risky short marginazione Saipem da 2,028 stop 2,081risky short marginazione Saipem da 2,028 stop 2,081, rischio per300pezzi circa 20 eur, tp manuale, ci giochiamo il picco momentaneo dell'oil e l'eventuale discesa con il cross sotto la sma200 e camminata inversa sulle bande, stamattina Erg sospesa per improvvisa indisposizione, da giustificare.
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risky long CNHI da 12,895 stop 12,579risky long CNHI da 12,895 stop 12,579, rischio 25 eur ca per 60 pezzi, che Pauell sia con noi!
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risky long HOGS da 0,2579 stop 0,224risky long HOGS da 0,2579 stop 0,224, 1600 pezzi con rischio circa 55-60 eur, etf difficile e poco liquido che ci ha già bastonato in passato, ma questa configurazione ci chiama una salita al cielo come il maiale volante dei Pink, "gain on the wing!" e appena chiusa la frase riscoppierà un'altra ondata di influenza suina!!!
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Risk off!Ancora una seduta contrastata per i listini americani, specialmente nel settore tecnologico, con S&P 500 e Nasdaq che hanno faticato, perdendo slancio e chiudendo poi in pesante rosso. L'S&P 500 è scivolato dell'1,38%, mentre il Nasdaq 100 ha perso il 2,60%. Le azioni Nvidia sono crollate del 6,1% nonostante abbiano superato le aspettative sugli utili. Il Dow Jones aveva inizialmente guadagnato oltre 200 punti, ma alla fine ha chiuso a -0,33%. Salesforce è scesa del 2,9% dopo aver rilasciato deludenti indicazioni sui ricavi, in un contesto di avversione al rischio crescente.
La ragione è da ricercare nel nuovo intervento di Trump, il quale ha confermato che i dazi del 25% sulle auto europee, così come le imposte su Messico e Canada, entreranno in vigore il 4 marzo. Nel frattempo, i dati economici hanno mostrato che il PIL è cresciuto a un annualizzato 2,3% nel quarto trimestre, mentre le richieste di disoccupazione sono aumentate inaspettatamente a 242.000, segnalando un potenziale indebolimento del mercato del lavoro.
VALUTE, RIPARTE IL DOLLARO
Sale la divisa USA dopo le parole di Trump, come asset rifugio in un momento di risk off che è tornato a farsi vedere. EUR/USD a 1,0385, GBP/USD a 1,2585, USD/JPY a 149,80 e USD/CAD a 1,4430. Le valute oceaniche sono fortemente sotto pressione, con obiettivi ancora lontani. La sensazione è che, se Trump applicherà i dazi come sta promettendo e non li dovesse rinviare, il mercato vivrà una fase di tensione che potrà durare anche qualche settimana, con un aumento progressivo dell’avversione al rischio e con una pressione al rialzo del dollaro, del franco svizzero e in parte anche dello yen giapponese.
PIL USA
L'economia statunitense è cresciuta del 2,3% anno su anno nella seconda rilevazione riferita al quarto trimestre del 2024, il dato peggiore degli ultimi tre trimestri. Il dato però è risultato in linea con le stime. I consumi personali sono stati il principale driver della crescita, con un aumento del 4,2%, il più alto dal primo trimestre del 2023, in linea con il consensus. La spesa è aumentata sia per i beni che per i servizi. Inoltre, le esportazioni sono diminuite, ma meno, mentre le importazioni sono diminuite più di quanto inizialmente previsto, lasciando comunque il contributo del commercio netto positivo. Anche la spesa pubblica è aumentata. D'altro canto, gli investimenti fissi si sono contratti poiché quelli in prodotti di proprietà intellettuale non sono aumentati. Gli investimenti residenziali, tuttavia, sono aumentati più di quanto inizialmente previsto. Considerando l'intero 2024, l'economia è avanzata del 2,8%.
FACTORY ORDERS
I nuovi ordini di beni durevoli prodotti negli Stati Uniti sono aumentati del 3,1% su base mensile a gennaio 2025, il massimo degli ultimi sei mesi e al di sopra delle aspettative di mercato di un aumento del 2%. La ripresa è stata guidata dalle attrezzature per i trasporti, in particolare aeromobili e parti non per la difesa. Gli ordini sono aumentati anche per beni strumentali, metalli primari, macchinari, computer e prodotti elettronici.
BCE, LE MINUTE
La Banca Centrale Europea ha abbassato i suoi tassi di interesse chiave di 25 punti base a gennaio 2025, come previsto, riducendo il tasso di deposito al 2,75%, il tasso di rifinanziamento principale al 2,90% e il tasso di prestito marginale al 3,15%. Questa mossa riflette le prospettive di inflazione aggiornate della BCE, con pressioni sui prezzi in calo, in linea con le proiezioni. Mentre l'inflazione interna rimane elevata a causa di aggiustamenti ritardati di salari e prezzi, la crescita salariale si sta moderando e gli utili aziendali stanno assorbendo alcuni effetti inflazionistici. Nonostante le persistenti condizioni di finanziamento restrittive, si prevede che il taglio dei tassi allenterà gradualmente i costi di prestito per aziende e famiglie. La BCE rimane basata sui dati e non si è impegnata in un percorso di tasso predeterminato, sottolineando un approccio cauto per garantire che l'inflazione si stabilizzi al suo obiettivo del 2%.
MESSICO, DEFICIT COMMERCIALE
Il Messico ha registrato un disavanzo commerciale di 4,6 miliardi di dollari a gennaio 2025, superiore ai 4,1 miliardi del corrispondente periodo dell'anno precedente e superando il deficit previsto di 3,8 miliardi. Si è trattato del più ampio deficit commerciale mensile dall'agosto scorso, guidato da un aumento del 5,9% delle importazioni a 49 miliardi di dollari, alimentato da maggiori acquisti di petrolio. Le importazioni non petrolifere hanno registrato un aumento significativo dei beni intermedi (+10,4%), mentre i beni strumentali (-8,5%) e i beni di consumo (-5,6%) sono diminuiti. Le esportazioni sono cresciute del 5,5% a 44,4 miliardi di dollari, guidate da un aumento dell'8,7% dei prodotti minerari (+15,2%), beni agricoli (+6,1%) e beni manifatturieri (+8,8%). Le esportazioni di macchinari e attrezzature per le industrie sono aumentate del 54,1%, mentre le esportazioni di automobili sono diminuite del 2,0%, spinte da un calo del 3,1% nelle vendite negli Stati Uniti e da un aumento del 5,2% in altri mercati. Le spedizioni negli Stati Uniti sono cresciute del 10,6%, mentre le esportazioni in altri mercati sono aumentate solo dello 0,1%.
Buona giornata e buon trading!
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Risk On reale o apparente?In queste ultime due settimane, ciò che abbiamo osservato in termini di price action, sui mercati, è qualcosa che pare inarrestabile, specialmente nei movimenti dei principali listini, a partire da quelli americani, che continuano a far registrare nuovi massimi storici. L’economia USA sembra non recedere mai, dimostrando di essere resiliente e riducendo le possibilità di taglio del costo del denaro nel primo trimestre di quest’anno.
I funzionari della Fed, nei loro interventi settimanali, continuano a reiterare la necessità di mantenere i tassi ai livelli attuali, fino a quando l’inflazione non sarà tornata nel suo alveo naturale, quel 2% principale obiettivo della maggioranza delle banche centrali del primo mondo. Dall’altra parte, però, a leggere tra le righe, comincia ad intravedersi qualche piccolo segnale di un possibile cambiamento delle price action.
Gli indici salgono, è vero, ma guidati quasi esclusivamente dai titoli tecnologici, con un evidente aumento della concentrazione della liquidità, segno che forse siamo vicini al top. Tra le altre cose, i dati sul mercato del lavoro, sembrano riflettere un aumento dell’occupazione di bassa qualità, i cosiddetti under employment, e una diminuzione del lavoro a tempo pieno rispetto al lavoro a tempo determinato. Senza dimenticare un tasso di partecipazione della forza lavoro in discesa, al 62.5%, in calo rispetto ai massimi dello scorso anno (62.8%).
Quindi se da un lato, gli indici di rischio continuano a rimanere in pieno risk on (Vix sotto 12 e fear and greed sopra i 75 punti), dall’altro tale appetito al rischio potrebbe anche invertire la rotta improvvisamente, considerato che qualche segnale arriva anche dall’aumento del rendimento del decennale USA, ritornato in area 4.18% dopo aver visto dei minimi a 3.78% di fine 2023. Siamo ancora lontani da quel 5% di fine ottobre scorso, ma è un primo segnale che il risk off potrebbe essere non solo potenziale andando ad invertire la rotta attuale.
VALUTE
Sui cambi nell’ultimo periodo, a dimostrazione che forse percepiscono questa possibile inversione tra appetito e avversione al rischio, il dollaro non ha perso quota, come accade quando i listini salgono, ma è rimasto vicino alle resistenze chiave. Biglietto verde come asset rifugio quindi, pronto a riproporsi al rialzo nel caso di discesa dei listini, ma anche come valuta da investimento che rimane appetibile per effetto dei rendimenti superiori a quelli delle principali valute concorrenti.
EurUsd che ha tenuto per ora quota 1.0720 area ma anche incapace di violare le resistenze chiave di tornare stabilmente sopra quota 1.0800. Difficile dire quel che accadrà ora, in una fase dell’anno che sembra ancora dover indirizzare gli investimenti dei grandi players.
Sugli altri rapporti di cambio, osserviamo un andamento analogo all’euro per la sterlina, che fatica a tornare sopra 1.2650, ma per ora tiene i supporti a 1.2520. Fino a quando non vedremo violati questi livelli, meglio stare alla finestra. Tra l’altro va ricordato che i leading indicators, in questo momento, non sono le valute, ma le borse.
Lo Jpy rimane estremamente debole, specie dopo le dichiarazioni ancora dovish della BoJ, con il UsdJpy a ridosso di 150, vicino i livelli che nel recente passato, avevano portato all’intervento delle autorità monetarie di Tokyo per evitare un eccessivo indebolimento dello Jpy. Ueda, il Governatore attuale, rispetto a Kuroda, il precedente, è apparso fino ad ora meno interventista del suo predecessore, per cui non è detto che la BoJ intervenga a breve.
Sulle altre valute segnaliamo la tenuta del dollaro neozelandese, che si è avvicinato all’area chiave di 0.6180 – 0.6210, il livello da rompere per invertire il trend e puntare a 0.6350. Anche AudUsd si è avvicinato a 0.6550 60 area, punto chiave per muoversi al rialzo verso i target sopra 0.6620 30.
I RENDIMENTI DEL BUND SALGONO
Il rendimento del decennale tedesco è salito sopra il 2.35%, il livello più alto dal dicembre scorso, in ragione del ridimensionamento delle aspettative di taglio dei tassi da parte della Bce nel primo trimestre 2024. Le aspettative riguardo all’allentamento della politica monetaria vedono oggi una riduzione di 100 punti base nel corso dell’anno, in calo rispetto alle stime precedenti di 150 punti base di taglio.
Il capo economista della banca centrale del vecchio continente, Lane ha messo in guardia rispetto alla necessità di avere ulteriori prove della discesa dell’inflazione, prima di decidere su una eventuale riduzione del costo del denaro. Addirittura, Holzmann, uno dei membri della BCE e Governatore della Banca Nazionale Austriaca, considerato come il falco per eccellenza tra i vari membri del comitato direttivo, ha dichiarato che non vi sarà alcun taglio dei tassi nel 2024.
ULTIMI DATI PUBBLICATI
Negli USA, venerdì scorso, è stata pubblicata la revisione dei prezzi al consumo, in rialzo dello 0.2%, in ribasso rispetto alla prima rilevazione di +0.3%. Occorre ricordare però che sono stati rivisti al rialzo anche i dati di ottobre e novembre scorsi.
In Canada, il tasso di disoccupazione è sceso inaspettatamente al 5.7% dal 5.8, contro attese di rialzo a 5.9%, il primo calo da oltre un anno. Il dato è in contrasto con gli ultimi numeri pubblicati nel paese nordamericano, inferiori alle attese, che avevano alimentato speranze di taglio dei tassi nel primo trimestre, che invece ora sembra allontanarsi nuovamente. UsdCad ancora nel trading range 1.3350 1.3550.
CHE SETTIMANA CI ATTENDE
Quella entrante vedrà tutta una serie di dati americani interessanti, quali l’inflazione in primis, seguita dalle vendite al dettaglio, prezzi di produzione e fiducia dei consumatori, senza dimenticare i vari interventi dei funzionari della Fed.
Trimestrali ancora sotto la lente per colossi quali Coca Cola, AirBnb e Cisco. A livello internazionale terranno banco il Pil, l’inflazione e la disoccupazione in Gran Bretagna relativi al quarto trimestre 2023. Per quel che riguarda il vecchio continente, occhio allo Zew tedesco. Ci aspettiamo gradualmente, un aumento della volatilità, in un’annata che per ora, dobbiamo ricordarlo, non sembra ancora iniziata veramente.
Buon trading e buona settimana.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Risk On persistente, ma il dollaro tieneLe giornate si susseguono quasi sempre allo stesso modo, ovvero con trepidante attesa, anche se vana per il momento, che qualcosa di nuovo possa modificare le price action attuali. Prezzi che si muovono sempre con la medesima dinamica, ovvero un inizio di giornata in cui ci sono vendite sui listini, probabilmente prese di beneficio, e poi prontamente si ritorna a salire fino all’arrivo della sessione americana, nella quale, a farla da padroni, sono i dati macro che però alla fine non cambiano il solito schema, ovvero tentativi di correzione frustrati in origine e ritorno al rialzo verso nuovi massimi di prezzo.
È così da settimane e nulla sembra modificare tale scenario. Tra l’altro i dati americani, continuano a mostrare resilienza, che in linea teorica, potrebbero anche spaventare gli investitori e gli operatori, in ragione di un possibile ritorno dell’inflazione, sostenuto, nel caso di specie, anche da dichiarazioni dei rappresentanti del Fomc.
A tal proposito ieri ci ha pensato Barkin della Fed a richiamare prudenza prima di un eventuale riduzione del costo del denaro, ma tutto ciò non ha comunque spaventato i mercati, o tantomeno provocato alcun ritorno del risk off.
Viviamo una sorta di euforia, forse irrazionale, e l’unica nota stonata, in mezzo a tanto appetito la rischio, è il rialzo dei rendimenti del decennale Usa, saliti al 4.16% ieri, un piccolo campanello d’allarme, forse. Il Vix rimane in area 13 mentre sui cambi, neutralità assoluta, eccetto l’indebolimento dello Jpy, generato dall’apparente disinteresse della Boj, vero il tasso di cambio.
AZIONARIO
I listini USA hanno chiuso ancora positivi anche se sostanzialmente vicino allo zero. Il Dow Jones è salito dello 0.13%, mentre l’S&P 500 ha toccato la soglia dei 5 mila punti, con un guadagno dello 0.06%, e infine il Nasdaq ha chiuso a +0.24%. Le trimestrali non hanno evidenziato particolari performance, considerato che Pinterest ha perso il 10% per aver mancato le stime dei ricavi, così come Expedia, crollata del 13% per profitti inferiori al consensus nel quarto trimestre 2023.
Walt Disney invece è salita dell’11.5% dopo che gli utili hanno superato le previsioni. La sensazione che vi sia, in questo ultimo periodo, una concentrazione di liquidità aggiuntiva su pochi titoli tecnologici è forte, ed è forse per questo che gli indici continuano a salire anche se lentamente. Listini guidati da pochi titoli ipercapitalizzati. Tecnicamente non vi sono segnali di inversione, almeno fino a quando non assisteremo alla creazione di massimi decrescenti.
SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE
Il dato relativo ai sussidi di disoccupazione, negli Usa, ha evidenziato un calo di 9 mila unità nella settimana, a 218.000 rispetto al valore delle stime che era per un incremento di oltre 220 mila. Le richieste continuative, ovvero i continuing claims hanno registrato una diminuzione di 23 mila unità.
Nonostante i dati comunque positivi, si evidenzia un rallentamento dell’occupazione che, sebbene non sia fonte di preoccupazione, costringe i banchieri centrali a tenere alta l’attenzione e ad essere prudenti.
NIKKEI SUI MASSIMI STORICI
Toccato il livello più alto degli ultimi 34 anni, a 37 mila punti, dopo la pubblicazione di trimestrali positive, e in ragione anche della debolezza dello Jpy, che viene alimentata dalla politica iper-accomodante della BoJ, che sembra anche restìa ad intervenire per sostenere il tasso di cambio.
A conferma di ciò il Vicegovernatore della Boj Shinichi ha dichiarato che l’autorità monetaria non inasprirà la politica monetaria, anche se prima o poi metterà fine alla politica super accomodante. Jpy a 149.40 contro dollaro, non lontano dai minimi storici, ovvero dai massimi di UsdJpy a 151.94 toccato a ottobre del 2022 e quasi replicato nel novembre 2023.
VALUTE
Continua la fase laterale, con il solo Jpy a perdere quota, mentre su tutte le altre valute si assiste ad un consolidamento del biglietto verde, per ora incapace di violare le resistenze chiave, ma neppure tanto debole da cedere i primi supporti.
Euro e sterlina nel range delle ultime settimane, mentre qualche novità è rappresentata dalla correzione in atto sul franco svizzero che cede qualche posizione contro euro e dollaro. Interessanti movimenti per NzdChf e AudNzd, con le oceaniche che restano tendenzialmente deboli, specie il dollaro australiano.
Buon trading e buon fine settimana.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
Risk Entry su US30Con risk entry intendo che bisogna metterci poco % di rischio, in termini di stop loss.
Io aspetto la doppia rottura di struttura per entrare (ovvero due massimi e minimi a formare un trend opposto al precedente), tuttavia il risk reward è molto buono il che rende il trade allettante. Il target, per rendere chiaro il tutto, corrisponde a circa metà dell'imbalance che abbiamo lasciato sul 4h. Lo stop loss è sotto lo swing low da cui abbiamo rotto la struttura ribassista passando a uno scenario in cui è possibile un'inversione repentina.
Per chi vuole, qualche perla di saggezza
Da notare come sono cauto coi termini. "Possibile"... può sembrare che uno parli a vanvera così... ma è solo onestà, il trading è un mondo probabilistico. Chi non lo riconosce (magari non mettendo lo stop loss) prima o poi si fa male... ed è giusto così, io l'ho capito definitivamente dopo aver fatto molte volte lo stesso errore, per l'ultima volta comprando la criptovaluta "LUNA" 😂 con la certezza che rimbalzasse, ma ho usato concetti tecnici sbagliati visto il contesto (è piombata a zero per il meccanismo automatico del peg della stablecoin associata). Non misi lo stop loss. Ed era anche un trade frettoloso e male informato. Vi consiglio vivamente di guardarvi i miei vari post, può aiutare molto vedere errori assurdi come quelli che ho fatto io, la maggior parte delle persone li nasconde, prima di tutto a se stessa. Suggerisco a tutti Trading in the Zone di Mark Douglas, e di tenere uno storico non modificabile dei propri pensieri sull'andamento dei prezzi e dei propri trade. Tradingview non consente modifiche dopo 15 minuti, quindi non riuscite a ingannare voi stessi così... il vostro cervello vi nasconde gli errori che continuate a fare tali e quali, ma tradingview no 😂
Come direbbero Larry Williams e ICT,
vi auguro buona fortuna, e buon trading
risk offTecnicamente parlando sembra sta ritestando la trendile appena rotta.
Mi aspetto che continui a perdere quota coerentemente con i rendimenti dei treasuries (10Y<2) e l' oro che dopo una leggere correzione, su ennesimo possibile (fasullo) accordo trump-xi, sta ritestando quota 1400. Ad ora più risk off di così non si può, bund che oggi ha segnato un all time low a -0,37.
Analisi Macroeconomica scenario di mercato.Confrontando le aziende value (S&P 500) con quelle growth (Nasdaq), notiamo come da inizio anno le prime hanno sempre sovraperformato sulle seconde istaurando uno scenario di risk off (paura del rischio da parte degli investitori ) giustificato dalle forti tensioni (economiche politiche finanziari ) che caratterizzavano il primo semestre di quest’anno , scenario che , come possiamo notare dal grafico (Nasdaq/S&P500), nel ultima settimana sembra cambiare: favorendo l’acquisto di titoli growth (azioni con grande potenziale di crescita futura) e facendo intuire quindi, una possibile fase di risk on (fiducia nei mercati da parte degli investitori quindi maggiore propensione ad investimenti più rischiosi).
Analisi che, collegata alla crescita del settore obbligazionario delle ultime settimane, va a supportare un possibile scenario positivo ma allo stesso tempo, mancano ancora molti tasselli del puzzle per poter confermare una ripresa dei mercati.
STRATEGIA DI TRADING INTERMARKET: MICROSOFT E BOND SOCIETARIBuongiorno lettori. Quella che leggerete non è la tipica analisi incentrata su un argomento economico finanziario particolare, bensì una strategia di investimento basata sull’ultimo argomento trattato riguardante le obbligazioni societarie (corporate bond) pubblicata il 22 aprile sul blog, che trovate anche al link:
Per chi non l’avesse fatto, consiglio la sua lettura per due motivi:
• Vi sarà utile per capire in maniera profonda le meccaniche che governano la strategia da me creata
• Non riprenderò nuovamente tutti i concetti spiegati all’interno dello stesso argomento
Avevo già proposto questo tipo di format con la pubblicazione dell’idea “strategia intermarket tra oro e rendimenti del decennale americano USA” che potete trovare ai link:
• Tradingview:
• Youtube: www.youtube.com
Credo sia importante per voi capire i miei ragionamenti ma soprattutto come questi siano poi applicati ai mercati in maniera da trarne guadagni, ragion per cui credo continuerò a riproporre in futuro questo genere di “strategie intermarket”.
Ho pubblicato la stessa versione di questa strategia in forma video sul canale youtube al link:
www.youtube.com
Partiamo ora con la parte "letterale"!
I SEGNALI DEL MERCATO CORPORATE BOND: RISK-ON E RISK-OFF
Come specificavo nel paragrafo precedente, il 22 aprile ho pubblicato all’interno del blog un’analisi riguardante il mercato obbligazionario societario. Analizzando le varie tematiche e i vari scenari, ho condiviso in un grafico particolare tre indici di forza relativa riguardanti le obbligazioni societarie investment grade (ossia quelle a basso rischio):
• Indice di forza tra obbligazioni a breve e lunga durata
• Indice di forza tra obbligazioni a breve e media durata
• Indice di forza tra obbligazioni a media e lunga durata
CORRELAZIONE TRA VCSH/VCLT ED S&P500
Ho dunque correlato l’indice di forza VCSH/VCLT (obbligazioni investment grade a breve termine/obbligazioni investment grade a lungo termine) al mercato azionario, in particolare all’S&P500:
Quello che possiamo osservare è come la forza maggiore dei bond a brevi rispetto a quelli a lunghe scadenze abbia il più delle volte accompagnato l’S&P500 al ribasso.
Si può dire il contrario se analizziamo i periodi in cui i bond a lunga durata abbiano avuto la meglio:
In questo scenario, l’S&P ha sempre avuto grandi prestazioni.
LA MIA IDEA
Avendo constatato la “robustezza” del segnale passatomi dall’indice di forza VCSH/VCLT ed S&P500, ho quindi pensato:” posso utilizzare a mio favore questo indicatore per poter entrare ed uscire dal mercato azionario?” È quindi iniziata la costruzione della mia strategia, che prevede diversi step:
• Step 1: la ricerca del miglior settore azionario dell’S&P500 dal 2010 ad oggi
• Step 2: la ricerca della miglior azienda all’interno del miglior settore
• Step 3: backtasting della strategia
STEP 1: LA RICERCA DEL MIGLIOR SETTORE
Lo scopo della prima parte della strategia è quello di trovare il settore migliore dell’S&P500 dal 2010 ad oggi (in quanto i dati storici dell’indice di forza relativa tra VCSH/VCLT partono proprio da quell’anno).
Perché? Tanto un settore si dimostra forte, più è probabile che esso performi bene in periodi di risk-on dei mercati.
Tendenzialmente, i settori che si comportano meglio in periodi di risk-on sono:
• Settore tecnologico (etf XLK)
• Settori dei beni discrezionali (etf XLY)
• Settore industriale (etf XLI)
• Settore dei materiali (etf XLB)
• Settore del real estate (etf XLRE)
Ho creato un indice di forza relativa tra l’S&P500 e ognuno di questi etf:
In ogni indice di forza relativa l’S&P500 si trova al numeratore della differenza (dal momento che la forza relativa tra due asset si esprime in termini di differenza o divisione), mentre i settori al denominatore della stessa: questo significa che a un trend rialzista appartiene una maggior forza del benchmark rispetto ad un particolare settore e, al contrario, a un trend ribassista una maggior forza del settore rispetto al riferimento.
Osservando la grafica balza subito all’occhio la forza di due settori:
• Settore dei beni discrezionali
• Settore tecnologico
Ho così creato un ulteriore indice di forza, settoriale, in maniera tale da sceglierne uno in maniera definitiva e passare alla seconda parte della strategia:
Anche in questo caso l’arco temporale considerato ha inizio nel 2010. La grafica indica la maggior forza del settore tech, che sovraperforma quello dei beni discrezionali dall’oramai estate 2013.
La mia decisione ricade quindi sul settore tech!
STEP 2: LA RICERCA DELLA MIGLIOR AZIENDA ALL’INTERNO DEL MIGLIOR SETTORE
Per semplicità ho raggruppato all’interno della grafica soprastante le prime cinque partecipazioni dell’etf:
• APPLE: 23.56%
• MICROSOFT: 21.85%
• VISA: 3.83%
• NVIDIA: 3.57%
• MASTERCARD: 3.36%
Ho quindi riportato all’interno della stessa le stesse aziende posizionandole nella stessa scala percentuale (mostrerò nel video sul canale youtube il procedimento qualora non riusciste a farlo): è lampante che l’azienda migliore sia stata Nvidia, con una performance da oltre 5000 punti percentuali dal 2010 ad oggi!
Ciò nonostante, ho deciso di testare la strategia su Microsoft, per rimanere collegato all’analisi riguardante le obbligazioni societarie; infatti, come avevo spiegato, essa è un’azienda dal rating AAA, giudizio affidato ad aziende con capacità eccellenti di rispettare le obbligazioni assunte.
Ad ogni modo, il mio consiglio è questo: qualora vogliate scoprire l’azienda migliore degli ultimi 12 anni sul settore XLK applicate lo stesso procedimento da me utilizzato poc’anzi; non sarà un processo breve, dal momento che l’Etf conta oltre 60 partecipazioni!
STEP 3: STRATEGIA DI INVESTIMENTO CON MEDIE MOBILI A 20 E 99 PERIODI CON CROSS-DOWN SU VCSH/VCLT E SEGNALI DI ACQUISTI (E DI VENDITA) SU MICROSOFT
La strategia è semplice da applicare; è estremamente simile a quella costruita qualche settimana fa in cui utilizzavo i rendimenti del decennale americano come riferimento e l’oro per gli acquisti e le vendite.
La mia idea è stata quella di utilizzare l’indice di forza relativo tra obbligazioni societarie investment grade a brevi e a lunghe scadenze come grafico di prezzo di riferimento, applicandogli due medie mobili:
• Una veloce a 20 periodi (nel grafico di color blu, che mi indica la tendenza del prezzo nel breve periodo)
• Una lenta a 99 periodi (nel grafico di color verde, che mi indica il trend di lungo periodo)
Ogni qualvolta la media veloce sta al di sotto della media lenta ci fornisce un segnale di trend ribassista che tipicamente, come ho mostrato prima, corrisponde a buone performance da parte del mercato azionario. Viceversa, a medie mobili invertite, abbiamo il segnale di un trend rialzista corrispondente a dei ribassi o comunque a delle performance non esaltanti da parte del benchmark azionario.
Il segnale di acquisto su Microsoft mi viene dato dal cross-down (o death cross) della media veloce su quella lenta (ossia la veloce passa al di sotto della lenta), e il segnale di vendita della posizione precedentemente acquistata dal successivo cross-over (o golden cross) della media veloce su quella lenta (ossia la media veloce passa nuovamente al di sopra di quella lenta).
Voglio inoltre ricordare che la strategia sarà ideale, ossia non terrà conto dello strumento finanziario da utilizzare per poter operare, non terrà conto degli eventuali finanziamenti di overnight, del rischio, dei drawdown e dell’eventuale leva; è semplicemente un modo per farvi capire come vado a costruirmi una strategia di trading, per cui ciò non è assolutamente da intendere come un consiglio finanziario.
I trade ideali saranno eseguiti su un grafico giornaliero.
Ipotizziamo:
• Un investimento da 1000€
• Un reinvestimento di tutto il capitale dopo ogni trade, sia che esso sia terminato in profitto che in perdita
Questi sono i risultati:
Utilizzo una tabella in cui vi riporto i dati principali di ogni trade illustrato:
TABELLE FINALI
CONSIDERAZIONI PERSONALI
Al netto di tasse, strumenti finanziari per completare gli acquisti su Microsoft, rischi, eventuali leve finanziarie eccetera, la strategia “ideale” si è dimostrata piuttosto efficace, con 12 trade andati a segno contro 3 in perdita. Massima perdita del -13.7%, performance finale +390.2%.
La mia opinione personale è questa:
• L’indice di forza relativa tra obbligazioni societarie investment grade a breve e lungo periodo si dimostra uno strumento estremamente efficace per cogliere momenti di risk-on e risk-off dei mercati, e ciò conferma i grafici di forza relativa condivisi nei primissimi paragrafi.
• Lo stesso indice di forza si presenta estremamente utile anche per costruire una strategia di investimento che, come ho spiegato in quella pubblicata all’interno del blog il 14 aprile e sul canale youtube, ha bisogno di essere “aggiornata” per poter essere ancora più efficace.
CONCLUSIONI
Tutte le analisi che condivido nel blog hanno lo scopo di aiutarvi ad inquadrare con una facile lettura i mercati finanziari. Spero che, attraverso esse, possa dare un contributo alla causa.
La finanza è un mondo immenso, ma grazie allo studio, al perseverare e alla (soprattutto) passione, si possono ottenere degli ottimi risultati.
Matteo Farci
OBBLIGAZIONI SOCIETARIE: INVESTMENT GRADE E HIGH YIELDDopo aver trattato argomenti riguardanti le obbligazioni statali, relativi rendimenti e le diverse correlazioni con le asset classes, oggi tratterò un altro genere di obbligazioni, quelle societarie.
Ebbene si lettori, non sono solo i diversi Paesi ad autofinanziarsi attraverso l’emissione di obbligazioni, bensì anche le diverse società appartenenti ai diversi settori. Lo studio delle stesse ci permetterà di capire quale possa essere il sentiment degli attori del mercato.
Le obbligazioni societarie (o corporate bonds) sono una classe di debito emesse dalle aziende con lo scopo di finanziare le proprie attività; come per le obbligazioni statali, esse hanno delle particolari scadenze, che oscillano intorno a valori tra gli 1 e i 30 anni.
Come per tutte le obbligazioni, il rendimento (o l’interesse) atteso dagli investitori è tanto più grande quanto più lunga è la scadenza dell’obbligazione stessa; ho spiegato diverse volte quanto sia più pericoloso “prestare dei capitali” ad un emittente sul lungo periodo (10, 20 o 30 anni) rispetto al breve periodo (dagli 1 ai 10 anni): ci si espone ad un rischio inferiore qualora si acquisti un obbligazione di breve durata in quanto è più facile prevedere se la stessa società emittente riesca a ripagare l’interesse riconosciuto in un arco di tempo relativamente breve rispetto a quanto riuscirebbe a farlo in un arco di tempo molto più lungo; è così che le obbligazioni a lunga durata hanno un rendimento ben più alto rispetto a quelle a breve durata.
Ricordate:
RENDIMENTO = RISCHIO
Maggiore è il rischio a cui un investitore si espone, maggiore sarà il rendimento riconosciuto.
DIFFERENZA TRA OBBLIGAZIONI STATALI E OBBLIGAZIONI SOCIETARIE
In linea generale, la sostanziale differenza tra i due tipi di bond è da ricercare nel differente emittente che le emette; in condizioni normali, uno Stato fornisce più garanzie rispetto ad un’azienda in quanto le sue disponibilità di credito (e quindi di liquidità) sono ben più concrete e robuste rispetto a quelle delle aziende stesse.
Esempio: alcune nazioni sono considerate tanto stabili dal punto di vista creditizio che i titoli di stato emessi dai loro governi sono considerati beni rifugio, come ad esempio il decennale americano (il famoso “T-note”) o il decennale tedesco (il “Bund”). Conoscete per caso obbligazioni corporate che ricoprano lo stesso ruolo? Direi di no, nemmeno quelle di Amazon, che è considerata un’azienda affidabilissima dal punto di vista creditizio.
Da questo ne deriva che le statali sono considerate a più basso rischio rispetto a quelle corporate, in quanto la capacità di onorare le obbligazioni assunte è maggiore per uno Stato rispetto ad un’azienda; per l’equazione RISCHIO = RENDIMENTO, avremmo quindi un interesse riconosciuto più alto per quelle corporate che non per quelle statali.
COME CLASSIFICARE IL RISCHIO DI UN’OBBLIGAZIONE CORPORATE: LE AGENZIE DI RATINGS
Un modo per valutare il rischio associato ad un’obbligazione è quello di affidarsi alle agenzie di ratings.
Le più conosciute sono Moody’s, Standard and Poor’s e Fitch.
Il compito di queste agenzie internazionali è quello di esprime un giudizio (o una valutazione) basandosi sulla capacità di un’azienda di onorare le obbligazioni assunte, e quindi di ripagare i propri debiti. Maggiore sarà la credibilità di un’azienda, più alto sarà il suo rating; viceversa, a una minor credibilità apparterrà un rating inferiore.
Vi faccio un semplice esempio: se prestassimo dei soldi ad un’azienda acquistando una sua obbligazione ad una scadenza generica X, quanto quella stessa azienda sarà capace di adempiere al proprio ruolo di debitore? Ecco, in base a ciò le diverse aziende ricevono un rating; spero di essere stato chiaro.
Ho discusso in maniera dettagliata questo argomento anche in un’altra analisi, al link:
Vi consiglio di darci un’occhiata!
I ratings sono assegnati in termini di lettere e in segni + o – utilizzati per affinare il giudizio; esistono giudizi a lungo termine e a breve termine; in questa analisi mi baserò su quelli a lungo.
OBBLIGAZIONI INVESTMENT GRADE E AD ALTO RENDIMENTO (HIGH YIELD)
La lettura e comprensione dei vari ratings ci permette di fare un’ulteriore distinzione: le obbligazioni investment grade e high yield (ad alto rendimento).
Obbligazioni Investment Grade
Sono quelle a più basso rischio e di conseguenza, per l’equazione RISCHIO = RENDIMENTO, anche quelle che offriranno una cedola più bassa.
I ratings affidati alle aziende che offrono obbligazioni di questo tipo sono:
• AAA: indica un rating di affidabilità massima: qualsiasi azienda con un tale giudizio ha capacità eccellenti di rispettare le obbligazioni assunte, presentando un rischio quasi nullo
• AA+ : indica un rating eccellente: il rischio che un’azienda con questo rating non riesca ad onorare le obbligazioni assunte è minimo
• AA: indica un rating ottimo: il rischio associato è molto basso
• AA- : indica un giudizio molto buono: il rischio associato è basso
• A+ : valutazione molto valida; il rischio che le aziende non riescano ad onorare le obbligazioni assunte è debole
• A: valutazione buona, rischio molto modesto
• A-: è un giudizio medio con un rischio associato equilibrato
• BBB+ : rating soddisfacente. Il rischio che le aziende non ripaghino i propri debiti è moderato
• BBB: giudizio positivo, con rischio controllato
• BBB- : giudizio discreto, con rischio misurato
Alcuni esempi di aziende che emettono obbligazioni investment grade a basso rischio sono:
• Microsoft (AAA)
• Amazon (AA-)
• Goldman Sachs (A+)
• Coca Cola (A-)
• CVS Health Corp (BBB)
• Western Digital (BBB-)
• T-mobile US (BBB-)
Come ho spiegato prima, è chiaro che, a parità di scadenze, le obbligazioni corporate emesse dalla società di Bill Gates pagheranno una cedola più bassa avendo Microsoft un rating di massima affidabilità; lo stesso esempio può essere ripreso anche per quanto riguarda Coca Cola (A-), le cui obbligazioni pagheranno una cedola più bassa rispetto a quelle di CVS Health Corp (BBB), in quanto il rischio a cui un investitore si espone acquistando obbligazioni di quest’ultima (rischio controllato) è maggiore rispetto all’altra (rischio equilibrato).
Vi illustro ora 3 etf che investono in obbligazioni societarie investment grade.
VANGUARD SHORT-TERM CORPORATE BOND ETF (VCSH)
L’etf investe in obbligazioni con durata media tra gli 1 e i 5 anni; nella grafica potete osservare le ponderazioni:
• AAA: 1.2%
• AA: 6.9%
• A: 46%
• BBB: 46%
VANGUARD INTERMEDIATE-TERM CORPORATE BOND ETF (VCIT)
L’etf investe in obbligazioni con durata media tra i 5 e i 10 anni; ponderazioni:
• U.S GOVERNMENT: 0.3%
• AAA: 0.4%
• AA: 4.7%
• A: 39.3%
• BBB: 55.3%
VANGUARD LONG-TERM CORPORATE BOND (VCLT)
L’etf investe in obbligazioni con durata tra i 10 e i 25 anni; le ponderazioni sono:
• AAA: 2.4%
• AA: 8.6%
• A: 38%
• BBB: 51.1%
Questi tre appena illustrati sono i tre etf che investono in obbligazioni investment grade a breve, media e lunga durata che io monitoro.
Grazie alla creazione di tre indici di forza vi spiegherò ora il significato della frase :” le obbligazioni a scadenza più lunga hanno dei rendimenti più alti in quanto sono considerate più rischiose”:
Nella grafica troviamo:
• Con la linea di prezzo di color nero l’indice di forza relativa tra obbligazioni a breve e lunga durata
• Con la linea di prezzo di color blu l’indice di forza relativa tra obbligazioni a breve e media durata
• Con la linea di color arancio l’indice di forza relativa tra obbligazioni a media e lunga durata
Concentriamoci ora sul rettangolo di color rosa: osservate come i bond di breve durata stiano sovraperformando quelli di media e lunga durata, così come quelli di media si dimostrino più forti di quelli a scadenza 10-25 anni. Perché accade ciò? E’ semplicissimo.
Constatato il fatto che tutti e tre i grafici di prezzo degli etf sono ribassisti, significa che se i bond a durata 1-5 anni stanno sovraperformando gli altri, sono appunto venduti “di meno”. Questo perché accade? Perché i bond a scadenza 1-5 anni sono meno rischiosi rispetto a quelli a 5-10 anni o 10-25 anni. A titolo di esempio, osserviamo come la sovraperformace dei bond a breve durata rispetto agli altri due sia iniziata a inizi dicembre 2021; vediamo quanti punti percentuali i 3 etf, da quel periodo ad oggi, hanno perso:
Obbligazioni a 10-25 anni: -21.24%
Obbligazioni a 5-10 anni: -11.56%
Obbligazioni a 1-5 anni: -5.57%
Notate come i bond a breve termine abbiano perso diversi punti percentuali in meno rispetto alle altre durate?
In particolare, quelle a media durata hanno perso il doppio mentre quelle a lunga durata il triplo!
Perché? Trovandoci in clima di risk-off, gli investitori vanno a liquidare maggiormente le obbligazioni più rischiose rispetto a quelle meno rischiose!
Spero di aver chiarito questo concetto.
In definitiva, come possono quindi essere utilizzati gli indici di forza relativa tra questi 3 etf? Come grado di rischio del mercato! Se esso preferisce acquistare obbligazioni a lunga durata (ma con un rendimento più alto e quindi con margini di guadagno più alti) rispetto a quelle a breve durata (con basso rendimento e con margini di guadagno più bassi) potremmo dire di trovarci in un periodo di risk-on; viceversa, come sta accadendo in questi ultimi mesi, in uno scenario di risk-off! Se infatti correliamo l’indice di forza relativa tra bond societari a breve e lunga durata ed S&P500, notiamo che:
Quando i bond a breve termine esprimono una forza maggiore rispetto a quelli a lungo termine, il bechmark S&P500 tende ad avere performance negative, evidenziate nelle due grafiche soprastanti. Possiamo notare anche come l’indice di forza relativa sia stato spesso anticipatore si pesanti ritracciamenti: ciò è accaduto tra il 2010 e il 2012, a metà 2015 e tra il 2018 e il 2019.
Se invece sono i bond a lungo termine ad essere preferiti rispetto a quelli a breve, allora:
l’S&P500 tende ad avere delle ottime prestazioni.
Gli ultimi paragrafi descritti appartengono alla categoria “obbligazioni investment grade”. Ora analizzeremo quelle high yield, ossia ad alto rendimento.
Obbligazioni high yield
Sono quelle a più alto rischio e di conseguenza, per l’equazione RISCHIO = RENDIMENTO, anche quelle che offriranno una cedola più alta. Sono spesso indentificate come “junk bonds”, in italiano “obbligazioni spazzatura”.
I ratings affidati alle aziende che offrono obbligazioni di questo tipo sono:
• BB+ : indica un rating equilibrato: il rischio misurato sulla capacità di un’azienda di adempiere al proprio compito di debitore è proporzionato
• BB: rating sufficiente, associato ad un rischio accettabile
• BB- : è il rating spartiacque; con esso iniziano quelle che io definisco “obbligazioni pericolose”. Infatti, il rating è limitato e il rischio associato prudente
• B+: rating associato ad una società vulnerabile; il rischio di acquistare obbligazioni emesse è definito con la parola “cautela”
• B- : rating associato ad aziende esposte, con un rischio sbilanciato
• CCC+ : rating che denota la possibilità di rischio di default (di fallimento) di un’azienda. E’ considerato “incauto” investire in obbligazioni emesse da società di questo tipo
• CCC: rating che denota una possibilità di default più alta con un rischio superiore rispetto al rating precedente CCC+
• CCC- : possibilità di default e rischio associato alla probabilità di non riuscire a ripagare il proprio debito ancora superiori rispetto al rating precedente CCC
• CC: rating “sconsigliabile” che indica un rischio di default probabile; rischio molto elevato
• C: rating “estremamente negativo” che indica un rischio di default imminente; rischio massimo
• D: il rating indica un’azienda “insolvente”, ossia non capace di ripagare i propri debiti. E’ il peggior rating che si possa assegnare.
Alcuni esempi di aziende che emettono obbligazioni high yield ad alto rischio sono:
• Sprint Corporation (BB+)
• Carnival Corporation (B+)
• Caesar Entertainment (B)
• Transdigm (B-)
• American Airlines (B-)
Vi illustro ora 2 etf che investono in obbligazioni societarie high yield.
ISHARES 0-5 YEAR HIGH YIELD CORPORATE BOND ETF (SHYG)
Come illustrato nella grafica, l’ETF mira a replicare un indice composto da obbligazioni societarie “high yield” con scadenze comprese tra i 0-5 anni. Le ponderazioni sono:
• BBB: 1.06%
• BB: 47.2%
• B: 39.47%
• CCC: 10.45%
• C: 0.4%
I principali emittenti dell’etf sono:
• Ford Motor: 2.69%
• Sprint Corp: 2.11%
• Dish Corp: 1.99%
• Transdigm Inc: 1.42%
• Occidental Petroleum Inc: 1.22%
ISHARES IBOXX $ HIGH YIELD CORPORATE BOND ETF (HYG)
l’ETF mira a replicare un indice composto da obbligazioni societarie ad alto rendimento con scadenze comprese tra 1-15 anni. Le ponderazioni sono:
• BBB: 0.71%
• BB: 54.35%
• B: 33.79%
• CCC: 9.94%
• CC: 0.25%
I principali emittenti sono gli stessi citati per il precedente etf.
Calcolando le performance negative dei due etf di questo periodo risk-off, noteremo come HYG abbia performato peggio rispetto a SHYG. Questo è dovuto al fatto che HYG contiene nel suo paniere obbligazioni a scadenza più lunga che, come spiegato prima, sono più rischiose; da qui ne deriva una vendita più accentuata per i motivi già trattati precedentemente:
HYG: -8.41%
SHYG: -4.72%
Anche in questo caso è possibile creare un indice di forza relativa tra i bond high yield a breve scadenza e a lunga scadenza per poterli paragonare con l’S&P500:
Le informazioni che ricaviamo sono le medesime osservate nel paragrafo precedente: maggiore è la forza dei bond a breve scadenza rispetto a quelli a lunga scadenza, negative saranno le performance del benchmark di riferimento S&P500. Viceversa, a una sovraperformance da parte di HYG seguono delle grandi performance da parte del benchmark.
OBBLIGAZIONI SOCIETARIE COME BAROMETRO ECONOMICO
Le obbligazioni corporate sono un ottimo strumento per capire quali siano le aspettative degli investitori nei riguardi dell’economia. Il motivo risiede nelle holdings degli etf analizzati: ognuno di essi, infatti, ingloba al suo interno una grande componente di obbligazioni di aziende cicliche, ossia quelle che tendono a performare bene quando l’economia di un Paese è robusta e solida e male quando le aspettative di un’economia non sono rosee. E’ quindi importante monitorarle di tanto in tanto.
Riprenderò questo argomento in quanto lo ritengo di fondamentale importanza. Con la speranza che questa analisi possa esservi utile, vi saluto.
Matteo Farci
I MERCATI AZIONARI RIVISITERANNO I MASSIMI STORICI? LA MIA IDEASalve ragazzi.
L’analisi che condivido stamani ha l’obiettivo di far chiarezza su quello che sta accadendo sul mercato azionario americano. Abbiamo assistito ad un grande rimbalzo da parte dei due bechmark di riferimento S&P500 e Nasdaq; quello da chiedersi è:” i mercati rivisiteranno i massimi storici?”
Proveremo a capirlo insieme in questa analisi.
ANALISI TECNICA S&P500
L’S&P ha avuto la capacità di risollevarsi del 9.18% in circa due settimane; questo recupero è scaturito da un doppio minimo, accompagnato da una divergenza osservabile nell’RSI. Se l’indice continuasse a salire, la prima resistenza sarebbe rappresentata dalla struttura a 4600$ (soglia anche psicologica).
Analizzando i volumi, ho applicato due medie volumetriche: una veloce a 10 periodi (che ingloba le ultime 10 sedute di contrattazioni) e una lenta a 50 periodi. Cosa si può osservare? Che i volumi a brevissimo periodo stanno diminuendo, e ciò è constatato anche dal death cross avvenuto, ossia dal passaggio della media volumetrica veloce al di sotto di quella lenta.
Analizzando l’RSI, osservate come lo stesso abbia avuto la forza di rompere al rialzo la trendline dinamica ribassista che indicava un lento indebolimento del prezzo da novembre 2021.
ANALISI TECNICA NASDAQ
Comportamento del Nasdaq simile a quello dell’S&P500; il prezzo riesce a recuperare 13 punti percentuali dopo aver rimbalzato sul supporto a 13000$, soglia psicologica. La prossima struttura, qualora volesse continuare il recupero, sarebbe costituita dalla resistenza a 15000$.
I volumi che hanno accompagnato il recupero si sono dimostrati deboli, palesati dalla “death cross volumetrica” già riscontrata nel precedente indice.
Stesso identico comportamento dell’RSI se correlato con quello dell’S&P500: rialzo del prezzo accompagnato dalla rottura della trendline dinamica ribassista che evidenziava la debolezza del prezzo da inizi novembre 2021.
INDICI DI VOLATILITA’ VIX E VXN
Andiamo ad analizzare ora gli “indici di paura” VIX (per l’S&P500) e VXN (per il Nasdaq) in maniera da capire quale possa essere l’emotività degli investitori:
Entrambi gli indici di volatilità stanno contraendo. Riescono a raggiungere dei top relativi l’8 marzo (il VIX a 37.5 punti e il VXN a 39), andando a visitare due resistenze evidenziate nelle due grafiche. Entrambi si trovano al momento in prossimità delle cosiddette “soglie di tranquillità”, per il VIX costituita dal livello dei 20 punti, mentre per il VXN dai 25; è stato lo sgonfiarsi di queste “paure” ad aver permesso ai due indici di tentare il recupero a cui abbiamo assistito nelle ultime due settimane? L’ipotesi può essere plausibile, dal momento che questi 4 asset sono correlati tra loro; infatti, ricordiamo che alle salite tendenziali degli indici, le volatilità si mantengono tipicamente basse; ciò invece non accade nella situazione opposta: ogni qualvolta essi crollano o ritracciano, è quasi inevitabile che gli indici di volatilità si spingano verso valori alti. Questo è dimostrato dalle prossime due grafiche:
Osservate come ogni picco da parte del VIX, che esso fosse di notevole o di poca rilevante intensità, ha accompagnato l’indice al ribasso. Da osservare come successivamente l’indice sia sempre ripartito al rialzo con lo sgonfiarsi della stessa volatilità; questo comportamento indice/volatilità si sta ripetendo anche in queste ultime settimane; vedremo la volatilità rivisitare valori inferiori di 20 punti?
Stesso identico discorso se condividessi il Nasdaq con il VXN:
ANALISI CON LE MEDIE MOBILI VOLUMETRICHE
Analizzerò ora l’indice S&P500 attraverso le medie mobili volumetriche per capire il sentiment degli investitori. Dividerò l’indice in diversi archi temporali “colorati”, in questo modo:
Non analizzerò il Nasdaq in quanto il suo comportamento si è presentato praticamente identico all’S&P500, sia per quanto riguarda la price action che la parte volumetrica.
Iniziamo dalla zona rossa!
Osservate come l’indice abbia creato all’interno dell’area rossa un canale ribassista. Guardiamo i volumi: non appena esso ha invertito la sua tendenza di breve periodo, i volumi sono andati immediatamente a gonfiarsi, con la naturale conseguenza del “golden cross”, ossia il passaggio della media volumetrica veloce al di sopra di quella lenta, da considerarsi in questo caso un segnale ribassista (ribassista perché la media veloce è stata mossa da volumi ribassisti). Come possiamo leggere il golden cross? Visto che parliamo di volumi, come un cambio di umore! Questo perché? Perché se il prezzo di un asset è mosso da più volumi rispetto alla media (in questo caso, rispetto alla media volumetrica a 50 periodi) significa necessariamente che la volontà degli investitori di portare un prezzo al rialzo o al ribasso è più forte. Questa voglia a parer vostro era presente nella zona temporale antecedente la zona rossa? No! Possiamo affermare questo perché non abbiamo assistito ad un aumento di volumi a breve termine.
Passiamo ora alla zona nera:
Il sentiment cambia quando si verifica il “death cross”: la media mobile volumetrica veloce passa al di sotto di quella lenta, con il contemporaneo breakout rialzista della trendline ribassista. Avendo smaltito il sentiment negativo, l’indice riesce a respirare, andando a segnare una performance positiva di 8.5 punti percentuali. Il rialzo dell’indice all’interno della zona nera è stato accompagnato da bassi volumi rispetto alla media. Come possiamo definire la differenza di volumi tra la zona rossa e quella nera? In quella rossa avevamo avuto uno storno accompagnato da alti volumi (il che significa grande volontà da parte del mercato di spingere al ribasso il prezzo). Dopo, nella zona nera, la stessa voglia non si è manifestata. Perché? Perché i volumi, appunto, sono diminuiti, indicandoci il cambiamento di sentiment, ossia quella particolare condizione che ha permesso all’indice di salire. Provate ad immaginare la situazione in questo modo: nella zona rossa la voglia di portare il prezzo al ribasso era stata manifestata dagli ampi volumi ribassisti che avevano permesso il “golden cross”; successivamente la voglia degli investitori è andata a scemare (e ciò è riscontrabile nei volumi che sono diminuiti) permettendo all’indice di risalire. Sono stato chiaro? L’indice non sarebbe risalito se non avessimo visto un cambio di umore!
Arriviamo dunque alla zona viola, dove l’indice inizia a creare una distribuzione:
Quando osserviamo il breakout al ribasso? Esso è avvenuto in corrispondenza del cambio di sentiment, rappresentato nelle medie volumetriche dal golden cross! Voglio farvi osservare un qualcosa di particolare: fintanto che il sentiment rimane invariato, ossia fintanto che il golden cross rimane intatto, il prezzo non riesce a raggiungere nuovi massimi, andando tuttavia a formare la figura di analisi tecnica rialzista triangolo ascendente. Il nuovo massimo di mercato giunge nella zona verde:
Il breakout del triangolo ascendente (con il raggiungimento dell’ultimo massimo storico) non giunge in concomitanza con l’incrocio delle medie mobili volumetriche, tuttavia c’è da analizzare la distanza tra il volume della candela del breakout e la media volumetrica veloce (indicata nel grafico dalla freccia rossa): avete presente nelle mie analisi quando esprimo il concetto “più un prezzo si trova a grande distanza con la media mobile veloce a 50 periodi, tanto esso è da considerarsi forte”? Ecco, possiamo applicare lo stesso concetto anche in questo caso, cambiando però alcune variabili, ossia “più un volume si trova a grande distanza dalla media mobile volumetrica veloce a 10 periodi, tanto esso è da considerarsi un cambiamento di sentiment”; in molti vi chiederete :”in che senso cambiamento di sentiment?” Perché i volumi precedenti erano stati gonfiati specialmente da candele ribassiste e non da candele rialziste (e questo potete voi stessi osservarlo nei grafici) ragion per il quale quel breakout può essere visto come “accompagnato da un cambiamento di sentiment”.
L’incrocio tra le medie volumetriche avviene poco dopo, tuttavia non si assiste ad alcun nuovo impulso da parte dell’indice. Perché? Ne parleremo nel prossimo paragrafo.
Arriviamo dunque alla zona blu, ossia quella in cui l’indice, da inizio 2022, inizia il suo lento declino.
Vi evidenzio un testa e spalle ribassista. La rottura della neckline è accompagnata da un cambio di sentiment e dal golden cross. Dopo essere riuscito a visitare la struttura a 4300$, l’indice rintraccia e dopo qualche seduta riprende il suo trend al ribasso dal momento che il sentiment identificato dalle medie mobili volumetriche non cambia (infatti la media volumetrica veloce rimane quasi sempre al di sopra di quella lenta, evidenziando il fatto che il cambiamento di sentiment non è cambiato).
Si giunge quindi al “pavimento” a 4130$: il prezzo crea un doppio minimo.
Arriviamo infine alla zona arancio. La formazione del doppio minimo è validata dal cambio di umore da parte degli investitori: i volumi in vendita si affievoliscono, facendo riabbassare la media volumetrica veloce a 10 periodi al di sotto di quella a 50; questo permette il rimbalzo del prezzo.
Nonostante i due indici azionari di riferimento abbiano segnato rimbalzi dal +9% (S&P) e dal 13% (Nasdaq) in concomitanza con la contrazione delle volatilità (detto in altri termini, in concomitanza con una “diminuzione di paura”), ci sono dei segnali particolari che a parer mio potrebbero suggerire che stiamo assistendo sì ad un recupero, ma non tanto forte quanto si possa credere.
PERCHE’ NON MI CONVINCE L’ULTIMO RIMBALZO DEGLI INDICI?
Questi particolari segnali li ritroviamo in alcuni indici di forza relativa di cui ora vi parlerò.
• FORZA RELATIVA TRA S&P500 E SETTORI DIFENSIVI: BENI DI PRIMA NECESSITA’ E UTILITIES
Da cosa deriva la creazione di questi due indici di forza relativa? Il settore dei beni di prima necessità (XLP) e il settore delle utilities (XLU) sono difensivi, ossia quei particolari settore che tendenzialmente non vanno a sovraperformare il loro bechmark di riferimento durante momenti di risk on ma a sovraperformarlo in momenti di risk-off. Da cosa deriva questa peculiarità? L’informazione possiamo ritrovarla nei coefficienti beta. Sapete cosa misura questo particolare coefficiente? La variazione che ha un settore (o anche una singola azienda) rispetto al mercato di riferimento. Il Beta di XLP è uguale a 0.60 mentre quello di XLU a 0.37.
Questo significa che se l’S&P500 segnasse un +2%, XLP segnerebbe un +(2 X 0.6)= +1,2% e XLU un +(2 X 0.37)= +0.74%; ecco dimostrato il motivo per cui in momenti di risk on essi non sovraperformano l’S&P.
Se invece quest’ultimo segnasse un -2%? XLP segnerebbe una performance di -1,2% e XLU di un -0.74%.
Grafichiamo il tutto:
Notate come entrambi gli indici di forza siano saliti dal recupero post-covid 19 fino ad inizi novembre 2021. Ciò è accaduto poiché l’indice di riferimento è andato a sovraperformare i due settori. Avendo capito che i due sono difensivi, che tipo di informazioni ci forniscono i due indici? Che da marzo 2020 a novembre 2021 i mercati erano in risk on! Se fosse stato il contrario (risk-off), avremmo assistito a una sovraperformance da parte dei settori difensivi, che tendono a beneficiare di più in questi particolari scenari! Questo cambio di forza è avvenuto infine con i breakout dei supporti dinamici a inizi di dicembre 2021.
Quindi, tornando al quesito di prima, perché non mi fido tanto dell’ultimo rimbalzo dei mercati azionari americani?
Perché questi indici di forza relativa mi stanno suggerendo che siamo in clima di risk-off e non in risk-on; in momenti di risk off il mercato azionario tende a performare bene? No, perché offre alti rendimenti ma ti espone a un altrettanto rischio.
C’è un altro indice di forza relativa che fa riflettere, ossia quello tra l’S&P500 e il VIX:
Mi piace definire questo indice di forza come “quanta paura c’è al rischio”; che informazioni ci fornisce? Se sale, significa che c’è avversione al rischio, se scende l’esatto contrario.
Osservandolo, cosa possiamo dedurre? Dai minimi di marzo 2020 l’indice è salito fino ad arrivare a visitare dei massimi, a inizi novembre 2021. Successivamente è iniziato il lento trend ribassista identificato dalle due trendline dinamiche ribassiste di color blu. Questa inversione di tendenza è avvenuta in concomitanza con le inversioni dei due indici visti precedentemente. E’ un caso?
Spero questa analisi possa essere utile a tutti.
Matteo Farci
A breve doppio massimo per valutazione EURUSDIl prossimo test del doppio massimo, oramai a breve, dovrebbe fare da sparti acque tra movimento long fino a resistenza monthly o il ritracciamento sul supporto dinamico.
Lo yen in questo momento in chiara fase di rafforzamento, potrebbe fare prevalere le dinamiche di Riskoff, ovvero bassa propensione al rischio, ciò comporterebbe il rafforzamento dello yen, euro e oro, situazione che indebolirebbe i mercati azionari.
Per avere maggiore affidabilità nel posizionarsi a mercato in queste ore, sarebbe prudente attendere la chiusura della candela weekly, sia per l´euro e lo yen.
ORO potenziale avvicinamento a $1650Data la mia precedente analisi, e come avevo gia' detto in precedenza, stavo attendendo maggior chiarezza sul grafico.
Cio' che si presenta ora sul grafico e diviso tra 2 possibilita':
1- Il prezzo continuera' la struttura di downtrend, e potenzialmente potrebbe raggiungere i $1650 ad oncia.
2- Il prezzo potrebbe rompere la struttura, superare i $1700 ad oncia e ritornare all'interno della consolidazione.
Cosa potrebbe incidere su tutto cio'??
Le speranze di riapertura conseguenti il coronavirus rimangono ancora alte, ma le proteste negli States potrebbe influire negativamente sul risk on sentiment della settimana scorsa.
Prima di prendere posizioni terro' in conto le notizie fondamentali che usciranno durante questa settimana, nonostante lo USD sembrerebbe riprendere forza nella giornata odierna.
SOLO UN "RISCHIO TEMPORANEO DI RISK OFF"Mia opinione per oggi è un probabile assistere storno dei listini Europei. Il future MIB potrebbe andare a testare i supporti in area 23.650/700.
Secondo me è molto probabile che questi livelli fermino la discesa da de-risking prevista per la giornata odierna.
Ci attende una giornata di risk-off, una di quelle in cui gli algoritmi la faranno da padrone e le correlazioni tra le asset class saranno dettate da precise regole matematiche e analisi statistiche.
La causa di questo atteggiamento prudente degli operatori va ricercata nel c.d. Coronavirus, un virus particolarmente dannoso che ha gia’ provocato 4 morti in Cina. Cio’ che preoccupa e’ la velocita’ con cui tale virus si sta diffondendo e il pericolo di ulteriore contagio legato alle imminenti vacanze del Lunar Holiday. Tali festivita’ porteranno tre miliardi di persone a ritornare presso le proprie famiglie aumentando sensibilmente il rischio contagio. Nella citta’ di Wuhan ci sono gia’ 200 casi ma altri casi sono stati riscontrati nella provincia di Guandong, nella Corea del Sud, in Tailandia e in Giappone.
Cio’ che sta prezzando il mercato nella giornata odierna e’ semplicemente un aumento del rischio sistemico legato ad un fattore esogeno di cui non si conoscono ancora bene gli effetti. I movimenti delle varie asset class non sono altro che la conseguenza dell’immissione sul mercato di una serie di ordini accomunati dal “fattore risk off”.
Quando gli algoritmi e i modelli di gestione automatica dell’asset allocation identificano un elemento di aumento del rischio sistemico, segnalano l’esigenza di immettere sul mercato una serie di ordini diretti a ripristinare il livello di rischio originario di portafoglio.
Trattasi, in pratica, di basket “preconfezionati”.
Vediamo quali sono questi ordini:
In primo luogo, vengono vendute le azioni. Ad essere maggiormente “attaccati” sono gli indici Americani, quelli Cinesi e quelli Europei.
In secondo luogo, vengono effettuati una serie di trade sul mercato valutario. Questa notte abbiamo assistito ad acquisti sullo YEN e a vendite sullo YUAN Cinese. Il primo e’ visto come divisa rifugio, il secondo e’ espressione del rischio sistemico dell’area Cinese. Qualora il virus dovesse propagarsi in altre aree dell’Asia, potremmo assistere ad un indebolimento delle rispettive divise Asiatiche.
In terzo luogo, si e’ assistito all’acquisto di altri beni rifugio, il treasury, l’oro, il palladio sono stati oggetto di acquisto.
Quando questi ordini vengono immessi sul mercato e’ necessario seguire congiuntamente tutte le variabili in gioco. Aumenti di momentum delle asset class espressione del “risk off” trade potrebbero portare ad un proseguimento della fase di de-risking. Viceversa, qualora i movimenti di questa notte dovessero iniziare a perdere momentum, allora potrebbe essere il segnale che il mercato ha posto in essere un mero aggiustamento del rischio senza prezzare ulteriori gravi conseguenze.
C’e’ chi afferma che questo storno fosse atteso e salutare.
Gli studiosi di analisi tecnica fanno notare che l’RSI dello S&P500 e’ ormai sopra 80 e che storicamente il superamento di tale soglia e’ stato premonitore di uno storno piu’ o meno violento dei mercati.
Nel frattempo, i temi di fondo dei mercati finanziari continuano ad essere quelli della ripresa macro e della sostenibilita’ della crescita degli utili societari.
Assumono quindi rilevanza in tale contesto le revisioni al ribasso della stima di crescita mondiale da parte del FMI. Il FMI vede l’economia mondiale recuperare nel 2020 e registrare una crescita del 3.3% contro il +2.9% del 2019. Tuttavia, tale stima implica una revisione al ribasso rispetto alla stima precedente (+3.4%).
Nonostante le revisioni al ribasso, il FMI rimane piuttosto costruttivo sull’anno in corso. Gli analisti ritengono che si stia assistendo ad un progressivo recupero dei traffici internazionali e del settore manifatturiero. Fondamentale per un recupero duraturo e’ che continuino a mantenersi costruttivi i rapporti tra USA e Cina e che le politiche monetarie dei rispettivi paesi continuino a rimanere accomodanti. La presenza di politiche monetarie accomodanti avrebbe generato uno 0.5% di crescita in piu’ in entrambi i paesi nel corso del 2019.
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CALCI AL BARATTOLO DELLA RECESSIONEIL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 28.04.2023
CALCI AL BARATTOLO DELLA RECESSIONE
-CONTESTO
Anche questa volta la recessione è rimandata alla prosima volta, a quanto pare le proiezioni della FED sono state più pessimiste del necessario e la congiuntura macroeconomica americana si dimostra ancora una volta più robusta di quanto si possa immaginare.
Lo stato di allerta generato dalla FED con la sua proiezione di recessione per gli Stati Uniti nel secondo semestre del 2023, è stato parzialmente smentito dal rapporto sul PIL Q1 2023 pubblicato ieri pomeriggio , che abbinato a delle ottime trimestrali sembrano essere il mix perfetto per il risk on!
I dati sul PIL di ieri mostrano una crescita del +1.1% , senza dubbio inferiore rispetto al precedente +2.6% del q4 2022 , ma tuttavia rimane non cosi negativo come si potesse temere,specialmodo se si va a leggere il rapporto nel suo dettaglio, si evince che il freno magiore alla crescita è dato dalle scorte che hanno pesato per un 2.26% . questo che a primo avviso potrebbe sembrare un dato negativo , è in realtà un potenziale volano per i prossimi trimestri, in quanto le aziende a fronte di una domanda ancora robusta, dovranno aumentare la produzione per far fronte alla domanda dei consumatori dando spinta propulsiva all’economia. La chiave sembra dunque la domanda aggregata che fa specchio con l’occupazione, maggiori posti di lavoro e bassa disoccupazione sono la base per dei consumi solidi nel tempo , e dal rapporto sugli initial jobless claims di ieri , sembra che il numero di disoccupai attestata oramai a 230K non riesca a superare la soglia dei 250K livello di allerta per una disoccupazione in trend rialzista. I dati sui NFP dello scorso mese mostrano ancora un mercato del lavoro robusto e questo da fiducia nella domanda che dovrà spronare le aziende a tenere alte le produzioni.
A dar ulteriore calcio in avanti al barattolo della recessione le trimestrali USA, che continuano a mostrare dati positivi su tutte le big tech. Ieri è stato il turno di Amazon, che con 0.31c per azione supera l’aspettativa di 0.21c. e porta a casa ricavi per ben 127.4B rispetto agli attesi 124.55B, numeri che non fanno minimamente credere in una fase di rallentamento.
Per ora la recessione è lontana, se ci sarà dunque ,di sicuro non è ora!
-FOREX
La risposta del mercato valutario è stata di netta inversione, il risk off che dominava il mercato forex è stparito, con un dollaro USA che risorge e va su a 101.75. plausibile credere in una decorrelazione, con le borse che salgono ci si poteva attendere un dollaro in caduta, ma oggi non è cosi, come più volte spiegato nelle nostre righe, il dollaro USA cade nell’aspettativa di un rallentamento dell’economia , ma risorge se l’economia americana va bene, e segue dunque un mood di correlazione diretta con le borse.
In ovvia risposta alla salita del dollaro i traders retail spingono le posizioni short al 55%, ma avranno vita difficile ora prima del raggiungimento delle resistenze poste a 102.25 e 102.80 di dollar index e se non ci saranno dati negativi a pesare sulla congiuntura macro economica USA.
In tutta risposta alla scomparsa del risk off, la moneta unica , che viveva funzione rifugio, perde terreno ora contro il dollaro portando il mondo retail a ridurre l eposizioni short dal 80% di eri al 71% attuale.
Non fa lo stesso la sterlina che si atesta con un sentiment del 79% short in netto aumento rispetto al 72% di ieri.
Cala ancora lo yen dopo che la BOJ ha mantenuto fermii tassi al -0.10% e sebbene si sia aperta a modifiche future dei tassi non ha dato ancora spiragli per una decisione operativa, lasciando i retail a caccia dei minimi con un 70% di posizioni long yen.
Respira il franco svizzero che al termine di questa fase di risk off vede calare le posizioni short dal 91% al 86% con buone prese di profitto per i retail in sofferenza da tempo.
Ripartono ovviamente le oceaniche, che trovano spunti rialzisti in linea anche con il comparto azionario, dando fiato alle posizioni mean reverting dei retail in essere da tempo. Sul dollaro australiano siamo passati dal 88% long al 85% attuale e su dollar canada dal 85 % long al 82% attuale.
Lo storno dal risk off sembra iniziato.
-EQUITY
Vola il comparto azionario su ali di risk on forti come poche. A dare spinta il PIL usa non cosi negativo, l approvazione del rialzo al tetto del debito pubblico USA e ancora le trimestrali positive… insomma non ci sono motivi ora per vendere equity.
Il nasdaq vola sui massimi di periodo a 13242 pnt per stornare solo in nottata a cash chiuso, cosi anche l’SP500 che vola a 4140pnt e sembra ora proiettato sulle resistenze di 4160 pnt ed infine non da meno l’europa che porta il dax ai massimi di periodo , sotto le resistenze di 15900 pnt.
Il risk on torna a dominare i mercati… almeno fino alla FED!
-COMMODITIES
Invariato il mondo dei metalli, con il gold che mantiene il trading range tra 2011$ e 1970$ , mentre il wti tenta ritest dei supporti a 76$ ma la mm21 periodi oppone resistenza dinamica e lascia aperte le porte ad approdi fino 72.30$.
-DATI ATTESI DA CALENDARIO
Giornata ricca di market movers oggi,con i dati sul PIL europeo , l’infalzione in Germania e ancora di piu il PCE usa, l’indice dei prezzi per i bani di spesa personale che ricordiamo essere uno principali indicatori inflazionistici seguiti dalla FED.
Per ora dunque nessuna recessione, l’ottimismo dilaga in attesa della FED e della BCE della prossima settimana
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
IL SISTEMA BANCARIO è SALVO… FORSE!IL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 21.03.2023
-CONTESTO
Inutile negare che questi ultimi giorni sono stati davvero frenetici sui mercati finanziari, guidati principalmente dal panico, dalla paura che il sistema bancario mondiale potesse ancora uno volta andare in crisi e portare al collasso l’intero comparto, trascinando l’economia mondiale.
La nostra economia moderna ha come perno il sistema bancario, non lo si può negare, sempre di più il peso della finanza ha surclassato quello della reale produzione di beni e servizi, ponendo molto spesso dubbi sulla longevità del sistema economico moderno. Assumendo tutti i contro di un’economia fondata sulla finanza, dobbiamo accettarne anche i pro e ammettere che molte crisi vissute fino ai tempi moderni, ultima la pandemia del 2020 , avrebbero dovuto portare fasi di estrema povertà e crisi sistemica un un’economia fondata sulla reale produzione di beni e servizi, ma sebbene in maniera forse poco etica, il sistema finanziario ha sostenuto il mondo e permesso il superamento di quello che poteva essere una crisi mondiale.
Ma non tutte le ciambelle riescono con il buco, e nessun sistema economico-sociale è davvero perfetto; quindi, anche il sistema finanziario e bancario ha il suo tallone di Achille, che rimane e rimarrà sempre la raccolta di credito, e soprattutto la fiducia dei creditori nel sistema.
Ancora una volta abbiamo assistito a quanti danni possono creare le cadute di fiducia nel sistema finanziario, che ha portato al fallimento di una delle maggiori banche occidentali della storia.
In questo contesto oramai cosi delicato ci si avvicina all’appuntamento con la FED di mercoledi, con una banca centrale chiamata ancora da un lato alla lotta all’inflazione, che non è per nulla terminata, sebbene gli ultimi dati abbiamo dato buone speranze con un calo dell’indice dei prezzi al consumo al 6.0% rispetto al precedente 6.4% , ma che rimane pur sempre un dato che parte dall’inflazione di un anno precedente che era oltre il 7%... l’effetto base pesa fortemente. Dall’altro lato ora la FED dovrà dare iniezione di fiducia nel sistema bancario americano e mondiale, mantenendo equilibri delicatissimi tra un rialzo tassi da 25bp che potrebbe mostrare fiducia nella robustezza delle banche, ma anche mettere in difficoltà ulteriore il mondo del credito, permettendo ai rendimenti sovrani ulteriori allunghi rialzisti e conseguenti cali nei prezzi che gravano sui bilanci delle banche, ma è altrettanto vero che un nulla di fatto, quindi tassi invariati, potrebbero essere visti come segno di debolezza e timore in un sistema finanziario debole.
Davvero un contesto complesso quello nel quale si va a muovere la FED in questa riunione, non di meno le scommesse da qui a fine anno guardano con fiducia a tagli tassi progressivi che portino ad allentamenti nelle pressioni economiche , alimentando il risk on.
-FOREX
Il mondo valutario rimane ovviamente improntato a caratteri di dollaro centrismo , che premia in primis l’euro e la sterlina, mentre restano indietro le valute oceaniche, ancora pesantemente penalizzare da politiche monetarie troppo accomodanti rispetto ad un’inflazione che rimane ancorata ai massimi di periodo.
Dollar index pertanto rimane focus di questi giorni , e gli attuali ribassi lo proiettano verso 10250 prima e 100.80 poi, il che trascina il mondo retail in posizioni di mean reverting long, che si attestano al momento al 62%.
La possibilità di un dollaro americano ancora debole, porta a spinte rialziste l’euro, che trova i retail al 68% short sul basket e al 72% sul cambio major eurusd, che si proietta ora al test dei massimi di 1.0750 prima e 1.08 poi.
Non da meno la sterlina, che spinge ancora a rialzo contro il dollaro e trascina il 79% dei retail in posizione corta, dando fiducia agli acquisti sui supporti a 1.22 figura 1.2225.
Più deboli le oceaniche con il dollaro australiano che paga le scelte della RBA troppo dovish per il livello di inflazione che deve combattere. Per questo audusd si attesta sui supporti di 0.6650 con un 64% long di retail. Attenzione in questa fase a prendere posizione su una direzionalità contrarian al mondo retail, perché la FED di domani potrebbe cambiare gli scenari molto rapidamente.
Interessanti le dinamiche del dollaro canadese, che vive sempre un’altissima correlazione diretta con il wti, che ne ha generato l’attuale debolezza, oltre alle decisioni della BOC di rimanere ferma sugli attuali tassi del 4.50% in attesa delle risposte dall’economia relae. Non di meno il quadro tecnico del wti sembra favorire dei respiri che potrebbero coinvolgere anche il dollaro canadese. Eventuali respiri rialzisti del dollaro canadese, potrebbero portare usdcad a rotture ribassiste dei supporti a 1.3650 per aprire scenari di espansione di volatilità ribassista.
-EQUITY
Nella prospettiva di una fed più accomodante ed il conseguente mood di risk on che ne potrebbe nascere, gli indici mondiali iniziano ad avere performance positive. A festeggiare al momento è l’equity europea che vive il recupero dei titoli bancari, che trascinano a rialzo i listini europei , a partire dal DAX che dopo il break out della resistenza a 15200, si proietta a 15283 pnt.
Bene anche l’equity italiana con un +2.03% alle porte dei 26500pnt.
La fase di risk on, si manifesta anche sull’equity americana che in premarket si posiziona su performance positive, con il nasdaq a +0.20% al teste delle resistenze di 12600pnt, e si proietta verso i 12800pnt.
Non da meno l’sp500 che si attesta a 3975 pnt, e sembra pronto a break out rialzisti che lo proeittano a 4082 pnt.
-COMMODITIES
Per le commodities non possiamo trascurare i metalli , con il gold che dopo il touch dei 2000$ si attesta sui primi supporti a 1958 $ , mostrando ancora particolare forza rialzista, grazie ad un dollaro usa debole e alle incertezze del mercato obbligazionario. La chiave rimarrà ovviamente la FED, che potrebbe dare ulteriori spinte ribassiste al dollaro e ai rendimenti sovrani.
Interessante anche il wti, che respira dopo i minimi di 65$ , e si proietta ora sulle resistenze di 70.25$, prima area di resistenza tecnica.
Sarà interessante ora seguire gli sviluppi che seguiranno l’intervento della FED di domani, in attesa della quale il mercato potrebbe vivere ore di stasi ,ma rimaniamo con la guardia alta cari amici!
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
MAPPA INTERMARKET PORSCHE E..SETTORE AUTOMOBILISTICOBuongiorno a tutti.
Ognuno di noi ha dentro di sé delle passioni. Nel mio caso particolare, ne posso segnalare due:
• L’economia applicata ai mercati finanziari
• Il mondo automobilistico
Non è una novità la passione per il mondo economico, credo ormai molti di voi l’abbiano ampiamente capito. È invece la prima volta che nomino un’azienda del settore automobilistico all’interno della mia raccolta: Porsche. Ebbene sì, ho una passione sfrenata per questo genere di automobili sportive.
Diventa estremamente interessante riuscire ad intrecciare due passioni tra loro, andando a creare successivamente delle opportunità di investimento.
Questo è quello che mostrerò all’interno di questo articolo, fornendovi un’ampia mappa intermarket che lega Porsche a diverse altre aziende, settori, materie prime, valute e…nazioni!
Buona lettura!
BREVI CENNI SU PORSCHE
Porsche è una casa automobilistica tedesca con sede a Stoccarda fondata nel 1931 da Ferdinand Porsche.
La stessa appartiene dal 2012 al gruppo Volkswagen. Famosa per produrre automobili sportive, conta circa 27000 dipendenti.
Ad oggi l’azienda produce sei modelli di autovetture diverse:
• Modello 718 (a benzina)
• Modello 911 (a benzina)
• Modello Taycan (elettrico)
• Modello Panamera (a benzina o ibrido)
• Modello Macan (a benzina)
• Modello Cayenne (a benzina o ibrido)
ANALISI SETTORIALE: SETTORE AUTOMOBILISTICO E SETTORE DEI BENI CICLICI
Nonostante appaia abbastanza scontato, Porsche appartiene al settore automobilistico europeo. Un etf che replica il movimento di quest’ultimo è l’ISHARES STOXX EUROPE 600 AUTOMOBILIES & PARTS (ticker EXV5):
All’interno del paniere dell’etf troviamo aziende come:
• Mercedes-Benz
• Stellantis
• Volkswagen
• BMW
• Ferrari
• Porsche
• Renault
• Volvo
Potete trovare maggiori informazioni sull’etf (partecipazioni % e aree geografiche) al link:
www.blackrock.com
Lo stesso settore automobilistico appartiene al più ampio settore dei beni discrezionali (ossia al settore dei beni non essenziali e ciclici). Un buon etf che replica il suo andamento è l’SPDR MSCI EUROPE CONSUMER DISCRETIONARY (ticker STRX):
La grafica mostra l’andamento del prezzo dell’etf, le relative prime dieci partecipazioni e la distribuzione per paese.
Paragonando Porsche con i due etf presentati andremo a osservare una forte correlazione positiva:
Abbiamo dunque capito come Porsche sia correlata in maniera diretta ai suoi settori di riferimento.
Ora allargheremo la mappa intermarket.
I COMPONENTI AUTOMOBILISTICI E LE RELATIVE CORRELAZIONI
Per scoprire nuove correlazioni andando ad allargare la mappa intermarket occorre porsi la domanda: “Quali sono le componenti automobilistiche?”
Ne possiamo citare diversi:
• Telaio
• Sistema di raffreddamento
• Turbo compressore
• Impianto di alimentazione
• Batteria
• Tubi di scarico
• Trasmissione
• Pneumatici
• Impianto frenante
Scoprirete ora come alcuni di questi specifici componenti siano correlati al settore automobilistico.
• TELAIO: STEEL AUTHORITY OF INDIA LIMITED E STEEL DYNAMICS
Uno dei materiali di maggior utilizzo per la produzione dei telai è l’acciaio. Vien quindi logico pensare che, dal momento in cui parte della domanda di acciaio proviene dal mondo automobilistico, è forse possibile trovare una correlazione diretta.
Condivido un grafico in cui vengono rappresentati il settore automobilistico da una linea di prezzo nera, Steel Dynamics da una in blu e Steel authority of India limited da una in rosso:
Per chi non lo sapesse, Steel Dynamics è un produttore di acciaio americano con sede a Fort Wayne, Indiana, mentre Steel Authority of India Limited è un produttore dello stesso materiale di proprietà del governo indiano con sede a Nuova Delhi.
Possiamo in effetti osservare delle correlazioni positive, seppur non fortissime. Vien tuttavia da affermare che le acciaierie citate e il settore automobilistico siano legati in maniera diretta.
• TURBO COMPRESSORE: GARRETT MOTION INC
Il turbo compressore è un sistema meccanico che ha lo scopo di sovralimentare un motore a combustione interna. Al giorno d’oggi, dai primi sviluppi negli anni ’80, è possibile trovarlo in una vastissima gamma di automobili.
Maggiore è la produzione di automobili, maggiore sarà la richiesta di questo componente: è quindi lecito attendersi una correlazione tra il settore automobilistico e quello dei turbo compressori. Un’azienda produttrice di tali sistemi di sovralimentazione è Garrett Motion Inc :
Correliamo ora l’azienda al settore:
Anche in questo caso possiamo osservare una correlazione positiva.
• BATTERIA: GLOBAL X LITHIUM & BATTERY TECH ETF
La batteria è il componente più importante di un’automobile elettrica e tra i più importanti di un’automobile ibrida. In essa viene immagazzinata l’energia necessaria a far muovere un auto e alla base del suo funzionamento c’è un processo chimico. Le batterie più tradizionali sono quelle agli ioni di Litio.
La domanda di batterie agli ioni di Litio è in costante aumento: un etf che replica il movimento delle più grandi aziende attive nel campo dell’esplorazione ed estrazione del Litio o nella produzione di batterie allo stesso materiale è il Global X Lithium & Battery Tech (ticker LIT):
Le prime 10 partecipazioni dell’etf sono rappresentate all’interno della grafica che segue:
Maggiore sarà la domanda di batterie da parte dell’industria automobilistica, tanto più alta sarà la correlazione tra i settori. Questo è vero a livello grafico?
Si! Le due linee di prezzo sono legate da una correlazione positiva!
• TUBI DI SCARICO: PLATINO E PALLADIO
Due dei più importanti componenti delle marmitte delle automobili sono il Platino e il Palladio. Essi sono utilizzati come parti integranti dei sistemi catalitici con lo scopo di ridurre emissioni di carbonio. Il platino viene (e veniva) più utilizzato nei motori diesel, mentre il palladio più nei motori a benzina e ibridi.
La correlazione che osserviamo tra questi due metalli industriali (e preziosi) e il settore automobilistico è tuttavia debolmente positiva:
Andremo nuovamente a prendere in considerazione il platino e il palladio nel prossimo paragrafo.
• PNEUMATICI
Riferendoci agli pneumatici, non possiamo non prendere in considerazione una multinazionale con sede in Italia: Pirelli.
È lecito aspettarsi una correlazione dell’azienda con il settore automobilistico? Direi di sì, dal momento in cui la società è tra i principali operatori mondiali nel settore degli pneumatici in termini di fatturato, operante in tutto il mondo con una presenza commerciale in oltre 160 nazioni:
La grafica indica una correlazione fortemente positiva.
• IMPIANTO FRENANTE
Così come per gli pneumatici era impossibile non nominale Pirelli, anche per gli impianti frenanti non si può evitare di nominare Brembo, azienda italiana leader nello sviluppo e nella produzione di impianti frenanti per veicoli.
La sua correlazione con il settore automobilistico è fortemente diretta, al pari di Pirelli:
CORRELAZIONE TRA SETTORE AUTOMOBILISTICO E…AZIONARIO SUDAFRICANO E CAMBIO USDZAR
Credo che diversi di voi lettori troveranno piuttosto controverso il titolo di questo paragrafo; perché dovrebbero mai esistere delle correlazioni tra il mercato azionario sudafricano e il cambio USDZAR con il settore automobilistico europeo? Tratterò l’argomento nella maniera più semplice possibile.
Gli attori che vanno a legare queste correlazioni sono due metalli precedentemente nominati: il platino e il palladio.
La nazione che domina la graduatoria dei produttori mondiali ed esportatori di questi due metalli è il Sudafrica; la sua economia è fortemente dipendente da ciò che offre il suo sottosuolo. Dal momento in cui la moneta locale di un paese è influenzata, tra le altre cose, dalla forza che presenta la propria economia e siccome quest’ultima (sudafricana) si basa sulle esportazioni di platino e palladio, possiamo affermare che esista una correlazione tra il cambio USDZAR, platino e palladio?
Si! La correlazione tra cambio valutario e metalli preziosi si presenta inversa. Questo significa che:
• Al rafforzarsi del prezzo delle due materie prime il Rand Sudafricano si rafforza
• All’indebolirsi del prezzo dei due metalli, il Rand Sudafricano si indebolisce.
Anche il mercato azionario sudafricano risente della forza o della debolezza del platino e del palladio? La risposta è mostrata nella grafica seguente:
La correlazione positiva tra l’etf di Ishares MSCI South Africa Index Fund (che mira a replicare il più fedelmente possibile l'andamento di un indice composto da società del Sudafrica) e le due materie prime indica che anche il mercato azionario, così come la valuta, è influenzato.
Tornando infine al titolo del paragrafo, perché esistono correlazioni tra il settore automobilistico e l’economia sudafricana?
Perché, come ho spiegato precedentemente, parte della domanda del platino e del palladio proviene dal settore automotive.
Possiamo osservare quindi:
• Una correlazione negativa tra settore automotive e cambio USDZAR
• Una correlazione positiva tra azionario sudafricano e settore automotive:
E, per tornare a monte, è positiva la correlazione tra una delle mie passioni più grandi, Porsche, e lo stesso mercato azionario:
Facendo dunque un breve riepilogo:
• L’azienda Porsche appartiene al settore automobilistico europeo e al più ampio indice dei beni
discrezionali (o ciclici)
• Ogni componente automobilistico è legato in maniera diretta al settore di riferimento: tanto maggiore sarà la forza delle diverse aziende (come Porsche, BMW, Volkswagen, Ferrari ecc), tanta forza dimostreranno le società “associate” (come Pirelli, Brembo, Garrett ecc)
• Quanto più la domanda automobilistica aumenterà, tanto più aumenteranno i prezzi del platino e del platino (il cui prezzo si basa sulla legge della domanda e dell’offerta essendo quest’ultime materie prime)
• Quanto più la domanda dei metalli costituenti i sistemi di scarico delle automobili aumenterà, tanto più andrà a beneficiarne il Sudafrica, essendo la sua economia basata per lo più su ciò che offre il suo sottosuolo
• Alla forza economica sudafricana ne beneficerà la moneta locale, il Rand, e il mercato azionario.
DA UNA PASSIONE AD UN’OPPORTUNITA’ DI INVESTIMENTO
Arriviamo quindi all’ultimo paragrafo, dove mostrerò come crearsi un’opportunità di investimento.
Ci tengo a precisare che ciò che leggerete non è un consiglio ad investire.
Ho illustrato come Porsche appartenga al settore dei beni ciclici. Quest’ultimo restituisce tipicamente delle performance positive in climi di risk-on e, al contrario, performance negative in risk-off.
Ho quindi creato un termometro di “rischio”, ossia un grafico di prezzo utile a fornirmi informazioni riguardanti il rischio percepito dal mercato. Questo termometro non è altro che l’indice di forza relativo tra il settore dei beni ciclici e quello delle utilities europei:
Quando gli investitori sono disposti a rischiare, concentrano maggiormente i loro acquisti su aziende cicliche (ad alto beta) rispetto a quelle difensive (a basso beta, come il settore delle utilities). Da questo ne deriva che:
• In climi di risk-on, indicati nella grafica dalle zone ombreggiate di color rosso, STRX (beni ciclici) sovraperforma FSTU1! (utilities)
• In climi di risk-off, indicati nella grafica dalle zone ombreggiate di color blu, FSTU1! sovraperforma STRX
Per confermare la mia teoria sul risk-on/risk off, aggiungo un ulteriore aspetto: qual è quel particolare indicatore che tende ad apprezzarsi durante momenti di turbolenza (o di risk off) dei mercati e tende a deprezzarsi in fasi contrarie? Riferendoci al mercato europeo l’indice di volatilità VSTOXX, spesso nominato “indice di paura”!
Secondo la mia teoria, la correlazione tra l’indice di forza e il VSTOXX dovrebbe dunque presentarsi inversa, perché:
• In risk on, il VSTOXX si deprezza (perché la paura nei mercati è assente) e l’indice di forza dovrebbe apprezzarsi
• In risk off, il VSTOXX si apprezza (perché la paura nei mercati è presente) e l’indice di forza dovrebbe deprezzarsi
Questo è vero?
Direi di si! Il grafico mostra che:
• Quando le preferenze degli investitori si spostano sulle aziende difensive (utilities), la paura e le incertezze nei mercati fanno da padroni
• Quando le preferenze degli stessi si focalizzano su aziende cicliche, le paure e le incertezze registrano delle notevoli flessioni al ribasso
Che tipo di performance ha registrato il settore automobilistico all’interno di quei diversi “momenti risk-on” indicati nella grafica?
Direi ottime. Si registrano infatti prestazioni del:
• +37.21%
• +24.83%
• +15.59%
• +20.47%
• +74.32%
E Porsche?
Direi prestazioni degne di nota. Infatti:
• +31.67%
• +17.83%
• +42.04%
• +14.72%
• +98.05%
Lo stesso indice di forza STRX/FTSU1! può essere utilizzato anche per tracciare le prestazioni dei componenti automobilistici (vista la correlazione di questi ultimi con il settore automotive, analizzata nei paragrafi precedenti):
Steel Dynamics registra quattro prestazioni positive su cinque:
• -0.83%
• +40.47%
• +36.53%
• +5.47%
• +119.29%
Si comporta in maniera analoga Steel Authority of India Limited:
Quattro prestazioni positive su cinque:
• -12.63%
• +34.40%
• +39.06%
• +11.90%
• +286.32%
Lo stesso vale per Global X Lithium & Battery Tech, Garrett Motion Inc, Pirelli e Brembo:
• +2.85%
• +15.98%
• +8.92%
• -1.62%
• +97.74%
• +55.97%
• +38.61%
• +11.79%
• +10.09%
• +48.91%
• +38.17%
• +44.02%
• -11.23%
• +24.87%
• +41.36%
Lo stesso indice di forza “europeo” è utile anche per tracciare le prestazioni del cambio USDZAR e dell’azionario sudafricano (vista la correlazione di questi ultimi due con il mercato automobilistico):
• +3.77%
• -11.44%
• -10.74%
• -2.32%
• -17.13%
• +9.35%
• +12.85%
• +19.17%
• +14.98%
• +32.16%
L’indice di forza ha dunque dimostrato non solo di essere un ottimo termometro di “rischio”, ma anche un ottimo indicatore da utilizzare per capire quando gli asset presentati all’interno di questa analisi dovrebbero registrare delle performance positive.
Se quindi, personalmente, decidessi di investire in una delle aziende citate, STRX/FSTU1! sarebbe sicuramente uno dei primi segnali che andrei a considerare.
Da una passione ad un’opportunità di investimento: Porsche e mappa intermarket del settore automobilistico.
Grazie per l’attenzione, Matteo Farci