Oltre l'analisi tecnica
Powell apre al taglio dei tassi: rally sui mercatiFED E JP: LA DIREZIONE È TRACCIATA
La Fed ha mantenuto i tassi stabili al 4,25%-4,50% per la quinta riunione consecutiva, come previsto. Tuttavia, non c’è stata unanimità: due governatori si sono dichiarati favorevoli a un taglio del costo del denaro, segnando il primo doppio dissenso di questo tipo dal 1993.
I membri del board hanno osservato che, sebbene le fluttuazioni delle esportazioni nette continuino a influenzare i dati, gli indicatori recenti mostrano una moderazione dell'attività economica nel primo semestre. Questo contrasta con le precedenti valutazioni, secondo cui la crescita procedeva "a un ritmo solido".
La Fed ha inoltre affermato che il tasso di disoccupazione rimane basso, mentre l'inflazione resta elevata. Permane incertezza sulle prospettive economiche. La banca centrale ha ribadito che eventuali aggiustamenti dei tassi dipenderanno dai dati in arrivo, dall’evoluzione delle prospettive e dall’equilibrio dei rischi.
L’approccio resta attendista, in un contesto di crescenti preoccupazioni per gli effetti della guerra commerciale sull’obiettivo di inflazione del 2%.
JEROME POWELL
Al simposio di Jackson Hole del 2025, il presidente della Fed, Jerome Powell, ha affrontato gli effetti dei dazi imposti dal presidente Trump sull’economia statunitense.
Ha osservato che le tariffe stanno già spingendo verso l’alto i prezzi al consumo e si aspetta che l’impatto continui nei prossimi mesi. Tuttavia, è probabile che si tratti di un aumento una tantum, piuttosto che di un problema di inflazione duratura, il che potrebbe spingere la banca centrale a tagliare i tassi.
La crescita più debole dell’occupazione e il quadro occupazionale fragile rendono meno probabile che i dazi inneschino pressioni persistenti sui prezzi. Questo suggerisce che l’attuale posizione restrittiva della Fed potrebbe lasciare spazio a riduzioni del costo del denaro, se i rischi al ribasso dovessero aumentare.
Powell ha infine sottolineato la necessità di flessibilità nell’approccio della Fed, in un contesto economico in continua evoluzione, con pressioni globali e tensioni politiche che rendono incerta la crescita. Nel complesso, il suo messaggio ha bilanciato le preoccupazioni per l’inflazione con un mercato del lavoro debole, mostrando agli operatori un atteggiamento più accomodante rispetto al recente passato.
BORSE USA IN RIALZO
Wall Street è salita venerdì dopo che Powell ha segnalato la possibilità di un taglio dei tassi a settembre durante il suo discorso a Jackson Hole, innescando il più forte rally cross-asset da aprile.
L'S&P 500 e il Nasdaq sono saliti rispettivamente dell'1,5% e dell'1,9%, mentre il Dow Jones è balzato di 846 punti, raggiungendo un massimo intraday record.
Powell ha osservato che il mutevole equilibrio dei rischi nell'economia "potrebbe giustificare un adeguamento della nostra posizione politica", pur avvertendo che le pressioni inflazionistiche permangono.
Gli operatori hanno rapidamente aumentato le scommesse su un taglio dei tassi di 25 punti base a settembre, portandole a circa il 91%.
Il settore tecnologico è in crescita: Tesla ha guadagnato il 6,2%, mentre Meta, Alphabet e Amazon sono salite di oltre il 2% ciascuna. Nvidia ha registrato un +1,7%, e Intel è salita del 5,5% dopo indiscrezioni su un possibile acquisto del 10% da parte dell’amministrazione Trump.
Il rally ha permesso ai mercati di recuperare dalla precedente debolezza dei titoli tecnologici a grande capitalizzazione, lasciando il Dow e l'S&P 500 con guadagni settimanali e riducendo le perdite del Nasdaq.
VALUTE
Il dollaro è crollato dopo l’intervento di Powell. L’Eur/Usd è salito da 1,1580 a 1,1740, chiudendo vicino ai massimi, con un guadagno di circa l’1% in poco più di 4 ore.
La valuta statunitense ha perso terreno a causa delle aumentate aspettative di taglio dei tassi, che ridurrebbero la forbice rispetto alle valute concorrenti. Anche l’Usd/Jpy è sceso di circa 240 pips, da 148,77 a 146,57.
I cross dell’euro sono in ripresa, anche se vicini a livelli chiave che potrebbero ostacolare la continuazione del movimento e causare possibili correzioni. Pensiamo, ad esempio, a Eur/Jpy o Eur/Nzd.
La sensazione è che la moneta unica, alla luce dei dati tedeschi su un PIL inferiore al consensus, possa presto trovare resistenze tra 1,2000 e 1,2500. Per ora, però, questi livelli sembrano ancora lontani.
Stessa sorte per il Cable e per le valute oceaniche, che tentano una faticosa risalita contro il dollaro. Tuttavia, per una ripresa strutturale delle oceaniche sarà necessaria una ripartenza dell’economia cinese.
RENDIMENTI TREASURIES
Il rendimento del Treasury a 10 anni è sceso al 4,26% venerdì, quasi 10 punti base sotto i massimi di sessione, dopo che Powell ha segnalato un probabile taglio dei tassi nella prossima riunione.
I mercati credono fermamente in un allentamento della politica monetaria nel quarto trimestre. I future sui tassi indicano un consenso per due tagli totali entro l’anno, mentre il 40% del mercato è posizionato per tre tagli.
L’irripidimento della curva dei rendimenti riflette una parziale attenzione all’inflazione e una discrepanza tra tassi a breve e lungo termine, aggravata da un indice PPI elevato e segnali di accelerazione dei prezzi negli indici ISM e S&P PMI.
SETTIMANA ENTRANTE
Le prospettive sui tassi globali resteranno al centro dell’attenzione dei mercati nella settimana che inizia domani.
Analisti e operatori attendono di valutare la sostenibilità dei segnali accomodanti della Fed emersi dal simposio di Jackson Hole.
Negli Stati Uniti, l’attenzione sarà rivolta a reddito personale, spesa, indici dei prezzi PCE e stime aggiornate sul PIL del secondo trimestre. Altri dati chiave includono ordini di beni durevoli, prezzi e vendite delle case, fiducia dei consumatori e indici di attività della Fed.
Gli utili di Nvidia offriranno nuove prospettive sul sentiment globale sull’intelligenza artificiale, dopo la recente sottoperformance del settore chip.
Sono attesi anche dati sul PIL da Canada e India. La Cina pubblicherà il suo PMI ufficiale, mentre il Giappone diffonderà i dati di fine mese.
In Europa, i resoconti delle riunioni della BCE potrebbero fornire indizi su ulteriori tagli, insieme ai dati sull’inflazione nelle principali economie dell’Eurozona.
Saverio Berlinzani
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La psicologia del rischio nel tradingLa gestione del rischio nelle posizioni di trading è uno dei pilastri fondamentali per chi vuole operare con successo nei mercati finanziari. Una delle domande più importanti per ogni trader è: quale porzione del proprio capitale rischiare in ogni singola operazione? La risposta a questa domanda non è solo teorica, ma ha un impatto diretto sulla performance e sulla sopravvivenza nel lungo termine. Il rischio per operazione si determina calcolando la distanza tra il punto di entrata e lo stop loss, misurata in pips o in unità di prezzo, moltiplicata per la dimensione della posizione. Questo calcolo serve a definire quanti soldi sono esposti in caso di perdita.
Un approccio prudente è quello di rischiare tra l’1% e il 2% del capitale totale per ogni trade. Questa strategia è consigliata soprattutto ai trader alle prime armi o a chi vuole mantenere una sicurezza elevata contro i ribassi. Rischiare poco per operazione significa aspettarsi guadagni più contenuti, ma anche avere un controllo migliore sul capitale, limitando i drawdown e mantenendo stabilità psicologica nei periodi negativi.
Si passa poi a un rischio medio, che varia dal 2% al 5% del capitale per trade. Qui i rendimenti attesi sono più elevati, ma la sicurezza del capitale diminuisce. Questo livello è ideale per trader più esperti, psicologicamente preparati a gestire drawdown più profondi e sequenze di perdite. È fondamentale in questo caso essere disciplinati e non farsi sopraffare dall’emotività, perché colpi di testa specie dopo perdite possono compromettere i risultati complessivi.
Rischiare oltre il 5% per ogni singola operazione è da considerarsi un rischio altissimo. Si parla spesso di trade "5 stelle", ovvero pochi setup di altissima convinzione dove il trader è quasi certo di un esito positivo. I potenziali profitti sono grandi, ma con due sole perdite consecutive si può perdere circa il 10% del capitale, una soglia che può dare un colpo duro alla psicologia e al conto stesso.
Infine, esiste il rischio definito "stupido" quando si supera il 10% per singolo trade. Qui la probabilità di "bruciare" l’intero conto in pochi trade è altissima. Poiché non esistono setup infallibili, questa strategia è estremamente pericolosa e da evitare categoricamente.
Uno dei problemi più comuni tra i trader inesperti è non calcolare la percentuale di rischio realmente presa in ogni operazione, affidandosi a una dimensione fissa delle posizioni indipendentemente dalla salute del conto o dalla volatilità del mercato. Questo errore può portare a esposizioni eccessive e a perdite rapide e difficili da recuperare.
Metodi efficaci per calcolare la dimensione ottimale della posizione includono il modello percentuale che normalizza il rischio per ogni trade in una frazione dell’intero capitale, e formule matematiche come il Kelly Criterion, che tiene conto della probabilità di successo e del rapporto rischio/ricompensa per suggerire la quota ideale da investire. Tuttavia, anche in questi casi, molti trader preferiscono adottare una versione più conservativa per limitare potenziali danni finanziari.
L’importanza della gestione del rischio attraverso un position sizing corretto è confermata da studi che attribuiscono a questa componente oltre il 90% del risultato di lungo termine di un sistema di trading. Il controllo rigoroso del rischio aiuta non solo a preservare il capitale, ma anche a mantenere uno stato mentale equilibrato, elemento chiave per decisioni razionali e costanti nel tempo.
L'indice FTMIB ad un passo da...Buongiorno a tutti.
Ho voluto iniziare la mia settimana dal rientro dalle ferie con una riflessione sul nostro indice azionario.
Il nostro FTMIB è ad un soffio (2,4%) dai precedenti massimi pre-crisi 2008.
Ci sono voluti ben 17 anni prima che ciò avvenisse ed il merito, a mio parere, e dovuto a molteplici fattori di carattere macroeconomico, settoriale e di politica monetaria, ma c'è qualcosa di più...
Sicuramente la politica monetaria espansiva della BCE, con il quantitative easing e le iniezioni di liquidità, hanno sostenuto il mercato rendendo il comparto azionario più attrattivo rispetto quello obbligazionario.
Sicuramente la ripresa post-covid ed il PNRR hanno rilanciato il paese ed i suoi consumi, soprattutto nei settori energetici e delle infrastrutture.
Ma a fare la differenza è stato il rendimento dei titoli finanziari.
Sono state le nostre banche a fare la differenza, spinte dall'aumento dei tassi di interesse.
Se si osserva infatti il grafico, noteremo che l'indice ha avuto nei dieci anni dal bottom (B2) un rendimento del 70%. Quelli sono stati gli anni del lento, e pseudo stazionario, recupero: gli anni dei tassi di interesse al minimo. Gli anni che avrebbero dovuto portare al vero rilancio. Ma la vera crescita è avvenuta quando i tassi sono riaumentati, a causa del fenomeno inflattivo. E' li che il settore bancario ha dato il suo contributo, riprendendo a brillare.
Avrei altre considerazioni da fare, riguardo ad altre motivazioni, meno ovvie ma - io credo - più significative (tasso di investimento - gestione amministrativa - ecc), ma spererei che a riguardo si aprisse un dibattito.
Ho solo una domanda a tal proposito: cosa accadrà al comparto bancario, e pertanto al rendimento dell'indice, quando i tassi di interesse (ora al 2,15%) si saranno completamente sgonfiati?
...purtroppo non ci vuole molto a capirlo.
Pertanto, siamo prossimi al capolinea?
Un saluto,
Silvio.
GBPUSD: quando l'analisi tecnica è chirurgica. Analisi macroeconomica sul cross
Fronte U.S.A.
Nel mese di luglio, le vendite di abitazioni esistenti hanno registrato un incremento del 2,0% su base mensile, recuperando sostanzialmente il calo osservato a giugno. Tale rimbalzo, sebbene incoraggiante, non modifica il quadro di fondo: il ritmo annualizzato destagionalizzato si attesta a 4,0 milioni di unità, in linea con la media registrata dall’inizio del 2025, confermando così una dinamica laterale del mercato.
Il persistere di condizioni di accessibilità sfavorevoli — tassi ipotecari elevati e prezzi delle abitazioni storicamente alti — continua a mantenere l’attività su livelli ben inferiori rispetto alle medie di lungo periodo. Parallelamente, l’offerta sta mostrando segnali di accumulo: a luglio, lo stock disponibile ha raggiunto 1,36 milioni di unità, massimo dal 2020. L’aumento dell’inventario riflette una domanda strutturalmente debole, con effetti diretti sulla dinamica dei prezzi. Infatti, il prezzo mediano delle abitazioni unifamiliari ha segnato un incremento marginale dello 0,3% su base annua, il ritmo più contenuto degli ultimi due anni, segnalando un significativo raffreddamento dell’apprezzamento immobiliare.
Sul fronte dell’edilizia residenziale, i dati mostrano un quadro misto. A luglio, i nuovi cantieri edili sono cresciuti del 5,2%, trainati da una ripresa sia nel segmento unifamiliare sia in quello multifamiliare. Tuttavia, il trend di medio periodo rimane debole: gli avvii unifamiliari risultano in calo del 6% da inizio anno, mentre i permessi edilizi segnano un arretramento del 12%. La resilienza dimostrata negli anni recenti dal comparto unifamiliare, sostenuta in passato da incentivi ai costruttori e da un’offerta di rivendita limitata, sta ora venendo meno, con vendite di nuove abitazioni che non riescono a tenere il passo con le nuove consegne.
Il deterioramento del sentiment è ben rappresentato dall’indice NAHB Housing Market Index (HMI), che ad agosto si è attestato su livelli prossimi ai minimi osservati durante la fase acuta della pandemia. Tale contesto suggerisce che i costruttori siano orientati a una ulteriore contrazione della produzione, con impatti negativi sugli investimenti fissi residenziali, già in contrazione nella prima metà del 2025 e destinati a rappresentare un freno alla crescita del PIL.
Il quadro macroeconomico appare ulteriormente complesso se si considera l’effetto di spillover del settore immobiliare: la correlazione positiva tra compravendite immobiliari e consumi in beni durevoli (materiali edili, arredamento) implica rischi al ribasso per la spesa delle famiglie. Inoltre, il potenziale rallentamento dell’occupazione nel comparto edilizio potrebbe amplificare gli effetti negativi sulla dinamica occupazionale complessiva, in un momento in cui il mercato del lavoro mostra segnali di progressivo indebolimento. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, pur restando su livelli relativamente bassi, evidenziano un trend di incremento che suggerisce crescenti difficoltà per i lavoratori disoccupati a reinserirsi rapidamente nel mercato.
Alla luce di questi elementi, la Federal Reserve appare sempre più orientata verso un allentamento della politica monetaria. I verbali del FOMC di luglio hanno evidenziato l’attenzione dei policymaker ai rischi al ribasso derivanti dal settore immobiliare, mentre nel recente Simposio di Jackson Hole il Presidente Powell ha sottolineato la disponibilità a intervenire qualora l’indebolimento del mercato del lavoro e la decelerazione della crescita dovessero accentuarsi. Le aspettative di mercato prezzano con probabilità crescente un taglio dei tassi di 25 punti base già nella riunione di settembre, con ulteriori riduzioni attese entro fine anno.
Sul piano strategico, la Fed ha inoltre aggiornato il proprio quadro di riferimento di politica monetaria, abbandonando formalmente il regime di Flexible Average Inflation Targeting (FAIT) introdotto nel 2020 e rafforzando la simmetria tra i due mandati di stabilità dei prezzi e massima occupazione. Questo implica una maggiore prontezza ad agire preventivamente in risposta a eventuali nuove pressioni inflazionistiche, pur mantenendo la flessibilità necessaria a sostenere il mercato del lavoro.
In sintesi, il settore immobiliare continua a rappresentare un punto critico per la crescita statunitense, incidendo sia direttamente sugli investimenti residenziali sia indirettamente sui consumi e sull’occupazione. In tale contesto, la politica monetaria rimane il principale strumento di mitigazione dei rischi macroeconomici, ma l’efficacia degli interventi dipenderà dalla capacità della Fed di bilanciare l’obiettivo di stabilità dei prezzi con la necessità di preservare la resilienza del mercato del lavoro.
Fronte Regno Unito
Nel Regno Unito, i dati sull’inflazione di luglio hanno sorpreso al rialzo, delineando uno scenario più complesso per la politica monetaria della Bank of England (BoE). L’indice dei prezzi al consumo (CPI) headline è accelerato al 3,8% su base annua, in aumento rispetto al 3,6% di giugno e oltre le attese di consenso per un incremento al 3,7%. Parallelamente, l’inflazione core si è attestata anch’essa al 3,8%, mentre l’inflazione dei servizi – componente particolarmente monitorata dai decisori di politica monetaria – è salita al 5,0% dal 4,7% precedente.
A trainare la dinamica inflattiva sono stati i costi dei trasporti, con le tariffe aeree che hanno registrato l’aumento più marcato per il mese di luglio dal 2001, riflettendo la concomitanza con le vacanze scolastiche. Sebbene le letture siano sostanzialmente in linea con le proiezioni della BoE pubblicate ad agosto, i dati confermano il rischio che le pressioni inflazionistiche possano protrarsi più a lungo del previsto. In tale contesto, un’inflazione prossima al 4% rende politicamente ed economicamente complesso giustificare ulteriori tagli dei tassi nel breve termine.
Il nostro scenario di base continua a prevedere due ulteriori riduzioni del tasso di riferimento di 25 pb ciascuna – una a novembre e una a febbraio – con un target al 3,50% entro l’inizio del 2026. Tuttavia, la persistenza delle pressioni inflattive o la resilienza del mercato del lavoro rappresentano fattori di rischio che potrebbero ritardare l’attuazione di tale percorso.
Sul fronte congiunturale, gli indici PMI di agosto hanno offerto un quadro eterogeneo. Il PMI composito si è attestato a 53,0, segnando il ritmo di crescita più sostenuto dell’ultimo anno, trainato dalla componente dei servizi (53,6 da 51,8), mentre il PMI manifatturiero ha evidenziato ulteriore debolezza, scivolando a 47,3. La solidità del settore dei servizi suggerisce che le pressioni inflazionistiche potrebbero rimanere persistenti, inducendo i policymaker più restrittivi a considerare l’attuale resilienza economica come ragione per rinviare ulteriori misure espansive.
Nel complesso, sebbene i recenti tagli abbiano contribuito a sostenere l’attività, la combinazione di una crescita più robusta nei servizi e di un’inflazione ancora elevata riduce sensibilmente le probabilità di un allentamento aggiuntivo nel corso del 2025. È verosimile che la BoE preferisca attendere segnali più convincenti di disinflazione prima di procedere con ulteriori riduzioni dei tassi.
Analisi tecnica sul cross
Nell'analisi tecnica pubblicata la settimana scorsa avevamo sottolineato zone di prezzo in cui il prezzo avrebbe potuto reagire in quanto zone ad alta confluenza. Richiamiamo, dunque, di nuovo l'attenzione all'analisi scorsa ripartendo da li, con un focus sul daily chart.
Come anticipato nella precedente analisi – alla quale si rimanda per un quadro contestuale più ampio – l’andamento dei prezzi ha confermato la rilevanza tecnica della Senkou Span A dell’Ichimoku Kinko Hyo, che sta attualmente agendo come resistenza dinamica. Dopo ripetuti test di tale livello, il mercato ha avviato una fase di correzione tecnica durante la settimana, culminata nella sessione di giovedì con un minimo intraday a 1,34056, in prossimità della soglia psicologica di 1,3400.
Tale area, precedentemente identificata come zona di alta confluenza tecnica, risultava già evidenziata nella nostra ultima analisi, poiché coincide con:
- il livello di Pivot Point S1;
- un’area di concentrazione di volumi (price action significativa);
- il ritracciamento di Fibonacci compreso tra 0,382 e 0,50, tipico punto di potenziale inversione o consolidamento.
Successivamente, il rimbalzo dei prezzi è stato sostenuto anche dal contesto macro-finanziario: in particolare, le dichiarazioni a tono dovish del Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, al Simposio di Jackson Hole hanno contribuito a ridimensionare le aspettative di ulteriori rialzi aggressivi dei tassi di interesse. Ciò ha generato un sentiment più favorevole al rischio e ha offerto supporto alla valuta.
Nella sessione di venerdì il prezzo ha infatti messo a segno un recupero significativo, registrando una performance giornaliera del +0,85%, con massimi a 1,3544 e chiusura a 1,3527, recuperando integralmente le perdite accumulate nel corso della settimana.
Dal punto di vista tecnico, sebbene il prezzo non sia ancora riuscito a superare la resistenza dinamica fornita dalla Senkou Span A, il quadro grafico conserva una propensione rialzista. La conferma di tale scenario avverrebbe con la rottura della suddetta resistenza, seguita dal superamento del livello psicologico chiave a 1,3600.
Sul piano degli indicatori, l’RSI si attesta a 55,31, valore che indica un margine residuo di spinta al rialzo senza segnali di ipercomprato, coerente con una potenziale prosecuzione del movimento ascendente.
In sintesi, il mercato si trova in una fase di consolidamento positivo, con livelli tecnici ben definiti:
- supporto primario in area 1,3400;
- resistenza dinamica sulla Senkou Span A;
- target successivo a 1,3600 in caso di breakout confermato.
Il posizionamento rimane quindi orientato verso un possibile rafforzamento della tendenza rialzista, pur in un contesto in cui gli sviluppi della politica monetaria statunitense continueranno a giocare un ruolo determinante nel breve termine.
ANALISI DEL COT
Analisi del COT su BRITISH POUND - CHICAGO MERCANTILE EXCHANGE
Vige meno pessimismo speculativo, in quanto il net short dei non-commercial passa a −25,2k grazie a short covering (−6,3k short) e nuovi long (+7,6k). Il rapporto short/long degli speculatori (~1,31) resta ribassista, ma in rientro. Con OI in aumento, la riduzione del net short è credibile (non dovuta solo a contrazione del mercato). I commercial restano net long (+20,8k) ma ridimensionano la posizione (−14,7k w/w), segnale di maggiore copertura contro apprezzamenti della sterlina. La forte polarizzazione tra gli Asset Manager e i Leveraged Founds aumenta drasticamente il rischio di movimenti direzionali più ripidi. Un proseguimento del rafforzamento della GBP potrebbe innescare ulteriori ricoperture da parte degli Asset Manager; viceversa, shock macro sfavorevoli porterebbero i fondi leva a liquidare long con effetto amplificante.
Analisi del COT sul Dollaro Americano - Chicago Mercantile Exchange
il bias speculativo resta ancora ribassista, ma in attenuazione, con i non-commercial che restano net short per 5.988 contratti; tuttavia, la riduzione più marcata degli short rispetto ai long (-1.629 vs -1.370) ha alleggerito la posizione ribassista di circa +259 contratti. In termini di intensità, il netto speculativo equivale a circa -20,7% dell’OI (-5.988 / 28.891), segnale di pessimismo moderato, non estremo.
Il calo dell’open interest (-1.519 w/w) insieme al taglio di posizioni su entrambi i lati nei non-commercial suggerisce riduzione del rischio in attesa di catalizzatori macro (prossimi dati su inflazione/PCE, mercato del lavoro USA, comunicazione Fed). Un OI in flessione può amplificare i movimenti di prezzo al sopraggiungere di sorprese macro, aumentando il rischio di short-covering in caso di rimbalzo del dollaro.
In conclusione, l'interesse speculativo resta ribassista sul dollaro americano, ma meno aggressivo rispetto alla settimana precedente. Ulteriori segnali di raffreddamento macro USA e guidance dovish, emersa nel corso della settimana conclusasi, rafforzerebbero la tesi di un USD debole, con possibile incremento degli short speculativi dopo il de-grossing attuale.
In conclusione, la sterlina mostra segnali di una possibile ripresa del sentiment rialzista: il net short è diminuito, la partecipazione è aumentata e gli hedger restano fortemente long. Tuttavia, la forte concentrazione espone il mercato a potenziali shock in caso di aggiustamenti repentini dei grandi operatori. il dollaro americano ha ancora speculatori short, ma in misura minore rispetto alla settimana precedente. Con gli hedger ancora long, il dollaro conserva una base difensiva. Tuttavia, il calo dell’open interest segnala un potenziale indebolimento della partecipazione e un rischio di reazioni brusche in caso di news rilevanti.
Il de-grossing sulla sterlina con speculatori che riducono gli short unito a una partecipazione attiva suggerisce potenziale spazio per un rafforzamento del GBP. Il dollaro, pur conservando una posizione più difensiva, mostra iniziali segnali di indebolimento sia dal sentiment che dalla riduzione dell’open interest.
Si ricorda che i dati COT CFTC, futures-only, sono aggiornamenti settimanali basati su posizioni a mercato chiuso del martedì, pubblicati il venerdì. Vanno integrati con analisi tecnico-macroeconomica per valutare scenari futuri. Il COT non è un segnale di breve periodo, ma un indicatore di posizionamento e flussi potenziali (hedging vs speculazione).
Powell apre al taglio dei tassi: Wall Street esplodePowell apre la porta al taglio dei tassi: ecco perché Wall Street è esplosa
Il Dow chiude a un massimo storico mentre Powell accenna a un allentamento
Tutto ciò che il mercato voleva venerdì 22 era che il presidente della Fed Jerome Powell lasciasse aperta la porta a un possibile taglio dei tassi a settembre, ed è esattamente ciò che ha fatto nel suo discorso a Jackson Hole. Le azioni sono salite vertiginosamente in seguito, concludendo con grande entusiasmo quella che era stata una settimana noiosa.
Gli investitori hanno apprezzato le affermazioni di Powell secondo cui potrebbe essere il momento di "aggiustare" la posizione di politica monetaria. Non solo le azioni sono decollate, ma anche le probabilità di un taglio dei tassi a settembre, secondo il CME FedWatch Tool. La probabilità ha superato il 90% dopo il discorso, attestandosi intorno all'83% alla chiusura, in rialzo rispetto al 73% di giovedì.
Nel frattempo, il Dow Jones ha finalmente chiuso venerdì 22 a un nuovo record per la prima volta quest'anno, salendo dell'1,89% (quasi 850 punti) a 45.631,74. L'S&P ha interrotto con entusiasmo il suo calo di cinque giorni, balzando dell'1,52% a 6.466,91, mentre il NASDAQ si è finalmente liberato dalla crisi tecnologica con un'impennata dell'1,88% (quasi 400 punti) a 21.496,54.
Il rally ha concluso positivamente una settimana deludente, caratterizzata da deludenti report sugli utili, vendite nel settore tecnologico e la crescente sensazione che un taglio a settembre potrebbe non essere così certo come sperato. Alla fine, il Dow Jones è avanzato dell'1,5% nei cinque giorni e l'S&P dello 0,3%, il che significa che gli indici hanno ora tre settimane consecutive di guadagni. Tuttavia, il NASDAQ non è riuscito a superare le turbolenze tecnologiche e ha chiuso in ribasso dello 0,6%, nonostante il rally odierno e le sedute positive per tutti i titoli del Mag 7.
A proposito di Mag 7, l'ultimo membro di quel gruppo d'élite pubblicherà i risultati la prossima settimana. NVIDIA (NVDA) scende in campo dopo la chiusura di mercoledì, in quello che sarà probabilmente l'evento più atteso della settimana, soprattutto dopo che il massiccio investimento nell'intelligenza artificiale è stato nuovamente messo in discussione di recente. Si prevede che gli utili siano aumentati di oltre il 47% su base annua, raggiungendo quota 1 dollaro, mentre i ricavi di oltre 46 miliardi di dollari suggeriscono una crescita di oltre il 50% rispetto all'anno scorso.
Non è esagerato affermare che Nvidia si è affermata come leader del più ampio ecosistema dell'intelligenza artificiale (IA), con i suoi chip che ne implementano i modelli. Si potrebbe immaginare che altri produttori di chip sviluppino in futuro le proprie offerte. Ma a questo punto, i chip di Nvidia sono praticamente ineguagliabili nell'implementazione dei modelli.
Le azioni Nvidia avevano faticato all'inizio dell'anno, a causa del peggioramento del sentiment nel settore dell'intelligenza artificiale in seguito all'annuncio di DeepSeek a gennaio. Ma è stato difficile mantenere il titolo in ribasso per un periodo prolungato, come dimostra la sua recente performance.
Oltre a NVDA, la prossima settimana includerà anche un altro importante dato sull'inflazione, con l'indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) di venerdì 22. L'ultima volta, il risultato mensile dello 0,3% aveva soddisfatto le aspettative, ma il risultato annuale del 2,6% è stato superiore dello 0,1% rispetto alle previsioni.
Marco Bernasconi Trading
Mercati sotto pressione: perché il discorso di Powell è crucialeS&P in calo per il quinto giorno consecutivo in attesa del discorso di Powell
Le azioni restano intrappolate tra i deludenti risultati trimestrali di un importante rivenditore e l’attesa per le parole del presidente della Fed, Jerome Powell. Di conseguenza, nella giornata di ieri i mercati hanno nuovamente vacillato, con i principali indici ormai avviati a chiudere la settimana in territorio negativo.
L’S&P registra la quinta seduta consecutiva in calo, senza un solo segno positivo da inizio settimana. L’indice è sceso dello 0,40% a quota 6.370,17; il Nasdaq ha perso lo 0,34% (circa 72 punti), chiudendo a 21.100,31, mentre il Dow Jones ha lasciato sul terreno lo 0,34% (circa 150 punti), attestandosi a 44.785,50.
La giornata si era aperta con difficoltà a causa del rapporto sul secondo trimestre di Walmart (WMT). Il più grande rivenditore statunitense ha registrato un fatturato di 177,4 miliardi di dollari, superando di oltre l’1% le stime di consenso e rivedendo al rialzo le previsioni per l’intero anno fiscale. Tuttavia, gli utili sono risultati inferiori alle attese del 6,9%, il primo dato negativo dal 2022. Ancora più preoccupante, l’azienda ha lanciato un allarme sui dazi nella seconda metà dell’anno.
Lo sguardo degli investitori è ora rivolto al simposio annuale di Jackson Hole, dove Powell interverrà oggi. Pur non trattandosi di una riunione ufficiale della Fed, le sue parole potrebbero incidere sulle aspettative di politica monetaria. Negli ultimi giorni, infatti, le probabilità di un taglio dei tassi a settembre si sono ridotte, complice l’andamento dell’inflazione e i verbali dell’ultima riunione della Fed.
Secondo il CME FedWatch Tool, la possibilità di un taglio resta al 73,6%, ma si tratta di un calo di circa venti punti percentuali rispetto all’inizio del mese. Powell potrà dunque spegnere le residue speranze di allentamento o, al contrario, alimentarle di nuovo. Potrebbe anche scegliere una linea di prudenza, mantenendo il mercato nell’incertezza ancora per qualche settimana.
Gli operatori si attendono reazioni immediate. Un tono aggressivo, che sottolinei i rischi legati all’inflazione, potrebbe innescare una forte ondata di vendite; al contrario, un messaggio più accomodante, che indichi fiducia in un taglio dei tassi senza mettere a rischio la stabilità dei prezzi, verrebbe interpretato come segnale rialzista. In quest’ultimo scenario, la propensione al rischio si rafforzerebbe, indebolendo il dollaro e sostenendo i listini azionari.
Questo, dunque, è un passaggio cruciale: il tono di Powell potrebbe influenzare la traiettoria dei mercati fino a fine anno. Di norma il presidente della Fed evita sorprese, ma l’attuale contesto di incertezza tra inflazione e dazi rende ogni scenario possibile.
Tutti i principali indici restano in calo nella settimana che porta a venerdì. Il Nasdaq è il più penalizzato, zavorrato dalle forti pressioni sul comparto tecnologico, con una perdita del 2,5% negli ultimi quattro giorni. L’S&P arretra dell’1,3%, mentre il Dow Jones segna un ribasso più contenuto, pari allo 0,4%. Le borse rischiano così di interrompere la striscia positiva di due settimane consecutive di guadagni.
Marco Bernasconi Trading
Analisi del dato preliminare del PMI statunitense 08/2025I dati preliminari dei PMI statunitensi di agosto 2025 mostrano un quadro economico solido, indicativo di una crescita che potrebbe accelerare nel terzo trimestre. Questi dati, pubblicati da S&P Global, offrono indicazioni concrete sulle dinamiche di domanda, produzione, inflazione e mercato del lavoro negli Stati Uniti.
Secondo Chris Williamson, chief business economist di S&P Global Market Intelligence, il PMI flash combinato manifatturiero e servizi ha raggiunto livelli che indicano una crescita dell’economia americana a un tasso annualizzato del 2,5%. Si tratta di un miglioramento significativo rispetto alla crescita media dell’1,3% rilevata nei primi due trimestri dell’anno. Segnale importante è il rafforzamento della domanda, presente sia nel settore manifatturiero sia in quello dei servizi, che però sta mettendo sotto pressione la capacità produttiva delle aziende. In particolare, la crescita delle vendite ha causato un accumulo di lavori arretrati a livelli non visti dal picco delle limitazioni legate alla pandemia del 2022. Questi arretrati, insieme a un aumento record delle scorte di prodotti finiti, suggeriscono che le imprese stanno cercando di prepararsi a possibili difficoltà nelle catene di approvvigionamento future, un tema ricorrente dato il contesto di tensioni commerciali e tariffe. Dal punto di vista dell’inflazione, il quadro è chiaro e preoccupante per i mercati. Le aziende stanno trasferendo ai clienti i maggiori costi causati da tariffe e da una crescita dei prezzi degli input, portando a un aumento dei prezzi di vendita di beni e servizi al livello più alto degli ultimi tre anni. Questo suggerisce che l’inflazione dei prezzi al consumo potrebbe continuare a salire oltre il target del 2% fissato dalla Federal Reserve nei prossimi mesi.
Il messaggio è che la cosiddetta “reflazione”, cioè crescita economica accompagnata da inflazione in aumento, è probabilmente l’orizzonte più realistico per i mesi a venire. In questo scenario, le probabilità di un taglio dei tassi già a settembre si riducono drasticamente. I dati in arrivo, tra cui i Nonfarm Payrolls (NFP) e il Consumer Price Index (CPI) della prima settimana di settembre, saranno fondamentali per confermare questa tendenza. NFP deboli o un CPI superiore alle attese potrebbero azzerare definitivamente le aspettative di allentamento monetario.
In sintesi, i dati PMI di agosto sottolineano un’economia in buona salute ma con un’inflazione ancora sostenuta. Ciò significa adottare strategie che tengano conto di tassi elevati e potenziali sfide inflazionistiche e gestire con attenzione il rischio in vista di possibili movimenti repentini del mercato nei giorni cruciali di inizio settembre.
Fine 2025: 3 scenari della Fed e il loro impatto sul mercato La Fed non ha tagliato il tasso sui federal funds dalla fine del 2024. Analizziamo i 3 possibili scenari per il tasso sui Fed funds da qui alla fine dell'anno e l'impatto sul mercato azionario per azioni, obbligazioni, dollaro USA e Bitcoin.
La tabella seguente riassume i 3 possibili scenari e il possibile impatto sul mercato azionario.
1) Nessun pivot della FED per tutto il 2025 (il caso più ribassista per gli asset rischiosi del mercato azionario)
In questo caso, la FED manterrebbe i tassi invariati per tutto il 2025 al fine di continuare la lotta all'inflazione. Il mercato sarebbe intrappolato dalle sue aspettative, poiché prevede un allentamento da qui alla fine dell'anno. Sul mercato azionario, ciò innescherebbe una forte correzione dell'S&P 500, attualmente valutato a livelli vicini ai massimi del 2021. I tassi di interesse a due anni rimbalzerebbero, così come i rendimenti obbligazionari a lungo termine, con conseguente aumento della pressione sul debito pubblico statunitense e calo dei prezzi delle obbligazioni. Il dollaro USA dovrebbe registrare un forte rimbalzo, guidato da un modello tecnico rialzista, che lo renderebbe ancora più interessante sul mercato dei cambi. Infine, per le criptovalute, è probabile che si instauri un mercato ribassista prolungato, con una durata media stimata di tredici mesi (il famoso mercato ribassista del ciclo quadriennale del BTC), che segnerà un'importante inversione di tendenza per il Bitcoin e le altcoin.
2) Una svolta “tecnica” della Fed (1 taglio isolato dei tassi)
Questo scenario intermedio corrisponderebbe a un taglio dei tassi di riferimento già a settembre o ottobre 2025, dopo l'arrivo di Stephen Miran al FOMC. Tuttavia, questo taglio rimarrebbe isolato e non segnerebbe l'inizio di un ciclo prolungato di riduzione dei tassi, poiché l'inflazione sarebbe ancora troppo elevata. Sui mercati azionari, questo significherebbe una fase di consolidamento, con l'S&P 500 che si muove in un corridoio tra 5.800 punti e i suoi recenti massimi storici. I rendimenti a due anni dovrebbero stabilizzarsi intorno al 4%, aggirandosi intorno alla media mobile a 200 giorni, con un leggero aumento dei prezzi delle obbligazioni, soprattutto se il mercato del lavoro rimarrà debole. Anche il dollaro USA dovrebbe stabilizzarsi, con un moderato apprezzamento sul mercato dei cambi. Per quanto riguarda le criptovalute, l'impatto sarebbe da neutro a leggermente rialzista, con la possibilità di un ultimo picco prima che prenda piede il prossimo mercato ribassista legato al ciclo quadriennale visto per il Bitcoin.
3) Un “vero” pivot della FED (diversi tagli dei tassi da qui a fine dicembre 2025)
Nel caso di un vero pivot monetario, la FED taglierebbe il suo tasso di riferimento a settembre, seguito da altri due tagli entro la fine dell'anno. Questo scenario avrebbe un impatto nettamente positivo sui mercati azionari, con l'S&P 500 che potrebbe raggiungere l'obiettivo dei 6.700 punti. Sul fronte dei tassi di interesse, ciò porterebbe a una marcata tendenza al ribasso, con nuovi minimi per i rendimenti a breve e a lungo termine, mentre i prezzi delle obbligazioni ricomincerebbero a salire bruscamente. Il dollaro statunitense entrerebbe in una fase di declino prolungato, con un obiettivo di 95 punti per l'indice DXY. Infine, le criptovalute sono destinate a beneficiare di questo clima accomodante, con il Bitcoin e le altcoin che vedranno aumentare i loro prezzi per segnare la fine del ciclo rialzista alla fine dell'anno.
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Il discorso di Powell a Jackson Hole: rischi chiave per SPX, ...Il discorso di Powell a Jackson Hole: rischi chiave per SPX, DXY e oro
Gli operatori stanno osservando e attendendo il discorso del presidente della Federal Reserve Jerome Powell al simposio di Jackson Hole.
L'aspettativa di base è che Powell eviterà di impegnarsi in qualsiasi mossa durante la riunione di settembre. È invece probabile che ribadisca che le decisioni dipenderanno dall'insieme completo dei dati economici che saranno pubblicati da qui ad allora.
Se Powell dovesse anche solo accennare a un taglio dei tassi a settembre, l'S&P 500 potrebbe registrare un rialzo. Tuttavia, la reazione potrebbe essere limitata, poiché i mercati stanno già scontando un'elevata probabilità di allentamento. Secondo lo strumento FedWatch del CME, gli operatori vedono una probabilità del 71% di un taglio di un quarto di punto a settembre.
Guardando oltre settembre, un accenno a tagli dei tassi in ottobre, novembre o dicembre potrebbe indebolire il dollaro statunitense e fornire sostegno all'oro.
NASDAQ in affanno, Walmart: il prossimo colosso a sorprendere?NASDAQ in affanno, Walmart: il prossimo colosso a sorprendere il mercato?
Le difficoltà tecnologiche proseguono, tra risultati contrastanti nel commercio al dettaglio
Ieri il settore tecnologico ha continuato a subire pressioni, con un costante deflusso di capitali; tuttavia, i principali indici si sono allontanati dai minimi registrati nel pomeriggio.
Il NASDAQ sembrava avviato verso un ulteriore crollo dell’1%, ma ha chiuso in ribasso soltanto dello 0,67% (circa 142 punti), attestandosi a quota 21.172,86. L’S&P ha ceduto lo 0,24%, segnando la quarta seduta consecutiva negativa, e si è fermato a 6.395,78. I titoli del Mag 7 sono tutti scesi, poiché gli investitori tornano a interrogarsi sulla solidità degli investimenti nell’intelligenza artificiale. In controtendenza, il Dow Jones è riuscito a guadagnare lo 0,04% (circa 16 punti), chiudendo a 44.938,31.
Nel frattempo, Palantir (PLTR), ormai una delle protagoniste più osservate sul mercato, ha perso un ulteriore 1%, registrando così la sesta giornata consecutiva in rosso. Eppure, il fornitore di piattaforme software per l’intelligence rimane in rialzo di oltre il 100% dall’inizio dell’anno. Sarà interessante osservare fino a che punto il titolo potrà scendere prima di stimolare un ritorno degli acquisti da parte degli investitori.
Il rapporto del secondo trimestre di Target (TGT) ha mostrato dati migliori rispetto al trimestre precedente, ma il mercato non si è lasciato convincere dal calo delle vendite e dall’annuncio di un nuovo CEO proveniente dall’interno di un’azienda in difficoltà. Il titolo ha perso oltre il 6% nella giornata di ieri ed è in calo di oltre il 30% da inizio anno. Nel settore della distribuzione, l’andamento è stato disomogeneo: Lowe’s (LOW) è salita dello 0,30% e TJX Cos. (TJX) del 2,7%, mentre Estée Lauder (EL) ha perso il 3,7%.
L’attenzione si concentra ora su Walmart (WMT). Il più grande rivenditore statunitense, in rialzo di circa il 13% quest’anno, presenterà i risultati prima della chiusura di domani. La società ha centrato o superato le stime di consenso per dodici trimestri consecutivi e si prevede che registri un utile di 73 centesimi per azione, con un incremento del 9% su base annua. Le stime di fatturato, pari a 175,5 miliardi di dollari, indicherebbero una crescita del 3,7% rispetto all’anno precedente.
Da tempo gli operatori fisici e digitali tendono a convergere, e Walmart si sta affermando come fornitore online in costante espansione. Parallelamente, il colosso sta diventando un attore sempre più rilevante anche nel settore pubblicitario, grazie alla forza del suo comparto digitale.
Gli operatori di mercato guarderanno ai risultati di Walmart per comprendere come consumatori e rivenditori stiano reagendo ai dazi imposti dal presidente Trump. Dopo un marcato calo della spesa al consumo in primavera, le vendite al dettaglio sono tornate a crescere: +0,9% a giugno e +0,5% a luglio. Sarà ora da verificare se il titolo riuscirà a ritrovare slancio una volta pubblicati i dati trimestrali.
Marco Bernasconi Trading
Lo scandalo “Salad Oil”Nel novembre del 1963, Wall Street venne scossa dallo scandalo finanziario noto come il "Salad Oil Scandal". Anthony De Angelis, un abile truffatore, riuscì a ingannare banche e investitori convincendoli a prestare denaro garantito da un inventario di olio di soia inesistente. Il trucco era semplice ma geniale. L’olio galleggia sull’acqua. Durante le ispezioni, i controllori trovavano olio in superficie nei serbatoi, ma sotto c’era solo acqua. La frode venne alla luce quando le banche iniziarono a scoprire che le garanzie su cui avevano basato i prestiti erano false. American Express, tramite la sua controllata specializzata in logistica e magazzinaggio, aveva emesso ricevute per l’inventario inesistente, finendo così coinvolta nello scandalo. Le perdite per le banche furono ingenti e il titolo di American Express crollò vertiginosamente. La reputazione dell’azienda, costruita sulla fiducia, sembrava irrimediabilmente compromessa. La maggior parte degli investitori pensava che fosse la fine per la storica società. In questo clima di panico generale, Warren Buffett adottò un approccio completamente diverso. Mentre Wall Street vendeva in massa, Buffett decise di fare ricerca sul campo. Visitò ristoranti e negozi nella sua Omaha natale, ponendo una semplice domanda ai gestori: “State ancora accettando carte American Express?”. La risposta fu sorprendentemente univoca: sì, i clienti continuavano a usare le carte AmEx e i commercianti le accettavano regolarmente. Il business core di American Express non era stato intaccato dallo scandalo. Questa capacità di vedere ciò che gli altri non vedevano, Buffett la definisce "variant perception", ovvero la capacità di avere un’opinione differente e più accurata rispetto al consenso generale. Mentre gli altri investitori vendevano, Buffett acquistava, arrivando a investire quasi metà del suo fondo in American Express, violando tutte le regole convenzionali di diversificazione. La pazienza fu la chiave del successo. Oggi, Berkshire Hathaway detiene oltre il 20% di American Express, con una quota valutata più di 25 miliardi di dollari. La maggior parte degli investitori tende a confondere i titoli sensazionalistici con i fondamentali reali, vendendo nel momento peggiore, quando il panico domina il mercato. La chiave è saper distinguere tra problemi temporanei e declino permanente, e avere la pazienza di aspettare che il mercato riconosca il valore reale. Il caso American Express insegna che la paura e il panico possono offuscare il giudizio degli investitori, mentre un approccio disciplinato e contrarian può trasformare una crisi in un’opportunità di lungo termine.
Copper cerchiamo di capirci qualcosaIn un contesto macroeconomico globale denso di incertezze, il prezzo del rame, spesso considerato un barometro dello stato di salute dell'economia mondiale, naviga a vista. Le dinamiche che ne influenzano l'andamento sono molteplici e complesse: da un lato, la domanda è sostenuta dalla transizione energetica globale e dall'elettrificazione, che richiedono ingenti quantità di "oro rosso" per la produzione di veicoli elettrici, infrastrutture di ricarica e impianti per energie rinnovabili. Dall'altro, pesano i timori di un rallentamento economico, in particolare legati alle performance dell'economia cinese, tradizionalmente il maggior consumatore mondiale di rame. Le tensioni geopolitiche, le politiche monetarie delle banche centrali e le fluttuazioni del dollaro americano aggiungono ulteriori elementi di volatilità, creando un quadro in cui le previsioni per il 2025 rimangono divergenti tra i principali analisti, con alcuni che prospettano nuovi massimi storici spinti da un deficit di offerta e altri che mantengono una visione più cauta.
Passando all'analisi tecnica del grafico settimanale del future sul rame, emerge un quadro altrettanto complesso ma ricco di spunti operativi. Il trend primario, visibile dall'inizio del 2024, si mostra decisamente rialzista, con i prezzi che si sono mossi con vigore verso l'alto. Tuttavia, le ultime candele indicano una fase di consolidamento o di potenziale ritracciamento, con il prezzo che attualmente si attesta nell'area di 4,43$, al di sotto del pivot point annuale (P) calcolato con il metodo Fibonacci, posizionato a 4,54$. Questo livello rappresenta un primo, significativo spartiacque: un superamento deciso e confermato dai volumi potrebbe riaprire la strada verso le resistenze successive. La regressione lineare, impostata su un periodo di 60 settimane, conferma la tendenza rialzista di fondo, con i prezzi che, pur avendo corretto, si mantengono al di sopra della linea mediana del canale, attualmente in transito a circa 4,88$. La parte superiore del canale di regressione, che rappresenta una deviazione standard di +2, si colloca in area 5,47$, identificando un'area di potenziale ipercomprato e un target ambizioso per i compratori. Al contrario, la parte inferiore del canale, a 4,30$, funge da supporto dinamico di lungo periodo. I volumi di scambio, pur non mostrando picchi eccezionali, si sono mantenuti sostenuti durante la fase di ascesa, per poi diminuire leggermente durante l'attuale fase laterale, un segnale che suggerisce una pausa nella pressione di vendita piuttosto che un'inversione strutturale. L'Average True Range (ATR) si attesta su valori medi, indicando una volatilità controllata che non preclude movimenti direzionali decisi.
Dal punto di vista operativo, per un posizionamento long, un primo segnale di forza arriverebbe con il superamento e il mantenimento dei prezzi al di sopra del pivot point a 4,54$. Un ingresso più conservativo potrebbe attendere il superamento della resistenza R1 a 5,14$, che coinciderebbe con un nuovo impulso rialzista all'interno del canale di regressione. In tale scenario, i target si collocherebbero prima sulla resistenza R2 a 5,47$ e successivamente sull'ambiziosa R3 a 6,05$. Gli oscillatori, tuttavia, invitano alla prudenza. Lo stocastico (9,6,3) si trova in una zona intermedia ma con le linee orientate verso il basso, suggerendo una perdita di slancio. Analogamente, il Momentum a 10 periodi, pur rimanendo al di sopra della linea dello zero e quindi in territorio positivo, mostra una flessione che conferma il rallentamento della spinta rialzista. Per chi volesse considerare posizioni short, un segnale di debolezza si concretizzerebbe con una chiusura settimanale al di sotto del supporto S1 a 3,96$. Una tale rottura, specialmente se accompagnata da un aumento dei volumi, potrebbe innescare una correzione più profonda con un primo target in area S2 a 3,61$ e un successivo, più drastico, in corrispondenza del supporto S3 a 3,02$. Un'operatività di breve termine potrebbe sfruttare la debolezza attuale per aprire posizioni corte alla violazione del minimo recente in area 4,40$, con uno stop loss a ridosso del pivot point e un target sul supporto S1. In conclusione, il rame si trova in una fase interlocutoria: il trend di fondo rimane positivo, ma gli indicatori di breve termine segnalano un affaticamento. Sarà cruciale monitorare la tenuta dei supporti e la reazione dei prezzi in prossimità del pivot point per comprendere la direzione del prossimo movimento significativo.
Il Nasdaq frena, Walmart e Target pronti a sorprendere?Il Nasdaq frena, Walmart e Target pronti a sorprendere?
Il settore tecnologico sotto pressione, focus sui risultati del retail
La debolezza tecnologica nella sessione di ieri ha pesato in modo significativo sull’andamento complessivo del mercato, con diversi titoli favoriti — tra cui PLTR — che hanno subito una brusca correzione. Anche altri nomi legati all’intelligenza artificiale, come AMD e NVDA, hanno rallentato dopo le brillanti performance messe a segno nel corso del 2025.
Alla chiusura delle contrattazioni ho registrato un Dow Jones stabile, uno S&P 500 in calo dello 0,6% e un Nasdaq in flessione dell’1,4%. La leggera svendita del comparto tecnologico ha favorito il ritorno di interesse verso settori più difensivi: utility, beni di consumo di base, oltre a sanità e immobiliare, hanno mostrato segnali di forza.
Per quanto riguarda la stagione degli utili, il ciclo del secondo trimestre procede verso la conclusione con il retail protagonista di questa settimana. Nella giornata di oggi Home Depot (HD) ha pubblicato i risultati, che hanno riflesso uno scenario simile ai trimestri precedenti: i consumatori restano cauti sugli acquisti di fascia alta. Nonostante ciò, HD ha superato un ostacolo importante confermando la guidance per l’intero anno, elemento che ha favorito un sentiment positivo anche verso Lowe’s (LOW).
L’attenzione resta ora su Walmart (WMT) e Target (TGT), i cui dati in arrivo forniranno un quadro più chiaro sul comportamento dei consumatori. Se Target mostrerà finalmente un segnale di ripresa nei beni di largo consumo e Walmart riuscirà a mantenere lo slancio, il settore retail nel suo complesso potrebbe beneficiarne in maniera significativa.
Sul fronte macroeconomico, i dati immobiliari diffusi ieri hanno evidenziato:
Housing starts (nuove costruzioni) a luglio: 1,43 milioni (tasso annuo destagionalizzato), +5,2% rispetto a giugno (1,36 milioni) e +12,9% rispetto a luglio 2024 (1,27 milioni).
Permessi di costruzione a luglio: 1,35 milioni, -2,8% rispetto a giugno (1,39 milioni) e -5,7% rispetto a luglio 2024 (1,44 milioni).
Marco Bernasconi Trading
Grafici di sentimento, previsioni per il 20 agosto 2025.
Mi occupo dell'psichico dei grafici azionari, cioè del senso dell'energia del grafico futuro, è una tecnica meditativa e le sensazioni sono per lo più tattili.
Previsioni per il 20 agosto 2025: continuazione della caduta di Bitcoin, dall'inizio alla fine della giornata, ho disegnato i miei sentimenti sul grafico pubblicato in questo post, il movimento principale verso il basso, come mi sembra, sarà al mattino.
Al momento non analizzo i prezzi, attenzione solo agli impulsi del movimento dei Prezzi. Considero la mia previsione buona se il contorno del grafico reale coincide con il contorno del grafico che ho disegnato come previsione, cioè la direzione e il periodo di tempo del movimento dei prezzi saranno indicati correttamente.
La differenza tra teoria e pratica nel tradingMolti trader iniziano il loro percorso studiando la teoria prima di approcciarsi concretamente al mercato, leggendo libri o seguendo corsi video per apprendere le basi del trading. Tuttavia, una volta entrati nel vivo del mercato reale, si rendono subito conto che la realtà è ben più complessa di quanto descritto nei testi didattici. È importante iniziare chiarendo che la formazione teorica è essenziale nell’apprendimento del trading. Libri, corsi e materiali didattici rappresentano la base su cui costruire le proprie competenze. Forniscono concetti, metodologie e strumenti indispensabili, oltre a spiegare i fondamenti dell’analisi tecnica e fondamentale. Una delle principali insidie della teoria è che spesso i casi e gli esempi presentati sono selezionati e ottimizzati per la comprensione e per mostrare scenari ideali. Gli autori tendono a mostrare pattern perfetti, livelli chiave confermati in modo cristallino, e soprattutto trade vincenti con rapporti rischio/rendimento estremamente favorevoli. Questo può portare il trader principiante a sviluppare aspettative irrealistiche.
La realtà del mercato è dinamica e unica
A differenza dei casi teorici, ogni operazione nel mercato reale è unica. Anche pattern tecnici apparentemente “perfetti”, come un testa e spalle o un doppio massimo, possono reagire in modi molto diversi a seconda del contesto e degli attori presenti sul mercato in quel momento. Ad esempio, un doppio massimo nella teoria mostra una rottura della neckline, un breve retest e quindi una discesa decisa con stop loss piccoli e take profit ampi. Nel caso reale, tuttavia, può capitare che, dopo il retest il prezzo rimbalzi invece di scendere subito, spostando in alto lo stop loss e mettendo a dura prova la pazienza e il capitale del trader.
L’esperienza come chiave di sopravvivenza
La chiave per trasformare la teoria in successo operativo è acquisire esperienza sul campo. Solo osservando e analizzando migliaia di situazioni reali in tempo reale si può sviluppare la capacità di adattarsi, reagire alle deviazioni dai concetti teorici e affinare la propria strategia. L’esperienza aiuta anche a gestire l’emotività, elemento cruciale spesso sottovalutato nella formazione teorica.
Consigli pratici per colmare il gap teoria-pratica
Non aspettarsi mercati perfetti.
Accettare che anche il miglior setup può non funzionare secondo “manuale” e prepararsi mentalmente a situazioni impreviste.
Studiare casi reali.
Seguire trading room, analisi live e rivedere operazioni passate aiuta a capire come varia l’applicazione pratica della teoria.
Gestire il rischio accuratamente.
In mercati imprevedibili la prima regola è proteggere il capitale, evitando stop troppo stretti o rischi eccessivi.
Essere flessibili e aggiornare le strategie.
Il mercato evolve e ciò che funziona oggi potrebbe non funzionare domani.
Conclusione
La differenza tra la teoria e la pratica nel trading è spesso il tratto che distingue un trader di successo da uno frustrato. I libri e i corsi sono ottime fondamenta, ma non possono sostituire l’esperienza reale, fatta di tentativi, errori, aggiustamenti e apprendimento costante. Accettare la complessità e l’imprevedibilità del mercato, coltivare la pazienza e un atteggiamento umile verso l’apprendimento sono le basi per costruire una carriera solida e sostenibile nel trading.
Occhi su Walmart e Powell: la settimana decisiva per Wall StreetTutti gli occhi su Walmart e Powell: la settimana decisiva per Wall Street
Le azioni rallentano in vista dei guadagni delle grandi aziende al dettaglio e del discorso di Powell
Il NASDAQ è riuscito a registrare un lieve rialzo ieri, ma nel complesso i titoli azionari hanno iniziato la nuova settimana in una condizione di torpore, in attesa sia dei risultati del settore retail, sia delle notizie dal simposio di Jackson Hole.
L’indice tecnologico è avanzato dello 0,03% (meno di sette punti) a quota 21.629,77, mentre l’S&P 500 è sceso dello 0,01% a 6.449,15 e il Dow Jones ha perso lo 0,08% (circa 34 punti), chiudendo a 44.911,82. Tutti i principali indici restano comunque diretti verso la terza settimana consecutiva di guadagni.
Questa settimana, tuttavia, non mancheranno ostacoli da superare per mantenere lo slancio, a cominciare dai report sugli utili di alcuni dei maggiori rivenditori statunitensi. Domani sarà la volta di Home Depot (HD), mercoledì toccherà a Target (TGT) e Lowe’s (LOW), mentre giovedì arriveranno i risultati del colosso Walmart (WMT).
Nelle più recenti trimestrali, Walmart ha mostrato una costante crescita della propria quota di mercato in tutte le fasce di reddito, con un particolare rafforzamento tra i consumatori ad alto reddito. Anche per questa trimestrale ci si attendono ulteriori progressi su tale fronte.
Le attese indicano utili per azione (EPS) pari a 0,73 dollari su ricavi per 175,51 miliardi di dollari, in crescita annua rispettivamente dell’8,9% e del 3,6%. Le stime sono rimaste sostanzialmente stabili, pur registrando un lieve incremento dall’inizio del trimestre.
Dopo la pubblicazione dei conti del settore retail, l’attenzione si sposterà su venerdì, quando ascolteremo il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, al Simposio di Jackson Hole. Gli investitori seguiranno con estrema attenzione ogni parola del presidente, nel tentativo di interpretare la probabilità di un taglio dei tassi nella riunione del mese prossimo. Secondo il CME FedWatch Tool, le probabilità sono ancora fortemente a favore di un taglio, superiore all’80%.
Tuttavia, le attese hanno subito oscillazioni in funzione dei dati macroeconomici e di altri eventi: ad esempio, martedì scorso, dopo il rapporto sull’indice dei prezzi al consumo (CPI), le probabilità erano salite fino al 95%, per poi ridimensionarsi a seguito dei dati sull’indice dei prezzi alla produzione (PPI) e sulle vendite al dettaglio.
I commenti di Powell potrebbero dunque rappresentare il prossimo catalizzatore per i mercati. Se da un lato gli operatori sembrano soddisfatti di mantenere le quotazioni vicine ai massimi, dall’altro sarà interessante ascoltare le osservazioni sul recente CPI, sul PPI e sui sondaggi dell’Università del Michigan. Powell dovrebbe rassicurare i mercati confermando un taglio entro la fine dell’anno, ma resta aperta la questione di cosa accadrà successivamente.
Fino a quando le sue dichiarazioni non saranno rese note, attese per venerdì mattina, è probabile che si registri un contesto di scambi ridotti e oscillazioni contenute. In altre parole, ci aspetta una settimana lenta e priva di grandi sorprese.
Infine, le stime sugli utili dovrebbero contribuire a creare una “base” in grado di sostenere il mercato in caso di ribassi improvvisi o inattesi.
Marco Bernasconi Trading
Grafici di sentimento, previsione per il 19 agosto 2025.
Mi occupo dell'psichico dei grafici azionari, cioè del senso dell'energia del grafico futuro, è una tecnica meditativa e le sensazioni sono per lo più tattili.
Previsioni per il 19 agosto 2025: mi sembra che ci saranno due forti impulsi verso il basso, intorno alle 6-7:00 UTC e alle 18-19:00 UTC, forse le prime due ore da 00:00 saranno anche un notevole movimento verso il basso, finiremo il giorno più in basso di quello iniziato.
Al momento non analizzo i prezzi, attenzione solo agli impulsi del movimento dei Prezzi. Considero la mia previsione buona se il contorno del grafico reale coincide con il contorno del grafico che ho disegnato come previsione, cioè la direzione e il periodo di tempo del movimento dei prezzi saranno indicati correttamente.
Cos’è la volatilità dei mercatiLa volatilità di mercato è una delle caratteristiche essenziali che spiegano perché alcuni strumenti finanziari si muovono rapidamente e in modo imprevedibile, mentre altri appaiono lenti e poco mossi.
Cos’è la volatilità di mercato
La volatilità è definita come il grado di variazione del prezzo di un asset finanziario in un dato intervallo di tempo. In pratica, misura quanto rapidamente e quanto ampiamente il prezzo di uno strumento può salire o scendere. Un’alta volatilità indica grosse oscillazioni di prezzo in brevi periodi, con ritmi rapidi e movimenti spesso imprevedibili. Al contrario, una bassa volatilità si traduce in movimenti più lenti e regolari, con variazioni contenute. Questo spiega perché alcuni mercati o strumenti sembrano più "veloci" o "dinamici", mentre altri risultano più stabili e "lenti" nel loro andamento.
Cause della volatilità
Le principali cause di volatilità sono eventi economici e geopolitici. Fattori come instabilità politica, conflitti, disastri naturali e pubblicazioni di dati economici influenti possono scatenare reazioni forti e spesso caotiche nei mercati, aumentando così la volatilità. Ad esempio, durante la pandemia di Covid-19, si sono viste variazioni rapide e intense, come nel caso della coppia GBP/USD che ha subito grosse cadute guidate da paura e panico. Al contrario, la mancanza di notizie rilevanti o periodi di relativa stabilità generalmente portano a mercati meno volatili.
Come misurare la volatilità
Il più diffuso tra i trader è l’indicatore ATR (Average True Range), che calcola la media delle variazioni di prezzo su un determinato periodo, mostrando quanto un asset tende a muoversi quotidianamente. Tuttavia, per i principianti, interpretare indicatori complessi può risultare difficile. Un modo semplice per valutare la volatilità è osservare l’azione del prezzo e in particolare le candele sul grafico. Barre di grandezza significativa, ben più ampie della media delle candele usuali, indica forte volatilità. Movimenti repentini e alternati verso l’alto e il basso, testimoniano un mercato altamente volatile, con pressioni di domanda e offerta molto dinamiche.
Opportunità o rischio
Un mercato altamente volatile è una sfida da gestire. Per i trader alle prime armi, la forte variabilità è spesso un segnale di allarme. Movimenti rapidi possono far scattare stop loss prematuramente e richiedono un monitoraggio costante e un’adeguata esperienza nella gestione del rischio. D’altra parte, mercati con scarsa volatilità sono spesso percepiti come "noiosi" e portano guadagni modesti, poiché i prezzi si muovono lentamente e offrono meno spunti per operazioni profittevoli. La soluzione migliore per molti è cercare mercati o strumenti con volatilità media, dove il movimento dei prezzi è sufficiente per creare opportunità ma non così estremo da sfuggire al controllo e alla gestione del rischio.
Conclusioni
Conoscere la propria tolleranza alla volatilità è un passo fondamentale per costruire una strategia di trading efficace e sostenibile. Valutare preventivamente il grado di volatilità di uno strumento aiuta a evitare mercati troppo rischiosi o troppo fermi, adattare la dimensione delle posizioni e scegliere correttamente le tecniche di gestione del rischio.
La sterlina estende il rally: GBP/USD vicino a 1,3600.La sterlina britannica (GBP) ha prolungato la sua dinamica positiva nei confronti del dollaro statunitense (USD) nel corso della settimana, portando il cambio GBP/USD a ridosso della soglia tecnica di 1,3600. Il movimento rialzista, che si inserisce in un trend plurigiornaliero, è stato sostenuto anche dal rafforzamento dei rendimenti dei Gilt decennali, saliti oltre il 4,70%—livelli osservati l’ultima volta a inizio giugno.
Dall’inizio di agosto, la coppia GBP/USD ha chiuso in calo solo in due sedute, apprezzandosi di oltre 400 pips dai minimi di area 1,3140 toccati il 1° agosto. Attualmente, il cambio si muove in prossimità del ritracciamento di Fibonacci del 38,2% del ribasso tra luglio e inizio agosto, segnalando una fase tecnica di ribilanciamento.
La forza del “Cable” è stata alimentata in larga parte dalla rinnovata debolezza del dollaro statunitense, sotto pressione a causa di:
• Prospettive più accomodanti della Federal Reserve (Fed), con il mercato che prezza nuovi tagli dei tassi d’interesse;
• Tensioni politiche interne, in particolare le ripetute pressioni del Presidente Trump sull’indipendenza della Fed, che minano la fiducia nella coerenza della politica monetaria statunitense.
Fronte Regno Unito
il recente taglio dei tassi da parte della Bank of England (BoE) al 4,00% è stato interpretato dai mercati più come un aggiustamento tattico che come l’inizio di un ciclo accomodante aggressivo. Tale decisione sembra aver contribuito a rafforzare il sentiment sulla sterlina, almeno nel breve termine.
Tuttavia, la BoE si trova in una fase di notevole incertezza strategica, divisa tra due pressioni contrapposte:
• Debolezza del mercato del lavoro, penalizzato da un aumento delle imposte a carico dei datori di lavoro introdotto dalla cancelliera Rachel Reeves, nonché dalle ripercussioni della guerra commerciale innescata da Trump;
• Rischi inflazionistici persistenti, con la banca centrale che ha rivisto al rialzo le stime sull’inflazione attesa a settembre, ora vista al 4% (dal precedente 3,7%). L’aumento dei prezzi alimentari in particolare potrebbe riattivare richieste salariali e consolidare pressioni inflattive di lungo periodo.
La stessa BoE ha posticipato la previsione di ritorno dell’inflazione al target del 2% al secondo trimestre del 2027, tre mesi oltre le stime precedenti, segnalando un atteggiamento prudente ma ancora focalizzato sull’obiettivo della stabilità dei prezzi.
Il mercato ora incorpora circa 28 punti base di allentamento da qui alla riunione di marzo 2026, il che implica un possibile taglio dei tassi di 25 punti base nei prossimi sette mesi. La traiettoria dei tassi sarà comunque condizionata dai prossimi dati macroeconomici e dal contesto internazionale.
Tra i principali eventi in agenda:
• Dati sull’inflazione UK di luglio, che potrebbero confermare o smentire le recenti previsioni della BoE;
• PMI manifatturieri e dei servizi S&P Global, per un’indicazione preliminare sull’attività economica nel terzo trimestre;
• Il Simposio di Jackson Hole, dove sono attesi gli interventi chiave di Jerome Powell (22 agosto) e del governatore BoE Andrew Bailey (23 agosto);
• Verbali del FOMC relativi alla riunione del 29-30 luglio, che potrebbero offrire ulteriori indizi sulla direzione futura della politica monetaria USA.
I più recenti dati sul PIL del Regno Unito hanno sorpreso positivamente rispetto alle attese, mostrando una resilienza superiore al previsto dell’economia domestica.
Il prodotto interno lordo del Regno Unito relativo al secondo trimestre ha sorpreso positivamente, registrando una crescita dello 0,3% su base congiunturale, a fronte di una previsione di consenso più contenuta (+0,1%). Tale risultato rafforza l’ipotesi di una resilienza sottostante dell’economia britannica, nonostante un contesto macroeconomico e geopolitico ancora caratterizzato da elevata incertezza.
Tuttavia, un’analisi più approfondita della composizione del PIL rivela che il contributo alla crescita proviene in larga parte da fattori meno sostenibili nel medio periodo. In particolare:
• La spesa pubblica ha svolto un ruolo rilevante nel sostenere l’attività economica, riflettendo in parte misure di stimolo ancora in atto e interventi discrezionali a livello settoriale.
• L’accumulo di scorte ha rappresentato un ulteriore supporto alla crescita, ma tale dinamica è da interpretarsi con cautela, poiché può riflettere strategie di gestione del rischio (inclusi i timori legati a future interruzioni delle catene di approvvigionamento) più che un reale aumento della domanda finale.
In controtendenza, i consumi privati hanno rallentato, segnando un modesto +0,1% t/t, un dato che riflette l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie, penalizzate da livelli di inflazione ancora elevati e da condizioni finanziarie più restrittive. Ancora più significativo è stato il calo degli investimenti fissi lordi delle imprese, diminuiti del 4,0% nel trimestre, evidenziando un marcato deterioramento del sentiment aziendale, probabilmente connesso all’incertezza fiscale e regolatoria, nonché alla revisione al ribasso delle aspettative di crescita.
A livello settoriale, la componente dei servizi continua a rappresentare il motore principale dell’economia britannica, con una performance particolarmente brillante nel comparto “informazione e comunicazione” (+4,2%), trainato da innovazione tecnologica, servizi digitali e attività correlate all’intelligenza artificiale e ai media. Anche il settore delle costruzioni ha contribuito positivamente, nonostante condizioni finanziarie più rigide, beneficiando di alcuni progetti infrastrutturali pubblici e della resilienza della domanda abitativa in alcune aree urbane.
Al contrario, sia il commercio che la produzione industriale hanno esercitato un effetto frenante sulla crescita complessiva, confermando le difficoltà strutturali che affliggono il comparto manifatturiero e distributivo, anche in relazione ai costi elevati e alle persistenti frizioni post-Brexit.
Il settore privato continua a essere esposto a pressioni crescenti sui costi, legate principalmente a:
• Aumenti dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro;
• Incrementi del salario minimo, che pur sostenendo i redditi più bassi, hanno generato effetti collaterali sul costo del lavoro per le imprese, in particolare nei settori a bassa produttività.
Queste dinamiche, combinate con un contesto internazionale ancora fragile e una domanda interna in rallentamento, suggeriscono che l’attuale ripresa dell’economia britannica poggia su basi disomogenee e potenzialmente instabili.
In questo scenario, la Banca d’Inghilterra (BoE) dovrebbe proseguire lungo un percorso di allentamento monetario graduale, coerente con una strategia di bilanciamento tra il contenimento dell’inflazione e il sostegno all’attività economica. Le attese di mercato indicano almeno due ulteriori tagli dei tassi entro l’inizio del 2026, che porterebbero il tasso di riferimento al 3,50%, in linea con un processo di normalizzazione progressiva.
Le prospettive macroeconomiche, quindi, restano deboli, a causa di:
• Inflazione persistentemente elevata;
• Segnali di raffreddamento nel mercato del lavoro;
• Incertezze fiscali, con la cancelliera Reeves sotto pressione per le recenti misure restrittive.
In tale contesto, la BoE dovrebbe mantenere una postura cautamente restrittiva, evitando tagli prematuri che potrebbero compromettere la credibilità anti-inflazionistica.
Fronte U.S.A.
Sul fronte dell’inflazione, le rilevazioni più recenti evidenziano segnali iniziali di trasmissione delle pressioni derivanti dai dazi doganali. Tuttavia, permangono incertezze rilevanti sia circa l’effettivo grado di pass-through verso i consumatori finali, sia in merito alla tempistica con cui tali pressioni si rifletteranno pienamente sui prezzi al consumo. In questo contesto, le imprese sembrano adottare un approccio attendista, assorbendo parzialmente l’aumento dei costi per evitare un indebolimento della domanda, già fragile in alcune componenti.
I consumi privati, pur rallentando, continuano a sostenere l’attività economica. Le vendite al dettaglio di luglio hanno evidenziato una dinamica positiva (+0,5% m/m), rafforzata da revisioni al rialzo delle stime per giugno. Tuttavia, l’espansione appare disomogenea e riflette una crescente selettività nei comportamenti di spesa, con segnali di cautela da parte dei consumatori, in particolare nei comparti discrezionali.
L’indice generale dei prezzi al consumo (CPI) ha registrato a luglio un incremento dello 0,2% su base mensile, coerente con le attese di consenso, mentre l’indice core – che esclude alimentari ed energia – è salito dello 0,3%, segnando l’aumento annualizzato più elevato da febbraio.
Tale dinamica, seppur non allarmante in termini assoluti, suggerisce una maggiore pervasività delle pressioni inflazionistiche, come testimoniato dalla crescita diffusa nei beni core (+0,2%) e nei servizi core (+0,4%). Questo pattern implica una persistenza dell’inflazione sottostante, che si allontana dalla narrativa della transitorietà prevalente nei mesi precedenti.
Su base tendenziale, l’indice CPI si attesta al 2,7% annuo, confermandosi all’interno di un range relativamente stabile (2,3%-3,0%) da oltre un anno. Questa relativa stabilità riflette finora la capacità delle imprese di contenere i trasferimenti dei costi a valle, ma gli ultimi dati sull’indice dei prezzi alla produzione (PPI) indicano un progressivo irrigidimento delle strategie aziendali.
L’aumento del 2,0% nei servizi commerciali, considerato una proxy dei margini operativi di grossisti e retailer, segnala che le imprese stanno aumentando la resistenza alla compressione dei margini, con potenziali ricadute inflattive nel medio termine.
La crescita delle vendite al dettaglio nel mese di luglio è stata trainata dal comparto automobilistico, un settore notoriamente volatile e sensibile alle dinamiche tariffarie. Inoltre, l’aumento dei prezzi dei beni durevoli – come mobili e articoli per il tempo libero – ha gonfiato i dati nominali, celando una crescita dei volumi più contenuta.
L’indicatore di controllo, che esclude componenti volatili (auto, energia, materiali edili e ristorazione), ha mostrato un incremento dello 0,4%, suggerendo un avvio positivo per i consumi nel terzo trimestre. Tuttavia, permangono elementi di fragilità, legati a un mercato del lavoro in graduale rallentamento, livelli di prezzo ancora elevati e un generale clima di incertezza che incide sulla fiducia dei consumatori.
Numerose aziende del comparto dei beni di consumo hanno segnalato difficoltà crescenti nel trasferire integralmente i costi ai clienti finali, confermando che il passaggio dell’inflazione lungo la catena del valore sarà graduale e incompleto.
Sul versante produttivo, i segnali di prudenza da parte delle imprese sono sempre più evidenti. La produzione manifatturiera è rimasta invariata a luglio, indicando che la spinta osservata nel primo trimestre era largamente attribuibile a fattori contingenti, tra cui l’anticipo di ordini per fronteggiare i rischi connessi ai dazi e alle tensioni nelle supply chain.
Attualmente, la combinazione di scorte elevate e domanda più debole potrebbe preludere a una fase di contrazione degli ordini industriali, accentuando la vulnerabilità ciclica del settore manifatturiero.
Nel complesso, l’economia statunitense conferma una solida resilienza strutturale, ma risente dell’impatto di uno scenario caratterizzato da elevata incertezza geopolitica e commerciale, oltre che da un contesto inflazionistico ancora irrisolto.
Sia i consumatori sia le imprese hanno in parte anticipato decisioni di spesa e investimento per attenuare l’impatto iniziale dei costi più elevati, ma tali strategie non appaiono sufficienti a neutralizzare completamente le tensioni sui prezzi.
L’inflazione, pur contenuta su base aggregata, mostra segnali di diffusione e persistenza, sollevando interrogativi sulla capacità del sistema di assorbire ulteriori aumenti dei prezzi nei prossimi mesi senza compromettere la dinamica dei consumi.
Conclusioni
• Regno Unito: la sterlina beneficia nel breve termine di un contesto favorevole sui tassi e di una BoE percepita come cautamente restrittiva, ma il quadro di fondo resta fragile. La crescita è sostenuta da elementi temporanei, mentre il rallentamento dei consumi e la contrazione degli investimenti pongono dubbi sulla sostenibilità della ripresa. L’inflazione rimane una sfida centrale, con un ritorno all’obiettivo del 2% ora previsto solo nel secondo trimestre del 2027.
• Bank of England: è probabile che adotti un approccio attendista, con tagli graduali dei tassi nei prossimi 12-18 mesi, purché l’inflazione non sorprenda al rialzo. Qualsiasi accelerazione del rallentamento economico o shock esterno potrebbe tuttavia indurre una risposta più decisa.
• Stati Uniti: l’economia americana resta resiliente ma si confronta con crescenti segnali di tensione. L’inflazione appare meno transitoria del previsto e inizia a propagarsi in modo più uniforme. Le imprese stanno diventando meno disposte ad assorbire i costi, suggerendo che nuove pressioni inflattive potrebbero emergere nei mesi a venire.
• Federal Reserve: il mercato sconta ulteriori tagli, ma la traiettoria futura dei tassi dipenderà fortemente dall’evoluzione dell’inflazione core e dei consumi. Un deterioramento del mercato del lavoro o un peggioramento della fiducia dei consumatori potrebbero accelerare l’allentamento monetario, ma la Fed si muoverà con cautela per non compromettere la propria credibilità nella lotta all’inflazione.
Analisi tecnica 📈- daily chart
La struttura tecnica del cambio GBP/USD continua a mostrare una solida impostazione rialzista. Il prezzo si mantiene stabilmente al di sopra delle medie mobili esponenziali a 100 e 200 periodi, indicando un momentum positivo consolidato e una netta dominanza degli acquirenti nel breve e medio termine. La distanza significativa da tali medie segnala, tuttavia, un possibile eccesso di estensione del movimento, che potrebbe preludere a una fase di consolidamento o a una correzione tecnica di breve periodo.
Canale di Range e Livelli Psicologici
L’azione dei prezzi si muove all’interno di un canale statico ben definito, delimitato dai livelli psicologici chiave di 1,3600 (resistenza) e 1,3400 (supporto). Questi livelli stanno attualmente fungendo da barriere di contenimento per la price action, conferendo un’impostazione di tipo range-bound nel breve termine. Un breakout deciso e confermato al di sopra della resistenza o al di sotto del supporto potrebbe costituire un segnale direzionale forte, con implicazioni rilevanti sulla struttura tecnica di medio periodo e sull’eventuale avvio di una fase di inversione o accelerazione del trend.
Zona di Confluenza Tecnica
In ottica correttiva, si individua una potenziale zona di reazione tecnica – evidenziata come “rettangolo rosso” – in cui convergono molteplici elementi di natura tecnica:
• Livelli di ritracciamento di Fibonacci, derivanti dal movimento impulsivo in atto;
• Punto Pivot P1, che rappresenta una soglia di equilibrio giornaliera rilevante dal punto di vista volumetrico;
• Concentrazione di volumi visibile attraverso analisi del Volume Profile, che indica un’area di forte interesse istituzionale.
Questa area di confluenza potrebbe agire da supporto dinamico in caso di ritracciamento e rappresentare una zona tecnica favorevole per valutazioni di rientro a favore di trend (buy-the-dip), qualora la price action confermasse segnali di inversione di breve.
Ichimoku Kinko Hyo
Sebbene il sistema Ichimoku venga generalmente applicato in presenza di trend ben definiti, alcuni segnali degni di nota emergono anche in questa fase di transizione:
• La Kumo (nuvola) si presenta sottile e piatta, e ha già intersecato la price action, elemento che evidenzia una perdita di forza direzionale del trend corrente.
• La Tenkan Sen ha recentemente effettuato un bearish crossover sulla Kijun Sen, che, pur non confermando ancora un segnale ribassista pienamente maturo, suggerisce una possibile debolezza temporanea nella struttura rialzista.
• La Chikou Span, posizionata al di sotto dell’attuale linea dei prezzi, mostra una mancanza di conferma del momentum bullish e, se dovesse rimanere sotto al prezzo per più sessioni, aumenterebbe la probabilità di una fase correttiva.
• Infine, il prezzo si è arrestato in prossimità della Senkou Span A, che in questo contesto potrebbe agire da resistenza dinamica nel breve termine.






















