%) e Alphabet (+0,2%) in rialzo; Microsoft (-0,2%), Apple (-0,6%) e Amazon (-0,3%) in calo.
VALUTE
Come previsto, l’euro ha ritestato livelli sotto 1,1700, reagendo già dai primi supporti. Il trend rimane favorevole al dollaro, anche se una correzione tecnica sembra probabile.
USD/JPY si avvicina a 147,00, mentre EUR/JPY ha superato quota 172,00, con possibilità teorica di raggiungere il doppio massimo di 175,30, toccato esattamente un anno fa.
Le valute oceaniche restano deboli, mentre USD/CHF non riesce a superare quota 0,8000.
Il contesto generale è di “risk on”, con l’equity sui massimi, l’oro in correzione e i mercati emergenti che continuano a performare.
RENDIMENTI DEI TREASURIES IN SALITA
Il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni è salito di quasi 5 punti base, raggiungendo il 4,43% martedì, il livello più alto da metà giugno. Il mercato mostra segnali di ritorno al “risk off”, seppur parziale.
Gli investitori cercano di valutare l’impatto delle dichiarazioni di Trump, traendo parziale conforto dalla nuova scadenza del 1° agosto per l’entrata in vigore dei dazi.
Trump ha annunciato aliquote tariffarie riviste per 14 nazioni, tra cui un dazio del 25% sulle importazioni dal Giappone. Inoltre, gli USA avrebbero proposto all’UE un accordo con dazio base al 10%.
Nel frattempo, le speculazioni su possibili stimoli fiscali da parte del Giappone, in vista delle elezioni della Camera alta del 20 luglio, hanno aumentato la pressione sui mercati obbligazionari globali, soprattutto sui titoli a lunga scadenza.
Il rendimento dei titoli USA a 30 anni è tornato vicino al 5%.
NFIB USA
L’indice di ottimismo per le piccole imprese (NFIB) negli Stati Uniti si è attestato a 98,6 a giugno 2025, in calo rispetto ai 98,8 di maggio e alle previsioni di 98,7, ma ancora leggermente sopra la media storica di 98.
Un aumento degli intervistati che segnalano scorte in eccesso ha contribuito al calo dell’indice. Il 19% dei titolari ha indicato le tasse come principale problema, in aumento di un punto rispetto a maggio, tornando al primo posto.
L’ultima volta che le tasse hanno raggiunto il 19% è stato a luglio 2021. Persistono preoccupazioni per la qualità della manodopera e gli elevati costi del lavoro.
La percentuale netta di titolari che prevede migliori condizioni aziendali è scesa al 22% (-3 punti), mentre quella che prevede maggiori volumi di vendita è scesa al 7% (-3 punti). Il 21% prevede investimenti in conto capitale nei prossimi sei mesi, in calo di un punto.
L’indice di incertezza è sceso di cinque punti, attestandosi a 89.
FRANCIA: DEFICIT COMMERCIALE
Il deficit commerciale della Francia si è ampliato leggermente, raggiungendo i 7,8 miliardi di euro a maggio 2025, rispetto ai 7,7 miliardi di aprile (rivisti al ribasso).
Si tratta del disavanzo più ampio da settembre scorso. Le esportazioni sono calate dello 0,3% su base mensile, attestandosi a 48,9 miliardi di euro, con diminuzioni in quasi tutte le regioni, tranne verso l’UE (+4,8%).
Le importazioni sono diminuite dello 0,2%, a 56,7 miliardi di euro. Per regione, sono calate dalle Americhe (-5,4%), Medio Oriente (-2%) e Asia (-0,1%), mentre sono aumentate da Africa (+8,6%) e UE (+1,3%).
RBNZ: TASSI FERMI
La Reserve Bank of New Zealand ha mantenuto invariato il tasso ufficiale (OCR) al 3,25% nella riunione di politica monetaria, in linea con le attese, mantenendo il livello più basso da agosto 2022.
Il Comitato ha citato l’elevata incertezza e i rischi inflazionistici a breve termine come motivi per attendere agosto prima di eventuali interventi.
L’inflazione annua ha raggiunto il 2,5% nel primo trimestre 2025, rimanendo entro l’obiettivo dell’1–3%. Si prevede un avvicinamento al limite superiore nel secondo e terzo trimestre, ma l’allentamento dell’inflazione core dovrebbe riportarla verso il 2%.
L’economia neozelandese ha registrato una contrazione dello 0,7% su base annua nel primo trimestre, migliore delle attese (-0,8%) e in miglioramento rispetto al -1,3% del quarto trimestre 2024.
Nonostante la ripresa, il Comitato ha espresso preoccupazione per il ritmo del recupero, osservando che l’incertezza potrebbe indurre famiglie e imprese a comportamenti più cauti.
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Oro, trend esaurito o messo alla prova?L'oro è tornato a un livello tecnico chiave nonostante sono presenti le condizioni che tipicamente favorirebbero un apprezzamento del bene rifugio, gli investitori stanno forse cambiando le dinamiche di predisposizione rispetto al rischio, all'inflazione e alla crescita?
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L'oro ignora il copione?
La scorsa settimana ha evidenziato un indebolimento del dollaro USA, un aumento delle stime di un taglio dei tassi di interesse e dati sull'inflazione che hanno registrato un aumento preoccupante. Sulla carta, questi sono il genere di sviluppi che in genere guidano l'oro. Sarebbe lecito aspettarsi un rialzo dell'oro? Normalmente queste dinamiche si riflettono sulla price Action di Asset considerati beni di rifugio, come ad esempio l’oro, eppure il Gold non ha battuto ciglio.
Il dato core PCE di maggio, l'indicatore di inflazione preferito dalla Fed, è cresciuto più del previsto al 2,7%. Tuttavia, i mercati obbligazionari hanno reagito tranquillamente, con i futures sui tassi che continuano a scontare un'elevata probabilità di allentamento entro settembre. Parallelamente, il dollaro USA ha perso terreno, con l'indice del dollaro in calo di oltre l'1% sulla settimana. Un movimento di questo tipo di solito si riflette direttamente sulle materie prime denominate in dollari, come l'oro.
Parte della risposta risiede nella geopolitica. Il cessate il fuoco tra Israele e Iran ha allentato le tensioni che in precedenza sostenevano l'attrattiva dell'oro come bene rifugio. Nel frattempo, i mercati azionari hanno continuano a registrare nuovi massimi, per citarne alcuni: Nvidia e Microsoft, che ora più che mai sono vicine ad una capitalizzazione di mercato di $4 Tln.
gli investitori stanno passando dalla protezione alla partecipazione privilegiando Assets che beneficiano del miglioramento dei flussi commerciali e della domanda globale. L'ultimo accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina, incentrato sulle esportazioni di terre rare, non fa che rafforzare questa narrativa. Per ora, prevale la propensione al rischio.
Il contesto macroeconomico è diventato più complesso. il quadro tecnico invece?
Dopo un forte rialzo fino ad aprile, il mercato è entrato in una fase di consolidamento. A maggio si è formato un massimo inferiore, che è stato ritestato e respinto a giugno. Tale rifiuto ha innescato l'ultimo calo di due settimane, riportando il metallo prezioso sulla sua linea di tendenza al rialzo.
Questa linea di tendenza, in atto dal dicembre 2024, ha guidato il trend rialzista più ampio e ha tenuto bene nei tre test precedenti. Ancora una volta, si trova sotto pressione. Se questa volta reggerà è una questione aperta. Secondo le regole non scritte dell’analisi tecnica: le linee di tendenza sono valide solo quanto la domanda che le sostiene e, in una fase di consolidamento, tale sostegno può spesso essere discontinuo.
La natura del consolidamento è una sorta di deriva controllata, con molti movimenti ma poco impegno. Se la linea di tendenza dovesse cedere, ciò non significherebbe necessariamente la fine del ciclo rialzista dell'oro. Potrebbero aprirsi diversi scenari, come ad esempio una correzione più profonda, con i minimi di maggio in gioco, tale area è anche in linea con il prezzo medio ponderato per il volume ancorato ai minimi di dicembre 2024.
Per ora, l'oro rimane quiescente. È ancora al di sopra di un possibile livello di supporto, ma non si comporta più come un mercato sotto controllo. Se il clima di propensione al rischio dovesse continuare, potremmo forse assistere a una riallocazione dei fondi lontano dal beni rifugio? Oppure il mercato resterà fedele al metallo prezioso e stabilirà nuovi massimi?
Oro: Grafico a candela giornaliero
I risultati passati non sono indicativi di quelli futuri
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