Prospettive per l'S&P500: Analisi Tecnica e MacroeconomiaAnalizziamo il contratto continuo dell'indice S&P500. Il 4 ottobre 2023, l'indice ha registrato un significativo minimo a 4235.50, colmando un gap (inefficienza) presente nel grafico giornaliero. Da quel momento, abbiamo assistito a una risalita fino al 12 ottobre 2023. Tale rialzo, alla luce delle dinamiche precedenti, sembra più una correzione tecnica, o movimento liquidatorio, piuttosto che un cambio di trend di fondo.
Sebbene mi aspettassi una prosecuzione dell'uptrend fino ai livelli di 4443/4462 (illustrati nel rettangolo rosso), per colmare completamente l'inefficienza, il mio sentiment resta orientato al ribasso. Punto, in particolare, ai livelli di 4192/4132 (evidenziati in blu). In questa fascia, potremmo assistere a una fase di accumulazione prima di un potenziale rally verso nuovi massimi storici. Questo scenario è, ovviamente, di visione ambiziosa.
A supporto della mia visione bearish ci sono alcuni dati interessanti. In particolare, il comportamento "borderline" del VIX in concomitanza con l'andamento del CBOE Skew. Il 13 ottobre, entrambi gli indici hanno registrato un incremento significativo: +15,76% per il VIX e +6% per il CBOE Skew. Storicamente, livelli del CBOE sopra i 140 punti sono spesso preludio a turbolenze significative nel mercato azionario, suggerendo potenziali crolli o "cigni neri".
Inoltre, la situazione macroeconomica potrebbe alimentare ulteriori preoccupazioni. L'inflazione, il 12 ottobre, ha superato le previsioni con un incremento dello 0.1%. Ciò potrebbe spingere la FED a una politica monetaria più restrittiva, mantenendo o addirittura alzando i tassi di interesse per contrastare le pressioni inflazionistiche.
In conclusione, prevedo un mese di ottobre bearish, con una possibile correzione del mercato di circa -4%/-5% dai livelli attuali. È auspicabile una fase di bilanciamento del mercato prima di qualsiasi inversione rialzista.
Macro
FtseMib - I segnali non sono incoraggiantiVeniamo da una settimana particolarmente delicata, dove i banchieri centrali hanno reso noto, una volta di più, l'intenzione di mantenere un'impostazione dura per combattere l'inflazione, anche al costo di stimolare una recessione.
Il Ftse Mib, come il mercato azionario globale in genere, dal 13 ottobre ha mostrato la voglia dei mercati di voler uscire da questa situazione, tuttavia l'ultima settimana di contrattazioni ha lanciato dei chiari segnali.
Analizzando il nostro indice di casa, possiamo notare degli incontrovertibili segnali tecnici.
Con la chiusura di venerdi i prezzi hanno violato al ribasso il supertrend.
Il Supertrend è un indicatore che tiene in considerazione la media dei prezzi e la loro volatilità per il tramite dell'ATR. Una violazione potrebbe comportare un importante segnale d'inversione/indebolimento del trend in corso.
Anche il MACD conferma la linea ribassista, tuttavia la discesa dei prezzi deve battere anche la EMA200.
Lo strumento di Fibonacci, ci mostra una fase di ritracciamento che potrebbe essere ancora agli inizi.
A mio avviso non è impossibile vedere il FTSEMIB stornare ed avvicinarsi al livello 22.000 punti.
Attenzione all'apertura di nuove operazioni, preferire settori con forza relativa superiore al mercato, oppure coprirsi con operazioni decorrelate.
L'indice Italiano che nel corso del 2021 è stato una vera e propria scelta primaria d'investimento, potrebbe pagare l'incertezza macro e la sensibilità di un mercato sicuramente meno resistente rispetto ad altri paesi europei.
Pianificazione per le prossime settimane - S&P500Gli ultimi giorni sono stati particolarmente significativi per il mercato azionario, con l'S&P che ha reagito in maniera particolarmente decisa agli annunci dei banchieri centrali, che continuano a mostrarsi particolarmente aggressivi nella lotta all'inflazione con la consapevolezza di dover determinare una situazione recessiva.
In particolare possiamo notare come l'indice abbia fallito la tenuta dell' EMA200 e la rottura della trendline ribassista, tuffandosi in un movimento di accelerazione al ribasso.
Tutto ciò determina dei segnali che è necessario cogliere.
L'impostazione dei movimenti mi costringe a tenere aperta, per la parte di portafoglio ETF a lungo periodo, una copertura con vendita allo scoperto dell'indice per immunizzarmi da un'ulteriore accelerazione ribassista. In questa maniera mi è possibile mantenere aperte le posizioni di portafoglio, coprendomi comunque dalle perdite grazie alla posizione Short sull'indice.
Per quanto riguarda la programmazione del trading intraday, i livelli individuati tramite i segmenti tratteggiati sembrerebbero essere abbastanza rilevanti, per cui la mia ricerca sarà prevalentemente per setup short.
Sarà importante seguire il movimento e capire se i minimi del 13 ottobre saranno violati al ribasso, dando ulteriore spunto al perdurare del mercato orso.
Per quanto riguarda l'attività di stock picking, resto ancora al palo, ma continuando a monitorare aziende che, malgrado tutto, esprimono numeri interessanti.
Dato IPC - Tentativo di rottura trendline e scatto al rialzo A seguito del rilascio del dato ICP inferiore alle attese, l'S&P500 tenta uno scatto rialzista superiore al 2,5% (nel momento in cui scrivo) con un movimento di violazione sia della trendline ribassista che della media mobile a 200 periodi.
Un'eventuale tenuta dei livelli porterebbe a rivedere l'impostazione operativa, anche considerando che sull'indice avevo pianificato operazioni ribassiste.
Per quanto riguarda il portafoglio a lungo termine, ho chiuso la copertura short sull'indice e cercherò, qualora dovesse esserci, di sfruttare l'eventuale impulso rialzista.
Resto in attesa dell'apertura americana per vedere se è possibile sfruttare il movimento in intraday.
DX1! futuresIl dollaro sta cercando di uscire da questo macro range, se dovesse stabilirsi al di sopra in maniera decisa non escluderei la possibilità di raggiungere i livelli del 2001-02. Ciò comporterà altra pressione sui mercati azionari, l’inflazione per ora non accenna a fermarsi e se dovesse continuare ulteriori rialzi dei tassi sono plausibili.
Inflazione, Fed, settimana importante.L'inflazione negli Usa è arrivata all' 8,6% su base annua a maggio e chi si aspettava un picco è stato deluso. Dopo un rallentamento ad aprile torna a pesare tantissimo il costo dell'energia seguito da ulteriori aumenti nei prezzi degli alimenti e un aumento del 0,6% su base mensile nel costo delle abitazioni, un valore che non si vedeva dal 2004. Petrolio che continua il rialzo verso il massimo raggiunto con lo scoppio della guerra e non mostra segni di debolezza. Il core CPI continua il suo rallentamento nella crescita ma rimane al 6%
Balzano le probabilità di un aumento tassi maggiore del previsto per l'incontro di luglio che dà al 50% un rialzo di 75% bps rispetto i 50 attesi, mentre per la fine dell'anno aumentano le aspettative per un target dei tassi compreso tra il 3 e 3,25% il che vorrebbe dire un aumento da 0,5% in ciascuno dei prossimi incontri del 2022. L'idea è che alcune componenti non possono essere controllate dalla Fed come il prezzo degli energetici e delle materie prime alimentari maggiormente influenzate dal conflitto e dalle tensioni con la Russia a meno di non provocare una vera e propria recessione in grado di abbattere la domanda. Le stime di crescita continuano ad essere riviste al ribasso per gli Usa ma gli analisti si aspettano comunque una buona crescita degli utili per il resto del 2022 nonostante un rallentamento stimato per alcune Mega-Cap come Apple, Amazon, Microsoft e Meta.
Si aspetta il meeting della Fed il 15 giugno per avere maggiore chiarezza, ma seppur il sentiment comincia a deteriorarsi dopo il dato sull'inflazione ancora non si notano pessimismo o panico generalizzato il che fa presumere che il mercato sia ancora in attesa. Gli stessi indicatori di volatilità hanno segnato rialzi soprattutto nelle giornate di giovedì e venerdì ma ancora non c'è sensazione di paura.
Questa settimana sarà fondamentale per capire se il trend in discesa continuerà fino a bucare i minimi o se resisterà attorno ai 3800 che sono un forte supporto. Per la Fed in questo momento conviene essere più chiara possibile per evitare sorprese disastrose per il mercato e perdere di credibilità quindi mi aspetterei già un chiarimento per le decisioni di settembre, in cui probabilmente un rialzo di soli 25 bps sarebbe
visto come segno positivo anche se le probabilità risultano abbastanza basse e la sensazione è che la fase negativa durerà ancora.
Per la prossima settimana potrebbe esserci ad un affondo sotto i 3800 con target zona 3650-3700 primi supporti volumetrici, vedremo se lunedì e martedì il mercato sarà attendista o proverà ad attaccare subito i minimi.
BTC/USD - ANALISI FINE MAGGIO 2022Buongiorno traders,
Oggi analisi su grafico SETTIMANALE in quanto ormai vedo un bear market abbastanza lungo vista la mancanza di liquidità nel merca crypto e anche ormai nel mercato azionario.
Bitcoin sta confermando la mia visione di trend ribassista che ora vede come primo target il retest dei 25.000$ per poi andare tra i 17.000$ e 20.000$.
In questa area prevedo in piccolo rialzo ma nulla di grosso... massimo +15% e sulle alt un +30%.
Viediamo come si evolverà la situazione Russia-Ucraina-USA-China e soprattutto cosa farà l'azionario in termini di performance negative.
Ricordo che una grossa performance negativa del NASDAQ è sintomo di un'ulteriore mancanza e fuoriuscita di liquidità nei mercati e questo potrebbe portare BTC in area 11.000$ entro fine 2022.
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Non è un consiglio finanziario ma analisi personale
Analisi TOP/DOWN settoriale.
Alcuni dei più semplici ma efficaci approcci d’investimento, partono da un’analisi definita di tipo Top/Down, nel quale vengono pesati i vari settori rispetto al benchmark di riferimento, andando ad estrarre tra questi coloro che tendono a performare nell’orizzonte temporale scelto.
Quest’analisi, prende in considerazione lo strumento della forza relativa, ovvero il rapporto tra l’andamento delle quotazioni di un ETF settoriale, rispetto al mercato.
I segnali di acquisto degli ETF vengono generati da semplici trigger, quali ad esempio l’incrocio dell’indicatore di forza relativa con la sua media in fase crescente, oppure un cross tra medie lente e veloci, oppure ancora la rottura di una trendline della forza relativa, o approcci di natura contrarian su divergenze tra oscillatori. Ribadisco, i segnali non riguardano singole azioni ma l’intero settore, con uno stile d’investimento lento e studiato con cadenza settimanale.
Possiamo notare dall’analisi dei grafici che alcuni settori come: beni ciclici, tecnologici, comunicazioni, industriali, seppur in determinati casi con miglioramento delle prospettive, risultano tutti stabilmente al di sotto della loro media 200 periodi (nel caso di ciclici e tecnologici potrebbe essere imminente un incrocio rialzista).
Interessante la perdita di forza del settore delle telecomunicazioni, che potrebbe risultare invitante in approccio contrarian su certe valutazioni.
I settori Healthcare, energetici, materie prime e delle utilities, hanno goduto di diversi mesi in situazione di forza relativa rialzista, attualmente ancora al di sopra della media 200.
L’ultimo grafico espone il rapporto tra componenti growth e value del Russel2000.
Da circa un anno, il mercato sembra aver premiato aziende con importanti valori fondamentali, rispetto a quelle caratterizzate da importanti fattori di crescita.
Specifico che una forza relativa crescente, può realizzarsi in due casi:
- Il settore cresce più del benchmark;
- Il settore perde meno del benchmark.
Al segnale di forza relativa, andrebbe pertanto aggiunta un analisi tecnica dell'impostazione dell'ETF.
LA FED SCUOTE TUTTI I MERCATI? NO! ANALIS MACRO ULTIMA SETTIMANABuongiorno ragazzi, oggi volevo analizzare quello che è successo la scorsa settimana sui mercati finanziari statunitensi, in quanto è stata abbastanza particolare. Ci sono stati diversi dati macroeconomici e dichiarazioni che hanno fatto da padroni indiscussi. Tra questi elenco il vertice OPEC tenuto il 4 gennaio, i verbali degli incontri del FOMC del 5 gennaio ed infine i dati sulla disoccupazione e i non farm payrolls di venerdì 7 gennaio.
DECISIONI DELLA OPEC SULLA PRODUZIONE DI PETROLIO
La OPEC ha confermato che procederà con il previsto aumento della produzione di petrolio per il mese di febbraio 2022. L’aumento sarà di 400000 barili al giorno: quest’ultimo è stato approvato dopo che i membri OPEC hanno stimato un eccesso di offerta nell’anno 2022 inferiore a quello previsto in precedenza.
Nonostante la OPEC si attenda un nuovo surplus le stime indicano che sarà nettamente più contenuto di quanto ci si attendesse in precedenza con la produzione di petrolio che supererà la domanda mondiale di 1,4 milioni di barili al giorno nei primi tre mesi dell’anno rispetto agli 1,9 milioni della valutazione precedente.
Come ha preso la notizia il future sul Petrolio? Vediamo:
Dai minimi a 62$ circa del 2 dicembre, sembra che il Petrolio abbia recuperato piuttosto bene. A fine anno è stata rivisitata la resistenza a 76$ circa, quasi in corrispondenza della media a 50 periodi: il prezzo ha dapprima rintracciato brevemente, per poi andare (il 4 gennaio, giorno del meeting OPEC) a rompere al rialzo la media a 50 periodi, segnando infine una performance settimanale del +4,91%. Direi quindi che il mercato ha reagito piuttosto bene al meeting OPEC, non tanto perché la produzione è stata confermata anche per febbraio in aumento (ciò entrerebbe in contrasto per la legge della domanda dell’offerta, che dice che l’aumento dell’offerta di una materia prima è difficilmente accompagnata da un rialzo del prezzo della materia prima stessa), ma quanto perché gli aspetti della variante omicron, a conti fatti, non rallenteranno quanto ci si aspettava il consumo di petrolio.
Nonostante sembri che la positività in questa commodity sia tornata, vi voglio mostrare un piccolo campanello d’allarme, derivante dal cot report:
Vedete come il ribasso di tutto novembre (mese della scoperta della variante omicron) sia stata accompagnata da un trend ribassista da parte dei contratti dei large-speculators: probabilmente, in quello stesso periodo, tante operazioni erano state chiuse per 2 motivi:
1. Paura e incertezza nei riguardi della nuova variante che avrebbe potuto bloccare nuovamente l’economia mondiale
2. Prese di profitto a seguito del grande impulso rialzista di settembre-ottobre
Nell’ultimo mese (nonostante il prezzo si sia ripreso e sia passato nuovamente sopra la media a 50 periodi) si è creata una divergenza: lo spread tra contratti long e short si accorcia nonostante il prezzo continui a salire; come mai? Questo non posso saperlo, ma comunque lo considero un campanello di allarme, simbolo del fatto che il prezzo forse non è forte come sembra.
Per quanto riguarda invece la volatilità sull’asset, direi che si è tornati in condizioni di “tranquillità”, dal momento che l’indicatore è sceso sotto i 45 punti:
Quale sarà quindi il futuro destino del petrolio? Lo vedremo prossimamente, io vi ho riportato alcuni indicatori, ai quali vorrei aggiungervene un altro: tipicamente, in periodi di inflazione, le materie prime tendono a performare bene e tra queste non può certo mancare il crude oil.
IL FOMC, CIO’ CHE HA SCOSSO I MERCATI. MA PROPRIO TUTTI?
E qui veniamo ai verbali degli incontri del FOMC del 5 gennaio. In quell'occasione, i banchieri hanno annunciato l'accelerazione del processo che metterà fine agli stimoli monetari, con un tapering di 30 miliardi di dollari al mese (e non più 15 miliardi) per mettere fine al programma di aiuti da 120 miliardi al mese entro marzo. Il programma prevedeva 80 miliardi in titoli di Stato e 40 miliardi in titoli garantiti da mutui ipotecari. Inoltre, dopo il primo aumento dei tassi, si prevede anche una riduzione del bilancio.
Vi rilascio alcuni punti salienti dell’incontro:
“L'inflazione si sta dimostrando più alta e duratura del previsto e, per questo, potrebbe essere necessario alzare i tassi d'interesse prima del previsto; inoltre, è necessario ridurre il passo degli aiuti monetari, non più così necessari. Se il mercato del lavoro continuerà a migliorare con questo passo, i prerequisiti per un aumento dei tassi d'interesse potrebbero essere raggiunti relativamente presto”
Inoltre, dal dot plot (che è un grafico che registra ogni 3 mesi le previsioni della Fed) è emerso che la maggioranza dei banchieri prevede ora almeno tre rialzi dei tassi d'interesse nel 2022. Dopo la precedente riunione, a settembre, nove componenti su 18 del FOMC avevano invece ipotizzato almeno un rialzo dei tassi nel 2022.
Questa notizia è stata una sorpresa per i mercati che, come spesso vi dico, non hanno reagito affatto bene. Usando dei grafici a 30 minuti, vediamo quale è stata la loro reazione:
Vediamo come i due benchmark principali abbiano performato piuttosto male all’uscita del comunicato: l’S&P ha perso il -1,6%, mentre il Nasdaq il -1,92%. Sapete perché quest’ultimo è andato peggio? Ne parlo spesso, ma ora lo mostrerò:
A sinistra del grafico vi ho riportato la reazione del rendimento del decennale americano; vediamo come esso sia salito del +1,22%. Era normale che tale notizia scuotesse anche il mercato obbligazionario! Ma tornando a noi: come mai il Nasdaq ha perso di più? Per la correlazione che esiste tra inflazione e titoli growth! Ricordo che la parte lunga della curva dei rendimenti (costituita dalle scadenze a 10, 20 e 30 anni) si innalza tipicamente per due motivi: o per una previsione di crescita economica o per un’inflazione persistente (ed è ciò che è successo); direi che in questo momento siamo in una fase di espansione economica che non troppo tardi volgerà al termine, per cui la risalita dei rendimenti dei titoli a scadenza lunga è data dalla paura degli investitori di un’inflazione più persistente e duratura di quanto ci si aspettasse. Quali sono i titoli che più vengono danneggiati da un’inflazione alta e persistente? I titoli growth, che basano i loro guadagni sul futuro e non nel presente, e sappiamo quanto l’inflazione, appunto, eroda i guadagni futuri!
Guardate la correlazione inversa che esiste tra i rendimenti del decennale americano, il Nasdaq e l’etf XLK che rappresenta un paniere di aziende tecnologiche. Vedete che si muovono con buona approssimazione in maniera quasi opposta? Assistiamo a una correlazione molto inversa soprattutto quando il rendimento del decennale tende ad accelerare in maniera abbastanza aggressiva, come mostra appunto l’immagine:
Detto ciò, abbiamo capito come le tech, questa settimana, abbiano performato piuttosto male a causa del rialzo dei rendimenti obbligazionari. Al contrario di queste ultime, le value hanno invece performato bene, andando a segnare addiritura un +1,14%.
Vorrei inoltre farvi notare un qualcosa di importante:
Negli stessi momenti in cui il rendimento del decennale americano aumenta rapidamente, il settore Value tende a segnare buone performance, al contrario, come abbiamo visto prima, del tech. Sembra quasi che, in certi momenti, i due asset siano correlati positivamente. Sapete qual è la spiegazione?
Per farvelo capire, andrò a spacchettare l’etf del settore value dell’S&P500 per settori:
SETTORE FINANZIARIO 15,87%
SETTORE SANITARIO 15,56%
SETTORE INDUSTRIALE 12,89%
SETTORE TECNOLOGIE INFORMATIVE 12,40%
SETTORE CONSUMER STAPLES 10,72%
SETTORE CONSUMER DISCRETIONARY 7,72%
SETTORE SERVIZI DI COMUNICAZIONE 6,92%
SETTORE ENERGETICO 5,31%
SETTORE UTILITIES 5,04%
SETTORE MATERIALI 3,96%
SETTORE IMMOBILIARE 3,33%
Come possiamo notare, il peso maggiore è dato dal settore finanziario. Chiediamoci una cosa: come reagisce il settore finanziario all’aumento dei tassi di interesse e di conseguenza all’aumento dei rendimenti del decennale americano? Reagisce alla grande, tant’è che esiste una correlazione piuttosto positiva; vediamola:
Come mai c’è una correlazione diretta tra questi due asset? Le banche ricevono finanziamenti e creano successivamente guadagni in questo modo: ricevono innanzitutto fondi tramite i depositi dei clienti, a cui pagano tassi d’interesse a breve termine. Quindi, la parte corta della curva del rendimento rappresenta i costi di prestito della banca. Successivamente, guadagnano prestando denaro a tassi a lungo termine più alti. La differenza tra i due tassi (quello a lungo termine meno quello a breve termine) è nota come spread del tasso d’interesse e rappresenta il guadagno potenziale della banca. Quindi, più alto è un rendimento a scadenza lunga, più una banca ci guadagna, ecco spiegato il motivo! Il +5,43% dell’ultima settimana del settore finanziario non è stato un caso:
L’altro best performer della settimana è stato il settore energetico, rinforzato chiaramente dalla bella performance settimanale del petrolio, che segna un oltre +10%!
Vediamo le performance degli altri settori, per poi analizzare i titoli di stato a diversa scadenza, le materie prime e il dollaro.
SETTORE INDUSTRIALE E MATERIALI
Vediamo come il settore industriale abbia performato molto meglio rispetto a quello dei materiali. Non è un caso dal momento che, nel settore “value”, l’industriale occupa un peso del 12,89%.
SETTORE SANITARIO E DELLE COMUNICAZIONI
Il settore sanitario, nonostante rappresenti il secondo settore per peso all’interno dell’etf del settore value, ha subito tante vendite, chiudendo con una performance del -4,64%. Quello delle comunicazioni, invece, è ormai da diverso tempo in difficoltà, in particolare da inizi settembre 2021.
SETTORI BENI DI PRIMA NECESSITA’ E BENI DISCREZIONALI
I due settori hanno performato piuttosto diversamente: quello dei beni discrezionali male, -2,43%, mentre quello dei beni di prima necessità appena appena bene, segnando un +0,40%: questo è probabilmente dovuto al fatto che XLP è un settore difensivo, per cui probabilmente alcuni investitori hanno scaricato posizioni su settori più rischiosi a beneficio di alcuni meno rischiosi e quindi più difensivi. Ciò però è accaduto solo in XLP e non nel settore utilities, nonché difensivo, che perde oltre il punto percentuale:
Molto male il Real Estate, che segna una performance negativa del -4,9% dopo una cavalcata durata qualche settimana.
INDICE DELLE PAURE SUI MERCATI: VIX E VXN
Vediamo come i due indici, VIX (volatilità S&P500) e VXN (volatilità Nasdaq) si siano mossi in modo diverso: il VIX è rimasto all’interno dell’area di relativa tranquillità (sotto i 20 punti) mentre il VXN, al contrario, è salito oltre i 25 punti, a volatilità quindi preoccupanti. Come mai questa divergenza tra i due indici? Perché si ha avuto maggior paura per i titoli tech (e quindi del Nasdaq) a causa del rialzo dei rendimenti del decennale e per tutti i motivi che ho spiegato precedentemente!
MONDO OBBLIGAZIONARIO
Vi ho condiviso due curve dei rendimenti ben distinte, una di Q3 2021 (con i rendimenti del 2 agosto 2021) e una di Q1 2022 (quella odierna). Le due curve appartengono a due momenti ben distinti: in quella di Q3 2021 la banca centrale era abbastanza “rilassata” in quanto riferiva nelle sue riunioni il fatto che i tassi non sarebbero stati aumentati a breve, che l’inflazione era transitoria e la crescita economica robusta, con dati sul lavoro e disoccupazione via via migliorativi; alla curva odierna invece appartiene una Fed ben più aggressiva per i motivi di cui vi ho parlato all’inizio di questa idea.
Vi ho condiviso queste due curve per un particolare motivo: avete mai sentito da qualche professionista dire “la banca centrale può controllare solo la parte breve della curva”? Questo è il tipico esempio.
Guardiamo come i rendimenti alle brevi scadenze siano più ripidi oggi di quanto non lo fossero in Q3 2021; la parte a scadenze brevi della curva dei rendimenti (da scadenze di qualche mese fino ai 7 anni) è determinata dalle aspettative per la politica della Federal Reserve; il rendimento di quella parte aumenta quando ci si aspetta che la Fed aumenti i tassi e diminuisce quando ci si aspetta che i tassi di interesse vengano ridotti. L’estremità lunga della curva dei rendimenti, invece, è influenzata da fattori quali le prospettive sull’inflazione, la domanda e l’offerta degli investitori, la crescita economica.
Come ho spiegato diverse volte, se la crescita è robusta e l’inflazione in aumento, il prezzo delle obbligazioni a lunga scadenza dovrebbe scendere. Questo fa salire i rendimenti a 10,20 e30 anni e, di conseguenza, la curva diventa più ripida. Se una banca centrale risponde alle pressioni inflazionistiche alzando i tassi di interesse a breve termine, la curva si appiattisce, è questo è infatti quello che stiamo vedendo negli ultimi tempi; vediamo infatti che nella parte lunga troviamo una “gobbetta”; questo è sinonimo del fatto che si sta scommettendo in un futuro rallentamento economico (in quanto il rialzo dei tassi di interesse, tipicamente, avviene alla fine o comunque in prossimità della fine di un’espansione economica, per il fatto che una ripresa e successivamente un’espansione si portano dietro anche un’alta inflazione).
Tuttavia, i rendimenti hanno fatto i protagonisti la scorsa settimana, andando ad incrementare in maniera abbastanza notevole:
Vediamo infatti come le due scadenze lunghe siano salite in maniera vertiginosa: ciò è probabilmente dovuto all’incertezza degli operatori riguardo un’inflazione che si potrà dimostrare più dura e persistente di qualche tempo fa; questo è stato dichiarato anche dalle FED che appunto, per combatterla, prevede 3 aumenti dei tassi.
Avete quindi capito il motivo della forma della curva dei rendimenti odierna rispetto a quella di qualche mese fa? Se no, commentate e sarò più chiaro.
IL DOLLARO AVEVA PROBABILMENTE GIA’ SCONTATO TUTTO E CIO’ HA AIUTATO LE COMMODITIES
Spesso ho detto che probabilmente il dollaro aveva già scontato il tapering e probabilmente qualche aumento dei tassi di interesse; credo che questa ipotesi possa essere ora considerata vera in quanto il dollaro stesso, all’annuncio aggressivo della FED, si è mosso poco. Anzi, si trova in un canale di lateralizzazione da ormai 2 mesi, dal 17 novembre:
Da questa lateralizzazione ne hanno beneficiato le materie prime (guardate il grafico a destra, il bloomberg commodity index) che, dopo aver disegnato un doppio minimo sulla struttura a 27 dollari, sono ripartite al rialzo, segnando una performance settimanale del +2,41%!
NON FARM PAYROLLS E DISOCCUPAZIONE
Infine, vi riporto altri due catalizzatori della scorsa settimana: le buste paga del settore non agricolo, che hanno registrato un aumento di 199mila nuovi posti di lavoro a dispetto delle stime di investing.com di 400mila, e i dati sulla disoccupazione molto positivi, scesi al 3,9% dai 4,1% del mese precedente.
Questi ultimi sono due dati molto importanti, per 2 motivi: i mandati della FED sono il controllo dell’occupazione e il monitoraggio dei livelli d’inflazione: a seconda dei prossimi dati sui posti di lavoro, la FED potrebbe decidere se anticipare o posticipare l’aumento dei tassi, e quindi se essere più aggressiva o meno, e questo potrebbe scuotere ancora i mercati; i livelli di disoccupazione via via decrescenti danno invece sostegno all’inflazione, in quanto più persone possono spendere, la domanda dei beni si alza e di seguito l’inflazione stessa; interessante sarà vedere i prossimi dati sulle vendite al dettaglio in quest’ottica.
Spero quest’idea sia uno spunto riflessivo per tutti.
MATTEO FARCI
Inflazione ai record: Come potrebbe reagire il settore Crypto?Gli ultimi dati disponibili sul fronte macroeconomico non lasciano spazio ad interpretazioni: siamo di fronte ad uno dei più alti livelli di inflazione degli ultimi decenni. Da ormai due anni a questa parte i banchieri centrali di tutto il mondo non si sono fatti troppi problemi ad iniettare liquidità all'interno del sistema finanziario ed economico con l'obiettivo di sostenere le attività colpite dalla pandemia .
I recenti annunci di politica monetaria tenuti dai vari banchieri centrali per la prima volta da quasi due anni hanno manifestato toni deboli sulle future aspettative macroeconomiche.
Sappiamo che coloro che devono gestire la politica monetaria hanno il totale interesse affinché non si crei panico tra gli operatori economici. Tuttavia, dinanzi ad un'inflazione che ha toccato quasi il 7% in America e ha superato il 4% in Europa è necessario un cambio di rotta.
La banca Centrale statunitense, con a capo Jerome Powell si è detta pronta ad alzare i tassi di interesse nel 2022 in tre differenti step. Infatti, l'elevata inflazione che ha toccato la quota di 6.8% nell'ultima rilevazione, non ha lasciato altro modo di agire all'autorità monetaria USA.
Sul fronte europeo invece la presidente della BCE Christine lagarde non ha mostrato evidenti segni di preoccupazione, dichiarando che al momento la BCE non è intenzionata ad optare per un rialzo dei tassi di interesse.
Entrambi hanno cercato di manifestare fiducia nel futuro, aspettandosi una continua ripresa economica anche negli anni futuri.
Al di là dei toni e delle espressioni non si può negare che nei loro discorsi vi sia stato un elevato tasso di preoccupazione per quanto concerne il prossimo futuro. Per quanto ottimismo sì posso cercare di trasmettere alle persone per evitare di creare panico, i numeri restano numeri.
Ci troviamo di fronte ad un 'inflazione molto elevata e la storia ci insegna che il principale strumento di cui possono avvalersi coloro che gestiscono la politica monetaria è il rialzo dei tassi di interesse. Statisticamente è possibile notare che non appena le banche centrali alzano nuovamente tassi di interesse i mercati iniziano a scendere. Non possiamo sapere con quale rapidità ciò avverrà ma possiamo iniziare ad interrogarci su come poter da un lato coprire le posizioni e dall'altro sfruttarne i movimenti.
Un altro interrogativo da iniziare a porsi è come reagirà il mondo criptovalutario nel caso in cui i mercati entrino in una fase di recessione. In questo caso la statistica non ci aiuta in quanto non vi sono evidenze empiriche di correlazioni o decorrelazioni tra mercati tradizionali e criptovalutari degne di nota.
Nonostante ad oggi non vi siano studi di rilievo che analizzano il legame tra criptovalute e inflazione, ciò non vuol dire che dinanzi ad una situazione macroeconomica così delicata questo settore non ne risenta.
Una considerazione che la nostra redazione si sente di fare è che negli ultimi due anni i mercati crypto sono entrati nell'interesse di moltissimi operatori che prima consideravano questo settore di scarsa rilevanza. Tra questi sono presenti anche un numero importante di Fondi di investimento ed investitori istituzionali variegati. Questi, avendo portato molta liquidità all'interno del mercato delle criptovalute hanno una certa forza nell'indirizzare il mercato nella direzione della loro operatività.
Il fatto che ad oggi il mercato delle criptovalute sia stato aggredito da molti operatori che da anni operano sui mercati tradizionali, potrebbe far pensare che di fronte ad una recessione nei mercati tradizionali causata dall'inflazione, coloro esposti in maniera significativa anche sul mercato delle criptovalute applichino le stesse logiche di mercato, favorendo in questo modo l'avvio di una fase ribassista altrettanto importante.
Il nostro consiglio è quello di restare aggiornati su questo delicato dato dell'inflazione e sulle future manovre che saranno messe in atto dalle banche centrali.
Report a cura di:
Matteo Bernardi
Oro, corsa verso i 3000$. Base + rottura al rialzoIl grafico spiega tutto. Abbiamo una solida base da tazza formatasi nel corso degli anni. Al momento abbiamo in formazione il manico della tazza e una rottura della trendline mensile. 2070 e' il primo scoglio da sorpassare per poi puntare ai 3000 dollari.
BTC, Toccata e Fuga sulla 21Weekly EMACiao a tutti cari amici di tradingview, e benvenuti in una nuova analisi su BTC.
Oggi vorrei portare la vostra attenzione su qualcosa di cui vi avevo già accennato svariati mesi fa, la 21 weekly EMA.
Perché é importante? Tale media é stata una fonte di supporto per il precedente bull market, dando delle entry meravigliose (se ne avete approfittato) ogni volta che il prezzo vi si avvicinava. Significa che se per esempio ad ogni tocco di questa magica media avreste comprato BTC, storicamente sarebbero state ottime buy opportunity, come sta accadendo adesso.
Ci troviamo in un momento dove sembra difficile pensare che il mercato possa raggiungere ancora dei nuovi massimi, ma come possiamo notare stiamo consolidando sotto i 60k, livello con una forte resistenza psicologica, e sopra i 50k livello forte di supporto; siamo schiacciati in una sorta di sandwich. Al di sotto di tale livello (50k), sono ottime buy opportunity, dove appunto la media 21W si trova in questo momento.
Passiamo all'analisi del grafico; analizziamo insieme una visione più di lungo periodo, facciamo uno zoom out e andiamo sul timeframe settimanale.
21 Weekly EMA, questa sconosciuta: pensavate che non l'avremmo mai toccata? Adesso potete ricredervi; questa media é fondamentale per determinare se continueremo a restare o meno in un bull market. Se osservate indietro cosa ha fatto il prezzo precedentemente, quando ha cominciato ad usare questa media come resistenza abbiamo praticamente iniziato il bear market (o come preferite chiamarlo) anche se ancora non lo sapevamo . Invece quando abbiamo iniziato a rimbalzarci sopra, siamo rimasti nel territorio di un bull market.
1 Trillion marketcap: semplicemente é il livello su cui BTC é diventato un asset con una capitalizzazione da un "trilione di dollari", un livello molto importante per un asset del genere. Questo può dare resistenza all'inizio, ma potrebbe essere in futuro un livello di grande supporto sotto il quale non andremo mai più. Sembra folle, lo so.
50k Support area: in questo momento siamo appena ritornati sopra i 50K, ma MEDIAMENTE potremmo dire che questo rappresenta un livello di supporto psicologico molto forte, dove appena scendiamo al di sotto il prezzo viene assorbito facilmente. Dunque, il prezzo si sta stabilizzando mediamente sopra i 50k ma al di sotto dei 60k: vi ricorda qualcosa? Personalmente mi ricorda quando eravamo sotto l'ATH dei 20k, che abbiamo iniziato a consolidare al di sotto per un po' di tempo (circa un mese mi pare), per poi superare tale livello con forza inarrestabile, fino ai 65k. Questo "profumo" lo sento anche adesso, da quello che vedo. Possibilmente potremmo ancora dare qualche altro "tocco" alla 21W EMA prima di ripartire, anzi é molto probabile.
Bottom 43k: da un punto di vista macro, facendo zoom out, é un livello che considero dove vedere un primo "macro low" (anche se c'é il precedente a 28k ben marcato, quindi teoricamente questo sarebbe già un "higher low"), seguito poi dal successivo "higher low" a 45k (cerchiati in rosso). Da questo punto di vista, il trend resta intatto nel lungo periodo, anche se nel breve ha preso una strada bearish. La cosa che per ora ci manca é un higher high per rendere veramente sana la struttura del trend; abbiate pazienza e arriverà, stiamo accumulando per bene a questi livelli, e come dicevo già da tempo non vi é segno di top di mercato, non ancora.
BTC grida alla ripartenza : quel rimbalzo che vedete nel grafico sulla media, non é casuale; potrebbe essere il primo di una successiva serie di rimbalzi. Stiamo consolidando a questi range, quando siamo sotto i 50k la gente fa scorta di BTC (é vero che ci sono stati tanti inflow ma anche molti outflow dagli exchange) e quando siamo sopra i 55k si cerca di riportarlo giù. Ma prima o poi, che siano i 50k o i 60k uno di questi due livelli cederà, lasciando correre il prezzo in una direzione. Ora, considerando che ci troviamo ancora in un bull market , sarebbe paradossale vedere la 21W EMA rotta ed usata come resistenza. Dobbiamo chiudere sopra tale media se vogliamo restare nel trend; ci sono ottime possibilità che questo accada e che vi sia una ripresa dei massimi successivamente.
Detto questo, vi auguro un buon weekend! Stiamo a vedere che succede, occhi aperti!
Scrivete se la pensate allo stesso modo oppure no nei commenti, generalmente rispondo velocemente.
DISCLAIMER: le mie analisi non sono in nessun modo da considerarsi consigli finanziari, fate le vostre ricerche prima di investire o fare trading.
WisdomTree Tactical Update - 30.04.2021
Le Borse europee hanno chiuso deboli la seduta di ieri, 29 aprile, che era iniziata con un tono positivo, sulla scia delle buone notizie dagli Usa.
Giovedi 28, infatti, la Federal Reserve aveva ribadito la “stance” espansiva, confermando il ritmo di 120 miliardi di Dollari al mese di acquisti di titoli, e giudicando l’attuale tensione inflazionistica come "transitoria".
Dal canto suo l’Amministrazione Biden ha presentato al Congresso un Piano da 1.800 miliardi di Dollari, dedicato a sostenere famiglie e spesa sociale, per il cui finnaziamento e’ previsto un aumento della pressione fiscale sulla fascia piu’ ricca dei contribuenti.
La pressione venditrice, nella parte finale della seduta, ha poi determinato chiusure in calo per tutti gli indici azionari europei. La Borsa italiana ha perso il -0,74%, quella tedesca -0,84%%, quella francese ed inglese rispettivamente il -0,07 e -0,04%.
Wall Street e’ riuscita a realizzare nuovi massimi, sulla scorta di dati macro positivi e di una reporting season he dimostra il formidabile stato di salute delle big tecnologiche. Il Dow Jones ha chiuso a +0,71%, lo S&P 500 +0,68% e per la prima volta sopra il livello di 4.200, il Nasdaq +0,22%.
D’altronde, anche i dati macro di ieri, 29 aprile, indicano una crescita americana particolarmente robusta: +6,4% per il Pil nel 1’ trimestre, allineato alle stime, e sostenuto dalla crescita della domanda interna.
Le buone notizie vengono anche dal mercato del lavoro, con le nuove richieste di sussidi settimanali di disoccupazione scese a 553 mila nella settimana del 24 aprile, da 566 mila nella settimana prima. Anche questo dato e’ allineato alle stime.
Qualche tensione al rialzo si e’ vista sul rendimento dei Treasury Usa, con quello del decennale nuovamente all’1,66%, in rialzo di 5 bps sulla chiusura precedente.
Sul fronte del debito governativo, ma in Europa, ieri, 29 aprile, il Tesoro italiano ha collocato Euro 7,25 miliardi di Btp su 2 scadenze, 5 e 10 anni, ben richiesti (domanda per 10,5 miliardi), ma a tassi piu’ alti di quelli dell’asta precedente.
Per il Btp a 5 anni è salito infatti a 0,17% da 0,05% all’asta di marzo, mentre per il decennale “agosto 2031” si e’ registrato un rialzo a 0,88%, da 0,72%.
Il rialzo dei rendimenti sui governativi italiani ha contribuito a far lievitare lo spread Btp-Bund 10 anni, a 111bps. Nulla di preoccupante, ma e’ un trend da “annotare”.
Sul versante sanitario, il Covid-19 sembra finalmente rallentare in Europa, in parallelo all’accelerazione delle campagne vaccinali. Resta preoccupante, per la costante minaccia e il prezzo in vite umane, in Giappone, India e Brasile.
La ripresa economica globale si sta materializzando e a giovarsene e’ il prezzo del petrolio, salito per il quarto giorno consecutivo. Ricordiamo, che l’Opec+, nella seduta di mercoledi’ 28 scorso, ha dichiarato di voler procedere con un graduale aumento dell'offerta a partire da maggio. Alla chiusura di ieri, 29 aprile, il future sul Wti e’ salito, +1,3% a 64,5 Dollari/barile, e quello sul Brent +1,5% a 68,3 Dollari.
Il momento postivo per le materie prime trova un esempio nel prezzo del rame, la cui domanda, alimentata dalla crescente diffusione di auto solo elettriche e dal nuovo boom delle energie alternative, ha spinto la quotazione oltre i 10 mila Dollari/tonnellata, vicino al record storico di 10.190 Dollari del febbraio 2011.
Questa mattina, 30 aprile, sono stati pubblicati i dati preliminari sul GDP delle maggiori economie europee. Quello italiano, -0,4% sul trimestre precedente, ha eguagliato le attese, mentre quelli di Germania e Francia sono risultati sotto: -1,7% quello tedesco, contro stime di -1,5%, -0,4% quello francese, vs -0,2% previsto.
Numeri deludenti sul GDP euopeo nel 1’ trimestre dell’anno erano attesi, viste misure di contenimento, ma un ritorno alla crescita e’ previsto a partire dal trimestre in corso e nel secondo semestre.
Tutti i listini asiatici sono scesi, stamani, 30 aprile, nell’ultima seduta prima dello stop per festività che durera’ sino a mercoledi’ 5 maggio in Cina e Giappone. A Tokyo, il Nikkei ha perso -0,83%, in Cina il Shangai ed in India il Sensex, hanno perso lo 0,8% circa. Ad Hong Kong l’Hang Seng ha perso -1,81%. Partenza debole per le Borse Europee.
Sul fronte Macro, oggi saranno pubblicati, in Usa, i dati sulla spesa personale (marzo) e la lettura finale della fiducia dei consumatori (Univ. del Michigan).
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SP + Idea Macroeconomica FondamentaleSicuramente prodotto finanziario che si presenta buy on Dip in quanto ha creato una nuova struttura rialzista confermando la forza a rialzo dello strumento finanziario.
Dal punto di vista fondamentale - macroeconomico, a differenza di qualche mese fa quando i dati positivi venivano scontati negativamente in questo momento è tornata nuovamente una correlazione positiva tra i dati/situazione economica e mercati finanziari.
I dati che possono essere considerati in questo momento sono:
- NFP che sono usciti molto positivi e confermano effettivamente una ripresa economica;
- un'occupazione intorno al 6% che fa parte degli obiettivi duali della Fed;
- politica monetaria espansiva americana.
A contrastare questi 4.000 di ES potrebbe essere la politica fiscale di Biden con un incremento fino al 28% di tasse sui corporate, tuttavia i mercati, che guardano a 6 - 8 mesi non sembrano essere preoccupati di questo dato.
Ad accompagnare la crescita di SP ci sono i rialzi dei tassi stockcharts.com che, rispetto a quanto viene diffuso generalmente dagli analisti finanziari, presenta una correlazione positiva a 50 giorni con i tassi di interesse del treasury americano: Yeld su cui la Fed non ha intenzione di adottare alcun meccanismo di Yield Control in quanto questo genere di meccanismi viene adottato quando la crescita dei rendimenti non è accompagnata da una vera crescita economica, confermata dai dati positivi. La correlazione negativa esiste con il Nasdaq in cui sono presenti diverse società Growth che scontano CF attesi a tassi più alti e che quindi vedono ridotto il proprio valore. Quindi la crescita dei rendimenti accompagnerà SP fino a quando gli investitori non reputeranno essere più economicamente vantaggioso spostarsi verso un prodotto finanziario meno rischioso come il T-Bond. Per il momento comunque non è così infatti gli High Yield continuano a sovraperformare i Treasury e i portafogli secondo il sentiment AAII sono ancora molto pesati azionario.
Il mercato americano risulta essere comunque più debole del mercato europeo, questo perchè presenta un Dividend Yield più basso 1,45 contro 2,11, favorito anche dalla presenza di settori più ciclici e il cui business è favorito da rendimenti più alti.
Quindi con attenzione si continua ad andare Long di SP cercando come in questo caso di favorire il rischio rendimento cercando un primo target verso i massimi e cercando poi di lasciare correre il profitto quanto più possibile.
La scivolata del caffè Il prezzo è sopra una zona di supporto chiave, compresa tra i 96.4 e i 95 circa..non riesce a riprendersi perché le esportazioni sono in forte in calo in quanto le valute dei paesi che esportano risentono di questa svalutazione contro majors come dollaro americano, tendendo a limitare le vendite per non rimetterci troppo. Tutto questo per esempio ha fatto calare l esportazioni del paese che ne produce di più (il vietnam) quasi del 40% rispetto a gennaio (dati doganali pubblicati nella seduta di venerdì).
Quindi è una commodity che risente particolarmente del peso del del dollaro americano: dato che l USD dovrebbe continuare a rinforzarsi nel corso del 2019 (soprattutto secondo semestre), è probabile che il caffè continui a rimanere debole (salvo cambiamenti improvvisi del rapporto domanda/offerta). Ad ora tecnicamente però potrebbe essere un buon ingresso in quest area (97) con un target di breve periodo verso i 104. Una chiusura al di sotto dei 95 però farà in modo che la discesa continui fino a nuovi minimi di periodo difficili da stabilire.
Ricapitolando: tecnicamente sembra favorevole ad un long di brevissimo periodo e ad uno short di medio/lungo; fondamentalmente questa materia prima è fortemente short.
FTSE100 vs Brexit Per quanto riguarda il FTSE 100, la quotazione è andata a testare la resistenza posta a 7235 punti, estendendosi fino ad un massimo di 7260. Da quest'area di resistenza è stata respinta fino a bucare nuovamente al ribasso le EMA 20 e 200 periodi su tf daily, appoggiandosi sul supporto dei 7040 punti. Nelle ultime tre sedute l'indice inglese è ripartito portandosi a ridosso della resistenza dinamica passante per i 7170 punti (EMA200 daily) e ad ora si trova ad un bivio: una rottura al rialzo di essa con chiusura al di sopra spingerebbe gli speculatori a prediligere posizioni long fino ad almeno l'area posta tra i 7235 ed i 7340 punti; una respinta con continuazione di downtrend porterebbe il prezzo a testare nuovamente la zona compresa tra i 7040 ed i 6900 punti. Fondamentalmente, lo scenario che si sta configurando è il seguente: entro il 12 marzo Theresa May dovrà trovare un accordo con l’Ue che verrà poi sottoposto all’esame del Parlamento britannico. Se l’accordo sarà accettato così com'è, il Regno Unito lascerà il blocco senza problemi altrimenti scatterà ufficialmente un voto il giorno seguente, il 13 marzo, sul no deal. Se anche quello verrà rigettato l’ultima votazione sarà il 14 marzo, quando il Parlamento dovrà scegliere se accettare un’estensione. In caso di esito positivo si procederà alla firma del rinvio della Brexit nel summit del 21 e 22 marzo. Da qui gli appelli a sostenere l’accordo della May. Intanto i falchi dei Tory, otto membri del Gruppo Erg, i conservatori guidati da Jacob Rees-Mogg, convinti sostenitori di Brexit, hanno posto delle condizioni alla premier britannica affinché il suo piano ottenga lok alla Camera di Comuni. Se la May riuscisse a garantirsi l’appoggio dei Dup e dell’Erg, l’accordo avrebbe i voti necessari per passare. Sono tante le figure di spicco che esortano i parlamentari a sostenere il piano della May: da Fox (segretario al commercio) a Brady (presidente del comitato del 1922 dei legislatori di Tory di alto livello), stanno cercando di indirizzare i parlamentari verso la scelta meno dolorosa per Londra, ovvero un accordo con l'UE.
In ogni caso è difficile che il FTSE100 parta al rialzo, quindi è molto probabile che la quotazione entro pochi giorni parta al ribasso e vada a testare la zona di supporto dei 6900 punti. Qualora non venisse raggiunto un accordo ma ci fosse un'uscita con "no deal", l'indice potrebbe scendere ulteriormente verso i 6500 punti. Con l'ultima ipotesi, ovvero quella di un rinvio dell'uscita dalla UE, il FTSE100 continuerà a lateralizzare in queste zone (7000/7300 punti).
Consigliamo di posizionarsi al ribasso da qui aprendo mezza posizione, l'altra metà la apriremo qualora il prezzo ritestasse i 7230 punti oppure qualora rompesse il livello posto a 7040 punti al ribasso.