SPX: settimana determinante in arrivoCominciamo dai cicli 'pesanti'. Dal Top registrato a inizio anno sono ormai passati circa 6 mesi che determinano quel prezzo come top di un ciclo inverso pluriennale e dal quale ne è partito un altro (quindi discesa) che per ora consideriamo annuale per non disturbare i fantacicli ancora in letargo. Il suo primo obiettivo era la chiura di un ciclo trimestrale di base (sui minimi) e così è stato il 24 Febbraio.
Il mercato si muove a zig-zag, quindi obiettivo successivo è la chiusura del 1° trimestrale inverso chiuso a 59 giorni dalla sua partenza.
Da qui, nuovo obiettivo è la chiusura del trimestrale di base partito il 24 Febbraio e che ha trovato un minimo ill 20 Maggio a 60 giorni dalla sua partenza. Quindi... ciclo trim inv di 59 giorni sopra, 60 giorni di trim di base sotto... gatta ci cova, perchè pur non essendoci nessuna regola a dire che devono essere uguali come durata, il fatto che per ora lo sono depone sicuramente a favore della chiusura/ripartenza. Ma non solo: Il trimestrale in questione l'ho scomposto in quattro regolari sotto cicli (4 bi-settimanali) evidenziati dagli archetti blu mentre quello rosso evidenzia l'ultimo settimanale (mezzo ciclo di quello blu) e con le frecce blu e rossa ho evidenziato la partenza dell'ultimo bi-settimanale e il max ciclico dell'ultimo settimanale. Questi 2 livelli (evidenziati dall'area grigia) sono importanti perchè se violati entrambi, come è stato, confermano che sul minimo del 20 Maggio vi è stata l'inversione, almeno di breve-medio periodo.
Ora, tornando allo zig-zag di cui sopra, chiuso il trim di base il prossimo obiettivo è chiudere il 2° trim inv.
Tuttavia, il max di Venerdì ha toccato un importante livello di resistenza (retta rossa) in concomitanza con 8 giorni precisi di durata del ciclo sett inv e 21 di ciclo mensile inverso (21 giorni anche il precedente) e ne traiamo due informazioni. La prima è che una correzione è nell'aria (già da lunedì o nei prossimi 2 giorni circa poichè il ciclo sett, inv in questo caso, dura al massimo 10 giorni) per andare a chiudere il sett di base entro venerdì prossimo.
Ecco dunque perchè la settimana entrante sarà determinante. La chiusura del ciclo settimanale in corso se non rinnoverà il minimo di partenza registrato il 20 Maggio sarà la definitiva conferma della chiusura del ciclo trimestrale (sempre del 20 Maggio) e conseguente ripartenza per andare a chiudere il trim inv. Quindi, tra uno zig-zag e l'altro di gradi minori, rinnoverà i massimi fino alla sua conclusione, probabilmente intorno ai 60-62 giorni (salvo catastrofiche news esogene al mercato che sicuramente possono interrompere il regolare andamento dell'accumulazione/distribuzione) Osservando i volumi possiamo supporre che il POC tracciato dal top funzionerà da calamita come al solito, ma molta attenzione dovrà comunque essere riposta ai tempi poichè anche le calamite ogni tanto si smagnetizzano.
Attendo quindi la chiusura del ciclo settimanale che potrebbe avvenire in area del POC tracciato dalla partenza del trim inv in corso a 4014.
Se questo si verificherà, a conferma della chiusura del settimanale (se non avrà violato la sua partenza) entrerò long fino alla chiusura del trimestrale inverso.
La presente è la mia visione e non costituisce sollecito ad operare o investire in questo o qualunque altro asset.
S&P 500 (SPX500)
I BIG PLAYERS SCARICANO EQUITY E COMPRANO EUROSettimane importanti sui mercati finanziari prima del consueto periodo estivo , spesso caratterizzato da minore liquidità, ma non certo da minore volatilità. Negli ultimi anni, il mese di agosto di è dimostrato un mese altamente volatile, che ha dato vita a grandi movimenti sui mercati, pertanto non abbassiamo la guardia.
Questa settimana la rubrica dedicata ll’analisi dei dati del cot, mostra forti ridimensionamenti dei big players su tutto il comparto equity, senza tutta via cadere in panic selling, il che mantiene il vix ancorato a livelli decisamente contenuti.
Si inizia a far spazio l’euro, nei portafogli dei big players, che a quanto pare inizia a scommettere su un possibile intervento della BCE nelle prossime riunioni di Luglio, pertanto comprare i supporti non sembra più una cattivissima idea.
Procediamo con il consueto ordine.
Primo asset di grande interesse proprio la moneta unica, che vede i large speculators incrementare le loro posizioni nette long per la terza settimana consecutiva, portandosi a 38930 contratti netti lunghi, il che fa ben pensare a possibili allunghi rialzisti, o comunque a chiare speranze in un ‘intervento da parte della BCE atto a contrastare l’inflazione che oramai dilaga in Europa, a causa anche degli elevatissimi costi di Food ed Energy. Tutta vai una valuta debole non può che far peggiorare la situazione, e oramai sembra chiaro anche alla BCE, che già da qualche tempo accenna ad un possibile rialzo del costo del denaro a Luglio.
Le aspettative come sempre fanno da guida ai mercati, e il futures euro dai minimi di 1.0375 sembra aver trovato sprint rialzista, tale da rompere a rialzo le precedenti resistenze poste a 1.0625-1.0650, che sono divenuti chiari supporti. Non possiamo escludere a questo punto allunghi fino alle are di 1.0850-1.0875.
Seppur il futures sterlina ha trovato forza per interessanti rimbalzi, il posizionamento netto delle mani forti, sembra non trovare spazio per acquisti di cable, rimanendo ancorati ai -80372 contratti short, segno che la congiuntura macro pesa ancora grandemente sulla fiducia che ripongono i grandi investitori nella moneta britannica.
Osserveremo con attenzione i dati del secondo trimestre, che potrebbero dare la conferma per una recessione tecnica, e data la fortissima inflazione, sarebbe chiaro lo scenario di stagflazione.
Quadro che penalizzerebbe grandemente la sterlina, attualmente alle prese con le resistenze poste a 1.2625, con potenziali proiezioni rialziste fino alle aree di 1.2975-1.30 figura, previo conferma dei dati macroeconomici.
Prendono fiato le posizioni nette corte sullo yen giapponese che questa settimana si riducono di 2865 contratti, lasciando tuttavia i big players ancorati sulle massime esposizioni nette corte di -99444 contratti, segno che il panic selling è lontano dai mercati, e le vendite alle quali abbiamo assisiti in queste settimane sul mondo equity, non hanno ancora dato vita al panico, come dimostra anche il VIX.
Il future yen, recupera dai minimi senza tuttavia trovare forza per rompere le resistenze , che aprirebbero la strada ad allunghi verso la mm100 periodi daily. Vedremo se le prossime settimane, saranno ancora di recupero per l’azionario, allora un approdo nuovamente sui minimi di periodo non è da escludersi, o se nuovi ribassi, possano in qualche modo scatenare il panico necessario a far correre gli investitori a comprare yen giapponese.
Si continuano a comprare dollari, seppur timidamente, con i large speculators che incrementano le loro posizioni nette corte di ben 1826 contratti, mantenendo una posizione netta lunga di 38039 contratti.
Il dollar index tuttavia mostra una settimana di storno, andando a ritestare i primi supporti posti a 101.50, seppur non escludiamo la possibilità di approdi alle aree di 101 figura o 100.50 , riteniamo tuttavia che sono ancora occasioni per nuovi acquisti di dollari americani, per un 2022 che vedrà ancora rialzi tassi fino a settembre, dove il FOMC ha già confermato una pausa , che permetterà loro di valutare la risposta dell’economia reale alle manovre di politica monetaria in atto.
Il mondo azionario vede i big players, ridurre le loro posizioni su tutti i maggiori asset, dall’S&P con una riduzione di ben 17758 contratti al DOW con -584 contratti questa settimana.
La sfiducia sembra farla da padrona e anche gli storni degli ultimi giorni, non crediamo possano essere preludi a recuperi verso i massimi storici.
Pesantissima la riduzione di posizioni su S&P dove i large speculatores sono passati da 66646 contratti long a 48888, con la terza settimana consecutiva di vendite.
Seppur il sentimen non è ancora netto corto, non possiamo che essere lontani dall’idea di prendere posizionamenti lunghi sull’indice, che potrebbe vedere ulteriori allunghi ribassisti, prima di invertire davvero la rotta, e sperare in nuovi approdi verso i massimi. Il ciclo economico non ha ancora dato chiari segnali di quanto duratura potra essere la fase di rallentamento /recessione che ci attende, pertanto la cautela sembra essere d’obbligo.
Torna la voglia di comprare sul comparto energy, che non trova ancora equilibrio a causa delle dinamiche geo politiche che stanno caratterizzando questo 2022. Nuovi acquisti per i large speculators sui principali asset , Ngas e Crude oil.
Tornano a334761 i contratti netti lunghi sul crude oil, riportandosi sopra la media delle ultime 21 rilevazioni, e al contempo i prezzi del wti, tornano ad aggredire i massimi di periodo, oramai alla soglia dei 116$, sembra oramai prossimo il break out dei prezzi visti nel marzo 2022. Quali i targhet? Difficile dirlo , ma le proiezioni della spinta rialzista ci portano a valutare approdi alle aree di 130$. Presto per dirlo, tutto dipenderà dagli sviluppi del conflitto in Ucraina, e degli accordi con la Russia.
Stabili anche le posizioni per il Ngas, con 111570contratti neti corti, mostrando per ora scarsa volatilità nel posizionamento dei large speculators, cosi come nei prezzi che restano sostenuti sulle aree di massimo di 9$, dopo aver toccato i 9.50$. i primi supporti sono gia a ridosso dei 8.10$ , rotti i quali approdi alle aree di 6.50$ non ci sembrano poi cosi impossibili, ma per ora il trend rialzista sembra solido, e fino a che il contesto politico non farà la sua parte per calmierare la forte speculazione in atto, faremo fatica a vedere pezzi più vicini al fair value di questo asset.
Attendiamo dunque un estate rovente sui mercati, ricca di novità da seguire con attenzione, e manteniamo alta la guardia per possibili fiammate di volatilità .
buon trading
Salvatore Bilotta
UNA STATEGIA DI TRADING A FAVORE DEI CROLLI DEI MERCATI AZIONARIBuongiorno ragazzi, il 20 maggio pubblicavo un’analisi dal titolo “La mia visione ribassista sull’azionario USA spiegata con gli indici di forza relativa” in cui spiegavo la mia visione bearish giustificata dalla combinazione di diversi grafici di prezzo che indicavano il sentiment del mercato.
Ho ricevuto tanti messaggi in cui diversi di voi esprimevamo le loro perplessità riguardo la loro attività di trading recente; ho per questo motivo deciso di svelarvi l’idea che ho avuto io stesso per speculare sui ribassi del mercato azionario, attraverso un’operazione in spread in cui ho acquistato e venduto allo stesso tempo sei aziende sfruttando i coefficienti beta delle stesse. Spiegherò in maniera dettagliata tutti i motivi che mi hanno portato ad entrare a mercato attraverso lo studio di particolari asset, indici di volatilità e indici di forza relativa. Detto ciò, questo non è assolutamente da intendere come un invito ad investire.
Per capire in maniera chiara ed esaustiva questa strategia, vi consiglio caldamente di rileggere l’ultima analisi che trovate al link:
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Ci tengo comunque a fare un breve riepilogo!
Buona lettura.
RISK OFF E CAMBIO DI CICLO ECONOMICO
Siamo in risk off! Ebbene si ragazzi, siamo in quel particolare momento in cui gli investitori iniziano ad essere più prudenti dal momento che investire e fare trading è considerato più rischioso. Lo stesso è confermato dal cambio di ciclo economico e da diversi indici di forza relativa che ho avuto il piacere di condividere con voi.
Riferendoci al cambio di ciclo facciamo riferimento ad una panoramica più ampia; ci troviamo ora all’interno della quinta fase dello stesso:
La fase 5 è quella particolare fase nella quale le performance dell’azionario e dell’obbligazionario sono negative a differenza delle materie prime, che continuano a rimanere positive (aiutate anche dall’inflazione, territorio in cui esse registrano buone performance):
Il cambio di ciclo economico ha impattato sul sentiment degli investitori, portandoli verso una strada di incertezza; ciò è testimoniato dall’indice di forza relativa tra S&P500 e VIX e tra il Nasdaq e il VXN (ossia tra due dei principali mercati azionari statunitensi e i loro rispettivi indici di volatilità):
Come ho spiegato nella precedente analisi, essendo gli indici di volatilità considerati “indici di paura”, ne consegue il fatto che se sono essi a sovraperformare gli indici ai quali sono associati, si può affermare che la “paura” è più forte della “certezza”; viceversa, a parti alternate, saranno le certezze a superare le paure. La condizione emotiva in cui riversa in questo momento il mercato è ben spiegata nella grafica che segue:
L’incertezza degli investitori è alta, testimoniata dal triangolo discendente nell’indice SPX/VIX e dal canale discendente parallelo nell’indice NASDAQ/VXN.
E’ importante considerare una cosa: l’incertezza non è episodica bensì tendenziale; essa in questo momento non dà segni di una possibile inversione.
A questo punto come hanno reagito gli investitori? Hanno iniziato a ruotare i loro capitali.
In particolare, hanno pian piano scaricato le loro posizione considerate a “rischio”, infatti:
Dal lato obbligazionario, hanno iniziato a scaricare più obbligazioni “junk” considerate rischiose rispetto ad altre meno rischiose e ciò è ben rappresentato dallo spread obbligazionario high yield; interessante notare la correlazione tra lo stesso è il VIX: maggiore è l’incertezza (tanto più sale il VIX), maggiore sarà la vendita di obbligazioni rischiose, più lo spread si allargherà correlandosi quindi positivamente con lo stesso indice di volatilità (link in cui tratto dettagliatamente questo spread: ).
Ricordate: in risk on, ossia quando gli investitori sono disposti a rischiare, le obbligazioni ad alto rendimento sono tra gli asset preferiti in quanto, appunto, offrono un rendimento alto a dispetto di un’esposizione al rischio maggiore.
Il fatto che gli investitori stiano scaricando bond ad alto rischio è ben rappresentato dal sell-off sull’ETF HYG che replica l’andamento di un paniere di junk bond a lunga scadenza:
Dal lato azionario, quali sono stati i settori più colpiti dal sell-off?
Il settore ciclico per eccellenza, ossia quello dei beni discrezionali, ha subito una perdita del -33.71% e quello tecnologico un -29.36%.
I migliori sono stati invece l’energetico (spinto chiaramente dal prezzo del petrolio) con una performance dal +37.34% e il settore difensivo delle utilities, con un modesto +2.79%.
Vi mostrerò ora gli indici di forza relativa tra i settori dei beni discrezionali e tecnologico con quello delle utilities (non andrò a considerare quello energetico dal momento che non è utile ai fini della strategia):
E’ ben visibile la maggior forza dei settori tecnologico e ciclico da marzo 2020 a novembre 2021 così come la maggior forza del settore utilities rispetto agli stessi dalla stessa data ad oggi.
L’IMPORTANZA DEI COEFFICIENTI BETA
Come ho specificato nell’ultima analisi, in clima di risk on sono i settori “aggressivi” a sovraperformare il mercato di riferimento; al contrario, sono invece quelli “difensivi” ad avere la meglio. In base a cosa si esprime l’aggressività di un titolo? Attraverso i coefficienti beta, che attraverso un valore che oscilla intorno ad 1 identificano il grado di rischio di un titolo.
Come avevo specificato nella precedente analisi, i settori o i titoli con beta superiore ad 1 sono quelli considerati rischiosi vista la loro volatilità, mentre quelli con beta inferiore ad 1 sono quelli considerati “difensivi”; infatti:
• Un titolo con un beta superiore ad 1, ad esempio 1.5, tenderà a muoversi 1.5 volte rispetto al suo mercato di riferimento, sia al rialzo che al ribasso
• Un titolo con un beta inferiore ad 1, ad esempio 0.5, tenderà a muoversi 0.5 volte rispetto al suo mercato di riferimento, al rialzo o al ribasso
Ho appena considerato il settore tecnologico, dei beni discrezionali e delle utilities. I loro beta sono:
• Settore Tech: 1.05
• Settore Consumer Discretionary: 1.18
• Settore Utilities: 0.38
Questo significa che ad una performance dell’S&P500 pari al +1.3%, la performance attesa dai tre settori sarà:
• Settore tech: 1.05 x 1.3 = 1.365%
• Settore Consumer Discretionary: 1.18 x 1.3 = 1.534%
• Settore Utilities: 0.38 x 1.3 = 0.49%
Ad una performance negativa da parte dell’S&P500 pari al -3%, le diverse performance settoriali saranno invece:
• Settore tech: 1.05 x (-3) = -3.15%
• Settore Consumer Discretionary: 1.18 x (-3) = -3.54%
• Settore Utilities: 0.38 x (-3) = -1.14%
I coefficienti beta, dunque, spiegano la diversa aggressività dei settori:
• Il tech e quello dei consumi discrezionali sono considerati settori “risk on” in quanto tendono a performare meglio del benchmark di rifermento quando gli investitori sono appunto disposti a rischiare
• Quello delle utilities è considerato “difensivo” in quanto tende a reggere meglio gli urti durante possibili crolli di mercato (infatti, come vediamo nell’esempio, a un -3% da parte del riferimento appartiene un -1.14% da parte del settore) ma tende a performare peggio rispetto ad altri settori con beta superiori quando il clima di mercato è risk-on.
LA PIANIFICAZIONE DELLA STRATEGIA
PARTE 1: I SEGNALI CHE MI HANNO FATTO ENTRARE A MERCATO
Ho avuto i primi segnali di una possibile inversione dei mercati azionari americani a metà novembre 2021 e, successivamente, altri che hanno confermato la mia visione.
1. Il primo segnale è giunto dal mercato obbligazionario ad alto rendimento:
Quando a metà novembre la media ad un mese (30 periodi) è passata al di sotto di quella a 200 periodi ho avuto il primo segnale di un possibile cambiamento di umore. Infatti, come dico sempre, gli stessi bond tendono ad avere buone performance quando il clima è risk on.
2. Il secondo segnale è giunto dagli indici di forza relativa tra benchmarks e indici di volatilità:
Come spiego all’interno della grafica, i massimi segnati dagli indici tra fine dicembre 2021 e inizi gennaio 2022 si sono dimostrati decrescenti rispetto ai precedenti; sintomo di debolezza che, tradotto, significava “forza dell’incertezza” dal momento che più gli indici sono ribassisti, maggiore sarà la forza degli indici di volatilità!
3. Il terzo segnale: il rimbalzo dell’etf HYG sulla media a 200 periodi
Negli stessi giorni in cui i massimi segnati dagli indici di forza S&P500/VIX E NASDAQ/VXN si dimostravano decrescenti rispetto ai precedenti, l’ETF HYG rimbalzava sulla media a 200 periodi, ulteriore segnale ribassista.
A questo punto ho considerato gli indici di forza settoriali in maniera da vedere se ci fosse una rotazione di capitali da settori rischiosi a difensivi.
4. Il quarto segnale: la rotazione dei capitali dai settori più rischiosi a quelli meno rischiosi
La quarta conferma di un cambiamento di sentiment è arrivata quando ho visto che al 5 gennaio 2022 era già iniziata una rotazione di capitali da settori “rischiosi” a settori “difensivi”; in particolare, gli investitori chiudevano operazioni sul tecnologico e sul consumer discretionary per posizionarsi su quello delle utilities.
PARTE 2: PERCHE’ HO PENSATO DI SFRUTTARE I COEFFICIENTI BETA
Arrivato a questo punto, la mia visione era chiaramente diventata ribassista, non solo per i motivi elencati nell’ultimo paragrafo, ma anche per la questione riguardante i cicli economici di cui ho parlato a inizio articolo.
Vista la rotazione dei capitali e vista la mia visione pessimista, ho quindi pensato: perché non vendere 3 titoli e acquistarne altri tre, aprendo quindi un’operazione in spread?
La mia idea era quella di vendere 3 titoli che statisticamente avrebbero sofferto di più di altri e acquistarne 3 che avrebbero invece performato bene o comunque avrebbero ammortizzato gli urti di un possibile crollo.
Tradotto, che significa ciò?
• I titoli che avrei venduto avrebbero dovuto avere un beta superiore a 1 in quanto sarebbero scesi in maniera più aggressiva rispetto all’S&P500 e al Nasdaq (vista la mia visione ribassista sugli indici), facendomi quindi guadagnare di più
• I titoli che avrei acquistato avrebbero dovuto avere un beta inferiore ad 1 in quanto se gli indici azionari avessero registrato delle brusche discese (dal momento della mia idea al futuro più “vicino”) i settori avrebbero comunque perso meno, ma allo stesso tempo avrebbero potuto avere delle performance positive vista la rotazione di capitali da settori aggressivi a difensivi osservata prima
PARTE 3: L’INDICE DI FORZA RELATIVA TRA L’ETF AD ALTO BETA (SPHB) E QUELLO A BASSO BETA (SPLV)
Vista la mia idea di aprire un’operazione in spread vendendo 3 titoli aggressivi e acquistando 3 titoli difensivi, ho utilizzato l’indice di forza relativo tra SPHB (ETF contenente al suo interno aziende ad alto beta) ed SPLV (ETF contenente invece aziende a basso beta) per analizzare se anche in questo caso fosse avvenuta la stessa rotazione di capitali di cui ho parlato prima:
La rotazione dei capitali da aziende aggressive ad aziende difensive era avvenuto agli inizi di gennaio, ossia nella stessa data in cui avevo ricevuto dagli altri grafici condivisi precedentemente dei segnali “risk off”.
PARTE 4: GLI ETF SPLV ED SPHB
Avendo constatato che la rotazione dei capitali era avvenuta, ho “spacchettato” i due etf in maniera tale da capire quale fosse la loro allocazione settoriale e i primi titoli che componevano essi per peso percentuale.
INVESCO S&P500 LOW VOLATILITY ETF
Come potete osservare dalla grafica, il 26.19% del peso dell’ETF è costituito dal settore delle Utilities, confermando quindi la sua natura “difensiva” di cui parlavo prima. Ho dunque deciso che le 3 aziende difensive che avrei scelto per la strategia sarebbero appartenute allo stesso settore visto il suo peso all’interno dell’ETF.
INVESCO S&P500 HIGH BETA ETF
Il maggior peso di questo etf (66.83%) è detenuto dal settore tecnologico (42.51%) e dal consumer discretionary (24.32%). Nonostante il peso maggiore sia rappresentato dal settore tecnologico, ho deciso che 2 delle 3 aziende da vendere sarebbero appartenute al settore dei beni discrezionali mentre solo una al settore tecnologico. Perché? Arriviamo ora all’ultimo punto e lo capirete.
PARTE 5: L’INDICE DI FORZA RELATIVA TRA SETTORI TECNOLOGICO E CONSUMI DISCREZIONALI/SETTORE UTILITIES
L’ultimo segnale che mi mancava per entrare a mercato era dato dalla rotazione di capitali che doveva avvenire tra i settori tecnologico e consumer discretionary con quello delle utilities. Perché? Perché l’operazione in spread era chiaramente basata, tra le altre cose, sulla rotazione dei capitali tra gli stessi tre settori!
Ho quindi applicato ai due indici di forza relativa due medie mobili:
• Una media veloce a 30 giorni
• Una media lenta a 200 giorni
Il passaggio della media mobile veloce al di sotto di quella lenta mi avrebbe dato il segnale di entrata a mercato:
Come potete osservare dalle due grafiche, ho avuto dei segnali di entrata a mercato a metà febbraio per quanto riguarda lo spread tra XLY e XLU e ad inizi di marzo tra XLK e XLU.
Ho quindi preso la decisione di entrare a mercato dapprima a metà febbraio acquistando due aziende del settore XLU e vendendone due del settore XLY e successivamente aspettare ad inizi marzo per acquistarne una del settore XLU e venderne una del settore XLK.
Avete capito ora il motivo per il quale non ho scelto due aziende tecnologiche bensì solo una nonostante lo stesso settore rappresentasse il 42.51% totale del peso dell’ETF “high beta”? Perché volevo entrare a mercato il prima possibile! Esiste inoltre un ulteriore motivo, che spiegherò nel prossimo paragrafo.
PARTE 5: LA SCELTA DEI TITOLI AGGRESSIVI E DIFENSIVI
Per semplificare la ricerca dei titoli su cui speculare ho “spacchettato” i due etf SPLV e SPHB come ho mostrato prima.
La scelta delle 3 aziende del settore utilities è ricaduta su:
• DUKE ENERGY CORP (DUK), con beta 0.33
• DTE ENERGY CORP (DTE), con beta 0.63
• NISOURCE INC (NI), con beta 0.33
La scelta delle due aziende del settore dei beni discrezionali è stata:
• Caesars Entertainment (CZR), con beta 2.85
• PVH Corp (PVH), con beta 2.07
La scelta dell’azienda tecnologica è stata:
• Nvidia Corp (NVDA), con beta 1.59
L’altro motivo per il quale ho scelto due aziende di XLY e non di XLK deriva dal beta: le aziende del settore XLY presentano dei coefficienti ben più alti rispetto al settore tech e, come vi spiegavo, la ricerca dei titoli da vendere era orientata sull’aggressività che gli stessi dovevano presentare!
Se vi state chiedendo il motivo per il quale non ho allora deciso direttamente di vendere 3 titoli di XLY, vi rispondo che mi piace diversificare.
PARTE 6: LE PERFORMANCE ATTUALI DELLA STRATEGIA
Il 15 febbraio, ossia il giorno in cui si è verificato il “death cross” sull’indice di forza XLY/XLU, ho acquistato Duke Energy e Dte Energy e venduto Caesars Entertainment e Pvh Corp; le performance, ad oggi 26 maggio, sono:
Due settimane dopo, il 2 marzo, giorno in cui è avvenuto il “death cross” sull’indice di forza relativa XLK/XLU, ho venduto Nvidia e acquistato NiSource Inc. Ad oggi le performance sono:
CONCLUSIONI
Ad oggi le performance della strategia parlano chiaro, non credo ci siano da aggiungere ulteriori considerazioni. Vi terrò comunque aggiornati.
Ultimamente, spesso, mi è stato chiesto se utilizzassi soltanto le medie mobili nel mio processo di trading, e la risposta che voglio dare, ma soprattutto un concetto che vorrei trasmettere, è questo: non è tanto lo strumento, l’indicatore o l’oscillatore che utilizzi per investire che fa la differenza, tanto le idee che applichi che ti fanno raggiungere il risultato atteso.
Spero abbiate apprezzato il lavoro. Per qualsiasi domanda, chiarimento o semplice opinione contattatemi pure o commentate la strategia, non abbiate problemi. Un saluto!
Matteo Farci
BUY THE DIP… UNA QUESTIONE DI SIZE!BUONGIORNO FOREX DEL 24.05.2022
Ancora pesanti le borse mondiali, che pur avendo visto ben 7 settimane di ribassi consecutivi, sembrano fare estrema fatica anche solo ad aggredire i massimi del giorno precedente, mostrando una debolezza strutturale che mette a dura prova i traders che hanno scelto la strada degli acquisti.
Il ciclo macro economico è oramai chiaramente indirizzato ad una fase di ralletamento/recessione, il che da poco spazio alla fiducia e alla speranza di rivedere livelli di massimo precedenti, ma anche la sola ricerca di rimbalzi tecnici sembra essere esercizio di estrema pazienza e coraggio.
Come sempre nel trading, e più in generale nel mondo della finanza, la speranza serve poco, la vera chiave resta lo studio, la preparazione, e la conoscenza sia del contesto macro nel quale ci si trova, sia della propria strategia sui mercati.
La vera chiave resta conoscere e sapere quello che si sta facendo sui mercati, anche la ricerca di posizioni mean reverting, può portare vantaggio se ben studiata e se abbiamo valutato bene i rischi e le potenziali fasi di drawdown alle quali possiamo cadere.
Esercizio questo che nostro malgrado pochi fanno.
Il Nasdaq continua a lavorare sulle aree di minimo di 11800 pnt, senza dare spazio a rimbalzi che possano attaccare le aree di 12500-13000 pnt, vere prime resistenza del mercato, segno di profonda debolezza, cosi come l’S&P che non è andato oltre i i 4000pnt nella fase di respiro, per tornare ad aggredire i minimi di periodo.
Pesante anche l’Europa, con il dax alle prese con i 14000 pnt livello ltre il quale non escludiamo approdi ai 13800 pnt prima e 13600 poi.
Pesanti anche i metalli, specie quelli industriali, che seguono la scia di una fase di rallentamento economico durante la quale con buona probabilità la domanda di questi beni, potrebbe subire forti cali, pertanto il silver, che utilizzeremo con benckmark , resta sotto la mm21 daily dopo un test alle aree di 22.25$ per tornare ad attaccare i minimi, e non escludiamo pertanto un approdo alle aree di 20$.
Faticano a scendere invece gli energetici, che a causa di nuovi dibattiti su un’Europa libera dalla dipendenza del gas russo, specie per i paesi nord europei, si torna sulle aree di 8.80$ per il Ngas, non lontani dai massimi di 9$. Sembra difficile la strada della normalizzazione dei prezzi dell’energia, che potrebbe cosi rendere vana l’azione delle banche centrali , concretizzando cosi lo scenario di stagflazione tanto temuto dagli analisti.
Prosegue seppur in maniera lenta la fase di storno del dollaro che rompe a ribasso le aree di 102.30, minimi già richiamati nei giorni scorsi, il che aprirebbe le porte a possibili allunghi fino alle aree di 101 figura 100.50, primi livelli di supporto rilevanti che potrebbero dare nuova linfa al biglietto verde.
La discesa del dollaro americano prosegue e le posizioni mean reverting dei retail continuano ad aumentare, portandosi dal 43% di ieri al 52% attuale, segno che di strada ribassista possiamo ancora vederne per il biglietto verde.
Salgono in ovvia correlazione tutte le altre majors, portando con se il riposizionamento dei traders al dettaglio che iniziano a vendere la forza, sui minimi di periodo sia per euro che per la sterlina, passando rispettivamente dal 53% short di ieri per euro al 63% attuale, cosi come dal 37% short di ieri per la sterlina al 41% attuale.
Medesimo scenario per le oceaniche che restano tuttavia leggermente più pesanti.
Attenzione dunque alle valute tipicamente considerate rifugio come il franco svizzero dove siamo oaggi al 68% short, dal 62% di ieri in seguito alle continue spinte rialziste di questi giorni, cosi come lo yen giapponese che resta inesorabilmente indietro, ma che ha maggiori potenzialità rialziste, specialmodo in scenari di panic selling.
Buona giornata e buon trading
Salvatore Bilotta
SPX Aggiornamento ciclicoDal minimo del 24 Febbraio l'indice è salito a chiudere il trimestrale inverso (sui massimi) e ora diligentemente si dirige a chiudere quello sui minimi. Il ciclo si era già messo al ribasso con la violazioine della sua partenza il 2 Maggio, ed ora proseguirà a scendere fino al suo termine ipotizzabile intorno ai 60 giorni (freccia nera) e comunque molto difficilmente prima del minimo di durata di un settimanale partito la scorsa settimana (quindi non prima del 20 Maggio sera) e che sembra aver già trovato il suo massimo ciclico ieri con la chiusura del bisettimanale inverso. Probabile target di questa discesa area 3700.
Long su SP500Possibile entrata long dopo l'apertura USA delle 15:30, su un eventuale break-in del minimo relativo all'apertura di ieri di wall street.
L'indice potrebbe andare a caccia di liquidità in entrata sotto al minimo posto in area 4040 e solo su un suo recupero e superamento rialzista si entrerà nella posizione.
Entrata con STOP order alla rottura rialzista dei 4040.
LA MIA VISIONE RIBASSISTA DEI MERCATI AZIONARI AMERICANI Salve lettori.
Mirko, uno dei primi ad aver sostenuto il mio lavoro all’interno del blog, mi ha contattato qualche giorno fa ponendomi una domanda riguardante il mercato azionario americano, nutrendo alcuni dubbi riguardo i suoi ritracciamenti, ma soprattutto sulle possibili risalite.
Ho deciso dunque di scrivere due analisi in maniera tale da fornirgli spunti di riflessione, e come a lui spero anche a voi; in questa che leggerete oggi spiegherò la mia visione ribassista basandomi sullo studio della curva dei rendimenti e sull’analisi del ciclo economico in cui ci troviamo, mentre in quella che pubblicherò tra qualche giorno andrò ad utilizzare determinati indici di forza che vado a creare per capire quale sia il sentiment del mercato.
Buona lettura.
ANALISI DEL CICLO ECONOMICO
Il 9 dicembre, all’interno di tradingview, pubblicavo un’analisi dal titolo “L’inversione dei mercati azionari giungerà nel 2022”?
All’interno di essa avevo argomentato temi inerenti ai diversi cicli economici e il loro susseguirsi, sottolineando come nel biennio 2020-2021 avessimo assistito ad un susseguirsi molto rapido di tre diversi cicli: una fase di recessione, una di ripresa e la successiva espansione. Ipotizzavo infine che la probabilità che arrivassimo ad un rallentamento economico fosse alta, non basandomi soltanto sullo studio dei diversi scenari economico finanziari, bensì concentrandomi anche su un tema che io reputo abbastanza importante: lo studio della curva dei rendimenti dei titoli di Stato del tesoro americano.
LA CURVA DEI RENDIMENTI E LE SUE VARIE INCLINAZIONI
Riprendendo questo tema, essa può avere tre forme caratteristiche diverse:
• Inclinata positivamente o “steepening”, quando il rendimento di ciascuna obbligazione aumenta all’aumentare delle relative scadenze
• Piatta o “flattening”, quando i rendimenti tra le diverse obbligazioni a diversa scadenza sono tutti simili (o uguali) tra loro
• Invertita, quando le obbligazioni con scadenze più brevi presentano rendimenti più alti rispetto a quelle con scadenze più lunghe
Possiamo riassumere brevemente con la grafica:
CURVA DEI RENDIMENTI INCLINATA POSITIVAMENTE
Una curva dei rendimenti “inclinata positivamente” si forma quando il mercato ha aspettative di crescita economica; viene considerata la “curva normale” in quanto è quella in cui i rendimenti aumentano all’aumentare delle scadenze stesse (per il rapporto RISCHIO = RENDIMENTO di cui parlo sempre, acquistare obbligazioni a lunga scadenza espone un investitore ad un rischio più alto, che quindi vorrà essere più remunerato dal punto di vista economico).
Il fatto che la curva assuma questo tipo di inclinazione in periodo di crescita economica è dettata dal fatto che gli investitori tendano ad acquistare più titoli di stato a breve scadenza (in quanto sanno che appunto, nel breve, le prospettive economiche saranno positive) che a lunga scadenza (in quanto per loro è più difficile prevedere gli scenari economici futuri).
Arriva successivamente un punto in cui le aspettative di inflazione iniziano ad aumentare: durante una crescita economica aumentano i consumi e la domanda, che sono alcuni dei diversi fattori per i quali l’indice dei prezzi al consumo cresce; lo stesso dato macroeconomico erode il potere di acquisto e i guadagni futuri, motivo per il quale gli investitori tendono a scaricare più obbligazioni a lunga durata (facendo gonfiare i rendimenti) in quanto il rendimento percepito sarebbe poi eroso dal consumer price index stesso. Per dire: che senso avrebbe per loro acquistare un’obbligazione a 10 anni con rendimento al 3% se le prospettive di inflazione a 10 anni si attestassero al 4%? Non avrebbe senso. Per tutti questi motivi, preferiscono più le obbligazioni a breve termine che a lungo termine; è così che tale preferenza va a far “impennare” ancora di più la curva sulle lunghe scadenze.
Per cui, ricapitolando, possiamo avere due curve inclinate positivamente:
• Una in cui le aspettative di inflazione alte non si sono ancora palesate
• Una in cui le stesse aspettative iniziano a creare problemi tra gli operatori a mercato
Esse sono rappresentate nella grafica che segue:
Importante considerare anche il fatto che ad una crescita economica appartiene un risk on del mercato azionario, clima in cui l’obbligazionario non performa bene (per la loro correlazione inversa).
CURVA DEI RENDIMENTI PIATTA
Una curva dei rendimenti piatta si forma tipicamente in fasi economiche di rallentamento o di transizione; si palesa tipicamente in prossimità della fine di una crescita economia. Per quale motivo? Vi spiegherò il tutto con due grafiche:
Nell’appiattimento della fase 1, i rendimenti sulle brevi scadenze vanno a gonfiarsi per due motivi:
1. Deterioramento dei dati macroeconomici
2. Alta inflazione
Gli investitori vanno così a posizionarsi sulle scadenze più lunghe, scontando dati macroeconomici futuri migliori e un’inflazione più bassa (che non eroderebbe il valore delle cedole).
Nell’appiattimento della fase 2, l’intervento delle banche centrali va ad influenzare la parte breve della curva attraverso l’innalzamento dei tassi di interesse, gonfiando ancora di più i rendimenti; il verificarsi di ciò è anche causato da un pessimismo sulle prospettive economiche a breve termine: gli operatori preferiscono così posizionarsi sulle lunghe scadenze.
Per il rapporto RISCHIO = RENDIMENTO, possiamo affermare ciò: sia che ci si posizioni su obbligazioni a breve che a lunga durata, il rischio è lo stesso; ciò non è strano? Assolutamente si, e ciò rappresenta l’incertezza degli operatori.
La curva piatta si osserva tipicamente in periodi di transizione tra una curva normale, inclinata positivamente, ed una curva invertita.
CURVA DEI RENDIMENTI INVERTITA
Si viene a creare quando le scadenze brevi hanno un rendimento più alto rispetto alle scadenze lunghe. Si palesa tipicamente dai 10 a 17 mesi prima di una recessione.
Il rapporto RISCHIO = RENDIMENTO ci aiuta a capire il senso di questa curva e il motivo per il quale essa si forma prima di una recessione: notiamo come sia più rischioso investire sul breve termine (a 6 mesi o 1,2,3 anni) che sul lungo termine (10,20 o 30 anni). Perché?
Gli investitori vendono quantità massicce di titoli di stato sul breve in quanto si aspettano in un arco di tempo relativamente breve pessime condizioni economiche, riconducibili a una possibile/probabile recessione; proprio per questo si aspettano un interesse più alto qualora investissero nello stesso arco temporale.
Ricordate: maggiore è il rischio al quale ci si espone, maggiore sarà l’interesse richiesto.
Per quanto riguarda le scadenze lunghe, ritroviamo dei rendimenti inferiori in quanto il rischio a cui ci si espone viene considerato più basso; è chiaro quindi che questa curva non rappresenta buone prospettive economiche.
UNO SGUARDO AI GIORNI NOSTRI
Ho reperito sul sito di Investing.com la curva dei rendimenti appartenente ad oggi, ad un mese fa e ad un anno fa:
Ora le commenterò.
• In color celeste ritroviamo la curva di un anno fa. Essa possiamo definirla come inclinata positivamente. Come ho spiegato nel paragrafo precedente, essa si forma quando ci sono aspettative di crescita economica; non è un caso che in Q2 2021 gli Stati Uniti si trovassero in uno scenario economico di prosperità. Da notare anche il fatto che il rendimento del decennale non superasse i 2 punti percentuali. Ciò significa che le aspettative di inflazione di un anno fa non si dimostravano alte come ora. Questo può essere dimostrabile condividendo il grafico sui tassi di inflazione a breakeven a 10 e 5 anni, che danno una misura sulle aspettative di inflazione a 10 e, appunto, a 5 anni:
• Ritroviamo ancora la curva di color rosso (calcolata un mese fa) e blu (calcolata ad oggi). Le differenze tra quest’ultime due rispetto a quella calcolata un anno fa sono lampanti: l’intervento della Federal Reserve con il rialzo dei tassi di interesse ha innanzitutto influenzato le scadenze tra i 6 mesi e i 3 anni che, ad oggi e ad un mese fa, rendono quasi il triplo rispetto a maggio 2021; nelle due curve più recenti troviamo oltretutto un appiattimento tra le scadenze a 2 anni e quelle a 10; non è un caso dal momento che ora i dati macroeconomici sono in rallentamento, al contrario di un anno fa. Come ho già specificato, l’appiattimento della curva si verifica in periodi di rallentamenti economici!
Da non trascurare un’ulteriore considerazione: il titolo di stato a 20 anni ha un rendimento maggiore rispetto a quello a 30 anni; per il rapporto RISCHIO = RENDIMENTO significa che gli investitori reputano più “pericoloso” prestare dei soldi al governo americano per 20 anni che non per 30; ciò non vi appare piuttosto strano? Questo fatto non rappresenta una condizione economica stabile, dal momento che le scadenze lunghe della curva rispondono a dinamiche inflazionistiche e alle leggi di domanda e offerta!
• Da ricordare anche che la curva, il primo aprile, ha invertito: questo è dimostrato tra lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato americani a 10 e 2 anni:
Questo significa che per qualche giorno gli investitori hanno reputato più rischioso investire nel breve termine (a 2 anni) rispetto al lungo (a 10 anni); questo è il motivo per il quale l’inversione della curva ha sempre anticipato una recessione.
IL CICLO ECONOMICO E’ CAMBIATO
Il recente “crollo” dei mercati finanziari non è stato solo dettato dal mondo obbligazionario e dalle molteplici informazioni che esso fornisce, ma anche da un ulteriore aspetto: il ciclo economico è cambiato.
Esso può essere diviso in 6 fasi, e in ognuna di esse le diverse asset classes registrano performance diverse.
Per essere più chiaro fornirò una grafica reperita su Google Image:
Osservandola, posso affermare il fatto che, da marzo 2020, abbiamo vissuto le fasi 1,2,3,4 e 5.
• FASE 1
La Fase 1 è quel particolare ciclo economico nel quale un Paese entra in recessione; le performance delle maggiori asset classes sono:
1. Mercato azionario: ribassista
2. Materie prime: ribassiste
3. Obbligazioni: rialzista
I motivi di tali performance sono i seguenti:
1. I mercati entrano in clima di risk off: si registra una fuga di capitali dagli asset considerati rischiosi, come appunto le azioni, e vanno ad apprezzarsi i cosidetti “safe assets”, ossia i beni rifugio
2. La domanda dei consumatori e delle industrie verso le materie prime diminuisce. Esse quindi, essendo dipendenti dalle leggi di domanda e offerta, registrano delle performance negative
3. Le obbligazioni sono viste come un bene rifugio e vengono acquistate
Come potete osservare nella grafica, come “obbligazionario” ho utilizzato il titolo di stato a 10 anni, essendo esso anche un bene rifugio, come indice di materie prime il “bloomberg commodity index” e come indice azionario l’S&P500.
• FASE 2
La fase 2 è quel particolare ciclo economico in cui la recessione tocca il suo minimo; da questo punto in poi, come vedremo tra poco, si avrà la successiva ripresa.
Le performance delle asset classes sono:
1. Mercato obbligazionario: rialzista
2. Mercato azionario: rialzista
3. Mercato delle materie prime: ribassista
I motivi di tali performance sono i seguenti:
1. Il mercato obbligazionario continua il suo trend rialzista in quanto il clima di risk-off non è scomparso
2. Il mercato azionario inverte la sua tendenza in quanto gli investitori iniziano a scontare dati macroeconomici migliori (ricordate: il mercato anticipa sempre tutto)
3. Il mercato delle materie prime non cambia ancora il suo trend in quanto la domanda ed esse legata rimane ancora a livelli bassissimi, soprattutto da parte del settore industriale
• FASE 3
La fase 3 è quel particolare ciclo economico di ripresa; essa, dopo aver toccato il “bottom” della recessione, riparte.
Le performance delle asset classes sono:
1. Mercato obbligazionario: rialzista
2. Mercato azionario: rialzista
3. Mercato delle materie prime: rialzista
I motivi di tali performance sono i seguenti:
1. Il mercato obbligazionario continua il suo trend rialzista in quanto le prospettive di inflazione, che non si sono ancora palesate in maniera forte, non erodono le cedole; è quindi ancora conveniente detenerle (riferendomi, in particolare, sul decennale)
2. L’azionario sale, spinto dall’ottimismo degli investitori tipico del clima risk-on
3. In ripresa economica la domanda di materie prime riprende da parte di industrie, privati e individui: per la legge della domanda e dell’offerta, esse incrementano il loro valore
La Fase 3 è l’unica parte del ciclo economico in cui tutti e 3 le asset classes si trovano in trend rialzista.
• FASE 4
Arriviamo al ciclo di espansione economica.
Le performance delle asset classes sono:
1. Mercato obbligazionario: ribassista
2. Mercato azionario: rialzista
3. Mercato delle materie prime: rialzista
I motivi di tali performance sono:
1. Il mercato obbligazionario, in particolare il decennale americano, diventa poco attraente dal momento che l’inflazione inizia ad essere di ostacolo, in quanto eroderebbe le cedole. Come ho spiegato all’inizio dell’analisi, quando le aspettative di inflazione aumentano, la curva dei rendimenti registra un’ulteriore cambio di pendenza positivo, che, tradotto, significa maggior vendita di obbligazioni alla stessa scadenza
2. Il mercato azionario mantiene la rotta rialzista in quanto lo scenario risk on non è cambiato
3. Stesso discorso per le materie prime: la domanda continua ad essere robusta, motivo per il quale il trend rimane costantemente rialzista
• FASE 5
Il ciclo economico ha raggiunto la sua massima espansione ed ora inizia a rallentare.
Le performance che in questo ciclo economico caratterizzano le asset classes sono:
1. Mercato obbligazionario: ribassista
2. Mercato azionario: ribassista
3. Materie prime: rialzista
I motivi di tale performance sono:
1. Il decennale americano si mantiene ribassista in quanto l’inflazione è diventata tanto alta da essere poco attraente da tenere nei portafogli
2. Il mercato azionario inverte la tendenza in quanto si inizia a respirare un clima di risk off dovuto all’intervento della Federal Reserve che da “accomodante” diventa “aggressiva” con il rialzo dei tassi di interesse. Tutti i settori che avevano spinto al rialzo l’azionario nei cicli precedenti iniziano ad essere ribassisti, mentre vengono preferiti quelli definiti “difensivi”
3. La domanda al quale le materie prime sono correlate positivamente persiste; questo è il motivo per il quale esse mantengono la tendenza rialzista
CONCLUSIONI SU CURVA DEI RENDIMENTI E CICLI ECONOMICI E POSSIBILE IMPATTO DELL’AUMENTO DEI TASSI DI INTERESSE SULL’ECONOMIA AMERICANA
L’analisi che vi ho fornito mette alla luce un fatto ineccepibile: l’economia si trova in una fase di rallentamento. Il primo campanello d’allarme è giunto dapprima con l’appiattimento (Q4 2021) e successiva inversione (Q2 2022) della curva della curva dei rendimenti. E’ in quel momento che ho iniziato ad essere più cauto nel fare determinati investimenti, specie nel mercato azionario; il motivo è uno ed uno solo: in determinati scenari, esso non tende a performare bene.
La conferma schiacciante l’abbiamo avuta dal cambio di ciclo economico che vi ho mostrato. Ci troviamo ora nella fase 5 nella quale, come da manuale, il mercato azionario tende a performare male.
Questo è il motivo per il quale la mia visione è ribassista.
La possibilità che possa esserci una recessione è reale, per 5 motivi:
• L’appiattimento della curva dei rendimenti che stiamo osservando si forma tipicamente dopo una curva inclinata positivamente e prima di una invertita
• L’inversione della stessa l’abbiamo osservata ad aprile
• Siamo ora alla fase 5 del ciclo economico, avvicinandoci sempre più alla recessione
• I dati macroeconomici si stanno deteriorando
• Il rialzo dei tassi di interesse ha sempre portato l’economica in recessione
Riferendomi all’ultimo punto, vi rilascio una grafica:
Essa mostra il legame esistente tra ogni ciclo di rialzo dei tassi di interesse e la successiva recessione; osservate: ogni aumento di essi è sempre stato anticipatore.
Per il 2022 è previsto un aumento per così dire “aggressivo” di essi: anche stavolta il passato si ripeterà?
Spero l’analisi sia stata di vostro interesse, a breve pubblicherò la seconda parte.
Buona giornata, Matteo Farci
DOLLAR INDEX NUOVI MASSIMIBUONGIORNO FOREX DEL 13.05.2022
Continua la forza del dollaro americano che segna nuovi massimi di periodo a 104.80, schiacciando di fatto tutte le altre majors, tuttavia il posizionamento retail di quest’oggi mostra segni di stanchezza da parte nel sentiment contrarian dollaro che abbiamo visto fino ad oggi.
Le percentuali lette nel basket dollari mostrano un 75% short, a fronte di un 78% di ieri mattina, segno che qualcosa sta lentamente cambiando, anche le correlazioni inter market mostrano questa mattina la voglie di stornare dai minimi.
Il percorso fatto fino ad oggi è stato un chiaro rally ribassista del mondo equity, una schiacciante forza del dollaro americano con la caduta pesantissima del comparto cripto, che ad oggi grida a gran voce la necessità di un respiro.
Eurusd che ha toccato 1.0350, area di minimo del 2016 sembra stamani trovare ingressi di posizioni short da parte dei retail che come spesso accade entrano in netto ritardo nel trend oramai concluso, dando cosi la possibilità ai grandi operatori di trovare controparte valida per scaricare posizioni in trend detenute fino a quel momento.
Eurusd mostra pertanto un sentiment long in netto calo, che passa dal 78% visto ieri al 73% attuale, segno che probabili allunghi fino alle aree di 1.0475 non sono da escludere, seppur non determinanti per un’inversione del trend ribassista.
Interessante anche usdjpy che dopo l’incredibile rally rialzista che lo porta a registrare ad oggi una performance da inizio anno del +12% sembra finalmente voler cedere qualche punto percentuale, iniziando a perdere le aree di 130 figura, giungendo nella giornata di ieri a 127.50, per poi recuperare 2 figure. Alta volatilità dunque , ma la struttura sembra cambiare e il test delle aree di precedente supporto di 129.50 sembrano poter dare spazio a nuovi allunghi ribassisti. Tuttavia rimaniamo cauti nel vendere dollari, che godono ancora di una grande forza strutturale e oltre a degli storni e prese di profitto non crediamo possano concedere molto di più
Con una sequenza di sei settimane consecutive di ribassi, il dollaro neozelandese giunge alle aree di 0.62 figura, da dove il mercato sembra cercare anche in questo caso degli interessanti respiri, che dovranno tuttavia essere confermati dal breakout dei massimi di ieri posti a 0.63 figura. Il sentiment retail rimane ancora al 78% lungo, ma anche in questo caso anomali ingressi di posizioni corte qui sulle aree di minimo fanno ben sperare per degli storni che potrebbero trovare target nelle aree di 0.6475.
Anche il comparto azionario rimbalza dai minimi di ieri, senza per ora invalidare la struttura di lungo periodo ribassista, ma tuttavia cerca di dare spessore ad un trend che altrimenti si limiterebbe ad essere un profondo rally. Potenziali storni potrebbero portare il nasdaq alle aree di 4061 e 4123 senza ancora invalidare la struttura ribassista, pertanto sono target da ricercare con estrema cautela, cosi come il dax che questa mattina sembra dare struttura rialzista e puntare alle aree di massimo della scorsa settimana di 14300pnt.
Anche il mondo crypto sconvolto dalle ultime notizie e avvenimenti sul token Luna e TerraUSt, sembra voler recuperare dai minimi di questo 2022 , con un Bitcoin che ha rotto il livello dei 30 000$, fino ai 25300$ per poi recuperare nella sessione asiatica, e riportarsi a quota 30700$.se il mercato mantiene la sua forte correlazione diretta tra Bitcoin ed Equity, non possiamo escludere un ribalzo di entrambi gli asset class che porterebbe potenzialmente bitcoin alle aree di 3500 $, ma oggi venerdi ultima giornata di questa ottava, e la cautela resta obbligo, portando le prospettive di storni ad inizio settimana prossima.
Buona giornata e buon trading
Salvatore Bilotta
analisi Domenica 8 maggio ForexEur Usd: la settimana si è chiusa con una fase di consolidamento del prezzo del cambio. Non è stato battuto un nuovo minimo inferiore a 1,4070. Lo scenario rimane quindi quello della settimana precedente. Eventuali ribassi di prezzo passano da 1,0330 fino a 1,0150. Sotto questa soglia andiamo sotto la parità fino a 0,9860. Confermato quindi il prezzo di strappi rialzisti verso 1,0640
Gbp Usd: sterlina ancora sotto pressione in particolare dopo il rialzo dei tassi di solo uno 0,25 e di una inflazione a due cifre al 10%. Il cambio rimane ancora sotto pressione ribassista. A rialzo per vedere eventuali rialzi bisogna attendere delle chiusure giornaliere sopra 1,2470 ma il fallimento di un massimo sopra 1,2630/70 riporterà il prezzo verso i minimi in area 1,2250 circa con eventuali approfondimenti verso 1,22/1,1070/1,1950 con accelerazioni sotto quest’ultimo fino a 1,15.
Usd Jpy: cambio che ultimamente è andato a comprimere leggermente la volatilità delle corse settimane. Dopo lo strappo rialzista a 116,20 ha toccato senza fare un nuovo massimo sopra 131,20. Cambio decisamente stirato ma orientato verso nuovi massimi di 133,80/134,90/136. Mentre per vedere eventuali ribassi di mercato l’attuale livello rimane 127,70 circa. Supporti 126,90\125,60\123,20\120,90.
Aud Usd: cambio sotto pressione ribassista livelli chiave a rialzo sono, 0,7110/0,7170/0,7225 e consolidamento sopra 0,7260 indica il cambio di trend di medio periodo. Sotto 0,7040 riprendono le vendite verso 0,6970/0,6915/0,6840/0,6780/0,6680.
Nzd Usd: cambio ribassista. Sono stati fatti nuovi minimi che hanno spinto a ribasso. Siamo arrivati verso un supporto chiave a 0,6380 circa. Strappi ribassisti solo sotto questo livello verso 0,63/0,62 e in ultima istanza fino a 0,6160. consolidamento di un rialzo del cambio sopra 0,6530/60. Resistenze 0,64500,6540
Chf Jpy: cross attualmente sotto pressione ribassista, segnale short debole. . Target price action 131,30. Sotto questo livello target 130/129,/128,50. Consolidamento di price action su questi livelli indica un potenziale giro a rialzo di mercato. Nuovi strappi rialzisti sopra 132,90
aud jpy: segnale short debole. Il cross non ha violato nuovi minimi sotto 90,50. Solo eventuali strappi a ribasso sotto tale prezzo e la rottura del livello di 90,20 porterà il cross a stepp verso 87,80/85,70. Consolidamento del prezzo sopra 83,80 potrebbe portare il cross a rialzo verso nuovi massimi. Resistenze: 93,80/96/97,20/98,90/101,30.
Nzd Jpy: Non sono stati fatti nuovi minimi sotto 83,30. Potrebbe essere questo un segnale di fine di ribasso del cross. Consolidamenti di prezzo su questo livello potrebbero portarci verso 85,80 e 87,30 fino a 88,80. Rotture ribassiste sotto 83,30 verso 81,90/8050/79,15.
Eur nzd: il trend di lungo periodo rimane decisamente ribassista. Livelli chiave resistenze in area 1,6525/1,6650/1,6780. Supporti 1,6325/1,6220/1,6160/1,6060/1,5880.
Eur Aud: il trend di lungo periodo è ribassista ma con la chiusura dei prezzi sopra 1,45 il trend di medio breve termine ha girato a rialzo. Supporti chiave in area 1,4890\1,48 dove si potrebbero vedere strappi ribassisti fino ai minimi di 1,4690 fino a 1,4590 da qui ulteriori discese potrerebbero a rotture ribassiste oltre 1,43. A rialzo se l’area di presso di 1,48 dovesse tenere potremmo vedere importanti rialzi verso 1,5050\1,5160\1,5320.
Gbp aud: dopo il rimbalzo a 1,7175 il cross ha tentato di girare a rialzo senza ancora confermare. Supporti 1,7390. Resistenze: 1,75/1,76501,7930/1,8070/1,8170. Sopra 1,7690 potremmo vedere accelerazioni di prezzo verso 1,79 fino a 1,81. Livello chiave per giro di trend a rialzo di lungo termine rimane 1,7930.
Gbp nzd: supporti: 1,9180/1,9110/1,9050/1,8940/1,8850/,1,88. Eventuali riprese rialziste sopra a 1,9360 verso 1,9560/1,9680/1,9790/1,9840 da qui i prezzzi potrebbero essere attratti verso 2,0 .
Sp500: Dopo aver toccato i target di breve sp (4222\4140) si è mosso in maniera abbastanza precisa a ribasso dove sembra orientato verso una price action ribassista su 4126\4106\4063\4039 e target di 4000 tondo. Fino a che rimarremo sotto i 4450 potrebbe rimanere uno scenario da risk Off.
Copio incollo i livelli di oro e Petrolio americano fin’ora rispettati dal mercato.
Usoil: il trend rimane rialzista sopra i 100 dollari soglia molto importante. Supporti in area di 94 dollari. Livelli chiave 102,15/104/107,10/112,80/117/129,40.
$SPX Finiti i $ finiti i massimi storiciL'indice più importante al mondo sta perdendo il 17% da i propri massimi, la FED sta smettendo di pompare $ nel sistema e sta aumentando il costo del denaro.
Dal punto di vista tecnico, non ci sono ancora segnali di inversione, anzi il trend si sta rafforzando, come evidenziato dal DMI, in crescita ormai dal 21 aprile.
Gli oscillatori tecnici sono tutti distesi verso il basso, ma senza apparenti segnali di inversione.
Nel grafico sono evidenziate le prossime resistenze, date dal vettore minimo di marzo '20-massimo storico.
Calma, gesso e tanto studio.
MatPizzini
IL BEAR MARKETBUONGIORNO FOREX DEL 09.05.2022
Inizia la seconda settimana di Maggio ed i mercati proseguono la loro struttura di debolezza, con i maggiori listini mondiali, che aprono non lontano dai minimi, il pre market dell’S6P parte in gap down sotto i 4100 pnt, cosi come il Nasdaq che naviga sotto i 12600pnt, entrambi a delineare una possibile sesta settimana consecutiva di ribassi.
Non sembrano esserci storni, il mercato cerca un nuovo equilibrio e la fuga di investitori è rapida, si bruciano rapidamente i prezzi che ad ogni nuovo tentativo di recupero vedono nuovi profondi ribassi, difficile comprare, difficile sperare, facile soffrire… è il bear market!
Tutti gli operatori hanno una sola parola d’ordine: comprare dollari!
Unico asset che sembra non avere freni è il biglietto verde, con un dollar index che attacca area 104.05, con la sesta settimana consecutiva di rialzi, il che in ovvia correlazione mette sotto pressione tutte le altre majors, che non godono del medesimo favore degli investitori.
Il posizionamento dei retail sul dollaro americano resta pesantemente short, con l’81% dei retail corti, in nuovo aumento rispetto al 78% visto venerdi, indicazione che on è ancora terminata la fame di dollari da aprte delle mani forti, e il duro lavoro di controparte dei retail potrebbe vedere ancora lunghi periodi di sofferenza.
Tutte le majors lavorano in un mercato dollaro centrico, che schiaccia euro e sterlina in primis, ed invoglia ulteriori ingressi in mean revertig , il che ci permette di trovare l’82% dei retail long su eurusd rispetto al 76% di venerdi, con i prezzi ancora sui minimi di periodo a 1.0508, non lontano dai supporti chiave di 1.0480-0475, ultimo baluardo prima di approdare alle aree di 1.0325 minimo del 2016.
Quadro simile per il cable, che vede l’85% dei retail in posizione di mea reverting long, sulle aree di minimo di 1.2275, prossimo ai minimidi 1.2240 prima e 1.2075 poi, minimo dell’aprile 2020. I dati attesi in settimana sul PIL del Regno unito potrebbero dare accelerazioni ribassite la dove si dovessero avere le prime avvisaglie di una possibile recessione tecnica, pertanto non ci stanchiamo di raccomandare prudenza.
La forza del dollaro si esprime chiaramente anche contro lo yen, che non trova nemmeno le chiaro mercato bearish le giuste motivazioni per vedere storni, portando cosi usdjpy a ridosso dei masimi di 131.25 con il 79% dei traders in posizione corta, senza ancora dare segni di stanchezza, pertanto i nuovi ingressi corti non sono ancora da prendere a modello, e potrebbero spingere i prezzi fino alle chiare aree di 135.00 figura.
Interessante infine usdca, che giunge finalmente alle aree di resistenza poste a 1.2950, con un 74% dei traders retail corti, e per quanto la forza del dollaro non è terminata, riteniamo necessario il BreakOut di 1.2975 per determinare ulteriori allunghi che porterebbero usdcad a segnare nuovi massimi dal maggio 2021, un segnale di forza del dollaro di non poco conto a nostro parere.
Per quanto riguarda i cross riteniamo ancora degni di attenzione gli eccessi di nzdcad, copn i retail all’89% in posizione long, cosi come cadjpy con un 94% short, e gbpcad con un 89% long. Sebbene tuti e tre gli asset ancora non vedano setup validi per ingressi in mean reverting, restano meritevoli di entrare nella nostra watch list.
Il calendario economico della settimana pone la nostra attenzione sul dato IPC stati uniti, e PIL del regno Unito, due appuntamento ai quali non si può mancare per decifrare la direzione delle due congiunture macroeconomiche.
Buona giornata e buon trading
Salvatore Bilotta
LA FED E LA RICERCA DEL TASSO DI EQUILIBRIOBUONGIORNO FOREX DEL 05.05.2022
“In medio stat virtus” recitavano i latini e ieri sera Powel sembra aver ricercato in pieno questo giusto equilibrio, dando ai mercati una prospettiva meno aggressiva di quel che si temeva e offrendo una speranza al comparto azionario.
La dura guerra all’inflazione è iniziata, la FED su questo non vacilla, è determinata a riportare la crescita dei prezzi nell’ordine del 2% e per ottenere questo risultato ha tutti gli strumenti necessari, ma come in tutte le guerre dei sacrifici sono necessari, e la chiara espressione di Powell di impotenza nei confronti delle strozzature nell’offerta, fa chiaramente intendere che la loro unica leva sarà colpire la domanda.
Il quadro macro e le intenzioni future di Powell ci sembrano chiare: impossibile gestire l’offerta, bisogna colpire la domanda, quindi i consumatori, con un mercato del lavoro che vede la disoccupazione ai minimi storici, può permettersi l’economia americana di abbattere la domanda di forza lavoro, riducendo cosi i salari e i consumi, abbassando la domanda e riequilibrando i prezzi al consumo.
Ma tutto questo deve essere raggiunto senza cadere nella tanto temuta recessione, il che prevede il raggiungimento graduale di un costo del denaro, previsto per la fine del 2022 intorno al 2.75%, valore che dovrebbe consentire un rallentamento nei prezzi senza strozzare eccessivamente i consumatori, le imprese e la congiuntura macro economica del paese.
Sono ovviamente proiezioni, e la vera difficoltà sarà adeguare le scelte di politica monetaria ai dati che via via l’economia reale mostrerà, motivo per il quale Powell ha rigettato l’idea di un successivo rialzo tassi di 75Bp, ritenuto forse eccessivamente aggressivo, ma scegliendo una strada fatta si di inasprimenti monetari, ma graduali e che diano flessibilità e possibilità di fermarsi alle prime avvisaglie di un eccessivo raffreddamento dell’economia.
Si cerca un atterraggio morbido, puntando ad un tasso di equilibrio che consenta ai prezzi di rientrare e all’economia di non soffocare. Davvero impresa ardua se si considera che solo una volta nella storia degli ultimi 40 anni la FED è riuscita nell’impresa.
Alla luce delle parole di Powell, i mercati equity hanno tirato un respiro di sollievo, recuperando dai minimi di ieri oltre il 3% e portandosi ai test delle aree di resistenza chiave, con l’S&P alle porte dei 4300pnt e il Nasdaq a 13593 pnt.
Anche il dollaro americano ha stornato dalle sue aree di massimo andando dai 103.81 di dollar index ai minimi di 102.40, per poi ritestare l’ex area supportiva dei 103.00.
Si riconferma dunque la classica dinamica del buy on rumors sell on news che accompagna i mercati nelle ultime 3 riunioni della FED e che anche questa volta non si è smentita, ma la domanda da porci è: riuscirà la FED nel suo intento, o sono occasioni queste per migliorare il nostro posizionamento contro il mercato?
In questo serie di dinamiche i nostri colleghi retail hanno colto occasione per ridurre le loro esposizioni contrarian sul dollaro americano, portandosi dall’80% short di ieri al 77% attuale , riequilibrando quindi i posizionamenti su tutti i cambi principali, con eurusd che passa dal 78% long di ieri al 76% di oggi, il cable che dal 84% di ieri si porta ad un 82% long.
Le majors che hanno beneficiato del respiro del biglietto verde sono andate tutte a ritestare i massimi di periodo, senza però trovare ancora la forza di effettuare veri e propri break out in grado di determinare la nascita di movimenti direzionali, lasciando pertanto aperti gli scenari di trading range, e strutture lateral rialziste che proiettano ancora dinamiche pro dollaro future.
Oggi attesa la BOE, chiamata alla decisione sui tassi di interesse, dove le aspettative sono ancora di un’ulteriore rialzo con tassi che andrebbero al +1.00% con un quarto rialzo consecutivo di 25Bp.
La congiuntura macro economica del Regno Unito sembra non pronta a supportare ulteriori spinte di aggressività, essendo già ampiamente provata dalla forte inflazione e dal ristagno dei salari, il che potrebbe portare la BOE a rivalutare la sua posizione. Si rende pertanto necessario attenzionare le dinamiche relative alla sterlina che sarà focus per la giornata odierna.
Buona giornata e buon trading
Salvatore Bilotta
Aumento del tasso di interesse: Cosa è successo sui mercati? Ieri giovedì 5 maggio la Banca Centrale Americana ha confermato le aspettative di rialzo del tasso di interesse da 0,5 punti percentuali ad un punto percentuale. Non solo, nella conferenza stampa che si è tenuta a seguito del rilascio del dato, il presidente della Federal reserve Jerome Powell ha dichiarato che vi saranno ulteriori aumenti del tasso di interesse nel 2022 in favore di una prosecuzione di restrizione della politica monetaria.
Durante tutta la settimana i mercati finanziari sono rimasti in attesa di questo dato, registrando bassi volumi di contrattazione a causa dell'incertezza che ha avvolto gli operatori nelle ultime ore borsistiche.
Il fatto curioso è stato che nonostante la Banca Centrale Americana abbia confermato l'aumento del tasso di interesse tutti gli asset finanziari hanno registrato un'importante oscillazione al rialzo.
I mercati azionari, obbligazionari, materie prime e criptovalute dopo alcune ore di lateralità e incertezza hanno invertito al rialzo in maniera molto violenta andando contro le aspettative di molti operatori che di fronte ad un aumento dei tassi si aspettavano un mercato ribassista.
L'S&P 500 ha chiuso una tra le migliori sessioni intraday degli ultimi anni, proprio in un contesto così delicato. Le motivazioni possono essere varie, una tra queste potrebbe trovare risposta nel fatto che molti istituzionali avevano paura che il rialzo dei tassi fosse addirittura superiore alle aspettative.
Come tutti gli altri mercati anche il settore delle criptovalute ha registrato un'importante oscillazione al rialzo, con Bitcoin che è tornato a toccare i quarantamila dollari per poi riscendere.
Nonostante il primo movimento sia stato rialzista, non dobbiamo dimenticare che cosa significa un aumento dei tassi di interesse a livello fondamentale per il sistema economico. Per quanto possano esserci dei forti ritracciamenti, il trend è al ribasso e pertanto potrebbe essere saggio aspettarsi oscillazioni in tal senso.
La dichiarazione di Powell di un continuo aumento dei tassi di interesse nel 2022 si traduce nel fatto che la Banca Centrale Americana stia cercando in ogni modo di combattere l'alta inflazione che caratterizza questo periodo storico.
Report by
Matteo Bernardi
T-NOTE 10 ANNI USA AL 3%... COSA SUCCEDE ORA?BUONGIORNO FOREX DEL 03.05.2022
Aumenta l’attesa per l’appuntamento con la Fed di mecoledi, i segnali di preoccupazione da parte degli investitori continuano ad aumentare, con le borse usa che ieri hanno registrato nuovi minimi di questo 2022 e i rendimenti del decennale americano che toccano il 3.00%, mentre il dollaro americano consolida sulle aree di massimo.
Resta invariata la tensione sui mercati, che non vedrà allentamenti fino alle dichiarazioni di Powell attese per mercoledì, con il rialzo tassi di 50Bp e un alleggerimento di bilancio atteso per 95mld $ /mese, composto da $60mld in treasury e $35 mld in titoli garantiti da ipoteca. A questo dobbiamo aggiungere le forti vendite che il Giappone, uno dei massimi detentori di debito USA sta costantemente effettuando sul mercato, anche a causa di un fortissimo costo di protezione dal rischio cambio considerando un usdjpy a 130.25
La FED è chiamata dunque a dare un forte segnale di lotta all’inflazione, e per mantenere salda la sua credibilità non potrà tenere un costo del denaro troppo basso per questo 2022, anno nel quale si stima un adeguamento al 2.25% come “idoneo “ a contrastare l’inflazione, mentre valori più bassi potrebbero essere visti come debolezza della FED e quindi dell’economia americana.
Presto ovviamente per fare proiezioni di cosi lungo respiro con un’economia globale tanto mutevole, limitiamoci a constatare i fatti e seguire i mercati, che al momento trovano vendite pesantissime nel comparto obbligazionario, facendo volare i rendimenti, portando il decennale usa al +3% il che sembra aver dato ulteriore fardello al comparto equity, che ha visto nuovi minimi per questo 2022 con il nasdaq che ha toccato quota 12712 pnt e S&p quota 4057pnt.
Rimaniamo con una view ribassita, ma attendiamo test delle aree di resistenza di 4237pnt per tentare ulteriori ingressi short, e 13330per il nasdaq, per avere un miglior rischio /rendimento.
Il dollar index non abbandona i massimi di periodo e resta ancorato alle aree di 103.80 massimo e 103 minimo, e crediamo plausibile un consolidamento in queste aree fino a mercoledì , mantenendo pertanto invariato anche il sentiment degli operatori retail che resta fermo all’81% corto.
Di riflesso tutto il mondo forex resta in una correlazione dollaro centrica che non permette ai cambi principali contro dollaro di prendere alcun tipo di direzionalità, mantenendo di fatto stabili tutti i posizionamenti del mondo retail con eurusd fermo ad un 80% long , usdjpy con un 77% short e cable con un 82% long.
Iper esposizioni ovviamente anche sulle oceaniche, sempre contro dollaro usa, con audusd che conferma un 85% long e nzdusd che conferma un 84% long dei retail, senza dare particolari indicazioni di contro trend.
Restano pertanto di maggiore interesse i cross come nzdcad, con un 93% long, e prezzi schiacciati sui minimi di 0.8260 , area che se dovesse mostrarsi in grado di reggere potrebbe decretare interessanti ripartenze rialziste.
Di nostra attenzione anche gbpcad, che dopo i fortissimi ribassi visti nel mese di aprile, sembra trovare supporto sulle aree di 1.6075, minimo di ieri, da quale eventuali allunghi sopra 1.62 figura potrebbero decretare la nascita di trend rialzisti, pronti ad allunghi fino 0.165 figura, ma il sentiment retail resta ancora molto spinto al 90% long, e sono ancora poche le ricerche di posizionamenti short, che decreteranno la fine del ribasso. Rimaniamo pertanto vigili sui mercati, e focalizziamoci sul mondo dei cross, che potrebbero in questa fase dare maggiori soddisfazioni ed occasioni rispetto al mondo delle majors.
Buona giornata e buon trading
Salvatore Bilotta
BTC & S&P500: Amici da una vitaVogliamo condividere con voi questo " fantastico " grafico rappresentante la forte correlazione che ha caratterizzato il mercato cryptovalutario ( Bitcoin ) con l'indice azionario americano S&P500 .
L'indice di correlazione " normalizzato " si attesta sulla soglia dello 0.95. Ciò significa che, in termini assoluti, BTC ha storicamente sempre presentato un andamento in linea con il mercato tradizionale visto e considerato che ciò che fa il mercato USA, spesso impatta su tutti gli altri mercati, specie quello Europeo.
Sebbene in termini percentuali i due mercati differiscono molto, in termini di direzione, sembrano andare molto d'accordo. Questa considerazione deve far riflettere in quanto, quando pensiamo a Bitcoin, lo immaginiamo come un forte antagonista dei mercati tradizionali. Quasi come un supereroe chiamato in causa dai retail per portare giustizia sui mercati finanziari.
In verità, sebbene l'andamento del prezzo sia dettato dai così detti cicli di Halving , Bitcoin non sembra affatto esterno a quello che comunemente viene chiamato ciclo economico .
Certamente potrebbe essere una casualità. Magari il ciclo da halving è quasi sempre coinciso con movimenti importanti del panorama azionario tali per cui in realtà non è stata la spinta dei mercati in generale a portare in alto il prezzo di questo asset ma la sua struttura economica deflazionistica. E' allo stesso modo vero che, non possiamo certo ignorare questa considerazione. Difatti, molti progetti PoW replicativi di BTC non ha performato affatto a conferma del fatto che il meccanismo della domanda-offerta, resta una variabile padrona nel processo di formazione del prezzo di un asset decentralizzato.
La conclusione?
Quando pensiamo ad un investimento su BTC , non possiamo quindi evitare di prendere in considerazione l'andamento del mercato tradizionale, nel bene o nel male.
Un'altra cosa che possiamo notare è che il crollo del mercato decentralizzato, spesso anticipa quello tradizionale.
Certamente, non possiamo affermare che il mercato azionario segua quello cryptovalutario perchè ciò sarebbe privo di ogni logica finanziaria. Resta però un dato di fatto che l'inizio di un trend decrescente su BTC anticipi andamenti decrescenti del mercato azionario.
Gli asset speculativi sono da sempre i primi a correggere in un contesto di bear market. Poi seguono le large cap e gli indici.
Perchè questa considerazione per noi crypto investitori dovrebbe assumere particolare rilevanza? Perchè significherebbe ammettere che Bitcoin non è un buono strumento di hedging ne tantomeno rappresenterebbe un asset indipendente al ciclo economico tradizionale.
Restiamo dell'opinione che l'introduzione della finanza decentralizzata nel contesto dei mercati finanziari, sia una svolta epocale portatrice di innovazione e benessere collettivo.
Le considerazioni sopra esposte, sono frutto semplicemente dell'evidenza empirica e non vogliono assolutamente screditare i fondamentali dietro i progetti cryptovalutari.
SALE LA PAURA, AUMENTA LA VOLATILITà E CI CERCANO COPERTURE.ANALISI COT REPORT del 31.04.2022
Bentornati alla consueta rubrica settimanale dedicata all’analisi del posizionamento dei big players sui futures , questa settimana una lettura più ampia assume un valore ancora più importante considerato l’avvicinarsi dell’intervento della FED previsto per mercoledi 4 maggio.
L’analisi del COT report , che ricordiamo non essere infallibile, offre tuttavia un’idea più chiara di quello che può essere il posizionamento degli attori che compongono i mercati e quali possono essere le aspettative e le posizioni strategiche da assumere, tanto più alla vigilia di un appuntamento cosi importante e atteso come quello di mercoledi prossimo.
La nostra rubrica si sta via via ampliando e gli asset che monitoriamo aumentano di settimana in settimana, scoprendo con un’attenta lettura, quanto le correlazioni intra-market si evidenzino in maniera chiara nel posizionamento dei non commercial che questa settimana, sembrano essersi focalizzati sulla copertura di portafogli da possibili risk off.
I primi segnali che ricerchiamo sono nel valutario, con un crollo nelle posizioni nette lunghe delle valute come Euro e Sterlina , per dare spazio al Dollaro americano e allo Yen giapponese.
I big players comprano anche indici, ma al contempo sembrano cercate copertura anche in posizionamenti sul VIX e sul mondo commodities special modo i metalli, seppur il comparto energy segue la strada degli acquisti, ma procediamo con il consueto ordine.
Calano le posizione nette lunghe sull’euro, dove i large speculators, passano dai 31301 contratti netti lunghi a 22201 non dando segnali di ritrovata fiducia nella moneta unica e nelle politiche della BCE, che continuano a rimanere attendiste pur considerando le ultime rilevazioni dell’inflazione in eurozona, al nuovo record del +7.5%. l’orizzonte temporale di un possibile trimestre di attesa, prima di possibili rialzi tassi, sembra forse troppo lungo per gli investitori, che liquidano posizioni, portando eurusd ai minimi di 1.0490, per poi chiudere la settimana in leggerissimo recupero a 1.0580. le possibilità di vedere storni sul futures euro, sono legate a nostro parere solo ad una plausibile dinamica di buy on rumors and sell on news, che porterebbe a prese di profitto sul biglietto verde e conseguenti recuperi delle altre majors.
Crollo della sterlina, che da oramai 8 settimane consecutive trova nei big players esclusivo sentiment ribassista con incrementi costanti del posizionamento netto corto, che questa settimana passa a -69621 contratti rispetto ai -58914 della scorsa settimana in un rally partito ad inizio marzo 2022.
Anche in questo caso è notevole la performance negativa del futures sul british pound, che dalle aree di 1.3142 , open di aprile, ha toccato i minimi di 1.2412, per chiudere con un respiro solo nelle ultime ore di contrattazione di venerdi a 1.26 figura. L’aspettativa nella congiuntura macro resta tra le peggiori, ma anche in questo caso si spera nei possibili storni di breve del biglietto verde, che darebbero fiato alle altre majors di recuperare qualche punto percentuale, almeno nel breve periodo, non invalidando l’idea di un mega trend per il dollaro americano.
Recupera qualche posizione lo yen giapponese, che sui ribassi del comparto equity, e a nostro parere, sui timori di ciò che potrebbe fare la FED il 4 maggio, ha trovato acquisti da parte dei big players che si sono portati a -95535 contratti corti, con una ricopertura in una sola settimana di ben 11652 contratti.
Il futures yen mette a segno ancora un mese di aprile devastante in termini di performance che si assesta a -7.00% dall’open mensile, e ad un -12.20% da inizio marzo. Performance pesantissime per un valutario in due mesi, che trovano giustificazione solo nella politica ancora iper-espansiva della BOJ, che seppur contenta di una valuta debole, inizia a preoccuparsi della velocità con la quale lo yen perde terreno. Anche in questo caso crediamo che l’intervento della FED di mercoledi , che darà ampie indicazioni per il QT, potrebbe generare uscite dal mondo equity, e dare agli operatori motivazioni più valide per riacquistare uno yen tutto sommato a buon prezzo.
Restano sostenute le posizioni long dollari, dove i big players restano con 33879 contratti long, rispetto ai 32580 della scorsa settimana, mantenendosi pertanto in media rispetto ai valori di questo 2022.
Dollar index che trova nelle aspettative della FED una forza imponente, si è portato sui massimi di periodo area 103.25 , dopo aver testa 103.80 massimi del 2016.
Tutto ora nelle mani di Powell che dovrebbe confermare un rialzo tassi di 50BP e l’inizio del QT, che potrebbe dare vita a vendite corpose di asset obbligazionari con una conseguente risalita dei rendimenti, che hanno già testato le aree di 3% per il decennale, area che potrebbe a questo punto violata con agilità.
I big players comprano anche equity, con forti posizionamenti su S&P e Nasdaq, dove sono netti long con 15833 contratti e ben 122750 contratti netti lunghi sullìS&P, ma ad attrarre la nostra attenzione sono tuttavia i posizionamenti sul vix.
Dopo un forte scarico di posizioni nette lnghe sul vix, i large speculators sono 3 settimane, che incrementano il posizionamento long, passando da -81353 contratti a a-72225 attuali. Se consideriamo che il posizionamento su questo asset non è mai netto positivo, possiamo meglio renderci conto di come i large speculators siano di fatto non lontano dalle minimi esposizioni nette corte, viste solo ad inzio 2022 e nel marzo 2020 periodo che noi tutti ricordiamo per l’esplosione della pandemia.
Riflettiamo dunque sulla volontà dei big players di comprare asset equity, ma anche di cercare rifugio nel VIX e in asset come yen giapponese e dollari.
Andiamo verso la conclusione dando uno sguardo al comparto energy, dove troviamo forti acquisti sia di crude oil che di nGas, il che confermerebbe la paura degli investitori che preferiscono essere coperti con importanti percentuali di commodities nel loro portafoglio, special modo energy, per le vicende che noi tutti oramai conosciamo.
Approfondimento lo concediamo al Ngas, dove il posizionamento dei large speculators si riposiziona questa settimana sopra la sua media a 21 periodi, e considerando un incremento di ben 12626 contratti netti lunghi, si lasciano aperte le porte a possibili ulteriori allunghi verso i massimi di 8$
Si conclude la nostra rubrica con l’inserimento del posizionamento sui metalli preziosi come silver e gold e per ora il palladio, dove si evidenzia una netta decorrelazione tra il posizionamento netto lungo sul gold ,c he questa settimana ha trovato ulteriori 8366 contratti long, e il silver con pur sempre posizione netta lunga e 35406 contratti, ma uno scarico di ben 11023 contratti in questa sola settimana.
Rimaniamo pertanto vigili e cerchiamo posizioni di prudenza fino al 4 maggio, data in cui la FED ci darà indicazioni più chiare e potrà dettare ritmo ai mercati per i prossimi mesi.
Buon Week End e buon trading
Salvatore Bilotta
L’INIZIO DELLA FINE?BUONGIORNO FOREX DEL 29.04.2022
Vacillano le certezze di un’economia americana robusta, i dati pubblicati ieri sul Pil del Q1 2022 sono usciti ben al di sotto delle aspettative, con un -1.4% rispetto ad un già misero +1.1% atteso, se consideriamo il Q4 2021 uscito a 6.9% allora l’effetto di un possibile rallentamento si rende più evidente.
Ieri è stata anche giornata di trimestrali in USA per le grandi aziende del tech come Amazon ed Apple, e il dato che davvero dovrebbe farci riflettere, come sempre per chi opera sui mercati finanziari, sono le prospettive future. Si perché pur considerando ottimi i dati del Q1 rilasciati da Apple ad esempio, le prospettive per i prossimi trimestri sono tutte viste in notevole rallentamento, tanto da portare i titoli del big tech americano a pesanti ribassi dopo le chiusure.
Come ben sappiamo i mercati finanziari lavorano sulle prospettive, e non sui dati certi che si conoscono già, e al momento le prospettive future, al netto delle rassicurazioni dei banchieri centrali, non sembrano poi cosi incoraggianti da convincere gli investitori.
Alla luce di quanto detto, non possiamo non guardare alle performance di questo aprile 2022 che sta per concludersi, e notare le pesantissime performance degli indici azionari, con un Nasdaq che è partito da 14920pnt e ha toccato i suoi minimi a 12800pnt, per poi trovare in questi ultimi giorni di contrattazione un doveroso respiro che non si spinge per ora oltre i 13500pnt.
A trovarne giovamento per ora sembra solamente il dollaro americano, che da ottima valuta rifugio, che gode al momento anche delle aspettative di rialzi tassi , prevista per la prossima riunione del 4 maggio, ha sovraperformato contro tutte le altre majors, portando dollar index fino ai massimi visti in periodi di esplosione pandemica di 103.80, per poi iniziare a ripiegare solo da ieri sera.
Dopo aver toccato i massimi di 103.80 il dollaro inizia una doverosa fase di respiro, che trascina con se il riposizionamento dei traders retail, che dall’86% short di ieri, sono passati all’82% di oggi con forti ingressi long, segno che la voglia tardiva di entrare in un trend oramai maturo inizia a farsi sentire e che gli storni sono dietro l’angolo.
Il riequilibrio del sentiment retail si rispecchia su tutte le majors grazie al carattere fortemente dollaro centrico del mercato, con eurusd che vede i retail passare dall’87% long di eiri all’attuale 83%, con riposizionamenti corti, già ai primi storni visti dai minimi di ieri di 1.0475 all’attuale attacco dei massimi di 1.0550, che se rotto potrebbe dare il via ad allunghi interessanti atti comunque a dar solo respiro al mercato, ma che potrebbero protrarsi fino alle aree di 1.08 dove troviamo la mm21 periodi daily.
Medesimo scenario per il cable che vede il sentiment retail passare dal 91% long di ieri all’86% di oggi, anche in questo caso con forte riposizionamento short sui primi storni dai minimi di 1.2410, ma solo il breakout dei massimi di 1.2570 potrebbe dare il via a veri e propri allunghi rialzisti.
Leggero recupero anche per lo yen giapponese, che dopo il fortissimo rally ribassista visto in questo mese di aprile, sembra voler dare spazi a prese di profitto, portando usdjpy dai massimi di 131.25 agli attuali 130.30, ma ancora ben lontano dai minimi visti ieri di 128.40, che restano il vero baluardo da espugnare per parlare di ritracciamenti, seppur il sentiment retail inizi a mostrare segni di cedimento nel posizionamento short visto ieri al 79% e oggi al 77%, segno che qualcosa potrebbe cambiare.
Attese per oggi da calendario macro economico le stime del Pil tedesco del primo trimestre 2022 , per poi passare alle ore 11.00 ai dati sull’inflazione in eurozona, ancora attesi in leggero aumento al +7.5% A/A , dati che ci accompagneranno al termine di questa settimana, preludio all’appuntamento con la FED del 4 MAggio
Buona giornata e buon trading
Salvatore Bilotta
SUPER DOLLARO …CHE FARE?BUONGIORNO FOREX DEL 28.04.2022
Prosegue la fame di dollari americani, che torna al pari del marzo 2020 periodo di esplosione della pandemia, che ha spinto nel panico i mercati mondiali e dove gli operatori compravano solo e soltanto dollari.
Dollaro index oramai ha superato la soglia di 103 e ha sfiorato la resistenza di 103.80, livelli chiave che dobbiamo ricercare nel lontano 2017, mostrando un rally che potrebbe essersi spinto in eccessi ora meritevoli di respiri, che non sono da intendersi come inversioni di trend, in quanto fino all’appuntamento con la FED sarà difficile trovare debolezza di dollari, ma storni costruttivi, atti a dare struttura ad un mercato rialzista di dollari usa.
Tutte le majors si sono mosse in ovvia correlazione dollaro centrica con eurusd sui minimi del 2017 a 1.0450, che potrebbe essere area target per il momento, dove vedere respiri di biglietto verde e conseguenti storni di eurusd, ma la debolezza della moneta unica, spinta a ribasso dalla politica attendista della BCE dalle incertezze legate al conflitto in Ucraina, potrebbe vedere affondi fino ai minimi di 1.0350 livelli oltre i quali la parità non sarebbe più un tabù.
Anche gbpusd in forte ribasso, sia per i timori di una congiuntura macro in forte crisi con la BOE che ha effettuato già 3 rialzi tassi, un’inflazione che non accenna a calare, e la domanda che inizia a soffrire le scelte di una politica economica aggressiva, in aggiunta alla già richiamata forza del biglietto verde che ha spinto pertanto il cable ai minimi di 1.25 figura, portando il 90% dei traders retail a cercare occasioni di mean reverting, con acquisti che sono partiti da 1.35. anche in questo caso gli eccessi sono chiari e tentativi di accodarsi alla maggioranza dei trader long, potrebbe non essere cosi sbagliata, ma creando struture di trading, che ci proteggano in caso di ulteriori ribassi che potrebbero estendersi fino alle aree di 1.24 prima e 1.21 poi.
La forza del biglietto verde si evince in modo particolare contro lo yen, anche grazie all’intervento di stanotte della BOJ, che non solo ha lasciato invariato i tassi di interesse, ma ha anche confermato la volontà di contenere i tassi di interesse del debito sovrano entro lo 0.25%, procedendo ad acquisti illimitati di obbligazioni, e dando chiaro segnale di una politica iper accomodante, che va alla ricerca di un’inflazione che sembra appartenere esclusivamente al mondo occidentale, pertanto usdjpy vola alla soglia di 131.00 , proiettandosi verso i massimi di 135.25 con il 79% di traders retail in posizione contrarian short oramai da oltre 30 figure.
La forza del dollaro americano riflette timori chiari anche nel comparto equity, con gli indici americani che faticano a recuperare una struttura a massimi e minimi crescenti, rimanendo confinati in un trend discendente che al momento lascia poco spazio alle speranze di rivedere nuovi massimi, e che seppur supportati da discreti dati sugli earning delle maggiori aziende americane, sembra orami prezzare le prospettive future di un rallentamento economico che non da fiducia in rendimenti migliori degli attuali.
il nasdaq come l’S&P dopo aver raggiunto i minimi di questo 2022 sembrano voler prendere fiato, uno storno dovuto, dopo il pessimo mese di aprile che stanno mettendo a segno, preludio forse ad un’inversione di lungo periodo nelle prospettive degli investitori.
Attesi per oggi pomeriggio i dati del PIL usa relativo al 1°trimestre 2022 atteso ad un +1.1%, in netto rallentamento quindi rispetto al +2.3% del Q3 del 2021 e al +6.9% del Q4 del 2021, segnale che gli analisti non hanno rosse prospettive per questo 2022, che potrebbe veder reale declino nella congiuntura macro americana a partire dal Q2 di quest’anno anche a seguito delle politiche intraprese dalla FED.
Buona giornata e buon trading
Salvatore Bilotta
LA PAURA DIVAMPA TRA GLI OPERATORIBUONGIORNO FOREX DEL 27.04.2022
Continuano ad alzarsi i toni del conflitto tra Russia ed Ucraina, con ripercussioni per tutta Europa che combatte una guerra sia sul piano militare, seppur solo in territorio ucraino, ma fornendo comunque supporto in armi, ma soprattutto sul piano energetico.
Se è vero che i leader europei hanno implementato pesanti sanzioni alla Russia, e altrettanto vero che tenere il controllo di materie prime energetiche come gas e petrolio, bisogna ammettere essere un vantaggio strategico di non poco conto, e Putin sembra intenzionato a sfruttarlo fino a alla fine, imponendo pagamenti in rubli per le forniture di gas, pagamenti al momento negati che hanno portato alla sospensione delle forniture di gas per Polonia e Bulgaria.
Un conflitto che assume toni sempre più aspri, e se la storia ci ha insegnato qualcosa, dobbiamo tener presente quanto influenti siano le risorse energetiche nella delicata scelta tra la guerra e la pace.
In un contesto geo politico delicatissimo , le banche centrali si trovano a dover calmierare un’inflazione galoppante, che non può essere gestita in altro modo se non colpendo pesantemente la domanda cosi da ristabilire equilibrio nel mercato e calmierare i prezzi, ma questo equilibrio ha un prezzo da pagare, e il timore che il conto sia fin troppo caro mette in guardia gli operatori che dopo anni di forti acquisti nel comparto azionario iniziano ad uscirne rapidamente, portando questo mese di aprile 2022 ad essere per ora uno tra i più difficili degli ultimi anni.
Tutti i listini americani colpiti ieri duramente da forti ribassi, che hanno avuto una fortissima accelerazione subito dopo la pubblicazione degli earnings di Alphabet e Microsoft, portando l’indice tecnologico soto la soglia dei minimi di 13000 punti, con spinte fino a 12800pnt.
Anche l’S&P segue con un approdo ai minimi di 4135pnt, minimi di marzo 2022 senza per ora registrare ulteriori affondi, che detterebbero il ritmo per veri sell off.
Tornano a salire le commodities, con il crude oil che si riporta sopra l’area dei 100$ andando a testare i 104$ senza tuttavia concretizzare una vera direzionalità, mentre il ngas, riprende la sua corsa dopo i fisiologici storni e si riporta a 7$.
Continua pertanto anche la corsa del dollaro americano, che giunge a 102.50, puntando dritto alle aree target da noi richiamate di 103, che sono preludio ad ulteriori rialzi fino anche alle aree di precedente massimo di 105, ma attenzione perché l’appuntamento con la FED si avvicina, e la possibilità di dinamiche classice di buy on rumors and sell on news non sono da escludersi.
La forza schiacciante del biglietto verde, si ripercuote su tutte le altre majors, che vedono ancora forti ribassi, a partire da eurusd che sotto la soglia di 1.0625, buca i minimi del 2020, aprendo la strada verso 1.0450
Caduta libera anche per il cable, che si porta sulle aree di 1.2575, trascinando inesorabilmente ampi ingressi in mean reverting dei traders retail attualmente al 92% long, il che farebbe pensare ad allunghi ribassisti fino alle aree di 1.2475
La forza del dollaro si rispecchia anche su usdcad, che punta nuovamente ai massimi di 1.2875 con un posizionamento contrarian short dei traders retail attualmente al 78% corti.
Resta interessante gbpcad, che grazie ad una storica stabilità dei prezzi compresi tra 1.80 e 1.60 è un asset che ben si presta alla ricerca dei mean reverting, e gli attuali eccessi di ribasso che lo vedono sulle aree di minimi di 1.61, potrebbero essere ideali per seguire il 93% di traders long.
Pochi gli appuntamenti per oggi da calendario macro economico, al netto di uno speech della Lagarde previsto per le ore 13.30 che potrebbe dare indicazioni sulla moneta unica.
Buona giornata e buon trading
Salvatore Bilotta






















