EURODOLLARO: ANALISI GRAFICA SECONDO LA TEORIA DELLE ONDE DI ELLIn questo breve articolo analizziamo un grafico settimanale del cross EURO/DOLLARO spot secondo la Teoria delle Onde di Elliott.
Se nel grafico sopra riportato prendiamo in considerazione un minimo importante e un possibile massimo importante, notiamo che potrebbe essersi chiusa una struttura impulsiva in 5 onde di grado primario, tracciata in blu, con una ipotetica onda 3 in estensione, tracciata in rosso.
Ipoteticamente è già partita un’onda correttiva, che dovrebbe riportare i prezzi all’altezza dell’onda 4 dell’impulso precedente e quindi in area 1,10, ma considerato il supporto statico, che evidenziamo nel grafico con una linea orizzontale, potremmo anche dire in area 1,11-1,12.
Anche l’analisi algoritmica (Elliott oscillator) ci conferma che la struttura di grado primario potrebbe essere, con alte probabilità, di carattere impulsivo e che è partita una correzione che dovrebbe riportare i valori dell’oscillatore verso la linea dello zero, dove indicativamente si potrebbe chiudere la correzione.
Dopo la correzione si dovrebbe attuare un ulteriore impulso rialzista.
Buon Trading
Agata Gimmillaro
Idee operative USDEUX
EURUSD - analisi macroeconomica e finanziariaI rendimenti dei Treasury decennali statunitensi sono saliti intorno al 4,48% nella giornata di giovedì, in un contesto di attenuazione delle tensioni sui mercati, dopo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha definito “altamente improbabile” l’ipotesi di rimuovere Jerome Powell dalla guida della Federal Reserve. La dichiarazione ha contribuito a rasserenare gli investitori, dopo che nella seduta precedente erano circolate indiscrezioni su un possibile licenziamento del presidente della Fed, ipotesi che aveva innescato un calo dei rendimenti per via dei timori di un’accelerazione nei tagli dei tassi d’interesse.
L’attenzione degli operatori si concentra ora sui dati relativi alle vendite al dettaglio negli Stati Uniti, attesi nel corso della giornata, che potrebbero offrire ulteriori indicazioni sullo stato di salute dell’economia americana e sulle prossime mosse della banca centrale. Il tutto si inserisce in un quadro macroeconomico caratterizzato da segnali contrastanti: da un lato, un rallentamento dei prezzi alla produzione; dall’altro, un’accelerazione dell’inflazione al consumo.
Sul fronte commerciale, Trump ha dichiarato mercoledì che gli Stati Uniti manterranno probabilmente i dazi del 25% sulle importazioni dal Giappone, e ha lasciato intendere la possibilità di un nuovo accordo commerciale con l’India, dopo l’annuncio di un’intesa con l’Indonesia avvenuto il giorno precedente.
Nel frattempo, l’indice del dollaro statunitense è risalito a quota 98,7, recuperando terreno dopo una seduta volatile che si era chiusa in ribasso a causa delle preoccupazioni sull’indipendenza della Federal Reserve. Le tensioni si sono in parte dissipate dopo la smentita ufficiale da parte di Trump, che ha definito “altamente improbabile” un intervento diretto sulla leadership della banca centrale.
La produzione industriale statunitense ha registrato un incremento dello 0,3% nel mese di giugno, superando le attese del consenso, che indicavano un aumento più contenuto dello 0,1%. Il dato segna una ripresa dopo due mesi consecutivi di stagnazione, con variazioni nulle sia ad aprile che a maggio.
All’interno del comparto, la produzione manifatturiera – che rappresenta circa il 78% del totale – è cresciuta dello 0,1%, lievemente al di sopra delle previsioni di invarianza. Particolarmente significativa è stata la performance del settore delle utilities, in rialzo del 2,8%, trainata da un aumento del 3,5% nella produzione di energia elettrica, che ha più che compensato il calo del 2,6% nella produzione di gas naturale. Di contro, il settore minerario ha registrato una contrazione dello 0,3%.
Il tasso di utilizzo della capacità produttiva è salito al 77,6%, rimanendo tuttavia al di sotto della media di lungo periodo del 79,6% (riferita al periodo 1972–2024).
Nel complesso, nel secondo trimestre del 2025, la produzione industriale ha evidenziato una crescita annualizzata dell’1,1%, segnalando una moderata espansione dell’attività economica nel comparto secondario.
I prezzi alla produzione negli Stati Uniti sono rimasti invariati nel mese di giugno, segnando una pausa dopo l’incremento dello 0,3% registrato a maggio (dato rivisto al rialzo), e risultando inferiori alle attese del mercato, che indicavano un aumento dello 0,2%.
La componente dei servizi ha evidenziato una flessione dello 0,1%, dopo il +0,4% del mese precedente, principalmente a causa di un marcato calo (-4,1%) dei prezzi dei servizi di alloggio per i viaggiatori. Ribassi si sono osservati anche nei segmenti della vendita al dettaglio di automobili e ricambi, nei servizi di deposito, nel trasporto aereo passeggeri e nel commercio all’ingrosso di alimenti e bevande alcoliche.
Al contrario, i prezzi dei beni sono aumentati dello 0,3%, il ritmo più sostenuto da febbraio, sostenuti in particolare da un incremento dello 0,8% nel comparto delle comunicazioni e delle attrezzature correlate. Rialzi si sono registrati anche nei prezzi di benzina, energia elettrica residenziale, pollame trasformato, carni e frutta a guscio.
Su base annua, l’inflazione alla produzione è rallentata al 2,3%, il livello più basso da settembre 2024, in calo rispetto al 2,7% di maggio (dato rivisto) e al di sotto delle previsioni del 2,5%. Anche l’indice core PPI è rimasto invariato su base mensile, deludendo le attese di un +0,2%, mentre il tasso core annuo è sceso al 2,6% dal 3,2%, anch’esso inferiore al consensus del 2,7%.
Per quanto riguarda l’inflazione al consumo (USA), nel mese di giugno 2025, ha registrato un incremento dello 0,3% su base mensile, segnando la variazione più marcata degli ultimi cinque mesi. Il dato si confronta con un aumento dello 0,1% rilevato a maggio ed è risultato in linea con le attese del consenso di mercato.
Il principale contributo all’accelerazione dell’inflazione è derivato dalla componente abitativa, che ha evidenziato un incremento dello 0,2%. Parallelamente, si è osservato un rialzo dell’1,0% nei prezzi dei carburanti e dello 0,3% nel comparto alimentare.
Al contrario, alcune componenti del paniere hanno mostrato dinamiche deflazionistiche: i prezzi dei veicoli usati sono diminuiti dello 0,7%, mentre quelli dei veicoli nuovi hanno registrato una flessione dello 0,3%.
Analisi tecnica
Grafico giornaliero (Daily Chart)
Il quadro tecnico rimane impostato al rialzo, nonostante l’attuale fase di ritracciamento, attribuibile all’alternanza di tensioni sul fronte commerciale – in particolare in materia di dazi – e agli attriti istituzionali tra il Presidente Trump e il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell. Tali dinamiche stanno contribuendo a un contesto di crescente incertezza in merito all’orientamento futuro della politica monetaria statunitense.
Tale incertezza si è riflessa in un aumento della volatilità, particolarmente evidente nella sessione di mercoledì, caratterizzata da ampie escursioni di prezzo. Nonostante ciò, il trend di fondo si conferma rialzista, con la price action che continua a gravitare attorno al supporto dinamico rappresentato dalla Kijun Sen dell’indicatore Ichimoku.
Particolare attenzione è rivolta alla chiusura della candela odierna: una chiusura al di sotto della Kijun Sen potrebbe aprire spazi per ulteriori correzioni, con primo target tecnico individuato in area 1,144, dove il prezzo potrebbe trovare supporto sulla media mobile esponenziale a 50 periodi (EMA 50), come già osservato nella candela del 13 maggio.
Attualmente, il mercato si trova in corrispondenza di una confluenza tecnica tra la Kijun Sen e il livello di ritracciamento di Fibonacci 0,618, calcolato sull’ultimo impulso rialzista compreso tra il 23 giugno e il 1° luglio. In tale contesto, i trader orientati al trend following potrebbero valutare l’opportunità di incrementare le proprie esposizioni rialziste in prossimità di tali livelli chiave.
Grafico settimanale (Weekly Chart)
Anche su scala settimanale, il quadro tecnico conferma una chiara impostazione rialzista. Il prezzo si mantiene ben al di sopra della Tenkan Sen, evidenziando una fase di espansione direzionale. Per i trader trend follower con un approccio più conservativo, risulta rilevante osservare come la Tenkan Sen abbia agito da supporto dinamico in più occasioni, in particolare sulle candele del 7 aprile e del 12 maggio, con reazioni tecniche quasi millimetriche.
Sarà pertanto interessante monitorare l’eventuale ripetizione di tale comportamento, che potrebbe offrire ulteriori segnali di conferma per strategie di accumulo in ottica rialzista.
Mercati in rialzo tra Powell, Trump e dati USATRUMP VERSUS POWELL?
Le azioni statunitensi hanno chiuso in lieve rialzo mercoledì pomeriggio, dopo che il presidente Donald Trump ha smentito l’intenzione di licenziare il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, pur lasciando aperta la possibilità. L’S&P 500 ha guadagnato lo 0,35%, recuperando terreno dopo le perdite iniziali, mentre il Dow Jones è salito dello 0,50% e il Nasdaq 100 dello 0,12%.
In apertura, i mercati avevano reagito negativamente alle indiscrezioni secondo cui Trump stesse valutando la rimozione di Powell, alimentando i timori già presenti riguardo ai tassi d’interesse e alle tensioni commerciali. Un elemento di sollievo è arrivato dall’indice dei prezzi alla produzione (PPI), rimasto invariato a giugno, dopo che il giorno precedente il dato sull’inflazione al consumo (CPI) aveva superato le attese.
Sul fronte societario, Bank of America ha perso lo 0,7% a seguito di ricavi inferiori alle previsioni, mentre Morgan Stanley ha ceduto il 3% nonostante risultati solidi. In controtendenza, Goldman Sachs ha registrato un incremento dello 0,6% grazie a un forte miglioramento degli utili. Johnson & Johnson ha sorpreso positivamente, balzando di quasi il 6% dopo aver superato le stime e rivisto al rialzo le previsioni per l’intero anno.
PPI USA
Nel mese di giugno, i prezzi alla produzione negli Stati Uniti sono rimasti invariati rispetto a maggio, dopo un aumento dello 0,3% rivisto al rialzo nel mese precedente. Il dato si è rivelato inferiore alle attese degli analisti, che prevedevano un incremento dello 0,2%. I prezzi dei servizi sono diminuiti dello 0,1%, in controtendenza rispetto al +0,4% di maggio, con cali registrati nei settori della vendita al dettaglio di automobili e ricambi, dei servizi di deposito, del trasporto aereo passeggeri e del commercio all’ingrosso di alimenti e alcolici.
Al contrario, i prezzi dei beni sono aumentati dello 0,3%, il livello più alto da febbraio, trainati in particolare da un incremento dello 0,8% nel comparto delle comunicazioni. Su base annua, l’inflazione alla produzione è scesa al 2,3%, il valore più basso da settembre 2024, rispetto al 2,7% di maggio e a una previsione del 2,5%. Anche l’indice core del PPI è rimasto stabile, deludendo le attese di un aumento dello 0,2%, mentre il tasso core annuo è sceso al 2,6% dal 3,2%, anch’esso sotto le previsioni del 2,7%.
VALUTE
Sul mercato dei cambi, i movimenti sono rimasti contenuti, fatta eccezione per un aumento della volatilità innescato dalle dichiarazioni di un funzionario della Casa Bianca, secondo cui Trump avrebbe preso in considerazione il licenziamento di Powell. La notizia, poi smentita dallo stesso presidente, ha temporaneamente agitato i mercati.
Dal punto di vista tecnico, l’euro-dollaro si trova in una fase distributiva, con minimi e massimi decrescenti nelle ultime due settimane. Ieri ha toccato un minimo a 1,1560, per poi rimbalzare fino a 1,1720. La sterlina continua a essere sotto pressione, avvicinandosi al supporto di 1,3360, livello oltre il quale si potrebbe assistere a un ritorno verso quota 1,3250.
Il dollaro/yen è sceso fino a 146,80, per poi recuperare terreno e risalire a 148,50 dopo la smentita di Trump. Anche gli altri principali cambi si sono mossi in modo simile. Il quadro tecnico resta interlocutorio, ma non si esclude un ulteriore rafforzamento del dollaro, soprattutto in vista di possibili prese di profitto da parte degli investitori istituzionali ancora posizionati short sulla valuta statunitense.
EUROZONA, SURPLUS COMMERCIALE
Il surplus commerciale dell’Eurozona è aumentato a 16,2 miliardi di euro nel mese di maggio 2025, rispetto ai 12,7 miliardi registrati nello stesso mese dell’anno precedente. Le esportazioni sono cresciute dello 0,9%, mentre le importazioni sono diminuite dello 0,6%.
Le vendite verso i principali partner commerciali hanno mostrato un andamento positivo, con aumenti verso gli Stati Uniti (+4,4%), la Svizzera (+6,8%) e il Regno Unito (+2,5%). Sul fronte delle importazioni, l’Unione Europea ha acquistato beni per un valore di 203,8 miliardi di euro, in calo del 2% rispetto all’anno precedente.
Il calo è stato determinato principalmente dalla minore domanda di energia (-18,7%) e di materie prime (-1,7%). Le importazioni dalla Cina sono aumentate del 3,4%, mentre sono diminuite in modo significativo quelle provenienti dagli Stati Uniti (-7,4%) e dal Regno Unito (-7,1%).
REGNO UNITO, INFLAZIONE
Nel Regno Unito, il tasso di inflazione annuo è salito al 3,6% nel mese di giugno 2025, il livello più alto da gennaio 2024. Il dato è in aumento rispetto al 3,4% di maggio e ha superato le aspettative del mercato. La principale spinta al rialzo è arrivata dai prezzi dei trasporti, aumentati dell’1,7%, trainati soprattutto dai costi del carburante. Anche le tariffe aeree e ferroviarie hanno contribuito all’aumento.
L’inflazione dei servizi è rimasta stabile al 4,7%, mentre si è registrato un calo nei settori dell’edilizia abitativa e dei servizi alla persona. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo (IPC) è aumentato dello 0,3%, superando il +0,2% di maggio. Anche l’inflazione core ha mostrato un’accelerazione, con il tasso annuo salito al 3,7% e quello mensile allo 0,4%.
USA, PRODUZIONE INDUSTRIALE
La produzione industriale negli Stati Uniti è aumentata dello 0,3% a giugno, superando le previsioni di un incremento dello 0,1%, dopo essere rimasta invariata nei mesi di aprile e maggio. La produzione manifatturiera, che rappresenta circa il 78% del totale, è cresciuta dello 0,1%, leggermente al di sopra delle attese.
Nel complesso, nel secondo trimestre del 2025, la produzione industriale statunitense ha registrato una crescita a un tasso annualizzato dell’1,1%.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
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Mercati: È il momento di essere prudenti?Per quanto riguarda l’articolo infrasettimanale, andiamo a vedere più da vicino l’attuale situazione sui mercati.
Dopo un inizio di settimana brillante, le borse americane hanno tirato il freno.
Gli investitori si sono mostrati più cauti, rallentando i rialzi del giorno prima, mentre continua a crescere l’incertezza intorno a due temi centrali: la politica monetaria della Federal Reserve e il possibile impatto dei nuovi dazi commerciali statunitensi.
Difatti, l’S&P 500 ha inizialmente toccato un nuovo massimo storico, per poi chiudere in calo dello 0,40%. Anche il Dow Jones ha perso terreno, registrando una discesa più marcata dello 0,99%. A salvarsi è stato il Nasdaq, che ha chiuso in rialzo dello 0,82%, sostenuto soprattutto dai titoli tecnologici, in particolare Nvidia, che ha guadagnato il 4.1% dopo l’allentamento di alcune restrizioni USA sulle esportazioni verso la Cina.
Inflazione sotto i riflettori
Uno dei dati più attesi della settimana era l’aggiornamento sul CPI (Indice dei Prezzi al Consumo) di giugno. Il tasso di inflazione annua è salito al 2,8%, in linea con le previsioni, e rappresenta il livello più alto registrato da febbraio. L’aumento è stato guidato in particolare dai rincari su alimentari, servizi di trasporto e veicoli usati, mentre i costi dell’energia hanno visto un calo più contenuto, con benzina e olio combustibile in discesa e il gas naturale ancora elevato.
Su base mensile, il CPI è aumentato dello 0,3%, il rialzo più marcato degli ultimi cinque mesi. Anche l’inflazione core, che esclude alimentari ed energia, è salita dal 2,8% al 2,9%, ma è rimasta al di sotto delle stime che indicavano un 3%. Il dato mensile core è cresciuto dello 0,2%, anche questo leggermente sotto le attese.
Cosa farà ora la Fed? Quali azioni metterà in atto Powell?
Nonostante i numeri siano tutto sommato in linea con le previsioni, la Federal Reserve si trova in una posizione delicata. Da un lato, l’inflazione sembra ancora sotto controllo, ma dall’altro l’incertezza legata ai dazi commerciali potrebbe far aumentare la pressione sui prezzi nelle prossime settimane. Per ora, i mercati prevedono una Fed prudente, che manterrà i tassi fermi nella prossima riunione del FOMC a fine mese. Tuttavia, gli analisti avvertono che se i dazi dovessero portare a un’accelerazione inflazionistica, non è da escludere un ritorno a una politica monetaria più restrittiva nei prossimi mesi.
Tensioni globali:Capitolo Dazi!
Sul fronte geopolitico, le preoccupazioni non mancano. La Casa Bianca ha confermato che sono in corso negoziati con l’Unione Europea, il Giappone e la Corea del Sud, dopo che questi paesi sono stati colpiti da tariffe molto aggressive. Si teme che l’effetto diretto possa essere un aumento dei prezzi sui beni importati già ad agosto, con potenziali impatti sui consumatori e sull’inflazione globale.
Focus sui titoli bancari e tech
Le trimestrali delle banche hanno mostrato performance contrastanti. JPMorgan e Wells Fargo hanno deluso gli investitori, registrando forti cali dopo la pubblicazione dei risultati del secondo trimestre. Meglio è andata a Citigroup, che ha sovraperformato gli altri istituti.
Come anticipato, Nvidia ha brillato grazie all’allentamento delle restrizioni verso la Cina, un segnale positivo per il settore tech. Il Nasdaq 100 ha infatti chiuso in rialzo dello 0,6%, rafforzato dalla buona performance dei big tecnologici.
Valute: grande performance del dollaro americano
Sul fronte valutario, l’euro/dollaro ha rotto un importante supporto a quota 1,1650, scivolando verso i 1,1580, segnalando debolezza dell’euro nel breve termine. Anche la sterlina ha perso terreno, con il cambio GBP/USD che è sceso sotto 1,3400 e sembra diretto verso l’area compresa tra 1,3150 e 1,3200.
Particolarmente evidente è stato il movimento sul cambio USD/JPY, salito fino a sfiorare quota 149,00, dopo che lo yen ha perso l’1% in una sola giornata. A pesare è il timore che le nuove tariffe USA al 35% sui prodotti giapponesi possano colpire duramente l’export nipponico. Una spinta che potrebbe portare il cambio anche oltre 150,00 nel breve.
In generale, il rafforzamento del dollaro sembra ancora una correzione tecnica all’interno di un trend più ampio e ribassista di medio periodo. Tuttavia, con la Fed sotto osservazione e le tensioni globali in aumento, tutto può cambiare rapidamente.
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Mercati in attesa della Fed tra dazi e inflazioneWALL STREET ASPETTA LA FED
Le borse statunitensi hanno annullato i guadagni del giorno precedente, poiché i mercati continuano a temere l'entità dei dazi che potrebbero essere approvati dagli Stati Uniti e le prospettive di politica monetaria della Federal Reserve.
L'S&P 500 ha chiuso in calo dello 0,41% dopo aver toccato un nuovo record all'inizio della sessione, mentre il Dow Jones è sceso dello 0,98%. Il Nasdaq ha invece tenuto, chiudendo in rialzo dello 0,8%.
L'inflazione è aumentata come previsto a giugno, sebbene il tasso core sia rimasto leggermente al di sotto delle aspettative. Tuttavia, i mercati si aspettano una Fed cauta e conservatrice, con i tassi fermi alla fine del mese, poiché il FOMC potrebbe ancora vedere rischi di inflazione al rialzo derivanti dai dazi.
Funzionari della Casa Bianca hanno riferito che sono in corso negoziati commerciali con UE, Giappone e Corea, dopo che questi tre paesi sono stati colpiti da imposte aggressive, con il rischio di forti aumenti dei prezzi ad agosto.
JPMorgan e Wells Fargo hanno registrato forti cali dopo la pubblicazione dei risultati del secondo trimestre, mentre Citi ha sovraperformato le altre banche. Nvidia è salita del 4% dopo che gli Stati Uniti hanno allentato alcune restrizioni alle esportazioni verso la Cina, sostenendo il Nasdaq 100, che ha chiuso in rialzo dello 0,6%.
PETROLIO
Martedì, i future sul greggio WTI si sono attestati al di sotto dei 66 dollari al barile, dopo una perdita del 2,2% nella sessione precedente. Il calo è dovuto ai timori legati alle nuove decisioni del presidente Trump sulla Russia, che potrebbero causare un'interruzione delle esportazioni di petrolio.
Trump ha aumentato gli aiuti militari all'Ucraina e ha minacciato tariffe del 100% se non si raggiungerà un accordo di pace entro 50 giorni, una mossa vista come una minaccia di sanzioni secondarie verso i principali acquirenti di petrolio russo, come India e Cina. Tuttavia, il rinvio di 50 giorni è stato interpretato dai mercati come un segnale positivo.
Un certo sostegno è arrivato dalla Cina, dove l'attività di raffinazione ha raggiunto i 15,2 milioni di barili al giorno a giugno, il livello più alto da settembre 2023. Anche un indicatore chiave della domanda ha mostrato segnali di miglioramento.
VALUTE
L’EUR/USD ha finalmente rotto i primi supporti chiave, che aveva mantenuto fino a ieri, violando quota 1,1650 e raggiungendo i primi target a 1,1580.
Il USD/JPY è salito ancora di più in termini percentuali, a causa dei timori che l’economia giapponese possa subire contraccolpi sull’export, dopo la decisione di Trump di applicare tariffe del 35% ai prodotti giapponesi. Lo yen ha perso l’1% nella giornata, dopo aver già ceduto un ulteriore 3% nei giorni precedenti. Il cambio USD/JPY si trova ora a ridosso di 149,00, con possibilità di salire fino a 150,00 nel breve termine.
Il cambio GBP/USD è sceso sotto 1,3400, con obiettivi che sembrano avvicinarsi all’area compresa tra 1,3150 e 1,3200. Anche le valute oceaniche sono in ribasso, pur rimanendo sopra i supporti chiave.
Tecnicamente, la fase attuale sembra favorire il dollaro, ma si tratta ancora di un movimento correttivo all’interno di un trend ribassista di medio termine.
CPI USA
Il tasso di inflazione annuale negli Stati Uniti è salito per il secondo mese consecutivo, raggiungendo il 2,7% a giugno 2025, il livello più alto da febbraio. L’aumento è in linea con le aspettative, dopo il 2,4% registrato a maggio.
I prezzi sono aumentati soprattutto per generi alimentari, servizi di trasporto, auto e camion usati. Il costo dell’energia è diminuito in misura minore: i prezzi della benzina e dell’olio combustibile sono scesi, mentre il gas naturale è rimasto elevato.
Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo (CPI) è aumentato dello 0,3%, il maggiore incremento in cinque mesi, in linea con le attese. L’inflazione core annua è salita al 2,9% dal 2,8%, ma è rimasta al di sotto delle previsioni del 3%. Anche il CPI mensile core è aumentato meno del previsto: +0,2% contro lo 0,3% atteso.
CPI CANADA
Il tasso di inflazione annuo in Canada è salito all’1,9% a giugno 2025, rispetto all’1,7% del mese precedente, in linea con le aspettative del mercato.
Nonostante la ripresa, il tasso è rimasto al di sotto dell’obiettivo intermedio del 2% fissato dalla Banca del Canada, per il terzo mese consecutivo. I prezzi dei beni durevoli, in particolare nel settore automobilistico, hanno registrato un’accelerazione.
L’inflazione ha invece rallentato per i prodotti alimentari, con una crescita più debole dei prezzi per generi alimentari e alloggi. L’indice core CPI, utilizzato dalla Banca del Canada come principale indicatore dell’inflazione di fondo, è rimasto invariato al 3%, come previsto.
GERMANIA, INDICE ZEW
L’indice ZEW del sentiment economico tedesco è aumentato per il terzo mese consecutivo, raggiungendo quota 52,7 a luglio 2025, il livello più alto da febbraio 2022. A giugno era a 47,5, e le attese erano per 50,3.
"Nonostante la persistente incertezza legata ai conflitti commerciali globali, quasi due terzi degli esperti si aspettano un miglioramento dell’economia tedesca", ha dichiarato il presidente dello ZEW, Prof. Achim Wambach.
Le speranze di una rapida risoluzione della disputa tariffaria tra Stati Uniti e UE, insieme al potenziale stimolo economico derivante dal programma di investimenti di emergenza del governo tedesco, sembrano dominare il sentiment.
L’ottimismo si riflette soprattutto nelle aspettative in forte aumento per l’ingegneria meccanica e la produzione di metalli, seguite dal settore dell’ingegneria elettrica.
Nel frattempo, l’indice ZEW delle condizioni attuali è migliorato a -59,5, il livello più alto da giugno 2023, rispetto al -72 del mese precedente.
Saverio Berlinzani
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#AN021: Minacce TRUMP sui Dazi e le tensioni FOREX
I mercati globali si svegliano in un clima da guerra fredda valutaria. Salve sono il Trader Andrea Russo e oggi voglio parlarvi delle ultime notizie.
A incendiare la giornata è Donald Trump, che da un comizio in Ohio ha lanciato una raffica di minacce:
“Se sarò rieletto, metterò dazi del 60% su tutta la Cina, del 20% sul Messico e del 10% sull’Unione Europea. E a Putin dico chiaro: se continuerai ad aiutare la Cina a eludere i nostri embarghi, colpiremo anche la Russia.”
Le parole sono rimbalzate sui desk delle banche d’investimento globali, scatenando una reazione immediata sul dollaro e sulle valute emergenti.
I mercati reagiscono: USD vola, GBP e NOK in allerta
Il dollaro USA ha guadagnato terreno contro quasi tutte le principali valute, mentre il GBP crolla sotto pressione per i timori di un taglio BoE e un mercato del lavoro in rallentamento.
La coppia GBP/NOK, in particolare, mostra segnali di breakout ribassista strutturato: la sterlina è sotto pressione doppia (politica interna + guerra dei dazi), mentre la corona norvegese beneficia indirettamente dell’aumento dei prezzi energetici e del sentiment pro-commodity.
CPI USA alle 14:30: il vero detonatore
Alle 14:30 italiane uscirà il dato sull’inflazione core USA. Il consensus è al +3.4%, ma un dato superiore potrebbe spingere la Fed a rimanere più hawkish a lungo. Questo rafforzerebbe il dollaro e creerebbe nuove onde d’urto sulle valute deboli e sulle emergenti.
In particolare:
USD/JPY potrebbe rompere sopra 162.00 con forza.
GBP/USD rischia una rottura sotto 1.29.
USD/SEK e USD/MXN sono le coppie chiave da osservare per movimenti esplosivi.
Trump vs Powell: resa dei conti
Nel frattempo, cresce il timore di un attacco diretto di Trump alla Fed. Secondo Deutsche Bank, i mercati stanno sottovalutando la possibilità che Trump tenti di rimuovere Jerome Powell se tornasse alla Casa Bianca.
“Il mercato sta ignorando la variabile Trump-Powell. Se ci prova davvero, il dollaro potrebbe crollare del 4% in una settimana,” – Deutsche Bank
Stiamo per entrare nel miglior momento del mese per il Forex. Chi sbaglia tempo oggi, brucia capitale. Chi aspetta il segnale giusto, può cavalcare il trend che nasce da una crisi globale annunciata.
EURODOLLARO: IPOTESI H1!!! DISCLAIMER !!!
Nota bene:
Queste sono semplici bozze personali, da considerarsi come tali. La lettura va effettuata con un’ottica di breve termine. In altre parole, la prima fase del percorso disegnato rappresenta l’ipotesi principale. La parte restante del percorso (quella più lontana nel tempo) è strettamente legata all’evoluzione della prima fase. Di conseguenza, se quest’ultima non si realizza, l’intera idea deve essere considerata nulla.
Non vi è alcuna sollecitazione all’investimento; quanto riportato va inteso unicamente come il punto di vista di un utente della piattaforma. L’onere di approfondire ricade sul lettore, attraverso le proprie conoscenze ed esperienze.
Ogni commento che schernisce l’autore, l’idea o il grafico verrà segnalato al moderatore della piattaforma. Non fornirò ulteriori risposte in merito. Grazie per l’attenzione.
Tensioni globali e mercati stabili: focus su Wall StreetWALL STREET STABILE
Lunedì, i tre principali indici azionari degli Stati Uniti hanno oscillato intorno allo zero, a seguito dell’intensificarsi delle tensioni commerciali. Questo dopo l’annuncio del Presidente Trump, nel fine settimana, di una tariffa del 30% sulle importazioni dall’UE e dal Messico, che entrerà in vigore il 1° agosto.
Lo stesso Presidente ha inoltre minacciato tariffe del 100% alla Russia, dopo l’ennesimo vano tentativo di spingere Mosca a un cessate il fuoco nella guerra in Ucraina.
Gli operatori di Wall Street sono quindi rimasti alla finestra, in attesa dei risultati delle grandi banche e dei dati sull’inflazione. I rendimenti obbligazionari e il dollaro hanno registrato un leggero rialzo.
Il petrolio è sceso, poiché il piano di Trump per costringere la Russia a un cessate il fuoco non ha incluso nuove misure volte a ostacolare direttamente le esportazioni energetiche di Mosca.
Per quanto riguarda le tariffe verso UE e Messico, i leader di entrambi i partner commerciali si sono impegnati a proseguire i negoziati con gli Stati Uniti, nella speranza di raggiungere un accordo che possa ridurre l’aumento delle tariffe.
Nel frattempo, gli investitori si preparano ai dati sull’inflazione di oggi, relativi ai prezzi al consumo, che dovrebbero confermare una ripresa dell’inflazione, con le aziende che iniziano a trasferire i maggiori costi di importazione.
I settori salute ed energia hanno registrato le peggiori performance, mentre i servizi di comunicazione hanno sovraperformato.
Sul fronte societario, le megacap hanno mostrato andamenti contrastanti: in calo Nvidia (-0,7%), Microsoft (-0,3%), Apple (-0,7%) e Broadcom (-0,3%), mentre Meta (+0,4%) e Alphabet (+0,8%) erano in positivo. Amazon è rimasta stabile.
Tesla ha guadagnato circa il 2,1% dopo che Elon Musk ha suggerito un possibile voto degli azionisti sull’investimento in AI della società.
VALUTE
Il dollaro è rimasto in un trading range rispetto alle principali valute concorrenti, anche se durante la sessione americana si è osservata una lieve tendenza rialzista.
Manca un vero e proprio catalizzatore che possa spostare gli equilibri, ma appare evidente l’incapacità della valuta statunitense di rompere le resistenze, in un contesto di incertezza globale persistente.
Il trend ribassista potrebbe presto riprendere, con obiettivi invariati che indicano una possibile discesa di un ulteriore 5-6%.
Oggi è attesa la pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo, il dato più rilevante della giornata, che potrebbe finalmente modificare gli equilibri.
IL PESO MESSICANO PERDE QUOTA
Il peso messicano si è indebolito oltre quota 18,70 per dollaro, toccando il minimo di luglio, dopo aver raggiunto in precedenza un massimo di quasi un anno.
La minaccia del Presidente Trump di imporre dazi del 30% sui prodotti messicani e dell’UE, in aggiunta ai dazi del 35% già previsti per il Canada, ha riacceso i timori per l’export messicano, che destina oltre l’80% della produzione verso nord.
Contemporaneamente, un dollaro più forte — sostenuto dalla domanda nelle aste dei titoli del Tesoro a 10 e 30 anni e dalle speculazioni sul mandato del Presidente della Fed Powell — ha spinto gli investitori verso la valuta statunitense, aumentando la pressione sulle valute emergenti.
A livello nazionale, i verbali della riunione di giugno della Banca del Messico hanno indicato un margine limitato per ulteriori tagli aggressivi dei tassi, dopo una riduzione complessiva di 325 punti base dall’inizio del 2024. Il consiglio preferisce ora interventi più cauti, da un quarto di punto, poiché l’inflazione resta ostinatamente sopra l’obiettivo.
INDIA, INFLAZIONE IN CALO
L’inflazione dei prezzi al consumo in India è diminuita per l’ottavo mese consecutivo, scendendo al 2,1% a giugno 2025, il livello più basso da gennaio 2019. A maggio era al 2,82%, e le aspettative di mercato erano del 2,5%.
Il calo è stato trainato da una diminuzione dell’1,06% dei prezzi alimentari, il primo calo annuale dal 2019. Anche l’inflazione nella categoria carburante e luce è scesa al 2,55% dal 2,78% del mese precedente.
Tuttavia, in altri settori la pressione sui prezzi è rimasta stabile o leggermente aumentata. Su base mensile, i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,62% rispetto a maggio.
PETROLIO
I future sul greggio WTI si sono mantenuti sopra i 68 dollari al barile lunedì, dopo un guadagno del 2,8% venerdì, in attesa di possibili nuove sanzioni statunitensi contro la Russia.
Il Presidente Trump ha annunciato una “dichiarazione importante” sulla Russia, alimentando speculazioni su misure che potrebbero ridurre l’offerta globale di petrolio.
Nel fine settimana, Trump ha promesso l’invio di missili Patriot in Ucraina e ha criticato Putin per il rifiuto dei colloqui di pace.
L’UE sarebbe inoltre vicina a finalizzare un nuovo pacchetto di sanzioni, che potrebbe includere un tetto massimo al prezzo del petrolio russo.
Dal lato della domanda, l’economia cinese ha mostrato resilienza, con un surplus commerciale record nel primo semestre e un aumento delle importazioni di greggio, soprattutto dall’Iran.
Tuttavia, le preoccupazioni per la crescita globale hanno limitato i rialzi del prezzo del petrolio, anche a causa dei nuovi dazi del 30% annunciati da Trump su prodotti UE e messicani.
GIAPPONE, SALGONO I RENDIMENTI
Il rendimento dei titoli di Stato giapponesi a 10 anni è salito oltre l’1,59% martedì, raggiungendo il livello più alto dal 2008.
L’aumento è legato alle aspettative di maggiore spesa pubblica in vista delle elezioni della Camera Alta del 20 luglio, con ipotesi di nuove misure di stimolo, tra cui un possibile taglio dell’imposta sui consumi.
L’aumento dei rendimenti è avvenuto nonostante la decisione del Ministero delle Finanze di ridurre le emissioni di obbligazioni a lunghissimo termine, che avrebbe dovuto spingere la domanda e quindi abbassare i rendimenti.
La BoJ resta ferma, mentre lo yen giapponese continua a muoversi in un trading range contro il dollaro.
PIL CINA
L’economia cinese è cresciuta del 5,2% su base annua nel secondo trimestre del 2025, in calo rispetto al 5,4% dei due trimestri precedenti. Si tratta del ritmo più debole dal terzo trimestre del 2024, ma leggermente superiore al consenso del mercato (5,1%).
La crescita è stata sostenuta in parte dalle misure politiche di Pechino, nel contesto di una fragile tregua commerciale.
A giugno, la produzione industriale ha accelerato inaspettatamente, raggiungendo il massimo da tre mesi, mentre il tasso di disoccupazione è rimasto al minimo da sei mesi.
Le vendite al dettaglio, invece, hanno registrato la crescita più bassa degli ultimi quattro mesi, nonostante i sussidi governativi per i prodotti elettronici.
Sul fronte commerciale, le esportazioni sono aumentate e le importazioni sono cresciute per la prima volta nel 2025. Nel primo semestre, l’economia è cresciuta del 5,3%.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
SURPLUS CINESENel primo semestre 2025, la crescita del commercio estero cinese ha mostrato segnali di ripresa grazie a una temporanea de-escalation tariffaria con gli Stati Uniti.
Le esportazioni hanno registrato un’accelerazione, contribuendo a un surplus commerciale record che sostiene la crescita economica.
Sebbene le vendite verso gli USA restino in calo, si osserva un rallentamento della contrazione, mentre aumentano le esportazioni verso altre aree come ASEAN, India e Africa.
Le importazioni restano deboli, riflettendo una domanda interna ancora fragile.
Gli economisti sottolineano che la solidità di questo slancio dipenderà in gran parte dall’evoluzione dei rapporti commerciali con Washington e da eventuali nuove tensioni geopolitiche o regolamentari nei mercati globali.
--Chart di Capital.com--
Analisi EURUSD sulla scia dei daziLa coppia valutaria EUR/USD ha evidenziato una moderata flessione nel corso della scorsa settimana, stabilizzandosi appena al di sotto della soglia tecnica di 1,1700, in ulteriore distanziamento dal massimo pluriennale di 1,1830 registrato agli inizi di luglio.
L’andamento dei mercati finanziari continua a essere influenzato dalle dinamiche politiche statunitensi, in particolare dagli obiettivi strategici delineati dal Presidente Donald Trump. Con il progressivo ridimensionamento delle tensioni geopolitiche, l’attenzione dell’amministrazione statunitense si è nuovamente focalizzata sulle politiche commerciali, in particolare sull’imposizione dei dazi, nonché sull’orientamento prudente adottato dalla Federal Reserve in materia di politica monetaria.
Sin dall’inizio della settimana, l’attenzione degli operatori speculativi si è concentrata sulla scadenza del 9 luglio, data chiave per l’entrata in vigore dei nuovi dazi commerciali. Nel mese di maggio, il Presidente Donald Trump aveva annunciato l’introduzione di misure tariffarie di ritorsione su oltre 180 partner commerciali, accompagnando tale decisione con un periodo di grazia di 90 giorni, finalizzato a favorire la negoziazione di accordi più favorevoli per gli Stati Uniti.
Tuttavia, con l’avvicinarsi della scadenza, i progressi sul fronte negoziale si sono rivelati limitati. Gli Stati Uniti sono riusciti a concludere intese commerciali solo con alcune economie minori, come il Vietnam, mentre non sono stati raggiunti accordi significativi con le principali controparti commerciali, inclusa – prevedibilmente – la Cina.
Il Presidente degli Stati Uniti ha successivamente provveduto all’invio di comunicazioni ufficiali a circa 40 Paesi, notificando l’introduzione di dazi doganali compresi tra il 20% e il 40%, contestualmente all’estensione del periodo di grazia fino al 1° agosto.
In un’ulteriore escalation delle tensioni commerciali, è stata annunciata un’imposta del 50% sulle importazioni dal Brasile, motivata da presunte pratiche commerciali scorrette e da accuse politicamente motivate nei confronti dell’ex Presidente Jair Bolsonaro.
Contestualmente, l’amministrazione ha imposto un dazio del 50% su tutte le importazioni di rame e una tariffa del 35% sui beni provenienti dal Canada. Infine, in un’intervista rilasciata alla NBC lo scorso venerdì, il Presidente ha anticipato che i restanti partner commerciali potrebbero essere soggetti a dazi compresi tra il 15% e il 20%.
Il Presidente degli Stati Uniti ha rinnovato le sue critiche nei confronti del Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, intensificando la pressione affinché l’istituto centrale adotti una politica monetaria più accomodante. In particolare, Trump ha ribadito la propria convinzione che il tasso di riferimento della Fed sia attualmente superiore di almeno 300 punti base rispetto a un livello ritenuto adeguato per sostenere la crescita economica.
Attraverso un post pubblicato su Truth Social, Trump ha accusato Powell di mantenere i tassi “artificialmente elevati” e di ignorare l’assenza di pressioni inflazionistiche, arrivando a definirlo nuovamente “Too Late” e a chiederne pubblicamente le dimissioni. Il Presidente ha inoltre espresso l’intenzione di nominare un successore più allineato alla sua visione, qualora Powell decidesse di lasciare l’incarico.
Tra i nomi circolati come potenziali sostituti figurano il Segretario al Tesoro Scott Bessent, il Direttore del National Economic Council Kevin Hassett, la Vicepresidente della Fed Michelle Bowman e il Governatore Christopher Waller.
Le dichiarazioni di Trump hanno alimentato un clima di incertezza sui mercati finanziari, contribuendo a un temporaneo rafforzamento del dollaro statunitense (USD), sostenuto dal suo ruolo di valuta rifugio. Tuttavia, i timori legati alla stabilità della governance economica e alle prospettive macroeconomiche degli Stati Uniti hanno limitato l’ampiezza di tale apprezzamento.
Nel corso della settimana, l’attenzione degli operatori si è concentrata sulla pubblicazione dei verbali della riunione di giugno del Federal Open Market Committee (FOMC). Dai documenti è emersa una sostanziale coesione tra i funzionari della Federal Reserve e il Presidente Jerome Powell, con una valutazione condivisa secondo cui, sebbene l’incertezza legata alle politiche commerciali si sia parzialmente attenuata, essa permane su livelli elevati.
La maggioranza dei membri del Comitato ha ritenuto probabile e appropriata una riduzione del tasso sui federal funds entro la fine dell’anno, mentre una minoranza ha espresso preferenza per il mantenimento dell’attuale orientamento monetario nel corso del 2025.
Parallelamente, i dati macroeconomici provenienti dall’Eurozona hanno fornito segnali contrastanti. L’indice Sentix Investor Confidence relativo al mese di luglio ha registrato un miglioramento, attestandosi a 4,5 punti rispetto al valore negativo di -0,2 di giugno. Tuttavia, le vendite al dettaglio hanno subito una contrazione dello 0,7% su base mensile a maggio, peggiorando rispetto al precedente calo dello 0,3%. In Germania, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) è stato confermato al 2% su base annua per il mese di luglio.
Nonostante la pubblicazione di tali dati, l’euro (EUR) non ha mostrato reazioni significative, in quanto il sentiment di mercato continua a rappresentare il principale driver delle dinamiche valutarie.
Appuntamenti sul calendario economico di questa settimana
Nel corso dei prossimi giorni, l’attenzione degli operatori sarà rivolta a una serie di dati macroeconomici di rilievo provenienti dagli Stati Uniti. In particolare, martedì è attesa la pubblicazione dell’Indice dei Prezzi al Consumo (CPI) relativo al mese di giugno, seguita giovedì dai dati sulle vendite al dettaglio, anch’essi riferiti allo stesso periodo. A completare il quadro settimanale, venerdì verrà diffusa la stima preliminare dell’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan per il mese di luglio.
Sul fronte europeo, il calendario macroeconomico si presenta più contenuto. In evidenza, la Germania pubblicherà l’indagine ZEW di luglio sul sentiment economico, mentre a livello di area euro è attesa la lettura finale dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) di giugno.
Nel frattempo, diversi esponenti della Federal Reserve interverranno pubblicamente nel corso della settimana. Tuttavia, non sono attese indicazioni di rilievo, con le dichiarazioni che dovrebbero risultare coerenti con l’attuale orientamento attendista espresso dal Presidente Jerome Powell.
ANALISI TECNICA SUL CROSS
WEEKLY CHART
L’analisi tecnica su base settimanale della coppia EUR/USD evidenzia l’avvio di una fase correttiva, successiva a condizioni di ipercomprato. Gli indicatori tecnici si sono progressivamente allontanati dai massimi recenti, orientandosi al ribasso, pur mantenendosi ancora in prossimità di livelli estremi. Questo comportamento suggerisce un raffreddamento del momentum rialzista, senza tuttavia indicare un completo disimpegno da parte dei compratori.
La media mobile semplice (SMA) a 20 periodi conserva una pendenza marcatamente positiva, posizionandosi ben al di sopra delle SMA a 100 e 200 periodi, che risultano in fase di convergenza, confermando la persistenza di un bias strutturalmente rialzista.
Dal punto di vista dei livelli tecnici, il cambio EUR/USD si mantiene al di sopra del ritracciamento di Fibonacci del 23,6% del rally compreso tra maggio e luglio, situato in area 1,1650, che rappresenta il primo supporto dinamico di rilievo. Un’eventuale estensione della correzione troverebbe un supporto più significativo in prossimità del ritracciamento del 38,2%, localizzato attorno a 1,1540.
L'indicatore Ichimoku ci rappresenta un chiaro trend al rialzo con la Tenkan e la Kijun Sen distanti entrambe dal prezzo. Per adesso la Tenkan Sen sta fungendo da supporto dinamico e quindi è auspicabile un ulteriore rimbalzo sulla stessa prima di un'ulteriore spinta al rialzo.
La Chiku Span non ha alcun ostacolo al rialzo e la Kumo ha una perfetta fisonomia rialzista.
DAILY CHART
Le letture tecniche su base giornaliera confermano un’impostazione coerente con il quadro settimanale. La coppia EUR/USD sta attirando nuovamente l’interesse degli acquirenti per il secondo giorno consecutivo, trovando supporto dinamico in prossimità della media mobile semplice (EMA) a 21 periodi (linea viola), lievemente inclinata al rialzo e situata appena al di sopra del ritracciamento di Fibonacci del 38,2% del movimento 19 giugno - 01 luglio (rettangolo verde).
Parallelamente, la EMA a 100 (linea gialla) periodi mostra una pendenza decisamente positiva, posizionandosi a oltre 400 pip al di sotto dei livelli correnti, rafforzando la struttura tecnica di medio termine. Gli indicatori di momentum, pur muovendosi in territorio positivo, evidenziano un’inclinazione ribassista, segnalando un aumento della pressione in vendita, ma senza fornire ancora segnali chiari di un’estensione della fase correttiva.
Sul fronte delle resistenze, la coppia incontra un primo ostacolo tecnico in area 1,1720, mentre una barriera più significativa si colloca in prossimità di 1,1770. Un superamento deciso di quest’ultima soglia potrebbe rappresentare un segnale di esaurimento della correzione e aprire la strada a un nuovo impulso rialzista, con target potenziale oltre il massimo annuale a 1,1830.
Da notare come il prezzo ha corretto la sua proiezione al rialzo al livello 1,27% dell'inversione di FIbonacci calcolata sull'impulso 21 aprile - 27 marzo.
Ichimoku ci descrive un possibile rimbalzo sulla Kijun Sen prima di una forte ripartenza in ascesa, zona di confluenza con il ritracciamento di Fibonacci 0,618%.
I volumi sulla time-line ci suggeriscono una rinnovata ripresa e questo rafforza la continua la propensione al rialzo.
Trump impone dazi su importazioni da UE e CanadaTRUMP COLPISCE MESSICO E UNIONE EUROPEA
Sabato, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato che la sua amministrazione imporrà una tariffa del 30% sui beni provenienti dal Messico e dall'Unione Europea a 27 nazioni, a partire dal 1° agosto. La decisione prende di mira due dei principali partner commerciali di Washington, dopo settimane di tentativi per raggiungere un accordo più ampio.
L’ultima serie di lettere inviate da Trump, indirizzate alla presidente messicana Claudia Sheinbaum e alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, potrebbe avere un impatto su oltre 1.000 miliardi di dollari di importazioni annuali e aumentare il rischio di una guerra commerciale globale. Queste lettere concludono una settimana in cui più di due dozzine di Paesi hanno ricevuto comunicazioni simili, con l’annuncio di dazi statunitensi compresi tra il 20% e il 50%.
Non è chiaro quali criteri Trump abbia utilizzato per determinare i livelli tariffari, anche se potrebbe aver fatto riferimento alla tabella draconiana presentata il 2 aprile scorso. Il presidente considera le tasse sulle importazioni uno strumento efficace per rilanciare il settore manifatturiero statunitense, favorire i surplus commerciali e contrastare l’uso illegale di droghe.
Entrambi i partner hanno comunque dichiarato la disponibilità ad avviare ulteriori trattative prima della scadenza. Inizialmente, la Casa Bianca era fiduciosa di poter concludere 90 accordi in 90 giorni. Tuttavia, la complessità dei negoziati ha reso più conveniente concentrarsi su pochi accordi rilevanti, comunicando ai Paesi più piccoli o più riluttanti i dazi previsti, senza troppe consultazioni.
La partita resta aperta e ci vorranno settimane prima di osservare le reazioni dei Paesi coinvolti.
RISK ON, RISK OFF: ETERNO DILEMMA
La borsa americana ha chiuso in ribasso venerdì, dopo che il presidente Trump ha annunciato un dazio del 35% sulle importazioni canadesi e ha avvertito di un possibile aumento generalizzato dei dazi a livello globale. L’S&P 500 ha perso lo 0,3% dopo aver toccato un massimo storico il giorno precedente, interrompendo una serie positiva alimentata dall’appetito per il rischio.
La lettera inviata al Canada ha destato preoccupazione, poiché minaccia ulteriori azioni in caso di ritorsioni e accenna a misure simili contro l’Unione Europea, previste a breve. La maggior parte dei settori ha chiuso in territorio negativo, con sanità e finanza in testa alle perdite, mentre energia e beni di consumo discrezionali hanno registrato un rialzo.
Le grandi capitalizzazioni hanno mostrato andamenti contrastanti: Apple (-0,6%), Meta (-1,3%) e Broadcom (-0,4%) sono scese, mentre Microsoft (+0,4%), Tesla (+0,1%), Nvidia (+1%), Alphabet (+1,4%) e Amazon (+1,2%) hanno chiuso in rialzo.
Nel corso della settimana, l’S&P 500 e il Dow Jones hanno perso l’1,1%, mentre il Nasdaq 100 ha guadagnato lo 0,1%. La settimana entrante si preannuncia intensa, con l’inizio della stagione degli utili del secondo trimestre e la pubblicazione dei principali report sull’inflazione.
VALUTE
Sul mercato dei cambi, il dollaro mostra difficoltà nel superare le resistenze chiave nel breve periodo, mentre le valute concorrenti mantengono i supporti e sembrano pronte a ripartire al rialzo. L’EUR/USD mantiene per ora quota 1,1660 e non rompe al ribasso, a meno di aperture in gap alla riapertura dei mercati, dovute alle minacce di dazi all’Unione Europea.
Il cambio GBP/USD si trova vicino ai supporti chiave tra 1,3440 e 1,3350, complice anche la debolezza dei dati britannici della scorsa settimana, che hanno rilanciato il cross EUR/GBP verso quota 0,8690, primo obiettivo di breve termine. Il cambio USD/JPY si avvicina alle resistenze di medio termine a 148,00 e 148,50, la cui rottura potrebbe rilanciare il trend rialzista.
Le valute oceaniche restano in una fase di stallo: non salgono, ma mantengono i supporti in attesa di notizie positive dalla Cina sul fronte dei dazi con gli Stati Uniti. Il dollaro canadese si è indebolito, con il cambio USD/CAD salito verso 1,37, dopo l’annuncio di una tariffa del 35% su tutti i prodotti canadesi non appartenenti all’USMCA, con entrata in vigore il 1° agosto.
L’escalation ha riacceso le preoccupazioni sull’accesso del Canada alle esportazioni e ha aumentato l’incertezza sulla politica commerciale. Trump ha invocato i dazi di ritorsione di Ottawa e una presunta mancanza di “spirito cooperativo”, aumentando la pressione sul Canada affinché concluda un nuovo accordo prima della scadenza. I nuovi dazi si aggiungono a quelli esistenti del 50% su acciaio e alluminio, di cui il Canada è il principale fornitore degli Stati Uniti.
Tuttavia, l’economia canadese mostra segnali di ripresa. Il rapporto sul lavoro di giugno ha sorpreso positivamente, con 83.100 nuovi posti di lavoro e un tasso di disoccupazione sceso al 6,9%. Questi dati hanno ridotto le probabilità di un taglio dei tassi da parte della Banca del Canada nella riunione del 30 luglio, offrendo sostegno al dollaro canadese nonostante le tensioni commerciali.
CANADA: DISOCCUPAZIONE IN CALO
Il tasso di disoccupazione in Canada è sceso al 6,9% a giugno 2025, rispetto al 7% del mese precedente, in controtendenza rispetto alle aspettative di un aumento al 7,1%. Si tratta del primo miglioramento da gennaio, che attenua i timori legati all’incertezza economica e ai dazi statunitensi.
Il numero di disoccupati è diminuito di 22.100 unità, attestandosi a 1.552.500. L’occupazione totale è aumentata di 83.100 unità, raggiungendo quota 22.613.700, il maggior incremento da dicembre. La crescita è stata trainata dal più forte aumento dell’occupazione part-time degli ultimi tre anni, concentrato soprattutto nel commercio all’ingrosso e al dettaglio.
Nel frattempo, il tasso di partecipazione è salito di 0,1 punti percentuali, attestandosi al 65,4%.
SETTIMANA ENTRANTE
Gli sviluppi nella politica commerciale statunitense continueranno a rappresentare il principale market mover, dopo che il presidente Trump ha minacciato di imporre dazi del 30% sulle importazioni da Messico e Unione Europea a partire dal 1° agosto.
Martedì inizierà la stagione degli utili con i risultati delle principali banche statunitensi. Tra i dati economici più attesi figurano l’indice dei prezzi al consumo (CPI), l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) e le vendite al dettaglio negli Stati Uniti. A livello internazionale, saranno pubblicati il PIL e la bilancia commerciale della Cina, i tassi di inflazione di Giappone, Canada e Regno Unito, oltre alla riunione del G20 in Sudafrica.
Buona settimana.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
BRICS e CINADonald Trump ha proposto di imporre dazi del 10% ai paesi BRICS, con l’obiettivo di penalizzare Russia, Iran e altre economie emergenti.
Tuttavia, analisti britannici evidenziano che questa mossa potrebbe avvantaggiare la Russia, rafforzandone la posizione nel mercato energetico e incentivando la produzione interna.
Le tensioni tra USA e Cina potrebbero inoltre consolidare la cooperazione tra i BRICS, spingendoli a usare circuiti alternativi a SWIFT.
Infine, la Cina potrebbe guidare una possibile coalizione “anti-dazi”, coinvolgendo anche paesi europei contrari alle politiche protezionistiche americane.
--Chart di Capital.com--
#AN019: Le valute digitali (CBDC) cambieranno il Forex
Come il mondo delle valute digitali ufficiali (CBDC) sta già intervenendo nel Forex, aprendo nuove opportunità poco considerate altrove. Salve, sono il Trader Forex Andrea Russo.
Da un lato, Shangai sta valutando le contromisure verso stablecoin e criptovalute, inclusi yuan-preggiati, mentre la Cina si avvicina a un ragionevole passaggio verso una sua versione “soft” di stablecoin, dopo anni di restrizioni sul crypto trading. Dall’altro, il Pakistan mette a regime un CBDC pilota, allineandosi ad una svolta epocale: ora è lui stesso a modellare il suo sistema monetario digitale, con impatti diretti su inflazione, riserve e cross valutari .
Queste iniziative non sono isolate. Si inseriscono in un fenomeno globale: oltre 130 banche centrali studiano o testano CBDC, con Europa, Cina e Medio Oriente in prima linea. L’ostilità americana (es. divieto di digital dollar) rischia di spingere altri a consolidare proprie valute digitali come scudo geopolitico e finanziario.
Nel Forex, queste novità possono generare contraccolpi già nel breve termine:
Cambio EUR/CNY o INR: CBDC retail + wholesale faciliteranno interscambi diretti, riducendo la dipendenza dal dollaro, e potenzialmente dando luogo a nuove correnti di flusso nei cross asiatici.
Riduzione costi e tempi transfrontalieri: sistemi come mBridge (Cina, Hong Kong, Thailandia, UAE, Arabia Saudita) permetteranno transazioni immediate e valute digitali incrociate, abbattendo il predominio SWIFT e favorendo una minore domanda USD nei pagamenti.
Nuovo paradigma nei tassi: i CBDC possono includere tassi d’interesse programmati, creando pressioni concorrenziali su swap e futures, e costringendo le banche centrali tradizionali a chiarire le loro strategie.
Valute rifugio digitali: se EUR o CNY diventano interoperabili a livello globale, potrebbero emergere nuove forme di rifugio valutario, con impatti su cross come EUR/USD, USD/CNY, INR/USD.
Conclusione operativa per trader Forex:
Presto entreremo in un territorio inesplorato: non si tratterà solo di valutare banche centrali e PMI, ma di capire se e quando i sistemi di pagamento digitali ufficiali avranno impatto reale sulle rotte valutarie.
Per chi vuole anticipare i flussi:
Monitorare i piloti dei CBDC in Asia e Medio Oriente.
Tenere d’occhio l’adozione retail nei paesi BRICS: nei prossimi trimestri, potremo assistere a flussi diretti da USD a CNY, INR, AED digitali.
Valutare possibili long su cross digital-friendly (es. USD/INR digital) e short su USD legati all’interesse nelle stablecoin.
Il Forex sta entrando nella sua nuova era digitale: la domanda è una sola: sei pronto a navigarla?
Trump rilancia i dazi: mercati e valute reagisconoDAZI, SIAMO AI TITOLI DI CODA
Ieri Wall Street, dopo un inizio di seduta al ribasso, ha tentato una ripresa. L’S&P 500 è salito dello 0,4%, mentre il Dow Jones ha guadagnato circa lo 0,58%. Il Nasdaq, invece, ha perso lo 0,08%, arretrando leggermente dopo aver chiuso a un massimo storico nella sessione precedente.
Gli operatori restano in attesa degli sviluppi commerciali in corso, ma sembrano ormai ignorare le nuove minacce tariffarie, che prima o poi giungeranno a una conclusione naturale.
Il presidente Trump ha annunciato un dazio del 50% sulle importazioni dal Brasile e del 35% su quelle dal Canada, a partire dal 1° agosto. Ha inoltre confermato che un dazio del 50% sulle importazioni di rame entrerà in vigore nella stessa data.
Sul fronte economico, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono scese inaspettatamente a 237.000, mentre quelle in corso sono salite a 1,965 milioni, il livello più alto dal 2021.
Per quanto riguarda le notizie aziendali, le azioni Nvidia hanno perso lo 0,2%, dopo un guadagno dell’1,8% nella sessione precedente che aveva portato la sua capitalizzazione di mercato a 4.000 miliardi di dollari. Il rally è stato alimentato dall’entusiasmo per l’intelligenza artificiale e dalle notizie sul lancio di un nuovo chip AI specifico per la Cina.
Nel frattempo, Delta Air Lines ha registrato un’impennata di oltre il 13% dopo aver riportato utili superiori alle aspettative.
VALUTE
Il dollaro è salito sul mercato valutario. L’EUR/USD ha rotto quota 1,1700, scendendo di altri 40 pips. Sebbene non si tratti di un movimento eclatante, rappresenta un primo breakout che potrebbe spingere i prezzi verso i supporti di medio termine a 1,1590.
Anche il GBP/USD ha rotto quota 1,3600, spingendosi fino a 1,3550, con possibilità di ulteriori ribassi fino a 1,3420.
L’USD/JPY continua a salire, cercando di rompere la resistenza chiave a 147,20. Una violazione di questo livello potrebbe spingere i prezzi fino a 148,00.
Da segnalare anche il rialzo dell’USD/CAD, dopo l’annuncio di Trump sui dazi del 35% sui prodotti canadesi. Il cambio è balzato da 1,3660 a 1,3730, per poi consolidarsi intorno a 1,3700.
Le valute oceaniche hanno tenuto meglio rispetto a euro e sterlina, con i cross EUR/AUD, EUR/NZD, GBP/AUD e GBP/NZD in correzione ribassista.
REAL BRASILIANO SOTTO PRESSIONE
Il real brasiliano ha perso terreno, scendendo fino a quota 5,66 per dollaro. La pressione sugli asset brasiliani è aumentata dopo che Trump ha imposto dazi del 50% sulle importazioni dal Brasile.
Il presidente statunitense ha anche criticato la Corte Suprema brasiliana per aver messo sotto processo l’ex presidente Bolsonaro, accusato di tentato colpo di Stato.
L’aumento dei dazi dal 10% al 50% rappresenta una misura draconiana, che potrebbe ridurre gli afflussi di valuta estera dal secondo partner commerciale del Brasile. I settori più colpiti saranno energia, ferro, acciaio, macchinari, soia, materie prime e aerospaziale.
Nonostante ciò, il real si era rafforzato di oltre il 12% quest’anno, grazie alla debolezza del dollaro e all’attrattiva del carry trade. La Banca Centrale del Brasile ha infatti alzato il tasso Selic al 15%, uno dei tassi reali più alti al mondo, per contrastare le preoccupazioni fiscali. L’inflazione di giugno si è mantenuta al 5,35%, sopra l’obiettivo, rendendo improbabile un taglio dei tassi.
DISOCCUPAZIONE USA
Le richieste iniziali di sussidio di disoccupazione negli Stati Uniti sono diminuite di 5.000 unità nella prima settimana di luglio, attestandosi a 227.000. Il dato è inferiore alle attese di mercato, che prevedevano un aumento a 235.000.
Si tratta del quarto calo consecutivo, con il livello più basso delle ultime sette settimane. Questo rafforza l’idea che il mercato del lavoro statunitense resti solido, nonostante i tassi elevati e l’incertezza economica.
Tuttavia, le richieste continuative sono aumentate di 10.000 unità, raggiungendo quota 1.965.000, il livello più alto dal 2021, segnalando un possibile rallentamento delle assunzioni.
RAME IN RIALZO
I future sul rame sono saliti a circa 5,60 dollari per libbra, avvicinandosi ai massimi storici. Il rialzo è stato innescato dalla conferma di Trump sull’introduzione di un dazio del 50% sulle importazioni di rame a partire dal 1° agosto.
Trump ha sottolineato l’importanza strategica del rame, secondo materiale più utilizzato dal Dipartimento della Difesa, essenziale per semiconduttori, aerospaziale, munizioni, data center, batterie agli ioni di litio, radar, difesa missilistica e armi ipersoniche.
La notizia ha spinto il premio sui future statunitensi rispetto ai contratti del London Metal Exchange a un record del 25%, segnalando la fine dell’aumento delle scorte nazionali. I trader hanno infatti iniziato a spostare il rame verso gli Stati Uniti fin da febbraio, quando sono iniziate le minacce tariffarie.
Gli Stati Uniti importano quasi la metà del rame che consumano, con la maggior parte proveniente dal Cile.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
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#AN018: Shock estivo, i dazi, i ritardi della Fed e dollaro
Negli ultimi giorni il mondo Forex ha vissuto una sequenza di eventi chiave che potrebbero ridefinire l’assetto valutario globale nei prossimi mesi. Il rischio sul dollaro è diventato strutturale, la minaccia di dazi torna a moltiplicarsi, e la combinazione tra incertezza geopolitica e politica monetaria crea un mix quanto mai rischioso per i tassi di cambio.
Partiamo dal verbale della Fed: Jerome Powell ha attribuito al rischio dazi il motivo principale per il rinvio di possibili tagli dei tassi. Le aspettative di mercato si stanno riallineando verso un ciclo rateo più lungo, alimentando un clima di incertezza globale. Parallelamente, Goldman Sachs avverte che il dollaro sta sempre più muovendosi come una valuta ‘rischiosa’, correlata ai mercati azionari, un comportamento da emergente più che da rifugio sicuro.
Sul fronte geopolitico, il presidente Trump ha rilanciato la guerra dei dazi: annunci di tariffe fino al 35% su Canada, fino al 20% su Europa e 50% su rame dal Brasile hanno fatto galoppare la volatilità nei futures e riportato il dollaro in rally breve . Ma è Deutsche Bank a lanciare l’allarme: il periodo estivo con scarsa liquidità e tensione commerciale in aumento rappresenta un potenziale detonatore per turbolenze valutarie prolungate.
Il Financial Times prefigura uno scenario in cui il dollaro perde terreno come valuta dominante, aprendo a un mondo valutario multipolare in cui euro, renminbi, oro e persino cripto possono guadagnare terreno
L'impatto sul Forex:
USD: la narrativa cambia: non più rifugio netto, ma asset correlato ai cicli politici e di rischio. La debolezza dell’indice DXY nel primo semestre 2025 (-10%) riflette questa transizione .
EUR/USD: potenzialmente favorito se il dollaro prosegue nel suo consolidamento. Tuttavia, i nuovi dazi e l’incertezza USA–EU potrebbero fornire supporto temporaneo al biglietto verde.
USD/JPY e USD/CHF: questi cross saranno soggetti a maggiore volatilità, con il prossimo catalizzatore nei verbali Fed e le cadenze sui dazi. Le valute rifugio si rafforzano nelle fasi di incertezza.
CAD, AUD, NZD: penalizzati da dazi su Canada e Brasile e da dollaro debole. L’OPEC+ e le tensioni geopolitiche potrebbero spingere le materie prime, ma servono conferme dati.
Correlazione incrociata di una commodity: USD/CAD potrebbe rimbalzare se il petrolio perde slancio, mentre AUD/JPY è sensibile sia alla RBA che al maggiore rischio globale.
Conclusione:
Il quadro valutario attuale appare instabile e sensibile alle novità politiche e commerciali. La volatilità estiva potrebbe durare, e chi saprà leggere i segnali macro e istituzionali (Fed, dazi, geopolitica) avrà l’occasione per entrare con precisione. Fino ad emergere una direzione stabile, EUR/USD sembra il cross più interessante per catturare una potenziale correzione strutturale del dollaro.
Con EUR/USD a 1,20, l’Europa rischia un crollo? Con EUR/USD a 1,20, l’Europa rischia un crollo?
EUR/USD ha superato 1,175 dollari, raggiungendo i livelli registrati nell'agosto 2021, in seguito alla notizia di una proposta degli Stati Uniti all'UE relativa a un accordo commerciale. La proposta prevede il mantenimento di una tariffa base del 10% con esenzioni per alcuni settori, tra cui aeronautica e alcolici.
Washington non ha fornito dettagli riguardo a possibili esenzioni per altri settori come automobili, acciaio, alluminio e prodotti farmaceutici, richieste dall'UE. L'Unione Europea mira a raggiungere un accordo preliminare con gli Stati Uniti entro la settimana per mantenere la tariffa al 10% oltre la scadenza del 1° agosto, mentre i negoziati per un accordo permanente proseguono.
Nel frattempo, l’Unione Europea ha comunicato l’intenzione di introdurre tariffe compensative su una selezione di prodotti statunitensi, quale risposta ai dazi imposti dagli Stati Uniti sui metalli. Le autorità europee hanno inoltre segnalato che, in caso di mancato raggiungimento di un accordo, potrebbero essere implementate ulteriori misure, tra cui controlli sulle esportazioni e limitazioni all’accesso delle imprese statunitensi agli appalti pubblici. In ambito di politica monetaria, gli operatori di mercato scontano la possibilità di un solo ulteriore taglio dei tassi da parte della BCE entro la fine dell’anno.
Successivamente a una fase di marcata accelerazione, il tasso d’inflazione nell’Eurozona si è allineato all’obiettivo del 2%. Secondo le stime preliminari fornite da Eurostat, anche l’indice core—che esclude le componenti alimentari ed energetiche—si mantiene stabile al 2,3%, rafforzando l’evidenza di un rientro delle pressioni inflazionistiche complessive. Permangono tuttavia dinamiche di tensione nei comparti dei servizi e dei generi alimentari, dove si osservano ancora rincari persistenti al livello dei prezzi.
L'inflazione nel settore dei servizi ha registrato un incremento del 3,3% a giugno, mentre i prezzi degli alimenti continuano a rappresentare uno dei principali fattori di pressione sui bilanci familiari. La percezione dell’inflazione da parte dei consumatori rimane sensibilmente superiore rispetto ai dati ufficiali: basti considerare che l’inflazione media percepita dai consumatori europei è stabile al 3,1% da diversi mesi. Tale divario contribuisce a generare insoddisfazione sociale e a minare la fiducia nelle politiche economiche adottate.
Parallelamente, la Banca Centrale Europea mantiene una posizione prudente. Nonostante le aspettative di inflazione a breve termine siano in diminuzione, gli analisti reputano improbabile un ulteriore taglio dei tassi nella prossima riunione di luglio. L’istituto centrale mira infatti a scongiurare un rialzo prematuro della domanda che potrebbe tradursi in una nuova crescita dei prezzi, specialmente alla luce delle persistenti incertezze geopolitiche che influenzano i mercati energetici.
In sintesi, sebbene la stabilizzazione dell’inflazione costituisca un risultato significativo, resta comunque fragile e condizionata da variabili esogene poco controllabili, come l’andamento dei prezzi dell’energia, fortemente soggetti agli equilibri geopolitici. Tale stabilizzazione, inoltre, non appare sufficiente a stimolare una ripresa economica in un contesto caratterizzato da evidenti segnali di debolezza.
Il tasso di cambio si avvicina ormai al livello di 1,20 ed è rilevante analizzare quali possano essere le conseguenze di una quotazione così elevata.
L’apprezzamento dell’euro rappresenta un ulteriore elemento di criticità: il rafforzamento della valuta unica nei confronti del dollaro suscita preoccupazioni.
Un tasso di cambio fino a 1,20 USD rimane gestibile; tuttavia, un apprezzamento oltre tale livello potrebbe esercitare pressioni significative sull’economia europea.
Un euro eccessivamente forte penalizza le esportazioni, riducendo la competitività delle imprese europee sui mercati internazionali. Questa dinamica aggrava le difficoltà già riscontrate dal comparto manifatturiero, che continua a operare sotto la soglia di espansione: ad esempio, l’indice PMI si mantiene al di sotto dei 50 punti in molte economie chiave, tra cui Italia e Francia, indicando una fase di contrazione. Solo la Spagna mostra una moderata crescita.
Alla luce della debolezza del dollaro e del continuo rafforzamento dell’euro, si prospetta una riallocazione degli investimenti con un aumento dell’esposizione verso i mercati statunitensi e una contestuale riduzione del peso delle azioni europee in portafoglio.
Attualmente, detengo posizioni aperte in acquisto sui seguenti titoli: CODEXIS, PALISADE, RMS, AZO, HYMC e INTU.
#AN017: I livelli sporchi nel Forex e come pensano le banche
Nel mondo del Forex, molti trader retail sono abituati a cercare precisione chirurgica nei livelli tecnici. Linee nette, supporti millimetrici, resistenze geometriche. Ma la verità è che il mercato non si muove in modo così ordinato.
Sono il Trader Forex Andrea Russo e ringrazio anticipatamente il mio Broker Partner Ufficiale per averci supportato nella realizzazione di questo articolo.
Le istituzioni – banche, fondi macro, hedge fund – non operano per confermare i pattern da manuale. Lavorano invece per manipolare, accumulare e distribuire posizioni nella maniera più efficiente possibile. E spesso, lo fanno proprio nei cosiddetti “livelli sporchi”.
Ma cosa sono questi livelli sporchi?
Si tratta di zone di prezzo, non singole linee. Sono aree dove molti trader piazzano stop loss, ordini pendenti, o breakout entry, e che diventano un bersaglio ideale per i player istituzionali. Il concetto di livello sporco nasce dal fatto che il prezzo non rispetta il livello "perfetto", ma lo rompe leggermente per poi tornare indietro: un falso breakout, una trappola, una caccia agli stop.
Le banche conoscono molto bene il comportamento dei trader retail. Hanno accesso a flussi informativi molto superiori: dati aggregati di posizionamento, open interest sulle opzioni, livelli chiave monitorati da algoritmi. Quando vedono concentrazioni di ordini intorno a una zona, progettano veri e propri trigger di liquidità. Spingono il prezzo appena oltre il livello chiave per “ripulire” il mercato, generare panico o euforia, e poi iniziare la loro reale operazione.
Come si individuano questi livelli?
Un trader che vuole operare come fanno le istituzioni deve smettere di disegnare linee nette e iniziare a ragionare per fasce operative. Un livello sporco è, in media, una zona larga dai 10 ai 15 pip, attorno a un livello psicologico, un massimo/minimo precedente o un'area di breakout. Ma non basta la struttura tecnica. Serve osservare:
La densità volumetrica (profilo volume o visibilità su book)
Il sentiment retail aggregato (per capire dove sono piazzati gli stop)
I livelli opzionari chiave (soprattutto gamma e max pain)
L’open interest in crescita (come conferma di interesse istituzionale)
Quando un prezzo si avvicina a un livello sporco, non bisogna entrare. Bisogna attendere la manipolazione. Il prezzo spesso supera brevemente quella fascia, con una spike, e solo dopo torna nella direzione opposta. È lì che le banche entrano: quando il retail ha mollato le posizioni o è stato forzato a entrare troppo tardi. Il vero trader esperto entra dopo che il livello è stato “ripulito”, non prima.
Questo tipo di lettura ti porta a operare nel modo opposto rispetto alla massa. Ti spinge a pensare in anticipo: dove vogliono che tu entri… e dove entrano davvero loro. E solo quando inizi a riconoscere questi pattern invisibili, quando capisci che il mercato non è lineare ma progettato per ingannarti, inizi davvero a diventare un trader professionista.
Conclusione?
Il trading non è prevedere il prezzo, ma prevedere l’intenzione di chi muove realmente il mercato. I livelli sporchi sono la chiave. Chi sa leggere la manipolazione può entrare con vantaggio, prima della vera accelerazione. E da quel momento, non tornerà più indietro.
Wall Street cauta, occhi su Fed e dazi USABORSE USA: CONSOLIDAMENTO IN CORSO
Mercoledì, l'S&P 500 ha guadagnato lo 0,57%, il Nasdaq lo 0,95% e il Dow Jones è salito dello 0,49%, con gli operatori ancora in attesa delle decisioni sui dazi da parte dell’amministrazione USA.
Il presidente Trump ha affermato di voler implementare un dazio del 50% sulle importazioni di rame e ha minacciato di imporre dazi fino al 200% sui prodotti farmaceutici. Tuttavia, ha precisato che l'attuazione sarebbe ritardata di 12-18 mesi per consentire gli adeguamenti del settore.
Nel frattempo, i verbali del FOMC indicano che una riduzione del tasso sui Fed Funds potrebbe essere appropriata nel corso dell'anno. La pressione al rialzo sull'inflazione derivante dai dazi è ritenuta temporanea o modesta, mentre le aspettative di inflazione a medio-lungo termine restano ben ancorate.
Tuttavia, si evidenzia il rischio di un indebolimento dell'attività economica e del mercato del lavoro. Alcuni membri del board hanno suggerito un possibile taglio dei tassi già nella prossima riunione, mentre altri ritengono che non siano necessarie riduzioni nel 2025.
La Fed ha quindi mantenuto invariato il tasso sui Fed Funds al 4,25%-4,50% per la quarta riunione consecutiva, in attesa di maggiore chiarezza sulle prospettive economiche.
I mercati continuano a scommettere su due tagli da 25 punti base entro la fine dell'anno. Il settore tecnologico ha registrato le migliori performance, mentre beni di consumo di base ed energia hanno sottoperformato.
Tra le megacap, spiccano i rialzi di Nvidia (+2,2%) e Microsoft (+1,2%). Le azioni Apple sono rimaste pressoché invariate, dopo che il consigliere commerciale della Casa Bianca, Peter Navarro, ha dichiarato che l’azienda si considera "troppo grande per imporre dazi".
VALUTE
Poche novità sul fronte valutario, con i principali cambi ancorati in range ristretti.
L’EUR/USD mantiene quota 1,1700, tornando a testare le prime resistenze a 1,1750-60. Il GBP/USD corregge leggermente, pur restando lontano dai livelli chiave.
Lo USD/JPY scende di 100 pips da 147,20 a 146,20, avvicinandosi ai primi supporti a 145,80. Le valute oceaniche restano in range: AUD/USD tra 0,6460 e 0,6590, NZD/USD tra 0,5960 e 0,6110.
Lo USD/CHF non riesce a superare quota 0,8000 e si avvicina ai supporti a 0,7920 e 0,7850. L’EUR/JPY resta forte, vicino ai target di medio termine a 172,30-40.
PETROLIO
Mercoledì, i future sul WTI hanno oscillato attorno a 67,8 dollari al barile, con leggere variazioni dopo due giorni di rialzi.
I mercati restano cauti per via della proposta di Trump di imporre dazi al 50% sul rame, che ha sollevato timori di perturbazioni commerciali più ampie, potenzialmente dannose per la domanda di petrolio.
L’OPEC+ è pronta ad aumentare nuovamente la produzione a settembre, dopo l’incremento di 548.000 barili al giorno previsto per agosto. Tuttavia, il ministro dell’Energia degli Emirati Arabi Uniti ha dichiarato che la mancanza di scorte dimostra che "il mercato aveva bisogno di quei barili".
Saudi Aramco prevede un aumento della domanda globale di petrolio di 1,2-1,3 milioni di barili al giorno nella seconda metà del 2025.
Nel frattempo, le tensioni nel Mar Rosso si sono intensificate con nuovi attacchi degli Houthi, che hanno affondato una nave causando vittime tra l’equipaggio.
Negli Stati Uniti, i dati EIA mostrano un aumento delle scorte di greggio di 7,1 milioni di barili, il più alto da gennaio. L’EIA ha anche rivisto al ribasso le previsioni sulla produzione per il 2025, a causa del rallentamento delle trivellazioni legato al calo dei prezzi.
CPI CINA
A giugno 2025, i prezzi al consumo in Cina sono aumentati dello 0,1% su base annua, invertendo il calo dello 0,1% dei tre mesi precedenti e superando le attese di stabilità.
Si tratta del primo aumento annuale dell’inflazione da gennaio, sostenuto da eventi di e-commerce, sussidi statali e minori tensioni commerciali con gli USA.
I prezzi dei beni non alimentari sono saliti dello 0,1%, grazie agli aumenti in abitazioni, abbigliamento, sanità e istruzione. I prezzi alimentari, invece, hanno continuato a calare, ma a un ritmo più moderato, segnando il quinto mese consecutivo di flessione.
L’inflazione core è salita allo 0,7% annuo, il livello più alto in 14 mesi. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,1%, dopo il -0,2% di maggio, segnando il quarto calo mensile del 2025.
CPI MESSICO
In Messico, l’inflazione annuale è rallentata al 4,32% a giugno 2025, rispetto al 4,42% di maggio, in linea con le attese del 4,31%.
Il rallentamento è dovuto alla minore crescita dei prezzi agricoli ed energetici. Tuttavia, l’inflazione è aumentata per beni alimentari, bevande, tabacco e servizi, passando dal 4,49% al 4,62%.
Anche l’inflazione core è salita, raggiungendo il 4,24% rispetto al 4,06% del mese precedente. Su base mensile, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,28%, invariati rispetto a maggio.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.