Spy – Indicatore ciclico e tenuta Ema100AMEX:SPY
Malgrado il recente periodo di relativa volatilità dei mercati, l’S&P500 prova l’attacco ai massimi storici. Provando ad analizzare il grafico dello Spy eliminando il rumore di fondo ed utilizzando un indicatore Ciclico ed uno dinamico (media mobile esponenziale a 100 periodi), possiamo cercare di valutare i movimenti degli ultimi periodi, per provare a trarne indicazioni “di comportamento”.
In primo luogo continuiamo ad apprezzare il ruolo di supporto dinamico fornito dalla media mobile esponenziale a 100 periodi (linea gialla), dove negli ultimi mesi il prezzo ha dimostrato una tendenza di reazione positiva, offrendo in tali termini importanti indicazioni.
Altro elemento di fondamentale importanza per valutare il trend in corso, è dato dalla successione dei minimi di reazione, sempre crescenti o pari ai precedenti, ma mai decrescenti; ciò aiuta a considerare come non esaurito il movimento di fondo in corso.
Tuttavia, fino a quando l’indice resterà “intrappolato” nella banda di oscillazione inaugurata a novembre 2021, le strategie trend following basate su breakout, potrebbero soffrire falsi segnali, mentre potrebbe essere interessante basarsi su strategie di swing con orizzonte temporale di pochi giorni.
L’indicatore ciclico (secondo grafico), particolarmente adatto negli ultimi periodi ad individuare i top di mercato ed i livelli di ipotetico ipervenduto, segnala ancora spazio di crescita per lo SPY.
Stessa valutazione per l’RSI (terzo grafico), ben lontano dalle zone di ipercomprato, malgrado la vicinanza dei massimi storici.
Indicazione di comportamento: non aver paura dei movimenti del mercato, che devono essere accettati; essi non possono essere sempre favorevoli. Tuttavia è importante non liquidare tutte le posizioni in maniera discrezionale al primo storno, altrimenti risulterebbero totalmente inutili le ore spese ad analizzare il mercato ed elaborare i nostri piani di trading.
S&P 500 (SPX500)
Inflazione ai record: Come potrebbe reagire il settore Crypto?Gli ultimi dati disponibili sul fronte macroeconomico non lasciano spazio ad interpretazioni: siamo di fronte ad uno dei più alti livelli di inflazione degli ultimi decenni. Da ormai due anni a questa parte i banchieri centrali di tutto il mondo non si sono fatti troppi problemi ad iniettare liquidità all'interno del sistema finanziario ed economico con l'obiettivo di sostenere le attività colpite dalla pandemia .
I recenti annunci di politica monetaria tenuti dai vari banchieri centrali per la prima volta da quasi due anni hanno manifestato toni deboli sulle future aspettative macroeconomiche.
Sappiamo che coloro che devono gestire la politica monetaria hanno il totale interesse affinché non si crei panico tra gli operatori economici. Tuttavia, dinanzi ad un'inflazione che ha toccato quasi il 7% in America e ha superato il 4% in Europa è necessario un cambio di rotta.
La banca Centrale statunitense, con a capo Jerome Powell si è detta pronta ad alzare i tassi di interesse nel 2022 in tre differenti step. Infatti, l'elevata inflazione che ha toccato la quota di 6.8% nell'ultima rilevazione, non ha lasciato altro modo di agire all'autorità monetaria USA.
Sul fronte europeo invece la presidente della BCE Christine lagarde non ha mostrato evidenti segni di preoccupazione, dichiarando che al momento la BCE non è intenzionata ad optare per un rialzo dei tassi di interesse.
Entrambi hanno cercato di manifestare fiducia nel futuro, aspettandosi una continua ripresa economica anche negli anni futuri.
Al di là dei toni e delle espressioni non si può negare che nei loro discorsi vi sia stato un elevato tasso di preoccupazione per quanto concerne il prossimo futuro. Per quanto ottimismo sì posso cercare di trasmettere alle persone per evitare di creare panico, i numeri restano numeri.
Ci troviamo di fronte ad un 'inflazione molto elevata e la storia ci insegna che il principale strumento di cui possono avvalersi coloro che gestiscono la politica monetaria è il rialzo dei tassi di interesse. Statisticamente è possibile notare che non appena le banche centrali alzano nuovamente tassi di interesse i mercati iniziano a scendere. Non possiamo sapere con quale rapidità ciò avverrà ma possiamo iniziare ad interrogarci su come poter da un lato coprire le posizioni e dall'altro sfruttarne i movimenti.
Un altro interrogativo da iniziare a porsi è come reagirà il mondo criptovalutario nel caso in cui i mercati entrino in una fase di recessione. In questo caso la statistica non ci aiuta in quanto non vi sono evidenze empiriche di correlazioni o decorrelazioni tra mercati tradizionali e criptovalutari degne di nota.
Nonostante ad oggi non vi siano studi di rilievo che analizzano il legame tra criptovalute e inflazione, ciò non vuol dire che dinanzi ad una situazione macroeconomica così delicata questo settore non ne risenta.
Una considerazione che la nostra redazione si sente di fare è che negli ultimi due anni i mercati crypto sono entrati nell'interesse di moltissimi operatori che prima consideravano questo settore di scarsa rilevanza. Tra questi sono presenti anche un numero importante di Fondi di investimento ed investitori istituzionali variegati. Questi, avendo portato molta liquidità all'interno del mercato delle criptovalute hanno una certa forza nell'indirizzare il mercato nella direzione della loro operatività.
Il fatto che ad oggi il mercato delle criptovalute sia stato aggredito da molti operatori che da anni operano sui mercati tradizionali, potrebbe far pensare che di fronte ad una recessione nei mercati tradizionali causata dall'inflazione, coloro esposti in maniera significativa anche sul mercato delle criptovalute applichino le stesse logiche di mercato, favorendo in questo modo l'avvio di una fase ribassista altrettanto importante.
Il nostro consiglio è quello di restare aggiornati su questo delicato dato dell'inflazione e sulle future manovre che saranno messe in atto dalle banche centrali.
Report a cura di:
Matteo Bernardi
FED E FOMC: GUADAGNARE DI PIU' CAPENDO I MERCATI IN ANTICIPOBuongiorno ragazzi, avrei voluto pubblicare questa idea il giorno dopo la riunione della FED, ma per i tanti impegni e il poco tempo disponibile non ne ho avuto modo. Detto ciò, voglio comunque analizzare con l’analisi intermarket la reazione che hanno avuto i principali asset finanziari all’annuncio della FED. La domanda è: nonostante l’ulteriore riduzione degli stimoli e i possibili tre rialzi dei tassi di interesse nel 2022, perché i mercati hanno reagito così bene?
I PUNTI SALIENTI DEL FOMC
•Per prima cosa, la banca centrale ha affermato che accelererà la riduzione dei suoi acquisti mensili di obbligazioni. Per quanto riguarda dicembre, la riduzione sarà di 20 miliardi di dollari per i titoli del Tesoro e di 10 miliardi di dollari per i titoli garantiti da ipoteca delle agenzie. Invece, a partire dal prossimo gennaio, si andrà ulteriormente a ridurre lo stimolo, riducendo di 40 miliardi di dollari gli acquisti per i titoli del Tesoro, mentre gli acquisti di titoli garantiti da ipoteche di agenzie saranno pari ad almeno 20 miliardi di dollari al mese.
•Osservando il DOT PLOT, la FED prevede 3 rialzi dei tassi di interesse nel 2022 e 3 nel 2023; tuttavia i tassi stessi non verranno alzati prima del termine del tapering.
•Per quanto riguarda le prospettive di crescita economica, si è osservato un lieve calo per quanto riguarda il 2021 al 5,5%, mentre le previsioni per il 2022 sono di un incremento del 4% e di un 2,2% per il 2023.
•Le prospettive di inflazione sono del 5.3% alla fine del 2021, 2.6% nel 2022, 2.3% alla fine del 2023 e del 2.1% nel 2024.
•Altre dichiarazioni degne di nota sono quelle riferite alla correlazione tra crescita economica e pandemia: “Il percorso dell’economia continua a dipendere dal corso del virus; i rischi per le prospettive economiche rimangono, compresi quelli derivanti da nuove varianti del virus”.
Questi riportati sono i dati salienti del rapporto. Ora analizzerò uno ad uno i principali asset finanziari, in particolare:
• S&P500 e Nasdaq
• Rendimento dei titoli di stato a 10 anni e curva dei rendimenti aggiornata
• Dollaro Statunitense e valute di rifugio CHF e JPY
• Oro
S&P500 e Nasdaq
Per studiare al meglio il comportamento degli operatori, vi ho condiviso i due grafici in un timeframe a 15 minuti. La prima cosa da notare in entrambi gli indici è la lateralizzazione del prezzo che ha preceduto le dichiarazioni della banca centrale: perché è successo ciò?
Sappiamo che ci sono diversi market movers che talvolta, a livello giornaliero, possono andare a modificare il corso di una giornata di contrattazioni; questa riunione era sicuramente uno di quei market movers. Come si sono comportati quindi gli operatori? Non hanno preso una vera e propria posizione prima dell’uscita della notizia, e questo è testimoniato dalla lateralizzazione del prezzo che vi ho evidenziato nei rettangoli gialli. Tipicamente si vanno a formare delle fasi di consolidamento (lateralizzazione del prezzo seguita da un successivo rialzo) o di distribuzione (lateralizzazione del prezzo seguita da un successivo ribasso) quando gli operatori iniziano man mano ad aggiungere delle posizioni, che siano in rialzo o in ribasso. Comprano o vendono quantità “limitate” di contratti in maniera tale da accumulare denaro stesso, senza far partire però il prezzo, né al ribasso tantomeno al rialzo. Il loro scopo infatti non è quello di far schizzare subito il prezzo dal momento che, comunque, non si sapeva se ci potessero essere sorprese nel discorso che la FED avrebbe discusso, ma lo scopo era quello di far schizzare il prezzo dopo l’uscita del comunicato, andando quindi a guadagnare molto di più (grazie chiaramente al denaro accumulato nelle ore precedenti): ciò infatti è quello che è accaduto: gli operatori hanno dapprima accumulato denaro nell’area di consolidamento contrassegnata dal Point Of Control (ossia l’area in cui si sono concentrati più volumi, l’ho ottenuto utilizzando lo strumento “intervallo fisso”) e, dopo l’uscita della notizia, hanno pompato ancora più liquidità andando a far schizzare entrambi i prezzi verso l’alto, andando sicuramente a guadagnare tantissimo infatti, dalle ore 20:00 italiane alle 00:00, l’S&P ha segnato un +1,99% mentre il Nasdaq un +3,08%.
Come spesso si è detto, i mercati sono saliti vertiginosamente in questi ultimi due anni grazie agli stimoli e alla politica ultra accomodante della banca stessa. Vi siete chiesti come mai i mercati, nonostante il fatto che la FED abbia previsto 3 volte un aumento dei tassi nel 2022, abbia reagito così bene? Perché era quello che gli operatori si aspettavano ragazzi. Era da tempo che si parlava di una riduzione ancora più forzata dell’acquisto di obbligazioni e di un aumento dei tassi nel 2022, non era una novità. Il mercato avrebbe potuto stornare se Powell avesse ad esempio dichiarato un tapering ancora più accelerato e una politica, in generale, ancora più aggressiva, ma ciò non è stato. E quindi? Quindi gli operatori hanno tirato un sospiro di sollievo e, rincuorati, hanno acquistato. Ricordatevi sempre che il mercato ha paura delle sorprese, e non delle certezze, e ne avete avuto la conferma.
Vi siete chiesti come mai, i giorni dopo, i mercati siano poi scesi, andando a segnare una performance settimanale negativa (-1,99% per l’S&P500 e -3,33% per il Nasdaq)? E’ forse imputabile all’ondata dei nuovi casi come molti riportano?
Io, personalmente, non credo sia per quello, ma nonostante tutto rispetto le idee altrui per educazione e perché, dopotutto, questo mondo è favoloso per il fatto che ognuno ha delle idee diverse che si possono incontrare tra loro. Credo che il motivo principale sia stato la presa di profitti da parte di chi aveva guadagnato dopo l’uscita della notizia, e questo è accaduto perché i guadagni sono stati alti e perché tipicamente in periodi natalizi i grandi hedge fund mirano a chiudere l’anno il più possibile in guadagno e poi perché i volumi in generale si sgonfiano, e un mercato con pochi volumi può essere facilmente “manomesso”, andando quindi a poter compromettere i guadagni da parte di chi, nei giorni prima, aveva speculato sul rialzo del prezzo; quindi, proprio per questo pericolo, credo che ci sia stata la chiusura di tante posizioni long.
Credo che il mercato abbia già scontato da una settimana la nuova ondata covid, e credo che essa potrà contrastare il mercato qualora ci fossero delle prove veramente tangibili che essa farà deragliare l’economia, e questa prova non è appunto ancora arrivata e chissà se arriverà mai.
Vediamo i comportamenti dei prezzi i giorni dopo la dichiarazione in dei grafici a 30 minuti:
MONDO OBBLIGAZIONARIO: TITOLI DI STATO A 10 ANNI E IL LORO RENDIMENTO
Anche in questo caso vi ho condiviso dei grafici a 15 minuti. Cosa notiamo? Notiamo che la volatilità è stata bassa, infatti osserviamo come il range in cui si sono mossi i titoli a 10 anni è stato solamente del 0,26%. I rendimenti hanno registrato una volatilità più alta, essendo saliti dopo la notizia dell’1.88% per poi rimangiarsi il guadagno fatto a fine sessione.
Cosa ne traiamo da tutto ciò? E’ chiaro che il denaro degli investitori non è stato riversato sul mondo obbligazionario e ciò è testimoniato dalla bassa volatilità e guadagno praticamente assente nei titoli a 10 anni, ma è stato riversato nell’azionario, come abbiamo visto prima.
E il successivo motivo qual’è? E’ il fatto che il mercato avesse già scontato tutto; ricordate quando avevo pubblicato l’idea riguardante l’appiattimento della curva dei rendimenti e di come questa si si stesse appiattendo soprattutto nelle medie e nelle lunghe scadenze perché gli investitori stavano già scontando l’aumento di tassi? Mercoledì ne abbiamo avuto la conferma!
Il mercato si aspettava già questa notizia, e io avevo immaginato tutto ciò osservando proprio la curva dei rendimenti, che dà sempre tantissime informazioni, specie quando cambia pendenza.
L’idea riguardante la curva dei rendimenti la trovate cliccando in questo link:
Scrivevo quell’idea il 9 dicembre, e la curva dei rendimenti aveva questa forma:
Come vedete era già piatta, il che doveva già preannunciarci il fatto che questa notizia, salvo sorprese, sarebbe stata accolta positivamente dagli investitori.
Vediamo, ad oggi, se la curva ha cambiato pendenza:
Stavolta non vi ho riportato la curva dei rendimenti con tutti le sue maturazioni in funzione del tempo, bensì lo spread (la differenza) tra i rendimenti dei titoli a 10 anni (una scadenza lunga) e i rendimenti a 2 anni (scadenza corta): più lo spread sale, come nella prima parte del grafico identificata dalle due frecce rosse, tanto più la curva è “steepeng”, ossia “inclinata”. Se il trend che identifica lo spread viceversa scende ed inizia a formare dei massimi via via decrescenti, abbiamo l’appiattimento della curva. Come possiamo vedere, la curva ha iniziato a cambiare pendenza da fine marzo 2021 circa, e questo cambio continua ancora nel presente.
Possiamo quindi affermare che il mondo obbligazionario continua a darci le stesse informazioni da qualche mese a questa parte, confermandoci il fatto che gli investitori avessero scontato tempo prima la notizia relativa al FOMC e la paura di un rallentamento economico nel 2022 (ricordatevi che la curva si appiattisce quando gli investitori iniziano a scontare una transizione economica, specie da un’espansione ad un rallentamento).
DOLLARO USA
Vi ho riportato due grafici: a sinistra quello a 15 minuti per poter visualizzare il comportamento intraday degli operatori mentre a destra il grafico giornaliero, per avere una visione più chiara.
Guardando a sinistra vediamo come, in 71 barre, il dollaro abbia perso il -0,8% circa il che è abbastanza strano visto l’annuncio dei possibili tre aumenti dei tassi di interesse infatti, come saprete, un tasso di interesse alto è molto attraente verso gli investitori stranieri e, tipicamente, quando viene annunciato un aumento dei tassi stessi, una moneta va a rivalutarsi; quello che abbiamo osservato è stato esattamente il contrario: un crollo. Perché? Guardiamo il grafico giornaliero. Il dollaro è rialzista esattamente da maggio e continua ad esserlo.
Guardate ora un’interessante correlazione che rafforza le mie ipotesi:
Vi ho correlato lo spread tra i rendimenti dei titoli a 10 e 2 anni (linea blu) con il dollaro (linea arancio). Ho spiegato ripetutamente di come la curva si appiattisca quando si inizia a scontare un rialzo dei tassi di interesse: ciò è successo, la curva si è appiattita. Cosa è successo al dollaro nelle stesse settimane? Si è apprezzato. Questo cosa vuol dire? Che all’uscita della notizia il dollaro è crollato non perché gli investitori non erano felici della notizia, bensì avevano scontato la notizia prima, e questo mi viene confermato dalla correlazione che vi ho riportato graficamente. E’ importantissimo saper correlare tutti gli strumenti, avrete una visione ben più ampia di quello che succede.
YEN GIAPPONESE E FRANCO SVIZZERO
Come potete vedere nei grafici a 15 minuti, né lo yen tantomeno il franco hanno avuto dei movimenti degni di nota; all’uscita della notizia hanno perso entrambi un -0,3% circa per poi andare a rimangiarsi praticamente tutto. Tipicamente queste due valute vanno ad apprezzarsi in momenti di incertezza, come era accaduto nei giorni della scoperta della variante omicron; il 15 non ci sono state sorprese e questo è testimoniato proprio dal fatto che entrambe le monete si siano mosse pochissimo. Questa è l’ennesima conferma alla mia ipotesi.
ORO
Gli investitori hanno operato sull’oro così come hanno operato sull’S&P500 e sul Nasdaq: hanno prima accumulato le loro posizioni intorno al Point of Control della distribuzione formata dal prezzo all’interno del rettangolo giallo che vi ho indicato; successivamente hanno spinto il prezzo verso il basso e, il 16 dicembre, hanno iniziato a chiudere le loro posizioni per portarsi a casa i guadagni fatti e, di conseguenza, il prezzo è successivamente salito. Grafico molto analogo all’S&P e al Nasdaq!
CONCLUSIONI
La mia idea termina qui. Ogni giorno, guardando i grafici, faccio delle ipotesi e cerco di trovare riscontro negli stessi. L’idea che il mercato avesse scontato dapprima il FOMC trova riscontro in questa idea da me condivisa, che volevo altrettanto condividere con voi. Capite che, riuscendo a leggere i mercati e le loro importanti correlazioni, potreste avere diverse soddisfazioni.
Per qualsiasi dubbio contattatemi pure, sono disponibile.
Matteo Farci
SPX: rally dei 2 NataliFermo restando che l'appuntamento di stasera con la FED e le scadenze tecniche della settimana possono generare forti movimenti in entrambe le direzioni, vuoi per l'indecisione degli operatori vuoi per l'intenzione degli stessi di disorientare il mercato retail, la giornata di ieri a mio avviso ha sancito la fine del "rally dei 2 Natali" iniziato a Novembre 2021, infatti dalla sua partenza l'indice americano praticamente non è si più fermato. L'evidenza del ciclo a 2 tempi (frecce blu) con tanto di preciso scarico centrale (curva rossa) mi fa appunto pensare che la seconda parte del ciclo con un massimo che non ha superato il precedente (gamba 3 della M) mancando di fatto il rinnovo e la continuazione del trend rialzista, abbia dato il via alla fase più debole del ciclo trimestrale in corso.
A mio parere tale ciclo potrebbe concludersi sia sui tempi classici dei 64 giorni nominali come allungarsi oltre i 90 testando (e forse anche violando) il minimo del 4 Ottobre a 4278 .
Proverò quindi a shortare i vari cicli inferiori inversi (picchi sui massimi) che via via si formeranno.
Questa è la mia visione e non costituisce un sollecito all'investimento o ad operare su tempi più brevi.
Ratio SP500 contro Massa Monetaria cosa ci dice.Nel presente grafico sono rappresentati due aggregati molto importanti, come la Massa Monetaria (M2) e la relativa Velocità di Circolazione della Moneta
(VM2), ma soprattutto il rapporto tra SP500 e la M2.
Si può vedere come la M2 negli anni sia aumentata, in sostanza possiamo dire che la quantità di moneta emessa dalla Bank of America sia aumentata.
Il ratio infatti mostra come SP500 sia indietro a livello di crescita rispetto alla quantità di moneta immessa negli anni.
La VM2 ci indica come questa quantità di moneta immessa comunque sia lenta ad essere spesa od impiegata nel sistema.
Per maggior chiarezza sugli aggregati di Massa Monetaria Circolante, vi allego il link ad un vecchio post del 14 Febbraio che ne dava una descrizione.
Massa Monetaria, velocità e crescita della inflazione.
Nota che l'ultima frase di quel vecchio post diceva: " N.B: attenzione all’inflazione che in tanti vogliono. L’aumento dei prezzi a parità di reddito impoverisce i singoli, esaspera la perdita di Pil ed influisce negativamente sul costo del lavoro ."
A fronte di quest'ultima riflessione di 10 emsi fa e la situazione attuale dove le cronache ci riportano una crescita dell'inflazione, possiamo però vedere come la VM2 sia ancora ai livelli minimi. Questo è un segnale che qualcosa non torna a livello di inflazione..
ANALISI INTERMARKET E INFLAZIONE: LA REAZIONE DEGLI OPERATORIBuongiorno ragazzi, oggi voglio parlare dei dati riguardanti l’inflazione pubblicati dal US bureau of labor statistics, andando ad analizzarli e vedendo come i diversi asset (obbligazionario, forex e indici azionari) abbiano reagito.
SUL CPI NON HA ANCORA INFLUITO IL “CROLLO” DEL PETROLIO E DEL NATURAL GAS
Se avete letto la mia precedente idea, ipotizzavo il fatto che questo mese (o il prossimo) il CPI avrebbe registrato un decremento dato dal fatto che il petrolio e il natural gas avessero perso rispettivamente il -27,13% e il -44,02%:
Questo non è stato il mese relativo al picco inflazionistico, in quanto esso ha registrato un incremento anno su anno di +6,8% e mese su mese del +0,8%. In particolare, addentrandoci nel rapporto, vediamo come l’energia sia aumentata del 33% rispetto allo scorso anno e del 3,5% rispetto al mese precedente. In particolare, considerando solamente l’incremento mese/mese, le materie prime energetiche hanno visto un incremento del +5,9%, gli oli combustibili un +3,5%; ci sono stati aumenti del 6,1% per quanto riguarda il carburante per motori e la benzina e un modesto +0,3% per quanto riguarda l’elettricità.
Guardando altre categorie, il cibo è aumentato del +0,7% e del 6% circa a/a, gli autoveicoli usati un +2,5% m/m e l’abbigliamento un +1,3% m/m. Vi rilascio qua sotto il link per il rapporto completo in maniera che possiate osservarlo:
www.bls.gov
COME HANNO REAGITO I DIVERSI ASSET FINAZIARI?
Innanzitutto, sottolineiamo il fatto che l’inflazione ha raggiunto un incremento tale da ritornare nel 1982 per poterlo vedere di uguale entità, e questo credo dica tutto.
Un’inflazione al 6,8% è molto alta. Basti pensare che un’economia, per poter essere considerata sana e sostenibile, necessita di un’inflazione al 2% o valori prossimi (1,9%/2,1%, ad esempio), tant’è che una banca centrale ha il compito di doverla “regolare”. Ricordate quali sono stati i motivi di tale incremento?
1. Aumento del prezzo spropositato delle materie prime
2. Problemi sulla catena di approviggionamento
3. Grandissima domanda da parte dei consumatori nell’era post-covid
Questi sono solo alcuni dei 3 motivi, probabilmente i più importanti, tra i quali andrei ad aggiungere anche le politiche monetarie ultra-accomodanti.
La Fed è passata da toni tranquilli e pacati (“l’inflazione è solo transitoria, si abbasserà presto”) a toni più “falco” come si dice a wall street, ossia a toni più aggressivi, annunciando dapprima l’inizio del tapering e, successivamente, facendo intendere che probabilmente il tapering stesso sarebbe stato accelerato in quanto l’economia avrebbe avuto tutte le carte per reggersi con le sue gambe.
Ma ritorniamo a noi: come hanno reagito i mercati all’aumento inflattivo più grande dal 1982?
DOLLARO AMERICANO
Dal grafico giornaliero vediamo come il dollaro si trovi in un trend rialzista; guardate le due medie mobili: esse si trovano a grande distanza tra loro (media a 50 periodi sopra la media a 200 periodi = trend rialzista) e ciò testimonia la forza del prezzo; da considerare anche la distanza tra il prezzo stesso e la media a 50 periodi, altra prova della grande forza della price action. Vi ho segnato con dei segmenti di color nero le strutture per me importanti. Dagli inizi di novembre ad oggi si è avuta la formazione di un triangolo simmetrico a causa del rintracciamento del prezzo: a questo scopo ho utilizzato il rintracciamento di fibonacci per poter visualizzare i livelli in cui il prezzo potrebbe rintracciare prima di ripartire: sono i livelli 38.2, 0.5 e 61.8. Ora guardiamo il grafico intraday a 30 minuti:
Tendenzialmente, quando i dati sull’inflazione sono alti e superano le aspettative (era previsto un aumento m/m del +0,7% invece il dato è stato dello +0,8%) il dollaro va ad apprezzarsi, in quanto il miglior modo per combattere l’inflazione è il rialzo dei tassi di interesse (e il tasso di interesse stesso va ad aumentare il valore della moneta); quindi, molti operatori si sarebbero aspettati un rialzo del dollaro. Invece, all’uscita della notizia, il prezzo ha fatto una candela ribassista del -0,22% per poi rimangiarsi il guadagno fatto da inizio contrattazioni del +0,20%, perdendo dalle 14:30 alla chiusura dei mercati un -0,46% e chiudendo in complesso la giornata in negativo con un -0.16%.
Perché il dollaro si è deprezzato e non il contrario? Per un semplice motivo: credo che il mercato avesse già scontato la notizia le settimane precedenti. Il mercato si aspettava già diverse settimane un dato che battesse le aspettative tant’è che i giornali statunitensi ne parlavano già da diverso tempo e, come diversi giornali, anche alcuni specialisti. Ricordate sempre la tendenza del mercato di scontare tutto prima, quello sul dollaro credo sia un esempio perfetto.
Voglio approfittare del contesto per dire che probabilmente il dollaro sta già scontando il tapering (e la sua accelerazione) e forse anche l’aumento dei tassi di interesse che avverrà nel 2022, e questo potrebbe essere testimoniato dalla sua forte price action.
MONDO OBBLIGAZIONARIO: OBBLIGAZIONI E RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO USA A 10 ANNI
Utilizzando sempre dei grafici a 30 minuti, vi ho condiviso a sinistra il rendimento del decennale americano e a destra la relativa obbligazione. Dall’apertura dei mercati fino alle 14:30 i rendimenti sono saliti del +1,96% (ricordiamo che i rendimenti salgono quando vengono vendute obbligazioni, e infatti a destra vediamo come le obbligazioni siano scese del -0,26%) mentre, all’uscita del dato, il rendimento è andato a segnare un -4,40% nel giro di 3 ore per poi riguadagnare un +2% circa tra la metà e la fine della seduta di contrattazioni; a destra vediamo il comportamento inverso della relativa obbligazione.
Anche questo comportamento è strano, no? Ho detto nelle mie idee precedenti che i rendimenti delle obbligazioni tendono ad alzarsi quando si ha paura di inflazione e, ripeto un’altra volta, come non si può non avere paura di un’inflazione a livelli così alti? A quanto pare si può non averne, e questo è testimoniato dal decremento del rendimento.
Come mai è successo questo? Credo per lo stesso motivo del dollaro: il mercato aveva già scontato da diverso tempo questo dato, e il mondo obbligazionario ancor prima del dollaro stesso, testimoniato dall’appiattimento della curva dei rendimenti. A proposito di ciò, che forma ha avuto la curva dei rendimenti venerdì, a fine contrattazioni?
La curva del 10 dicembre è addiritura più appiattita di quella che avevamo visualizzato per il 3 dicembre:
Ricordo che l’appiattimento si ha in periodi di transizioni economiche (tra un’espansione e un rallentamento economico) e avviene in quanto gli investitori iniziano nuovamente a comprare obbligazioni (specie a media/lunga scadenza) in quanto iniziano a scontare l’abbassamento dell’ inflazione a causa dell’aumento dei tassi di interesse: questo ragionamento che ho fatto è probabilmente il motivo per cui vi dico che la notizia era già stata scontata, ancor prima che la scontasse il dollaro, e questo dimostra ancora una volta quanto sia importante saper leggere il mondo obbligazionario. Per maggiori informazioni, vi inoltro una mia idea in cui spiego da vicino come si comporta il mondo obbligazionario:
S&P500 E NASDAQ
Vediamo ora la reazione dell’S&P500 e del Nasdaq, condividendo il loro grafico a 30 minuti:
I due indici non si sono comportati diversamente rispetto agli altri asset visti in precedenza; all’uscita del dato, entrambi hanno formato una candela verde (+0,40% dell’S&P e +0,80% del Nasdaq) per poi andare a rimangiarsi tutto le mezz’ore successive, per poi infine riprendersi e andare a chiudere in complesso la giornata positivamente, con un +0,78% per lo Standard and Poor e un +1,1% per il Nasdaq. I due indici si trovano ormai vicinissimi ai loro massimi storici, con una distanza del 0,75% per l’S&P e un 2,74% per il Nasdaq.
Continuando a parlare di indici, ci tengo a farvi notare una cosa curiosa, per farvi capire quanto i mercati se ne siano infischiati del dato più alto da decenni: il Nasdaq è un’indice con un peso fortemente tecnologico, i quali titoli sono growth, ossia aziende che puntano alla crescita, concentrando i loro guadagni nel futuro e non nel presente. Con questo non voglio dire che le revenue trimestrali del presente non siano alte (anzi), bensì parte dei loro guadagni sono riutilizzati per espandere le aziende stesse e produrre guadagni ancora più alti nel futuro. Ciò è testimoniato dai bassi (o assenti) dividendi offerti agli azionisti. L’inflazione è chiaramente una nemica in questo contesto, poiché se è vero che essa erode i guadagni futuri delle aziende, è altrettanto vero che le aziende growth sono quelle che più ne risentono, in quanto la loro crescita e le loro future revenue potrebbero essere proprio limitate dall’inflazione stessa (sono stato chiaro? Se non lo sono stato commentate l’idea, sarò ancora più chiaro). Con una lettura così alta del CPI, quindi, cosa ci saremo dovuti aspettare? Chiaramente uno storno dell’indice. Ma ciò non è successo.
La cosa curiosa è che se analizzassimo uno per uno gli etf settoriali, vediamo come XLK, ossia l’etf tecnologico, sia stato quello a performare addiritura meglio, con un bel +2,01%, andando a segnare oltretutto nuovi massimi storici:
Questa è un ulteriore conferma del fatto che il mercato avesse già scontato tutto e del fatto che il mercato stesso non abbia più paura in quanto sconta il rialzo dei tassi di interesse. Infatti, se così non fosse, l’etf XLK non avrebbe guadagnato da inizi anno un +33,82%.
Se per caso voleste un’altra conferma del fatto che l’inflazione non ha fatto paura, vi riporto la correlazione tra lo stesso etf e il rendimento del decennale americano. Ricordando che se i rendimenti si alzano per paura dell’inflazione e che ciò non è avvenuto, è chiaro che la correlazione tra i due asset debba essere necessariamente inversa, e infatti:
COME SI E’ COMPORTATO L’ORO?
Il metallo prezioso per eccellenza ha guadagnato un modesto +0,46%. Tuttavia, come vi riporto nel grafico, i volumi di giornata sono stati abbastanza bassi rispetto alla media degli ultimi 30 giorni, in quanto la media registrava volumi di 203,4K mentre il volume giornaliero era pari a 140K. I volumi ci dicono quanta partecipazione c’è nel mercato: dal momento che l’oro è visto come un bene rifugio, personalmente mi sarei aspettato maggior partecipazione da parte dei compratori (in quanto l’oro tendenzialmente sale in queste giornate) ma ciò non è accaduto, infatti l’aumento di +0,46% non è chissà cosa.
Possiamo vedere un aumento di volumi se scendessimo a livello intraday, volumi che tuttavia si vanno poi a sgonfiare:
Quindi, infine, penso che l’oro abbia fatto poco e nulla. Secondo il detto “l’oro è una protezione contro l’inflazione” e secondo il fatto che l’inflazione ha avuto un incremento molto molto alto, mi sarei aspettato una candelona rialzista e grandi volumi e tutto questo, come potete vedere, non è accaduto.
COME SI E’ COMPORTATO IL VIX?
Ricordo come il VIX, ossia l’indice di volatilità relativo all’S&P500, venga considerato da tanti come “l’indice della paura”, in quanto va ad innalzarsi tipicamente in momenti e giornate incerte e turbolente (come è successo, ad esempio, quando è stata scoperta la nuova variante omicron del covid). Nella grafica vi riporto i dati riguardo i valori del cpi da aprile 2021 (ossia da quando i valori hanno superato la soglia di attenzione della FED, fissata intorno a 2 punti percentuali) fino all’ultimo dato:
Con delle frecce nere sono andato ad indicare le candele relative alla data di uscita del cpi, da maggio fino all’ultimo di dicembre. Notiamo innanzitutto come il VIX non abbia risentito del dato, dal momento che è riandato a visitare valori di “tranquillità” (ossia sotto i 20 punti). Notiamo però come, dal dato di aprile a quello del 10 dicembre, il vix si sia mosso in territorio di “paura” solamente una volta, ossia il giorno dell’uscita del dato relativo ad aprile, il 12 maggio. E’ forse un caso che si sia mosso sopra i 20 punti quando il dato, per la prima volta, aveva infranto la soglia prossima al 2%, andando a segnare un incremento praticamente doppio? E perché per i successivi dati, ancora più alti, gli operatori non hanno reagito in quel modo? Io andrei a considerare il fatto che la maggior parte degli operatori fosse cosciente dei problemi legati all’energia (prezzi che correvano verso massimi relativi via via crescenti), alla catena di approviggionamento e alla forte domanda di beni, per cui era probabile che i dati del cpi successivi sarebbero stati visti al rialzo: gli operatori stavano quindi iniziando a scontare il tutto in anticipo? E’ forse questa la ragione per il quale il VIX, dopo il 12 maggio, non sia più andato a visitare territori di turbolenza? E’ una ipotesi. Voi, invece, cosa ne pensate?
EFFETTO GRANAGLIE E PREZZO DEL COTONE E DEL PETROLIO SUI DATI RIGUARDO I CEREALI E L'ABBIGLIAMENTO
Innanzitutto vi condivido il grafico sulle tre granaglie principali, ossia soia, mais e grano:
Notiamo come il mais e la soia siano scesi dai massimi di maggio, mentre il grano è l’unico dei tre a dimostrarsi forte. Volevo vedere se il decremento generale dei loro prezzi si fosse riflesso nel dato sull’inflazione e infatti, se aprite il rapporto che vi ho mandato, potete osservare nella sezione “CEREALI E PRODOTTI DA FORNO” che il dato, per quanto sia visto comunque al rialzo, sta iniziando a creare nel suo aumento un “appiattimento”, infatti, mese/mese, osserviamo che da agosto a settembre si aveva avuto un aumento del +1,1%, da settembre a ottobre un +1%, mentre nell’ultimo dato, da ottobre a novembre, un +0,8%. E’ un caso che questo dato stia contraendo proprio nel momento in cui le granaglie iniziano a perdere valore?
Un’ultima curiosità: a fine ottobre avevo pubblicato un’idea in cui discutevo del possibile aumento dell’abbigliamento a fronte degli aumenti dei prezzi del petrolio e del cotone:
guardando i dati sull’inflazione, noto come, al contrario della contrazione del dato riguardo i cereali, il dato riguardo l’abbigliamento sia in espansione, in particolare da agosto a settembre abbiamo avuto un -1,1%, da settembre a ottobre un 0% (il dato è stato visto in incremento), mentre da ottobre a novembre addiritura un aumento del +1,3%: grazie all’analisi intermarket e ad altri possibili fattori, sono riuscito a prevedere il tutto con un buon anticipo.
MATTEO FARCI
S&P 500 (SPX) | Il miglior punto vendita🎯Salve trader, S&P 500 in un intervallo di tempo giornaliero, questa analisi è stata preparata in un intervallo di tempo giornaliero ma è stata pubblicata per una visione migliore in un intervallo di 2 giorni.
Nel conteggio delle onde di questo indice, siamo nell'onda 5 o una delle microonde dell'onda 3, e abbiamo esaminato questa onda o microonde.
Questa onda completa le sue onde principali 1, 2 e 3 ed è ora all'interno dell'onda 4.
Abbiamo considerato la possibilità della formazione dell'onda 4 da questa regione secondo l'intervallo di Fibonacci dell'onda 3 rispetto all'onda 1.
Questa onda 4 sarà più profonda dell'onda 2 e sarà media nel tempo.
La probabilità di correzione a Fibo 0,618 è molto alta.
In generale, per confermare l'ondata 4, diamo la priorità all'interruzione della linea di tendenza.
🙏Se hai un'idea che mi aiuti a fornire un'analisi migliore, sarò felice di scrivere nei commenti🙏
❤️Per favore, supporta questa idea con un mi piace e un commento!❤️
S&P 500 – Analisi del Commitment of TradersDurante i periodi di storno o ritracciamento e comunque con cadenza settimanale, studio l’andamento delle posizioni nette di quelle che possiamo definire “le mani forti” del mercato, per capire l’orientamento di banche, fondi, operatori commerciali e piccoli traders.
Sul grafico del future Mini S&P500 ho aggiunto il Cot Report, con le indicazioni rispettivamente di:
• Commercials (linea rossa) – Operatori di mercato con finalità principale di copertura;
• Non Commercials (linea blu) - Banche, fondi, con finalità di speculazione;
• Non Reporable (linea arancione) – Traders al dettaglio.
Durante i cali delle ultime giornate, possiamo rispettivamente notare come fossero aumentate le posizioni nette corte di “Commercials” e ridotte quelle long dei “Non Reportable”. Tuttavia, abbiamo assistito all’incremento delle posizioni long dei “Non Commercials” i quali sembrerebbero essere interessati ad incrementare le loro posizioni sul ribasso attuale, dato interessante da acquisire.
Sarà interessante vedere come reagirà il mercato nei prossimi giorni e se eventualmente resterà fedele al bias rialzista delle festività natalizie.
S&P 500 – Raggiunta confluenzaAMEX:SPY
Come già indicato nella precedente idea, l’S&P 500 con gli storni degli ultimi giorni ha raggiunto una zona di confluenza tra livello di supporto statico ed EMA50. Secondo il mio piano di trading sull’ETF, dopo aver liquidato il 50% della posizione in corrispondenza del top failure swing dell’RSI (16 novembre), programmo incremento della posizione del 10% per il prossimo lunedì.
Sul grafico ho indicato ulteriori aree di sensibilità dove è mia intenzione andare a mediare il prezzo di acquisto dell’ETF, qualora dovessero essere raggiunte dai prezzi.
In genere tendo ad operare sull’ETF in due maniere:
• Breakout importante di un livello orizzontale, con ingresso sulla forza;
• Se il capitale e le condizioni lo permettono, mediazione del prezzo al ribasso;
• Ingessi di breve termine su punti di swing. Più il livello di swing avviene in una zona importante, e maggiore è il livello di confidenza dell’operazione.
Preciso che effettuo l’operazione in maniera consapevole, nonostante la fase di mercato non sia delle migliori e più adatta, probabilmente, ad un periodo di osservazione. Costruire un piano di trading ed avere delle regole da rispettare alla lettera, tuttavia, rende possibile l'operatività di trading senza essere guidati dall’emotività.
Brutto momento per l'Azionario GlobaleMomenti di turbolenza per i mercati azionari, dove abbiamo potuto assistere ad un aumento di volatilità importante accompagnato da un aumento degli scambi e quindi dei volumi. Per adesso il contratto future dell'$SP500 ha perso solo il 5,24% e questo numero non mi intimorisce, perché siamo pienamente nelle metriche di un rintracciamento.
Il prezzo potrebbe scendere ancora, ed arrivare a testare la zona dove galleggia la EMA200, come si può vedere nella zona evidenziata sul grafico. Oppure potrebbe prendere coraggio e tornare a testare le zone dei massimi. Ma tutto questo dipenderà anche dalle notizie e dai dati economici. Vediamo insieme quali sono state le notizie che hanno fatto scendere i prezzi questa settimana:
- Variante Omicron, non si sa ancora niente di certo ma questa notizia mette comunque sotto stress i mercati finanziari, ed in modo particolare tutte quelle attività produttive che nella loro natura hanno bisogno della libera circolazione delle persone (vedi la discesa del $CRUDOIL).
- Powell ha dichiarato che l'inflazione non è più un fenomeno provvisorio, e ci credo! Dopo anni di Quantitative Easing da 120 Miliardi al mese (con acquisti sui mercati), una pandemia che mette in crisi la supply chain certo che l'inflazione cresce e diventa difficile da controllare. Questo però danneggia i mercati azionari e bisogna tenerlo in considerazione.
- Inizio del Tapering ed possibile aumento dei tassi d'interesse per controllare l'inflazione.
Seguendo i vecchi paradigmi della finanza classica vi direi, signori qui il prezzo scende. Ma viste le dinamiche moderne dei mercati finanziari purtroppo rimaniamo nell'incertezza. Infatti abbiamo notizie negative che vanno in contrasto con la ripresa economica in atto (nonostante i dati meno positivi del previsto sui no farm payroll ma comunque la disoccupazione negli USA è diminuita ed è bassa), ed un trend di fondo sugli indici azionari decisamente Bull.
Qualcuno potrebbe pensare che i prezzi degli indici sono bassi in questi giorni, ma visti in un ottica d'insieme e di lungo termine i prezzi sono alti e per adesso non vedo nessuno spauracchio di una possibile crisi.
S&P500 - Un sistema econometrico (SHORT dicembre 2021)Da circa 3 anni lavoro ad un modello econometrico che ha lo scopo di "prevedere" (o forse meglio dire "dare un'indicazione") il futuro prossimo dell'indice S&P500, nello specifico l'andamento del mese seguente.
Il mio modello si basa su un numero sempre maggiore di indicatori economici: al momento sono 31, presi ognuno con 5 o 6 timeframe differenti (5 se il valore assoluto dell'indicatore non è normalizzabile come per esempio il CPI, 6 laddove invece si possa utilizzare come nel caso dell'Option Activity Ratio), ma ho intenzione di inserirne molti altri.
Sto riunendo varie correnti di pensiero riguardo al market timing a partire da quella di Norman Fosback esplicata nel libro "STOCK MARKET LOGIC", che ho anche riassunto in una mappa mentale (non essendo PRO non posso condividerla ma posso inviare il link in chat a chi interessato).
Le cifre riportate sul grafico non sono da intendersi come probabilità di un mese bull, ma si riferiscono semplicemente alla lettura dell'indicatore normalizzata su un timeframe di 5 anni. Per esempio un valore del 21%, come segnalato per il mese di dicembre, significa che il valore dell'indicatore al momento occupa il 21esimo percentile rispetto alle letture mensili degli ultimi 5 anni. La soglia che separa una lettura bullish da una bearish al momento è il 45% (è variabile con il progredire del tempo e con l'aumento degli indicatori).
Dunque per il mese di dicembre si prospetta un mese negativo e quindi la posizione è SHORT.
Red Friday e bearish engulfingChiusura di settimana pesante per l'S&P 500 che complice la giornata di venerdì disegna a livello settimanale un pattern grafico ribassista di bearish engulfing.
I media e la stampa giustificano la discesa associandola alle news sulla nuova variante covid sudafricana ma provando a distaccarci dalle varie interpretazioni a posteriori, tecnicamente il grafico mostrava già perdita di forza di spinta a rialzo segnalata dalla divergenza con RSI. Ovviamente la news ha contribuito a registrare l'entità della perdita ma tecnicamente si scorgevano i primi segnali di indebolimento della struttura.
In aggiunta era anche plausibile attendersi un retest della zona dei max precedentemente superati. La discesa potrebbe non essere terminata ed attenzione alla chiusura di mertedì in cui si avrà la chiusura mensile di novembre e si appresta nel chiuderla con un altro segnale bearish di shooting star che comunque necessita conferma prima di sancire un inversione di trend. A livello supportivo monitorare area 4.510 - 4.470 come primo supporto e successivamente area 4.320 - 4.260.
Sentiment e flussi del mercato – S&P500Sebbene le scorse cinque sedute abbiano guidato il mercato verso il pareggio dei precedenti massimi, è importante vedere il modo in cui essi sono stati raggiunti.
Innanzitutto, partiamo dalle candele. Possiamo notare come esse siano più piccole, con shadow più grandi rispetto alla fase di trend del mese di ottobre, aspetto che denota atteggiamento di indecisione e sostanziale attesa, nonché possibile perdita di spinta rialzista.
Aggiungendo degli indicatori alla nostra analisi, possiamo provare ad avere un quadro più chiaro.
Advance – Decline line (ADL): Indica chiaramente che la spinta del mercato degli ultimi giorni è data da un numero decrescente di titoli. Probabile che l’indice sia stato sostenuto da quelli a maggior capitalizzazione;
Commitment of traders: Entrando nel dettaglio delle posizioni, possiamo notare una sensibile riduzione delle posizioni nette di Istituzionali e Retail ed un atteggiamento sostanzialmente netto corto dei commercials.
Ultimo, ma non ultimo, Top failure swing per l’RSI, che secondo la formula di calcolo dell’oscillatore, ci fa capire che le successioni di massimi e minimi crescenti, vengono aggiornate con minore forza.
Non dobbiamo fuggire dal mercato, tuttavia è bene mantenere atteggiamento di attenzione, ricordando anche che ci approcciamo alle festività del giorno del ringraziamento ed i mercati potrebbero soffrire di una minore ampiezza di mercato per ogni livello di prezzo.
SPX: struttura ciclica e suoi sviluppiDando subito un occhiata ai massimi, l'ipotesi allettante che si presenta è quella che dopo il top del 5 Novembre, si sia chiuso un settimanale inverso più basso dando il via ad una leggera correzione. La ripartenza del 4 ottobre, che ha sancito la chiusura dell'ultimo trimestrale (consono ai tempi medi) e dato vita a quello in corso, mi pare si sia sviluppata nelle classiche 5 onde anch'esse consone ai tempi medi dei cicli che le hanno formate. Ora sarebbe lecito attendersi la correzione che se non verrà smentita da un nuovo massimo, ha concluso l'onda B e si appresta a concludere la C che ha il suo primo target alla violazione dei 4630. Sono possibili anche i 4600 ed un ulteriore affondo porterebbe l'indice in area POC a 4530 chiudendo così il ciclo intermedio in corso. Ripeto, se non smentita questa ipotesi con la formazione di un nuovo massimo a breve, terminata la correzione e chiusura del ciclo intermedio, i prezzi dovrebbero risalire per terminare il 3°Sotto Ciclo inverso sui massimi formando quindi nuovi massimi.
Questa è la mia visione odierna e non costituisce un sollecito ad operare.
Velocità della moneta ed effetti sull’economia reale. Sentiamo spesso parlare di politica monetaria delle banche centrali, aspettative sui tassi e disoccupazione, ma è possibile andare a visualizzare “graficamente” questi valori, verificarne le correlazioni, scoprirne l’effetto sulla base monetaria ed aiutarci nelle decisioni di investimento?
Ragionando sui dati statunitensi e partendo dal 2001, ho plottato su uno stesso grafico diversi valori tratti da banca dati Fred (Federal Reserve Economic Data) ed in particolare:
• Linea Verde: Corporate profit after Tax – ovvero dato aggregato sui profitti delle aziende statunitensi;
• Linea Blu: Andamento dell’S&P 500
• Linea Rossa: Andamento del tasso di disoccupazione
Esprimendo un confronto tra tre diversi dati, non ne interessa il “valore assoluto”, bensì la tendenza grafica e gli effetti scaturenti in termini di politica monetaria.
Il 2001 è stato ovviamente un anno orribile per le borse mondiali, con gli effetti degli eventi dell’11 settembre e la scia della bolla “dot com”. Possiamo notare per almeno due anni, un tasso di disoccupazione crescente e la fissazione del tasso di interesse all’1% (il tasso di provenienza era del ben 6%).
Il seguito di questa politica è stata una crescita dei profitti delle aziende, una sostanziale riduzione del tasso di disoccupazione per i quattro anni seguenti, ritrovato entusiasmo nel mercato azionario. Tutto ciò ha portato la Fed a rivedere al rialzo il tasso d’interesse, portandolo progressivamente al 5,25% nel giugno del 2006.
L’aumento dei tassi unito alla sprovveduta ed eccessiva concessione di credito a condizioni variabili e lo scoppio della bolla dei mutui sub-prime, ha portato alla crisi finanziaria del 2008, nella quale assistiamo a: impennata del tasso di disoccupazione, riduzione degli utili per le aziende, caduta del mercato azionario.
L’economia americana e la ricchezza della popolazione (l’americano medio ha un’elevata attitudine all’investimento dei risparmi in strumenti passivi) sono in ginocchio. Viene inaugurato dalla Fed un periodo a tasso 0,25% , con annesso ingente piano di aiuti varato dall’amministrazione Obama. I livelli occupazionali, come possiamo notare dal grafico, torneranno ai livelli pre-crisi nel 2017. Nel frattempo il mercato azionario cresce in maniera importante andando a triplicare il proprio valore tra il 2008 ed il 2018.
La disoccupazione raggiunge nuovi livelli di minimo, il tasso di riferimento gradualmente incrementato fino a raggiungere il livello del 2,5% a gennaio 2019. Il resto è storia recente che tutti conosciamo.
Oggi notiamo un livello di disoccupazione in forte diminuzione, profitti delle aziende e mercati azionari sui massimi storici. Ma questa politica monetaria, che effetto ha avuto sulla quantità di moneta in circolazione?
Analizzando nel grafico di seguito l’aggregato M2 (composto da banconote, conti correnti e depositi e attività facilmente liquidabili) possiamo notare quanto lo stock di moneta in circolazione sia aumentato, determinando una riduzione della sua velocità di circolazione.
Secondo Fisher, in una situazione del genere due alternative sono possibili: incremento del prodotto interno lordo o incremento del livello dei prezzi.
Quali conclusioni ne traggo?
Utilizzo questi dati, non tanto per l’attività di trading, quanto per la definizione di una cornice entro la quale direzionare le scelte orientate all’investimento e l’eventuale convenienza nel muovermi verso l’una o l’altra asset class. Nessuno strumento ci renderà infallibili, tuttavia possiamo provare ad incrementare le probabilità in nostro favore.
Analisi settoriale e di forza relativa - 07.11.2021Come ogni fine settimana, dedico una parte importante delle mie analisi alla valutazione ed all’ impostazione dei vari settori dell’economia americana. In particolare, per la mia attività di trading, do grande risalto alla comparazione della forza relativa dei vari settori rispetto al mercato di riferimento.
Dal 25/10 alla giornata odierna, possiamo notare dai grafici come i settori che hanno corso di più sono:
• XLY – Consumi discrezionali: + 6.95%
• XLK – Tecnologia: + 5,13%
Performances quasi doppie rispetto a quella dell’S&P500 che chiude la settimana con un rialzo del 2,85%. Scendendo nel dettaglio, le industrie dei consumi discrezionali che sovraperformano il mercato sono: grandi magazzini, beni di lusso, servizi e agenzie di viaggio, manifatturiero (tessile, auto), abbigliamento ed accessori, ristorazione.
Con riferimento alla tecnologia, osserviamo una ripresa forte di tutto il comparto dei semiconduttori, componentistica elettronica, distribuzione elettronica.
Passando ai grafici, sotto possiamo vedere la bellissima dimostrazione di forza del settore dei consumi discrezionali, tanto imponente, quanto particolarmente estesa.
Continua ad essere interessante l’impostazione del settore tecnologico (grafico a seguire)
Da menzionare anche il Russel2000, che dopo la fase di consolidamento (già affrontata con un’analisi tempo fa) rompe la struttura al rialzo. Tempismo da orologio svizzero, considerando che anche lo scorso anno, nel mese di novembre, iniziò l’inarrestabile corsa del Russell.
Attualmente il mio portafoglio trading è così composto:
• 12% Settore Finanziario;
• 15% Settore Energetico;
• 15% Settore Comunicazioni;
• 16% Settore Healthcare;
• 26% Settore Tecnologico;
Purtroppo, come potrete notare, per il momento non sono riuscito a costruire posizioni nell’ambito del consumer discretionary, soprattutto a causa della mia tiplogia di operatività, che predilige analisi nel fine settimana; il movimento è stato decisamente esplosivo e le giornate lavorative in questo periodo troppo “piene” per permettermi l'individuazione di corretti segnali su singoli titoli. Questo è uno dei motivi che mi stanno portando ad approfondire dei modelli di analisi e di operatività di tipo meccanico.
Analisi Intermarket al 31/10/2021Spiegare le dinamiche del mercato non è semplice e spesso è un gioco che porta a brutte figure. Siamo stati assillati negli ultimi periodi da media, tv, notiziari circa i timori dell’inflazione, quando in realtà i movimenti al rialzo delle materie prime e le opportunità per i traders sono iniziati svariati mesi fa.
Nel contesto attuale attendiamo a breve l'attuazione di politiche di tapering, ovvero di riduzione degli stimoli monetari da parte delle principali banche centrali e di un possibile rialzo dei tassi di riferimento.
Posto che, per quanto riguarda il mercato azionario, il valore di un’azienda è dato dalla "sommatoria dei flussi di cassa attesi futuri attualizzati" che la suddetta è in grado di generare, un incremento dei tassi di riferimento, andrebbe ad aumentare il fattore di sconto, riducendo pertanto il valore dei flussi attesi e di conseguenza il valore attuale dell’azienda. Aspettative d’incremento dei tassi, andrebbero pertanto a penalizzare i corsi azionari delle aziende.
Tuttavia in questi giorni i mercati stanno aggiornando per l’ennesima volta i loro massimi, probabilmente per effetto di trimestrali particolarmente positive, soprattutto in termini di tasso di crescita di utili e fatturato anno su anno.
Nel grafico sotto riporto il Commitment of Traders dell’S&P500, ovvero il posizionamento Long o Short delle varie categorie di operatori. Possiamo notare come, dagli ultimi report, i Large Traders - linea Blu -(Banche, Istituzioni, fondi) abbiamo una posizione long, congiuntamente ai retail traders. La sommatoria delle loro posizioni è data dall’istogramma in sottofondo. I Commercials – linea rossa - (hedge funds, operatori commerciali) sono short, questa categoria però opera anche per esigenze di copertura dei rischi e non solo per scopo di lucro.
Per provare a capire l’andamento dei flussi è interessante anche valutare la forza relativa tra il CRB Index (paniere di materie prime, primo grafico sotto) e Gold ed S&P500 (secondo grafico sotto). Notiamo come dopo la fiammata inflazionistica di settembre, dal 12 ottobre il rapporto tra CRB ed SP500 stia virando in favore del comparto azionario. Per quanto riguarda il gold, è stato costantemente più debole rispetto all’ S&P500. Bisogna cercare di capire se è solo una pausa delle materie prime dopo la corsa indomita oppure potrebbe essere iniziata l’inversione del trend. Possiamo capirlo osservando l’andamento dei massimi e minimi del modello. Qualora venissero aggiornati nuovi minimi decrescenti rispetto ai precedenti, mi convincerei circa l’incremento di posizioni sui comparti azionari più forti, cominciando a chiudere le esposizioni su Oil & Gas e bancari.
Analizzando infine il VIX, ovvero la volatilità prezzata sulle opzioni, possiamo vedere come essa sia stazionaria ed in condizioni favorevoli ad un’operatività sul mercato azionario. Negli ultimi giorni abbiamo anche visto una pausa delle vendite nel settore obbligazionario. Il grafico sotto riporta l’andamento del prezzo di obbligazioni americane a breve, 10 anni e 30 anni, a testimonianza che negli ultimi 10 giorni i mercati sembrerebbe aver “dimenticato” un’imminente manovra sui tassi, già in parte scontata con i ribassi iniziati ad agosto.
Concludo infine con il dollar index, attualmente in fase di fisiologico ritracciamento su un trend di crescita iniziato da marzo 2021. Conosciamo la storica decorrelazione tra materie prime e dollaro, tuttavia la ripresa della domanda e la pressione inflazionistica non ha impedito alle materie prime di apprezzarsi seppur in presenza di un dollaro crescente.
Il mio approccio al trading, prende sempre in considerazione l'analisi intermarket, necessaria per costruire la "big picture" entro la quale muovermi. Tuttavia, ho l'umiltà di mettere in discussione le mie "certezze" in virtù dell'andamento dei prezzi. I prezzi contengono tutta l'informazione di cui abbiamo bisogno, informazione presente e futura, pertanto sono disposto a rivedere le mie posizioni, sempre però secondo un approccio dettato da precise strategie e regole di gestione del rischio.
SP500 e Vix, attenzioneSP500 è andato a toccare i massimi a 4598 il 26 Ottobre, lo potete vedere dal grafico di DX, dove ho inserito anche il Vix in blue.
Su Grafico di SX sono sceso di time frame su un 1H, qui è abbastanza evidente come nell'ultima settimana il Vix è salito di più dell'indice.
La salita del Vix in concomitanza con la salita di Sp500 è un segnale che qualcosa non torna..
Ampiezza del mercato - Advance/decline lineUno degli strumenti più utili per valutare l’ampiezza di mercato e per comprendere se un trend ha dei presupposti di solidità, è l’indicatore Advance/Decline line. Esso calcola il "market breadth", prendendo in considerazione la relazione tra titoli che si muovono al rialzo, titoli che si muovo al ribasso e titoli sostanzialmente senza variazione.
In un mercato in salute, vogliamo vedere l’indicatore AD Line in convergenza con il trend di fondo: in questo caso la salita dell’indice sarà accompagnata da una crescita delle quotazioni di un numero elevato di titoli componenti il listino.
La divergenza tra indicatore A/D e trend dell’indice, viene interpretata come campanello d’allarme: l’indice tende a salire, ma solo per effetto della crescita di pochi titoli o di un numero di titoli via via decrescente; il trend potrebbe arrestarsi e prendere una pausa.
Analizzando l’S&P500 possiamo verificare come dal 10 giugno circa, l’Advance Decline line e l’andamento del future, fossero discordanti; a fronte di nuovi massimi raggiunti dall’indice, l’A/D line si è mossa in senso orizzontale. La crescita dell’indice pertanto non è stata accompagnata più da un numero crescente di titoli, situazione tipica prima di un consolidamento o di un ritracciamento.
Possiamo notare come a fronte della ripresa degli ultimi giorni del principale listino americano, l’AD line abbia ripreso a crescere ed un segnale importante potrebbe essere vedere l’S&P 500 recuperare i suoi massimi con ampiezza di mercato crescente.
Coincidenza o segnale di trading?I principali mercati come SP500, Stoxx50, Dax hanno raggiunto e toccato con estrema precisione il livello 1,272 di Fibonacci ad esclusione del nostro MIB che si è fermato a 1 ma come si vede in grafico è partito già da un livello superiore rispetto agli altri, comunque anche lui con molta precisione. Gli ultimi picchi registrati corrispondono per tutti quanti ad un ciclo intermedio inverso. Tutto questo è semplicemente casuale o è un segnale di ingresso short? Vedremo oggi o a breve un inversione che riporterà i pezzi sui livelli dai quali è partita l'ultima salita? Io alle casualità credo poco, in particolare quando si prospettano nei mercati. Su tf più brevi cercherò un ingresso short con TP in area doppio minimo dell'ultima risalita con SL sui massimi del MIB o SP500 che sono i mercati più vicini ad un eventuale rinnovo il quale invaliderebbe lo short di medio periodo.
Questa è una mia visione personale e non costituisce un sollecito ad operare.