La BCE al primo taglio dei tassiIeri, in linea con le aspettative, la BCE ha abbassato i tassi di riferimento di 25 punti base, dopo che l’inflazione è scesa di oltre 2,5 punti percentuali da settembre 2023. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali è stato abbassato a 4,25%, il tasso sui depositi al 3,75% e il tasso di rifinanziamento marginale al 4,5%. Tuttavia, nello statement si legge che le pressioni interne sui prezzi rimangono elevate, tanto che il board ha come obiettivo quello di mantenere i tassi di riferimento sufficientemente restrittivi, con un approccio che ovviamente dipenderà dai dati in via di pubblicazione.
Le ultime proiezioni per l’inflazione sono state riviste al rialzo per il 2024 e il 2025. I Governatori prevedono ora un’inflazione complessiva in media del 2,5% nel 2024, del 2,2% nel 2025 e dell’1,9% nel 2026. Per l’inflazione core, una media del 2,8% nel 2024, del 2,2% nel 2025 e del 2,0% nel 2026. Si prevede anche che la crescita economica aumenterà allo 0,9% nel 2024, all’1,4% nel 2025 e all’1,6% nel 2026.
Nel complesso nessuna novità rispetto a quanto previsto e pure il Governatore Lagarde in conferenza stampa ha riferito che la BCE dipende si dai dati, ma anche da come i rappresentanti del board analizzano questi dati, come a dire che di fatto sceglieranno l’interpretazione che farà più comodo. Nessuna principale reazione sul mercato e sull’euro, rimasto stabile anche se in leggera pressione rialzista contro dollaro.
AZIONARIO
Seduta di consolidamento per i principali listini globali, dopo che sia l’S&P 500 che il Nasdaq erano saliti su nuovi massimi record il giorno prima, trascinati, come al solito dal settore tecnologico. Sul fronte dati segnaliamo le richieste di sussidi di disoccupazione, che sono salite più del previsto mentre il costo del lavoro nel primo trimestre è stato rivisto al ribasso, un ulteriore segnale che il mercato del lavoro, negli Stati Uniti, si è raffreddato e che la Fed potrebbe cambiare la narrativa sui tassi. Oggi è il giorno dei Non Farm Payrolls, attesi in crescita di 185 mila unità, con un tasso di disoccupazione fermo al 3.9% e guadagni orari in crescita dello 0.3% su base mensile e a +3.9% su base annua.
VALUTE
Si pensava che con la BCE al primo taglio del costo del denaro dal 2109, l’euro avrebbe ripiegato contro le principali divise concorrenti ed invece l’area di 1.0850 60 ha egregiamente tenuto le correzioni. Anche la sterlina è rimasta a ridosso di 1.2800 in attesa di Una Boe che probabilmente taglierà anch’essa i tassi. Molti si chiedono del perché questa forza dell’euro, considerate le aspettative sui tassi di interesse, e la ragione, almeno quella che noi cerchiamo di individuare, è legata al posizionamento dei big players, rispetto ai retails, in sostanza long contro short, che privilegia poi i grandi investitori rispetto ai piccoli.
La violazione di 1.0915 potrebbe spingere i prezzi nell’area di resistenza successiva a 1.1000. Poche le novità sulle altre majors e sui cross in un mercato dollaro centrico che ne attutisce la volatilità. Ma se dovessimo vedere dei Nfp negativi, il dollaro potrebbe ulteriormente ripiegare in un contesto di vendite che ci paiono strutturale e movimenti che appaiono trappole per orsi.
JOBLESS IN PEGGIORAMENTO
Il numero di persone che hanno fatto richiesta dell’indennità di disoccupazione negli Stati Uniti è balzato di 8.000 unità a 229.000 nella settimana terminata il 1° giugno, ben al di sopra delle aspettative del mercato di 220.000, registrando il valore più alto dal massimo degli ultimi 8 mesi 232.000). Nel frattempo, le richieste continuative salite inaspettatamente a 1.792.000 nella settimana precedente, il livello più alto in sette settimane. I risultati sono stati un’ulteriore prova di un indebolimento del mercato del lavoro statunitense, rafforzando le ragioni a favore di due tagli della Fed nel prossimo autunno.
Buon trading e buon fine settimana.
Saverio Berlinzani
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