È la fine del dominio del dollaro USA?È la fine del dominio del dollaro USA?
La posizione del dollaro USA come principale valuta di riserva globale è messa in discussione dal fatto che i paesi sono desiderosi di isolarsi dall'influenza di Washington.
Per decenni, il dollaro ha dominato il sistema monetario globale. Attualmente, circa il 60% delle riserve valutarie detenute dalle banche centrali è in dollari USA e quasi il 90% di tutte le transazioni valutarie prevede l'uso del dollaro.
Tuttavia, lo status di riserva del dollaro ha iniziato a diminuire nel 2014, quando alcune grandi potenze globali hanno iniziato a de-dollarizzare le loro transazioni commerciali. La guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni hanno accelerato il processo di de-dollarizzazione. Ad esempio, le autorità cinesi sono state sorprese dal sequestro delle riserve valutarie della banca centrale russa in seguito all'invasione dell'Ucraina. In caso di conflitto tra Stati Uniti e Cina, anche gli asset cinesi potrebbero essere a rischio.
Tra i recenti eventi di de-dollarizzazione ricordiamo:
- Durante un incontro con la stampa al forum di Davos a gennaio, il ministro delle Finanze dell'Arabia Saudita Mohammed Al-Jadaan ha sorpreso i giornalisti affermando che la nazione ricca di petrolio era disposta a prendere in considerazione la possibilità di commerciare in valute diverse dal dollaro USA per la prima volta in 48 anni.
- La scorsa settimana, società energetiche cinesi e francesi hanno concluso il primo accordo in assoluto sul gas naturale liquefatto (GNL) in Cina utilizzando la valuta renminbi yuan. L'operazione ha comportato l'importazione di 65.000 tonnellate di GNL dagli Emirati Arabi Uniti e rappresenta una pietra miliare significativa negli sforzi di Pechino per sfidare la posizione del dollaro USA come "petrodollaro" universale per il commercio di gas e petrolio.
- Anche il Brasile ha recentemente annunciato un accordo con la Cina per commerciare direttamente nelle rispettive valute, evitando il dollaro statunitense come intermediario.
- Anche l'India si sta impegnando per ridurre il predominio del dollaro USA nel commercio internazionale, lanciando programmi separati per regolare le transazioni nelle proprie valute. Di recente, la Reserve Bank of India ha permesso alle banche centrali di 18 Paesi di aprire conti speciali in rupie (SVRA) per regolare i pagamenti in rupie indiane.
Complessivamente, la quota del dollaro USA sul mercato globale è scesa dal 71% al 59% negli ultimi due decenni e potrebbe ridursi ulteriormente in futuro. La vittima principale di questo scenario sono gli Stati Uniti, poiché l'utilizzo della valuta nel commercio globale è un gioco a somma zero. Ogni volta che uno yuan, un real o una rupia vengono scambiati sul mercato globale, un dollaro non viene scambiato. Se si affermano alternative credibili, il dominio dell'America sul mercato globale sarà compromesso.
DJ FXCM Index
AUDUSD SHORTAudUsd è finalmente pronto per un movimento ribassista, sia nel breve che nel medio termine.
Il prezzo ha formato un doppio massimo, oltre che le ripetute respinte dalle MA200 e EMA200, divergenza sugli oscillatori e dal punto di vista macro possiamo un dollaro americano che potrebbe prendere forza come bene di rifugio oltre che altre conferme tecniche sulle altre principali coppie valutarie.
Sul grafico una possibile operazione con RR 1.3,
personalmente man mano che il prezzo mi viene a favore preferisco incassare parzialmente e con i profitti cercare nuove entrate su TF più bassi seguendo l'analisi di medio.
E SE FOSSERO GLI INVESTITORI A RENDERE PIU AGGRESSIVA LA FED?Le scommesse errate dei tori potrebbero rendere più hawkish Powell e la politica monetaria?
Nonostante la Federal Reserve si sia sempre mostrata “aggressiva” nel combattere un’inflazione arrivata a livelli insostenibili, il mercato ha sempre cercato e trovato dei pretesti per pensare il contrario e far, successivamente, salire i mercati. Alcuni esempi:
• Il rimbalzo del Nasdaq di poco più del 23% nel periodo estivo era giustificato dal pensiero che la FED si mostrasse meno “hawkish”, salvo poi chiarire quest’ultima la sua posizione al Jackson Hole del 26 agosto dove lo stesso Powell dichiarava che “sarà necessaria per qualche tempo una politica monetaria restrittiva per vincere inflazione”
• Nella lettura del comunicato da parte della Federal Reserve del 2 novembre traspariva la frase che “nel determinare il ritmo dei futuri incrementi nell’intervallo obiettivo, il comitato terrà conto dell’innasprimento cumulativo della politica monetaria”; il mercato, alla lettura, segnava delle ottime prestazioni per poi rimangiarsi tutto una volta che, nella conferenza stampa successiva, Powell stesso dichiarava che “c’è ancora molta strada da fare prima di concludere il ciclo di aumento dei tassi”
• Il dato sul mercato del lavoro del 4 novembre: gli investitori festeggiavano per una lettura “positiva” sul dato riguardante la disoccupazione, che batteva le stime del 3.6% attestandosi al 3.7%:
Nonostante il dato migliore delle aspettative, esso si attesta comunque vicino ai valori del minimo storico del 1953, al 2.5%!
Nella grafica successiva viene mostrato il binomio “azionario in salita-Fed meno aggressiva”:
La voglia da parte del mercato di far risalire gli indici azionari potrebbe essere tuttavia un’arma a doppio taglio, per questo motivo:
• Se i mercati azionari salgono il dollaro registra delle cattive performance, per due motivi:
1. Non agisce da bene rifugio (questo è chiarito dalla sua correlazione diretta con il VIX, l’indice di paura dell’S&P500):
2. Viene penalizzato dal tasso di interesse che il mercato sconta; infatti, quanto più il tasso di interesse di una nazione sale, tanto più la moneta di riferimento si rafforza; dunque, vien logico pensare che se il mercato sconta tassi di interesse futuri stabili o addirittura “tagliati”, la valuta va a risentirne in negativo; questo punto è ben rappresentato dalla correlazione inversa tra la stessa currency e il future Federal Fund scadenza febbraio 2023:
La stessa correlazione è ancora più apprezzabile in un timeframe a 15 minuti:
Il dollaro dunque viene penalizzato da due eventi negativi.
La domanda che io stesso mi sono posto dopo l’uscita del dato sulla disoccupazione è stata:
“Se le scommesse sbagliate da parte del mercato portano ad un indebolimento del dollaro, quali potrebbero essere le ripercussioni”?
• Una FED ancora più aggressiva
Il motivo?
Esiste una correlazione inversa tra il dollaro e le aspettative di inflazione, in questo caso a 5 anni:
Quando il dollaro si deprezza, le aspettative tendono a salire, come mostra appunto la grafica. Il coefficiente di correlazione tra i due elementi è per lo più in territorio inverso.
Il coefficiente di correlazione utilizzato è pari a 20 periodi, ossia tiene conto nel calcolo delle ultime 20 candele (dal momento in cui una settimana di contrattazioni è pari a 5 candele, 20 periodi indicano un mese di contrattazioni). Applicando lo stesso coefficiente a più ampio raggio, ad esempio a 40 periodi, possiamo notare una correlazione ancora più marcata:
Perché questo? Perché il dollaro influenza le aspettative di inflazione? Il terzo incomodo di questa breve storia è il petrolio, infatti:
La correlazione che esso presenta con il dollaro (nelle ultime 40 sedute) è inversa, motivo per il quale:
• Se il mercato scommette su una Fed meno aggressiva e fa salire i mercati azionari il dollaro, per i motivi visti precedentemente, va ad indebolirsi…favorendo la salita del petrolio che, guarda caso, con chi è correlato in maniera diretta?
Con le stesse aspettative di inflazione! E… qual è lo strumento a disposizione della banca centrale per combattere l’inflazione? Il rialzo dei tassi di interesse. Ecco spiegato il motivo per il quale “le scommesse errate dei tori potrebbero inasprire la politica della FED”!
Se il pensiero degli investitori di una FED meno aggressiva sarà più forte di quello che la FED effettivamente è (ossia che la stessa banca centrale utilizzerà tutta la sua forza per combattere l’inflazione), il dollaro andrà ad indebolirsi, andando a favorire una probabile risalita del petrolio che, come è abbastanza noto da due anni a questa parte, è stata la componente “più problematica” all’interno del paniere del consumer price index.
E’ doveroso specificare che:
• Dall’inizio del percorso di inasprimento di politica monetaria, le scommesse dei “tori sull’azionario” hanno trovato vita breve, motivo per il quale la recente debolezza del US Dollar potrebbe essere solo episodica
• Il petrolio non risponde soltanto alla tematica relativa alla sua correlazione inversa con il dollaro, bensì anche a questioni di domanda e offerta, motivo per il quale se le più grandi economie al mondo (Stati Uniti, Cina, Europa e Giappone) entrasssero nel futuro più prossimo in una recessione, la domanda di crude oil calerebbe e con essa il prezzo della materia prima
Tra i grafici che osserverò attentamente le prossime settimane ci sarà sicuramente il seguente:
Una cosa appare comunque certa:
• Se tutte le correlazioni si manterranno stabili un dollaro debole, nei prossimi tempi, non aiuterebbe il lavoro di Jerome Powell!
Grazie per l’attenzione, Matteo Farci
Gli economisti di Credit Suisse rimangono rialzisti sul dollaro L'indice del dollaro USA vedrà una spinta finale più forte verso il massimo di 121,02 del 2001 – CS
Gli economisti rimangono rialzisti sul dollaro USA e vedono spazio per una spinta finale al rialzo potenzialmente più avanti nel quarto trimestre.
Il rally dell'USD è visto esagerato nel breve termine
“L'ultimo passaggio a un nuovo massimo del ciclo per il DXY non è stato confermato dallo slancio settimanale, suggerendo un trend stancante. Sebbene manteniamo le nostre prospettive rialziste di base e di lunga durata, riteniamo che l'inizio del quarto trimestre possa assistere a una fase di consolidamento, prima di una spinta finale potenzialmente più forte dell'USD per un movimento a 118,37 nel DXY, potenzialmente il massimo di 121,02 del 2001".
"Un buon supporto è visto da 109,29 a 107,68, che è un gruppo di livelli che include la media a 55 giorni, il ritracciamento del 23,6% dell'intero trend rialzista 2021/2022 e il minimo di settembre, che cerchiamo idealmente di dimostrare un solido pavimento. Se la debolezza dovesse estendersi (non il nostro caso base), ci aspetteremmo un forte supporto successivo a 105,01/104,64".
SE L'AZIONARIO RIMBALZASSE? DELLE BUONE SCELTE: ORO ED ETF "XME"IL DOLLARO COME BENE RIFUGIO E L’INDICE DI FORZA SPX/DXY
Dall’inizio del 2022, ogni qualvolta si sono registrati dei ribassi sul benchmark di riferimento S&P500 (nell’immagine seguente evidenziati da dei rettangoli di color rosso), le incertezze (o paure) degli investitori sono aumentate, con relativo incremento del VIX che, negli stessi momenti, si è correlato inversamente all’S&P500 stesso. Nell’immagine possiamo osservare la forte correlazione inversa tra i due.
Chi si poteva comportare da bene rifugio? Sicuramente un asset correlato positivamente all’indice di volatilità, che andava dunque ad apprezzarsi all’aumentare delle incertezze. Quest’ultimo è stato il dollaro americano:
La sua forte correlazione diretta con l’indice di volatilità è testimoniata dal coefficiente di correlazione stesso che si attesta negli ultimi 20 giorni a valori di +0.91 (correlazione diretta quasi perfetta).
Il suo ottimo comportamento da bene rifugio è ben evidenziato dalla grafica che segue, dove vado a correlare la stessa currency con l’S&P500:
Ogni qualvolta il riferimento azionario ha registrato dei ribassi (all’interno delle zone evidenziate dai rettangoli di color rosso) il dollaro si è apprezzato; viceversa, all’interno delle zone evidenziate dai rettangoli di color azzurro (corrispondenti ai ritracciamenti dell’S&P all’interno del bear market) possiamo osservare come il dollaro abbia registrato prestazioni più deboli (perché veniva meno la forza derivata dalla sua qualità di safe heaven). Da quest’ultimo piccolo ragionamento, cosa ne deriva? Una correlazione inversa tra questi ultimi due!
Per concludere il paragrafo, possiamo creare un indice di forza tra S&P500 e US Dollar (SPX/DXY):
• Quanto più l’indice di forza registra dei ribassi, tanto più il dollaro sovraperforma l’SPX (etf del benchmark)
• Quanto più l’indice di forza registra dei rialzi, tanto più SPX sovraperforma il US Dollar
Come potrà mai essere il coefficiente di correlazione tra l’indice di forza e il VIX? In territorio negativo, come mostra l’immagine. Negli ultimi 20 giorni, essa si attesta addirittura a -0.96 (ancora più forte della correlazione positiva tra US Dollar e VIX che, come abbiamo visto precedentemente, si attesta a +0.91).
Com’è da leggere questa informazione?
• Se il dollaro registra delle sedute di contrattazioni migliori dell’S&P500 (con l’indice di rischio che registra allo stesso tempo dei ribassi) siamo in clima di risk off; viceversa, di risk on!
Questo significa che l’indice di forza SPX/DXY può essere considerato un ottimo indicatore risk on/risk off per il contesto di mercato che viviamo da inizio anno. A conferma di ciò arriva la sua correlazione diretta con un altro indicatore di rischio che utilizzo sempre, quello tra il settore azionario dei beni ciclici rispetto a quello dei beni difensivi (o di prima necessità):
Ci tengo a ricordare un concetto fondamentale: l’indice di forza tra XLY (beni ciclici)/ XLP (beni di prima necessità) costituisce un ottimo indicatore di rischio perché:
• Quando gli investitori concentrano i loro acquisti maggiormente su aziende cicliche (ossia tutte quelle che sono fortemente influenzate dai cicli economici, come il settore automobilistico) rispetto a quelle difensive (ossia tutte quelle che non sono influenzate dai cicli economici come, ad esempio, Procter & Gamble), l’indice di forza tende ad apprezzarsi segnalando il “risk on nei mercati”
• Quando gli investitori concentrano maggiormente i loro acquisti su aziende difensive rispetto a quelle cicliche, l’indice di forza tende a deprezzarsi segnalando il “risk off nei mercati”
SE L’AZIONARIO AMERICANO RIMBALZASSE FORTEMENTE, QUALI POTREBBE ALCUNI TRA I MIGLIORI ASSET? ORO ED ETF “XME” METALS & MINING
Il 3 e il 4 ottobre abbiamo assistito a due forti sedute di rimbalzo dell’azionario americano. La domanda che molti si porranno è:
“Se il rimbalzo continuasse per qualche tempo, quali potrebbero essere gli asset migliori?”
Facciamo dunque un’ipotesi:
Ipotizziamo che l’S&P500 rimbalzi di 15 punti percentuali e vada a rivisitare la struttura di prezzo dei 4150$ evidenziata nella grafica da un rettangolo di color grigio.
Bisogna chiedersi a questo punto che comportamento dovrebbe mostrare l’indice di rischio SPX/DXY se le stesse condizioni di mercato mostrate nel paragrafo 1 dovessero persistere:
• Vista la correlazione inversa tra S&P500 e VIX, se il benchmark dovesse apprezzarsi, il VIX dovrebbe deprezzarsi
• Vista la correlazione diretta tra dollaro americano e VIX e quella inversa tra S&P500 e lo stesso dollaro, se il benchmark dovesse apprezzarsi e il VIX deprezzarsi, allora la currency dovrebbe a sua volta “svalutarsi”
Da questo ne conviene che:
• Se le condizioni di mercato persistessero e l’S&P500 rimbalzasse di 15 punti percentuali, allora l’indice di forza SPX/DXY dovrebbe sicuramente apprezzarsi
Avendo capito che gli antagonisti del risk-on sono il dollaro e il VIX (con i loro relativi apprezzamenti), nasce dunque la necessità di ricercare un asset che si muova in controtendenza rispetto ad essi che è rappresentato, in questa analisi, dall’oro!
Infatti:
• Esso, dal mese di maggio, è correlato in maniera fortemente inversa al dollaro (coefficiente di correlazione negli ultimi 20 giorni pari a -0.82)
• Esso, da inizi agosto 2022, è correlato inversamente all’indice di volatilità; il coefficiente di correlazione presenta un valore di -0.73 per i 20 giorni precedenti
Dopo queste due grafiche vien da chiedersi: quale può essere la correlazione tra oro e indice di rischio SPX/DXY?
Da inizi maggio 2022 la correlazione appare diretta, con l’indice di correlazione che ad oggi segna un +0.78, simboleggiando una correlazione forte.
Prima ho ipotizzato che nell’eventualità in cui il benchmark rimbalzasse oltre di 15 punti percentuali, l’indice SPX/DXY dovrebbe muoversi al rialzo.
Chiediamoci: che prestazioni ha dimostrato l’oro da inizi maggio ad oggi ogni qualvolta lo stesso indice di forza si è apprezzato?
Sono state buone prestazioni. Osservate i rettangoli di color rosso:
• Dal 18 maggio al 7 giugno ha realizzato una performance del +2.04%
• Dal 14 luglio al 15 agosto un +5.04%
• Dal 26 settembre al momento della scrittura dell’analisi (4 ottobre, ore 18:40) un +6.3%
Spero di essere stato chiaro sul fatto che se le condizioni di mercato dovessero persistere, l’oro potrebbe essere tra i migliori asset. Ma…non solo! Una delle correlazioni che sto osservando attentamente da qualche tempo è quella esistente tra lo stesso metallo prezioso e l’ETF SPDR S&P METALS & MINING.
Esso presenta ticker “XME” e fornisce esposizione al segmento “metalli ed estrazione mineraria” che comprende le seguenti sotto industrie:
• Alluminio
• Carbone e combustibili di consumo
• Rame
• Metalli diversificati ed estrazione mineraria
• Oro
• Metalli preziosi e minerali
• Argento e acciaio
Le prime 5 partecipazioni nel paniere sono:
• Peabody Energy Corp: 4.63%
• Consol Energy Inc: 4.26%
• Hecla Mining Corp: 4.23%
• Newmont Corp: 4.16%
• Royal Gold Inc: 4.13%
Che correlazione esiste tra esso e l’oro?
Fortemente positiva. Il coefficiente di correlazione a 20 periodi si attesta a valori di +0.91. La grafica mostra come ad un apprezzamento dell’oro corrisponda il rafforzarsi di XME (idem se si tratta del deprezzarsi dello stesso metallo prezioso e dello stesso indebolirsi dell’etf metals & mining).
Quali potranno dunque essere le prestazioni di XME all’interno delle fasi rialziste dell’indice di forza SPX/DXY?
• Dal 18 maggio al 7 giugno ha realizzato una performance del +13.4%
• Dal 14 luglio al 15 agosto si è apprezzato di 22.8 punti percentuali
• Dal 26 settembre al momento della scrittura dell’articolo (4 ottobre ore 19:45) un +14.2%
Perché queste forti prestazioni? Per la grande correlazione diretta tra lo stesso ETF e SPX/DXY:
Si pensi che, ad oggi, la forte correlazione positiva tra i due si attesta al +0.94, ben superiore a quella che aveva mostrato l’oro, di +0.78.
Spero di non avervi ubriacato troppo con queste correlazioni, purtroppo sono appassionato.
Se l'azionario rimbalzasse del 15%? i migliori asset: oro e..etf metals & mining
Matteo Farci
LA CORRELAZIONE TRA MERCATO OBBLIGAZIONARIO E MATERIE PRIMEBuongiorno ragazzi. Dopo aver analizzato le correlazioni del mercato obbligazionario con quello azionario e con il dollaro americano, oggi analizzeremo quello con le materie prime.
Come riferimento obbligazionario utilizzerò il rendimento del titolo di Stato a 10 anni, per quanto riguarda le materie prime l’ETN Bloomberg Commodity Index (DJP), che contiene all’interno del suo paniere, in diverse percentuali, tutte le commodities. Le prime 4 partecipazioni sono date dall’oro (14.08%), natural gas (8.47%), greggio WTI (8.42%) e greggio brent (7.35%)
Per poter spiegare la correlazione esistente tra le due asset classes mi servirò del dollaro americano in quanto, come capirete, rivestirà un ruolo importante (se non fondamentale).
Come ho specificato all’inizio del paragrafo, avevo già parlato della correlazione esistente tra obbligazioni e dollaro; vi consiglio di leggere l’analisi al link:
LA CORRELAZIONE INVERSA TRA OBBLIGAZIONI E COMMODITIES SU TIMEFRAME SETTIMANALE
Inizialmente condividerò un grafico settimanale in cui andrò a correlare il rendimento del decennale americano con il DJP, utilizzando il coefficiente di correlazione impostato a 20 periodi, in maniera da avere una panoramica generale:
Dal 2006 ai giorni nostri la correlazione si è mantenuta per la maggior parte dell’arco temporale in territorio positivo. Ciò significa che ogni qualvolta le obbligazioni sono state vendute (con il relativo rialzo dei rispettivi rendimenti visto il rapporto inverso obbligazione/rendimento), le materie prime sono state invece acquistate. Cosa ne conviene da questa osservazione? Queste due correlazioni:
• Correlazione diretta tra rendimenti del decennale americano e materie prime
• Correlazione indiretta tra titoli di stato americani a 10 anni e materie prime
Ora scenderemo più nei dettagli andando a condividere dei grafici giornalieri e aggiungendo all’interno dell’analisi il ruolo del dollaro americano, condividendo il suo indice DXY.
LA CORRELAZIONE “MISTA” TRA OBBLIGAZIONI E COMMODITIES SU TIMEFRAME GIORNALIERO
PERIODO GIUGNO 2006-GIUGNO 2007
Tra giugno 2006 e giugno 2007 i rendimenti a 10 anni hanno perlopiù lateralizzato, seguiti dal DJP. Possiamo quindi affermare che la correlazione tra essi si è mantenuta diretta. Abbiamo invece assistito ad una svendita di dollaro americano.
PERIODO GIUGNO 2007-LUGLIO 2008
Giungiamo alla prima metà della crisi immobiliare scoppiata negli Stati Uniti intorno alla fine del 2007. Vediamo come il rendimento del decennale americano abbia nello stesso arco temporale creato un trend ribassista; il motivo è da ricercare nel ruolo di bene rifugio degli stessi titoli di Stato a quella scadenza: gli investitori, in climi di risk-off dei mercati (in quanto si trattava di recessione), ricercano dei rendimenti stabili e sicuri, e i titoli di Stato USA a 10 anni ricoprono quel ruolo: tale funzione deriva dalla stabilità del Paese stesso che gli emette: un alto rating (più un rating è alto e più un Paese è credibile nell’onorare le obbligazioni assunte) rassicura gli investitori sul fatto che lo Stato riesca sicuramente a restituire il prestito (acquistare un’obbligazione equivale a prestare dei soldi ad un Paese) con un interesse riconosciuto; questi acquisti di obbligazioni sono per questo motivo considerati sicuri e affidabili, e si sono riflessi sui rendimenti relativi che, come abbiamo osservato, hanno creato un trend ribassista.
Lo stesso discorso fatto finora non è replicabile per quanto riguarda il dollaro: esso non riesce ad assumere il suo ruolo di bene rifugio e questo si riflette sull’indice delle commodities, che si muovono in maniera inversa rispetto ai rendimenti (e, di conseguenza, in maniera diretta rispetto ai titoli di stato).
Perché accade ciò? Le materie prime all’interno del DJP sono commerciate in dollari USA. Questo significa che la loro richiesta tende ad aumentare quando il dollaro si indebolisce mentre tende a diminuire quando la stessa valuta si rafforza.
Facciamo un piccolo esempio: immaginiamo voglia comprare un barile di petrolio il cui prezzo è 100$. La mia valuta di riferimento è l’euro; immaginiamo un EUR/USD a 1.22; il cambio valutario indica il fatto che 1€ vale 1.22$.
Andrò a pagare il mio barile di petrolio 81,96€ (100$/1,22$).
Immaginiamo ora che il dollaro si rafforzi, immaginando un cambio EUR/USD a 0.85 (come negli anni 2000);
Questo significa che 1€ andrebbe a valere 0.85$. A questo punto andrei a pagare lo stesso barile non più 81.96€, bensì 117.64€.
Applicate ora questo piccolo ragionamento fatto al DJP:
• Più il prezzo diventa conveniente (con un dollaro in fase di indebolimento), più è probabile che l’indice delle materie prime salga
• Meno il prezzo diventa conveniente (con un dollaro in fase di rafforzamento), più è probabile la discesa dell’indice
Questo è il motivo per il quale obbligazioni e materie prime hanno avuto lo stesso trend: quest’ultime sono fortemente dipendenti dalla forza o dalla debolezza della valuta con la quale sono scambiate: è quindi necessario utilizzare nella correlazione che stiamo analizzando il dollaro americano.
PERIODO LUGLIO 2008-MARZO 2009
Troviamo un cambio di correlazione a partire da luglio 2008: i titoli di stato a 10 anni continuano a comportarsi da beni rifugio e ad essere di conseguenza acquistati, e lo stesso ruolo viene assunto dal dollaro. A questo punto si ha il cambio di rotta da parte dell’indice DJP: dai massimi a 74$ di giugno 2008, l’indice perde oltre il 50% del suo valore, correlandosi in maniera indiretta con i titoli di Stato; uno dei motivi del loro crollo è dovuto anche alla stessa recessione: in un contesto economico di questo tipo, esse tendono a performare male; il motivo è da ricercare nella domanda dei consumatori e nella loro predisposizione a spendere: essendo in recessione, il “consumer spending” cala, e con esso anche la richiesta di materie prime e il loro prezzo, a causa della legge della domanda e dell’offerta; infatti:
MINOR DOMANDA = DIMINUZIONE DEL PREZZO
PERIODO GENNAIO 2009-DICEMBRE 2009
In tutto l’arco dell’anno solare 2009, i rendimenti del decennale salgono come conseguenza delle vendite sui titoli di stato e lo stesso dollaro si correla in maniera diretta con questi ultimi: l’effetto sulle materie prime è da manuale: una svalutazione della moneta rende più conveniente l’acquisto delle materie prime da parte degli investitori e il DJP, come conseguenza diretta, si tiene in trend rialzista per tutto l’arco di tempo analizzato.
PERIODO DICEMBRE 2009-GIUGNO 2010
Verso la fine della crisi immobiliare assistiamo ad una “parità” dei titoli di stato, un rafforzamento del dollaro e un conseguente indebolimento del DJP.
PERIODO GIUGNO 2010-APRILE 2011
Da giugno 2010 ad aprile 2011 i rendimenti dei titoli di stato non prendono un vero e proprio trend; ciò non è vero per gli altri due asset: il dollaro americano disegna un trend ribassista mentre il DJP uno rialzista.
PERIODO APRILE 2011-AGOSTO 2013
Osserviamo come, da aprile 2011 ad agosto 2013, gli investitori abbiano spostato i loro capitali su titoli di stato e dollaro, andando a farli apprezzare. Il rafforzamento del dollaro ha poi pesato sull’indice delle materie prime, che in due anni e due mesi perde il 40% circa del suo valore.
PERIODO AGOSTO 2013-GENNAIO 2015
Nei due anni successivi la musica non cambia, infatti assistiamo agli stessi trend da parte di tutte le tre asset classes osservate nel biennio precedente 2011-2013.
PERIODO GENNAIO 2015-DICEMBRE 2016
Biennio 2015-2016 caratterizzato da una lateralizzazione da parte dei titoli di stato e da parte del dollaro USA; le materie prime continuano la loro caduta, portandosi ad un prezzo di 24$ circa.
PERIODO DICEMBRE 2016-APRILE 2018
Tra tutti i periodi analizzati finora, questo è l’unico in cui le materie prime e i titoli di stato lateralizzano. La debolezza della valuta mondiale non riesce a rinvigorire il DJP.
PERIODO APRILE 2018-CROLLO COVID 19
Il biennio 2018-2019 è stato caratterizzato da un acquisto di titoli di stato con corrispondente diminuzione del relativo rendimento e da un rafforzamento del dollaro americano, con conseguente deprezzamento da parte delle materie prime.
PERIODO CROLLO COVID19-GIORNI NOSTRI
Dai crolli dei mercati azionari di marzo 2020 abbiamo assistito ad una generalizzata vendita di titoli di stato, un non-definito trend da parte del dollaro ed un’esplosione da parte del DJP.
LE DIFFERENZE TRA IL BREVE E IL LUNGO PERIODO
L’aver analizzato la correlazione tra materie prime e titoli di stato a livello giornaliero e a livello settimanale ha messo in luce un argomento che vorrei chiarire:
- Abbiamo assistito ad una correlazione inversa a livello settimanale
- Abbiamo assistito ad una correlazione “mista” a livello giornaliero
Che insegnamento dobbiamo trarne? Una correlazione può risultare “diversa” a seconda del timeframe in cui viene analizzata; abbiamo infatti scoperto come essa si mantenga piuttosto indiretta (e diretta se si fa riferimento ai rendimenti ma non ai titoli di stato) se studiata a livello settimanale, ma assume un atteggiamento “controverso” se si fa riferimento al timeframe giornaliero; riferendoci a quest’ultimo riusciamo infatti a trovare degli archi temporali in cui la correlazione indiretta non si palesa (giugno 2006-giugno 2007, giugno 2007-luglio 2008, dicembre 2009-giugno 2010 ed infine gennaio 2015-dicembre 2016).
Per studiare una correlazione è quindi necessario scegliere un determinato timeframe, in quanto essa può risultare diversa a seconda che ci si riferisca al breve o al lungo periodo.
LA CORRELAZIONE TRA MATERIE PRIME, TITOLI DI STATO E INFLAZIONE
Il consumer price index gioca un ruolo fondamentale in questa correlazione. Qual è il motivo? Riflettiamo assieme:
Ho già specificato diverse volte l’influenza che ha l’inflazione nelle obbligazioni (titoli di stato): se essa sale, è meno conveniente per gli investitori detenerle, per il fatto che il rendimento che loro otterrebbero da tale investimento sarebbe totalmente eroso dal CPI stesso. Quello che dobbiamo aspettarci quindi è una correlazione inversa tra inflazione e titoli di stato: più l’inflazione sale, più i titoli vengono venduti e viceversa.
Per quanto riguarda le commodities, esse vanno a performare bene in territori inflattivi; perché? Perché esse sono le maggiori responsabili del dato oggettivo: più il loro prezzo sale, maggiori saranno le pressioni inflazionistiche.
Basandoci su tutto quello esplicitato in questo paragrafo, cosa possiamo aspettarci?
- In fasi di recessioni, i livelli di inflazione calano poiché la domanda di beni da parte di industrie, privati e cittadini diminuiscono dal momento che lo stesso “consumer spending” cala in maniera diretta e di conseguenza, dal momento che il mondo delle commodities è dominato dalla legge della domanda e dell’offerta, minore è la domanda, minore sarà il prezzo. Per quanto riguarda le obbligazioni, il concetto si capovolge: il calo dei prezzi al consumo le rende più appetibili in quanto il rendimento non sarebbe più eroso dal CPI; la conseguenza diretta è un loro acquisto; da non dimenticare anche il ruolo del decennale americano come bene rifugio, che tende ad apprezzarsi in momenti di risk-off.
- In fasi di riprese ed espansioni economiche tutto si ribalta: l’inflazione vede degli aumenti a causa dell’aumento della domanda di beni, e da qui l’aumento di prezzo delle materie prime. Le obbligazioni diventano invece poco attraenti per i motivi spiegati poc’anzi.
Questo è possibile osservarlo a livello grafico?
RECESSIONE 2007-2009
RIPRESA ED ESPANSIONE ECONOMICA 2009-2011
RECESSIONE COVID-19
RIPRESA ED ESPANSIONE ECONOMICA 2020-2021
L’analisi termina qua. Essa è generalizzata a tutte le materie prime dal momento che ho correlato le obbligazioni ad un indice di esse. Prossimamente scriverò delle analisi che si incentreranno sulla correlazione tra le stesse obbligazioni e materie prime specifiche.
Grazie per l’attenzione, Matteo Farci.
CORRELAZIONE TRA OBBLIGAZIONI E DOLLARO AMERICANOSalve ragazzi, vi condivido alcune grafiche di un'analisi che domani andrò a condividere sul mio blog, in cui tratterò come argomento le varie correlazioni esistenti tra il dollaro americano e il mercato obbligazionario in diverse condizioni di mercato, tra condizioni di risk off come questa:
a condizioni di rialzi e ribassi dei tassi di interesse come quest'altra:
analizzando bene tutte le varie tematiche.
E' importante conoscere queste varie tematiche visto il grande nervosismo sui mercati finanziari.
Buon weekend, Matteo Farci
CORRELAZIONE TRA IL DOLLARO USA E LE MATERIE PRIME:I MOTIVICiao ragazzi, come vi avevo promesso nella scorsa idea, oggi vi porto la spiegazione del motivo per cui il prezzo delle materie prime dipende fortemente dal dollaro USA.
Come ben saprete, tutte le materie prime vengono scambiate, comprate e vendute con una sola moneta di riferimento, che è appunto il dollaro USA. La spiegazione di ciò credo sia il fatto che l'economia più forte nel mondo è appunto quella statunitense. Detto ciò, vi ho riportato nel grafico l'andamento del dollaro USA (prezzo in arancio), il DX1!, e un indice sulle materie prime, ossia l'Invesco db commodity index, che è formato da un paniere di 24 future sulle materie prime.
La prima cosa che balza all'occhio è la grande correlazione, inversa in questo caso, tra i due asset: vediamo ad esempio che il massimo formato dal dollaro il 19 marzo 2020 corrisponde ad un minimo sul prezzo dell'indice delle commodities. Ancora, vediamo che dal 20 luglio 2020 il prezzo delle commodities è esploso al rialzo, mentre quello del dollaro è sceso in maniera quasi direttamente proporzionale rispetto alle commodities stesse. La domanda è: perchè questo accade?
Come abbiamo detto in precedenza, tutte le materie prime sono scambiate in dollari; l'asset che vi ho riportato sul dollaro non è altro che un indice che ingloba all'interno di se altri piccoli asset (nel senso che se parliamo di indice di materie prime, parleremo di un indice formato da petrolio, mais, grano, zucchero, rame...mentre se parliamo di indice del dollaro, parleremo di un indice formato dal dollaro contro altre valute come EURUSD, USDCAD, USDJPY, NZSUSD ecc..).. se quindi l'indice del dollaro scende, cosa significa? Significa semplicemente che alcuni di quei cambi all'interno dell'indice si stanno rinforzando contro il dollaro . Per il nostro esempio, immaginiamo che l'Euro si sta rinforzando rispetto al dollaro. Siccome l'Euro si è rinforzato contro il Dollaro, significa che il mio Euro varrà di più rispetto al Dollaro stesso. Adesso immaginiamo che il 1 gennaio EURUSD valga 1.19 mentre il 1 febbraio valga 1.23; immaginiamo che voglia comprare un barile di petrolio, che costa 60$: il 1 gennaio, con i miei euro, spenderò 50,42€ (facendo la divisione 60$/1,19€).; se invece andassi a comprare il barile il1 febbraio, andrò a spendere meno, ossia 48,78 euro (facendo la divisione tra 60$/1,23€)..adesso capite?
Quando il dollaro è debole, conviene a tutti gli investitori stranieri comprare qualcosa in USD, poichè, con gli stessi soldi (della loro moneta, nel nostro caso Euro) comprerebbero di più. Se invece il dollaro si trovasse a valori molto molto alti, converrebbe chiaramente di meno comprare: infatti, se EURUSD valesse, ad esempio, 0,85, io quel barile di petrolio da 60$ lo pagherei 70,58€, quindi molto di più rispetto a quando il dollaro era debole contro l'euro.
Ecco spiegato il motivo di questo pump enorme delle materie prime. Molti trader (io stesso, ad esempio) hanno sfruttato proprio questa correlazione per andare a speculare, e sono sicuro avranno avuto enormi soddisfazioni.
Vi è tutto chiaro? Se non lo fosse contattatemi, sono disponibile a tutti!
Buon trading!
ANALISI TECNICA USDOLLAR: AVERE PIU' VANTAGGI STATISTICICiao ragazzi, oggi condivido l'analisi tecnica sul grafico dell'indice del dollaro, in quanto si sono formati due segnali ribassisti da tenere in considerazione: possibile formazione di ABCD pattern e TESTA e SPALLE appena formato. Per semplicità ho condiviso il grafico a 4 ore per mettere meglio in evidenza il movimento del prezzo e i due pattern grafici.
PRIMO SEGNALE SHORT
Il trend è fortemente ribassista dagli inizi di novembre 2020; il prezzo, a inizi gennaio 2021, ha formato un minimo, completando la gamba AB dell'ABCD pattern; da lì ha rintracciato fisiologicamente e, misurando il rintracciamento, esso è avvenuto nel livello 38,2 di fibonacci, creando la gamba BC; da lì il prezzo è rimbalzato come da regola (affinchè un rintracciamento sia considerato tale per le mie regole deve rimbalzare tra il livello 38.2 e 61.8). Questo di per se è un segnale ribassista, vista la possibilità della formazione della gamba CD dell'ABCD pattern.
SECONDO SEGNALE SHORT
Il secondo segnale ribassista è senz'altro un testa e spalle (evidenziato nel grafico) che ha visto la rottura della neckline.
CONFERME PER ENTRARE SHORT
Esiste un supporto molto importante che il prezzo ha già sentito agli inizi di gennaio 2021, e ora sembra avvicinarsi (grazie anche ai due segnali short di cui ho parlato). Al rompere di quella struttura di attenzione entrerò probabilmente short, in quanto avrei un vantaggio statistico di tre segnali short.
CONCLUSIONI
Mi piace condividere queste idee con voi a scopo didattico e non allo scopo di fornire consigli finanziari. La conclusione è che le mie idee sono sempre avvalorate non da uno, ma più segnali, che siano essi tecnici o fondamentali; questa idea è l'esempio perfetto di avere più di un vantaggio statistico.
VI TERRO' AGGIORNATI
SPX500 LONGPerchè ancora Long su SPX500 ?
Lo stimolo diretto di 600 dollari sui conti corrente degli americani si riverserà certamente sul mercato azionario generando un ulteriore periodo di rialzi, senza logica, sulla maggior parte dei titoli. Conciliamo questa sintetica considerazione macroeconomica con l'analisi tecnica svolta sul grafico daily dell'SPX500.
Sul grafico a time-fraime giornaliero abbiamo tracciato due trend-line dinamiche che stanno fungendo rispettivamente da resistenza e supporto per il prezzo.
La price-action dunque è concentrata nell'area delimitata dalle due trendline. Una sua continua linearizzazione, completando le onde di Elliot formatesi all'interno della suddetta area confermerebbe la stessa visione long macroeconomica. Una visione short potrebbe invece verificarsi, in caso di una significativa rottura della trend-line di supporto. L'area in viola, che potrebbe fungere da eventuale supporto, è stata stabilita dalle confluienze dei livelli 38.2 e 61.8 di Fibonacci dei due impulsi rialzisti che il prezzo ha sentito maggiormente.
DXY vs EURUSD strutture inverse
Ciao a tutti,
con riferimento alla struttura elaborata nel timeframe mensile del US Dollar Index, passiamo ad analizzare il grafico settimanale con l'aiuto di un indicatore (media mobile semplice) e un oscillatore (RSI).
Il settaggio lo dobbiamo trovare noi in base ai movimenti. L'obbiettivo e' quello di trovare un'armonia fra movimenti di prezzo e indicatore di sentimento rispetto alle loro medie. Quindi, per esempio, quando il prezzo si trova sopra la media mobile, l'RSI dovra' trovarsi sopra la sua mediana (50). Per questo tipo di struttura mi sembra che la 120 SMA (simple moving average) e l'RSI 48 siano le piu' adette.
Quello su cui, a mio avviso, e' necessario focalizzarsi e' il movimento avvenuto dopo il 3 Marzo. Il rafforzamento del dollaro successivo a due eventi che ritengo possano essere considerati come "drivers".
1) il crollo del prezzo del petrolio dovuto alla nascita dello shale oil americano;
2) la crisi europea ed in particolare l'occupazione Russa della Crimea.
La Brexit ha contribuito ad alimentare la debolezza dell'Euro finche' l'insediamento di Trump alla Casa Bianca ha indobilito il dollaro.
Il trading range creatosi dopo il movimento impulsivo successivo alla fase di accumulo tra Agosto 2005 e Marzo 2014 e determinato dai due "drivers" di cui sopra rimane fra 103.820 e 88.253 (linee tratteggiate viola).
L'area nel cerchio sotto la media mobile e' la stessa cerchiata nell'RSI sotto la sua mediana.
La stessa struttura applicata alla coppia EURUSD offre il risultato esattamente inverso.
Al momento questo tipo di set-up non offre alcuno spunto operativo ma semplicemente una struttura da seguire ed approfondire nei timeframe inferiori.
P.S. al posto della SMA si possono utilizzare le Bande di Bollinger dello stesso periodo per avere upper & lower bands dinamiche anziche' statiche come supporti e resistenze.
Spero di essere stato chiaro ma se avete altre idee vi prego di scriverle nei commenti qui sotto.
Queste sono solo idee di trading e non consigli per investire. Per quelle dovete rivolgervi a un professionista perche' io non lo sono. Sono un semplice appassionato.
Un abbraccio a tutti e buona giornata
Cozzamara
EURUSD: 1.8T di stimoli vs nuove sanzioni contro la RussiaCiao a tutti,
quest'analisi segue l'analisi della coppia sul grafico mensile pubblicata Sabato e rilfette inversamente quella condivisa ieri sull'Indice del Dollaro Americano (DXY).
Oltre all'aggiunta della media mobile semplice e dell'RSI, da notare la divergenza fra prezzo e sentimento precedenti l'insediamento di Trump alla Casa Bianca a Gennaio 2017 che ha indebolito il dollaro favorendo il pullback fino a 1.25555.
Dopo l'evento pandemico la coppia si e' apprezzata portandosi sopra la media mobile. Allo stesso tempo anche l'RSI ha tagliato la sua mediana portandosi in zona di acquisto.Dopo il "cross" c'e' stato un periodo di accumulo nell'area cerchiata e poi la ripartenza.
Tuttavia il cammino verso i massimi di Gennaio 2018 non e' cosi' scontato perche' leggevo stamattina che i leader europei in un vertice dell'UE hanno nuovamente chiesto l'estensione delle sanzioni contro la Russia e quest'azione potrebbe provocare maggiori tensioni e quindi un'ulterioro indebolimento della coppia.
La Camera di commercio e industria di Dusseldorf di recente ha diffuso dei dati che indicano che l'UE ha subito perdite economiche complessive per oltre 120 miliardi di euro a causa della sua politica di imporre sanzioni contro la Russia, imposte per la prima volta nel luglio 2014 proprio per il coinvolgimento nel conflitto ucraino e che hanno contribuito alla depressione della coppia evidenziata nel grafico.
Bisogna fare attenzione quindi perche' proprio questa settimana i leader europei in un vertice dell'UE hanno nuovamente chiesto l'estensione delle sanzioni contro la Russia e quest'azione potrebbe provocare maggiori tensioni e quindi un'ulterioro indebolimento dell'Euro.
A favore dell'Euro da notare che questa settimana l'UE ha concordato un pacchetto di stimoli storico del valore di 1,8 trilioni di euro per riprendersi dalla pandemia ma la perdita economica per l'UE a causa delle sanzioni contro la Russia, che equivale a circa il 10% di questi stimoli, non e' da sottovalutare e potrebbe indebolire i progressi fatti post pandemia.
Qui sotto la correlazione inversa con l'Indice del Dollaro Americano (DXY):
Spero di essere stato chiaro ma se avete altre idee vi prego di scriverle nei commenti qui sotto.
Queste sono solo idee di trading e non consigli per investire. Per quelle dovete rivolgervi a un professionista perche' io non lo sono. Sono un semplice appassionato.
Un abbraccio a tutti e buona giornata
Cozzamara
US Dollar Index dal 1986Ciao a tutti,
La nascita ufficiale della moneta unica europea ha avuto il suo impatto nel 1999. Tuttavia si puo' notare come la fine del pullback iniziato nel 1996 coincida con l'entrata in circolazione dell'EURO il 1 Gannaio 2002.
L'impatto dell'entrata in circolazione della moneta unica europea e' stato importante sul dollaro americano che si e' indebolito moltissimo prima di ritrovare respiro nel 2014 a seguito delle tensioni politiche fra Unione Europea e Russia sulla Crimea.
Le domande possono essere..cosa puo' essere successo dopo il 2014 e fino a quando potra' durare il pullback? E' gia' finito? Estendera'? In futuro chi sara' piu' forte? Euro o Dollaro?
Ricordo che L'EURO è, di gran lunga, la componente più importante dell'indice, rappresentando quasi il 58% (ufficialmente il 57,6%) del paniere. I pesi delle restanti valute nell'indice sono: JPY (13,6%), GBP (11,9%), CAD (9,1%), SEK (4,2%) e CHF (3,6%).
Spero di essere stato chiaro ma se avete altre idee vi prego di scriverle nei commenti qui sotto.
Queste sono solo idee di trading e non consigli per investire. Per quelle dovete rivolgervi a un professionista perche' io non lo sono. Sono un semplice appassionato.
Un abbraccio a tutti e buona giornata
Cozzamara
AGGIORNAMENTO US500 Buongiorno a tutti Trader, oggi vediamo la situazione su Sp500!
Il grafico parla chiaro il ribasso per ora sembra sia finito con il segnale di invalidazione dell'ultimo swing BC.
Il prezzo ha reagito bene alla fascia di prezzo dei 2900 punti andando a correggere il movimento BC sulla soglia del 23.6% di Fibonacci corrispondente a 2783.
Ciò che si dovrebbe creare è un correzione più profonda che porterebbe il prezzo fino al 61.8% ( fascia tra 2607/2630) livello + importante di Fibonacci, da qui sicuramente una reazione rialzista è molto probabile per continuare un rialzo più salutare per il mercato.
L'operatività di ShortTerm da considerare è un breakout ribassista ed entrare sugli eventuali ritracci per avere un rischio rendimento favorevole, è preferibile una rottura con forza sotto 2750 che è il livello mensile, il 23.6 è 2783 ma ci sono vari livelli di prezzo ed il più importante è sicuramente 2750 che fa da spartiacque, al test dal basso verso l'alto di questo livello con una conferma di almeno una chiusura oraria sotto esso confermerebbe il segnale short.
Studia il Dollaro, Il miglior corso di Educazione per i Mercati.Ciao a tutti dallo Zio.
Il grafico parla un pochino da sé, ed il Titolo per quanto provocatorio, parla anch'esso da se.
Purtroppo cercherò di essere il più sintetico possibile, per evitare di spendere troppo tempo dietro ad un'idea che verrà bannata nel giro di un 20 minuti.
Quindi, se sei interessato a questa analisi in particolare, ti chiedo scusa in anticipo se sarò breve, omettendo qualche dettaglio della mia Analisi.
Il Contante è Re, qualunque cosa vi dica la gente, ricordatevi sempre che il Contante Regna.
Sembra stupido pensarci, ma tutto passa dal Denaro Liquido.
Detto questo:
Prima del livello 96, non cerco Entrate Long sul Dollaro Statunitense.
Prima del livello 96, sempre, non cerco Entrate Short sul Mercato dei Titoli Statunitense.
Io penso che fino a Marzo possa continuare questo Trend ribassista sul Dollaro e Rialzista sul Mercato dei Titoli.
Grazie per la Vostra attenzione, e mi raccomando: non dimenticatevi di segnalare quest'idea.
Trading Semplice: Costruzione di un AnalisiBuongiorno a tutti i lettori di Trading View, quest'oggi ritorno con una nuova tipologia di contenuto formativo, di fatti voglio mostrarvi un analisi "da zero al profitto".
Specifico che l'analisi su questo cambio valutario (CADCHF) è stata svolta Lunedì insieme ai ragazzi del gruppo, per questo vedrete delle date antecedenti.
-
Inizio sempre svolgendo un'analisi multi-timeframe, per vedere in primis cosa succede in grande per poi andare a muovermi nel più breve termine.
Il punto a favore di questa tipologia di analisi, oltre alla chiarezza mentale che offre, è sicuramente che ci permette di avere diversi target in uno spazio temporale ampio rispetto ai stop che andremo a posizionare, molto più ristretti.
SETTIMANALE<<
Nel settimanale identifico il trend in atto o la tendenza nel lungo periodo dello strumento, che in questo caso rispecchia un andamento ribassista.
Dopodichè segnalo supporti e resistenze più vicini al raggio di azione attuale dei prezzi. Come vediamo, i prezzi, si trovano su una resistenza molto importante poichè settimanale, e dalla scorsa settimana, stà già facendo fatica a continuare la sua salita.
Queste preliminari informazioni (Trend + Resistenza) mi indirizzano già da subito verso un operatività Ribassista, verso il cercare uno short. Ma prima ho bisogno di altre conferme o eventualmente, smentite, che troverò con Ichimoku e nei time-frame successivi.
Ichimoku<<
Ichimoku mi aiuta a capire se i prezzi sono in armonia e stanno facendo un movimento equilibrato o meno, tuttavia essendo un indicatore che funziona su trend-following, ed essendo in questo caso la fase attuale su base settimanale abbastanza laterale (triplo massimo), non performa al meglio ma sicuramente è sempre molto preciso nell'indicarmi livelli importanti , che segnalo, con le sue linee.
GIORNALIERO<<
Ne giornaliero noto più nel dettaglio, come se avessi una lente d'ingrandimento, quello che succede nel settimanale.
Noto quindi, la fase attuale di rialzo che dura quasi da 2 settimane consecutive, ed i prezzi sulla resistenza.
A questo punto continuare a rialzo date le circostanze già prese in considerazione mi sembra un eventualità che voglio scartare, poi è chiaro che i prezzi fanno sempre quello che vogliono, ma io voglio avere e seguire solo il mio piano.
Segnalo un supporto importante in ottica del mio ragionamento ribassista, supporto che proviene da un doppio minimo mai ri-testato, supporto che voglio tenere presente come possibile target, sempre però tenendo presente prima i vari ostacoli segnalatami da Ichimoku.
Ichimoku<<
Quì viene il bello ! Ichimoku mi mostra la concomitanza tra il supporto segnalato e la Kijun giornaliera, dimostrandomi ancora una volta la precisione di tali linee nell'indicare le zone di supporto e resistenza più importanti ed attuali.
Ovviamente mi mostra anche che il movimento a rialzo è poco sostenibile poichè l'indicatore è rimasto indietro rispetto ai prezzi.
Molto interessante anche la concomitanza tra SSB* Daily e Kijun Weekly, che rafforza tale livello.
Fibonacci<<
Inserendo fibonacci dell'ultimo impulso, ho un ulteriore e terza conferma dell'importanza dell'area, poichè come spesso accade, la Kijun coincide con il livello 50% di Fibonacci e ciò mi indica un vero punto cruciale in ottica di arrivo ribassista.
H4<<
Nel 4 ore vedo la fase attuale rialzista, ma niente di più, nessuna conformazione interessante.
Molto spesso, sopratutto se state svolgendo un analisi e vi trovate "in anticipo", con questo metodo di analisi dettagliata sul Settimanale e Giornaliero avrete già chiara da lì la situazione senza bisogno di ulteriori conferme.
Altre volte vi accorgerete da soli che saranno essenziali le informazioni che ricaverete anche da questo time-frame.
Ichimoku<<
Ichimoku, in questo caso, ci mostra come su questo time frame dove l'andamento principale non è laterale, svolga a pieno il suo lavoro seguendo il trend e segnalandoci anche quì la mancanza di armonia tra il movimento dei prezzi e le sue linee.
Segnalo per tanto, come primo ostacolo, la Kijun H4.
OPERATIVITA'<<
Passando ai time frame di operatività (15 min in questo caso), attendiamo la formazione di un pattern di inversione, che in questo caso avviene nella mattinata di ieri.
Ordine piazzato sul retest, rapporto rischio / rendimento ottimo e si procede con la gestione e protezione della posizione fino all'eventuale target.
Come ripeto sempre a tutti, ovviamente i pattern che si formano sui mercati possono essere leggermente differenti dalle figure precise che siamo abituati a identificare nei libri di analisi tecnica, questo semplicemente perchè dietro ogni pattern ci sono trader e forze diverse che rendono l'esito finale di ognuno, per quanto ripetitivo, sempre casuale.
>>Fammi sapere se questa analisi formativa ti è stata utile e se vuoi che approfondisca ancora di più gli argomenti, con un LIKE!
>>Dammi la tua opinione con un COMMENTO, così da poter avere uno scambio di idee e così che io possa rispondere a tutte le tue domande in breve tempo!
NZD/USD - Continua il trend positivoNonostante nelle ore precedenti, sempre su grafico H4, avessimo cominciato a notare un doppio massimo prosegue invece più forte che mai il trend rialzista del Kiwi sul Dollaro statunitense. Ho optato per un'operazione LONG dopo aver notato l'ottimo supporto dato da trendline e media mobile (esponenziale, 60 periodi). Trend is your friend, si dice così vero? Staremo a vedere.