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Inflazione ai record: Come potrebbe reagire il settore Crypto?

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Gli ultimi dati disponibili sul fronte macroeconomico non lasciano spazio ad interpretazioni: siamo di fronte ad uno dei più alti livelli di inflazione degli ultimi decenni. Da ormai due anni a questa parte i banchieri centrali di tutto il mondo non si sono fatti troppi problemi ad iniettare liquidità all'interno del sistema finanziario ed economico con l'obiettivo di sostenere le attività colpite dalla pandemia.

I recenti annunci di politica monetaria tenuti dai vari banchieri centrali per la prima volta da quasi due anni hanno manifestato toni deboli sulle future aspettative macroeconomiche.

Sappiamo che coloro che devono gestire la politica monetaria hanno il totale interesse affinché non si crei panico tra gli operatori economici. Tuttavia, dinanzi ad un'inflazione che ha toccato quasi il 7% in America e ha superato il 4% in Europa è necessario un cambio di rotta.

La banca Centrale statunitense, con a capo Jerome Powell si è detta pronta ad alzare i tassi di interesse nel 2022 in tre differenti step. Infatti, l'elevata inflazione che ha toccato la quota di 6.8% nell'ultima rilevazione, non ha lasciato altro modo di agire all'autorità monetaria USA.

Sul fronte europeo invece la presidente della BCE Christine lagarde non ha mostrato evidenti segni di preoccupazione, dichiarando che al momento la BCE non è intenzionata ad optare per un rialzo dei tassi di interesse.

Entrambi hanno cercato di manifestare fiducia nel futuro, aspettandosi una continua ripresa economica anche negli anni futuri.

Al di là dei toni e delle espressioni non si può negare che nei loro discorsi vi sia stato un elevato tasso di preoccupazione per quanto concerne il prossimo futuro. Per quanto ottimismo sì posso cercare di trasmettere alle persone per evitare di creare panico, i numeri restano numeri.

Ci troviamo di fronte ad un'inflazione molto elevata e la storia ci insegna che il principale strumento di cui possono avvalersi coloro che gestiscono la politica monetaria è il rialzo dei tassi di interesse. Statisticamente è possibile notare che non appena le banche centrali alzano nuovamente tassi di interesse i mercati iniziano a scendere. Non possiamo sapere con quale rapidità ciò avverrà ma possiamo iniziare ad interrogarci su come poter da un lato coprire le posizioni e dall'altro sfruttarne i movimenti.

Un altro interrogativo da iniziare a porsi è come reagirà il mondo criptovalutario nel caso in cui i mercati entrino in una fase di recessione. In questo caso la statistica non ci aiuta in quanto non vi sono evidenze empiriche di correlazioni o decorrelazioni tra mercati tradizionali e criptovalutari degne di nota.

Nonostante ad oggi non vi siano studi di rilievo che analizzano il legame tra criptovalute e inflazione, ciò non vuol dire che dinanzi ad una situazione macroeconomica così delicata questo settore non ne risenta.

Una considerazione che la nostra redazione si sente di fare è che negli ultimi due anni i mercati crypto sono entrati nell'interesse di moltissimi operatori che prima consideravano questo settore di scarsa rilevanza. Tra questi sono presenti anche un numero importante di Fondi di investimento ed investitori istituzionali variegati. Questi, avendo portato molta liquidità all'interno del mercato delle criptovalute hanno una certa forza nell'indirizzare il mercato nella direzione della loro operatività.

Il fatto che ad oggi il mercato delle criptovalute sia stato aggredito da molti operatori che da anni operano sui mercati tradizionali, potrebbe far pensare che di fronte ad una recessione nei mercati tradizionali causata dall'inflazione, coloro esposti in maniera significativa anche sul mercato delle criptovalute applichino le stesse logiche di mercato, favorendo in questo modo l'avvio di una fase ribassista altrettanto importante.

Il nostro consiglio è quello di restare aggiornati su questo delicato dato dell'inflazione e sulle future manovre che saranno messe in atto dalle banche centrali.

Report a cura di:
Matteo Bernardi

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