Mercato Bond - Quali strade intraprendere? Un buon portafoglio d’investimento, non può prescindere dall’inserimento di una componente obbligazionaria, al fine di stabilizzare la volatilità, ridurre il rischio ed aggiungere asset class che vengono in dottrina denominate come “Risk Free”.
Il comparto obbligazionario, nella maggior parte dei casi, grazie ad una correlazione con l’azionario inferiore ad 1, riesce ad attutire, ed in alcuni casi a sostenere (si veda l’ETF “TLT” nell’arco temporale 2008 – 2009) il valore del portafoglio.
Questa relazione è tanto più vera, quanto maggiore è il margine di manovra delle banche centrali sui tassi d’interesse.
Nelle ultime settimane, lo storno dei mercati non ha risparmiato neppure gli investitori più avversi al rischio, con una prevalente componente obbligazionaria. La motivazione, è da ricercarsi ovviamente negli incrementi dei tassi d’interesse e nel timore di manovre più dure del previsto -considerato l’andamentale inflattivo - che hanno ovviamente determinato perdite in conto capitale sulla quotazione dei bond.
I gestori più attenti, tuttavia, hanno spostato l’attenzione sul mercato dei bond Cinesi. La Banca Popolare Cinese, diversamente da FED e BCE, ha sostenuto l’economia con una sensibile riduzione dei tassi. Gli effetti sono tutti verificabili sul grafico sopra.
Nel grafico a sinistra abbiamo rispettivamente l’andamento di:
- Linea Rossa: mercato governativi cinesi;
- Linea Verde: mercato governativi americani;
- Linea Blu: mercato governativi eurozona
Notiamo come da novembre i bond cinesi abbiano per distacco superato le performances dei rispettivi americani ed europei.
Il grafico a destra riporta la forza relativa tra obbligazioni cinesi ed americane. L’inclinazione della curva non lascia spazio ad interpretazioni.
Premesso che non è facile individuare ex-ante queste relazioni, il metodo per non perdere opportunità è avere un portafoglio costruito in maniera sapiente, con opportuna diversificazione sia tra asset class che geografica (oltre che valutaria).
T-BOND
CORRELAZIONE TRA RATINGS E RENDIMENTI DEI DECENNALI EUROPEIBuongiorno a tutti.
Questa è un'analisi condivisa qualche giorno fa all'interno del mio blog. Ho tenuto una live qui su tradingview in cui tratto lo stesso argomento, tuttavia la registrazione è andata a rovinarsi a causa di rumori di fondo insopportabili. Martedi dovrebbe arrivarmi un nuovo microfono, ragion per cui registrerò un nuovo video e lo caricherò sul mio canale youtube.
L’obiettivo di questa analisi è quello di costruire un modello grafico che esprima la forza e la debolezza di uno Stato attraverso i ratings, i rendimenti dei titoli di stato e i diversi spread, ricercando infine una correlazione con gli indici azionari. Per la prima volta aggiungerò una parte emotiva al suo interno, in maniera da farvi percorrere passo passo il sentiero che porta alla creazione di una mia analisi: come e dove nasce l’idea? Come ragiono per poterla metterla in pratica? Ma soprattutto: qual è il vero significato della frase “circondarsi di persone positive fa bene a te e alla tua creatività”?
IL PENSIERO DI UN TRADER
In una delle sue più celebri citazioni, Einstein diceva che “la creatività è contagiosa: trasmettila”. Non è tuttavia facile trovare quel tipo di persona tale da esaltare le tue qualità.
Mi ritengo fortunato ad aver conosciuto un’amica che ama definirsi “poliedrica” culturalmente parlando.
A me piace definirla proficua e propositiva, non solo per se stessa ma anche per me.
Qualche giorno fa discutevamo riguardo una nuova proposta presentata dalla Commissione Europea per scrivere norme comuni che puniscano allo stesso modo la violenza di genere e domestica in tutti i Paesi membri dell’Unione Europea. Dopo esserci dilungati per qualche minuto sull’argomento, il discorso è caduto sull’Italia, in particolare su come essa stia particolarmente risentendo del conflitto tra Russia e Ucraina. A questo punto le ho chiesto se conoscesse “Fitch”, ossia l’agenzia di ratings che assegna un giudizio ad uno stato basandosi sulla sua solidità. L’obiettivo della domanda era quello di spiegarle che il rating “BBB” etichettato alla nostra nazione significasse il fatto che la stessa avesse adeguate capacità di rispettare gli obblighi finanziari. Non conoscendo lei l’agenzia e i vari ratings, ho allora pensato :
”posso trovare un modo grafico per spiegarle cosa sono i famosi ratings di Fitch?”
Questi modi grafici saranno gli stessi che affronterò in questa analisi con voi.
Qual è l’aspetto psicologico che voglio trasmettervi? Da un lato la capacità di “pensare fuori dagli schemi” per trovare una soluzione grafica ad un problema (che potrebbe far di me forse una persona creativa, sarete voi a giudicare i miei lavori) dall’altro lato una persona proficua e propositiva tale da stimolare questa mia caratteristica.
Avete capito ora l’importanza della frase “circondarsi di persone positive fa bene a te e alla tua creatività”? Spero di essere stato chiaro. Detto questo, dal momento che l’obiettivo dell’analisi non è quello scrivere il componimento poetico “A Silvia” (visto che è quello il nome dell’amica in questione), concentriamoci sulla parte dell’analisi tecnica e fondamentale:
• Che tipo di agenzia è Fitch?
• Che tipo di informazioni possiamo ricavare dai suoi ratings?
• Esiste un modo grafico per poter capire la stabilità di uno stato?
• Come possiamo correlare le informazioni ricavate con gli indici azionari relativi ai diversi Paesi?
FITCH RATINGS INC.
E’ un’agenzia internazionale di rating fondata nel 1913 da John Knowles.
Un rating non è altro che un “giudizio” o una “valutazione” espresso/a in base alla capacità di uno Stato di pagare o meno i proprio debiti. Entrando nel particolare, un rating dà quindi la misura di quanto uno Stato è capace di adempiere al proprio compito di debitore, eseguendo la prestazione legata ad una particolare obbligazione, estinguendo così il rapporto obbligatorio.
Detto in maniera più semplice, vedetela così: se prestassimo dei soldi ad uno Stato (come può essere l’Italia), quanto quello stesso Stato sarebbe capace di restituirci lo stesso capitale con un interesse riconosciuto?
Sono stato chiaro?
Se ci pensate bene, esso ci da anche la misura di quanto uno Stato rischi il default, ossia quella particolare situazione in cui lo stesso non è più capace di onorare le obbligazioni assunte non riuscendo a pagare i debiti al creditore (questa è quella particolare situazione finanziaria definita “insolvenza sovrana”).
Ricordate:
• Il debitore è quel soggetto (una particolare azienda o uno Stato) che riceve del denaro (o un particolare servizio) in prestito che si impegna poi a restituirlo in una data futura con un particolare interesse
• Il creditore è quel soggetto (una persona fisica o un ente) che presta del denaro in cambio di una sua restituzione futura con un interesse riconosciuto
I diversi ratings assegnati sono espressi in termini di lettere e in segni + o – che vengono aggiunti alla fine delle stesse per affinare le valutazioni:
• AAA: è la valutazione migliore che si possa avere ed indica uno stato con eccellenti capacità di onorare le obbligazioni assunte
• AA+: è una valutazione riferita ad un rischio di default estremamente basso. Indica una capacità molto elevata da parte di uno stato di adempiere al proprio compito di debitore. Il ripagamento di un debito è poco influenzato da avvenimenti e condizioni esterne
• AA E AA- : ratings riservato a Stati che presentano ottime capacità di onorare le obbligazioni assunte. Sono minime le differenze con il rating AA+
• A+, A E A- : ratings riservati a Stati che presentano buone capacità di ripagamento del debito. Gli impegni di pagamento sono però più vulnerabili ad avvenimenti/condizione esterne avverse
• BBB+, BBB E BBB- : Aspettative di default basse; rating associato ad uno Stato con una capacità adeguata di far fronte agli impegni di pagamento. Tuttavia, avvenimenti e condizioni esterne avversi hanno maggiore probabilità di compromettere questa capacità.
• BB+, BB E BB- : Valutazione che denota un'elevata vulnerabilità di default, particolarmente in caso di condizioni economiche e fattori esterni avversi.
• B+, B E BB- : Ratings assegnati a Stati con un’elevata vulnerabilità di default, tuttavia gli impegni di rispettare gli obblighi finanziari sono ancora presenti. La capacità futura di far fronte a questi impegni, invece, è vulnerabile al peggiorare delle condizioni economiche e dei fattori esterni.
• CCC+, CCC E CCC- : Questi ratings denotano possibilità di rischio di default. La solvibilità delle obbligazioni assunte dipende prevalentemente da condizioni economiche e finanziarie favorevoli.
• CC: Rating utilizzato per indicare un rischio di default probabile. La solvibilità delle obbligazioni dipende prevalentemente da condizioni economiche e finanziarie favorevoli
• C: Rating utilizzato per indicare un rischio di default imminente. Associato a Stati in probabile bancarotta o in ritardo nei pagamenti
• D: indica lo stato di default
Tutti gli Stati con valutazioni comprese tra AAA e BBB- sono considerati a “buona affidabilità”, mentre gli altri compresi tra BB+ e C sono definiti “Junk Bonds”, tradotto in italiano “obbligazioni spazzatura”
Quelli considerati finora sono delle valutazioni a lungo termine. Esistono però anche quelle a breve termine:
• F1+ : Valutazione che indica la più elevata capacità di rispettare le scadenze di pagamento del debito; il segno "+" denota una capacità eccezionale di far fronte agli impegni finanziari
• F1: Valutazione che indica la più elevata capacità di rispettare le scadenze di pagamento del debito
• F2: Valutazione che indica una buona capacità di rispettare le scadenze di pagamento del debito
• F3: Valutazione che indica un’adeguata capacità di rispettare le scadenze di pagamento del debito
• B: Valutazione che indica minime capacità di rispettare le scadenze di pagamento del debito. Si ha una vulnerabilità nel breve periodo a situazioni di instabilità economica e finanziaria.
• C: Valutazione che indica elevate possibilità di default. Il rimborso delle obbligazioni è strettamente dipendente da situazioni economiche e finanziarie favorevoli
• D: indica lo stato di default
Oltre a Fitch, sono altresì conosciute Standard & Poor’s e Moody’s Investor Service.
Torniamo a noi; dopo aver analizzato i vari ratings, la domanda sorge spontanea: quali sono gli stessi assegnati agli Stati Europei?
• GERMANIA: AAA
• SVIZZERA: AAA
• FRANCIA: AA-
• BELGIO: AA-
• SPAGNA: A-
• ITALIA: BBB
• GRECIA: BB+
• RUSSIA: C
*ho voluto considerare anche la Russia visto il suo declassamento a C qualche settimana fa in maniera tale da mostrarvi la grande differenza con gli altri Stati Europei
E’ POSSIBILE COSTRUIRE UN MODELLO GRAFICO TALE DA CAPIRE LA STABILITA’ DI UNO STATO? IL MIO RAGIONAMENTO
Per capire come poter costruire il modello grafico, bisogna ragionare sul rendimento associato ad un obbligazione, in particolare alla frase: “se prestassimo dei soldi ad uno Stato, quanto quello stesso Stato sarebbe capace di restituirci lo stesso capitale con un interesse riconosciuto?”; capito questo e avendo analizzato i vari ratings di Fitch, cosa possiamo aspettarci? Che gli investitori andrebbero chiaramente a richiedere un rendimento alto per quelle obbligazioni (o titoli di stato) di Paesi con ratings medio/bassi (da BB+ a C) e un rendimento relativamente basso per tutti quelli con ratings alti (al di sopra di BB+ fino ad arrivare ad AAA). Questo perché accade? Per un semplice motivo: se un investitore decide di finanziare uno Stato con la possibilità concreta che esso entri in default, è normale che richieda un rendimento maggiore per il suo investimento visto il rischio a cui si espone; chi, a parer vostro, scommetterebbe su un paese economicamente parlando “instabile” senza aspettarsi un grosso ritorno economico? Ragionamento opposto qualora lo stesso decidesse di investire su uno stato stabile con un alto rating: il rendimento atteso sarebbe basso dal momento che il rischio associato sarebbe praticamente inesistente.
Come obbligazioni consideriamo i titoli di stato a 10 anni di tutti i Paesi Europei:
In base al ragionamento appena fatto, che tipo di rendimenti sui decennali dei vari Stati Europei dovremmo aspettarci? Rendimenti bassi per quei paesi con un rating alto e rendimenti più alti per quelli con rating più basso. Vediamo se questo è dimostrato a livello grafico:
Come potete osservare dalla grafica, l’ipotesi è confermata; i rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni sono via via decrescenti man mano che ci si avvicina a rating sempre più alti: se acquistassimo un titolo di Stato Tedesco non potremmo aspettarci un grande rendimento visto il bassissimo rischio di default; ciò non è vero per la Russia: poco tempo fa la Nazione è stata declassata a C(rischio di default imminente): qual è l’interesse riconosciuto qualora si decidesse di acquistare un titolo esponendosi ad un rischio così elevato? Il 19%.
Spero di essere stato abbastanza chiaro.
IL MOTIVO PER IL QUALE IL BUND TEDESCO E’ CONSIDERATO UN BENE RIFUGIO
Avete ora capito il motivo per il quale il decennale tedesco viene acquistato in momenti di incertezza economica, finanziaria e/o geopolitica? Perché in momenti di risk off si ricerca il rendimento “sicuro” e lo Stato Germania va a rappresentarlo in maniera perfetta visto il suo rating AAA. Questo perché? Perché è possibile che un’azienda possa fallire negli stessi momenti di incertezza, ma non uno Stato tanto forte e solido! Quindi, per non rischiare di perdere soldi, gli investitori preferiscono investire in uno Stato stabile che, ad esempio, nel suo indice azionario (ad alto rischio), e questo è ben rappresentato in questa grafica:
SFRUTTARE IL PRINCIPIO DEGLI SPREAD PER CAPIRE LA STABILITA’ DI UNO STATO
L’idea è ora quella di costruire dei grafici che ci possano indicare la stabilità di uno Stato, che non è altro che l’obiettivo di questa analisi.
Come possiamo operare? Utilizzando il concetto di spread.
Consideriamo innanzitutto il titolo di stato tedesco a 10 anni (dal momento che la Germania è considerata il paese europeo più solido) e, successivamente, utilizziamo esso come sottraendo dello spread e come minuendo i rendimenti dei diversi paesi europei, inserendo nella barra di ricerca di tradingview i seguenti codici:
• FR10Y-DE10Y -> SPREAD FRANCIA-GERMANIA
• BE10Y-DE10Y -> SPREAD BELGIO-GERMANIA
• ES10Y-DE10Y -> SPREAD SPAGNA-GERMANIA
• IT10Y-DE10Y -> SPREAD ITALIA-GERMANIA
• GR10Y-DE10Y -> SPREAD GRECIA-GERMANIA
• RU10Y-DE10Y -> SPREAD RUSSIA-GERMANIA
La differenza ottenuta dai diversi spread ci indicherà la forza e la credibilità dei singoli Stati.
Quello che otteniamo è questo:
Com’è da leggere questo grafico?
Più uno spread sale verso l’alto, più il rendimento del decennale di uno Stato Europeo cresce rispetto a quello tedesco; dal momento che il rendimento è associato al rischio e più alto esso è più uno Stato è considerato poco affidabile, ne conviene che più uno spread sale verso l’alto, più uno Stato è da considerarsi rischioso qualora ci si volesse investire. Questo è possibile dimostrarlo in maniera grafica? Assolutamente si.
CORRELAZIONE TRA INDICI AZIONARI E SPREAD TRA PAESI EUROPEI E BUND TEDESCO
• FRANCIA:
Per ricercare questa correlazione utilizzerò il coefficiente di correlazione impostato a 20 periodi. Nella grafica potete osservare in nero lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato francesi a 10 anni e il riferimento Bund tedesco: da fine anni 80’ al 2007 circa non è visibile una vera e propria correlazione: ciò è dimostrato dal coefficiente che non assume una vera e propria posizione, né in territorio positivo che in quello negativo (infatti va ad oscillare tra i due estremi). La musica cambia dal 2007 ad oggi: la correlazione si mantiene prevalentemente negativa: più lo spread sale, più un paese è considerato meno affidabile, più gli investitori tolgono capitali dall’indice azionario per poterli ridistribuire in paesi più appetibili.
• BELGIO
Situazione belga pressoché identica a quella francese vista precedentemente. La correlazione inversa tra i due asset ha inizio dal 2007.
• SPAGNA
Trattandosi di Spagna, troviamo delle piccole differenze: la correlazione si mantiene negativa tra il 1994 e il 2000 e tra inizi 2008-giorni nostri, mentre la zona di correlazione non determinabile è quella compresa tra gli anni 2000-inizi 2008.
• ITALIA
Dispiace non avere abbastanza dati storici per il FTSE MIB. Basandoci su quello che offre tradingview, possiamo comunque notare similitudini rispetto agli esempi precedenti: forte correlazione negativa dal 2007 in poi, non determinabile negli anni prima.
• GRECIA
Ho trovato ancora meno dati per quanto riguarda l’indice azionario greco. Ho provato a raggirare il problema utilizzando l’etf “GREK” che riprende le performance di prezzo dell’indice MSCI All Greece Select 25/50. Osserviamo una pesante correlazione negativa dal 2013 ad oggi. E’ evidente il fatto che lo spread sia osservato attentamente da parte degli investitori.
• RUSSIA
Giungiamo infine alla Russia, declassata poco tempo fa al rating C.
Non c’è nulla da aggiungere rispetto a quello detto fin’ora: correlazione negativa tra indice azionario e spread!
CONCLUSIONI
Spero di essere stato chiaro esponendo questo argomento. E’ importante capire lo stato di salute di un particolare Paese qualora lo scegliessimo come destinazione dei nostri investimenti. Come avrete ben notato dalle ultime grafiche, gli indici azionari sono strettamente collegati allo spread dei Paesi considerati con il Bund tedesco. Se uno Stato si dimostra debole, è difficile che esso possa registrare delle performance azionarie positive. Dal 2007 ad oggi è stato così; che sorprese ci riserverà il futuro?
MATTEO FARCI
CORRELAZIONE TRA OBBLIGAZIONI E DOLLARO AMERICANOSalve ragazzi, vi condivido alcune grafiche di un'analisi che domani andrò a condividere sul mio blog, in cui tratterò come argomento le varie correlazioni esistenti tra il dollaro americano e il mercato obbligazionario in diverse condizioni di mercato, tra condizioni di risk off come questa:
a condizioni di rialzi e ribassi dei tassi di interesse come quest'altra:
analizzando bene tutte le varie tematiche.
E' importante conoscere queste varie tematiche visto il grande nervosismo sui mercati finanziari.
Buon weekend, Matteo Farci
MOVE INDEX: L'INDICE CHE FORNISCE TANTI SEGNALI CONCRETIMOVE INDEX: L’INDICE DELLA PAURA DEL MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Ciao lettori, questa analisi da me scritta è la seconda parte riguardante il mercato obbligazionario. All'inizio della prossima settimana, rispettando le linee guida imposte da tradingview, vi fornirò il link. Alcuni utenti di tradingview si sono già iscritti e per questo gli ringrazio.
Detto ciò, nella prima analisi sul mercato obbligazionario (che trovate solo nel mio blog) ho analizzato in linea generale cosa sono le obbligazioni, in particolare i titoli di stato americani. Ho collegato ciò alla curva dei rendimenti, facendo diversi esempi reali delle forme che essa può assumere, il tutto correlato con l’economia; successivamente ho trattato lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato a 10 e 2 anni, per poi concludere con i TIPS, ossia le obbligazioni indicizzate all’inflazione.
Oggi tratterò un indicatore molto particolare: il MOVE Index.
VOLATILITA’ STORICA E VOLATILITA’ IMPLICITA
Il MOVE index è l’indice di volatilità del mercato obbligazionario. Per chi ancora non lo sapesse, cos’è la volatilità? Non è altro che un indice che misura quanto i rendimenti di un certo asset (in questo caso quindi le obbligazioni) si discostano dal proprio valore medio in un determinato intervallo di tempo; facciamo un esempio: se un particolare asset ha registrato una volatilità del 2% in un dato periodo significa che, nello stesso periodo considerato, il valore dell’asset si è discostato in media del 2% dal suo prezzo medio.
E’ importante definire due tipi di volatilità ai fini di capire cos’è il MOVE:
• Volatilità storica: Essa ci dice quanto un asset, nel passato, si sia discostato dal proprio valore medio. E’ un dato che quindi ci fornisce informazioni di un periodo passato. Le bande di Bollinger o l’ATR sono ad esempio dei strumenti utilizzati da tanti analisti tecnici utili a calcolare la volatilità storica di un asset:
• Volatilità implicita: mentre la storica fornisce informazioni riguardanti il passato, l’implicita invece fornisce una stima della volatilità futura di un determinato sottostante; è quindi da considerare una misura delle aspettative degli operatori circa la variabilità futura dello strumento considerato.
Essa non può essere calcolata tramite strumenti quali ATR o Bande di BollInger, bensì attraverso il prezzo delle opzioni; non rappresenta l’ampiezza delle oscillazioni di prezzo di un dato asset in un determinato periodo, bensì una misura della certezza o dell’ incertezza sul comportamento futuro dello stesso asset.
IL MOVE INDEX
Tornando al MOVE, esso non è altro che un indice che misura la volatilità implicita del mondo obbligazionario.
E’ calcolato seguendo il movimento della volatilità implicita dei rendimenti dei titoli di stato statunitensi (quelli che ho analizzato nel primo articolo) a 2, 5, 10 e 30 anni, con riferimento ai prezzi delle opzioni a 1 mese.
L’indice ha questo aspetto:
Per ricercarlo su tradingview è necessario scrivere nella barra di ricerca la signa “MOVE”.
I valori considerati dagli esperti come valori limiti sono gli 80 e i 120 punti. Gli 80 rappresentano uno stato emotivo di estrema “tranquillità”, mentre il valore di 120 una di “estrema paura”. Al di sopra dei 120 o al di sotto degli 80 abbiamo delle fasi di mercato instabili. In particolare, è quando il MOVE scende al di sotto dei 55 punti che si iniziano a presagire delle fasi finanziarie anomale. Vediamo perché:
Come potete osservare, le svariate volte in cui l’indice è arrivato ai 55 punti o è sceso al di sotto di essi, è stato anticipatore di determinati crolli azionari, causati dai più svariati problemi: nel 2007 è stato anticipatore della crisi immobiliare e nel 2020 della pandemia Covid-19; nel 2015 ha anticipato il crollo del mercato dovuto a un rialzo dei tassi di interesse seguenti ad anni di politica monetaria ultra accomodante; nel 2018, invece, è stato il preludio del crollo causato dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e da una politica monetaria restrittiva. Ma non solo: ha anticipato anche la bolla di internet del 2000 (purtroppo non posso farvi notare ciò a livello grafico in quanto tradingview non ha abbastanza dati storici).
Quindi, il più delle volte che il MOVE ha raggiunto valori appena mostrati, i mercati azionari ne hanno risentito, perdendo poi tanto in valore percentuale (sempre oltre i 15 punti percentuali). Questo cosa ha causato a livello emotivo ai mercati finanziari? Chiaramente tanta paura e incertezza. Dove possiamo riscontrare a livello grafico ciò che ho appena affermato? Sul VIX chiaramente, ossia l’indice di paura dell’S&P500 (il VIX mostra l'aspettativa di volatilità del mercato a 30 giorni ed è costruito utilizzando le volatilità implicite di un'ampia gamma di opzioni su indici S&P 500). Osservate:
Ho evidenziato nel MOVE, con dei quadratini neri, gli stessi valori negli stessi archi temporali considerati precedentemente. Ogni qualvolta esso abbia raggiunto valori di 55 punti (o inferiori), il VIX si è conseguentemente rialzato come naturale conseguenza di paura e incertezza degli investitori, fino ad arrivare successivamente a “sgonfiarsi” non appena il mercato trovava pace e certezze.
L’introduzione del VIX in questo particolare paragrafo mi è utile per spiegarvi essenzialmente due cose fondamentali:
• Il ruolo delle obbligazioni come bene rifugio
• I picchi del MOVE a 120 punti, oltre di essi o in loro prossimità (ossia in territorio di estrema paura)
Ora sarò più chiaro. Come abbiamo appena visto, la volatilità dell’S&P500 andava subito a salire oltre i 20 punti ogni qualvolta il bechmark stesso andava a crollare. Ciò in termini pratici cosa significa? Che gli investitori toglievano il denaro dal mercato azionario in quanto esso, essendo rischioso, non poteva costituire in determinati periodi un “porto sicuro”; il discorso è che gli investitori non lasciano mai il denaro “fermo”, bensì vanno a riposizionarli in porti considerati in quei particolari momenti più sicuri. Quali sono questi? Uno di è il mercato obbligazionario! Ogni qualvolta l’S&P500 ha avuto i cali conseguenti a livelli di 55 punti del MOVE, gli investitori sono sempre andati a riposizionarsi sulle obbligazioni, andando a comprarle, con il conseguente deprezzamento del rendimento dell’obbligazione associata. Quindi tutti quei picchi del MOVE che osservate a 120 punti, al di sopra di essi o in loro prossimità sono la rappresentazione grafica di uno spostamento di capitali da un mercato ad un altro, ossia da quello azionario a quello obbligazionario (quindi da uno più rischioso ad uno più sicuro).
Osservate questa grafica:
Come obbligazioni ho scelto il decennale americano, in particolare il suo rendimento. Ora focalizzate l’attenzione sugli andamenti dei vari asset all’interno dei diversi rettangoli gialli; vedete come ogni qualvolta il MOVE e il VIX siano sparati al rialzo il rendimento del decennale sia invece sceso? Ciò significa appunto che, per la relazione inversa tra obbligazione e rendimento (che ho spiegato nel precedente articolo), si compravano obbligazioni.
Lo stesso discorso può essere applicato anche utilizzando obbligazioni ad altra scadenza, in particolare quelle a scadenze di 2, 5 e 30 anni.
Spero di essere stato abbastanza chiaro.
Con questo ho terminato la parte teorica riguardando questo particolare indicatore di volatilità. Nel prossimo paragrafo vi svelerò invece alcune particolari correlazioni.
LA CORRELAZIONE TRA MOVE INDEX E LO SPREAD DEI RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO USA A 10 E 2 ANNI
Con il grafico soprastante voglio presentarvi un indicatore che probabilmente molti di voi non conosceranno: l’indice di correlazione. E’ facile da trovare: digitate nella barra di ricerca degli indicatori di tradingview la sigla “CC”, selezionate l’indicatore e successivamente scegliete l’asset che volete correlare con il sottostante preso in considerazione. Come potete constatare voi stessi, questo indicatore oscilla tra 1 e -1: con il numero 1 si fa riferimento ad una correlazione diretta al 100% (ossia entrambi gli asset seguono alla perfezione lo stesso andamento) mentre con -1 si fa riferimento alla situazione opposta, ossia ad una correlazione indiretta al 100% (se un asset sale, l’altro scende con un ugual intensità). Tutti i numeri compresi tra 1 e -1 sono riferiti a correlazioni non perfette.
Osserviamo il grafico: notate come, per la maggior parte del tempo, il MOVE e lo spread si muovano assieme segnando una correlazione diretta. Accade invece poche volte il contrario. Ma quando si verifica quest’ultima condizione, cosa succede all’S&P500? Vediamolo insieme:
Ogni qualvolta l’indice di correlazione entra in territorio negativo, il bechmark S&P ritraccia o crolla. Il fatto più interessante è che questo indice è un ottimo strumento per prevedere possibili ritracciamenti o crolli: se notate, tutte le volte che l’indicatore è entrato in negativo ha sempre anticipato il mercato, ad eccezione degli inizi del 2019.
RAPPORTO DI FORZA RELATIVA TRA VIX E MOVE
La linea di prezzo blu che vedete nella grafica di sopra altro non è che il rapporto di forza relativa tra il VIX e il MOVE. Per ricercare questo tipo di correlazione selezionate nella barra di ricerca di tradingview “VIX/MOVE” e otterrete lo stesso grafico.
I livelli da considerare, a parer mio, sono i 0.29 punti e i 0.13. Ora vi svelerò perché, correlando lo stesso indice con il rendimento del decennale americano e successivamente con l’S&P 500:
Prestate molta attenzione: ogni qualvolta l’indice ha stagnato intorno a valori di 0.15 punti o al di sotto, il decennale ha aumentato il suo rendimento. Questo, per il rapporto inverso tra obbligazione e rendimento, significa che, in quei stessi archi temporali, gli investitori vendevano obbligazioni. Caso contrario invece quando l’indice raggiungeva i 0.29 punti: rendimento del decennale in trend ribassista, dato dal fatto che gli investitori stessero comprando obbligazioni.
Ora correliamo il tutto al mercato azionario, in particolare all’S&P500:
Ogni qualvolta il VIX si dimostrava più forte del MOVE e si raggiungono valori di 0.29 punti e oltre, il bechmark tendeva a ritracciare (o crollare) ; in caso contrario, a valori bassi da 0.15 punti, tende invece a salire.
Ora riepiloghiamo:
• Valori di 0.29: azioni vendute e obbligazioni comprate
• Valori di 0.15: azioni comprate e obbligazioni vendute
Cosa ci dice tutto ciò? Ci da informazioni riguardo il sentiment degli operatori, in altre parole ci riferisce la rotazione dei capitali che avviene dal mondo azionario al mondo obbligazionario e viceversa! Dal lato teorico è facile spiegare il motivo per cui essa avviene: quando il VIX si dimostra più forte del MOVE significa che la paura nel mercato azionario è maggiore rispetto a quella nel mondo obbligazionario (visto che stiamo parlando di indici di paura): è per questo che gli investitori posizionano i loro capitali dove sanno di avere “meno rischio”. In caso contrario, se fosse il MOVE a dimostrarsi più forte del VIX, accadrebbe il contrario, con un azionario più forte dell’obbligazionario.
Possiamo quindi definire questo indice di forza relativa come un indicatore di sentiment di mercato.
Esso è inoltre utile per evidenziare bottom di mercato. Il segnale ci viene dato quando raggiunge i 0.37 punti.
Questo segnale tuttavia non è affidabile tanto quanto quello considerato dalla correlazione tra lo spread e il MOVE, tuttavia ci suggerisce che un mercato potrebbe aver arrestato la sua caduta.
La seconda analisi incentrata sul mercato obbligazionario termina qua. Nel blog, all'inizio della prossima settimana, pubblicherò un'analisi in cui utilizzerò gli stessi indicatori appena descritti per avere una visione più chiara di quello che oggi sta accadendo ai mercati finanziari.
MATTEO FARCI
Analisi Intermarket al 31/10/2021Spiegare le dinamiche del mercato non è semplice e spesso è un gioco che porta a brutte figure. Siamo stati assillati negli ultimi periodi da media, tv, notiziari circa i timori dell’inflazione, quando in realtà i movimenti al rialzo delle materie prime e le opportunità per i traders sono iniziati svariati mesi fa.
Nel contesto attuale attendiamo a breve l'attuazione di politiche di tapering, ovvero di riduzione degli stimoli monetari da parte delle principali banche centrali e di un possibile rialzo dei tassi di riferimento.
Posto che, per quanto riguarda il mercato azionario, il valore di un’azienda è dato dalla "sommatoria dei flussi di cassa attesi futuri attualizzati" che la suddetta è in grado di generare, un incremento dei tassi di riferimento, andrebbe ad aumentare il fattore di sconto, riducendo pertanto il valore dei flussi attesi e di conseguenza il valore attuale dell’azienda. Aspettative d’incremento dei tassi, andrebbero pertanto a penalizzare i corsi azionari delle aziende.
Tuttavia in questi giorni i mercati stanno aggiornando per l’ennesima volta i loro massimi, probabilmente per effetto di trimestrali particolarmente positive, soprattutto in termini di tasso di crescita di utili e fatturato anno su anno.
Nel grafico sotto riporto il Commitment of Traders dell’S&P500, ovvero il posizionamento Long o Short delle varie categorie di operatori. Possiamo notare come, dagli ultimi report, i Large Traders - linea Blu -(Banche, Istituzioni, fondi) abbiamo una posizione long, congiuntamente ai retail traders. La sommatoria delle loro posizioni è data dall’istogramma in sottofondo. I Commercials – linea rossa - (hedge funds, operatori commerciali) sono short, questa categoria però opera anche per esigenze di copertura dei rischi e non solo per scopo di lucro.
Per provare a capire l’andamento dei flussi è interessante anche valutare la forza relativa tra il CRB Index (paniere di materie prime, primo grafico sotto) e Gold ed S&P500 (secondo grafico sotto). Notiamo come dopo la fiammata inflazionistica di settembre, dal 12 ottobre il rapporto tra CRB ed SP500 stia virando in favore del comparto azionario. Per quanto riguarda il gold, è stato costantemente più debole rispetto all’ S&P500. Bisogna cercare di capire se è solo una pausa delle materie prime dopo la corsa indomita oppure potrebbe essere iniziata l’inversione del trend. Possiamo capirlo osservando l’andamento dei massimi e minimi del modello. Qualora venissero aggiornati nuovi minimi decrescenti rispetto ai precedenti, mi convincerei circa l’incremento di posizioni sui comparti azionari più forti, cominciando a chiudere le esposizioni su Oil & Gas e bancari.
Analizzando infine il VIX, ovvero la volatilità prezzata sulle opzioni, possiamo vedere come essa sia stazionaria ed in condizioni favorevoli ad un’operatività sul mercato azionario. Negli ultimi giorni abbiamo anche visto una pausa delle vendite nel settore obbligazionario. Il grafico sotto riporta l’andamento del prezzo di obbligazioni americane a breve, 10 anni e 30 anni, a testimonianza che negli ultimi 10 giorni i mercati sembrerebbe aver “dimenticato” un’imminente manovra sui tassi, già in parte scontata con i ribassi iniziati ad agosto.
Concludo infine con il dollar index, attualmente in fase di fisiologico ritracciamento su un trend di crescita iniziato da marzo 2021. Conosciamo la storica decorrelazione tra materie prime e dollaro, tuttavia la ripresa della domanda e la pressione inflazionistica non ha impedito alle materie prime di apprezzarsi seppur in presenza di un dollaro crescente.
Il mio approccio al trading, prende sempre in considerazione l'analisi intermarket, necessaria per costruire la "big picture" entro la quale muovermi. Tuttavia, ho l'umiltà di mettere in discussione le mie "certezze" in virtù dell'andamento dei prezzi. I prezzi contengono tutta l'informazione di cui abbiamo bisogno, informazione presente e futura, pertanto sono disposto a rivedere le mie posizioni, sempre però secondo un approccio dettato da precise strategie e regole di gestione del rischio.
Old economy ed energie alternativeIn questo periodo di “crisi energetica”, dove assistiamo all’impennata dei prezzi del petrolio e dove le materie prime alimentano l’inflazione definita dalle banche centrali come “transitoria”, può essere interessante fare un raffronto tra i rendimenti del settore energetico “old style”, che basa i propri modelli di business sull’estrazione di gas e petrolio e quelli della “clean energy”, che cerca la transizione su basi alternative allo sfruttamento delle risorse naturali.
Allo scopo ho raffrontato i rendimenti dal primo ottobre 2020 di due etf:
• Ishares US Oil & Gas, ETF che investe in aziende statunitensi che operano nel settore dell’esplorazione, estrazione e distribuzione di combustibili;
• Ishares Global Clean Energy , ETF che investe in società attinenti all’ecosistema delle energie alternative.
Dall’analisi (grafico in alto) possiamo notare come, nel periodo preso in considerazione, l’ETF basato sull’OIL & GAS abbia fatto registrare una performance del 122% , nettamente superiore rispetto all’ETF Global Clean Energy, che nello stesso lasso temporale regala un rendimento del 18% (anche se l’ETF sulle energie pulite ha realizzato un rendimento notevole lo scorso anno, che sarà oggetto di una prossima analisi).
Nella speranza che il fenomeno dell’inflazione e la pressione sui mercati energetici siano transitori, otteniamo ulteriori conferme osservando la curva dei rendimenti dei bond, che tende ad aumentare nella sua parte "finale", confermando la relazione inversa tra inflazione e quotazione dei bond (se l’inflazione sale, i rendimenti salgono ed i prezzi scendono, secondo grafico).
Market overview e operazione odiernaIn attesa del discorso della Fed in serata, nel quale potrebbero essere dettati la tempistica e l'entità del tapering e in seguito agli accordi anti default di Evergrande, i mercati sembrerebbero apparentemente aver in parte metabolizzato i timori destati dai rumors di questi giorni.
Analizzando il Vix, ovvero la stima della volatilità dell 'S&P500 calcolata sulla prezzatura delle opzioni, possiamo notare come negli ultimi due giorni, seppur con molta cautela e relativa indecisione, abbiamo assistito ad una sua discesa nell'ordine del 20%, successiva all'impennata del 20 settembre. Attualmente il Vix si attesta attorno al valore del 22 ed il future sul Mini S&P500 è in rialzo dello 0,50%, facendo configurare una probabile apertura rialzista, così come nelle principali piazze europee.
I rendimenti dei bond governativi americani sono in salita sia a 10 che 30 anni, neutro il gold.
Sui mercati sembrerebbe quindi dominare la cautela e sarà interessante osservare l'andamento delle quotazioni nei prossimi giorni.
Sul portafoglio di lungo termine, non segnalo nuove operazioni, limitandomi a gestire quelle in essere.
Per il breve termine, invece, un mio trading system segnala possibile ingresso su JNJ (Johnson & Johnson, terzo grafico).
Ingresso a 165, take profit a 175 e stoploss a 152,98.
La strategia cerca ingresso su un titolo con trend di fondo rialzista, ma con approccio contrarian, per godere di un breve movimento di recupero del prezzo. Da backtest condotto su JNJ, percentuale di operazioni chiuse in profitto di questa strategia pari al 70% circa.
TVC:VIX
TVC:US30Y
NYSE:JNJ
Curva dei rendimenti americana in risalita, target 1.82%La curva dei rendimenti americana ha iniziato il suo percorso di risalita dopo marzo 2020 segnalando una economia forte negli Stati Uniti e una ripresa globale. Al momento la curva ha raggiunto il primo target su grafico settimanale guardando al 2017, a mio avviso la curva arrivera' almeno fino a 1.82% (come nel 2015) per una serie di motivi:
1) riapertura dell'economia US con molti stati che stanno togliendo anche obbligo di mascherine e restrizioni. Questo porta ad un incremento dell'attivita' economica, si agisce sulla componenti consumi (C) del PIL che spinge la curva a una risalita. Questo avra' anche un effetto su mercati che non andranno piu' alla ricerca di asset sicuri, come i titoli di stato americani, ma verso assets piu' rischiosi.
2) la liquidita' aggiunta dalla Fed dopo il crollo di Marzo 2020 e' finita inizialmente nei mercati finanziari ma ora verra' assorbita dall'economia reale, la quale reagisce sempre con un lag in queste situazioni.
Ci sono una serie di conclusioni da trarre. La prima e' che tutti quegli asset sensibili ad un aumento dei tassi di interesse andranno a soffrire, particolarmente quelle azioni che hanno aspettative future, le quali vengono scontate con un tasso di interesse piu' alto. Secondo elemento, e' in corso una rotazione verso business piu' reali come l'industria.
Per avere piu' dettagli: pulsar.substack.com
Andrea
USD/JPY, POWELL E T-BOND: QUADRO OPERATIVOIl rally delle materie prime, su tutte petrolio e rame, potrebbe nei prossimi mesi spingere l'inflazione al rialzo in maniera evidente. Ciò ha spinto gli operatori di mercato a considerare questa eventualità e a vendere Titoli di Stato, i cui rendimenti sono di conseguenza schizzati, visto che una crescita dell'inflazione poderosa potrebbe spingere le Banche Centrali a rivedere le loro politiche economiche, ad oggi molto accomodanti.
Tanto per intenderci, i rendimenti del Treasury decennale hanno già raggiunto l'1,38%, superando la soglia psicologica dell'1,30%.
Questo quadro potrebbe scoraggiare gli investitori, e in effetti gli ultimi giorni di contrattazione hanno evidenziato le debolezze dei principali listini globali.
Nella giornata di ieri abbiamo assistito a un tonfo dei titoli Tech Usa, con il Nasdaq Composite che ha perso il 2,5% a 13.533,05 punti. Tra le vittime illustri Tesla, affondata dell’8,6%. Le vendite sui titoli Big Tech hanno messo sotto pressione Apple, Amazon e Microsoft, che hanno perso tutte almeno il 2%.
Sulla scia di questo crollo, stamane il Dax registra al momento un -1,41%.
In questo contesto assume importante rilevanza l'audizione di oggi del presidente della Fed, Jerome Powell, che sarà chiamato a offrire la sua testimonianza semestrale sull'economia di fronte alla commissione bancaria del Senato. Gli analisti si aspettano che i suoi commenti su tassi e inflazione possano determinare il sentiment di mercato per le prossima settimane di contrattazione, sulla scia di quanto già comunicato ieri dalla numero uno della Bce, Christine Lagarde: "Stiamo monitorando attentamente l'evoluzione dei tassi nominali di lungo periodo".
Dal punto di vista operativo è interessante osservare la struttura di USD/JPY.
Su grafico D1 possiamo osservare come i prezzi stiano disegnando max e minimi crescenti, definendo un movimento rialzista partito in gennaio. Allo stesso tempo, sempre in Daily è possibile osservare la divergenza formatasi e evidenziata nel grafico.
Scendendo di timeframe in H1, i prezzi si trovano all'interno di un triangolo. Potremmo ricercare un segnale short alla rottura del supporto di questo triangolo, o a mio avviso ancor meglio nella parte alta del triangolo stesso(105.40-50), così da assicurarci un ottimo profilo di rischio/rendimento , in quanto andremmo a piazzare il nostro SL sopra i massimi di periodo.
A supporto di questa analisi tecnica, potrebbe esserci l'intervento di Powell di oggi. Visto che i mercati hanno mostrato segni di debolezza evidenti negli ultimi giorni, potremmo assistere a un'audizione più dovish di quanto potessimo aspettarci fino a qualche giorno fa da parte del Presidente della Fed. Ciò potrebbe dar fiato ai listini ,e contemporaneamente, dare un nuovo impulso ribassista al dollaro.
Rendimento Decennale Italia verso il minimo storico?Grazie all'operato della BCE ed alla situazione politica tutto sommato tranquilla (ai mercati interessa soprattutto un governo stabile e pro UE, del resto non gli importa) sembrerebbe che il rendimento del decennale italiano punti verso il minimo storico a quota 0,74....
Quindi per il momento i BTP restano tranquilli in portafoglio !
Analisi intermarket: Gold, equity, bond.Oggi è torna una correlazione intermarket sana, in cui equity scende, gold sale e dollaro scende, cosa che non si vedeva da molto tempo. Altro punto che si sposa con questa correlazioni è il rafforzamento del mercato dei bond, con Bund in salita così come il T-note.
Spread USA BOND 10 / 2 anni e sp500 effetto negativo?Effetto negativo sulla curva dei tassi a 10 anni?
Effetto negativo sulla curva dei tassi a 2 anni?
Effetto negativo sull'sp500 ed effetto curva di Philips?
Cos'è la curva di Philips, originariamente era la relazione tra disoccupazione e inflazione, nel tempo però una sua rielaborazione ha fatto si che la relazione più dettagliata tra disoccupazione, inflazione e variazione dei tassi, potesse meglio individuare i "Trade-off", che però statisticamente funzionano sia per una riacumulazione che per una distribuzione.
Infatti negli anni 70 questa relazione è stata molto negativa facendo segnare all'sp500 277 punti mentre negli anni 90 lo stesso sp500 a pari condizioni segnò il suo primo top a 2000 punti!
Poca statistica, meglio seguire le orme del mercato.
Ad oggi l'sp500 galleggia in un lungo rettangolo di compressione di volatilità, tra i massimi storici a 2950 punti indice circa ed i minimi del rettangolo a 2530 punti indice.
Cosa fare? Attendere con pazienza un segnale...non di fumo ma di real break out.
Intanto abbiamo ancora un gap molto basso aperto in area 2400/2450 punti sp500, e questo è un dato di fatto che potrebbe calamitare il prezzo verso il basso se la relazione dissocupazione/inflazione dovesse segnare una stagnazione, mentre la politica espansionistica dei tassi assieme ad una crescita costante della inflazione e occupazione potrebbe al contrario portare ad un gran bel movimento dirialzo si ...ma tutto distributivo!
occhi ben aperti e buon trading
SantePTrader
Banca Intesa ci provaGiornata positiva, come da tempo non si vedeva, Banca Intesa dopo una bella Big White Candle realizzata ieri, tenta in apertura il salto di qualità ed il primo obiettivo è la resistenza a 2,29 euro prezzo per azione, che riesce a superare con eleganza per portarsi successivamente a 2,32 euro prezzo per azione prima resistenza un pò più impegnativa, e che in volatilità viene subito abbattuta per segnare il passo alla vera e propria resistenza di "tendenza" ovvero 2,37/2,38 euro prezzo per azione.
Ora INTESA deve dimostrare che il rimbalzo non è solamente di recupero per tirar giù il fiato e tornare in apnea, ma deve superare prima 2,38 prezzo per azione e successivamente 2,5/2,65 euro prezzo per azione resitenze che se violate rincuorano gli speranzosi del recupero, ed il recupero più atteso è la chiusura del gap post stacco cedole a 3 euro prezzo per azione.
Quello che però lascia perplessi è l'eventuale svalutazione dei titoli di stato Italiani, in pancia non solo a Banca Intesa ma a tutto il comparto bancario italiano.
Buon Trading
SantePTrader
t-notes 5 anni rialzistal'obbligazione sovrana statunitense con scadenza a 5 anni sta per finire il rally ribassista iniziato il 17 maggio 2018,una volta toccata la resistenza da me disegnata,il titolo potrebbe tornare a guadagnare punti se non si palesano notizie che muovono eccessivamente i mercati
t-notes 2 anni rialzistal'obbligazione sovrana statunitense con scadenza a 2 anni sta per finire il rally ribassista iniziato il 14 giugno ,una volta toccata la resistenza da me disegnata,il titolo potrebbe tornare a guadagnare punti se non si palesano notizie che muovono eccessivamente i mercati
BTP tutto tranquillo per fine anno #trading #investment #financeSembra esserci spazio per un'ulteriore salita quanto meno a lambire la TL in area 141,8 agevolata dalla situazione di calma piatta di questo fine anno. Si consiglia visti i prezzi di operare con molta prudenza.
RONALD E DONALD: Destini incrociatiSono state proposte molte similitudini f r a Donald e Ronald da Tampico. Ma la situazione del 2017 è ben diversa da quella esistente nel 1981. Allora Reagan aveva ereditato un’economia anemica con un tasso di inflazione prossimo al 15%. Il suo cavallo di battaglia fu l’ Economic Recovery Tax Act , una legge che prevedeva ampi tagli alle imposte, entrate inferiori per lo Stato e una riduzione della spesa pubblica previdenziale. Di conseguenza, i rendimenti sui Treasury salirono ai massimi di sempre. A quei tempi, il rapporto debito/PIL era di appena il 30%, un livello molto distante dal quasi 100% che Trump sta ereditando oggi.
In sostanza Trump non dispone del margine di cui godeva Reagan per procedere con la Trumpeconomics. La sua proposta di incrementare lo stimolo fiscale e la spesa pubblica per infrastrutture si annuncia sì inflazionistica, ma poco sostenibile sul piano dei conti pubblici.
Dall'altra parte la FED anche sulla base di queste aspettative ha annunciato 3 aumenti dei tassi nel 2017.
La peggior situazione per gli americani sarebbe quella in cui l'inflazione non sale come previsto ma Janet Louise procede con la stretta monetaria. La grande massa di debito pubblico e privato (famiglie e aziende) non si svaluterebbe in termini reali ma d'altro canto la spesa in conto interessi lieviterebbe, deprimendo i conti economici aziendali e i consumi. Situazione che gli USA non possono permettersi.
Per questo credo che il tasso sul decennale americano sia destinato a scendere, la FED a non mantenere del tutto le promesse e il derivato sul T NOTE 10Y a ritornare nel breve in area 127 (punto di controllo) - 129, a maggior ragione se la chiusura della candela mensile avvenisse sopra 124 , "round number", 38% di ritracciamento del trend rialzista di lungo periodo decennale, livello chiave sul quale sono allineati i minimi e gli LCS (lowest close of support) mensili registrati t r a il 2013 e il 2015, minimo dell'area di valore dal 2007. Inutile dirlo per la valenza che hanno, gli oscillatori sono in ipervenduto da oltre un mese.