US30YRS YELDIl rendimento del bond trentennale Usa non aveva mai superato la resistenza segnata dal lontano 1988... se la candela mensile dovesse chiudere al di sopra di tale resistenza sarà dura per l'azionario...di alestocks111
Analisi BUND Gli aiuti fiscali che in questi giorni paesi come Germania, Francia e Italia stanno pianificando per sostenere il potere d'acquisto dei consumatori, potrebbero avere delle conseguenze rilevanti sull'azione dell'ECB. Nella misura in cui tali aiuti costituiscano di fatto dei tetti ai prezzi energetici e non, si andrebbe direttamente ad intervenire sul tasso di inflazione. Ad esempio, le misure dirette a contenere i prezzi dell'energia avrebbero effetti diretti sul tasso di inflazione e indiretti in quanto gli altri beni e servizi che compongono il paniere di consumo avrebbero costi di produzione più bassi e quindi prezzi più bassi in un mercato concorrenziale. Sovvenzionando altre tipologie di spesa quali ad esempio, quelle di trasporto (come fatto in Germania) psi avrebbe lo stesso risultato. In uno scenario del genere il tasso di inflazione verrebbe forzatamente controllato dalle misure fiscali e le aspettative di hike potrebbero ridursi di fatto rendendo più semplice la vita della BCE. Tuttavia, se le misure fiscali fossero invece distribuite a pioggia sottoforma di assegni una tantum si potrebbero avere effetti controproducenti. L'emissione di debito derivante dagli stimoli fiscali per l potere d'acquisto dei consumatori, avrebbe degli effetti inflativi sul mercato. D'altro lato, questo porterebbe la BCE a reagire come maggiore aggressività per frenare l'inflazione. L'aumento dei tassi d'interesse e la riduzione dei tassi di crescita dell'offerta monetaria avrebbero un effetto frenante sulla produzione e quindi sul reddito. Ma se il potere d'acquisto viene sostenuto dagli interventi fiscali si creerebbe potenzialemente una spirale tale per cui maggiori aiuti fiscali comporterebbero maggiore inflazione e quest'ultima costringerebbe la BCE a intervenire più massicciamente provocando quindi un contesto di stagflazione (maggiore inflazione e minore produzione). Attualmente il primo scenario sembrerebbe quello più realistico. Preparatevi a comprare BUND! (La BCE annunciera il rialzo giovedì. Il mercato attualmente prezza la possibilità di rialzo da 75 bps per cui un qualsiasi rialzo minore, in un'ottica di breve termine ha implicazioni dovish sul prezzo. E' tuttavia consigliato aspettare la decisione)Longdi CosimoCalabrese0
Migliorare l'operatività osservando i tassi d'interesse: Parte 2Ciao a tutti! 👋 Questo mese abbiamo voluto approfondire il tema dei tassi di interesse: cosa sono, perché sono importanti e come si possono utilizzare nel trading. Si tratta di un argomento su cui i nuovi trader di solito sorvolano quando iniziano a operare, quindi ci auguriamo che questa sia una serie utile e fruibile per i nuovi trader che vogliono saperne di più sulla macroeconomia e sull'analisi fondamentale! La scorsa settimana abbiamo dato un'occhiata a come trovare i prezzi delle obbligazioni sulla nostra piattaforma, oltre a qualche rapido consiglio per capire come e perché si muovono i tassi di interesse. Se desiderate un rapido ripasso, cliccate sul link in fondo a questo post. Questa settimana vedremo perché la comprensione dei tassi di interesse è importante per il vostro trading e come potete utilizzare queste informazioni a vostro vantaggio. Si può pensare ai mercati dei tassi in tre dimensioni. 1.) Assoluta 2.) Relativa 3.) Attraverso il tempo In altre parole; 1.) Come vengono scambiati i tassi su base assoluta? Ovvero, offrono un rischio/rendimento interessante per gli investitori? 2.) Come vengono scambiati i tassi su base relativa? Ovvero, cosa separa i prezzi delle obbligazioni tra i diversi Paesi? 3.) Come vengono scambiati i tassi nel tempo? Ovvero, cos'è la "curva dei rendimenti"? Vale la pena di dare un'occhiata un po' più approfondita a ciascuna di queste dimensioni e al loro funzionamento. Questa settimana inizieremo ad analizzare i tassi di interesse da un punto di vista "assoluto" . 🏦 Quando si tratta di considerare le obbligazioni come veicolo d'investimento diretto, ossia l'acquisto e la vendita diretta di questi strumenti, i grandi investitori guardano in genere a quanto siano interessanti le obbligazioni dal punto di vista del loro rendimento in rapporto al rendimento totale offerto da altre classi d'investimento, come le azioni, le materie prime e le criptovalute. Per valutare la questione del rendimento totale, è importante conoscere i tre rischi principali: 1.) Rischio del tasso sui fondi della Banca Centrale 2.) Rischio inflazione 3.) Rischio di credito In altre parole; 1.) Il tasso della banca centrale si muoverà in modo tale da rendere non competitivo il tasso di interesse che ricevo su un'obbligazione? 2.) Le obbligazioni sono prestiti a tempo. L'inflazione si prenderà il mio capitale in termini di potere d'acquisto più velocemente di quanto mi venga remunerato? 3.) La mia controparte può rimborsarmi alla scadenza dell'obbligazione? Per gli Stati Uniti, la terza domanda viene tipicamente "ignorata" in quanto il prestito di denaro al governo americano è spesso considerato "privo di rischio", ma allo stesso modo, la comprensione sulla possibile convenienza dei rendimenti obbligazionari su determinati orizzonti temporali rispetto ai tassi d'interesse e all'inflazione è una questione cruciale. Inoltre, il rischio/rendimento assoluto dei tassi deve essere confrontato con quello di altre classi di attività. Se l'S&P 500 rende il 2%, pagato dagli utili delle maggiori società del Paese, come si colloca il rischio di detenere azioni rispetto a quello di detenere obbligazioni? Per capire come gli istituti valutano questa decisione, spesso si può osservare il movimento dei tassi di interesse sul mercato aperto. Quando le azioni superano le obbligazioni, la domanda istituzionale di azioni è più elevata, il che indica che le persone si sentono bene e vogliono correre dei rischi. Quando le obbligazioni superano le azioni, può essere indicativo del fatto che le persone preferiscono detenere strumenti di pagamento degli interessi "privi di rischio" piuttosto che azioni di società con prospettive economiche in peggioramento. Questo è il modo più diretto di guardare ai tassi di interesse: come si confrontano con i rischi assoluti del mercato e come si confrontano con altri flussi di "rendimento"? Hanno senso dal punto di vista del rischio/rendimento? Un'ultima cosa: se i tassi d'interesse aumentano, l'importo del rendimento necessario per "compensare" l'assunzione del rischio deve diventare sempre più alto, altrimenti altri asset come le azioni iniziano a non essere più competitivi. Inoltre, tassi di interesse più elevati significano che i flussi di cassa futuri valgono meno, dato che la maggior parte dei calcoli di valutazione si basa sul "tasso privo di rischio". Ad esempio, questa situazione si è verificata alla fine dello scorso anno, quando la gente ha iniziato a vendere obbligazioni e i tassi di interesse hanno cominciato a salire. Con l'aumento dei tassi di interesse, le azioni che avevano una buona parte del loro "valore" prezzato nel futuro sono state le più colpite, poiché il valore di quei flussi di cassa in termini reali è sceso. I tassi di interesse possono essere molto utili per mettere in prospettiva le grandi mosse del mercato 😀 Per questa settimana è tutto! La prossima settimana analizzeremo invece come il rischio di credito e il rischio di cambio incidano sul prezzo relativo delle obbligazioni e come i diversi titoli sovrani possano o meno apparire interessanti l'uno rispetto all'altro su base relativa. L'ultima settimana analizzeremo la curva dei rendimenti e il modo in cui il rischio nel tempo influisce sulla domanda di tassi. Saluti! -Team TradingView Ecco il post della scorsa settimana, se non vi siete ancora messi in pari: Selezione editorialeFormazionedi TradingView15
Ethereum Merge: cosa succederà ai Token non fungibili (NFT) ?FTX:ETHPERP TL;DR Ethereum ha annunciato la data della tanto attesa fusione, che avverrà probabilmente il 15 settembre. La fusione di Ethereum avrà un impatto sugli utenti, in quanto i loro asset digitali potrebbero essere colpiti da questo evento. La transizione da Proof of Work a Proof of Stake avrà probabilmente ripercussioni sugli NFT basati su Ethereum, per cui gli utenti devono prendere misure precauzionali. Quest'anno Ethereum compie 7 anni e ha portato ai suoi utenti un regalo sotto forma di Ethereum merge. Ethereum merge avrà un impatto duraturo sugli utenti, poiché sta cambiando l'idea di base del suo funzionamento. Il cambiamento del modello di funzionamento era atteso da tempo e si propone di apportare molti miglioramenti. Non porterà solo un miglioramento della velocità, ma anche altri miglioramenti per gli utenti. Gli NFT e altri asset digitali saranno probabilmente influenzati dalla fusione di Ethereum. Il passaggio da Proof of Work a Proof of Stake creerà probabilmente una copia degli NFT. Pertanto, il secondo NFT potrebbe creare problemi al proprietario. Anche se non c'è certezza che ciò accada, c'è comunque la possibilità che ciò accada. Pertanto, gli utenti devono prestare attenzione prima che si verifichi un incidente spiacevole. Ecco una breve panoramica degli impatti della fusione di Ethereum sugli NFT e di ciò che gli utenti possono fare per prevenire gli impatti negativi. Ethereum merge e i suoi impatti La fusione di Ethereum avrà un impatto su tutti i membri dell'ecosistema. Tra questi vi sono gli utenti, gli sviluppatori, i minatori, ecc. La fusione ha richiesto molto tempo perché gli sviluppatori volevano assicurarsi che non ci fossero problemi di qualità. Il cambiamento della modalità di funzionamento ridurrà l'impronta di carbonio di Ethereum. Inoltre, il processo di convalida delle transazioni diventerà più semplice per gli utenti. L'eliminazione della concorrenza dei validatori farà diminuire le tariffe del gas per le transazioni, a vantaggio degli utenti. Gli NFT sono una delle merci più significative della blockchain di Ethereum, che di fatto procura notevoli entrate all'ecosistema. I nostri analisti stanno ipotizzando i vari impatti che la fusione di Ethereum potrebbe avere sugli NFT. L'impatto più importante sarà la diminuzione dei costi per quanto riguarda la creazione e i trasferimenti degli NFT. Il cambiamento citato ridurrà l'uso del carbonio al 90% sulla blockchain di Ethereum. In molti prevedono un'impennata per Ethereum quando la fusione avrà luogo. Inoltre, minting, transazioni e operare in generale con gli NFT di eth diventerà molto più semplice. Possibili rischi legati agli NFT I possibili impatti della fusione di Ethereum non si limitano ai benefici. Al contrario, potrebbe avere alcuni impatti negativi sugli NFT e sui loro proprietari. Secondo molte figure di spicco del NFT Market, la fusione di Ethereum potrebbe mettere a rischio gli NFT degli utenti. Poiché è probabile che la fusione di Ethereum avvenga il 15 o il 16 settembre, gli utenti hanno il tempo di mettere al sicuro i loro NFT. Ad ogni modo, si prevede che almeno un fork di Proof of Work di Ethereum rimanga in circolazione. Pertanto, se il fork citato rimane, creerà due versioni delle NFT degli utenti. Una versione sarà presente sul fork Proof of Work, mentre l'altra sarà sul Proof of Stake Ethereum. Gli utenti potrebbero trovarsi di fronte a un problema chiamato "attacco replay", il che significa che se una transazione avviene su una blockchain, potrebbe avvenire anche sull'altra. In questo modo, qualcun altro potrebbe essere in grado di accedere a NFT o a qualsiasi altro asset digitale ed effettuare una transazione. L'impatto menzionato potrebbe non verificarsi necessariamente, ma c'è una possibilità. Tuttavia, gli utenti possono cancellare i loro NFT dalla vendita e trasferirli alla loro nuova catena PoW su nuovi portafogli. In questo modo, gli utenti possono salvare i loro NFT da possibili impatti. Conclusione È probabile che la fusione di Ethereum avvenga presto, visto che la data indicativa è il 15 settembre. Secondo molti esperti della community NFT, c'è la possibilità che gli NFT vengano colpiti a causa dei cambiamenti di modalità. Uno di questi è un "attacco replay", che può creare uno scenario di doppie transazioni. di cryptohubbleAggiornato 3
Come migliorare il trading osservando i tassi di interesse?Ciao a tutti! 👋 Questo mese abbiamo voluto approfondire il tema dei tassi di interesse: cosa sono, perché sono importanti e come si possono estrapolare informazioni a riguardo da usare nel trading. Si tratta di un argomento su cui i nuovi trader all'inizio sono soliti sorvolare, quindi ci auguriamo che questa sia una serie utile e fruibile per i nuovi trader che vogliono saperne di più sulla macroeconomia e sull'analisi fondamentale! La prima domanda da porsi quando si ha a che fare con i tassi di interesse è come visualizzare le informazioni su TradingView. Sebbene sia sempre possibile fare clic sulla scheda "Obbligazioni" sotto "Mercati" e navigare fino alla tabella "Tassi", un modo ancora più semplice per visualizzare i tassi d'interesse in tutto il mondo è quello di utilizzare il comando "Ricerca" e digitare "10Y". Cliccando poi su "Economia", si dovrebbe essere in grado di vedere tutti i mercati globali dei tassi d'interesse a 10 anni: Questa configurazione consente di ottenere i tassi a "10 anni", ma è possibile ottenere obbligazioni con scadenze diverse utilizzando altri ticker. Ad esempio, è possibile visualizzare i tassi a 3 mesi degli Stati Uniti digitando "US03M", o i tassi brasiliani a 10 anni digitando "BR10Y". Tutti i mercati dei tassi all'interno del nostro circuito seguono questo standard di codici ticker. Provatene uno! È facile. Per chi non lo sapesse, ecco come funzionano i tassi di interesse. I tassi di interesse fluttuano sul mercato proprio come le azioni o le criptovalute; si muovono inversamente ai prezzi dei titoli di Stato. In questo modo, si può semplicemente guardare ai prezzi dei titoli di Stato per avere un'idea dell'andamento dei tassi di interesse -> si muoveranno in direzione opposta. Il motivo è che le obbligazioni vengono emesse con un "valore nominale" e un "tasso cedolare". Supponiamo che il valore nominale di un titolo di Stato sia di 1.000 dollari e che il tasso cedolare sia del 2%. Ciò significa che ogni anno l'emittente dell'obbligazione pagherà al possessore 20 dollari. Il fatto è che, una volta emesse, le obbligazioni possono essere scambiate liberamente sul mercato. Supponiamo che l'obbligazione da 1.000 dollari aumenti di valore e inizi a essere scambiata a 1.030 dollari, perché per qualche motivo c'è una domanda significativa. Poiché i 20 dollari pagati all'obbligazionista sono fissi, il "tasso d'interesse" effettivo che gli acquirenti ottengono pagando 1.030 dollari per l'obbligazione è leggermente inferiore al 2% -> 1,94% per essere precisi. Pertanto, le variazioni dei prezzi delle obbligazioni modificano i "tassi di interesse" in tempo reale sul mercato! Una cosa da notare: i tassi dei titoli di Stato sono diversi dal tasso dei "fondi" fissato dal governo, il quale è definito dalla banca centrale di un paese . La prossima settimana, nella seconda parte, analizzeremo i fattori che determinano la domanda e l'offerta di titoli di Stato e tassi d'interesse, e come la politica monetaria influenzi tutti gli asset che negoziate. E in più, come potete utilizzare queste informazioni a vostro vantaggio! Ci vediamo la prossima settimana! - Team TradingView ❤️❤️Selezione editorialeFormazionedi TradingView3343
Siamo vicini alla RECESSIONE AMERICANA?Vi lascio alcune analisi fondamentali riguardo la possibile recessione Americana e quando questo scenario potrebbe verificarsi. Dalle ultime letture trimestrali del GDP abbiamo visto un ulteriore calo, segnando due letture negative consecutive. Tecnicamente con i dati analizzati ci troviamo già in un scenario di "recessione tecnica". Analizzando in profondità, il mercato obbligazionario è entrato in territori molto scomodi per l'economia americana, soprattutto lo spread tra i rendimenti a 10 anni con i 2 anni. Dal grafico possiamo notare come ogni qualvolta il prezzo ha toccato il minimo, nell'arco di 8-12 mesi l'economia americana è entrata in recessione. Attualmente ci troviamo a livelli di minimi storici toccati nel 2000, arriveremo a toccare nuovi minimi? Cosa ha spinto in settimana lo spread così in basso? Le notizie di venerdì riguardanti il Non Farm Payroll e il tasso di disoccupazione hanno distrutto le attese, mostrando un ulteriore forza del lavoro, questa potrebbe tradursi in una presa di posizione della FED ancor più aggressiva. Analizzando i dati e calcolando la media di giorni che in passato sono trascorsi dopo i minimi dello spread us10y-us02y, è di 297 giorni, con questo calcolo la possibile proiezione di una recessione ricade ad agosto 2023. Continuiamo l'analisi con altri grafici per avere più chiara la situazione. Nel grafico mostrato sopra, ho evidenziato le recessioni passate con i rialzi dei tassi d'interesse da parte della FED. Possiamo notare come dopo un rialzo dei tassi d'interesse più o meno importante l'America cade in recessione. Il calcolo effettuato anche in questo caso è stato quello di valutare la media di giorni che in passato sono trascorsi prima di cambiare ciclo economico. Con una media di 990 giorni, la proiezione della recessione americana ricade a fine 2024. Un altro grafico che ho utilizzato per avere la situazione attuale più chiara, è stato quello del prodotto interno lordo. Inserendo le aree di recessione e la linea dello zero (linea rossa) è evidente come ogni volta che il GDP (GROSS DOMESTIC PRODUCT) scende sotto lo 0, l'America subisce una forte frenata. Attualmente il valore si trova a -0,90, quindi poco al di sotto alla linea dello zero. L'ultimo grafico che porto all'interno di questa analisi è quello del rendimento a 2 anni. La media di giorni che passano dal picco dei rendimenti alla recessione è di 444 giorni, anche qui seguendo questa linea guida arriviamo ad agosto 2023. Pare chiaro che la situazione che la banca centrale americana vuole fare passare non è proprio quella che il mercato riflette. In base ai dati attuali e alle condizioni di instabilità dei mercati, le proiezioni di agosto 2023 sono da prendere con le pinze, ovviamente il passato non è garanzia del futuro ma guardare i comportamenti passati è molto utile come linea guida in generale. La situazione in Europa attualmente sembra leggermente migliore ma in vista dell'inverno la situazione potrebbe cambiare drasticamente. Prossimamente andrò a commentare i grafici degli indici azionari e quello delle materie prime per avere un ulteriore idea di quello che ci possiamo aspettare nei prossimi mesi e non solo. Buon trading a tutti. M&A_Forex di mattiabonetti_4417
Obbligazioni e Politica Monetaria, in ballo l'economia.Obbligazioni? Politica Monetaria? In USA continua a crescere il mercato del lavoro, numeri che allontanano eventuali recessioni di breve periodo, anche se si continua ad alimentare l'inflazione. Il Boom di nuovi assunti e la bassa disoccupazione costringerà la Federal Reserve Bank ad aumentare ancora i tassi costringendo Wall Street & Piazza Affari a muoversi ancora nel mercato "Orso". La Federal Reserve, per voce di Powell, non avrebbe ritoccato i tassi a settembre, ora però con i dati del lavoro in crescita forse forse qualche ripensamento ci sarà. L'inflazione è alimentata anche dall'aumentare degli occupati che possono far crescere i consumi e quindi in USA l'inflazione cresce grazie alla buona salute economica, in Europa invece alla BCE tocca patire e gestire un'inflazione causata dall'aumentare dei prezzi delle materie prime causa conflitto Russia Ucraina. Tassi e politica monetaria sono i driver dei prossimi mesi, le banche centrali al momento non hanno alcun sostegno politico e questa situazione potrebbe costringere i mercati a rimanere scarichi e lateralizzare per molto tempo. Quasi certamente si rinforzerà il mercato obbligazionario, ma i rendimenti devono purtroppo crescere ancora! I dati macro del lavoro di oggi hanno fatto recuperare il terreno perso nei giorni scorsi a tutti i rendimenti finanziari tra cui il rendimento USA che è tornato a salire riportandosi a quota 2.80%, rialzo per il rendimento Tedesco a 0.95% mentre il rendimento Italiano fortunatamente ha lateralizzato attorno al 3%. Il rendimento del decennale sta calando con decisione dai top toccati di recente. La tendenza in atto è destinata a proseguire? Il mercato delle obbligazioni lato debito si sta calmando e c'è effettivamente un ritorno verso livelli più miti. Questo è merito anche dell'attuazione dello scudo anti-spread da parte della BCE. Il mercato obbligazionario lato debito si sta calmando e c'è effettivamente un ritorno verso livelli più miti. Il rendimento del BTP a 10 anni è sceso stabilmente sotto il livello del 3,4%, resistenza forte che si è venuta a creare nei giorni della crisi di Governo. Il decennale è sceso addirittura sotto il 3% e questo è un ottimo segnale di distensione sul mercato del debito obbligazionario. Sarà importante ora che il rendimento del decennale scenda al di sotto del 2,9% per poter stare più sereni e scendere ancora verso la soglia del 2,6%-2,5%. La riduzione del rendimento e quindi del costo dell'indebitamento, ha favorito il rialzo delle obbligazioni che offrono rendimento. Tutti i BTP hanno iniziato a galoppare verso l'alto, chi più e chi meno, con l'indice delle obbligazioni quotate che è salito dai 93 alla vecchia resistenza intorno ai 97 punti. Un ulteriore allungo sopra questo livello aprirà le porte ad una salita verso quota 100 e molte obbligazioni potrebbero ritrovarsi a pareggiare il tel quel. di santeptrader1
btp 10yadesso i rendimenti scendono ma quando andremo in recessione e saranno costretti a salire si che vedremo delle cifre viste probabilmente nel secolo scorso buon trading a tutti e buone vacanze!di LUCA.P0
rendimenti americani i rendimenti americani scontano una recessione nel breve ma potrebbero essere i primi a riprendersi nel 23 buon trading a tutti e buone vacanze!di LUCA.P1
dei rendimenti tedeschi sicuramente hanno sofferto e continueranno a soffrire anche perche dovranno sconteranno recessione nel q1 23Shortdi LUCA.P0
TAssi USA. Decennale alla ricerca di un minimoCi sono ottime possibilità che i dati sull'inflazione possano essere inquadrati nello specchietto retrovisore, per l'impressione diffusa che l'inflazione possa aver toccato i suoi massimi assoluti. Ovviamente, non si può essere sicuri e certi sul fatto che l'inflazione non sia più in una traiettoria rialzista, per quanto il mercato stia passando proprio per questo motivo periodi critici e nervosi. Allo stesso tempo, si può anche ragionevolmente ritenere che sul breve, a meno di pressioni improvvise, la FED possa ritenere congruo un livello di tassi lungo tutta la curva come quelli attuali. Come si può bene vedere la struttura della curva del decennale ha completato un movimento impulsivo con test su base 3,40 ha cui è seguito una correzione incastrata in un movimento regolare ABC. L?impegno è quello di capire dove poggerà il minimo di questa fase di contenimento prima di un nuovo innesco direzionale. di Voltrad1
IMPATTO DELLE DIMISSIONI DI DRAGHI SULLO SPREAD E SUL FTSEMIBBuongiorno. Poco tempo fa avevo scritto un’analisi incentrata sul famoso spread BTP-BUND, tema molto chiacchierato negli ultimi tempi, rimarcando la sua correlazione indiretta con l’indice azionario FTSEMib. Potete trovare l’analisi al link: • Avevo rimarcato come esso fosse considerato dal mercato e dagli economisti come “termometro di fiducia del nostro governo”. Il mio studio sulla finanza si è sempre basato su un concetto semplice ma estremamente fondamentale: quando accadeva qualche particolare evento economico finanziario o politico, visualizzavo sui grafici l’impatto dello stesso; da questo processo, nel corso di diversi anni, ho beneficiato tanto. Quello che è accaduto qualche giorno fa, ossia la dimissione del premier Mario Draghi, credo sia un esempio didattico perfetto che vorrei analizzare a livello grafico, riferendomi in maniera particolare allo spread e, successivamente, al FTSEMib. Buona lettura. PERCHE’ DRAGHI SI È DIMESSO? Vi riporto le dichiarazioni del premier estrapolate da un articolo della Rai: "Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c'è più". Queste le comunicazioni del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Consiglio dei ministri. Draghi prosegue: "È venuto meno il patto di fiducia alla base dell'azione di governo. In questi giorni da parte mia c'è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente. Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell'interesse di tutti gli Italiani. Grazie". L’IMPATTO SULLO SPREAD Nell’analisi scritta qualche tempo fa sullo spread BTP-BUND, di cui vi ho rilasciato il link nelle prime righe dell’analisi, mi sforzavo di spiegare nel migliore dei modi il suo “meccanismo di funzionamento”. Faccio tuttavia un rapido ripasso. La Germania è considerata il polmone economico europeo. La stessa considerazione trova fondamento se si considera il rendimento dei suoi titoli di stato a 10 anni, confrontati con gli altri dell’Area: esso è il più basso (e di conseguenza è quello che presenta meno rischi, visto che il rendimento di un titolo di stato è associato in maniera diretta al rischio che esso presenta). Qual è il modo per capire quale sia l’effettiva credibilità di un Paese, ad esempio l’Italia? Andando a confrontare lo stesso con il Paese che presenta all’interno della stessa cerchia (Unione Europa, ad esempio) l’economia più “forte e credibile”. Questo confronto viene messo alla luce prendendo in esame il rendimento del decennale del paese di cui si vuole capire l’effettiva credibilità e “rapportandolo” al rendimento del decennale più sicuro ed affidabile, ossia quello della Germania. Confrontando attraverso una differenza il rendimento del BTP italiano e il rendimento del BUND tedesco si ottiene lo spread BTP-BUND. Lo spread si allarga durante fasi economiche finanziarie del Paese particolarmente turbolente o incerte (si allarga dal momento che i rendimenti del BTP italiano sovraperformano quelli del BUND tedesco) ; i fattori condizionanti possono essere guerre, recessioni, transizioni o crisi di governo; quando successivamente gli stessi fattori vanno ad attenuarsi, ecco che lo stesso va a restringersi (ossia quando i rendimenti del BUND iniziano a sovraperformare al ribasso quelli del BTP). Dal momento in cui una crisi di governo rientra tra le fasi “incerte” di un Paese, che impatto c’è stato nel BTP italiano e successivamente sullo spread? Il 14 luglio, all’annuncio di una possibile crisi di governo, il rendimento del BTP sale di oltre 5 punti percentuali: Il motivo del rialzo è semplice: • Si acquistano titoli di stato di un determinato Paese, in questo caso dell’Italia, quando si pensa che lo stesso sia poi capace di adempiere al proprio compito di debitore (è capace cioè di ripagarci l’obbligazione con le relative cedole). Una possibile crisi di governo va’ ad impattare sulla stabilità dello stesso; per questo motivo, il rischio associato al BTP e di conseguenza la possibilità che il governo italiano non riesca a ripagare il debito con i creditori aumenta, e il rischio associato allo stesso titolo di stato incrementa di pari passo: per questo motivo, si è assistito al +5.68%. Ricordate: il rischio di investire in titoli di stato di un Paese è prezzato dal rendimento degli stessi, in questo caso dal BTP! Vediamo ora lo spread: La possibilità di questa crisi allarga lo spread di oltre 7 punti percentuali. A pagarne le spese è anche il FTSEMib italiano. Per quale motivo? Se è vero che lo spread si allarga durante fasi incerte, è altrettanto probabile che pochi investirebbero nel nostro Paese, dal momento che l’aumento dello spread è legato in maniera diretta alla probabilità che l’Italia non riesca a pagare i propri debiti. Da qui deriva la correlazione inversa tra lo stesso e il FTSEMib, raffigurata nella grafica seguente: La risposta dell’indice italiano non si è fatta attendere: CONCLUSIONI L’analisi è stata estremamente didattica, reputo fondamentale visualizzare a livello grafico tutto quello che può impattare sul mondo economico-finanziario. Più si studia, più si impara, no? Buona giornata, Matteo Farci Selezione editorialedi MatteoFarci26
IL MONDO OBBLIGAZIONARIO GOVERNATIVO USA GRIDA “RECESSIONE”?Buongiorno a tutti. È da qualche tempo che non analizzo il mercato obbligazionario americano, a parer mio uno dei migliori indicatori dal momento che esso tende spesso ad anticipare determinati eventi. Baserò la mia analisi su determinati rapporti fra i titoli di stato a breve scadenza (3 mesi, 6 mesi, 1,2 e 3 anni) rispetto al decennale, cercando di far luce sul motivo per il quale essi hanno i comportamenti che voi stessi leggerete nell’analisi attraverso varie grafiche e mie interpretazioni. Ritornerò a discutere sul mondo obbligazionario governativo dopo il dato sull’inflazione di mercoledì 13, in quanto esso è stato determinante nell’ultimo anno per questo tipo di asset class. IL DATO SULL’INFLAZIONE L’indice dei prezzi al consumo è salito del 9.1% rispetto ad un anno fa, battendo le stime degli analisti dell’8.8%; un dato così alto mancava all’economia americana dal lontano novembre 1981. Escludendo i fattori alimentari ed energetici, il dato è aumentato del 5.9% rispetto alla stima del 5.7%. Un’inflazione che non accenna ad arrestarsi potrebbe spingere la Federal Reserve e il suo presidente Jerome Powell in una posizione ancora più “hawkish”, tant’è che il mercato iniziava a prezzare per l’incontro del 26-27 luglio un aumento dei tassi di un punto percentuale. Le aspettative del mercato di un rialzo di 100 punti base sono tuttavia svanite venerdì 15 quando lo stesso ha iniziato a scontare la possibilità di un rialzo più modesto di 75 punti base. Tale possibilità è visualizzabile attraverso lo strumento FedWatch Tool del gruppo CME: Potete trovare questa pagina al sito: • www.cmegroup.com COME STA REAGENDO IL MONDO OBBLIGAZIONARIO GOVERNATIVO? Analizzerò ora il mondo obbligazionario governativo, facendo riferimento ai titoli di stato statunitensi e ai relativi rendimenti. Voglio ricordarvi come abbia già discusso varie volte su temi riguardanti il mondo obbligazionario, motivo per il quale se ci fosse qualcosa che non vi è chiaro, consiglio di leggere tutte le analisi all’interno del mio profilo. Detto ciò, voglio riprendere alcuni punti che reputo importanti prima di trattare l’argomento. In fasi di “prosperità” economica, i rendimenti dei titoli di stato aumentano all’aumentare delle scadenze degli stessi; si ha questo tipo di dinamica per il rapporto RISCHIO = RENDIMENTO: acquistare titoli di stato a lunga scadenza (e quindi “fermare” i capitali per un arco di tempo ampio) espone un investitore ad un rischio più alto, che quindi vorrà essere più remunerato dal punto di vista economico; questo non accade qualora lo stesso decida di “bloccare” i capitali per un arco di tempo ristretto, acquistando, ad esempio, titoli di stato a breve scadenza: il rendimento (o l’interesse) richiesto sarà più basso anche perché l’esposizione al rischio sarà più bassa. Il senso di questa dinamica è questo: • E’ più facile prevedere lo stato di salute di un Paese nel brevissimo e breve termine rispetto ad un arco di tempo più ampio; per questo motivo, il rischio al quale ci si espone acquistando titoli di stato a brevi scadenze è inferiore rispetto a quello al quale ci si esporrebbe acquistandone a lunghe scadenze Graficando i vari titoli di stato a scadenza crescente è possibile visualizzare la famosa “curva dei rendimenti” che, nello scenario economico appena descritto, appare come segue: Credo ormai come chiunque abbia capito come gli Stati Uniti stiano vivendo un momento di rallentamento economico, accertato anche dalla previsione della Fed di Atlanta che, attraverso il suo modello di previsione GDPNow, stima un PIL per Q2 2022 al -1.2%: In un contesto di rallentamento economico, la curva dei rendimenti assume una forma diversa, definita “piatta”: Per il rapporto RISCHIO = RENDIMENTO, si può affermare che sia che ci si posizioni su titoli di stato a breve che a lunga durata, il rischio è lo stesso; questa non rappresenta una condizione economico finanziaria stabile, traducibile in un’incertezza degli operatori. La stessa curva si osserva tipicamente in periodi di transizione tra una inclinata positivamente ed una invertita; quest’ultima si viene a creare quando il rendimento dei titoli di stato a più breve scadenza risultano più alti rispetto a quelli a lunga scadenza: Una curva di questo tipo si osserva tipicamente dai 10 ai 17 mesi prima di una recessione. Il motivo? È semplice: gli operatori vendono quantità massicce di titoli di stato a breve scadenza in quanto si aspettano nello stesso arco temporale pessime condizioni economiche, riconducibili a una possibile/probabile recessione; proprio per questo si aspettano un interesse più alto qualora ci volessero investire; infatti, maggiore è il rischio al quale essi si espongono, maggiore sarà l’interesse richiesto. LA CURVA DEI RENDIMENTI DI OGGI Come appare la curva dei rendimenti di oggi? Vediamolo: Essa appare piatta, con diversi rendimenti a diverse scadenze molto discordanti tra loro. Sarò ora più chiaro. RAPPORTO TRA RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO A 3 MESI E 10 ANNI Notiamo come il rendimento del titolo di stato a 3 mesi sia simile a quello a 10 anni. Per l'uguaglianza rischio=rendimento di cui ho parlato qualche riga fa, si rischia poco più che acquistare titoli di stato a 10 anni rispetto a quelli a 3 mesi. Questo non rappresenta la normalità dal momento che gli investitori vogliono ottenere una remunerazione più alta tanto più alta è la scadenza di un'obbligazione (titolo di stato). Possiamo capire qualcosa in più osservando lo spread tra gli stessi rendimenti: Per il rapporto inverso tra titoli di stato e rendimenti, lo spread indica il fatto che ad ora gli investitori scaricano in maniera pesante titoli di stato a 3 anni rispetto a 10 anni. I rendimenti delle parti brevi della curva si innalzano tipicamente per due motivi: • Quando la banca centrale del paese associata ad essi inizia a diventare più “aggressiva” alzando i tassi di interesse • Quando le prospettive macroeconomiche a breve termine iniziano a deteriorarsi Questa è dunque la dimostrazione che, a breve termine (3 mesi), gli investitori non hanno buone aspettative riguardanti l’economia americana. È importante anche sottolineare il fatto che tipicamente le banche si indebitano sui 3 mesi e successivamente fanno ricavi sui 10 anni; se lo spread arrivasse allo 0% le stesse avrebbero poca convenienza a concedere prestiti, e questo si ripercuoterebbe in maniera diretta sull’economia, andando a deteriorarla ancora di più. RAPPORTO TRA RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO A 6 MESI E 10 ANNI Osserviamo ora il rapporto tra i rendimenti dei titoli di stato a 6 mesi e quelli a 10 anni: Il rischio al quale ci si espone acquistando titoli di stato a 10 anni è uguale a quello al quale ci si espone acquistando quelli a 6 mesi. Questa considerazione rappresenta uno scenario economico “prosperoso” in cui un investitore richiede un premio più alto qualora blocchi i suoi capitali acquistando obbligazioni a lunga scadenza? Non direi. L’alto rendimento del titolo governativo a 6 mesi prezza il rischio al quale ci si espone qualora si intenda acquistarlo. Da osservare lo spread tra questi titoli di stato: Il crollo di questo spread è simile rispetto a quello precedente: c’è una vendita maggiore di titoli a 6 mesi rispetto a quelli a 10 anni. RAPPORTO TRA RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO AD UN ANNO E 10 ANNI Il rapporto tra i rendimenti dei titoli di stato ad 1 anno e quello a 10 anni cosa comunica? Comunica il fatto che il rischio al quale ci si espone acquistando titoli di stato ad 1 anno è maggiore rispetto al rischio al quale ci si esporrebbe acquistando titoli di stato a 10 anni. Questo è un ulteriore segnale di come le aspettative degli investitori nei riguardi dell’economia statunitense sul breve periodo è tutta fuor che positiva. Questo è dimostrato anche dallo spread 10 anni-1 anno: Uno spread al di sotto dello 0% comunica come gli operatori ritengano più “pericoloso” investire in titoli di stato con scadenza 1 anno rispetto a quelli con scadenza 10 anni. RAPPORTO TRA RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO A 2 ANNI E 10 ANNI Lo spread tra i titoli di stato a 10 anni e 2 anni è sempre stato considerato un indicatore affidabile di previsione di recessioni. Il motivo è spiegato nella grafica: ogni qualvolta esso ha infranto al ribasso la soglia dello 0% (ossia ogni qualvolta il rendimento a 2 anni è risultato più alto rispetto al 10 anni) ha poi seguito una recessione. Lo spread, al momento della scrittura di questa analisi, si trova al -0.19%. Lo stesso aveva visitato percentuali negative anche ad inizi aprile. Anche stavolta seguirà una recessione? RAPPORTO TRA RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO A 3 ANNI E 10 ANNI Anche il rapporto tra i titoli di stato a 10 e 3 anni indica come nei casi precedenti il fatto che gli operatori stiano prezzando un rischio maggiore qualora ci si esponga sul breve termine rispetto al lungo termine. IL CAMBIAMENTO DELLA PARTE A BREVI SCADENZE DELLA CURVA DEI RENDIMENTI RISPETTO AD UN ANNO FA Chiudendo l’analisi, voglio mostrarvi un’ulteriore considerazione: Nella parte sinistra sono mostrati i rendimenti dei titoli di stato con scadenza 6 mesi, un anno e due anni di, rispettivamente, un anno fa (curva di color celeste), un mese fa (curva di color arancio) e oggi (curva blu). Possiamo osservare come i rendimenti siano cambiati notevolmente. Un anno fa il mercato non reputava rischioso investire in titoli di stato a breve scadenza poichè i rendimenti erano relativamente bassi, aggirandosi al di sotto dello 0.5%. Notate invece come oggi tale rischio sia aumentato (rispetto ad un anno fa) e come fosse già aumentato anche un mese fa: i rendimenti delle due curve blu e arancio sono ben maggiori, e si attestano tra il 2.5% e il 3.5%. Considerando la differenza tra oggi e un mese fa, possiamo notare come il mercato, ad oggi, reputi più rischiosi i titoli di stato a 6 mesi ed 1 anno (sempre per la differenza tra rendimenti). Questa differenza tra rendimenti indica come il mercato, in diverse fasi temporali, abbia via via riprezzato i rischi. CONCLUSIONI Mi rendo conto di come l’analisi possa essere di difficile lettura. Provo tuttavia a riavvolgere il nastro in maniera da essere più chiaro. • Ho spiegato come il rendimento di un titolo di stato sia legato al rischio dello stesso: maggiore è il rischio al quale ci si espone quando esso viene acquistato, maggiore sarà il rendimento (o il tasso di interesse) che si vuole ottenere. • Vi ho spiegato come il rialzo dei rendimenti della parte breve della curva sia influenzata particolarmente dalle decisioni di politica monetaria e da prospettive macroeconomiche a breve termine. • Il rialzo del rendimento di qualsiasi obbligazione è legato in maniera inversa al prezzo della stessa: più un’obbligazione viene venduta, più il suo rendimento salirà. • Come si può visualizzare nell’analisi, c’è una svendita massiccia di titoli di stato a breve termine rispetto a quelli a 10 anni Basandoci su questi concetti, cosa si può pensare? Come mai gli investitori stanno svendendo titoli di stato a breve e brevissima scadenza? Il motivo è il fatto che le loro prospettive macroeconomiche per il breve termine si stanno via via deteriorando, diventando sempre più peggiorative (e ciò è confermato dalla differenza di rendimento delle brevi scadenze di un mese fa ed oggi). Essi considerano più rischioso investire in titoli di stato con orizzonte temporale 1, 2 e 3 anni rispetto a 10 anni, mentre il rischio di investire a 3 e 6 mesi è pressoché identico facendo sempre riferimento ai 10 anni. Tutto questo, ragazzi, non rispecchia un’aspettativa del mercato di un’economia che possa essere positiva a breve termine. Possiamo ufficialmente dire come il mercato stia scontando quella che ormai è diventata la parola più famosa e chiacchierata sui mercati finanziari? “RECESSIONE”? Buona giornata, Matteo Farci Selezione editorialedi MatteoFarci4435
Piazza Affari e Draghi, rimpasto d'estate? Giovedì il voto.Piazza Affari alle prese con la tenuta del governo Draghi, fissato per questo giovedì il voto di maggioranza. Non c'è estate Italiana che non si rispetti se non c'è un rimpasto di governo! Piazza Affari conosce molto bene queste dinamiche ed a causa delle "scaramucce" di inizio estate tra Conte e DiMaio. L'indice Ftse Mib ha virato verso i minimi di breve periodo per tutto il mese di giugno 2022, testando quale supporto di inizio luglio l'area di prezzo dei 20700 punti. Ora il Ftse Mib deve mostrare tutta la sua forza e tenere alto l'onore di Piazza Affari! Il governo Draghi c'è ed è pronto a fornire qualsiasi strumento per tenere viva l'economia. In soldoni quindi sia il supporto dei 21000 punti indice prima che successivamente il supporto del minimo relativo di breve periodo a 20700 punti indici devono essere difesi con tutte le forze. Il Governo Draghi c'è, alla conferenza stampa di oggi lo stesso premier conferma tutta la volontà di far fronte alle sfide economiche future con azioni mirate e che rinforzino l'economia, così da combattere lo spettro dell'inflazione. Per Draghi si deve lavorare al nuovo patto sociale anti-inflazione, con l'intervento al cuneo fiscale. Queste le parole del premier alla conferenza stampa post vertice a Palazzo Chigi con i sindacati: "Verso il salario minimo ma i contratti collettivi sono il pilastro - ed ancora - aiuti corposi nel nuovo provvedimento". A queste parole reagisce bene l'indice di Piazza Affari che torna a rimbalzare, i tassi ed il rendimento decennale Italiano sono in discesa al 3% e i BTP quotati allungano al rialzo. Piazza Affari invia la sua positività anche oltreoceano e le apertura sono sopra la parità per gli indici di Wall Street. In USA l'attenzione degli investitori è concentrata all'appuntamento dei dati dell'inflazione di giugno prevista per domani 13 luglio. Dow Jones in rialzo a + 0,45%, S&P 500 a + 0,2% e Nasdaq a + 0,25%. Finalmente il rendimento del Treasury decennale USA si mantiene sotto il 3% dando spazio di manovra alla forza del dollaro che vira verso la parità con l'euro.di santeptrader0
NON FARM PAYROLLVenerdi pomeriggio alle ore 14:30 uscira' uno dei dati piu attesi della settimana ovvero la NON FARM PAYROLL. in questo post spiego in parole molto semplici cos'e', e' come impatta sui mercati. Se il post vi piace lasciate un like e lasciate un commento se non sono stato chiaro o se volete approfondire altri argomenti. Buon trading a tutti!!!Selezione editorialeFormazionedi Fabio_short11
tassi americani raggiungono i nuovi massimi +6%Oggi 13 giugno i tassi hanno raggiunto nuovi massimi e come vediamo dal grafico non scenderanno nel breve periodo, di conseguenza tutti i mercati stanno scendendo, comprese le materie primedi robbie-0012
Spread BTP e BUND, confronto 10 anni e 2 anni.Proviamo a capire l’andamento del famoso spread tra Btp e Bund che spesso ritorna alle cronache, come sta accadendo in questo periodo, e mi butto già oltre l’ostacolo, dicendo che resterà tema per lungo tempo in Italia. Il più delle volte ci si focalizza sullo spread tra i 10 anni, ma il panorama delle scadenze è variegato va da brevissimi, 1 e 2 anni, fino a 30 e 50 anni. In effetti, quello più rilevante è il decennale, ma per valutare l’azione della BCE dobbiamo guardare anche l’andamento della curva a breve del 2 anni. Nei grafici successivi, ragioniamo in termine di rendimenti e non di differenziale di valore. Nel primo grafico in ordine discendente, possiamo vedere il rendimento, rispettivamente del 2 anni Italiano (IT02Y) e di quello tedesco, che sulla base degli ultimi 5 anni sono rispettivamente passat,i da -0,12 all’attuale 1,651% l’Italiano, mentre il tedesco è da -0,665% a 0,97%. Il che comporta una variazione percentuale per ITA del +1000% mentre per la DE +200%. Guardando le due scadenze da inizio 2022, ITA fa +2333% mentre DE +266%. Spostando il medesimo confronto sulle scadenze decennali, abbiamo negli ultimi 5 anni: ITA +82% e DE +280%, mentre da inizio 2022 abbiamo ITA 1350% e 216%. Nei grafici successivi abbiamo prima il differenziale di rendimento del 10Y e poi successivamente il breve a sul 2Y. Ho evidenziato in entrami l’ultimo evento, che provocò spike dello spread e dei rendimenti, e fu il Coivd-19. Sul 10Y siamo già arrivati ai medesimi livelli del Marzo’20, mentre a livello del 2Y siamo ancora lontani, per il momento. Tutto ciò per dire che a livello di politica monetaria la BCE, con la pessima Lagarde, probabilmente ci saranno interventi solo quando anche il differenziale sul breve raggiungerà i picchi del 2020, ciò per cui ci saranno evidenti problemi di frammentazione tra i vari Stati, che comprometterebbe la trasmissione delle politiche monetarie. Se perdurerà questa situazione, mi dispiace per i possessori di titoli di Stato a lunga scendenza , perché la BCE non interverrà. La BCE probabilmente interverrà sulla curva a breve, ma allo stato attuale, mancano i presupposti per il quando, ed il gioco si fa pericolo, perché il debito è monster per l'Italia, ma con la pandemia è cresciuto anche per gli altri Stati, sia livello pubblico che privato, e quest'ultimo per molti era già molto alto, inoltre in Italia abbiamo all'orizzonte elezioni nel 2023, con soggetti politic, che non sono considerati affidabili dal panorama finanziario mondiale. Selezione editorialedi Alex97512
BCE Lagarde? Wal Street, Piazza Affari e Bond è tonfo!Lagarde "ciao al Quantitative Easing", la Bce è dura e pura! Alle Borse non piace la manovra della presidentessa della BCE, le azioni intraprese e da intraprendere sono abbastanza semplici e cioè: dal 1° luglio "stop al Quantitative Easing" 21 luglio, prossima riunione BCE, primo rialzo dei tassi di interesse di 25 punti base. Secondo aumento dei tassi a settembre. Subito dopo le parole della Lagarde alla Bce lo spread ed i rendimenti decennali hanno raggiunto i massimi di breve periodo, spread oltre 220 punti e tasso di rendimento Italiano a 3.60% mentre tutti gli obbligazionari sono crollati a picco! La stretta della Bce non pèiace a Piazza Affari e Wall Street, il Ftse Mib a Milano perde il -1,5%, Francoforte con il Dax -2% mentre a Wall Street il Nasdaq segna il -2.60%, S&P500 -2.60% e Dow Jones -1.80%. Il Quantitative Easing è durato circa 11 anni ed a partire da luglio il costo del denaro riprenderà a salire. Con l'inflazione, la guerra alle porte dell'Europa la crescita economica è sull'orlo del baratro! ECCO I LIVELLI TECNICI DI SUPPORTO E RESISTENZA DELLE PRINCIPALI BORSE MONDIALI Nasdaq supporto 11850 \ 12100 punti indice – resistenza 12945 punti indice Dow Jones supporto 31800 punti indice – resistenza 33500 punti indice S&P500 supporto 3950 punti indice – resistenza 4200 punti indice FTSE MIB supporto 23500 punti indice – resistenza 25000 punti indice DAX supporto 14000 \ 13750 punti indice – resistenza 14600 punti indice DJ Euro Stoxx supporto 3650 punti indice – resistenza 3850 punti indice Selezione editorialedi santeptrader5
SPREAD BTP-BUND E FTSEMIB: UNA CORRELAZIONE DA CONOSCERESalve ragazzi. L’analisi che voglio proporvi oggi tratterà un argomento che probabilmente diversi di voi conosceranno ma, dal momento che occupa una grande importanza in ambito economico-finanziario europeo, ho deciso di trattarlo: lo spread BTP-BUND. Questa analisi è legata per certi versi ad una pubblicata qualche tempo fa dal titolo “Correlazione tra ratings e decennali dei paesi europei” che trovate al link: • Vi consiglio di leggerla, vi sarà utile. Tratterò il significato di spread, la sua correlazione inversa con il nostro indice azionario FTSEMib e successivamente alcuni dei suoi impatti sull’economia. COS’E’ LO SPREAD BTP-BUND? Lo spread BTP-BUND esprime la differenza tra i rendimenti dei titoli di stato italiani a 10 anni (ossia i buoni del tesoro poliennali) e i rendimenti dei titoli di stato tedeschi alla stessa scadenza (Bund). I due rendimenti, presi separatamente, possono essere così rappresentati: Creando la differenza tra il grafico di prezzo in nero (IT10Y) e quello in blu (DE10Y) si ottiene lo spread. E’ necessario dunque digitare nella barra di ricerca di tradingview il ticker “IT10Y-DE10Y”. ESEMPIO DI CALCOLO DELLO SPREAD Nella grafica evidenzio la facilità con la quale sia possibile calcolare lo spread. E’ necessaria una semplice sottrazione tra il rendimento del BTP e del BUND. IL MOTIVO PER IL QUALE LO SPREAD È UTILIZZATO PER IDENTIFICARE LA CREDIBILITA’ DI UNO STATO È importante ritornare a ritroso, in particolare alla definizione di “titolo di stato”. Ogni governo per autofinanziarsi emette obbligazioni, chiamate appunto “titoli di stato”; quando cittadini, istituzioni e/o banche acquistano uno di questi certificati di debito, ad esempio con scadenza a 10 anni, forniscono liquidità immediata allo Stato emittente; trattandosi di un’obbligazione, e di conseguenza di “denaro in prestito” lo stesso, alla scadenza dell’obbligazione, ossia dopo 10 anni, dovrà impegnarsi a restituire lo stesso importo prestatogli precedentemente da parte dei più svariati attori di mercato con un interesse riconosciuto. Lo stesso interesse, o “rendimento” dell’obbligazione, è proporzionale al grado di rischio al quale un investitore si espone qualora la acquistasse. Maggiore è tale rischio, maggiore sarà l’interesse (o il rendimento) richiesto dal particolare “investitore” come remunerazione. Se dovessimo riassumere con una piccola uguaglianza quest’ultimo concetto sarebbe RISCHIO=RENDIMENTO. Osserviamo al momento quale sia il rendimento del decennale italiano: Si attesta al 3.291%. E quello tedesco? Rende 1.249%. Per l’uguaglianza RISCHIO=RENDIMENTO possiamo dunque affermare che si rischierebbe più ad acquistare titoli di stato italiani che tedeschi; per quale motivo? Per il fatto che la Germania è considerata il “polmone economico europeo” presentando essa un’economia fortemente solida ed esibendo un rating di tripla A (AAA, giudizio affidato dalle agenzie di ratings come Moody’s, Fitch e Standard and Poors) affidato a quelli Stati con eccellenti capacità di onorare le obbligazioni assunte; questo non si può dire per la nostra nazione, presentando essa un rating di tripla B, affidato a quelli Stati con adeguate (e non eccellenti) capacità di far fronte agli impegni di pagamento. Voglio farvi notare un qualcosa di importante: Il fatto che la Germania sia considerata come “polmone economico europeo” è ben testimoniato dal rendimento dei suoi titoli di stato a 10 anni se confrontati con gli altri dell’Area: esso è il più basso (e di conseguenza è quello che presenta meno rischi). Tornando alla base del discorso, come si può dunque capire quale sia l’effettiva credibilità di un Paese? Andando a confrontare lo stesso con il Paese che presenta all’interno della stessa cerchia (Unione Europa, ad esempio) l’economia più “forte e credibile”. Questo confronto viene messo alla luce prendendo in esame il rendimento del decennale del paese di cui si vuole capire l’effettiva credibilità e “rapportandolo” al rendimento del decennale più sicuro ed affidabile, ossia quello della Germania. Tale “rapporto” è espresso in termini di differenza, che viene chiamato spread. Considerando lo spread tra Italia e Germania, il famoso “spread BTP-BUND”. ANALISI SPREAD BTP-BUND Nella grafica potete osservare lo spread “Italia-Germania” a livello settimanale. Esso viene tipicamente espresso in “punti base”, dove ogni punto rappresenta un centesimo di punto percentuale (100 punti base, di conseguenza, sono uguali all’1%). Ho contrassegnato con dei rettangoli rossi e verdi determinate zone di interesse: • I rettangoli rossi racchiudono al loro interno tutti gli archi temporali nei quali i rendimenti dei titoli di stato italiani a 10 anni hanno sovraperformato quelli tedeschi alla stessa scadenza; per il concetto espresso prima, sono proprio quelli i momenti nei quali l’Italia è percepita più rischiosa da parte degli investitori • I rettangoli verdi racchiudono al contrario tutti gli archi temporali nei quali i rendimenti dei titoli di stato tedeschi a 10 anni hanno sovraperformato quelli italiani alla stessa scadenza; per il concetto espresso prima, gli stessi rettangoli racchiudono dunque tutti quei momenti in cui l’Italia inizia a presentare una credibilità maggiore La logica vuole che lo spread si allarghi durante fasi economiche finanziarie del Paese particolarmente turbolente o incerte; i fattori condizionanti possono essere guerre, recessioni, transizioni di governo eccetera. Quando poi gli stessi fattori vanno ad attenuarsi, ecco che lo stesso va a restringersi. Quando si tratta di investire il proprio denaro è necessario cercare di sfruttare qualsiasi situazione tale da permetterci di guadagnare; basandomi su questo contesto, la domanda a cui ho pensato è stata: ”se è vero che lo spread si allarga durante fasi incerte, chi investirebbe nel nostro Paese in quelle stesse condizioni”? Probabilmente nessuno, dal momento che l’aumento dello spread è legato in maniera diretta alla probabilità che l’Italia non riesca a pagare i propri debiti. Questo è vero per le obbligazioni. E per il mercato azionario? CORRELAZIONE TRA SPREAD BTP-BUND E FTSEMIB Anche per il mercato azionario, in particolare per l’indice FTSEMib, la musica non cambia. E’ la correlazione inversa tra quest’ultimo e lo stesso spread a suggerirlo, essendo essa inversa, infatti: Quando il BTP-BUND si muove al rialzo (con il rischio percepito verso l’Italia in aumento) il FTSEMib tende ad avere delle cattive performance. Quando il BTP-BUND si muove al ribasso (con il rischio percepito verso l’Italia in diminuzione) il FTSEMib tende ad averne delle buone. Perché accade ciò? Perché la sfiducia nei confronti di una nazione non si riflette solo in maniera diretta verso i suoi titoli di stato bensì anche verso le aziende facenti parte dello stesso nucleo! Come posso dunque concludere questo paragrafo? Affermando che è bene osservare da vicino lo spread se si intende investire sul mercato azionario italiano. Per il mio punto di vista e per come io intendo gli investimenti (dal momento che baso le mie scelte sulla macroeconomia), non penserò mai di acquistare aziende italiane se lo spread indica una sfiducia! In particolare: Finché lo spread manterrà la sua traiettoria parabolica rialzista, la mia visione ribassista sull’indice azionario persisterà. GLI EFFETTI DELLO SPREAD SULL’ECONOMIA Ho spiegato due concetti fondamentali: uno dei modi per una nazione di autofinanziarsi è l’emissione di titoli di stato, che vengono acquistati dai più svariati attori di mercato. La teoria vuole che gli investitori richiedano un interesse (o rendimento) maggiore per essere remunerati dal rischio associato all’obbligazione acquistata stessa; l’allargamento dello spread, come ho spiegato, indica sfiducia nei confronti di un paese: questo significa che per “convincere” gli investitori a finanziare, un governo andrà ad emettere titoli di stato con un rendimento più alto, in maniera tale da incentivare gli acquisti. Questo dove va ad impattare? Sul bilancio di uno Stato! È vero che con incentivi più alti è probabile il ricevimento di finanziamenti, ma è altrettanto vero che i successivi interessi saranno più alti da pagare. Questa differenza di interessi va poi a riflettersi sul deficit pubblico: per lasciare inalterato esso, è probabile che uno Stato aumenti le tasse oppure utilizzi il denaro che precedentemente doveva essere destinato ad altre spese pubbliche come ad esempio la costruzione di infrastrutture oppure la sanità. L’aumento dello spread ha anche un impatto sulle banche italiane. Perché? Perché esse sono alcune tra i diversi attori di mercato a finanziare lo Stato, andando ad acquistare quantità enormi di BTP. Il fatto di avere titoli di Stato in portafoglio all’aumentare progressivo dello spread non è un bene; immaginiamo che una banca abbia acquistato una quantità X di BTP con rendimento fisso annuo del 3% ad un prezzo di 100; se lo spread si allargasse, lo Stato emetterebbe nuovi BTP con rendimento più alto; essendo il rendimento legato inversamente al prezzo, significa che lo stesso BTP acquistato a 100 verrebbe svalutato (da 100 ad 80, ad esempio). Questo significa che se la banca rivendesse la stessa quantità X di titoli di stato, registrerebbe una perdita. Una svalutazione di miliardi di BTP andrebbe ad intaccare la solidità patrimoniale di una Banca che, per proteggersi, aumenterebbe i costi ai clienti bancari o comunque diventerebbe più rigida nel concedere prestiti e finanziamenti a famiglie ed imprese. Quando l’accesso al credito diviene più rigido, chi è a risentirne? L’economia. Spero l’analisi vi possa essere utile, un saluto. Matteo Farci Selezione editorialedi MatteoFarci3317
y10 usai rendimenti obbligazionari continueranno a salire anche nei mesi prossimi buon trading a tuttidi LUCA.P0
Powell: rialzo tassi? L'inflazione scenderà, su Wall Street!Il Presidente della FED Powell non esiterà ad aumentare i tassi fino a quando l'inflazione non scenderà! A Wall Street piace l'aggressività della FED, approva la strategia e mette il turbo al rialzo. Nasdaq +2.50%, Dow Jones +1.20%, S&P500 +1.85%. Il Presidente della Federal Reserve Bank Jerome Powell sfodera la sua determinazione nel contrastare l'inflazione, è determinato ad aumentare in maniera sostenuta gli aumenti dei tassi di interesse fino a quando l'inflazione non scenderà! Powell: "Se ciò comporta il superamento dei livelli di neutralità ampiamente conosciuti, non esiteremo a farlo" così il banchiere centrale al Wall Street Journal in live streaming. Ad inizio maggio la FED ha mostrato le unghie aumentando i tassi di 0.50 punti, secondo aumento del 2022 reso necessario a causa dell'inflazione ai massimi degli ultimi 40 anni. Si attendono quindi altri aumenti di uguale portata, 0.50 punti base sarà un comune denominatore? Nell'intervista Powell ha più volte ripetuto il suo impegno nel voler raggiungere l'obiettivo del 2% per l'inflazione, "non è facile, potrebbe determinare un aumento della disoccupazione il cui livello è il più basso pari solo agli anni '60". Aggiornamento livelli ciclici di supporto e resistenza per Wall Street che sono : Dow Jones supporto 31140 punti indice – resistenza 33150\34000 punti indice Nasdaq supporto 11680 punti indice – resistenza 12600\13580 punti indice S&P500 supporto 3850 punti indice – resistenza 4130\4300 punti indice Aggiornamento dei livelli ciclici di supporto e resistenza per i futures Europei tra cui: FTSE MIB supporto 22420 punti indice – resistenza 24700 punti indice DAX supporto 13450 punti indice – resistenza 14650 punti indice DJ Euro Stoxx supporto 3475 punti indice – resistenza 3800 punti indice Selezione editorialedi santeptrader3
MERCATI STRUTTURATI E NON STRUTTURATIOggi ho voluto postare un concetto che per alcuni potrà essere banale e per altri magari no.. ma vi posso assicurare che questo e un concetto che non tutti i trader sanno.. E' importantissimo capire in che tipo di mercato stiamo operando per applicare al meglio le nostre strategie di trading. Per capire se il mercato è strutturato o meno dobbiamo esercitarci ogni giorno e tracciare i nostri supporti e resistenze.. e man mano vedrete che col tempo sarete così bravi che già a colpo d'occhio capirete che tipo di mercato è..Selezione editorialeFormazionedi Fabio_short3318
Reazione dei mercati.Il decennale americano, ad una giornata dal comunicato della Fed, malgrado la notizia fosse sostanzialmente già scontata dai mercati, arriva ad un rendimento superiore del 3%. Nel primo grafico troviamo il valore in conto capitale dei bond a 10 anni. Per la prima volta, da diversi anni, notiamo che ha sfondato il livello di supporto in prossimità del valora 94,10 (linea verde). In condizioni di normalità, il supporto ha sempre funto da punto di reazione. Rendimenti simili dei bond non si vedevano almeno dal 2018, situazione nella quale il tasso di riferimento era in prossimità del 2,50. La previsione è che per arrestare l’inflazione, saranno necessari una serie di rialzi, proprio per riportarsi in prossimità del valore 2,5, con ulteriori possibili effetti sui rendimenti dei bond che, a meno di una clamorosa corsa all’acquisto di debito statale, continueranno ad aumentare. Una ripresa di acquisto di titoli di stato, a questo punto, sarà probabile nel momento in cui le aspettative inflazionistiche saranno in miglioramento. L’unico elemento che potrà migliorare il sentiment degli operatori in maniera sostanziale, sarà una risoluzione del conflitto, con la normalizzazione degli effetti della crisi energetica. di DomenicoIvanPontillo226