ANALISI MACRO DELL'ULTIMA SETTIMANA: COME HA IMPATTO LA FED?Buongiorno ragazzi! La passata è stata una settimana molto turbolenta essendo stata influenzata negativamente dalla Federal Reserve e dal suo presidente Jerome Powell. L’obiettivo di questa analisi è analizzare il comportamento che gli investitori hanno avuto durante e l’ora successiva la conferenza della Fed. Vi riporterò in breve i punti salienti e poi passeremo subito ad analizzare i grafici.
LE PAROLE DI POWELL
Per quanto riguarda il tema riguardante l’economia e la sua ripresa, Powell dichiara che “gli indicatori dell’attività economica e dell’occupazione hanno continuato a rafforzarsi. I settori più colpiti dalla pandemia sono migliorati negli ultimi mesi, ma sono stati colpiti dal recente forte aumento dei casi di Covid-19”. Per quanto riguarda il tema sul mercato del lavoro e tasso di disoccupazione, ha dichiarato che “si è assistito ad un aumento di posti di lavoro solido tanto che il tasso di disoccupazione è “diminuito sostanzialmente”.
Per quanto riguarda invece uno dei temi più sensibili dell’ultimo anno, ossia l’indice dei prezzi al consumo, il presidente ha affermato che “con un'inflazione ben al di sopra del 2% e un mercato del lavoro forte, il Comitato prevede che presto sarà opportuno aumentare i tassi”.
Dobbiamo prestare maggior attenzione all’affermazione del presidente riguardante la possibilità che i prezzi (e quindi l’inflazione) potrebbero continuare a salire. Quest’ultimo dato, che tanto era stato considerato transitorio, sta iniziando a diventare preoccupante?
La riduzione dei bilanci, inoltre, avverrà presto (non si è specificata una data certa).
Quindi, riassumendo in breve, l’outlook nei confronti dell’economia statunitense è positiva visti i continui miglioramenti nel mercato del lavoro che, sulla stessa linea d’onda, hanno fatto abbassare il tasso di disoccupazione. Per questo motivo e per il fatto che l’inflazione inizi a diventare un problema (“inizia a diventare” per la Fed, credo che per i cittadini questo problema persista invece ormai da più di un anno) si prevede un aumento dei tassi di interesse (altro tema caldissimo degli ultimi mesi) in cui non si è precisato quando avverrà (verosimilmente a marzo).
La conferenza stampa di Powell è datata al 26 gennaio. Vediamo ora le reazioni degli operatori sui due bechmark di riferimento (S&P500 e NASDAQ).
S&P500 E VIX, NASDAQ E VXN E DIVERSI SETTORI
Come potete ben osservare, entrambi gli indici, dall’inizio della conferenza stampa e per l’ora e mezza successiva (dalle 20 alle 21.30) hanno perso abbastanza terreno. In particolare, l’S&P ha perso un -2,9% circa mentre il Nasdaq un -3,6% circa; come mai il Nasdaq ha perso di più? A parer mio il motivo è da ricercare nelle parole di Powell relative alle preoccupazioni inflazionistiche: un’inflazione più persistente del previsto va a danneggiare maggiormente gli indici pesantemente growth, com’è appunto il Nasdaq, in quanto erode i guadagni futuri delle aziende.
Guardando queste performance, appare chiaro che gli investitori abbiano mal digerito le dichiarazioni della Fed. Voglio fare un’analisi riguardante i volumi, in particolare quelli scambiati prima della conferenza stampa e quelli scambiati in contemporanea: notate nei rettangolini rossi (in basso) di entrambi i benchmark come, prima dell’evento, essi fossero abbastanza bassi. Sapete il motivo? Gli investitori stavano aspettando per poter prendere una posizione decisa, scommettendo, per dire, a conti fatti, e non ipotizzando le parole qualche ora prima. Per essere più chiaro, sappiamo quanto questi eventi siano in grado di destabilizzare un mercato, per cui che senso aveva per gli operatori scommettere ore prima sulle parole che avrebbe potuto dire Powell? Hanno aspettato e non hanno scommesso, e ciò è dimostrato dai bassissimi volumi di scambio. Alle 20 hanno iniziato a digerire le parole di Powell e allora sì che hanno aperto (o comunque chiuso) delle posizioni, e ciò è facilmente riscontrabile nell’aumento repentino degli stessi volumi evidenziati nei rettangolini di color azzurro. Questa quantità di contratti aperti in long o in short rappresenta l’emotività momentanea degli operatori, che poi si è andata a calmierare le ore successive, quando i prezzi di entrambi gli indici hanno continuato a perdere terreno. Con quest’ultimo appunto riguardo i volumi voglio trasmettere delle cose per me importanti: l’importanza di capire l’emotività e di quanto questa possa far schizzare il prezzo e come agiscono in generale gli operatori in questi particolari eventi: se non avete le idee chiare, state attenti a prendere delle posizioni, perché qualsiasi dato macro o qualsiasi intervento della Fed possono essere imprevedibili; e collegandoci all’emotività, era abbbastanza scontato che anche i due indici rappresentativi della stessa schizzassero per aria: VIX +18%, e VXN +10%.
ANALISI SETTORIALE
Adesso andiamo invece a considerare le performance dei singoli settori:
Vi ho condiviso dei grafici orari, evidenziando con il rettangolino rosa le candele immediatamente successive alle dichiarazioni di Powell: molto male il settore tecnologico con un -2.34%, settore immobiliare (-2.33%), settore delle comunicazioni (-2.04%) e settore dei beni discrezionali con un -2.24%; si difendono meglio degli altri il settore delle utilities con un -0.74%, il settore dei beni di prima necessità con un -0.69% e il settore finanziario con un -0.9%. I restanti settori perdono tra il punto e il punto e mezzo percentuale.
Ora focalizziamo l’attenzione sul motivo per il quale alcuni settori abbiano fatto peggio di altri: è un caso che il settore tecnologico e quello delle comunicazioni abbiano perso oltre 2 punti percentuali? No! Il motivo è da ricercare nelle componenti degli etf stessi: il settore tecnologico, nemmeno a dirlo, è pesantemente growth, e come spiegavo nel paragrafo precedente, è normale che gli investitori abbiano svenduto più contratti (o azioni, o abbiano chiuso operazioni long) di un settore che potrebbe essere più penalizzato di altri (viste le prospettive di inflazione persistente e aumento dei tassi di interesse); stessa cosa vale per l’etf XLC del settore delle comunicazioni: le prime tre partecipazioni dello stesso etf sono Meta, che occupa un peso del 22.36%, Alphabet inc classe A con un peso dell’11.28% e Alphabet inc classe C con un 10.5%. Queste tre partecipazioni, compattate con loro, costituiscono il 44.14%, quasi la metà dell’intero paniere; vediamo le performance orarie di queste 3 aziende:
Sono abbastanza negative, Meta arriva a perdere oltre 2 punti e mezzo percentuali. Ora capite perché XLC non è stato risparmiato dalle vendite?
Comportamento anomalo da parte del settore Real Estate, che tipicamente va a performare bene in periodi di moderata/alta inflazione dal momento che gli immobili costituiscono di per sé una protezione contro la stessa vista la possibilità da parte dei possessori di immobili o edifici residenziali di distribuire l’aumento dei prezzi dei beni appena menzionati ai consumatori (per fare qualche esempio, un aumento dell’inflazione è accompagnata da un aumento dei prezzi delle case e degli affitti e grazie a questo i possessori riescono a distribuire tale aumento ai compratori).
Ritornando a considerare le performance settoriali orarie post-FED , vi siete chiesti come mai il settore delle utilities, dei beni di prima necessità e finanziari sono quelli che hanno sofferto di meno? I primi due settori menzionati sono difensivi e value! Il fatto di essere difensivi conferisce loro una determinata protezione in giornate come quelle del 26 gennaio (ad alta volatilità); il fatto di essere value ha permesso agli stessi di essere meno soggetti alle parole di Powell riguardo i tassi di interesse e soprattutto nei riguardi dell’inflazione (perché questi due parametri vanno pesantemente ad influenzare le aziende ad alta crescita ma non quelle con un business forte e focalizzato sul presente come, appunto, le aziende e settori value). Lo stesso discorso vale per il settore finanziario, che è value ma non difensivo. Per dimostrarvi ciò che ho appena considerato, guardiamo le performance orarie del settore value e growth:
Come potete osservare, il value ha perso molto meno (-1.29% contro un -2.03%).
ANALISI DEL MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Adesso analizziamo il mondo obbligazionario prima e dopo la conferenza della FED. Vi condividerò due grafici: nel primo saranno visualizzati i rendimenti delle scadenze brevi della curva dei rendimenti (rendimenti dei titoli a uno, due, tre, cinque e sette anni), mentre nel secondo i rendimenti delle scadenze più lunghe; nel rettangolo di color rosa andrò ad evidenziarvi le candele formate dai titoli immediatamente e durante la conferenza:
Riagganciandomi alle diverse performance dei diversi titoli, vi voglio far notare diverse situazioni che chiarirebbero concetti che ho già ripetuto nelle mie idee precedenti:
1. Le scelte di politica monetaria vanno sempre ad influenzare maggiormente la parte breve della curva. Questo perché la parte breve è influenzata dalle aspettative per la politica monetaria della Federal Reserve: aumenta quando ci si aspetta che la FED aumenti i tassi e diminuisce quando ci si aspetta che i tassi di interesse vengano ridotti; questo è riscontrabile a livello grafico? Direi proprio di si! E’ dimostrato dal fatto che le scadenze brevi abbiano registrato incrementi tra il 4.5% e il 10%, mentre le scadenze lunghe tra il 2.3% e il 4.2%!
In particolare, sono proprio i rendimenti a 2 anni ad essere più influenzati dalla politica monetaria, tant’è che risultano quelli con la performance maggiore (un massiccio +10%). Per logica, quindi, potevamo aspettarci che i rendimenti a più lunga durata registrassero performance meno importanti, e così è stato. Questi sono i migliori momenti per poter visualizzare se determinate informazioni da noi studiate nei libri siano effettivamente vere e riscontrabili, e io opero sempre in questo modo, andando a ricercare le “verità”.
2. I rendimenti a più lunga scadenza, soprattutto quelli di riferimento a 10 anni (considerati il bechmark) non rispondono direttamente alle decisioni della Fed, ma più ad aspettative sull’inflazione e alle leggi di domanda e offerta; ed è proprio per le aspettative sui prezzi al consumo che a parer mio hanno fatto quel movimento; dopotutto Powell si è dimostrato “più spaventato del solito” nei riguardi di questa tematica; è possibile che abbia spaventato gli investitori che, come lui, credevano nella transitorietà del fenomeno? E’ plausibile.
3. Lo stesso discorso che ho fatto per l’S&P500 e per il NASDAQ lo ripropongo anche per gli asset obbligazionari: vedete come le candele che hanno preceduto le 20:00 del 26 gennaio (le candele precedenti alla riunione della Fed) abbiano il corpo molto piccolo? Ciò significa “calma piatta”, riferita al fatto che gli operatori non avevano ancora preso delle decisioni o delle posizioni prima delle dichiarazioni di Powell. Anche il mondo obbligazionario, quindi, si è comportato come quello azionario; prestate molta attenzione a queste situazioni!
BITCOIN
Per quanto riguarda le performance della crypto, cosa possiamo dire?
Avevamo affrontato una discussione secondo la quale BTC si stesse correlando positivamente ai mercati azionari, in maniera particolare al settore tech:
Conoscendo questo tipo di correlazione, come vi immaginate che BTC si sia comportato? Quasi in maniera speculare allo stesso settore tech!
Focalizzate l’attenzione sul rettangolino azzurro (che evidenzia come negli altri grafici visti in precedenza l’arco temporale in cui è andata in onda la conferenza di Powell): vedete la grande correlazione positiva? Vedete come le performance siano state molto simili tra loro?
Questa è l’importanza delle correlazioni: capirle è fondamentale in giornate di questo tipo.
La domanda da farsi ora è questa: in quali mercati gli investitori hanno immesso la loro liquidità?
VALUTE RIFUGIO: YEN E FRANCO SVIZZERO
Le valute rifugio per eccellenza sono state anche stavolta (come avevamo constatato nelle idee precedenti) un rifugio sicuro? Vediamolo in due grafici a timeframe 15 minuti:
La risposta è no! Stavolta anche esse, indistintamente, sono scese. Lo yen, tra le 20:00 e le 22:00 cade del -0.27% mentre il Franco, nello stesso arco temporale, del -0.36%. Anche in questo caso vi ho evidenziato i volumi prima e durante la conferenza: vale lo stesso discorso fatto per il mercato azionario e obbligazionario.
DOLLARO AMERICANO
Il protagonista, stavolta, è stato il dollaro americano. Vediamolo in un grafico a 15 minuti e spieghiamo il motivo:
All’inizio della conferenza di Powell e per le due ore successive la valuta ha registrato un +0,37%, molto meglio rispetto a tutti gli altri asset visti fin’ora. Il motivo è da ricercare nell’effetto che gli aumenti dei tassi di interesse hanno nei confronti di una valuta: sapete che correlazione c’è? Non ne esiste soltanto una, ma diverse:
1. Tipicamente una banca centrale aumenta i tassi di interesse per andare a calmierare un’inflazione causata da una ripresa e successiva espansione economica. Gli investitori di tutto il mondo, chiaramente, preferiscono andare ad investire in un paese con un’economia in ascesa, sana e forte: questo significa che lo stesso paese andrebbe a subire un grande afflusso di capitali esteri. Acquistare un asset straniero significa chiaramente acquistarlo nella valuta locale: ciò si correla alla legge della domanda e dell’offerta: più moneta richiedo, più quella moneta andrà a rafforzarsi.
2. Ricollegandoci al fatto che i tassi di interesse vengono tipicamente alzati per calmierare un’economia in surriscaldamento, possiamo fare il discorso opposto per i tassi che vengono abbassati per andare a cercare di rafforzare un’economia in recessione; in questo caso come si comportano gli investitori?
Tenderanno ad acquistare valute dei paesi con economie in espansione e a vendere valute dei paesi in recessione: è così quindi che si va ad operare su cambi valutari in cui una delle valute è considerata forte (con dei tassi di interesse positivi) e una debole (con dei tassi di interesse negativi).
3. I tassi di interesse vanno ad influenzare anche i forex-trader: diversi broker, alla chiusura delle contrattazioni, effettuano le cosiddette operazioni di swap: queste consistono in un versamento da parte a parte (da broker a trader) del tasso di interesse delle monete del cambio in cui si è aperto un trade. Facendo un esempio molto pratico: immaginiamo che io, Matteo Farci, abbia aperto una posizione long sul cambio Euro/Dollaro Usa. Assumiamo l’Euro con un tasso di interesse del 5% e il Dollaro con un 1%: io andrò a versare il tasso di interesse sulla moneta che ho venduto (ossia l’1%) e mi verrà versato il tasso sulla moneta che ho acquistato (il 5%): capite il vantaggio?
Mi rendo conto che non è un argomento semplicissimo da capire, penso dedicherò un’analisi che focalizzerà l’attenzione nei riguardi questi concetti, in quanto è fondamentale capirli visto il fatto che tutte le banche centrali mondiali si stanno muovendo con le loro politiche monetarie.
LA REAZIONE DEI METALLI PREZIOSI
Molto spesso sento dire che l’oro è una protezione contro l’inflazione e ciò potrebbe essere vero, nel lungo periodo. Il discorso è che se lo fosse stato anche nel breve, probabilmente alle dichiarazioni di Powell riguardanti la non transitorietà dello stesso fenomeno inflattivo il metallo prezioso si sarebbe dovuto apprezzare. Questo è successo?
Direi di no. Entrambi gli asset (l’altro è l’argento) hanno perso oltre il mezzo punto percentuale. La mia opinione riguardo a ciò trova diverse logiche:
L’oro, nel breve periodo, non ti protegge dall’inflazione.
La discesa è dovuta all’apprezzamento del dollaro USA che abbiamo analizzato nel paragrafo precedente (l’oro è scambiato in dollari, per cui se il dollaro aumenta il suo valore va a sfavorire gli investimenti sul gold da parte di investitori detentori di altre valute, perché andrebbero a pagare di più per acquistare la stessa quantità di contratti).
Prestate attenzione alla correlazione inversa tra i rendimenti dei titoli di stato reali (rendimenti nominali aggiustati all’inflazione) e l’oro stesso, che trovate in questa grafica:
fred.stlouisfed.org
E’ chiaro che se il valore sul dato dell’inflazione rimane costante e invariato mentre il rendimento a 10 anni, come abbiamo visto prima, schizza per aria l’oro per, appunto, la correlazione inversa, sarebbe sceso in quasi ugual proporzione, e ciò è riscontrabile nel grafico FRED che vi ho condiviso!
Aprite in particolare questo link e andate a selezionare il 26 gennaio:
fred.stlouisfed.org
Vedete quanto la correlazione sia inversa?
Per quanto riguarda invece l’argento, esso ha seguito sostanzialmente il movimento dall’oro, da cui è da sempre influenzato.
I MERCATI HANNO RAGGIUNTO IL BOTTOM?
La preoccupazione di diversi operatori in questo momento è: il mercato ha raggiunto il suo minimo? Adesso risalirà? Rivedremo i massimi storici? A parer mio è difficile da dire e da prevedere. Quello che posso dire è che, a causa dell’alta volatilità, né l’S&P500 tantomeno il NASDAQ hanno avuto una settimana con una vera e propria direzionalità infatti, come vedrete nei due grafici giornalieri in basso, il prezzo si è mosso all’interno dei rettangolini da me colorati di color rosa:
Quello che ho appena evidenziato è più chiaro in dei grafici a timeframe più bassi, come quelli orari, in cui possiamo notare altre cose interessanti:
Innanzitutto entrambi i grafici sono molto simili tra loro; i due prezzi hanno formato nell’ultima settimana una lateralizzazione; c’è da chiedersi se esso sarà un consolidamento (se il prezzo romperà il rettangolo di congestione verso l’alto) o una distribuzione (se esso lo romperà verso il basso). Come potete osservare, ho tracciato in entrambe le lateralizzazioni l’intervallo fisso volumetrico, il cui point of control mi visualizza l’area di prezzo in cui sono stati scambiati più volumi; è evidente che il prezzo si stia pian piano gonfiando, e quella indicata con il point of control e l’area in cui si sta combattendo la guerra tra compratori e venditori. Inoltre vi ho visualizzato i volumi: vedete come essi siano molto più accentuati quando il prezzo arriva in corrispondenza delle strutture di supporto e resistenza della lateralizzazione? Ciò sta ad indicare che sono delle aree di prezzo in cui tanti attori del mercato reagiscono, e ciò si riflette appunto sui volumi stessi. Unica eccezione la zona volumetrica indicata in entrambi i grafici con il rettangolino verde, in quanto è l’unica area in cui i volumi sono rimasti molto bassi nonostante in prezzo fosse sulla resistenza: questo è dovuto al fatto che in quelle ore di contrattazioni i mercati statunitensi fossero chiusi e di conseguenza gli operatori a mercato risultassero molti meno. Da questa analisi oraria abbiamo quindi capito come i minimi toccati dai due bechmark siano molto importanti. Vi voglio però riportare gli stessi grafici a livello settimanale per farvi notare un qualcosa di molto importante:
Ho condiviso prima il settimanale dell’S&P e successivamente quello del Nasdaq; è interessante notare che tracciando il visible range in entrambi i benchmark dalla candela settimanale del rimbalzo di marzo 2020 dopo il crollo dei mercati causati dalla pandemia e l’ultima settimana terminata il 28 gennaio 2022, ci rendiamo conto che il point of control (come vi ho spiegato prima, l’area di prezzo in cui sono scambiati più volumi) si trova al di sopra di entrambi i prezzi. Per la mia visione dei mercati, potrei quindi affermare che vedrei il prezzo più in alto le prossime settimane soltanto se entrambi gli indici riuscissero a chiudere con una candela settimanale al di sopra dello stesso point of control.
E come ultima cosa, non dimentichiamoci la volatilità. Statisticamente, a volatilità considerevoli, un mercato tende a scendere e non a salire, e queste grafiche ne sono la prova:
Vedremo quindi se questi “indici di paura” vedranno una discesa.
L’analisi termina qua. So che probabilmente è stata lunga, ma determinati concetti, a parer mio, non possono essere spiegati in due righe e anzi, se proprio devo essere sincero, avrei potuto continuare a scrivere altre 50 pagine. Volevo comunque trasmettervi le mie conoscenze che, in giorni come questi, possono aiutarvi a leggere meglio i mercati; è importante capire cosa succede ma soprattutto perché succede, e io cerco sempre di spiegare grazie a studi e logica la psicologia che sta dietro i mercati. Inoltre ci aspettano dei periodi in cui le banche centrali del mondo non interverranno con le loro politiche monetarie una volta, bensì diverse! Ed è proprio per questo che è fondamentale sapere come muoverci e, determinate volte, capire quali potrebbero essere le mosse dei mercati, attraverso analisi macro, correlazioni, volumi e volatilità potrebbero permetterci di guadagnare di più e/o limitare le perdite. Spero di essere stato chiaro, qualora non lo fossi stato cercatemi in privato su Instagram o tradingview, o commentate l’idea.
Volevo aggiungere inoltre che ho intenzione di creare un canale personale in cui condividerò tante altre idee riguardanti i mercati finanziari. Vi comunicherò quando il progetto sarà ultimato, rispettando chiaramente le linee guida imposte da tradingview.
Grazie, Matteo Farci
Powell
TAPERING E TASSI DI INTERESSE. LA REAZIONE DEI MERCATIBuongiorno ragazzi, come tutti saprete ieri sera alle 19 ha parlato il presidente della FED Jerome Powell. C’era molta attesa per questo intervento in quanto il presidente avrebbe annunciato probabilmente il tapering (ossia la riduzione di acquisti di obbligazioni), avrebbe dato una visione sull’inflazione e avrebbe parlato sulla decisione riguardo i tassi di interesse.
Ogni qualvolta siamo di fronte a situazioni ed interventi di questo tipo (ossia quelli che pesano come un macigno sul calendario economico) mi piace osservare come reagiscono i mercati. Vi ho quindi condiviso i grafici sui future dell’ S&P 500 e quello sul Nasdaq 100 a timeframe 15m.
Notiamo come, dalle 19 alle 00:45 circa, i mercati abbiano reagito benissimo, con l’S&P che è andato a segnare un bel +0,96% e il Nasdaq un +1,37%. Vi siete chiesti perché, nonostante Powell abbia annunciato il tapering (e quindi il ritiro graduale del sostegno ai mercati), i mercati hanno reagito bene?
Perché la notizia sul tapering era già stata scontata. Esiste un’affermazione molto veritiera nel mondo della finanza: buy the rumors and sell the news; i mercati finanziari scontano sempre in anticipo le news, andando a scontarle dal momento in cui tale news inizia a districarsi tra gli operatori. Da quanto si parla di tapering? Da tanto, almeno dall’estate. Quindi, se prossimamente i mercati scenderanno, non scenderanno per l’inizio del tapering.
Vi siete però chiesti il motivo per cui i mercati hanno reagito bene? A parer mio perché Powell ha dichiarato di non voler alzare i tassi di interesse, che ora sono stabiliti a 0-0,25%. Ricordiamo che quando i tassi di interesse sono bassi vanno a stimolare l’economia, in quanto per le aziende è più facile richiedere prestiti, e se esse gli richiedono, possono usarli per svariati motivi, tra i quali “espandersi”; più moneta circolante c’è, meglio funziona l’economia e più si alza il PIL, che è chiaramente mosso da tutte quelle aziende che appunto, come ho detto, posso facilmente accedere al credito quando i tassi sono bassi.
Adesso vedremo quando la FED avrà intenzioni di alzarli, saranno interessanti tutte le dichiarazioni che da qui al futuro rilasceranno i banchieri centrali.
Per quanto riguarda l'inflazione, invece, il presidente ha dichiarato ancora una volta di vederla "transitoria" a causa dei colli di bottiglia e delle catene di approviggionamento.
Ricordiamo, buy the rumors and sell the news, ne abbiamo avuto l’esempio proprio ieri.
Buona giornata, Matteo Farci
SP500 verso gli sgoccioli?Seguo quotidianamente le evoluzioni dell'indice più famoso d'America e mi chiedo quando finirà la corsa di questo "toro scatenato". La fase di euforia è ormai finita da un pezzo e la spinta verso l'alto è alimentata dalle (sole) continue iniezioni di liquidità da parte della banca centrale. La giornata di ieri, per esempio, era iniziata particolarmente male per il comparto azionario del settore americano, in quanto tutti erano in attesa del discorso di Powell. Poi avvenuto con un "lasciamo le cose come stanno e vediamo cosa succede". Non oso immaginare cosa capiterà quando verrà detto " è il momento di tagliare"!
Per ora, benché la mia visione a medio-lungo termine sia ribassista, da un punto di vista prettamente tecnico, il trend continua ad essere rialzista, all'interno di un canale inclinato verso l'alto, sopra alla sua media a 200 e 50 periodi, e registrando nuovi massimi!
Ma siamo verso gli sgoccioli?
USD/JPY, POWELL E T-BOND: QUADRO OPERATIVOIl rally delle materie prime, su tutte petrolio e rame, potrebbe nei prossimi mesi spingere l'inflazione al rialzo in maniera evidente. Ciò ha spinto gli operatori di mercato a considerare questa eventualità e a vendere Titoli di Stato, i cui rendimenti sono di conseguenza schizzati, visto che una crescita dell'inflazione poderosa potrebbe spingere le Banche Centrali a rivedere le loro politiche economiche, ad oggi molto accomodanti.
Tanto per intenderci, i rendimenti del Treasury decennale hanno già raggiunto l'1,38%, superando la soglia psicologica dell'1,30%.
Questo quadro potrebbe scoraggiare gli investitori, e in effetti gli ultimi giorni di contrattazione hanno evidenziato le debolezze dei principali listini globali.
Nella giornata di ieri abbiamo assistito a un tonfo dei titoli Tech Usa, con il Nasdaq Composite che ha perso il 2,5% a 13.533,05 punti. Tra le vittime illustri Tesla, affondata dell’8,6%. Le vendite sui titoli Big Tech hanno messo sotto pressione Apple, Amazon e Microsoft, che hanno perso tutte almeno il 2%.
Sulla scia di questo crollo, stamane il Dax registra al momento un -1,41%.
In questo contesto assume importante rilevanza l'audizione di oggi del presidente della Fed, Jerome Powell, che sarà chiamato a offrire la sua testimonianza semestrale sull'economia di fronte alla commissione bancaria del Senato. Gli analisti si aspettano che i suoi commenti su tassi e inflazione possano determinare il sentiment di mercato per le prossima settimane di contrattazione, sulla scia di quanto già comunicato ieri dalla numero uno della Bce, Christine Lagarde: "Stiamo monitorando attentamente l'evoluzione dei tassi nominali di lungo periodo".
Dal punto di vista operativo è interessante osservare la struttura di USD/JPY.
Su grafico D1 possiamo osservare come i prezzi stiano disegnando max e minimi crescenti, definendo un movimento rialzista partito in gennaio. Allo stesso tempo, sempre in Daily è possibile osservare la divergenza formatasi e evidenziata nel grafico.
Scendendo di timeframe in H1, i prezzi si trovano all'interno di un triangolo. Potremmo ricercare un segnale short alla rottura del supporto di questo triangolo, o a mio avviso ancor meglio nella parte alta del triangolo stesso(105.40-50), così da assicurarci un ottimo profilo di rischio/rendimento , in quanto andremmo a piazzare il nostro SL sopra i massimi di periodo.
A supporto di questa analisi tecnica, potrebbe esserci l'intervento di Powell di oggi. Visto che i mercati hanno mostrato segni di debolezza evidenti negli ultimi giorni, potremmo assistere a un'audizione più dovish di quanto potessimo aspettarci fino a qualche giorno fa da parte del Presidente della Fed. Ciò potrebbe dar fiato ai listini ,e contemporaneamente, dare un nuovo impulso ribassista al dollaro.
Powel e il dollaro debole che accontenta Trump.La mia visione sulla settimana è la seguente: Long EUR/USD.
A seguito della settimana trascorsa abbiamo notato un apprezzamento del cambio in questione, con un dollaro debole e un euro forte.
Dopo in discorso di Powel di mantenere l'inflazione media circa al 2 % si suppone che il cambio si apprezza, indebolendo il dollaro tanto da far partire un trend rialzista per il cambio euro dollaro.
Sembra che sia partito effettivamente il cambio di rotta long, dopo un lunghissimo periodo di incertezza.
Un apprezzamento dell'euro o comunque un cambio che va verso l'altro può provocare dei grossi problemi all'export europeo e di conseguenza a quei stati che esportano di più.
Vedremo come risponde la BCE e speriamo che gli investitori siano più attratti questa volta dall'azionario europeo piuttosto che quello americano.
Le posizioni sono a grafico, chi ha delle domande può chiedere un confronto prestando attenzione che qui non si parla di analisi tecnica ma di economia, ciò che fa realmente muovere il prezzo.
Terrò aggiornata l'idea durante la settimana quindi se volete seguirla, pollice in su!
Se volete seguire le mie idee seguitemi e confrontiamoci!
C'è attesa in USA per i dati sul PIL finale.Settimana di fuoco per WALL STREET
C'è attesa in USA per i dati sul PIL finale.
Il PIL in USA è uno degli appuntamenti più attesi dai TRADER PROFESSIONAL .
Il PIL USA finale sarà il risultato sulla crescita economica del 2019 e sopratutto un sunto sullo stato di salute della stessa economia USA.
Le attesa sul PIL sono per un calo al 2%, rispetto al 3.1% ultimo dato.
Se il PIL venisse confermato in discesa al 2% sarà una reale dimostrazione del rallentamento economico in corso, il ché giustificherebbe la recente manovra sui Federal Funds Rate (Tassi di Interesse) della Federal Reserve Bank.
A confermare tale ipotesi, l'annuncio del nuovo Quantitative Easing da parte di POWELL, Presidente Federal Reserve Bank, avvenuo nell'ultimo FOMC (Federal Open Market Committee)
Quali le attese per l'indice S&P500
Il movimento del super indice S&P500 rimane tuttavia rialzista sino alla tenuta della zona supportiva di area 2950 prima e 2900 punti indice.
In questi minuti S&P500 ha gli indicatori di momentum in ipercomprato ed il primo test dei 2950 & 2900 punti indice se eseguito merita una osservazione approfondita.
In caso di tenuta della zona supportiva il probabile rimbalzo chiama la zona resistenziale di area 3040 e 3102 punti indice.
Un eventuale aumento della volatilità ed abbandono della zona supportiva porta come obiettivo 2825 & 2775 punti indice S&P500.
Buon Trading
SantePTrader
EUR/USD: livelli chiave per la prossima ottavaSettimana caratterizzata da una forte contrazione dei range per l'Euro/Dollaro che non modifica l'impostazione ribassista data dall'impossibilità dei prezzi di superare la resistenza a 1.1080$.
A loro volta i tentativi del fronte dei venditori di modificare sotto 1.10 i minimi della settimana sono ugualmente falliti, probabilmente a causa dell'asfittica atmosfera che aleggia intorno alle vicende di Brexit.
Quello che conta dal punto di vista puramente operativo è che nonostante la "lateralità" vissuta dalle quotazioni del momento le opportunità non sono mancate, mantenendo fede al trend ribassista di fondo.
Più precisamente come evidenziato dall'andamento dell'indicatore di trend cci, stabilmente al di sotto dei valori positivi e quindi senza mai segnalare il cambio tendenza dell'Euro, le vendite a ridosso di quota 1.1080 hanno regalato interessanti prospettive di rendimento se valorizzate a partire da 1.1020$.
Con un fattore di profitto elevato, determinato dal rapporto tra stop loss e target sempre allettante e da una probabilità bassa di verifica dello stop, le operazioni in seno al trend discendente hanno prodotto buoni ingressi.
Struttura ribassista che si conferma ancora dominante nel determinare la direzione dei corsi, in quanto è chiaramente visibile la trend line che sovrasta i corsi e attualmente passante per le resistenze decrescenti 1.1165 e 1.1105$.
Lo scenario alternativo rialzista al fine di ribaltare l'evoluzione dei corsi attuale deve concretizzarsi nel raggiungimento quanto meno quota 1.1140, per consolidare una prima reazione al dominio dei venditori che comunque presidiano stabilmente i livelli più alti oltre 1.1190$.
Strategie operative su EUR/USD
Per le posizioni long: come si evince dal grafico gli acquisti contro il trend di fondo vanno tendenzialmente evitati, perché aumentano le probabilità di incorrere in stop loss.
Per gli amanti del rischio acquistare lungo il supporto di 1.1015 rischiando 45 pips di stop ed un target oltre 1.1075$.
Con un profilo di rischio minore collocare lungo quota 1.0940$ ordini pendenti, con stop di massimo 50 pips e target oltre 1.1020 usd.
Per le posizioni short: continuare nella strategia "maestra" e decisamente più remunerativa ovvero di vendere i velleitari tentativi al rialzo dell'Euro, distribuendo lungo quota 1.1060, 1.1090 e 1.1120$, ordini pendenti con stop loss unico a 1.1185 e target parziale sotto 1.0980$.
EUR/USD: livelli chiave per la settimanaAgghiacciante ed avvilente settimana per l'Euro/Dollaro che comprime la propria escursione oltre ogni immaginazione, rendendo difficile qualunque approccio operativo ad esclusione dello scalping.
Non vengono infatti aggiornati i minimi sotto quota 1.1040 in quanto l'atteso intervento del governatore Fed ha innescato ricoperture prudenziali, con l'effetto di ampliare il recupero oltre quota 1.1160 usd.
Rimbalzo in queste ore compromesso dall'evidente ritorno delle vendite che spingono i corsi verso un nuovo test di quota 1.1120 usd.
Infatti Il canale ribassista che domina lo scenario di medio termine tiene a bada le velleitarie spinte rialziste, che si fermano lungo la linea di tendenza che sovrasta i prezzi lungo 1.1180 usd.
Ciò consente già oggi di valorizzare con in piccolo profitto l'indicazione data la scorsa settimana di vendere il supporti a 1.1140, incrementando anche oltre 1.12 gli ordini.
Mentre per rendere più concrete le aspettative di un prolungamento della salita occorre evitare sia la rottura di quota 1.1080, che raggiungere chiusure al di sopra di 1.1140, come dimostra l'andamento dell'indicatore di trend cci sul grafico giornaliero.
Infatti nonostante un solido andamento discendente il netto recupero dei valori sopra quota - 50 pt, riduce l'aspettativa di nuovi minimi durante le prime sedute di questo ottava.
Ma la prospettiva di fondo non cambia a meno che improbabili quanto improvvise notizie di ordine macroeconomico e di politica monetaria europea, non capovolgano il quadro tecnico attuale contribuendo a spingere i prezzi oltre 1.1230 usd.
Strategie operative su EUR/USD
Per le posizioni long : acquistare lungo il possibile test di quota 1.1080 rischiando al massimo 60 pips ed un target sopra 1.1140 usd.
Con un profilo di rischio di rischio maggiore iniziare ad accumulare posizioni rialziste impiegando basse quantità di capitale, ampliando lungo quota 1.1040 gli ingressi al rialzo.
Lo stop loss complessivo non deve superare i 70 pips ed il target ambizioso oltre 1.1120 usd.
Per le posizioni short : continua a vendere le folate rialziste oltre 1.1150 e 1.1190 puntando al target sotto quota 1.1080 usd e rischiando al massimo 70 pips
GBPUSD: rinascita o rimbalzo disperato?Finalmente dopo quasi un mese di pessimi segnali la Sterlina rialza la testa, distanziandosi nelle ultime due settimane di oltre 200 pips dai minimi dello scorso 12 agosto.
Il tweezer bottom completato il 12 agosto scorso ha creato le condizioni per convincere i venditori a chiudere parte delle posizioni, alimentando il rimbalzo dal minimo di 1.2015 al massimo relativo di 1.1275$.
L'indicatore di trend attualmente taglia la fatidica linea dello zero ufficializzando il cambio di tendenza, dopo aver correttamente segnalato la divergenza rialzista proprio in corrispondenza del minimo prima citato.
Sfortunatamente occorre fare i conti con il mancato break out della linea superiore che compone il canale ribassista disegnato sul grafico allegato e che sovrasta imponente il timido tentativo di rimbalzo del Cable.
Servono chiusure più alte per confermare il definitivo cambio di trend di breve termine, almeno oltre 1.2320$.
Esso è ancora dominato dai venditori che semplicemente scaricano parte dei profitti, in attesa di tornare pesantemente all'attacco quolora i prezzi raggiungessero resistenza remunerative, come ad esempio lungo quota 1.2380 o poco più in alto a 1.2440 usd.
Sarà quindi dura spezzare il dominio del canale ribassista passante adesso per le resistenze 1.2280 e 1.2390$, nonostante il cci valuti come promettente la recente salita che può spingersi anche oltre 1.25$.
Per il momento come sottolineato nell'analisi precedente: "meglio attendere la concretizzazione dello scenario più probabile ovvero rimbalzi oltre 1.2280 da sfruttare al ribasso, puntando all'aggiornamento dei minimi sotto quota 1.2040 usd".
Strategie operative su GBP/USD
Per le posizioni long: attendere il consolidamento di quota 1.2180$ prima di procedere all'apertura di posizioni in acquisto, in quanto sarà necessario confermare l'inversione di breve termine ora solo abbozzata.
Con un profilo di rischio maggiore iniziare ad acquistare piccole quantità, replicando le operazioni nell'eventualità i prezzi scendano sotto 1.2140$, rischiando al massimo 80 pips rispetto al prezzo medio ed un target oltre 1.2380$.
Per le posizioni short: attendere il test di quota 1.2320 collocando ulteriori ordini pendenti nell'eventualità venga testata anche 1.2410, con stop unico di 70 pips e target a 1.2230$.
USDJPY: cosa nascondono i rialzi recenti? Il Dollaro continua lento ed inesorabile ad accumulare piccoli guadagni nei confronti dello Yen, in quanto da oltre una settimana il forte supporto a quota 107.25 ha ridato spinta rialzista alle depresse quotazioni del cambio.
Nella fase attuale in vista della riunione del FOMC di domani, con il taglio dei tassi d'interesse di un quarto di punto, il Dollaro troverà difficilmente nuovi acquirenti in grado di spingere oltre le resistenze i corsi.
Più in dettaglio dopo la white candle di giovedì scorso, le successive small candle e doji line sebbene contribuiscano a ritoccare i massimi relativi a 108.95 jpy, non suggeriscono ulteriori segnali di un netto salto di qualità negli acquisti.
Troppo delicata l'attuale fase sull'intero mercato Forex per rischiare posizioni rilevanti nelle due direzioni possibili.
Più facile desumere indicazioni utili dal cci che misura le difficoltà del trend rialzista di oltrepassare gli ostacoli rappresentati da 109.20 e 109.70, obiettivi strategici in vista del ripristino del trend rialzista di medio termine a 110.60 jpy.
La china discendente intrapresa in mattinata non pregiudica la struttura ascendente di breve termine, mentre quella di medio e lungo termine rimarranno quasi sicuramente ancora ribassiste, vista la distanza dei prezzi a recuperare la resistenza più importante a 111.05 jpy.
Strategie operative su USD/JPY
Per le posizioni long: collocare lungo quota 108.20 un ordine pendente, con stop loss di massimo 60 pips ed un target oltre 109.30 jpy.
Con un profilo di rischio maggiore anticipare ingressi al rialzo ai prezzi correnti, intorno 108.40, impiegando piccole quote di capitale da distribuire nell'eventualità di ribassi fino quota 107.70, con stop unico a 107.30 e target oltre 108.90 jpy.
Per le posizioni short: collocare lungo la resistenza di 109.40 e 109.70 ordini pendenti in vista di un fallimento del test, con target 108.30 e stop unico a 110.20 jpy.
USDJPY, ripartenza in vistaLa correlazione con l'azionario americano che non sembra accusare nessuna crisi sta ridando forza a questa coppia che si muove ormai su livelli noti. Interessante anche l'analisi heikin-ashi che forma una candela d'inversione abbinata al Macd che potrebbe dare vita ad un nuovo rimbalzo verso l'alto come indicato dai livelli orizzontali tracciati
USD/JPY: i venti di crisi stendono il DollaroLe parole di Powell circa un possibile rallentamento del ciclo economico statunitense, unite ai pessimi dati provenienti dall'economia tedesca si trasformano in un cocktail letale per le speranze di record sugli indici azionari.
A loro volta le paure degli investitori circa un brusco calo della crescita si diffondono al Forex, in crisi di volatilità, riaccendendo l'interesse sui cambi maggiori.
Infatti per quanto riguarda il recente andamento del Dollaro nei confronti della Yen, le difficoltà dei prezzi durate settimane, a superare la forte resistenza di 112.20, si sono tradotte in un progressivo deterioramento della spinta rialzista.
Evidentemente gli operatori hanno ben calcolato come fosse prematuro investire nuove risorse al fine di spingere i prezzi oltre la forte resistenza di 112.40 yen, iniziando a monetizzare il rimbalzo dai minimi di dicembre.
Il consolidarsi del rallentamento economico in Europa e la riduzione attesa degli aumenti di crescita economica negli Usa, aprono a scenari recessivi facendo prevedere possibili tagli dei tassi non prima del 2020.
Tale situazione dovrebbe ridurre bel medio termine la forza del Dollaro Usa, spingendo verso l'alto le altre valute come l'Euro che adesso cerca disperatamente di non violare il supporto sotto 1.12 dollari.
Nel breve termine le prospettive per il cambio comunque si fanno più difficili, visti i valori negativi registrati dall' i ndicatore di trend cci sul grafico giornaliero.
Infatti in corrispondenza del picco dei prezzi il 14 marzo a 111.80, la linea del cci segnalava la netta perdita di pressione rialzista assumendo valori decrescenti, culminati con l'invasione del quadrante negativo che certifica il cambio del trend.
Il possibile test del supporto a quota 109.40/20 sarà fondamentale per capire le implicazioni e le potenzialità della nuova tendenza ribassista.
Strategie operative su USD/JPY
Per le posizioni long : attendere la verifica del supporto posto a 109.40 prima di rischiare posizioni rialziste, aprendo un ordine con stop a 108.70 e target oltre 110.20 yen.
In alternativa con un profilo di rischio maggiore iniziare ad acquistare ai prezzi correnti, distribuendo piccole quantità di capitale in rapporto al totale destinato, lungo la fascia di prezzo compresa tra 110.30 e 108.30, con stop loss unico a 107.80 e target 111.20 prima e 111.80 a seguire.
Per le posizioni short : attendere con pazienza eventuali rimbalzi in prossimità di 110.90 distribuendo un secondo ordine di vendita a 111.40, con stop loss unico a 1112.10 e target sotto 110.20 yen.
Panic Sell a wall street si infiamma la volatilità?Ci siamo lasciati con l'attesa di conoscere i nuovi FED FUND, avevo pensato che sarebbero rimasti invariati, così è stato.
Non sono un mago ho seguito la logica lapalissiana, e cioè in USA c'è disaccordo tra governatori politici e governatori bancari.
Al precedente incontro del FEDERAL OPEN MARKET COMMITTEE, a dicembre 2018 per l'esattezza, il presidente TRUMP aveva consigliato di non aumentare i FED FUNDS RATE ma POWELL in quella occasione, preferì aumentare i tassi.
La mossa di POWELL ha suggerito al mercato azionario sp500 un'importante salito sino a sfiorare i massimi del 2018.
A marzo 2019 POWELL dichiara che non rivedrà i tassi al rialzo sino a fine 2019 ed in un giorno l'sp500 spaventa gli investitori.
A spaventare gli investitori ci sono molteplici indicazioni, una divergenza ribassista sull'indice SP500, il ritorno di fiamma del VIX che segna 16 punti/dollari.
L'indicazione più sensibile però arriva proprio dal mercato obbligazionario americano.
La decisione di lasciare invariati i tassi sino a fine 2019 è infatti una conferma che l’economia americana, continuerà a muoversi con crescita in rallentamento.
I livelli da monitorare per l'SP500 sono : Supporti: 2800 / 2775 / 2700 / 2675 Resistenze: 2825 / 2850 / 2875
I livelli da monitorare per il VIX sono : Supporti: 13,50 Resistenze:18 / 18,50 .
Buon Trading
SantePTrader
Fed Fund la decisione del FOMCLa FEDERAL RESERVE BANK si è accorta che il dollaro in salita ed i tassi al rialzo stanno causando qualche rallentamento economico in USA.
Il FEDERAL OPEN MARKET COMMITTEE, potrebbe quindi lasciare il tasso ufficiale invariato oggi.La FEDERAL RESERVE BANK si era impegnata a non aumentare i tassi sopratutto a fronte dell'ultimo sgambetto teso a TRUMP.
Intanto il dollaro forte non ha prodotto i risultati attesi, forse causa è il rallentamento economico globale e la volatilità dei mercati finanziari.Intanto le pressioni inflazionistiche si sono attenuate, a dimostrazione non ultimo la previsione ribassista di Mario DRAGHI presidente di BCE.
Buon Trading
SantePTrader
NZD/USD: ora di risalire Per quanto riguarda il cambio NZDUSD, il prezzo è tornato a testare il supporto dinamico principale su tf daily, ovvero la EMA200 periodi che passa per i 0.68 circa. Qualche millimetro più su c'è un altro supporto chiave, quello statico individuato dal 61.8% del ritracciamento di Fibonacci: la non violazione di questa forte area di supporto con conseguente rimbalzo della quotazione fa propendere gli investitori a posizionarsi long su questo cambio.
Questo scenario trova conferme anche nell'analisi fondamentale, in quanto è molto probabile che fino a fine marzo/aprile il dollaro americano possa subire svalutazioni in seguito alla decisione della FED: la politica monetaria restrittiva che avevano annunciato ad inizio 2018 si fermerà fino a quando non si noterà un netto miglioramento dell'economia USA.
Il primo target che ci aspettiamo venga raggiunto è quello in area 0.695, dove è situata la resistenza individuata dal 50% del ritracciamento di Fibonacci.
Italia BCE & FED le incognite della settimanaSettimana decisiva per le scelte di politica monetaria delle banche Centrali, a discuterne giovedì Mario DRAGHI presidente della BCE e venerdì Jerome POWELL.
Notizia di oggi, è la diffusa sfiducia nei confronti della politica, a livello globale e questo basta per stimolare la volatilità di tutte le borse mondiali che approfittano per ricalcare i trend ribassisti.
In Italia ci sono particolari tensioni sul fronte politico con la maggioranza però si compatta su Salvini ed il caso "Diciotti".
L'indice FTSEMIB risente però del dato negativo del lavoro e trova la scusa per ripiegare dai livelli di resistenza posti a quota 20330 punti indice.
Per l'indice azionario siamo ad un cambio ciclico ed i minimi previsti dello stesso cambio ciclico termineranno nella prima settimana di marzo.
A sostenere l'ultimo mensile rialzista, ovvero marzo, dovranno necessariamente essere i volumi sui supporti che si andranno ad accumulare e verificare ai livelli dei prossimi supporti e quindi da 20000 punti indice sino a 19500 punti indice, una mancata accumulazione di volumi offrirà una scusa per un eventuale allungo ribassista a 18500 / 17900 punti indice.
Nel paniere delle blue chip a soffrire sono ancora i titoli bancari che zavorrano l'indice FTSEMIB e rallentano la sua ascesa.
Si vocifera di aiuti da parte di nuovi fondi di garanzia e sopratutto Banca D'Italia anche se all'orizzonte si prepara un nuovo triste capitolo delle sofferenze bancarie.
Teniamo d'occhio quindi i supporti come anticipato, ma rispettiamo la eventuale decisione della "price action" di rimanere ancora intonato verso l'alto e con gli indicatori di momentum in ipercomprato.
Quindi se le resistenza dei prezzi dovessero dar ragione al ciclo mensile pronti a cavalcare eventuali allunghi alle "RESISTENZE" di 20500 / 20750 / 21100 / 21400 punti indice.
Buon Trading
SantePTrader
Powell Trump e il rallentamento europeoAttesa per il discorso del presidente della Federal Reserve Bank questa sera, anzi questa notte in italia.
Il presidente della FED Powell avrà il difficile compito di aggiornare la sua nazione circa la politica monetaria ed economica degli USA, e lo farà a pochi giorni di distanza dal discorso di "Trump" sullo stato dell'Unione.
Durante il discorso del presidente USA sullo stato dell'Unione, i temi toccati sono stati diversi tra cui primo fra tutti lo shutdown, l'immigrazione ed il muro messicano, proprio lo shutdown ha causato il rinvio del discorso sull'Unione, il Governo Trump e i Democratici di fatto hanno dovuto confrontarsi circa la ricerda di fondi da stanziare proprio per il muro, ed è fatto noto che i Democratici sono più numerosi dei Repubblicani di Trump e di "muri" poco vogliono sentir parlare.
Intanto il quadro tecnico economico dell'azionario USA ed in particolare dell'indice s&p500 è migliorato, di fatto l'indice azionari più capitalizzato del mondo raggiunge e si aggancia alcune resistenze che sino a poche settimane fa erano improbabili da raggiungere, parliamo dei famosi 2700 punti indice.
Di fatto i 2700 punti indice per tutto il mese di ottobre e novembre 2018 sono stati i livelli di equilibrio che hanno supportato l'indebolimento dell'indice americano, appena a dicembre il livello dei 2700 punti è stato abbandonato la volatilità dello stesso indice ovvero VIX ha iniziato a muoversi verso nuovi massimi e cioè 27 punti.
Il rimbalzo dell's&p500 può considerarsi finito? Forse no e forse sì, per ora dopo le trimestrali contrastanti delle azioni americane, i livelli di resistenza dei 2700 punti si accoppiano alal disceda del VIX che segna 16 punti e perde 11 punti di volatilità dai minimi di dicembre 2018 a 2315 punti indice.
Un passo importante che evidenzia come alcuni gestori forse forse iniziano ad accettare il rischio azionario.
I livelli tecnici per cavalcare il rialzo sono le resistenze da superare, una prima spinta rialzista potrà verificarsi al superamento dei 2750 che nel breve raggiungerà le resistenze che si trovano tra i 2760 e 2800 punti, gradito sarà se il movimento al rialzo è accompagnato da una volatilità bassa e quindi con il VIX sotto i 20 punti, se però quest'ultimo dovesse superare i 20 punti allora i livelli di supporto per cavalcare il ribasso saranno 2675 punti indice prima e 2520 punti indice dopo.
Buon Trading
SantePTrader
UsdNok, fra Fed e PetrolioMarzo ed aprile la stagionalità è nettamente ribassista. Petrolio in salita anche se la Norvegia non è vincolata solo a questo e Federal Reserve attendista, ci danno buoni spunti alla rottura e retest della trendline settimanale per un ingresso short che può spingersi fra il 50 ed il 61.8 di Fibonacci del movimento rialzista principale
#fed #fomc #powel tassi dollari e sp500La Federal Reserve Bank questa sera tira le somme, prevista infatti la riunione FOMC oggi alle 20.00.
Ci sono un bel pò di appuntamenti segnati in agenda per il presidente #fed Powell, che dovrà valutare bene il peso che pende su entrambi i piatti della bilancia economica USA e magari aggiunger l'ultimo pesetto fondamentale per portare a casa un risultato.
A pesare sui due piatti sono diverse incombenze molto difficili da gestire, tra cui:
- shutdown amministrativo che ha messo in ginocchio un bel pò di popolazione USA
- i tassi che sono stati ritoccati la scorsa seduta #fomc nonostante il monito del presidente TRUMP
- TRUMP che ha meno della metà del consenso del parlamento.
- la questione del Venezuela paese che produce quasi l'80% del petrolio mondiale.
Proprio sul Venezuela si concentrano i TG di tutto il mondo, gli USA infatti danno credito e sostanza alla nuova rivolta, riconoscendo legittimo l'autoproclamato presidente Gaudiò.
Sempre gli USA hanno manifestato l'ipotesi di utilizzare sanzioni verso l'export del petrolio in USA, ed eventualmente l'impiego anche di alcuni soldati già dislocati in Colombia.
Questa scelta USA alimenta la tensione verso il Venezuela ed è nociva per i rapporti già abbastanza tesi che USA e Russia da un pò di tempo vivono.
La Russia di Putin si schiera a difesa di Maduro presidente Venezuelano "eletto" e quindi sconfessa quello che gli USA considerano il nuovo presidente Gaudiò.
Maduro cerca di far quadrato e chiede alla Banca D'Inghilterra il rimpatrio di 1,2 miliardi di lingotti in oro depositati proprio alla Banca Centrale di Londra.
Londra invece vive ancora il LIMBO "#brexit si #brexit no" con Theresa MAY che a sorpresa ipotizza la rinegoziazione degli accordi per uscire dall'Europa.
Nel frattempo il rallentamento degli utili di alcune società come Apple, che ha perso il 15% di vendite di IPHONE con un calo accentuato in Cina dove ha perso il 27% del mercato, lanciano ombre e dubbi sulle previsioni economiche USA che dire per POWELL tirare le somme non sarà facile.
Intanto gli effetti per s&p500 possono essere diversi, rottura verso l'alto della resistenza a 2675 punti indice che potrebbe spingere l'indice USA s&p500 sino alle successive resistenze che sono 2725 / 2775 punti indice.
Caso contrario, ed ogni Trader deve Tradare senza preconcetti, l'eventuale tensione dei rapporti tra Banca Centrale e governo TRUMP, potrà risolversi con il realizzarsi della promessa di POWELL fatta alla passata riunione FOMC.
Così POWELL potrà effettuare un ultimo ritocco ai tassi e qui le resistenze potrebbero spingere al ribasso l'indice ai livelli di supporto che sono 2675 e 2625 punti indice, l'abbandono di quest'ultimo livello può causare un effetto domino di volatilità spingendo l'indice s&p500 sino ai minimi di 2475 e il dollaro al rialzo con una conseguente discesa dell'euro ai livelli di 1.14 e 1.1320.
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SantePTrader
GBPUSD: le parole di Powell non fermano il calo della SterlinaNonostante le parole rassicuranti di Powell sulla fine momentanea dei rialzi del tasso di interesse, la Sterlina è la valuta che meno ha beneficiato dalle parole del governatore della FED.
Infatti nella sola giornata di oggi dopo il massimo registrato a 1.2835 i prezzi si sono indeboliti fino a toccare nuovamente il supporto importante di 1.2755 dollari.
Il quadro tecnico di breve termine ruota attorno al forte indebolimento subito a seguito degli accordi con l'UE sulle condizioni di uscita dalla zona Euro, evidentemente giudicata dagli operatori penalizzante per il Regno Unito.
A partire dai massimi a 1.3170 di inizio novembre il Cable infatti perde terreno contro tutte le principali valute, Dollaro Usa in testa, registrando un minimo relativo a quota 1.2723.
L'analisi del indicatore di trend cci conferma la negatività di breve termine risultante dalla formazione long black candle dello scorso 15 novembre, scaturita dagli accordi su Brexit.
Successivamente i prezzi si sono attestati, senza mai superarla, lungo la fascia di resistenza compresa tra 1.2890 e 1.2855, come evidenziato dal cci che non assume mai valori superiori allo zero.
È assolutamente vitale scongiurare il cedimento di quota 1.2720 , che rischierebbe di innescare un nuovo calo con obiettivo 1.2630 entro la prossima settimana.
Strategia operativa
Per le posizioni long : attendere la verifica del supporto di 1.2740 da cui far partire un ordine pendente, con stop loss a 1,2680, target 1.2830 prima e 1.2880 dollari in seguito.
Per le posizioni short : collocare ordini pendenti lungo la fascia di resistenza compresa tra 1.2880 e 1.2840, suddividendo il capitale in più momenti di acquisto, con stop loss complessivo di almeno 70 pips rispetto al prezzo medio e target a 1.2735
#panicselling su #wallstreet e la #powell #economyTanto tuonò che piovve!
Dopo l'aumento dei tassi #usa, le parole di #powell e la riforma "italiota", arriva un #selloff niente male sull'indice di #wallstreet #sp500.
Il presidente della #federalreservebank #powell ha dichiarato con molta "enfasi" che l'outlook economico #usa gode di ottima positività e quasi certamente i tassi #usa potrebbero ancora salire ed uscire dalla zona di confort ... ma #powell preso dalla trumpite forse dimentica che con i tassi non si gioca, anche se l'insistenza dell'aumento dei tassi può indurre il vecchio continente #eu ed il futuro presidente della #bce a rivedere al rialzo i tassi al fine di rincorrere il benessere made in usa.
Per ora però il #selloff dell'sp500 è "improvviso" e vedremo se i supporti riusciranno ad arginare questo rispolvero al rialzo della volatilità.
Il supporto vitale dell'#sp500 è 2875 punti e di li non bisogna andar giù, il supporto successivo è il livello di 2825 punti e da lì si va solo in iper venduto, auguriamoci quindi di riagganciare la resistenza a 2930 punti e tornare su di prepotenza.
Buon Trading
SantePTrader
#fed e la scelta dei tassiDomani tocca alla Federal Reserve Bank decidere se aumentare o meno i tassi d'interesse.
Il FOMC dovrà affrontare questa delicata decisione, infatti ogni volta che i tassi sono stati ritoccati al rialzo, il dollaro ha guadagnato terreno rispetto all'euro, tutto questo a dispetto della scelta espressa più volte da Trump, ovvero indebolire il dollaro per rafforzare l'export...anche se questo atteggiamento è di per sè un controsenso, sopratutto all'indomani dell'applicazione dei dazi, voluti proprio dallo stesso Trump, vedremo il suo amico Powell comke se la caverà.
I livelli delicatissimi per il cambio euro dollaro sono i supporti a 1.18125 molto sostenuto ed il successivo a 1.1750, il quale potrebbe spingere alla chiusura del gap di 1.16 situazione "gap" abbastanza ambigua ed inusuale per il mercato del forex.
Al contrario un allungo sopra area 1.19 farebbe tornare in accelerazione l'euro in zoan 1.2050, ci sono"cup & heandle" (tazza con manico) e "head & shoulder reverse" (testa e spalla rovesciato) abbastanza significativi, commercialmente parlando in realtà alle banche centrali ed ai continenti eur e usa, non conviene far muoveri di qui il cambio!
Buon Trading
SantePTrader
USDJPY, stagionalità interessanteI rialzi recenti del dollaro yen stanno sbattendo sempre sulla solita trendline. A livello stagionale il dollaro ha sempre perso terreno in estate contro lo yen anche se abbiamo avuto un Powell ottimista sull'economia americana e sui rialzi dei tassi al contrario del collega Kuroda e di una BoJ sempre più espansiva. Però il discorso dazi e le guerre commerciali alla lunga potrebbero pesare e quindi aspetto un segnale short a breve, almeno correttivo.






















