NASDAQ, INFLAZIONE BUONA, RENDIMENTI, TASSI E T-BOND
C'è nella cultura economica dominante, una concezione secondo cui l'inflazione sia un fenomeno monetario.
Se l'economia di mercato non riesce a produrre un tasso di inflazione che la Banca Centrale ritiene coerente
con la crescita economica si deve intervenire sui tassi e accelerare il tapering.
I recenti aumenti dei prezzi sono dovuti in parte ad uno shock di offerta (tipo chip shortage) ed al rincaro dei prodotti energetici.
Le banche centrali in questo contesto facendo leva sui tassi possono intervenire solo dal lato della domanda, ma l'inflazione non
aumenta e diminuisce solo a causa della politica monetaria delle banche centrali è anche in gran parte il risultato delle scelte che fanno le aziende.
Più i prezzi salgono, maggiori sono i profitti per le società. L'amministrazione Usa, anche attraverso la Federal Trade Commission sta
combattendo l'aumento dei prezzi e le pratiche anticoncorrenziali che le stanno alimentando a scapito dei consumatori. In sostanza
più che inflazione, stiamo avendo una nuova fase di "opportunità aziendale", avidità direbbero a Wall Street. Le società, con prospettiva
di prezzi crescenti, sono incentivate a produrre di più rispetto ad una situazione precedente con tassi vicino allo zero quasi al limite della trappola della liquidità.
In questo contesto si inseriscono come conseguenza gli aumenti dei tassi di rendimento dei T-Bond.
L’aspettativa di un aumento dei rendimenti svaluta le attività finanziarie a lunga scadenza
e avvantaggerebbe la "rotazione settoriale" verso i titoli value la cui attività è già capace di
generare una buona redditività immediata. Ad essere penalizzate sono le obbligazioni e le società dette growth
a causa dei massicci investimenti che dovrebbero realizzare nel lungo periodo i cui flussi di cassa futuri
sono ancora attualizzati dagli analisti in base al "rendimento privo di rischio", com'è appunto, il T-BOND.
Ma KPMG prima della pandemia ha elaborato un sondaggio sulle aspettative di ritorno sugli investimenti tra le aziende Tech:
- impatto immediato 10%;
- entro 6 mesi 34%;
- entro 12 mesi 27%;
- entro 2-3 anni 24%;
- entro 5 anni il 4%;
- oltre 5 anni <1%.
Inoltre, molte soffrono i tradizionale processi di budget annuali sugli investimenti che non ormai
non supportano i loro pivot rapidi di crescita.
Secondo Value Research i fondi del settore Tech hanno avuto un rendimento medio nel 2021 del 67%.
Il rendimento del decennale USA a gennaio 2022 è del 1,90%.
I tassi FED sono allo 0-0,25%, e si avvicineranno a fine 2022 all'1%.
Fed
EURO / DOLLARO INVERSIONE, BASTERÀ LA STRETTA MONETARIA FEDGli annunci dei rialzi dei tassi USA non riescono a rafforzare la moneta americana, il dato sull'inflazione, che a dicembre 2021 è cresciuta del 7% su base annua (incremento annuale più alto mai registrato da giugno 1982), ha un po' sopito le ansie del mercato sul rapido aumento dei tassi ma non i rapporti di forza monetaria tra le due economie.
DAILY - Dopo il tentativo di allungo a 1,14828 la zona che passa intorno a 1,14225 è cruciale, la mancata tenuta potrebbe spingersi giù anche fino a 1,13.
WEEKLY - Sull'apertura settimanale i rapporti di forza sono ancora a favore dell' euro.
MONTHLY - Nonostante l'incertezza tra gli operatori la moneta americana non riesce ad apprezzarsi e da novembre i rapporti si spingono verso l'alto passando dai minimi di 1,11861 ai max di 1,14828 registrati il 14/01.
LA FED SCUOTE TUTTI I MERCATI? NO! ANALIS MACRO ULTIMA SETTIMANABuongiorno ragazzi, oggi volevo analizzare quello che è successo la scorsa settimana sui mercati finanziari statunitensi, in quanto è stata abbastanza particolare. Ci sono stati diversi dati macroeconomici e dichiarazioni che hanno fatto da padroni indiscussi. Tra questi elenco il vertice OPEC tenuto il 4 gennaio, i verbali degli incontri del FOMC del 5 gennaio ed infine i dati sulla disoccupazione e i non farm payrolls di venerdì 7 gennaio.
DECISIONI DELLA OPEC SULLA PRODUZIONE DI PETROLIO
La OPEC ha confermato che procederà con il previsto aumento della produzione di petrolio per il mese di febbraio 2022. L’aumento sarà di 400000 barili al giorno: quest’ultimo è stato approvato dopo che i membri OPEC hanno stimato un eccesso di offerta nell’anno 2022 inferiore a quello previsto in precedenza.
Nonostante la OPEC si attenda un nuovo surplus le stime indicano che sarà nettamente più contenuto di quanto ci si attendesse in precedenza con la produzione di petrolio che supererà la domanda mondiale di 1,4 milioni di barili al giorno nei primi tre mesi dell’anno rispetto agli 1,9 milioni della valutazione precedente.
Come ha preso la notizia il future sul Petrolio? Vediamo:
Dai minimi a 62$ circa del 2 dicembre, sembra che il Petrolio abbia recuperato piuttosto bene. A fine anno è stata rivisitata la resistenza a 76$ circa, quasi in corrispondenza della media a 50 periodi: il prezzo ha dapprima rintracciato brevemente, per poi andare (il 4 gennaio, giorno del meeting OPEC) a rompere al rialzo la media a 50 periodi, segnando infine una performance settimanale del +4,91%. Direi quindi che il mercato ha reagito piuttosto bene al meeting OPEC, non tanto perché la produzione è stata confermata anche per febbraio in aumento (ciò entrerebbe in contrasto per la legge della domanda dell’offerta, che dice che l’aumento dell’offerta di una materia prima è difficilmente accompagnata da un rialzo del prezzo della materia prima stessa), ma quanto perché gli aspetti della variante omicron, a conti fatti, non rallenteranno quanto ci si aspettava il consumo di petrolio.
Nonostante sembri che la positività in questa commodity sia tornata, vi voglio mostrare un piccolo campanello d’allarme, derivante dal cot report:
Vedete come il ribasso di tutto novembre (mese della scoperta della variante omicron) sia stata accompagnata da un trend ribassista da parte dei contratti dei large-speculators: probabilmente, in quello stesso periodo, tante operazioni erano state chiuse per 2 motivi:
1. Paura e incertezza nei riguardi della nuova variante che avrebbe potuto bloccare nuovamente l’economia mondiale
2. Prese di profitto a seguito del grande impulso rialzista di settembre-ottobre
Nell’ultimo mese (nonostante il prezzo si sia ripreso e sia passato nuovamente sopra la media a 50 periodi) si è creata una divergenza: lo spread tra contratti long e short si accorcia nonostante il prezzo continui a salire; come mai? Questo non posso saperlo, ma comunque lo considero un campanello di allarme, simbolo del fatto che il prezzo forse non è forte come sembra.
Per quanto riguarda invece la volatilità sull’asset, direi che si è tornati in condizioni di “tranquillità”, dal momento che l’indicatore è sceso sotto i 45 punti:
Quale sarà quindi il futuro destino del petrolio? Lo vedremo prossimamente, io vi ho riportato alcuni indicatori, ai quali vorrei aggiungervene un altro: tipicamente, in periodi di inflazione, le materie prime tendono a performare bene e tra queste non può certo mancare il crude oil.
IL FOMC, CIO’ CHE HA SCOSSO I MERCATI. MA PROPRIO TUTTI?
E qui veniamo ai verbali degli incontri del FOMC del 5 gennaio. In quell'occasione, i banchieri hanno annunciato l'accelerazione del processo che metterà fine agli stimoli monetari, con un tapering di 30 miliardi di dollari al mese (e non più 15 miliardi) per mettere fine al programma di aiuti da 120 miliardi al mese entro marzo. Il programma prevedeva 80 miliardi in titoli di Stato e 40 miliardi in titoli garantiti da mutui ipotecari. Inoltre, dopo il primo aumento dei tassi, si prevede anche una riduzione del bilancio.
Vi rilascio alcuni punti salienti dell’incontro:
“L'inflazione si sta dimostrando più alta e duratura del previsto e, per questo, potrebbe essere necessario alzare i tassi d'interesse prima del previsto; inoltre, è necessario ridurre il passo degli aiuti monetari, non più così necessari. Se il mercato del lavoro continuerà a migliorare con questo passo, i prerequisiti per un aumento dei tassi d'interesse potrebbero essere raggiunti relativamente presto”
Inoltre, dal dot plot (che è un grafico che registra ogni 3 mesi le previsioni della Fed) è emerso che la maggioranza dei banchieri prevede ora almeno tre rialzi dei tassi d'interesse nel 2022. Dopo la precedente riunione, a settembre, nove componenti su 18 del FOMC avevano invece ipotizzato almeno un rialzo dei tassi nel 2022.
Questa notizia è stata una sorpresa per i mercati che, come spesso vi dico, non hanno reagito affatto bene. Usando dei grafici a 30 minuti, vediamo quale è stata la loro reazione:
Vediamo come i due benchmark principali abbiano performato piuttosto male all’uscita del comunicato: l’S&P ha perso il -1,6%, mentre il Nasdaq il -1,92%. Sapete perché quest’ultimo è andato peggio? Ne parlo spesso, ma ora lo mostrerò:
A sinistra del grafico vi ho riportato la reazione del rendimento del decennale americano; vediamo come esso sia salito del +1,22%. Era normale che tale notizia scuotesse anche il mercato obbligazionario! Ma tornando a noi: come mai il Nasdaq ha perso di più? Per la correlazione che esiste tra inflazione e titoli growth! Ricordo che la parte lunga della curva dei rendimenti (costituita dalle scadenze a 10, 20 e 30 anni) si innalza tipicamente per due motivi: o per una previsione di crescita economica o per un’inflazione persistente (ed è ciò che è successo); direi che in questo momento siamo in una fase di espansione economica che non troppo tardi volgerà al termine, per cui la risalita dei rendimenti dei titoli a scadenza lunga è data dalla paura degli investitori di un’inflazione più persistente e duratura di quanto ci si aspettasse. Quali sono i titoli che più vengono danneggiati da un’inflazione alta e persistente? I titoli growth, che basano i loro guadagni sul futuro e non nel presente, e sappiamo quanto l’inflazione, appunto, eroda i guadagni futuri!
Guardate la correlazione inversa che esiste tra i rendimenti del decennale americano, il Nasdaq e l’etf XLK che rappresenta un paniere di aziende tecnologiche. Vedete che si muovono con buona approssimazione in maniera quasi opposta? Assistiamo a una correlazione molto inversa soprattutto quando il rendimento del decennale tende ad accelerare in maniera abbastanza aggressiva, come mostra appunto l’immagine:
Detto ciò, abbiamo capito come le tech, questa settimana, abbiano performato piuttosto male a causa del rialzo dei rendimenti obbligazionari. Al contrario di queste ultime, le value hanno invece performato bene, andando a segnare addiritura un +1,14%.
Vorrei inoltre farvi notare un qualcosa di importante:
Negli stessi momenti in cui il rendimento del decennale americano aumenta rapidamente, il settore Value tende a segnare buone performance, al contrario, come abbiamo visto prima, del tech. Sembra quasi che, in certi momenti, i due asset siano correlati positivamente. Sapete qual è la spiegazione?
Per farvelo capire, andrò a spacchettare l’etf del settore value dell’S&P500 per settori:
SETTORE FINANZIARIO 15,87%
SETTORE SANITARIO 15,56%
SETTORE INDUSTRIALE 12,89%
SETTORE TECNOLOGIE INFORMATIVE 12,40%
SETTORE CONSUMER STAPLES 10,72%
SETTORE CONSUMER DISCRETIONARY 7,72%
SETTORE SERVIZI DI COMUNICAZIONE 6,92%
SETTORE ENERGETICO 5,31%
SETTORE UTILITIES 5,04%
SETTORE MATERIALI 3,96%
SETTORE IMMOBILIARE 3,33%
Come possiamo notare, il peso maggiore è dato dal settore finanziario. Chiediamoci una cosa: come reagisce il settore finanziario all’aumento dei tassi di interesse e di conseguenza all’aumento dei rendimenti del decennale americano? Reagisce alla grande, tant’è che esiste una correlazione piuttosto positiva; vediamola:
Come mai c’è una correlazione diretta tra questi due asset? Le banche ricevono finanziamenti e creano successivamente guadagni in questo modo: ricevono innanzitutto fondi tramite i depositi dei clienti, a cui pagano tassi d’interesse a breve termine. Quindi, la parte corta della curva del rendimento rappresenta i costi di prestito della banca. Successivamente, guadagnano prestando denaro a tassi a lungo termine più alti. La differenza tra i due tassi (quello a lungo termine meno quello a breve termine) è nota come spread del tasso d’interesse e rappresenta il guadagno potenziale della banca. Quindi, più alto è un rendimento a scadenza lunga, più una banca ci guadagna, ecco spiegato il motivo! Il +5,43% dell’ultima settimana del settore finanziario non è stato un caso:
L’altro best performer della settimana è stato il settore energetico, rinforzato chiaramente dalla bella performance settimanale del petrolio, che segna un oltre +10%!
Vediamo le performance degli altri settori, per poi analizzare i titoli di stato a diversa scadenza, le materie prime e il dollaro.
SETTORE INDUSTRIALE E MATERIALI
Vediamo come il settore industriale abbia performato molto meglio rispetto a quello dei materiali. Non è un caso dal momento che, nel settore “value”, l’industriale occupa un peso del 12,89%.
SETTORE SANITARIO E DELLE COMUNICAZIONI
Il settore sanitario, nonostante rappresenti il secondo settore per peso all’interno dell’etf del settore value, ha subito tante vendite, chiudendo con una performance del -4,64%. Quello delle comunicazioni, invece, è ormai da diverso tempo in difficoltà, in particolare da inizi settembre 2021.
SETTORI BENI DI PRIMA NECESSITA’ E BENI DISCREZIONALI
I due settori hanno performato piuttosto diversamente: quello dei beni discrezionali male, -2,43%, mentre quello dei beni di prima necessità appena appena bene, segnando un +0,40%: questo è probabilmente dovuto al fatto che XLP è un settore difensivo, per cui probabilmente alcuni investitori hanno scaricato posizioni su settori più rischiosi a beneficio di alcuni meno rischiosi e quindi più difensivi. Ciò però è accaduto solo in XLP e non nel settore utilities, nonché difensivo, che perde oltre il punto percentuale:
Molto male il Real Estate, che segna una performance negativa del -4,9% dopo una cavalcata durata qualche settimana.
INDICE DELLE PAURE SUI MERCATI: VIX E VXN
Vediamo come i due indici, VIX (volatilità S&P500) e VXN (volatilità Nasdaq) si siano mossi in modo diverso: il VIX è rimasto all’interno dell’area di relativa tranquillità (sotto i 20 punti) mentre il VXN, al contrario, è salito oltre i 25 punti, a volatilità quindi preoccupanti. Come mai questa divergenza tra i due indici? Perché si ha avuto maggior paura per i titoli tech (e quindi del Nasdaq) a causa del rialzo dei rendimenti del decennale e per tutti i motivi che ho spiegato precedentemente!
MONDO OBBLIGAZIONARIO
Vi ho condiviso due curve dei rendimenti ben distinte, una di Q3 2021 (con i rendimenti del 2 agosto 2021) e una di Q1 2022 (quella odierna). Le due curve appartengono a due momenti ben distinti: in quella di Q3 2021 la banca centrale era abbastanza “rilassata” in quanto riferiva nelle sue riunioni il fatto che i tassi non sarebbero stati aumentati a breve, che l’inflazione era transitoria e la crescita economica robusta, con dati sul lavoro e disoccupazione via via migliorativi; alla curva odierna invece appartiene una Fed ben più aggressiva per i motivi di cui vi ho parlato all’inizio di questa idea.
Vi ho condiviso queste due curve per un particolare motivo: avete mai sentito da qualche professionista dire “la banca centrale può controllare solo la parte breve della curva”? Questo è il tipico esempio.
Guardiamo come i rendimenti alle brevi scadenze siano più ripidi oggi di quanto non lo fossero in Q3 2021; la parte a scadenze brevi della curva dei rendimenti (da scadenze di qualche mese fino ai 7 anni) è determinata dalle aspettative per la politica della Federal Reserve; il rendimento di quella parte aumenta quando ci si aspetta che la Fed aumenti i tassi e diminuisce quando ci si aspetta che i tassi di interesse vengano ridotti. L’estremità lunga della curva dei rendimenti, invece, è influenzata da fattori quali le prospettive sull’inflazione, la domanda e l’offerta degli investitori, la crescita economica.
Come ho spiegato diverse volte, se la crescita è robusta e l’inflazione in aumento, il prezzo delle obbligazioni a lunga scadenza dovrebbe scendere. Questo fa salire i rendimenti a 10,20 e30 anni e, di conseguenza, la curva diventa più ripida. Se una banca centrale risponde alle pressioni inflazionistiche alzando i tassi di interesse a breve termine, la curva si appiattisce, è questo è infatti quello che stiamo vedendo negli ultimi tempi; vediamo infatti che nella parte lunga troviamo una “gobbetta”; questo è sinonimo del fatto che si sta scommettendo in un futuro rallentamento economico (in quanto il rialzo dei tassi di interesse, tipicamente, avviene alla fine o comunque in prossimità della fine di un’espansione economica, per il fatto che una ripresa e successivamente un’espansione si portano dietro anche un’alta inflazione).
Tuttavia, i rendimenti hanno fatto i protagonisti la scorsa settimana, andando ad incrementare in maniera abbastanza notevole:
Vediamo infatti come le due scadenze lunghe siano salite in maniera vertiginosa: ciò è probabilmente dovuto all’incertezza degli operatori riguardo un’inflazione che si potrà dimostrare più dura e persistente di qualche tempo fa; questo è stato dichiarato anche dalle FED che appunto, per combatterla, prevede 3 aumenti dei tassi.
Avete quindi capito il motivo della forma della curva dei rendimenti odierna rispetto a quella di qualche mese fa? Se no, commentate e sarò più chiaro.
IL DOLLARO AVEVA PROBABILMENTE GIA’ SCONTATO TUTTO E CIO’ HA AIUTATO LE COMMODITIES
Spesso ho detto che probabilmente il dollaro aveva già scontato il tapering e probabilmente qualche aumento dei tassi di interesse; credo che questa ipotesi possa essere ora considerata vera in quanto il dollaro stesso, all’annuncio aggressivo della FED, si è mosso poco. Anzi, si trova in un canale di lateralizzazione da ormai 2 mesi, dal 17 novembre:
Da questa lateralizzazione ne hanno beneficiato le materie prime (guardate il grafico a destra, il bloomberg commodity index) che, dopo aver disegnato un doppio minimo sulla struttura a 27 dollari, sono ripartite al rialzo, segnando una performance settimanale del +2,41%!
NON FARM PAYROLLS E DISOCCUPAZIONE
Infine, vi riporto altri due catalizzatori della scorsa settimana: le buste paga del settore non agricolo, che hanno registrato un aumento di 199mila nuovi posti di lavoro a dispetto delle stime di investing.com di 400mila, e i dati sulla disoccupazione molto positivi, scesi al 3,9% dai 4,1% del mese precedente.
Questi ultimi sono due dati molto importanti, per 2 motivi: i mandati della FED sono il controllo dell’occupazione e il monitoraggio dei livelli d’inflazione: a seconda dei prossimi dati sui posti di lavoro, la FED potrebbe decidere se anticipare o posticipare l’aumento dei tassi, e quindi se essere più aggressiva o meno, e questo potrebbe scuotere ancora i mercati; i livelli di disoccupazione via via decrescenti danno invece sostegno all’inflazione, in quanto più persone possono spendere, la domanda dei beni si alza e di seguito l’inflazione stessa; interessante sarà vedere i prossimi dati sulle vendite al dettaglio in quest’ottica.
Spero quest’idea sia uno spunto riflessivo per tutti.
MATTEO FARCI
Le minute della Fed e….sell off sul Nasdaq.Dai verbali dell’ultima riunione del FOMC emerge, come già noto ai mercati, la necessità di raffreddare l’economia, per il tramite di una politica monetaria che a questo punto sarà più restrittiva di quanto previsto.
Ribadisco, questa visione era già stata resa nota e scontata dai mercati, tuttavia ieri abbiamo assistito ad una reazione importante, soprattutto da parte del Nasdaq (e dal comparto tecnologico in genere) che cede di oltre il 3,34%.
E’ interessante a questo punto andare a verificare gli effetti intermarket per provare a seguire “il flusso dei capitali”.
Seppur la giornata del 5 gennaio fosse stata di storno generalizzato, possiamo notare come i settori che hanno tenuto meglio sono:
• Energetico
• Finanziario
• Consumi stabili
• Materie Prime.
A dire il vero avevamo già notato nelle ultime sedute un certo spostamento della domanda in questi settori.
Il grafico sotto riporta le performances settoriali dal 28.12
Vendite anche nel comparto obbligazionario, dove possiamo assistere all’impennata dei rendimenti dei bond a 10 e 30 anni. Questo significa, ovviamente, riduzione del valore in conto capitale determinata dalle vendite.
Stabile, da inizio dicembre, la ripresa della quotazione del petrolio greggio.
Tiene l’USDOLLAR index, che risente appena delle ultime vicende.
Consigli.
Se si ha un portafoglio improntato su ETF ben diversificati nelle varie asset class, continuare a seguire il proprio piano d’investimento e di ribilanciamento periodico, rispettando sempre gli obiettivi e l’orizzonte temporale impostato all’atto dell’investimento.
Chi riserva una parte dell’investimento allo stock picking, con predominanza di operatività long, seguire i settori più forti rispetto al mercato, andando a scegliere aziende con buoni fondamentali sulla base di criteri tecnici (breakout, ingresso in reverse, swing). Importante: seguire la propria strategia ed il money managment.
FED E FOMC: GUADAGNARE DI PIU' CAPENDO I MERCATI IN ANTICIPOBuongiorno ragazzi, avrei voluto pubblicare questa idea il giorno dopo la riunione della FED, ma per i tanti impegni e il poco tempo disponibile non ne ho avuto modo. Detto ciò, voglio comunque analizzare con l’analisi intermarket la reazione che hanno avuto i principali asset finanziari all’annuncio della FED. La domanda è: nonostante l’ulteriore riduzione degli stimoli e i possibili tre rialzi dei tassi di interesse nel 2022, perché i mercati hanno reagito così bene?
I PUNTI SALIENTI DEL FOMC
•Per prima cosa, la banca centrale ha affermato che accelererà la riduzione dei suoi acquisti mensili di obbligazioni. Per quanto riguarda dicembre, la riduzione sarà di 20 miliardi di dollari per i titoli del Tesoro e di 10 miliardi di dollari per i titoli garantiti da ipoteca delle agenzie. Invece, a partire dal prossimo gennaio, si andrà ulteriormente a ridurre lo stimolo, riducendo di 40 miliardi di dollari gli acquisti per i titoli del Tesoro, mentre gli acquisti di titoli garantiti da ipoteche di agenzie saranno pari ad almeno 20 miliardi di dollari al mese.
•Osservando il DOT PLOT, la FED prevede 3 rialzi dei tassi di interesse nel 2022 e 3 nel 2023; tuttavia i tassi stessi non verranno alzati prima del termine del tapering.
•Per quanto riguarda le prospettive di crescita economica, si è osservato un lieve calo per quanto riguarda il 2021 al 5,5%, mentre le previsioni per il 2022 sono di un incremento del 4% e di un 2,2% per il 2023.
•Le prospettive di inflazione sono del 5.3% alla fine del 2021, 2.6% nel 2022, 2.3% alla fine del 2023 e del 2.1% nel 2024.
•Altre dichiarazioni degne di nota sono quelle riferite alla correlazione tra crescita economica e pandemia: “Il percorso dell’economia continua a dipendere dal corso del virus; i rischi per le prospettive economiche rimangono, compresi quelli derivanti da nuove varianti del virus”.
Questi riportati sono i dati salienti del rapporto. Ora analizzerò uno ad uno i principali asset finanziari, in particolare:
• S&P500 e Nasdaq
• Rendimento dei titoli di stato a 10 anni e curva dei rendimenti aggiornata
• Dollaro Statunitense e valute di rifugio CHF e JPY
• Oro
S&P500 e Nasdaq
Per studiare al meglio il comportamento degli operatori, vi ho condiviso i due grafici in un timeframe a 15 minuti. La prima cosa da notare in entrambi gli indici è la lateralizzazione del prezzo che ha preceduto le dichiarazioni della banca centrale: perché è successo ciò?
Sappiamo che ci sono diversi market movers che talvolta, a livello giornaliero, possono andare a modificare il corso di una giornata di contrattazioni; questa riunione era sicuramente uno di quei market movers. Come si sono comportati quindi gli operatori? Non hanno preso una vera e propria posizione prima dell’uscita della notizia, e questo è testimoniato dalla lateralizzazione del prezzo che vi ho evidenziato nei rettangoli gialli. Tipicamente si vanno a formare delle fasi di consolidamento (lateralizzazione del prezzo seguita da un successivo rialzo) o di distribuzione (lateralizzazione del prezzo seguita da un successivo ribasso) quando gli operatori iniziano man mano ad aggiungere delle posizioni, che siano in rialzo o in ribasso. Comprano o vendono quantità “limitate” di contratti in maniera tale da accumulare denaro stesso, senza far partire però il prezzo, né al ribasso tantomeno al rialzo. Il loro scopo infatti non è quello di far schizzare subito il prezzo dal momento che, comunque, non si sapeva se ci potessero essere sorprese nel discorso che la FED avrebbe discusso, ma lo scopo era quello di far schizzare il prezzo dopo l’uscita del comunicato, andando quindi a guadagnare molto di più (grazie chiaramente al denaro accumulato nelle ore precedenti): ciò infatti è quello che è accaduto: gli operatori hanno dapprima accumulato denaro nell’area di consolidamento contrassegnata dal Point Of Control (ossia l’area in cui si sono concentrati più volumi, l’ho ottenuto utilizzando lo strumento “intervallo fisso”) e, dopo l’uscita della notizia, hanno pompato ancora più liquidità andando a far schizzare entrambi i prezzi verso l’alto, andando sicuramente a guadagnare tantissimo infatti, dalle ore 20:00 italiane alle 00:00, l’S&P ha segnato un +1,99% mentre il Nasdaq un +3,08%.
Come spesso si è detto, i mercati sono saliti vertiginosamente in questi ultimi due anni grazie agli stimoli e alla politica ultra accomodante della banca stessa. Vi siete chiesti come mai i mercati, nonostante il fatto che la FED abbia previsto 3 volte un aumento dei tassi nel 2022, abbia reagito così bene? Perché era quello che gli operatori si aspettavano ragazzi. Era da tempo che si parlava di una riduzione ancora più forzata dell’acquisto di obbligazioni e di un aumento dei tassi nel 2022, non era una novità. Il mercato avrebbe potuto stornare se Powell avesse ad esempio dichiarato un tapering ancora più accelerato e una politica, in generale, ancora più aggressiva, ma ciò non è stato. E quindi? Quindi gli operatori hanno tirato un sospiro di sollievo e, rincuorati, hanno acquistato. Ricordatevi sempre che il mercato ha paura delle sorprese, e non delle certezze, e ne avete avuto la conferma.
Vi siete chiesti come mai, i giorni dopo, i mercati siano poi scesi, andando a segnare una performance settimanale negativa (-1,99% per l’S&P500 e -3,33% per il Nasdaq)? E’ forse imputabile all’ondata dei nuovi casi come molti riportano?
Io, personalmente, non credo sia per quello, ma nonostante tutto rispetto le idee altrui per educazione e perché, dopotutto, questo mondo è favoloso per il fatto che ognuno ha delle idee diverse che si possono incontrare tra loro. Credo che il motivo principale sia stato la presa di profitti da parte di chi aveva guadagnato dopo l’uscita della notizia, e questo è accaduto perché i guadagni sono stati alti e perché tipicamente in periodi natalizi i grandi hedge fund mirano a chiudere l’anno il più possibile in guadagno e poi perché i volumi in generale si sgonfiano, e un mercato con pochi volumi può essere facilmente “manomesso”, andando quindi a poter compromettere i guadagni da parte di chi, nei giorni prima, aveva speculato sul rialzo del prezzo; quindi, proprio per questo pericolo, credo che ci sia stata la chiusura di tante posizioni long.
Credo che il mercato abbia già scontato da una settimana la nuova ondata covid, e credo che essa potrà contrastare il mercato qualora ci fossero delle prove veramente tangibili che essa farà deragliare l’economia, e questa prova non è appunto ancora arrivata e chissà se arriverà mai.
Vediamo i comportamenti dei prezzi i giorni dopo la dichiarazione in dei grafici a 30 minuti:
MONDO OBBLIGAZIONARIO: TITOLI DI STATO A 10 ANNI E IL LORO RENDIMENTO
Anche in questo caso vi ho condiviso dei grafici a 15 minuti. Cosa notiamo? Notiamo che la volatilità è stata bassa, infatti osserviamo come il range in cui si sono mossi i titoli a 10 anni è stato solamente del 0,26%. I rendimenti hanno registrato una volatilità più alta, essendo saliti dopo la notizia dell’1.88% per poi rimangiarsi il guadagno fatto a fine sessione.
Cosa ne traiamo da tutto ciò? E’ chiaro che il denaro degli investitori non è stato riversato sul mondo obbligazionario e ciò è testimoniato dalla bassa volatilità e guadagno praticamente assente nei titoli a 10 anni, ma è stato riversato nell’azionario, come abbiamo visto prima.
E il successivo motivo qual’è? E’ il fatto che il mercato avesse già scontato tutto; ricordate quando avevo pubblicato l’idea riguardante l’appiattimento della curva dei rendimenti e di come questa si si stesse appiattendo soprattutto nelle medie e nelle lunghe scadenze perché gli investitori stavano già scontando l’aumento di tassi? Mercoledì ne abbiamo avuto la conferma!
Il mercato si aspettava già questa notizia, e io avevo immaginato tutto ciò osservando proprio la curva dei rendimenti, che dà sempre tantissime informazioni, specie quando cambia pendenza.
L’idea riguardante la curva dei rendimenti la trovate cliccando in questo link:
Scrivevo quell’idea il 9 dicembre, e la curva dei rendimenti aveva questa forma:
Come vedete era già piatta, il che doveva già preannunciarci il fatto che questa notizia, salvo sorprese, sarebbe stata accolta positivamente dagli investitori.
Vediamo, ad oggi, se la curva ha cambiato pendenza:
Stavolta non vi ho riportato la curva dei rendimenti con tutti le sue maturazioni in funzione del tempo, bensì lo spread (la differenza) tra i rendimenti dei titoli a 10 anni (una scadenza lunga) e i rendimenti a 2 anni (scadenza corta): più lo spread sale, come nella prima parte del grafico identificata dalle due frecce rosse, tanto più la curva è “steepeng”, ossia “inclinata”. Se il trend che identifica lo spread viceversa scende ed inizia a formare dei massimi via via decrescenti, abbiamo l’appiattimento della curva. Come possiamo vedere, la curva ha iniziato a cambiare pendenza da fine marzo 2021 circa, e questo cambio continua ancora nel presente.
Possiamo quindi affermare che il mondo obbligazionario continua a darci le stesse informazioni da qualche mese a questa parte, confermandoci il fatto che gli investitori avessero scontato tempo prima la notizia relativa al FOMC e la paura di un rallentamento economico nel 2022 (ricordatevi che la curva si appiattisce quando gli investitori iniziano a scontare una transizione economica, specie da un’espansione ad un rallentamento).
DOLLARO USA
Vi ho riportato due grafici: a sinistra quello a 15 minuti per poter visualizzare il comportamento intraday degli operatori mentre a destra il grafico giornaliero, per avere una visione più chiara.
Guardando a sinistra vediamo come, in 71 barre, il dollaro abbia perso il -0,8% circa il che è abbastanza strano visto l’annuncio dei possibili tre aumenti dei tassi di interesse infatti, come saprete, un tasso di interesse alto è molto attraente verso gli investitori stranieri e, tipicamente, quando viene annunciato un aumento dei tassi stessi, una moneta va a rivalutarsi; quello che abbiamo osservato è stato esattamente il contrario: un crollo. Perché? Guardiamo il grafico giornaliero. Il dollaro è rialzista esattamente da maggio e continua ad esserlo.
Guardate ora un’interessante correlazione che rafforza le mie ipotesi:
Vi ho correlato lo spread tra i rendimenti dei titoli a 10 e 2 anni (linea blu) con il dollaro (linea arancio). Ho spiegato ripetutamente di come la curva si appiattisca quando si inizia a scontare un rialzo dei tassi di interesse: ciò è successo, la curva si è appiattita. Cosa è successo al dollaro nelle stesse settimane? Si è apprezzato. Questo cosa vuol dire? Che all’uscita della notizia il dollaro è crollato non perché gli investitori non erano felici della notizia, bensì avevano scontato la notizia prima, e questo mi viene confermato dalla correlazione che vi ho riportato graficamente. E’ importantissimo saper correlare tutti gli strumenti, avrete una visione ben più ampia di quello che succede.
YEN GIAPPONESE E FRANCO SVIZZERO
Come potete vedere nei grafici a 15 minuti, né lo yen tantomeno il franco hanno avuto dei movimenti degni di nota; all’uscita della notizia hanno perso entrambi un -0,3% circa per poi andare a rimangiarsi praticamente tutto. Tipicamente queste due valute vanno ad apprezzarsi in momenti di incertezza, come era accaduto nei giorni della scoperta della variante omicron; il 15 non ci sono state sorprese e questo è testimoniato proprio dal fatto che entrambe le monete si siano mosse pochissimo. Questa è l’ennesima conferma alla mia ipotesi.
ORO
Gli investitori hanno operato sull’oro così come hanno operato sull’S&P500 e sul Nasdaq: hanno prima accumulato le loro posizioni intorno al Point of Control della distribuzione formata dal prezzo all’interno del rettangolo giallo che vi ho indicato; successivamente hanno spinto il prezzo verso il basso e, il 16 dicembre, hanno iniziato a chiudere le loro posizioni per portarsi a casa i guadagni fatti e, di conseguenza, il prezzo è successivamente salito. Grafico molto analogo all’S&P e al Nasdaq!
CONCLUSIONI
La mia idea termina qui. Ogni giorno, guardando i grafici, faccio delle ipotesi e cerco di trovare riscontro negli stessi. L’idea che il mercato avesse scontato dapprima il FOMC trova riscontro in questa idea da me condivisa, che volevo altrettanto condividere con voi. Capite che, riuscendo a leggere i mercati e le loro importanti correlazioni, potreste avere diverse soddisfazioni.
Per qualsiasi dubbio contattatemi pure, sono disponibile.
Matteo Farci
Velocità della moneta ed effetti sull’economia reale. Sentiamo spesso parlare di politica monetaria delle banche centrali, aspettative sui tassi e disoccupazione, ma è possibile andare a visualizzare “graficamente” questi valori, verificarne le correlazioni, scoprirne l’effetto sulla base monetaria ed aiutarci nelle decisioni di investimento?
Ragionando sui dati statunitensi e partendo dal 2001, ho plottato su uno stesso grafico diversi valori tratti da banca dati Fred (Federal Reserve Economic Data) ed in particolare:
• Linea Verde: Corporate profit after Tax – ovvero dato aggregato sui profitti delle aziende statunitensi;
• Linea Blu: Andamento dell’S&P 500
• Linea Rossa: Andamento del tasso di disoccupazione
Esprimendo un confronto tra tre diversi dati, non ne interessa il “valore assoluto”, bensì la tendenza grafica e gli effetti scaturenti in termini di politica monetaria.
Il 2001 è stato ovviamente un anno orribile per le borse mondiali, con gli effetti degli eventi dell’11 settembre e la scia della bolla “dot com”. Possiamo notare per almeno due anni, un tasso di disoccupazione crescente e la fissazione del tasso di interesse all’1% (il tasso di provenienza era del ben 6%).
Il seguito di questa politica è stata una crescita dei profitti delle aziende, una sostanziale riduzione del tasso di disoccupazione per i quattro anni seguenti, ritrovato entusiasmo nel mercato azionario. Tutto ciò ha portato la Fed a rivedere al rialzo il tasso d’interesse, portandolo progressivamente al 5,25% nel giugno del 2006.
L’aumento dei tassi unito alla sprovveduta ed eccessiva concessione di credito a condizioni variabili e lo scoppio della bolla dei mutui sub-prime, ha portato alla crisi finanziaria del 2008, nella quale assistiamo a: impennata del tasso di disoccupazione, riduzione degli utili per le aziende, caduta del mercato azionario.
L’economia americana e la ricchezza della popolazione (l’americano medio ha un’elevata attitudine all’investimento dei risparmi in strumenti passivi) sono in ginocchio. Viene inaugurato dalla Fed un periodo a tasso 0,25% , con annesso ingente piano di aiuti varato dall’amministrazione Obama. I livelli occupazionali, come possiamo notare dal grafico, torneranno ai livelli pre-crisi nel 2017. Nel frattempo il mercato azionario cresce in maniera importante andando a triplicare il proprio valore tra il 2008 ed il 2018.
La disoccupazione raggiunge nuovi livelli di minimo, il tasso di riferimento gradualmente incrementato fino a raggiungere il livello del 2,5% a gennaio 2019. Il resto è storia recente che tutti conosciamo.
Oggi notiamo un livello di disoccupazione in forte diminuzione, profitti delle aziende e mercati azionari sui massimi storici. Ma questa politica monetaria, che effetto ha avuto sulla quantità di moneta in circolazione?
Analizzando nel grafico di seguito l’aggregato M2 (composto da banconote, conti correnti e depositi e attività facilmente liquidabili) possiamo notare quanto lo stock di moneta in circolazione sia aumentato, determinando una riduzione della sua velocità di circolazione.
Secondo Fisher, in una situazione del genere due alternative sono possibili: incremento del prodotto interno lordo o incremento del livello dei prezzi.
Quali conclusioni ne traggo?
Utilizzo questi dati, non tanto per l’attività di trading, quanto per la definizione di una cornice entro la quale direzionare le scelte orientate all’investimento e l’eventuale convenienza nel muovermi verso l’una o l’altra asset class. Nessuno strumento ci renderà infallibili, tuttavia possiamo provare ad incrementare le probabilità in nostro favore.
TAPERING E TASSI DI INTERESSE. LA REAZIONE DEI MERCATIBuongiorno ragazzi, come tutti saprete ieri sera alle 19 ha parlato il presidente della FED Jerome Powell. C’era molta attesa per questo intervento in quanto il presidente avrebbe annunciato probabilmente il tapering (ossia la riduzione di acquisti di obbligazioni), avrebbe dato una visione sull’inflazione e avrebbe parlato sulla decisione riguardo i tassi di interesse.
Ogni qualvolta siamo di fronte a situazioni ed interventi di questo tipo (ossia quelli che pesano come un macigno sul calendario economico) mi piace osservare come reagiscono i mercati. Vi ho quindi condiviso i grafici sui future dell’ S&P 500 e quello sul Nasdaq 100 a timeframe 15m.
Notiamo come, dalle 19 alle 00:45 circa, i mercati abbiano reagito benissimo, con l’S&P che è andato a segnare un bel +0,96% e il Nasdaq un +1,37%. Vi siete chiesti perché, nonostante Powell abbia annunciato il tapering (e quindi il ritiro graduale del sostegno ai mercati), i mercati hanno reagito bene?
Perché la notizia sul tapering era già stata scontata. Esiste un’affermazione molto veritiera nel mondo della finanza: buy the rumors and sell the news; i mercati finanziari scontano sempre in anticipo le news, andando a scontarle dal momento in cui tale news inizia a districarsi tra gli operatori. Da quanto si parla di tapering? Da tanto, almeno dall’estate. Quindi, se prossimamente i mercati scenderanno, non scenderanno per l’inizio del tapering.
Vi siete però chiesti il motivo per cui i mercati hanno reagito bene? A parer mio perché Powell ha dichiarato di non voler alzare i tassi di interesse, che ora sono stabiliti a 0-0,25%. Ricordiamo che quando i tassi di interesse sono bassi vanno a stimolare l’economia, in quanto per le aziende è più facile richiedere prestiti, e se esse gli richiedono, possono usarli per svariati motivi, tra i quali “espandersi”; più moneta circolante c’è, meglio funziona l’economia e più si alza il PIL, che è chiaramente mosso da tutte quelle aziende che appunto, come ho detto, posso facilmente accedere al credito quando i tassi sono bassi.
Adesso vedremo quando la FED avrà intenzioni di alzarli, saranno interessanti tutte le dichiarazioni che da qui al futuro rilasceranno i banchieri centrali.
Per quanto riguarda l'inflazione, invece, il presidente ha dichiarato ancora una volta di vederla "transitoria" a causa dei colli di bottiglia e delle catene di approviggionamento.
Ricordiamo, buy the rumors and sell the news, ne abbiamo avuto l’esempio proprio ieri.
Buona giornata, Matteo Farci
Bullish Engulfing su LUNALUNA è uno dei nomi più caldi della DEFI. Il suo ecosistema composto dalla propria stablecoin UST e la possibilità di farmare e mettere liquidity nei pool di Mirror e Anchor sta facendo affluire enormi capitali.
Da un punto di vista di price action, LUNA si sta muovendo in un range tra i 30,8$ e i 27$, senza aver avuto un ritracciamento weekly, con la possibilità che questo stazionamento sia un accumulo di liquidità.
Dopo il dump di ieri, oggi la struttura che si è formata è un bullish engulfing che potrebbe trovare conferma in una chiusura più alta della precedente. Questo potrebbe aprire le porte ad ulteriori rialzi, con possibile target a 38$ (o 0,38 in estensione di Fibonacci) superando i precedenti massimi verso un ATH. Ricordo che maggiore è l'estensione della crescita e più pesante potrebbe essere il ritracciamento.
Seppur parzialmente disaccoppiato dal movimento di BTC, come SOL, anche LUNA potrebbe subire contraccolpi dovuti alle decisioni della FED, se queste spaventassero i mercati.
Quindi occhio tra oggi e il weekend perchè potrebbe accadere qualsiasi cosa.
SOL ATHSOL sta ancora macinando record e ATH. La crypto ha subito un ritracciamento in linea col movimento del mercato generale, attutendo il pullback al livello 0,236 di Fibonacci, pescando liquidità e ripartendo più carica di prima. Se la candela di oggi si conferma sui livelli attuali, possiamo considerare 66$ HL e spingere il prezzo più su.
Sulla scia delle buone sales di NFT e l'ecosistema in crescita, il prezzo potrebbe portarsi sull'estensione 0,382 Fibonacci a 88,90$ per poi ritracciare in cerca di una conferma di HL sul precedente ATH a 81$.
Resta da vedere se le news dall'economia, traditional market e le decisioni della FED sono già state scontate dal mercato o ci sarà un po' di volatilità nei prossimi giorni fino alla chiusura mensile.
DOLLARO E FED: CHE SUCCEDE?Questa mattina i principali listini europei hanno aperto e continuano ad oscillare su livelli prossimi alla parità.
Cresce l’attesa per i dati sul mercato del lavoro Usa, mentre continua la marcia delle commodities con il petrolio sugli scudi. Il Wti segna un rialzo dello 0,5% (dopo il rialzo dell’1,6% di ieri) a quota 69,1 dollari al barile mentre il Brent raggiunge i 71,7 dollari al barile (+0,5%). A spingere il Wti verso un livello che non si vedeva dall’ottobre 2018 sono diversi fattori. Il primo riguarda l’ottimismo per la ripresa economica e dei consumi, con i Paesi sviluppati che arrivano all’estate forti di una campagna vaccinale che finalmente sembra aver spiccato il volo.
Il forte rialzo delle materie prime a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi e che ha fatto schizzare l’inflazione, è stato descritto dai vertici della Fed, e anche della Bce, come un fenomeno transitorio e quindi da non prendere in considerazione per cominciare a parlare di tapering. Qualora questo rialzo dovesse proseguire, e a supporto dovessero giungere dati entusiasmanti sul fronte del mercato del lavoro Usa , l’atteggiamento della Fed potrebbe repentinamente cambiare. Se fino ad oggi i vertici della banca centrale a stelle e strisce hanno sempre evidenziato come sia prematuro avanzare qualsiasi discorso di rialzo del costo del denaro, a seguito di nuove indicazioni positive dal mondo del lavoro potrebbero cominciare a introdurre la parola Tapering, che potrebbe da un lato spaventare i mercati , e dall'altro far si che il dollaro inverta la costante e lenta discesa osservata negli ultimi mesi.
Gli operatori saranno quindi molto attenti a quelli che saranno i dati rilasciati tra oggi e domani. Oggi ci sono gli Adp e domani i più celebri Nfp. A differenza dell’Nfp , gli Adp sono dati rilasciati non da un ente governativo ma da società(Automatic Data Processing Inc), che però gestisce un quinto dei dati salariali di 1/5 dei lavoratori privati degli Stati Uniti. Pertanto, si ritiene l’Adp una buona anticipazione di quelli che saranno i dati rilasciati poi con i Nfp.
Attenzione, dunque, al rilascio e all’impatto di questi dati. Nel frattempo comincerò ad analizzare graficamente i diversi cambi, cercando di individuare quelle che potrebbero rivelarsi le situazioni più interessanti dal punto di vista del rischio/rendimento.
Dieci passi nel Forex: Banche Centrali (1 di 4)Le Banche centrali sono le vere protagoniste del mercato valutario, esse hanno a disposizioni diversi strumenti per raggiungere i loro obiettivi, che si espletano tramite politiche monetarie e fiscali. Gli obiettivi sostanzialmente sono favorire la crescita economica, ponendo una determinata attenzione su stabilità dei prezzi e occupazione.
Quello che voglio far notare con questo post è che non tutte le banche tengono nella stessa maniera agli stessi obiettivi e di seguito vedremo in particolare il “carattere” di ognuna di queste banche, per poi discutere nello specifico quali sono gli indicatori da seguire con attenzione.
• Banca centrale europea: obiettivo primario della Bce per mandato è garantire la stabilità dei prezzi, mantenendo un tasso di inflazione poco sotto il 2%, quindi questo è il presupposto per cui la Banca può muoversi. La stabilità dei prezzi è importante per l’Europa sia per potere avere una crescita sana (che presuppone un tasso di inflazione gradualmente crescente) sia per poter tutelare gli scambi commerciali, o meglio avere il controllo per quanto possibile della forza della propria valuta. L’Unione europea dipende molto sia dalle importazioni (Cina) che dalle esportazioni (Usa), dunque i cambi contro euro specialmente per il dollaro, vengono monitorati dalle istituzioni ma ricordiamo che per mandato la Bce non ha l’obbligo di intervenire. Gli interventi della banca centrale dunque sono plausibili nel momento in cui l’IPC europeo assume valori troppo bassi o troppo alti.
• Federal Reserve: La banca centrale americana condivide con la Bce l’obiettivo della stabilità dei prezzi ma è posto in secondo piano rispetto alla piena occupazione. I flussi import/export Usa sono rallentati negli anni con l’amministrazione Trump, a causa delle politiche protezioniste, e ciò ha permesso anche alle esportazioni di riallinearsi con le importazioni migliorando la bilancia commerciale che si presenta quasi sempre in deficit. In presenza di tassi bassi la Fed ha spesso usato l’alleggerimento quantitativo fino a quando il tasso di disoccupazione non si allineava a quello obiettivo, o viceversa ha manovrato i tassi al rialzo nel momento in cui l’occupazione raggiungeva i minimi.
Dunque mettendo a confronto queste due banche sembrerebbe che l’IPC stia molto più caro alla Bce che alla Fed, mentre il tasso di disoccupazione interesserebbe più quest’ultima. Il discorso è molto ampio e certamente i fattori che influenzano le decisioni delle Banche centrali spesso sono politici. Nei prossimi post magari cercheremo di sviscerarli.
EURUSD vs DXY grazie a tutti per il supportoCiao a tutti,
volevo fare un video di ringraziamento per tutto il supporto che avete dato all'idea pubblicata ieri ma e' piu' difficile di quanto immaginassi😁. Ci ho pravato almeno 50 volte ma m'incarto sempre😓😃
Cosi' vi lascio con quest'altra struttura da cui spero si possa apprezzare come gia' dal 2018 i prezzi fossero in divergenza con il sentimento e come l'intervento della FED post Pandemia abbia contribuito all'impulso che ha portato al "crossing" e "test" delle rispettive trendlines.
Grazie di ❤️ a... @Pietro_Didio @leonardoC @truxman @CorradoRondelli @aballani @viscwill @frettieri98 @iulian_trading_thoughts @MartinaAndreaProvenzano @Lorenzopiras @Alex975 @Rocker1 @Ivangforex @GavrilYYZ @Al_Gal @valterg @Stefano_Rivoira @Phalenops @M5000000 @Maxy-Maxy @Carmina01 @TullioGraneris @davidepadova4
Ed in particolare a @tradeforbreakfast (Mattia) per aver incluso la mia idea fra le selezioni editoriali.
Queste sono solo idee di trading e non consigli per investire. Per quelle dovete rivolgervi a un professionista perche' io non lo sono. Sono un semplice appassionato.
Un abbraccio a tutti e buona giornata👋🙏
Cozzamara
[I TUOI PROBLEMI POSSONO DETERMINARE IL TRADER CHE DIVENTERAI?]Se abbiamo avuto situazioni problematiche, sopratutto legate alla sfera economica, ma siamo comunque riusciti a capire il senso di quelle difficili esperienze, non avremo per forza il bisogno di riversare le stesse interazioni negative nel trading.
⠀
Se invece non abbiamo avuto una simile comprensione della nostra storia, tenderemo a riversare i nostri modelli negativi nella nostra operatività.
⠀
Una maggiore conoscenza e comprensione di noi stessi e della nostra storia può aiutarci a raggiungere la costanza dei profitti nel tempo.
⠀
Non possiamo cambiare ciò che ci è successo ma possiamo cambiare il nostro modo di pensare a quegli eventi.
⠀
Quando sono le questioni non risolte a dettare l’andamento delle nostre operazioni, a influenzare la nostra tolleranza del rischio e la gestione delle finanze, non siamo più noi gli autori delle nostre performance; Le abitudini apprese nel passato continuano a decidere per noi senza che ne siamo consapevoli, le credenze passate continueranno a plasmare negativamente le esperienze del presente.
⠀
➖Cosa c’entra il tuo passato con il modo in cui ti riversi sui mercati finanziari?
⠀
Le esperienze vissute nel primo arco temporale della tua vita determineranno molto del tuo futuro e delle difficoltà che torneranno a galla durante la tua vita.
Se decidi di intraprendere una strada difficile come quella del trading è bene sapere questo. E’ bene sapere che non fa per tutti, anzi il trading fa per pochissime persone.
Gli eletti al raggiungimento dei risultati sono coloro che riescono a scindere e controllare i loro comportamenti e pensieri.
⠀
"E’ sempre colpa degli altri" è più facile e meno doloroso da dire piuttosto che iniziare un viaggio dentro sé stessi, alla ricerca dei problemi che intaccano i nostri equilibri, armati di grafici e analisi e pronti a diventare consapevoli di che persona siamo oggi.
⠀
➖Cosa puoi fare a riguardo?
1 Scrivi nel diario di trading in che momento, nelle vostre operazioni, le vostre emozioni diventano particolarmente reattive e intense;
2 Inizia a riflettere su quale potrebbe essere la natura di queste reazioni;
3 Fammelo sapere, lasciandomi un commento;
4 Aiuta altri traders, metti like e consiglia questo articolo.
DXY in rotta verso 95.00Sto tenendo in considerazione l'intero Q3 per avere un'idea piu' ampia di cosa sta succedendo al dollaro americano.
A livello tecnico abbiamo generato una fase accumulativa, ed ora siamo in procinto di rompere verso l'alto in direzione 95.00.
Tutto cio' e' dovuto all'outlook che sta circolando attorno allo USD grazie alla FED, e soprattutto a cio' che Powell ha espresso ieri durante il suo testimony assieme al segretario Mnuchin.
Possiamo aspettarci un push subito dopo la rottura di 94.00, potenzialmente terminando il Q3 con un'aria bullish.
[Metodologia operativa sulla nuova strategia della FED]Nella riunione svoltasi oggi a Jackson Hole, Jerome Powell annuncia la nuova strategia della FED che manterrà i tassi d'interesse bassi anche se l'inflazione dovesse superare il 2%.
Secondo la nuova visione, la FED si pone come obiettivo principale il ritorno del massimo livello di occupazione.
La revisione del target d'inflazione lascerà maggiore spazio di manovra alla Fed, che potrà d'ora in poi tollerare un aumento del costo della vita superiore al 2% se questo sarà giudicato benefico per l'occupazione e la crescita.
Lo scenario che si dovrebbe presentare sarebbe quello in cui imprese e privati possano finanziare i propri consumi a bassissimo costo, cosa che innescherebbe il volano produttivo e la conseguente richiesta di occupazione.
Considerazioni personali: la crescita economia e il ritorno ai livelli pre-crisi faciliteranno gli investimenti in tutti gli asset risk-on come è naturale che sia. In più il denaro a basso costo e le intenzioni della FED di non alzare i tassi per parecchio tempo potrebbe favorire una sequenza speculativa di buyback (direi anche come se non ci fosse un domani!) che andrebbe per forza di cose a far crescere i valori delle quotazioni delle azioni e strumenti risk-on correlati. Il clima di ottimismo nei retail (o FOMO) farebbe a mio giudizio alzare ancora di più i prezzi portando gli indici a ritoccare continui record.
Il vento che soffierebbe quindi dal basso verso l'alto potrebbe sì far strage di "controtrendisti" tecnici, di "fairvalueisti" fondamentali e altre sì farsi beffa di divergenze e di ipercomprati, ma dare una portante direzionale ben definita su cui basare le entrate a mercato.
Sono dell'avviso che oggi siano da mettere da parte molte delle credenze sui mercati, come pure le più esoteriche strategie di previsione dei prezzi a favore di una metodologia che, per quanto vecchia e noiosa possa essere, meglio si adatta all'attuale "new normal": BUY&HOLD.
Concentrerò da oggi in poi le mie risorse su alcuni strumenti derivati dalle specifiche caratteristiche applicando una strategia da "cassettista evoluto" con un'attività operatività semiautomatica a GRID statico (Don't try this at home).
Perché bolla o non bolla, io questo treno non ho intenzione di perderlo: non ho voglia di aspettare la prossima crisi economica!
In fondo siamo speculatori, sei d'accordo?
PS: le idee espresse sono esclusivamente mie. Le analisi sono solo a scopo ludico/informativo e non devono essere considerate come una consulenza finanziaria o istigazione di alcun tipo. La decisione di agire in base a quanto scritto è affare tuo. Se lo ritieni interessante, puoi condividere nei tuoi social questa mia idea.
[I NEMICI DEGLI INVESTITORI] - Psicologia di TradingI pregiudizi cognitivi sono i veri nemici degli investitori.
Cos’è un pregiudizio cognitivo?
⠀
Parliamo di un pensiero che non rispecchia la logica.
⠀
Un ragionamento completamente dissociato dalla ragione e dalla capacità di giudicare razionalmente qualcosa attraverso il filtro di fatti e realtà.
⠀
Il pregiudizio cognitivo prende vita quando il ragionamento di un individuo è offuscato dalla sua realtà. La realtà soggettiva è formata da un tessuto fatto di ricordi ed esperienze che pregiudicano l’interpretazione corretta di nuove informazioni.
⠀
➖Un pregiudizio cognitivo può indurre l’investitore a ignorare la realtà a favore del proprio sistema di convinzioni.
⠀
Esso si presenta nella realtà sotto forma di giudizi imprecisi e con l’ignorare nuove informazioni non allineate con la visione del concetto che è stata prescelta.
⠀
Spesso i pregiudizi cognitivi associati agli investimenti sono pattern mentali a cui diamo vita per evitare il dolore finanziario, il rifiuto sociale legato agli investimenti o per continuare a mantenere le nostre convinzioni prestabilite.
⠀
🔺I pregiudizi cognitivi possono portare qualcosa di positivo?
⠀
Essi possono svilupparti alcuni punti di forza in determinate situazioni, come la caparbietà necessaria per raggiungere obiettivi o la concentrazione adatta a rimanere su di un percorso fino alla fine. Inoltre possono consentirti un processo decisionale rapido, poiché il pensiero necessita di poco sforzo quando si scelgono credenze prestabilite.
⠀
🔻Cosa portano di negativo?
⠀
Tuttavia un pregiudizio cognitivo può creare enormi debolezze nella conoscenza. Esso è il principale responsabile della mancanza di apprendimento e di crescita in un individuo, poiché le credenze soggettive prevalgono sul bisogno di cercare l’obiettività.
⠀
❗️FAI ATTENZIONE ai pregiudizi cognitivi, soprattutto se sei un investitore, in quanto sono le principali cause che ti spingono a prendere decisioni tutt'altro che corrette, poiché nel tuo modo di vivere le situazioni, i fatti e le informazioni filtrano attraverso un processo decisionale limitato.
⠀
Sviluppare l'equanimità mentale per vedere al di sopra delle proprie credenze è sicuramente il superpotere che devi apprendere per fare investimenti più consapevoli.
Lascia il tuo Commento se vuoi altri articoli di questo genere!
Lascia un Like se ti è stato utile!
Tutti i link utili che possono esserti utili sono in descrizione👇🏻
[Le Banche Centrali possono FALLIRE?] - Scoprilo nell'articolo!Quello a cui non avevi mai pensato è che le Banche Centrali come una qualsiasi altra banca o istituzione hanno un proprio bilancio.
Questo bilancio è suddiviso in Attività e Passività che insieme danno vita al patrimonio netto della banca.
Le passività si suddividono in passività monetarie e non monetarie.
Nelle passività monetarie troviamo la semplice base monetaria della banca mentre nelle passività che non sono monetarie troviamo eventuali debiti contratti dalla banca nei confronti del governo, Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale etc.
Nelle attività di una Banca Centrale possiamo trovare Titoli di debito pubblico , come i titoli di stato dei vari paesi dell’area Euro per la Banca Centrale Europea o i Treasury Bill Americani per la Federal Reserve.
Oltre a questi titoli pubblici troviamo anche Titoli di debito privato , come quelli di grandi aziende multinazionali, acquistati dalle Banche nei vari programmi di espansione liquidità per diversificare gli attivi.
Oltre a queste due tipologie di titoli fanno parte delle attività anche le riserve di liquidità in valuta estera.
La differenza tra il totale delle attività e il totale delle passività forma il Patrimonio netto della banca.
Qual ora le attività detenute dalla Banca Centrale si svalutassero al punto di diventare minori delle passività (potrebbe succedere con un default di uno stato o in caso di cancellazione del debito) la banca potrebbe avere un patrimonio negativo e risulterebbe insolvente, ma a differenza di una normale istituzione bancaria o società, a cui probabilmente nessuno presterebbe denaro se al corrente che i debiti superano le attività, la Banca Centrale può crearsi il denaro da sola senza nessun limite teorico, denaro che andrà ad utilizzare per nuovi acquisti di attività al fronte di pareggiare i conti e aumentare l’utile.
In definitiva una banca centrale può salvare se stessa, ma questa manovra ha un prezzo nascosto. Infatti qual ora avvenisse un evento simile, le manovre di salvataggio prevedono la creazione di nuova moneta con conseguente aumento della base monetaria in circolazione che potrebbe generare un’inflazione molto elevata.
La variante dell’auto-salvataggio di una Banca Centrale è l’eventuale salvataggio di essa da parte di uno stato sovrano, che inietterebbe capitale con conseguente aumento dei debiti statali (precedentemente finanziati sempre dalla Banca Centrale che creò nuova moneta per finanziarli) che andrebbe a creare così una situazione di iper-inflazione che vedrebbe la scelta finale della banca in bilico tra il salvataggio di se stessa e la stabilità dei prezzi.
Lasciami un Like se ti è piaciuto l'articolo!
Fammi sapere con un commento se vuoi altri articoli Macroeconomici!
Tutti i link utili li trovi in descrizione 👇
Stop buyback, incremento casi corona virus USA.Questa settimana vedo un allungo del nostro amato gold in area 1803 non prima però di uno storno al prezzo di 1760 $ per oncia.
L'aumento inarrestabile dei casi di corona virus nelle Americhe e la FED che impone un interruzione agli acquisti di azioni proprie da parte di aziende americane quotate in borsa sposta la mia visione verso una posizione long . I più coraggiosi potranno puntare ad uno short su indici azionari.
Penso che uno spostamento di liquidità e degli investimenti verso strumenti finanziari più sicuri come gold o dollaro avverrà da questo momento fino a nuovo avviso.
Ciò non vuol dire che vedremo una discesa di tutto l'azionario americano.
Le recenti tensioni tra Stati Uniti e Unione Europea con nuovi dazi e il blocco del turismo non fa altro che aumentare la mia convinzione.
Pur ammettendo il fatto che questa quotazione XAUUSD sia composta da dollaro e oro, quindi entrambi investimenti sicuri, non cambia la mia visione long.
Combinando la volatilità del momento alla posizione presa posso decidere il momento di entrata e il momento di uscita sia in caso di stop loss sia in caso di take profit. Per queste info vi prego di fare riferimento al grafico.
ANALISI FONDAMENTALE EURUSD SETTIMANA DAL 27 APRILE. FX:EURUSD
Salve a tutti, la settimana si è conclusa negativamente per il cambio l'eurusd causa fallimento del test del primo farmaco contro il Covid-19. Nella giornata di venerdì cè stato un leggero recupero dovuto al piano da 2 Trillioni di euro dell'Euro Gruppo. La mia visione del pair continua ad essere Long visto l'allargarsi dei diversi spread (10Yusa-10Yde) che mi mostra come gli investitori preferiscono acquistare titoli tedeschi a rendimenti negativi piuttosto che quelli americani, di conseguenza si aspettano un apprezzamento del cambio o un taglio dei tassi della FED che questo mercoledì sarà reso noto se ci sarà. Mentre giovedì ci sarà la decisione della politica monetaria della BCE che a mio avviso rimarrà invariata e non provocherà nessun movimento nel mercato. Inoltre è stato dato il via al test di un ulteriore farmaco contro il virus che, se fallirà, potrà portare la fiducia degli investitori a crollare assieme al cambio eurusd e ai mercati azionari.
[COME STANNO AFFRONTANDO IL CORONAVIRUS LE BANCHE CENTRALI]Il CoVid-19 sta mettendo a dura prova oltre che le nostre vite in quanto cittadini Italiani, anche le nostre visioni in quanto trader e investitori, questo ormai è appurato.
Tra gli analisti e i traders c’è chi già lo paragona alla crisi del 2008, chi addirittura dice che sia molto peggio, ma prima di trarre conclusioni affrettate dovremmo iniziare a capire come stanno affrontando la questione sul piano finanziario su larga scala le maggiori banche centrali mondiali, perché sarebbe proprio da loro che dovrebbero partire gli aiuti più grandi che si rifletteranno sulla popolazione.
Negli Stati Uniti la FED (Federal Reserve) si è trovata con un buon margine di manovra a causa dei tassi a 1.75% e di fatti la scorsa settimana ha abbassato questi stessi di 0.50 bps (non si vedeva un taglio simile dal 2008) per stimolare l’economia e sostenere i mercati finanziari.
Non si può certo dire lo stesso dell’Europa, infatti la BCE del vecchio continente si trova attualmente con le spalle al muro e in una situazione più vulnerabile per effettuare una manovra simile, a causa dei tassi d’interesse già molto bassi, per via delle precedenti stimolazioni monetarie effettuate.
Il precedente intervento della BCE risale al 2 Marzo dove Christine Lagarde ha in sostanza detto che la BCE sta monitorando la situazione e le implicazioni che ne conseguono da vicino e che sono pronti a prendere misure preventive appropriate ai rischi che i vari stati stanno correndo.
Nessuna mossa ma solo tante parole rassicuranti per ora da parte della Banca Centrale Europea che, come ho precedentemente scritto, ha dei margini di manovra molto limitati per via dei tassi d’interesse più bassi tra le principali banche centrali. Da questo nasce anche il forte apprezzamento dell’Euro nelle ultime settimane.
La FED , come già anticipato, ha tagliato invece i suoi tassi improvvisamente il giorno 3 Marzo e si vocifera che si stiano preparando per un ulteriore taglio, visto che questo primo è stato interpretato nel breve termine dai mercati come un “taglio di paura” e di conseguenza non sta dando l’effetto desiderato.
Altro taglio improvviso quello di Mercoledì’ 11 Marzo, della BoE (Bank of England) che senza preavviso si è riunita e ha fatto uscire la notizia dell’abbassamento dei tassi da 0.75% a 0.50%. Anche qui 50 bps di taglio netto e questo sembrerebbe dirla tutta sulla preoccupazione dello stato d’oltremanica. Il comunicato ufficiale riassume le motivazioni di questo abbassamento improvviso con “A seguito della diffusione del Covid-19, gli asset di rischio e i prezzi delle commodities sono scesi in modo sostenuto e i tassi dei bond governativi hanno testato minimi record, a fronte di un possibile forte deterioramento verso il rischio e dell’outlook relativo sia alla crescita del Regno Unito che globale” aggiungendo poi che “gli indicatori che misurano l’incertezza presente sui mercati finanziari hanno raggiunto livelli estremi”.”
La BoC (Bank of Canada) ha anch’essa seguito i passi della FED tagliando i suoi tassi da 1,75% a 1,25% ma purtroppo il fenomeno che sta trascinando il Petrolio (Oil) sul fondo dei mercati ha fortemente deprezzato per correlazione anche la valuta Canadese.
Altra banca a seguire le orme delle due precedenti è stata la RBA (Reserve Bank of Australia) che nella prima settimana di Marzo ha prontamente tagliato i suoi tassi passando da 0,75% a 0,50% per stimolare l’economia del paese e adeguarsi alle altre Banche Centrali.
I nuovi incontri di politica monetaria sono stati oggi 12 Marzo per la BCE e saranno il 18 Marzo per la FED (non si escludono incontri a sorpresa).
AGGIORNAMENTO BCE 12 MARZO 2020 👇
L’incontro di Politica Monetaria della BCE si è concluso con la decisione di lasciare invariati i tassi già allo 0.00%. Gli organi monetari si sono organizzati per effettuare un nuovo Quantitative Easing (sai di cosa si tratta? scrivi nei commenti) al fine di combattere la pandemia che sta colpendo la quasi totalità degli stati Europei. La nuova manovra di immissione di liquidità rappresenta semplicemente un estensione della precedente, infatti la BCE continuerà a stampare Euro per tutto l’anno a ritmo di altri 120 miliardi. In tandem con questa manovra è stato varato anche un nuovo piano di TLTR (Targeted Longer-Term Refinancing Operation) mirato proprio al sostentamento delle piccole e medie imprese che soffriranno più di tutte la crisi e a cui dovrebbe aspettare il compito arduo di sostenere le economie dei paesi del vecchio continente. Tra la maggioranza degli investitori e gli analisti è subito venuto in superficie dello scetticismo, poiché si considerano manovre “non abbastanza forti” per arginare il grave fenomeno che stiamo vivendo, in ogni caso vedremo come i mercati reagiranno nel medio termine e sopratutto se la BCE dovrà mettere mano di nuovo al rapporto di politica monetaria per modificarne i provvedimenti.
Se questo articolo formativo ti è stato utile lasciami pure un like!
Sentiti libero di consigliarmi nei commenti l'argomento del prossimo articolo! 👇
[HAI MAI SENTITO PARLARE DI HELICOPTER MONEY?]Probabilmente lo hai visto solo nei film. Un supereroe o un Robin Hood del momento passa con un elicottero sopra la tua città e lancia soldi in strada a tutto il popolo.
Da qui nasce proprio il concetto di Helicopter Money (Lanciare i soldi da un elicottero) ma fino ad ora probabilmente non sapevi che si trattasse di una proposta anticonvenzionale di politica monetaria che è stata discussa più volte dalle Banche Centrali. Praticamente un Quantitative Easing molto alternativo.
Questo estremo tentativo di politica monetaria espansiva nasce nel 1969 da una provocazione fatta dall’economista Milton Friedman, che sostenne per la prima volta in una conferenza pubblica che se tutte le strategie convenzionali di politica monetaria non avessero funzionato, al peggio si sarebbe potuti ricorrere alla distribuzione di denaro “lanciandolo direttamente da un elicottero” in modo da aumentare l’inflazione.
Chiaramente l’ipotesi di questo economista prevede che le persone non possano tenere per sé i soldi ricevuti in regalo bensì dovranno usarli per muovere l’economia e le leggi di domanda e offerta.
Nel pratico, la Banca Centrale stampa moneta e invece di acquistare titoli e passare tramite banche istituzionali per mettere a disposizione la liquidità da dare in prestito alla popolazione, arriva direttamente al popolo distribuendo nei conti correnti il denaro precedentemente stampato.
E' bene sapere che di questa teoria ci sono molti sostenitori e altrettante persone che sono a sfavore.
Le obiezioni più discusse sono infatti la possibilità dell’insorgere di una forte inflazione, lo sconfinamento della banca centrale nelle politiche fiscali (che non sono tra i suoi compiti), la poca praticità, soprattutto Europea, in quanto il finanziamento monetario esplicito è vietato dai trattati e per ultimo, ma non per importanza, la possibilità che i governi si possano approfittare di questo strumento per scopi elettorali.
👇👇👇
In questi ultimi tempi, si è tornato a parlare dell’argomento proprio perché il CoVid-19 sta mettendo alle corde le varie economie Europee e le politiche monetarie tradizionali sembrano non fornire risposte efficaci.
L’helicopter money, come detto in precedenza, toglierebbe il lavoro al Q.E, ma c’è un punto cruciale, identificato prima, che impedisce a questi elicotteri di alzarsi in volo.
Per distribuire Euro agli europei, la BCE dovrebbe segnare sul suo bilancio una passività che andrebbe coperta con un pari ammontare di debito: in pratica dovrebbe poter emettere un bond. Un Euro-bond in questo caso. Si tratterebbe, in definitiva, di uno strumento fiscale che non è previsto nell’Eurozona e che tutte le volte che è stato proposto negli anni precedenti, è sempre stato bocciato.
Anche se in questi periodi non si possono mai dare per scontato le soluzioni che potrebbero adottare i vari enti centrali per arginare il fenomeno che sta penalizzando il vecchio continente, a Hong Kong, l’helicopter money sembra poter diventare una realtà, difatti la crisi da CoVid-19 ha spinto il governo locale a una soluzione in fase di attuazione che ha dell’eclatante: tutti i residenti maggiorenni riceveranno un assegno di 10.000 HK dollari (1.280 USD). La provenienza di questi fondi da distribuire però è ben diversa dall’ipotesi Europea, difatti non ci sarà incremento del debito pubblico con emissioni di titoli di stato, poiché la misura verrà finanziaria attingendo alle riserve nate dei surplus di bilancio degli anni passati, tradotto in parole povere: dall’eccesso di tasse.
Cosa ne pensi di questa pratica? Ne avevi già sentito parlare? 👇
L'EURUSD chiude l'anno rialzando la testa, ma quanto durerà?L'Euro trova la strada per tornare a crescere poco oltre la resistenza del momento a 1.1220$, evidenziando però fragilità tipiche dei pullback rialzisti di corto respiro, tutti inseriti in un solido contesto ribassista di medio termine.
Ad accrescere i dubbi circa la solidità di quest'ultima salita è la quantità ridotta di volumi scambiati che non consente di valutare il grado di affidabilità dei movimenti di prezzo.
Certamente la stabilizzazione della struttura crescente, data dalla successione dei minimi a 1.088 e 1.098, ha favorito l'allungo oltre la soglia di medio termine a 1.1140$, in precedenza oggetto di repentini cedimenti.
Infatti l'indicatore di trend cci sul grafico giornaliero a partire dall'inizio di dicembre ha spesso occupato il quadrante negativo, valutando i tentativi di rompere le resistenze oltre 1.1180 e 1.1230$, come insufficienti a ribaltare il trend di medio termine.
Al contrario la tenuta di quota 1.1065$, lo scorso 20 dicembre, ha fornito al cci lo spunto per confermare la solidità della spinta rialzista, non perdendo mai i valori positivi fino a rasentare l'ipercomprato.
Ora è possibile valutare quali sviluppi assumerà la tendenza di breve, testando la solidità della trendline che unisce i minimi relativi a 10985 e e 1.1065$, la cui tenuta favorirà il superamento di quota 1.1240 prima e 1.1280 a seguire.
Resistenze importanti oltre le quali si aprono sfide durissime per capovolgere il trend ribassista di medio termine, con i livelli a 1.1340 e soprattutto ad 1.1420$, ancora distanti con l'attuale velocità di salita.
Gli scenari in evoluzione potrebbero dunque favorire un allungo a ridosso dei livelli non oltre 1.1290$, ma sarà fondamentale stabilizzare gli avamposti conquistati, altrimenti per gli operatori monetizzeranno i guadagni tornando a vendere l'Euro.
Strategia che appunto torna ad essere preferibile qualora venisse confermato il fallimento del breakout oltre 1.1270/90$, verificando che gli indicatori di trend più sensibili segnalino la mancanza di pressione al rialzo.
Indicazioni operative e strategie multiday su EUR/USD
Per le posizioni long: attendere la stabilizzazione della salita attuale valutando ingressi intorno quota 1.1150/70, con stop corto di 40/50 pips e target oltre 1.1235$.
Con un profilo di rischio minore attendere un prematuro storno dei prezzi fino a quota 1.1120, rischiando uno stop di massimo 50 pips ed un target oltre quota 1.1220$.
Per le posizioni short: attendere sui grafici più dinamici, come quello orario o a 15 minuti, il test delle resistenze a 1.1255 e 1.1285, cumulando più ordini con target a 1.1130 e stop di massimo 60 pips.
Con un profilo di rischio minor e attendere il test delle resistenze più alte come 1.2290 e 1.1330 da cui sarà interessante cumulare ordini consistenti, con target sotto 1.12$ e stop massimo di 60 pips.
L'EUR/USD difenderà le prospettive rialziste di breve termine?L'Euro/Dollaro finalmente consolida il movimento rialzista di breve termine che ha visto conquistare una dopo l'altra le resistenze comprese tra 1.1050 e 1.1140$.
Adesso dopo il massimo relativo a 1.1179, si avvia a stabilizzare la fascia di supporto compresa tra 1.1110 e 1.1090$.
Viene dunque spezzato definitivamente il pesante canale ribassista che dominava le quotazioni da inizio luglio e che vede la trendline negativa attraversare i massimi decrescenti rispettivamente a 1.1412 e 1.1249 e 1.1109$.
Questi livelli rappresentano tutte resistenze da superare e stabilizzare per confermare un cambio di tendenza tutt'ora ribassista nel medio termine.
Infatti la reazione misurata anche dal indicatore di trend cci sul grafico giornaliero, in corrispondenza del superamento in chiusura di 1.1020$, può essere classificata soltanto come un breakout rialzista di breve termine.
Questo recupero non ha le caratteristiche per parlare di inversione strutturale dei prezzi verso nuovi obiettivi come ad esempio 1.1260$.
Tanto è vero che se si confrontasse l'andamento del indicatore di trend sul grafico settimanale, i valori rimangono al di sotto dello zero in contrasto con ciò che accade sul grafico giornaliero, che raggiunta quota d'ipervenduto a 200 ora stenta a difendere i 100 punti.
La prospettiva in chiusura di questa settimana e in preparazione della prossima, è quella di consolidare livelli di prezzo prima citati e valutare se ci saranno gli acquisti necessari a rompere definitivamente il blocco più importante, ovvero la fascia di resistenza compresa fra 1.1184 e 1.1265$.
Questi livelli di prezzo rappresentano dunque ottime opportunità per vendere ancora la moneta unica ad esempio con l'obiettivo di concretizzare discreti rendimenti al ridosso di 1.1070.
Quota che rischia di essere raggiunta in chiusura di questa settimana se la tendenza di brevissimo non dovesse cambiare.
In alternativa è possibile sfruttare questa iniziale fase di ritracciamento verso il supporto prima citato, acquistando con prospettive di costo relativamente ridotte a 1.1030 e di ricavo oltre 1 1160$.
Infine occorre non perdere di vista lo scenario ribassista latente, che ora riveste il ruolo di prospettiva alternativa rispetto alla tendenza dominante, che si concretizzerà con la rottura della trendline che unisce i minimi crescenti a 1.0880, 1.0945 e 1.0995$.
Strategie operative su Euro/Dollaro
Per le posizioni long: collocare ordini pendenti più in basso a 1.1090 e 1.1070, con stop di massimo 60 pips e target oltre 1.1150$.
Con un profilo di rischio maggiore acquistare ai prezzi correnti, sfruttando la presenza di una tendenza ancora rialzista nel breve, con uno stop a 1.1080 ed target a 1.1140$.
Per le posizioni short : poiché la strategia ribassista gode ancora del favore delle probabilità, iniziare o continuare ad accumulare piccole posizione al ribasso ai prezzi correnti e nell'eventualità di una ripresa della salita oltre 1.1170€, con stop unico a 1.1240 e target 1.1030$.
Con un profilo di rischio maggiore attendere chiusure al di sotto di quota 1.1090, rischiando al massimo uno stop di 60 pips ed un target sotto 1.1020 prima e 1.0970 a seguire, con un rapporto rischio/rendimento non esaltante.