I principali attori che muovono il mercato ForexIl mercato Forex rappresenta il più grande mercato finanziario al mondo, con milioni di partecipanti di varia natura. Per comprendere davvero come funziona questo mercato, è fondamentale conoscere chi sono i principali attori che lo influenzano e ne determinano i movimenti più rilevanti.
Governi
I governi sono i principali attori macroeconomici che influenzano il Forex attraverso le loro politiche economiche e politiche. Definiscono gli obiettivi economici nazionali e, tramite regolamentazioni e interventi, cercano di stabilizzare o indirizzare il valore delle valute per sostenere le esportazioni, controllare l’inflazione o favorire la competitività internazionale. Le azioni governative possono avere un impatto significativo sui mercati valutari soprattutto in termini di feedback politico o interventi diretti.
Banche centrali
Le banche centrali sono gli esecutori delle strategie governative e hanno un ruolo cruciale nel mercato Forex. Utilizzano strumenti come il controllo dell’offerta di moneta, la definizione dei tassi di interesse e le politiche creditizie per influenzare la domanda e l’offerta di valute. Intervengono attivamente nei mercati per stabilizzare o modificare il valore della propria valuta, utilizzando riserve in valuta estera e oro come leve di controllo. La Banca dei regolamenti internazionali e le maggiori banche centrali mondiali, tra cui la Federal Reserve americana, la BCE, la Banca del Giappone e la People's Bank of China, detengono enormi asset che condizionano fortemente il mercato Forex.
Banche commerciali
Le banche commerciali sono responsabili della maggior parte delle transazioni Forex quotidiane, soprattutto grazie alla gestione dei pagamenti internazionali per aziende e clienti privati. Secondo dati recenti, oltre il 70% del volume totale del Forex riguarda operazioni tramite banche commerciali. Oltre alla gestione del flusso di valuta, molte banche sono attive sul fronte speculativo, utilizzando sofisticate strategie di trading per trarre profitto dalle fluttuazioni valutarie.
Imprese multinazionali
Le grandi imprese operanti a livello globale sono costantemente impegnate in operazioni di cambio valuta per gestire flussi di capitale tra le filiali, pagamenti a fornitori o ricavi da mercati esteri. Le multinazionali svolgono anche attività di copertura ("hedging") per proteggersi dal rischio di oscillazioni valutarie che potrebbero influire negativamente sui loro bilanci. La loro partecipazione costante contribuisce a mantenere un flusso costante di scambi, conferendo liquidità ai mercati.
Fondi di investimento e hedge funds
I fondi di investimento professionali, incluse le grandi società di gestione patrimoniale e gli hedge funds, rappresentano gli investitori istituzionali più sofisticati attivi nel Forex. Questi operatori maneggiano capitali spesso enormi e impiegano tecniche avanzate di analisi quantitativa, trading algoritmico e gestione del rischio. La loro attività speculativa può influenzare significativamente i movimenti di prezzo, creando spinte nei mercati sia a breve che a medio termine.
Conclusioni
Il mercato Forex è un ecosistema complesso, governato dall’interazione dinamica di diversi tipi di partecipanti, ciascuno con obiettivi e funzioni differenti. I governi e le banche centrali detengono il potere strategico e normativo, mentre le banche commerciali e le multinazionali gestiscono il flusso fondamentale delle valute. I fondi di investimento e gli hedge funds aggiungono volatilità e movimenti speculativi. Conoscere questi attori permette ai trader di comprendere meglio le dinamiche di mercato e di affinare la propria strategia tenendo conto delle diverse influenze presenti sui mercati valutari.
Oltre l'analisi tecnica
SETTEMBRE, il peggior mese dell’S&P 500!Quale tendenza per l’indice S&P 500 in questo settembre 2025? Un settembre molto atteso, poiché le sfide fondamentali del rientro sono decisive per l’andamento di fine anno.
Settembre è il peggior mese per l’indice S&P 500 in termini di stagionalità, e gli investitori temono un calo del mercato azionario statunitense questo mese di settembre, mentre non mancano le sfide fondamentali (la FED mercoledì 17 settembre) e l’S&P 500 è costoso quanto alla fine del 2021 in termini di valutazione.
Questo consenso ribassista è una trappola?
Sul tema della valutazione dell’S&P 500, vi invito a rileggere l’analisi che vi abbiamo proposto lo scorso 30 luglio cliccando sull’immagine qui sotto.
1. Il mese di settembre è davvero il peggior mese in termini di performance per l’indice S&P 500?
SÌ! Sì, settembre è in effetti il peggior mese della storia dell’indice S&P 500 in termini di performance media. La performance media di settembre è negativa e nessun altro mese dell’anno mostra una performance negativa per l’S&P 500.
Tuttavia, bisogna essere molto prudenti con questo tipo di statistiche, poiché si tratta solo di una media, e comunque il 47% dei mesi di settembre nella storia dell’S&P 500 hanno registrato una performance positiva.
La fonte dei dati è indicata in basso a destra della tabella.
2. La performance finale di settembre 2025 sarà dettata dai fondamentali e in particolare dalla decisione di politica monetaria della FED di mercoledì 17 settembre.
La FED non ha abbassato il tasso dei federal funds dalla fine del 2024 e il mercato azionario statunitense ha ora bisogno di una svolta monetaria accomodante per mantenere la sua tendenza rialzista di fondo. In uno dei miei articoli della settimana scorsa ho esaminato i 3 scenari possibili per il tasso dei federal funds entro la fine dell’anno, nonché l’impatto in borsa per azioni, obbligazioni, dollaro USA e Bitcoin.
La tabella qui sotto presenta la sintesi dei 3 scenari possibili e l’impatto potenziale sul mercato; potete accedere a tutti i dettagli cliccandoci sopra.
Sarà la scelta monetaria della FED di Powell di mercoledì 17 settembre a determinare la performance finale di settembre per l’indice S&P 500. I prossimi due dati che influenzeranno la decisione della FED sono l’inflazione PCE di venerdì 29 agosto e il rapporto NFP di venerdì 5 settembre.
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Questo contenuto è destinato a persone che hanno familiarità con i mercati finanziari e gli strumenti di investimento, ed è fornito a scopo puramente informativo. L’idea presentata (inclusi commenti di mercato, dati e osservazioni) non rappresenta un prodotto del dipartimento di ricerca di Swissquote o delle sue affiliate. Questo materiale ha lo scopo di evidenziare le dinamiche di mercato e non costituisce consulenza in materia di investimenti, legale o fiscale. Se sei un investitore al dettaglio o non hai esperienza nel trading di prodotti finanziari complessi, è consigliabile consultare un consulente autorizzato prima di prendere decisioni finanziarie.
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L’impatto del dato Unemployment Claims sui mercati finanziariIl dato Unemployment Claims rappresenta uno degli indicatori più monitorati per comprendere lo stato di salute dell’economia statunitense. Misura il numero di persone che richiedono per la prima volta il sussidio di disoccupazione settimanale, offrendo così un aggiornamento rapido sul mercato del lavoro. Un dato più alto del previsto segnala un peggioramento del mercato del lavoro, mentre un dato più basso suggerisce un’economia in miglioramento. Questo risultato influenza profondamente i mercati valutari (forex) e delle materie prime, poiché riflette le aspettative sulla crescita economica, sulla politica monetaria e sui rischi di recessione.
Possibili scenari per l’oro (GOLD)
L’oro ha una relazione inversa con la forza dell’economia e dei tassi d’interesse reali. Quando le Unemployment Claims aumentano, suggerendo un peggioramento dell’occupazione e dunque un possibile rallentamento economico, le banche centrali possono stimolare l’economia con politiche monetarie più accomodanti (taglio dei tassi, espansione della massa monetaria). Questo favorisce l’oro, considerato un bene rifugio e una protezione dall’inflazione e dall’incertezza. Al contrario, un miglioramento del mercato del lavoro e delle Unemployment Claims porta spesso a rialzi dei tassi, riducendo l’appeal dell’oro e spingendo i prezzi verso il basso.
Un dato Unemployment Claims più alto del previsto potrebbe far salire il prezzo dell’oro in zona 3416. Un dato più basso, invece, potrebbe portare ad un calo fino alla zona 3310 - 3325.
Possibili scenari su EUR/USD
Per la coppia EUR/USD, il dato Unemployment Claims riflette la forza relativa dell’economia americana. Un dato peggiore del previsto è generalmente ribassista sul dollaro USA, causando un deprezzamento del dollaro rispetto all’euro e quindi una possibile salita della coppia EUR/USD. Un dato migliore rafforza il dollaro, favorendo ribassi della coppia EUR/USD. Al contempo, la situazione economica europea e le politiche della BCE influenzano il cambio, ma i dati statunitensi restano il driver principale. Un dato Unemployment Claims peggiore può portare a un rialzo di EUR/USD fino alla zona 1,1760. Al contrario, un dato migliore potrebbe spingere il cross al ribasso fino alla zona 1,1450.
Possibili scenari per le coppie con dollaro australiano (AUD/CHF, AUD/NZD, AUD/CAD)
Il dollaro australiano è sensibile ai dati del mercato del lavoro statunitense, oltre che all’andamento globale e al contesto di rischio. Un peggioramento delle Unemployment Claims USA, accompagnato da attese di rallentamento globale, spesso pesa sul dollaro australiano, considerato una valuta correlata al movimento delle materie prime.
Un aumento dei sussidi di disoccupazione USA potrebbe accentuare le pressioni ribassiste su queste coppie. Un dato invece sotto le attese potrebbe supportare un rimbalzo del dollaro australiano.
Possibili scenari su GBP/USD
Sulla coppia GBP/USD, un aumento delle Unemployment Claims USA (indicazione di rallentamento negli USA) può deprimere il dollaro e sostenere il prezzo della sterlina. Al contrario, dati in discesa sulle Unemployment Claims rafforzano il dollaro e possono far scendere GBP/USD. Le zone di attenzione sono 1,36 in caso di dati peggiori delle aspettative e 1,33 in caso di dati migliori delle attese.
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🌞 BUON GIORNO A TUTTI🌞
Ciao belli,
🔑 gold continua le sue spinte a giorni alterni,
ora attendiamo la zona daily segnata con line gialla 370.360
Poi in sessione americana ci muoviamo per valutare qualche posizionamento aggressivo conferma permettendo.
⏰ Fondamentale
pressione e forza del dollaro.
Ma l’incertezza politica sull’indipendenza della Fed ha contenuto le perdite.
-Il tentativo di Trump di rimuovere il governatore della Fed, Lisa Cook, ha destabilizzato la fiducia nella banca centrale, rafforzando il ruolo dell’oro come rifugio sicuro
-Paesi e istituzioni riducono la dipendenza dal dollaro, aumentando la domanda di oro. Nel Q1 2025, le banche centrali hanno comprato oltre 244 tonnellate, portando l’oro a quasi il 20% delle riserve globali
-L’oro ha toccato un nuovi massimi in rialzo del +32% da inizio anno.
Tre motivi principali:
Tasse inaspettate fino al 39% sui lingotti importati;
Tensioni geopolitiche (USA–Russia/Cina);
Timori di stagflazione economica
⚠️ Prossimi appuntamenti rilevanti
3–12 settembre: Precious Metals Summit a Beaver Creek (USA)
11–14 settembre: India Gold Conference, Nuova Delhi
14–17 settembre: Mining Forum Americas
15 settembre: Mining Forum Americas, presentazione di Eldorado
🔍PROSSIMI APPUNTAMENTI🔍
Come di consueto, ci vediamo in live alle 14:00 per seguire l’andamento del mercato in tempo reale.
🔍Promemoria🔍
Evito di operare durante le sessioni asiatica e londinese, focalizzandomi sulle notizie delle 14:30, e sull'apertura di New York ore 15:30. Questa strategia mi consente di agire in modo più efficace, sfruttando la maggiore volatilità e liquidità di tale sessione.
Nel frattempo, vi auguro una buona giornata.
Per domande, dubbi o richieste, commentate o scrivetemi!
Sarò felice di rispondervi.
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NVIDIA al bivio: utili record o nuova bolla AI?Le azioni rimbalzano con catalizzatori chiave in arrivo
Ieri i mercati azionari hanno registrato un solido rimbalzo dopo un inizio di settimana deludente, con gli investitori in attesa di un importante rapporto sugli utili previsto per domani e di un dato cruciale sull'inflazione atteso per venerdì.
Il NASDAQ è avanzato dello 0,44% (quasi 95 punti), chiudendo a 21.544,27; l’S&P 500 è salito dello 0,41% a 6.465,94, mentre il Dow Jones ha guadagnato lo 0,30% (circa 135 punti), attestandosi a 45.418,07. Il vero protagonista della seduta, tuttavia, è stato il comparto delle small cap: il Russell 2000 ha infatti segnato un rialzo dello 0,83%, chiudendo a 2.358,60.
Mentre i media si concentravano sul licenziamento senza precedenti, da parte del Presidente Trump, di Lisa Cook, membro del Consiglio dei Governatori della Fed, il mercato guardava invece al rapporto di domani pomeriggio di NVIDIA (NVDA), leader dell’intelligenza artificiale e autentica superstar di Wall Street. La pubblicazione giunge in un momento delicato per il settore più “caldo” del mercato, segnato dal riemergere di dubbi sulla sostenibilità dei massicci investimenti in AI.
Ho notato come siano riemerse le consuete critiche all’intelligenza artificiale, provenienti dai medesimi tre fronti: chi ritiene eccessivi e privi di ritorno gli investimenti in GPU e data center, chi teme rischi sociali e di sicurezza, e chi dubita che i modelli linguistici possano realmente favorire la crescita economica. Alcuni arrivano persino a definire GPT-5 un fallimento, parlando di una “bolla AI” pronta a scoppiare. Io credo, al contrario, che queste voci ignorino l’enorme lavoro di aziende come NVIDIA, impegnate nella robotica, nell’edge computing e nello sviluppo di infrastrutture che stanno gettando le basi della prossima rivoluzione industriale digitale.
A mio avviso, anche se molti progetti sperimentali non arriveranno a compimento, l’applicazione dell’AI a produzione, logistica e servizi sta già creando un nuovo motore di crescita, paragonabile per portata a Internet o all’elettricità. Le discussioni su AGI e rischi etici restano necessarie, ma i grandi investimenti in atto dimostrano che la direzione è ormai tracciata. Per questo guardo con ottimismo al futuro e continuo a concentrarmi sulle opportunità concrete offerte da società come NVIDIA, Marvell e CoreWeave, convinto che il lungo periodo premierà chi saprà cogliere questa trasformazione.
Il tema dell’indipendenza della Fed è oggi al centro del dibattito mediatico, ma il mercato non sembra mostrarne particolare preoccupazione. È un segnale positivo, soprattutto considerando il forte rialzo di venerdì scorso e il lieve calo di inizio settimana.
Quando la politica diventa il titolo del giorno durante una seduta di Borsa, spesso l’andamento non risulta particolarmente entusiasmante. Molto diverso sarà giovedì, quando NVIDIA pubblicherà i suoi risultati: l’attesa è elevata e l’ottimismo sui possibili tagli ai tassi da parte della Fed lascia prevedere che le small cap possano mantenere il loro slancio rialzista, un segnale incoraggiante per gli investitori più propensi al rischio.
Gli analisti stimano che gli utili di NVDA siano cresciuti di oltre il 47% su base annua, fino a raggiungere 1 dollaro per azione, mentre i ricavi – stimati oltre i 46 miliardi di dollari – segnalano un’espansione superiore al 50% rispetto all’anno scorso. Il titolo, intanto, è salito di un ulteriore 1% nella seduta di ieri.
Ritengo che NVDA resti la migliore tra le protagoniste del settore, e questo è ormai noto a tutti. I commenti e le prospettive che seguiranno alla pubblicazione dei dati saranno il vero motore del titolo. È plausibile uno scenario di volatilità – con un rialzo immediato seguito da prese di profitto – ma non voglio indulgere in eccessive speculazioni: il boom dell’intelligenza artificiale, guidato da NVDA, ha dimensioni impressionanti.
Oltre ai risultati di NVDA, venerdì sarà il turno dei dati sull’inflazione. Gli indici PCE e quelli dell’Università del Michigan potrebbero offrire indicazioni decisive su ciò che la Fed sceglierà di fare nella riunione di settembre.
Marco Bernasconi Trading
Banche centrali, il grande paradosso del 2025Quest’anno 2025 rivela un paradosso nel mercato dei cambi fluttuanti (Forex), un paradosso che posso definire raro. La base dell’evoluzione delle valute sul mercato dei cambi è la divergenza delle politiche monetarie. In altre parole, è la differenza di traiettoria tra i tassi d’interesse delle principali banche centrali del mondo a determinare la tendenza di fondo delle coppie principali in USD sul Forex.
Ma quest’anno 2025 presenta una configurazione rara: la divergenza delle politiche monetarie ha avuto quasi nessun effetto sul FX.
Perché? Perché il dollaro USA è (di gran lunga) la valuta più debole del FX nel 2025, nonostante la Fed non abbia toccato il suo tasso d’interesse, che resta il più alto tra le principali banche centrali, come mostra il grafico principale di questa analisi.
1) Nel 2025, la divergenza delle politiche monetarie non ha inciso sul FX
La tabella seguente confronta l’evoluzione dei tassi d’interesse delle principali banche centrali e la loro situazione in termini di inflazione. Ad eccezione della Banca del Giappone, tutte le principali banche centrali hanno ridotto i tassi più volte quest’anno, poiché l’obiettivo di inflazione è stato raggiunto o quasi raggiunto.
Solo la Fed non ha toccato il tasso dei federal funds, che ora è il più alto di tutte le banche centrali.
La tabella sottostante è stata realizzata dall’analista Vincent Ganne per Swissquote e propone un confronto delle politiche monetarie delle principali banche centrali nel 2025.
L’infografica sottostante, tratta da Bloomberg, propone un confronto dell’evoluzione dei tassi d’interesse delle banche centrali del mondo nel 2025.
2) Ecco il paradosso: il dollaro USA è la valuta più debole del FX quest’anno (in calo del 10%) nonostante la posizione favorevole dei tassi USA
Non solo il dollaro USA è l’unica valuta principale del FX che è scesa nel 2025, ma questo calo è molto marcato, una flessione del 10 %.
Questo crollo del dollaro USA è in totale contraddizione con la divergenza delle politiche monetarie, che avrebbe dovuto far salire il dollaro rispetto a un paniere di valute principali. La domanda ora è quale tendenza prenderà il dollaro se la Fed dovesse decidere di tagliare il suo tasso d’interesse a fine anno.
3) Alla fine, il ruolo della divergenza delle politiche monetarie è temporaneamente sospeso poiché l’economia USA affronta incertezze strutturali
• Dazi doganali e loro impatto sulle prospettive di crescita economica degli Stati Uniti
• Aumento del debito pubblico USA e politica fiscale/budgetaria dell’Amministrazione Trump (“Big Beautiful Bill”)
Queste due sfide strutturali hanno neutralizzato per quest’anno la divergenza delle politiche monetarie, ma quest’ultima dovrebbe tornare a prevalere nel 2026 e forse consentire un rimbalzo del dollaro USA sul FX.
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Questo contenuto non è destinato a manipolare il mercato né a promuovere comportamenti finanziari specifici.
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I CFD sono strumenti complessi e comportano un rischio elevato di perdere denaro rapidamente a causa della leva finanziaria. La maggior parte dei conti al dettaglio perde capitale quando fa trading con i CFD. Dovresti valutare se comprendi il funzionamento dei CFD e se puoi permetterti di correre tale rischio.
Gli asset digitali non sono regolamentati nella maggior parte dei paesi e potrebbero non essere soggetti a norme di protezione dei consumatori. In quanto investimenti altamente volatili e speculativi, non sono adatti a investitori con bassa tolleranza al rischio. Assicurati di comprendere ogni asset digitale prima di operare.
Le criptovalute non sono considerate valuta legale in alcune giurisdizioni e sono soggette a incertezze normative.
L’uso di sistemi basati su Internet può comportare rischi elevati, tra cui frodi, attacchi informatici, interruzioni di rete e comunicazione, furti di identità e phishing legati agli asset digitali.
Il dollaro rimbalza, mercati in tensioneIMPROVVISAMENTE IL DOLLARO
Il rally che aveva spinto i titoli azionari vicino ai massimi storici sembra essersi arrestato. I rendimenti obbligazionari sono saliti, complice l’attenuazione del sentiment verso i possibili tagli della Fed, in attesa dei dati chiave del PCE.
Ieri Wall Street ha chiuso in rosso, tornando a essere scambiata in modo contrastato. Permane la disconnessione tra i diversi settori, mentre i mercati sembrano aver già prezzato l'entità dei tagli dei tassi e l’impatto dei dazi sui produttori di beni.
Il Dow Jones ha perso lo 0,77% a 45.282,47 punti, il Nasdaq lo 0,22% a 21.449,29 punti e l’S&P 500 lo 0,43% a 6.439,32 punti.
Venerdì, il presidente della Fed Powell ha osservato che un indebolimento del mercato del lavoro potrebbe giustificare un taglio dei tassi nella riunione di settembre, se i dati sull'occupazione e sui prezzi non riserveranno sorprese.
Tuttavia, i timori di un'inflazione elevata espressi da altri membri del FOMC hanno frenato un rally più deciso.
Nvidia è salita dell'1,5% in vista della pubblicazione degli utili di mercoledì, mentre i timori di valutazioni esorbitanti nel settore tech hanno mantenuto alta la tensione tra i titoli a grande capitalizzazione.
Intel è balzata dell'1% dopo che il governo statunitense ha acquisito una quota del 10% per 8,9 miliardi di dollari.
Keurig Dr Pepper è invece crollata dell'8% dopo l’acquisizione della società olandese JDE Peet's per 18 miliardi di dollari.
VALUTE
Il dollaro torna prepotentemente in auge, con un forte recupero contro le principali valute concorrenti, in particolare euro e sterlina.
Le ragioni sembrano legate alla presenza di importanti posizioni short ormai consolidate, mentre il mercato ha già assorbito le notizie positive relative al possibile taglio dei tassi da parte della Fed a settembre.
L’Eur/Usd è tornato ieri sera in area 1,1600, per poi risalire nella notte a 1,1660 e consolidare a 1,1630.
L’Usd/Jpy si muove nel range consolidato tra 147,00 e 148,00, con un recupero di quasi 100 pips dai minimi di 146,985.
Il Cable è sceso di circa 100 pips fino a 1,3440. Le valute oceaniche sono stabili o in leggera discesa, ma tendenzialmente deboli contro il dollaro.
Correzioni in corso anche su diversi cambi risk-on/risk-off, come Nzd/Chf, Eur/Nzd ed Eur/Aud.
IFO IN RECUPERO
L’indice tedesco Ifo Business Climate è salito ad agosto a 89, da 88,6 di luglio, il livello più alto da maggio 2024 e superiore alle previsioni.
Le aspettative delle aziende per i prossimi mesi sono migliorate (91,6 contro 90,7), mentre le valutazioni sulla situazione attuale sono leggermente diminuite (86,4 contro 86,5), segnalando una ripresa economica ancora debole.
Nel manifatturiero, il sentiment è sceso marginalmente (-12,2 contro -11,9), con preoccupazioni per le condizioni attuali e la bassa crescita degli ordini.
Il settore dei servizi ha registrato un lieve calo, nonostante condizioni attuali migliori (2,6 contro 2,8), a causa di aspettative più caute. Gli studi di architettura e ingegneria, però, si sono mostrati più ottimisti.
Il sentiment commerciale si è indebolito (-21,4 contro -20,3) per via di performance più deboli, anche se le aspettative future sono leggermente meno pessimistiche.
L’edilizia ha registrato un lieve calo dopo mesi di stabilità (-15,3 contro -14,3), con minore soddisfazione attuale ma prospettive migliori per i mesi a venire.
INDICE FED DI CHICAGO
L’indice CFNAI della Fed di Chicago è sceso a -0,19 a luglio, rispetto al -0,18 rivisto di giugno, segnalando che l’attività economica statunitense è rimasta sotto il trend storico per il quarto mese consecutivo.
Solo una delle quattro categorie generali ha registrato un peggioramento rispetto a giugno, ma tre hanno comunque contribuito negativamente all’indice.
Gli indicatori sulla produzione hanno invertito la tendenza rispetto al +0,01 di giugno. Quelli sull’occupazione hanno contribuito con -0,06, leggermente meglio rispetto al -0,08 precedente.
Le categorie relative a vendite, ordini e scorte hanno contribuito con -0,02, in miglioramento rispetto al -0,10. I consumi personali e le abitazioni hanno fornito un contributo neutrale, rispetto al -0,01 di giugno.
PETROLIO
I future sul greggio WTI sono saliti di oltre l’1,5% a 64,7 dollari al barile lunedì, il massimo da quasi tre settimane, prolungando un rally di quattro giorni.
I prezzi sono sostenuti dai rischi geopolitici e dalle aspettative di politica monetaria. I timori di interruzioni dell’approvvigionamento russo sono aumentati dopo nuovi attacchi ucraini alle infrastrutture energetiche, tra cui incendi al terminal di Ust’-Luga e alla raffineria di Novoshakhtinsk.
L’incertezza sui colloqui di pace, le minacce di nuove sanzioni da parte di Trump e dazi più elevati sulle importazioni indiane hanno alimentato le preoccupazioni sull’offerta.
Powell ha segnalato possibili tagli dei tassi già a settembre, rafforzando il sentiment che una crescita più forte negli USA possa aumentare la domanda di petrolio.
Tuttavia, i venti contrari economici restano un freno, con operatori cauti sul fatto che una crescita debole possa limitare i consumi a lungo termine.
Dal lato dell’offerta, il piano dell’OPEC+ di ripristinare parte della produzione ha riacceso i timori di eccesso, mantenendo i future circa il 9% sotto i livelli di gennaio.
GIAPPONE: RENDIMENTI IN SALITA
Il rendimento dei titoli di Stato giapponesi a 10 anni è salito martedì oltre l’1,62%, il livello più alto dal 2008. Gli investitori aumentano le scommesse su ulteriori rialzi dei tassi da parte della BoJ.
A Jackson Hole, il governatore Kazuo Ueda ha affermato che si prevede un ulteriore aumento dei salari in Giappone, a fronte di un mercato del lavoro in contrazione. Questo rafforza la fiducia che le condizioni per un rialzo dei tassi si stiano concretizzando.
La BoJ ha sospeso il ciclo di rialzi negli ultimi mesi, preoccupata per l’impatto dei dazi statunitensi sull’economia giapponese, fortemente dipendente dalle esportazioni.
Nella riunione di luglio, la banca centrale ha lasciato i tassi invariati, ma ha alzato le previsioni di inflazione e fornito prospettive economiche più ottimistiche.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
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Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
NVIDIA test di fuoco: il report che può cambiare Wall Street.NVIDIA alla prova del fuoco: il report che può cambiare tutto a Wall Street.
Inizio lento per la settimana di NVIDIA
Il settore a più rapida crescita dall’avvento di Internet sarà al centro dell’attenzione questa settimana, quando il leader dell’intelligenza artificiale e superstar del mercato, NVIDIA (NVDA), pubblicherà i propri risultati domani. Non sorprende, dunque, che le azioni abbiano deciso di prendersi una pausa all’inizio della settimana, soprattutto dopo il forte rally di venerdì.
Il Dow Jones ha chiuso la scorsa settimana con il primo record dell’anno, ma ieri ha perso lo 0,77% (quasi 350 punti), attestandosi a 45.282,47. L’S&P è scivolato dello 0,43%, fermandosi a 6.439,32, mentre il Nasdaq, rimasto a lungo in territorio positivo, ha terminato in calo dello 0,22% (circa 47 punti), chiudendo a 21.449,29.
Il fatto che il mercato abbia solo in parte restituito l’enorme rialzo di venerdì può essere considerato un segnale positivo. La debolezza iniziale di ieri ha lasciato spazio a un parziale rimbalzo, interrotto però dal ritorno dei venditori nel finale di seduta. È cominciata così l’ultima settimana di agosto, alla vigilia della fine “non ufficiale” dell’estate: settembre, storicamente, rappresenta sempre un’incognita per i mercati.
Venerdì tutti gli indici sono balzati di oltre l’1%, dopo che il presidente della Fed, Jerome Powell, a Jackson Hole ha lasciato intendere la possibilità di un taglio dei tassi già a settembre. L’S&P e il Dow Jones hanno così chiuso la terza settimana consecutiva in rialzo, mentre il Nasdaq ha ceduto lo 0,6% nei cinque giorni, poiché i massicci investimenti dell’economia nell’intelligenza artificiale sono tornati a essere messi in discussione.
Questa settimana l’attenzione sarà tutta rivolta al rapporto trimestrale di NVIDIA, che arriverà dopo la chiusura della seduta di domani. Il titolo, cresciuto dell’1% nella giornata di ieri, rappresenta l’ultimo grande annuncio della stagione per le “Magnificent 7”.
L’attesissima pubblicazione dei dati del secondo trimestre si preannuncia come una delle più importanti dell’intero ciclo. Le stime sugli utili per azione e sul fatturato restano sostanzialmente stabili, con attese di una nuova forte crescita in tutti i segmenti chiave.
Le previsioni future saranno decisive per la reazione del titolo, soprattutto dopo le recenti voci di una presunta “bolla” nel settore dell’intelligenza artificiale. Dall’inizio dell’anno, NVIDIA ha guadagnato circa il 35%, ben oltre il +10% dell’S&P 500.
Non va dimenticato che, a fine settimana, sarà pubblicato anche il rapporto sulla Spesa per consumi personali (PCE), il principale indicatore che gli investitori utilizzeranno per valutare la probabilità di un taglio dei tassi a settembre. Secondo il FedWatch Tool del CME, tale probabilità si aggira intorno all’83%.
Un taglio dei tassi a settembre non è però ancora certo: come sempre, la Fed ribadisce che tutto dipenderà dai dati. Significa che il rapporto PCE, in uscita venerdì 29 agosto, e quello sull’occupazione di venerdì 5 settembre potrebbero rivelarsi decisivi in vista della prossima riunione.
Perché la Fed rinunci a un taglio, l’inflazione dovrebbe sorprendere al rialzo e l’occupazione mostrare un’accelerazione significativa. Nulla è comunque scontato. È per questo che, da qui a inizio settembre, gli occhi degli operatori resteranno puntati su questi due appuntamenti cruciali.
Marco Bernasconi Trading
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Ciao belli,
il signor Gold ha chiuso toccando l’imbalance e ha reagito in notturna con una reazione di 350 pips.
Non rispettando il mio piano, certi trade cerco di evitarli.
resto in attesa di livelli più 'scontati' per entrare.
Intanto mi muovo su altri asset interessanti nel Forex.
Se volete analisi su altri pair, fatemelo sapere nei commenti o su TradingView in privato. S
arò felice di mandarvele.
📌Fondamentale Update
-Il presidente Trump ha licenziato la governatrice della Fed, Lisa Cook. Ha innescato incertezza sui mercati, indebolendo il dollaro e spingendo l’oro a un massimo di due settimane
-L'incertezza ha rafforzato l’oro come bene rifugio, mentre cresce l’attesa per un possibile taglio dei tassi nella riunione Fed di settembre
Tecnicamente, XAU/USD ha raggiunto i 3.387 USD nell’Asia session, poi si è aggiustato a +0,3 %, in scia alla pressione sui tassi e al clima di mercato incerto
Oro ben supportato nel breve termine, soprattutto dati i venti macro (tagli tassi Fed, fuga verso i rifugi)
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Evito di operare durante le sessioni asiatica e londinese, focalizzandomi sulle notizie delle 14:30, e sull'apertura di New York ore 15:30. Questa strategia mi consente di agire in modo più efficace, sfruttando la maggiore volatilità e liquidità di tale sessione.
Nel frattempo, vi auguro una buona giornata.
Per domande, dubbi o richieste, commentate o scrivetemi!
Sarò felice di rispondervi.
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ultima settimana di agosto.
attualmente continuo come da ultima analisi a cercare sempre posizionamenti long di gold da prezzi piu discount possibile,
attualmente le due opzioni sono queste:
la prima su imbalance daily molto rischiosa che personalmente eviterò.
la seconda molto meglio in fascia discount su zone chiave.
oggi è lunedi lascio correre e da domani vediamo come muoverci.
ci vediamo stasere alle 18:00 per analizzare i mercati insieme e preparare i set up.
📌 Aggiornamento Macro & Oro — 25 Agosto 2025
Venerdì scorso il discorso di Powell da Jackson Hole è arrivato con ritardo per via dei problemi di trasmissione. Situazione insolita, ma ciò che conta è il messaggio:
Sintesi del discorso di Powell:
Porta aperta a un taglio dei tassi già da settembre (se i dati lo permettono).
Economia ancora resiliente, occupazione vicina al massimo e inflazione ridotta rispetto ai picchi post-pandemia.
Rischi in aumento: inflazione legata ai dazi, crescita più debole per via di una forza lavoro rallentata dall’immigrazione.
📌Oro & Dollaro USA;
Il discorso ha spostato la Fed verso un bias accomodante. Con la politica già in territorio restrittivo e i rischi sull’occupazione crescenti, il mercato vede circa 75% di probabilità di un taglio da 25bps a settembre. Restano però i rischi inflattivi legati ai dazi, quindi l’attenzione sarà tutta sui prossimi dati.
📅 Settimana USA ricca di eventi:
Lunedì: Housing
Martedì: Ordini durevoli & Fiducia consumatori
Giovedì: Sussidi disoccupazione & PIL (2ª lettura)
Venerdì: Core PCE (dato chiave per la Fed e per l’oro)
🎯 Bias: Bullish
Con una Fed più dovish e liquidità ridotta, vedo interessanti occasioni di acquisto sui pullback fino al PCE di venerdì.
⚠️ Nota: ultima settimana estiva, volumi e liquidità ridotti. Mi aspetto più movimento dalla prima metà di settembre, quando i desk torneranno operativi.
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Powell apre al taglio dei tassi: rally sui mercatiFED E JP: LA DIREZIONE È TRACCIATA
La Fed ha mantenuto i tassi stabili al 4,25%-4,50% per la quinta riunione consecutiva, come previsto. Tuttavia, non c’è stata unanimità: due governatori si sono dichiarati favorevoli a un taglio del costo del denaro, segnando il primo doppio dissenso di questo tipo dal 1993.
I membri del board hanno osservato che, sebbene le fluttuazioni delle esportazioni nette continuino a influenzare i dati, gli indicatori recenti mostrano una moderazione dell'attività economica nel primo semestre. Questo contrasta con le precedenti valutazioni, secondo cui la crescita procedeva "a un ritmo solido".
La Fed ha inoltre affermato che il tasso di disoccupazione rimane basso, mentre l'inflazione resta elevata. Permane incertezza sulle prospettive economiche. La banca centrale ha ribadito che eventuali aggiustamenti dei tassi dipenderanno dai dati in arrivo, dall’evoluzione delle prospettive e dall’equilibrio dei rischi.
L’approccio resta attendista, in un contesto di crescenti preoccupazioni per gli effetti della guerra commerciale sull’obiettivo di inflazione del 2%.
JEROME POWELL
Al simposio di Jackson Hole del 2025, il presidente della Fed, Jerome Powell, ha affrontato gli effetti dei dazi imposti dal presidente Trump sull’economia statunitense.
Ha osservato che le tariffe stanno già spingendo verso l’alto i prezzi al consumo e si aspetta che l’impatto continui nei prossimi mesi. Tuttavia, è probabile che si tratti di un aumento una tantum, piuttosto che di un problema di inflazione duratura, il che potrebbe spingere la banca centrale a tagliare i tassi.
La crescita più debole dell’occupazione e il quadro occupazionale fragile rendono meno probabile che i dazi inneschino pressioni persistenti sui prezzi. Questo suggerisce che l’attuale posizione restrittiva della Fed potrebbe lasciare spazio a riduzioni del costo del denaro, se i rischi al ribasso dovessero aumentare.
Powell ha infine sottolineato la necessità di flessibilità nell’approccio della Fed, in un contesto economico in continua evoluzione, con pressioni globali e tensioni politiche che rendono incerta la crescita. Nel complesso, il suo messaggio ha bilanciato le preoccupazioni per l’inflazione con un mercato del lavoro debole, mostrando agli operatori un atteggiamento più accomodante rispetto al recente passato.
BORSE USA IN RIALZO
Wall Street è salita venerdì dopo che Powell ha segnalato la possibilità di un taglio dei tassi a settembre durante il suo discorso a Jackson Hole, innescando il più forte rally cross-asset da aprile.
L'S&P 500 e il Nasdaq sono saliti rispettivamente dell'1,5% e dell'1,9%, mentre il Dow Jones è balzato di 846 punti, raggiungendo un massimo intraday record.
Powell ha osservato che il mutevole equilibrio dei rischi nell'economia "potrebbe giustificare un adeguamento della nostra posizione politica", pur avvertendo che le pressioni inflazionistiche permangono.
Gli operatori hanno rapidamente aumentato le scommesse su un taglio dei tassi di 25 punti base a settembre, portandole a circa il 91%.
Il settore tecnologico è in crescita: Tesla ha guadagnato il 6,2%, mentre Meta, Alphabet e Amazon sono salite di oltre il 2% ciascuna. Nvidia ha registrato un +1,7%, e Intel è salita del 5,5% dopo indiscrezioni su un possibile acquisto del 10% da parte dell’amministrazione Trump.
Il rally ha permesso ai mercati di recuperare dalla precedente debolezza dei titoli tecnologici a grande capitalizzazione, lasciando il Dow e l'S&P 500 con guadagni settimanali e riducendo le perdite del Nasdaq.
VALUTE
Il dollaro è crollato dopo l’intervento di Powell. L’Eur/Usd è salito da 1,1580 a 1,1740, chiudendo vicino ai massimi, con un guadagno di circa l’1% in poco più di 4 ore.
La valuta statunitense ha perso terreno a causa delle aumentate aspettative di taglio dei tassi, che ridurrebbero la forbice rispetto alle valute concorrenti. Anche l’Usd/Jpy è sceso di circa 240 pips, da 148,77 a 146,57.
I cross dell’euro sono in ripresa, anche se vicini a livelli chiave che potrebbero ostacolare la continuazione del movimento e causare possibili correzioni. Pensiamo, ad esempio, a Eur/Jpy o Eur/Nzd.
La sensazione è che la moneta unica, alla luce dei dati tedeschi su un PIL inferiore al consensus, possa presto trovare resistenze tra 1,2000 e 1,2500. Per ora, però, questi livelli sembrano ancora lontani.
Stessa sorte per il Cable e per le valute oceaniche, che tentano una faticosa risalita contro il dollaro. Tuttavia, per una ripresa strutturale delle oceaniche sarà necessaria una ripartenza dell’economia cinese.
RENDIMENTI TREASURIES
Il rendimento del Treasury a 10 anni è sceso al 4,26% venerdì, quasi 10 punti base sotto i massimi di sessione, dopo che Powell ha segnalato un probabile taglio dei tassi nella prossima riunione.
I mercati credono fermamente in un allentamento della politica monetaria nel quarto trimestre. I future sui tassi indicano un consenso per due tagli totali entro l’anno, mentre il 40% del mercato è posizionato per tre tagli.
L’irripidimento della curva dei rendimenti riflette una parziale attenzione all’inflazione e una discrepanza tra tassi a breve e lungo termine, aggravata da un indice PPI elevato e segnali di accelerazione dei prezzi negli indici ISM e S&P PMI.
SETTIMANA ENTRANTE
Le prospettive sui tassi globali resteranno al centro dell’attenzione dei mercati nella settimana che inizia domani.
Analisti e operatori attendono di valutare la sostenibilità dei segnali accomodanti della Fed emersi dal simposio di Jackson Hole.
Negli Stati Uniti, l’attenzione sarà rivolta a reddito personale, spesa, indici dei prezzi PCE e stime aggiornate sul PIL del secondo trimestre. Altri dati chiave includono ordini di beni durevoli, prezzi e vendite delle case, fiducia dei consumatori e indici di attività della Fed.
Gli utili di Nvidia offriranno nuove prospettive sul sentiment globale sull’intelligenza artificiale, dopo la recente sottoperformance del settore chip.
Sono attesi anche dati sul PIL da Canada e India. La Cina pubblicherà il suo PMI ufficiale, mentre il Giappone diffonderà i dati di fine mese.
In Europa, i resoconti delle riunioni della BCE potrebbero fornire indizi su ulteriori tagli, insieme ai dati sull’inflazione nelle principali economie dell’Eurozona.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
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La psicologia del rischio nel tradingLa gestione del rischio nelle posizioni di trading è uno dei pilastri fondamentali per chi vuole operare con successo nei mercati finanziari. Una delle domande più importanti per ogni trader è: quale porzione del proprio capitale rischiare in ogni singola operazione? La risposta a questa domanda non è solo teorica, ma ha un impatto diretto sulla performance e sulla sopravvivenza nel lungo termine. Il rischio per operazione si determina calcolando la distanza tra il punto di entrata e lo stop loss, misurata in pips o in unità di prezzo, moltiplicata per la dimensione della posizione. Questo calcolo serve a definire quanti soldi sono esposti in caso di perdita.
Un approccio prudente è quello di rischiare tra l’1% e il 2% del capitale totale per ogni trade. Questa strategia è consigliata soprattutto ai trader alle prime armi o a chi vuole mantenere una sicurezza elevata contro i ribassi. Rischiare poco per operazione significa aspettarsi guadagni più contenuti, ma anche avere un controllo migliore sul capitale, limitando i drawdown e mantenendo stabilità psicologica nei periodi negativi.
Si passa poi a un rischio medio, che varia dal 2% al 5% del capitale per trade. Qui i rendimenti attesi sono più elevati, ma la sicurezza del capitale diminuisce. Questo livello è ideale per trader più esperti, psicologicamente preparati a gestire drawdown più profondi e sequenze di perdite. È fondamentale in questo caso essere disciplinati e non farsi sopraffare dall’emotività, perché colpi di testa specie dopo perdite possono compromettere i risultati complessivi.
Rischiare oltre il 5% per ogni singola operazione è da considerarsi un rischio altissimo. Si parla spesso di trade "5 stelle", ovvero pochi setup di altissima convinzione dove il trader è quasi certo di un esito positivo. I potenziali profitti sono grandi, ma con due sole perdite consecutive si può perdere circa il 10% del capitale, una soglia che può dare un colpo duro alla psicologia e al conto stesso.
Infine, esiste il rischio definito "stupido" quando si supera il 10% per singolo trade. Qui la probabilità di "bruciare" l’intero conto in pochi trade è altissima. Poiché non esistono setup infallibili, questa strategia è estremamente pericolosa e da evitare categoricamente.
Uno dei problemi più comuni tra i trader inesperti è non calcolare la percentuale di rischio realmente presa in ogni operazione, affidandosi a una dimensione fissa delle posizioni indipendentemente dalla salute del conto o dalla volatilità del mercato. Questo errore può portare a esposizioni eccessive e a perdite rapide e difficili da recuperare.
Metodi efficaci per calcolare la dimensione ottimale della posizione includono il modello percentuale che normalizza il rischio per ogni trade in una frazione dell’intero capitale, e formule matematiche come il Kelly Criterion, che tiene conto della probabilità di successo e del rapporto rischio/ricompensa per suggerire la quota ideale da investire. Tuttavia, anche in questi casi, molti trader preferiscono adottare una versione più conservativa per limitare potenziali danni finanziari.
L’importanza della gestione del rischio attraverso un position sizing corretto è confermata da studi che attribuiscono a questa componente oltre il 90% del risultato di lungo termine di un sistema di trading. Il controllo rigoroso del rischio aiuta non solo a preservare il capitale, ma anche a mantenere uno stato mentale equilibrato, elemento chiave per decisioni razionali e costanti nel tempo.
L'indice FTMIB ad un passo da...Buongiorno a tutti.
Ho voluto iniziare la mia settimana dal rientro dalle ferie con una riflessione sul nostro indice azionario.
Il nostro FTMIB è ad un soffio (2,4%) dai precedenti massimi pre-crisi 2008.
Ci sono voluti ben 17 anni prima che ciò avvenisse ed il merito, a mio parere, e dovuto a molteplici fattori di carattere macroeconomico, settoriale e di politica monetaria, ma c'è qualcosa di più...
Sicuramente la politica monetaria espansiva della BCE, con il quantitative easing e le iniezioni di liquidità, hanno sostenuto il mercato rendendo il comparto azionario più attrattivo rispetto quello obbligazionario.
Sicuramente la ripresa post-covid ed il PNRR hanno rilanciato il paese ed i suoi consumi, soprattutto nei settori energetici e delle infrastrutture.
Ma a fare la differenza è stato il rendimento dei titoli finanziari.
Sono state le nostre banche a fare la differenza, spinte dall'aumento dei tassi di interesse.
Se si osserva infatti il grafico, noteremo che l'indice ha avuto nei dieci anni dal bottom (B2) un rendimento del 70%. Quelli sono stati gli anni del lento, e pseudo stazionario, recupero: gli anni dei tassi di interesse al minimo. Gli anni che avrebbero dovuto portare al vero rilancio. Ma la vera crescita è avvenuta quando i tassi sono riaumentati, a causa del fenomeno inflattivo. E' li che il settore bancario ha dato il suo contributo, riprendendo a brillare.
Avrei altre considerazioni da fare, riguardo ad altre motivazioni, meno ovvie ma - io credo - più significative (tasso di investimento - gestione amministrativa - ecc), ma spererei che a riguardo si aprisse un dibattito.
Ho solo una domanda a tal proposito: cosa accadrà al comparto bancario, e pertanto al rendimento dell'indice, quando i tassi di interesse (ora al 2,15%) si saranno completamente sgonfiati?
...purtroppo non ci vuole molto a capirlo.
Pertanto, siamo prossimi al capolinea?
Un saluto,
Silvio.
GBPUSD: quando l'analisi tecnica è chirurgica. Analisi macroeconomica sul cross
Fronte U.S.A.
Nel mese di luglio, le vendite di abitazioni esistenti hanno registrato un incremento del 2,0% su base mensile, recuperando sostanzialmente il calo osservato a giugno. Tale rimbalzo, sebbene incoraggiante, non modifica il quadro di fondo: il ritmo annualizzato destagionalizzato si attesta a 4,0 milioni di unità, in linea con la media registrata dall’inizio del 2025, confermando così una dinamica laterale del mercato.
Il persistere di condizioni di accessibilità sfavorevoli — tassi ipotecari elevati e prezzi delle abitazioni storicamente alti — continua a mantenere l’attività su livelli ben inferiori rispetto alle medie di lungo periodo. Parallelamente, l’offerta sta mostrando segnali di accumulo: a luglio, lo stock disponibile ha raggiunto 1,36 milioni di unità, massimo dal 2020. L’aumento dell’inventario riflette una domanda strutturalmente debole, con effetti diretti sulla dinamica dei prezzi. Infatti, il prezzo mediano delle abitazioni unifamiliari ha segnato un incremento marginale dello 0,3% su base annua, il ritmo più contenuto degli ultimi due anni, segnalando un significativo raffreddamento dell’apprezzamento immobiliare.
Sul fronte dell’edilizia residenziale, i dati mostrano un quadro misto. A luglio, i nuovi cantieri edili sono cresciuti del 5,2%, trainati da una ripresa sia nel segmento unifamiliare sia in quello multifamiliare. Tuttavia, il trend di medio periodo rimane debole: gli avvii unifamiliari risultano in calo del 6% da inizio anno, mentre i permessi edilizi segnano un arretramento del 12%. La resilienza dimostrata negli anni recenti dal comparto unifamiliare, sostenuta in passato da incentivi ai costruttori e da un’offerta di rivendita limitata, sta ora venendo meno, con vendite di nuove abitazioni che non riescono a tenere il passo con le nuove consegne.
Il deterioramento del sentiment è ben rappresentato dall’indice NAHB Housing Market Index (HMI), che ad agosto si è attestato su livelli prossimi ai minimi osservati durante la fase acuta della pandemia. Tale contesto suggerisce che i costruttori siano orientati a una ulteriore contrazione della produzione, con impatti negativi sugli investimenti fissi residenziali, già in contrazione nella prima metà del 2025 e destinati a rappresentare un freno alla crescita del PIL.
Il quadro macroeconomico appare ulteriormente complesso se si considera l’effetto di spillover del settore immobiliare: la correlazione positiva tra compravendite immobiliari e consumi in beni durevoli (materiali edili, arredamento) implica rischi al ribasso per la spesa delle famiglie. Inoltre, il potenziale rallentamento dell’occupazione nel comparto edilizio potrebbe amplificare gli effetti negativi sulla dinamica occupazionale complessiva, in un momento in cui il mercato del lavoro mostra segnali di progressivo indebolimento. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, pur restando su livelli relativamente bassi, evidenziano un trend di incremento che suggerisce crescenti difficoltà per i lavoratori disoccupati a reinserirsi rapidamente nel mercato.
Alla luce di questi elementi, la Federal Reserve appare sempre più orientata verso un allentamento della politica monetaria. I verbali del FOMC di luglio hanno evidenziato l’attenzione dei policymaker ai rischi al ribasso derivanti dal settore immobiliare, mentre nel recente Simposio di Jackson Hole il Presidente Powell ha sottolineato la disponibilità a intervenire qualora l’indebolimento del mercato del lavoro e la decelerazione della crescita dovessero accentuarsi. Le aspettative di mercato prezzano con probabilità crescente un taglio dei tassi di 25 punti base già nella riunione di settembre, con ulteriori riduzioni attese entro fine anno.
Sul piano strategico, la Fed ha inoltre aggiornato il proprio quadro di riferimento di politica monetaria, abbandonando formalmente il regime di Flexible Average Inflation Targeting (FAIT) introdotto nel 2020 e rafforzando la simmetria tra i due mandati di stabilità dei prezzi e massima occupazione. Questo implica una maggiore prontezza ad agire preventivamente in risposta a eventuali nuove pressioni inflazionistiche, pur mantenendo la flessibilità necessaria a sostenere il mercato del lavoro.
In sintesi, il settore immobiliare continua a rappresentare un punto critico per la crescita statunitense, incidendo sia direttamente sugli investimenti residenziali sia indirettamente sui consumi e sull’occupazione. In tale contesto, la politica monetaria rimane il principale strumento di mitigazione dei rischi macroeconomici, ma l’efficacia degli interventi dipenderà dalla capacità della Fed di bilanciare l’obiettivo di stabilità dei prezzi con la necessità di preservare la resilienza del mercato del lavoro.
Fronte Regno Unito
Nel Regno Unito, i dati sull’inflazione di luglio hanno sorpreso al rialzo, delineando uno scenario più complesso per la politica monetaria della Bank of England (BoE). L’indice dei prezzi al consumo (CPI) headline è accelerato al 3,8% su base annua, in aumento rispetto al 3,6% di giugno e oltre le attese di consenso per un incremento al 3,7%. Parallelamente, l’inflazione core si è attestata anch’essa al 3,8%, mentre l’inflazione dei servizi – componente particolarmente monitorata dai decisori di politica monetaria – è salita al 5,0% dal 4,7% precedente.
A trainare la dinamica inflattiva sono stati i costi dei trasporti, con le tariffe aeree che hanno registrato l’aumento più marcato per il mese di luglio dal 2001, riflettendo la concomitanza con le vacanze scolastiche. Sebbene le letture siano sostanzialmente in linea con le proiezioni della BoE pubblicate ad agosto, i dati confermano il rischio che le pressioni inflazionistiche possano protrarsi più a lungo del previsto. In tale contesto, un’inflazione prossima al 4% rende politicamente ed economicamente complesso giustificare ulteriori tagli dei tassi nel breve termine.
Il nostro scenario di base continua a prevedere due ulteriori riduzioni del tasso di riferimento di 25 pb ciascuna – una a novembre e una a febbraio – con un target al 3,50% entro l’inizio del 2026. Tuttavia, la persistenza delle pressioni inflattive o la resilienza del mercato del lavoro rappresentano fattori di rischio che potrebbero ritardare l’attuazione di tale percorso.
Sul fronte congiunturale, gli indici PMI di agosto hanno offerto un quadro eterogeneo. Il PMI composito si è attestato a 53,0, segnando il ritmo di crescita più sostenuto dell’ultimo anno, trainato dalla componente dei servizi (53,6 da 51,8), mentre il PMI manifatturiero ha evidenziato ulteriore debolezza, scivolando a 47,3. La solidità del settore dei servizi suggerisce che le pressioni inflazionistiche potrebbero rimanere persistenti, inducendo i policymaker più restrittivi a considerare l’attuale resilienza economica come ragione per rinviare ulteriori misure espansive.
Nel complesso, sebbene i recenti tagli abbiano contribuito a sostenere l’attività, la combinazione di una crescita più robusta nei servizi e di un’inflazione ancora elevata riduce sensibilmente le probabilità di un allentamento aggiuntivo nel corso del 2025. È verosimile che la BoE preferisca attendere segnali più convincenti di disinflazione prima di procedere con ulteriori riduzioni dei tassi.
Analisi tecnica sul cross
Nell'analisi tecnica pubblicata la settimana scorsa avevamo sottolineato zone di prezzo in cui il prezzo avrebbe potuto reagire in quanto zone ad alta confluenza. Richiamiamo, dunque, di nuovo l'attenzione all'analisi scorsa ripartendo da li, con un focus sul daily chart.
Come anticipato nella precedente analisi – alla quale si rimanda per un quadro contestuale più ampio – l’andamento dei prezzi ha confermato la rilevanza tecnica della Senkou Span A dell’Ichimoku Kinko Hyo, che sta attualmente agendo come resistenza dinamica. Dopo ripetuti test di tale livello, il mercato ha avviato una fase di correzione tecnica durante la settimana, culminata nella sessione di giovedì con un minimo intraday a 1,34056, in prossimità della soglia psicologica di 1,3400.
Tale area, precedentemente identificata come zona di alta confluenza tecnica, risultava già evidenziata nella nostra ultima analisi, poiché coincide con:
- il livello di Pivot Point S1;
- un’area di concentrazione di volumi (price action significativa);
- il ritracciamento di Fibonacci compreso tra 0,382 e 0,50, tipico punto di potenziale inversione o consolidamento.
Successivamente, il rimbalzo dei prezzi è stato sostenuto anche dal contesto macro-finanziario: in particolare, le dichiarazioni a tono dovish del Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, al Simposio di Jackson Hole hanno contribuito a ridimensionare le aspettative di ulteriori rialzi aggressivi dei tassi di interesse. Ciò ha generato un sentiment più favorevole al rischio e ha offerto supporto alla valuta.
Nella sessione di venerdì il prezzo ha infatti messo a segno un recupero significativo, registrando una performance giornaliera del +0,85%, con massimi a 1,3544 e chiusura a 1,3527, recuperando integralmente le perdite accumulate nel corso della settimana.
Dal punto di vista tecnico, sebbene il prezzo non sia ancora riuscito a superare la resistenza dinamica fornita dalla Senkou Span A, il quadro grafico conserva una propensione rialzista. La conferma di tale scenario avverrebbe con la rottura della suddetta resistenza, seguita dal superamento del livello psicologico chiave a 1,3600.
Sul piano degli indicatori, l’RSI si attesta a 55,31, valore che indica un margine residuo di spinta al rialzo senza segnali di ipercomprato, coerente con una potenziale prosecuzione del movimento ascendente.
In sintesi, il mercato si trova in una fase di consolidamento positivo, con livelli tecnici ben definiti:
- supporto primario in area 1,3400;
- resistenza dinamica sulla Senkou Span A;
- target successivo a 1,3600 in caso di breakout confermato.
Il posizionamento rimane quindi orientato verso un possibile rafforzamento della tendenza rialzista, pur in un contesto in cui gli sviluppi della politica monetaria statunitense continueranno a giocare un ruolo determinante nel breve termine.
ANALISI DEL COT
Analisi del COT su BRITISH POUND - CHICAGO MERCANTILE EXCHANGE
Vige meno pessimismo speculativo, in quanto il net short dei non-commercial passa a −25,2k grazie a short covering (−6,3k short) e nuovi long (+7,6k). Il rapporto short/long degli speculatori (~1,31) resta ribassista, ma in rientro. Con OI in aumento, la riduzione del net short è credibile (non dovuta solo a contrazione del mercato). I commercial restano net long (+20,8k) ma ridimensionano la posizione (−14,7k w/w), segnale di maggiore copertura contro apprezzamenti della sterlina. La forte polarizzazione tra gli Asset Manager e i Leveraged Founds aumenta drasticamente il rischio di movimenti direzionali più ripidi. Un proseguimento del rafforzamento della GBP potrebbe innescare ulteriori ricoperture da parte degli Asset Manager; viceversa, shock macro sfavorevoli porterebbero i fondi leva a liquidare long con effetto amplificante.
Analisi del COT sul Dollaro Americano - Chicago Mercantile Exchange
il bias speculativo resta ancora ribassista, ma in attenuazione, con i non-commercial che restano net short per 5.988 contratti; tuttavia, la riduzione più marcata degli short rispetto ai long (-1.629 vs -1.370) ha alleggerito la posizione ribassista di circa +259 contratti. In termini di intensità, il netto speculativo equivale a circa -20,7% dell’OI (-5.988 / 28.891), segnale di pessimismo moderato, non estremo.
Il calo dell’open interest (-1.519 w/w) insieme al taglio di posizioni su entrambi i lati nei non-commercial suggerisce riduzione del rischio in attesa di catalizzatori macro (prossimi dati su inflazione/PCE, mercato del lavoro USA, comunicazione Fed). Un OI in flessione può amplificare i movimenti di prezzo al sopraggiungere di sorprese macro, aumentando il rischio di short-covering in caso di rimbalzo del dollaro.
In conclusione, l'interesse speculativo resta ribassista sul dollaro americano, ma meno aggressivo rispetto alla settimana precedente. Ulteriori segnali di raffreddamento macro USA e guidance dovish, emersa nel corso della settimana conclusasi, rafforzerebbero la tesi di un USD debole, con possibile incremento degli short speculativi dopo il de-grossing attuale.
In conclusione, la sterlina mostra segnali di una possibile ripresa del sentiment rialzista: il net short è diminuito, la partecipazione è aumentata e gli hedger restano fortemente long. Tuttavia, la forte concentrazione espone il mercato a potenziali shock in caso di aggiustamenti repentini dei grandi operatori. il dollaro americano ha ancora speculatori short, ma in misura minore rispetto alla settimana precedente. Con gli hedger ancora long, il dollaro conserva una base difensiva. Tuttavia, il calo dell’open interest segnala un potenziale indebolimento della partecipazione e un rischio di reazioni brusche in caso di news rilevanti.
Il de-grossing sulla sterlina con speculatori che riducono gli short unito a una partecipazione attiva suggerisce potenziale spazio per un rafforzamento del GBP. Il dollaro, pur conservando una posizione più difensiva, mostra iniziali segnali di indebolimento sia dal sentiment che dalla riduzione dell’open interest.
Si ricorda che i dati COT CFTC, futures-only, sono aggiornamenti settimanali basati su posizioni a mercato chiuso del martedì, pubblicati il venerdì. Vanno integrati con analisi tecnico-macroeconomica per valutare scenari futuri. Il COT non è un segnale di breve periodo, ma un indicatore di posizionamento e flussi potenziali (hedging vs speculazione).
Powell apre al taglio dei tassi: Wall Street esplodePowell apre la porta al taglio dei tassi: ecco perché Wall Street è esplosa
Il Dow chiude a un massimo storico mentre Powell accenna a un allentamento
Tutto ciò che il mercato voleva venerdì 22 era che il presidente della Fed Jerome Powell lasciasse aperta la porta a un possibile taglio dei tassi a settembre, ed è esattamente ciò che ha fatto nel suo discorso a Jackson Hole. Le azioni sono salite vertiginosamente in seguito, concludendo con grande entusiasmo quella che era stata una settimana noiosa.
Gli investitori hanno apprezzato le affermazioni di Powell secondo cui potrebbe essere il momento di "aggiustare" la posizione di politica monetaria. Non solo le azioni sono decollate, ma anche le probabilità di un taglio dei tassi a settembre, secondo il CME FedWatch Tool. La probabilità ha superato il 90% dopo il discorso, attestandosi intorno all'83% alla chiusura, in rialzo rispetto al 73% di giovedì.
Nel frattempo, il Dow Jones ha finalmente chiuso venerdì 22 a un nuovo record per la prima volta quest'anno, salendo dell'1,89% (quasi 850 punti) a 45.631,74. L'S&P ha interrotto con entusiasmo il suo calo di cinque giorni, balzando dell'1,52% a 6.466,91, mentre il NASDAQ si è finalmente liberato dalla crisi tecnologica con un'impennata dell'1,88% (quasi 400 punti) a 21.496,54.
Il rally ha concluso positivamente una settimana deludente, caratterizzata da deludenti report sugli utili, vendite nel settore tecnologico e la crescente sensazione che un taglio a settembre potrebbe non essere così certo come sperato. Alla fine, il Dow Jones è avanzato dell'1,5% nei cinque giorni e l'S&P dello 0,3%, il che significa che gli indici hanno ora tre settimane consecutive di guadagni. Tuttavia, il NASDAQ non è riuscito a superare le turbolenze tecnologiche e ha chiuso in ribasso dello 0,6%, nonostante il rally odierno e le sedute positive per tutti i titoli del Mag 7.
A proposito di Mag 7, l'ultimo membro di quel gruppo d'élite pubblicherà i risultati la prossima settimana. NVIDIA (NVDA) scende in campo dopo la chiusura di mercoledì, in quello che sarà probabilmente l'evento più atteso della settimana, soprattutto dopo che il massiccio investimento nell'intelligenza artificiale è stato nuovamente messo in discussione di recente. Si prevede che gli utili siano aumentati di oltre il 47% su base annua, raggiungendo quota 1 dollaro, mentre i ricavi di oltre 46 miliardi di dollari suggeriscono una crescita di oltre il 50% rispetto all'anno scorso.
Non è esagerato affermare che Nvidia si è affermata come leader del più ampio ecosistema dell'intelligenza artificiale (IA), con i suoi chip che ne implementano i modelli. Si potrebbe immaginare che altri produttori di chip sviluppino in futuro le proprie offerte. Ma a questo punto, i chip di Nvidia sono praticamente ineguagliabili nell'implementazione dei modelli.
Le azioni Nvidia avevano faticato all'inizio dell'anno, a causa del peggioramento del sentiment nel settore dell'intelligenza artificiale in seguito all'annuncio di DeepSeek a gennaio. Ma è stato difficile mantenere il titolo in ribasso per un periodo prolungato, come dimostra la sua recente performance.
Oltre a NVDA, la prossima settimana includerà anche un altro importante dato sull'inflazione, con l'indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) di venerdì 22. L'ultima volta, il risultato mensile dello 0,3% aveva soddisfatto le aspettative, ma il risultato annuale del 2,6% è stato superiore dello 0,1% rispetto alle previsioni.
Marco Bernasconi Trading
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Ciao a tutti,
Oggi Jerome Powell parlerà al Jackson Hole Symposium (Wyoming).
È un evento cruciale perché il presidente della Fed spesso anticipa la direzione della politica monetaria per i prossimi mesi.
Dopo i recenti dati contrastanti (PPI più alto del previsto e segnali di crescita debole), i mercati restano in equilibrio.
Il tono di Powell sarà decisivo: rafforzare le aspettative di tagli ai tassi o rimandarli.
🔎 Scenario 1 – Hawkish (inflazione persistente, rischio tariffe)
Powell sottolinea che la disinflazione si è fermata e che la politica monetaria deve restare restrittiva “più a lungo”.
I mercati prezzano meno tagli nel 2025.
Gold Giu (USD più forte + rendimenti al rialzo)
USD Su (2Y oltre 3,95%)
🔎 Scenario 2 – Dovish (crescita rallenta, lavoro debole)
Powell evidenzia il mercato del lavoro più fragile e apre alla possibilità di allentare se le condizioni peggiorano.
Aumentano le scommesse su un taglio dei tassi già nel Q4.
Gold Su
USD Giu
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Mercati sotto pressione: perché il discorso di Powell è crucialeS&P in calo per il quinto giorno consecutivo in attesa del discorso di Powell
Le azioni restano intrappolate tra i deludenti risultati trimestrali di un importante rivenditore e l’attesa per le parole del presidente della Fed, Jerome Powell. Di conseguenza, nella giornata di ieri i mercati hanno nuovamente vacillato, con i principali indici ormai avviati a chiudere la settimana in territorio negativo.
L’S&P registra la quinta seduta consecutiva in calo, senza un solo segno positivo da inizio settimana. L’indice è sceso dello 0,40% a quota 6.370,17; il Nasdaq ha perso lo 0,34% (circa 72 punti), chiudendo a 21.100,31, mentre il Dow Jones ha lasciato sul terreno lo 0,34% (circa 150 punti), attestandosi a 44.785,50.
La giornata si era aperta con difficoltà a causa del rapporto sul secondo trimestre di Walmart (WMT). Il più grande rivenditore statunitense ha registrato un fatturato di 177,4 miliardi di dollari, superando di oltre l’1% le stime di consenso e rivedendo al rialzo le previsioni per l’intero anno fiscale. Tuttavia, gli utili sono risultati inferiori alle attese del 6,9%, il primo dato negativo dal 2022. Ancora più preoccupante, l’azienda ha lanciato un allarme sui dazi nella seconda metà dell’anno.
Lo sguardo degli investitori è ora rivolto al simposio annuale di Jackson Hole, dove Powell interverrà oggi. Pur non trattandosi di una riunione ufficiale della Fed, le sue parole potrebbero incidere sulle aspettative di politica monetaria. Negli ultimi giorni, infatti, le probabilità di un taglio dei tassi a settembre si sono ridotte, complice l’andamento dell’inflazione e i verbali dell’ultima riunione della Fed.
Secondo il CME FedWatch Tool, la possibilità di un taglio resta al 73,6%, ma si tratta di un calo di circa venti punti percentuali rispetto all’inizio del mese. Powell potrà dunque spegnere le residue speranze di allentamento o, al contrario, alimentarle di nuovo. Potrebbe anche scegliere una linea di prudenza, mantenendo il mercato nell’incertezza ancora per qualche settimana.
Gli operatori si attendono reazioni immediate. Un tono aggressivo, che sottolinei i rischi legati all’inflazione, potrebbe innescare una forte ondata di vendite; al contrario, un messaggio più accomodante, che indichi fiducia in un taglio dei tassi senza mettere a rischio la stabilità dei prezzi, verrebbe interpretato come segnale rialzista. In quest’ultimo scenario, la propensione al rischio si rafforzerebbe, indebolendo il dollaro e sostenendo i listini azionari.
Questo, dunque, è un passaggio cruciale: il tono di Powell potrebbe influenzare la traiettoria dei mercati fino a fine anno. Di norma il presidente della Fed evita sorprese, ma l’attuale contesto di incertezza tra inflazione e dazi rende ogni scenario possibile.
Tutti i principali indici restano in calo nella settimana che porta a venerdì. Il Nasdaq è il più penalizzato, zavorrato dalle forti pressioni sul comparto tecnologico, con una perdita del 2,5% negli ultimi quattro giorni. L’S&P arretra dell’1,3%, mentre il Dow Jones segna un ribasso più contenuto, pari allo 0,4%. Le borse rischiano così di interrompere la striscia positiva di due settimane consecutive di guadagni.
Marco Bernasconi Trading