Wall Street in ribassoCaduta di Wall Street che, alla fine della seduta di giovedì, ha chiuso decisamente in rosso. A inizio sessione sembrava, per la verità, che potessimo vivere un’altra giornata correttiva, ma poi le dichiarazioni dei banchieri centrali e rappresentanti della Fed hanno sorpreso e deluso le aspettative degli investitori. I motivi sono sempre i soliti e dipendono, sia dalle tensioni geopolitiche mediorientali, ma anche e soprattutto dai dati macro e dalle dichiarazioni dei banchieri centrali. Ieri sono intervenuti Kashkari, Harker e Barkin della Fed, i quali hanno lasciato intendere che quest’anno potremmo ancora dover aspettare prima di un taglio dei tassi, con il primo che ha ipotizzato addirittura uno scenario di tassi fermi per tutto il 2024.
Gli analisti per la verità, sembravano più ottimisti dopo le parole di Jerome Powell, che mercoledì, aveva ribadito che i dati sull'inflazione non avevano cambiato sostanzialmente il quadro generale e che probabilmente sarebbe stato opportuno iniziare ad abbassare il tasso ufficiale ad un certo punto quest'anno. In realtà poi, gli altri rappresentanti intervenuti, si sono espressi in modo differente cambiando lo scenario delle diverse price action, che si sono decisamente invertite. Anche l’indice Vix è salito, tornando in area 16.30, mentre i rendimenti dei titoli di Stato Usa, si sono stabilizzati in area 4.31.
VALUTE
Sui cambi, dollaro inizialmente sotto pressione, nonostante un recupero nel finale di sessione, dopo le parole di Kashkari, con il dollar index sceso in area 104, segnando la terza sessione consecutiva di perdite, quando, a inizio sessione, sembravano aumentare le chance di una riduzione del costo del denaro nel 2024, poi smentite come abbiamo ricordato. Intanto i dati sul mercato del lavoro, hanno segnalato che le richieste iniziali di disoccupazione sono aumentate più del previsto la scorsa settimana, raggiungendo il massimo in due mesi, mentre i tagli di posti di lavoro sono stati i più alti in 14 mesi a marzo. Inoltre, l’ISM Services PMI pubblicato all’inizio della settimana ha mostrato un rallentamento nel settore dei servizi e un allentamento delle pressioni sui prezzi.
E oggi sarà il giorno dei Non Farm Payrolls, che se negativi, potrebbero riconfermare le aspettative di un allentamento della politica monetaria, con maggiori possibilità di un declino del biglietto verde. Tuttavia, se invece i dati fossero positivi, potremmo assistere ad un repentino aumento del risk off in relazione all’eventualità di tassi fermi nel 2024. La partita è apertissima, mentre le probabilità di un taglio dei tassi a giugno si aggirano attualmente intorno al 62%. L’EurUsd ha sfiorato 1.0880 senza riuscire però a bucarlo, per poi tornare a 1.0820, mentre la sterlina, dopo aver sfiorato quota 1.2680 è ritornata a ridosso di 1.2600. UsdJpy leggermente in calo con 50 pip di ribasso a 151.20.
AUMENTA IL DEEFICIT COMMERCIALE USA
Il deficit commerciale negli Stati Uniti è salito a 68,9 miliardi di dollari nel febbraio 2024, il più alto in dieci mesi, rispetto al divario di 67,6 miliardi di dollari rivisto al rialzo di gennaio e rispetto alle previsioni di un deficit di 67,3 miliardi di dollari. Ciò riflette un calo del surplus di bilancio generato dall’export di servizi da 1,6 miliardi di dollari a 22,5 miliardi di dollari.
Le esportazioni sono aumentate del 2,3% fino al livello record di 263 miliardi di dollari, guidate dal settore aeronautico, dal petrolio greggio, soia, viaggi e trasporti mentre l’export di automobili è diminuito.
Le importazioni sono aumentate del 2,2% a 331,9 miliardi di dollari, il livello più alto dall’ottobre 2022, con acquisti in aumento di telefoni cellulari e altri articoli per la casa, viaggi, veicoli automobilistici, parti e motori, trasporti e alimenti. Il deficit di beni con la Cina si è ridotto a 21,9 miliardi di dollari, il più piccolo in tre mesi, mentre il deficit di beni con il Messico si è ampliato fino a raggiungere la cifra record di 15,3 miliardi di dollari.
MINUTE DELLA BCE
La Banca Centrale Europea ha mantenuto i tassi di interesse su livelli storicamente elevati durante la riunione di marzo, mentre i policy maker hanno bilanciato le preoccupazioni per una recessione incombente con pressioni inflazionistiche di fondo persistentemente elevate. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali è rimasto al livello massimo degli ultimi 22 anni pari al 4,5%, mentre il tasso sui depositi presso la banca centrale è rimasto invariato a un livello senza precedenti del 4%.
Nel frattempo, la BCE prevede che l’inflazione sarà in media al 2,3% nel 2024 (rispetto al 2,7% nelle proiezioni di dicembre), al 2,0% nel 2025 (rispetto al 2,1%) e all’1,9% nel 2026. Il tasso core è previsto al 2,6% nel 2024. (rispetto al 2,7%), 2,1% nel 2025 (rispetto al 2,3%) e 2,0% nel 2026 (rispetto al 2,1%). La BCE ha inoltre rivisto al ribasso, allo 0,6%, la sua proiezione di crescita per il 2024, prevedendo un’attività economica ancora modesta nel prossimo futuro. Tuttavia, prevedono un successivo aumento della crescita, con un’espansione dell’economia prevista dell’1,5% nel 2025 e dell’1,6% nel 2026
ATTESA PER I NON FARM PAYROLLS
Il numero di persone che richiedono l'indennità di disoccupazione negli Stati Uniti è aumentato di 11.000 rispetto al valore rivisto al rialzo della settimana precedente a 221.000 nel periodo terminato il 30 marzo, il massimo in due mesi, e ben al di sopra delle aspettative del mercato di 214.000. Ma oggi è il giorno dei Non Farm Payroll, attesi a 214 mila unità mentre il tasso di disoccupazione è atteso al 3.8% dal 3.9 del dato precedente. In questo momento, il focus sembra spostarsi verso il risk off ed eventuali timori di tassi invariati per tutto il 2024. A meno che il dato di oggi non sia decisamente negativo, la possibilità che l’avversione al rischio prevalga è secondo noi, alta.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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