Rivalutazione Aurea - GOLDTra tutte le posibili ragioni che possono spiegare l'aumento repentino del prezzo dell'oro, la rivalutazione aurea sembrerebbe essere la più idonea...
Un’analisi comparativa tra la quantità di moneta M2 in circolazione nelle principali valute mondiali — dollaro statunitense, euro e yen giapponese — e la scorta globale di oro, ci consente di stimare il prezzo teorico del metallo prezioso qualora dovesse “coprire” l’intera base monetaria.
Utilizzando i dati aggiornati ad agosto 2025 provenienti da Federal Reserve, Banca Centrale Europea e Bank of Japan, e convertendo tutti i valori in dollari USA, la massa monetaria complessiva (M2) risulta pari a circa 48,9 trilioni di dollari. La quantità totale di oro “above ground”, secondo le stime del World Gold Council, è di 216.265 tonnellate, equivalenti a circa 6,95 miliardi di once troy.
Se tale volume di moneta fosse interamente coperto da oro, il prezzo teorico dell’oro risulterebbe pari a circa 7.040 dollari per oncia troy, ossia circa 226 dollari al grammo. Considerando che attualmente (Ottobre 2025) il prezzo reale dell’oro si aggira intorno ai 4.000 dollari l’oncia, ciò implicherebbe un raddoppio del valore per eguagliare la capitalizzazione monetaria di USD, EUR e JPY.
In conclusione, questa analisi teorica mostra che, se l’oro dovesse tornare a essere la piena riserva di valore a copertura delle principali valute fiat, il suo prezzo di equilibrio sarebbe significativamente superiore ai livelli attuali. Da qui, la vera domanda sarebbe poi: ''se un governo valuta una cosa come vuole, non avrebbe più senso nulla''.
Crescita
Crescita robusta, ma il bilancio resta il tallone d'AchilleIn concomitanza con la pubblicazione degli utili semestrali di JD Sports LSE:JD. , è arrivata una notizia di rilievo: il nuovo CEO di Nike, Elliott Hill, ha ricevuto un voto di fiducia proprio dal rivenditore britannico. Dominic Platt, direttore finanziario di JD Sports, ha infatti dichiarato che Nike sta facendo tutte le cose giuste per rilanciare la domanda, citando in particolare il successo delle linee da corsa Vomero, Pegasus e P-6000.
Hill, tornato alla guida di Nike lo scorso ottobre dopo oltre trent’anni in azienda, è impegnato in un piano di inversione di tendenza che punta sia al rilancio delle scarpe da corsa e da ginnastica sia al rafforzamento dei rapporti con i rivenditori. Un segnale incoraggiante per Nike, soprattutto considerando che i suoi prodotti rappresentano circa il 45% delle vendite di JD Sports.
Per un confronto degli utili di maggio 2025 clicca quì .
Liquidità e struttura finanziaria
Current ratio: (1,35 ≥ 1,28) in linea con la soglia settoriale, indica una discreta copertura delle passività a breve.
Quick ratio: (0,44 < 0,69) sotto soglia, segnala liquidità immediata insufficiente; l’azienda dipende molto dal magazzino.
Debt/Equity: (1,34 > 1,19) livello di indebitamento superiore alla media, aumenta il profilo di rischio.
Cash/Debt: (0,14 < 0,35) disponibilità di cassa limitata rispetto al debito, ulteriore campanello d’allarme.
Struttura finanziaria fragile, con forte dipendenza dal debito e liquidità immediata insufficiente.
Redditività e crescita
Margini: tutti sopra le soglie (lordo 47,1%, operativo 7,5%, netto 4,1%), segnalano buona efficienza operativa.
Margine FCF: (6,9% > 5,0%) flusso di cassa operativo positivo e superiore alla media.
Crescita fatturato: (+14,6% > 2,0%) ed EPS: (+58,8% > 2,9%) - crescita molto solida, segno di recupero competitivo.
SG&A: (39,6% > 30,7%) costi operativi elevati, fattore che potrebbe comprimere i margini nel lungo periodo.
ROA: 5,2%, ROE: 19,6%, ROIC: 8,9% - tutti sopra le soglie, ottima efficienza nell’uso delle risorse e ritorno sul capitale.
Crescita e redditività in netto miglioramento, ma con costi operativi relativamente alti.
Valutazione di mercato
P/E: 9,1 (<< 19,8)
PEG: 0,15 (molto interessante, segnala sottovalutazione rispetto alla crescita)
P/S: 0,37, P/CF: 3,5, P/FCF: 5,4, EV/EBITDA: 4,4 → tutti indicano forte sottovalutazione relativa.
P/B: 1,65 equo rispetto al patrimonio.
Prezzo/Cassa: (8,7 > 7,6): leggermente oltre soglia, ma coerente con la bassa cassa disponibile.
Performance mercato 1Y: (-40%) il titolo ha subito un forte repricing, probabilmente scontando debolezze strutturali e attese più basse.
Dividendi: rendimento contenuto (1,14%) e payout: incoerente (2000%), indice di politiche di distribuzione non sostenibili.
Valutazione di mercato estremamente compressa, riflette la sfiducia attuale ma offre potenziale di rivalutazione se il turnaround di Nike funziona.
Punti di forza
Crescita molto solida di fatturato ed EPS.
Margini superiori alla media del settore.
Multipli di mercato bassi → forte sottovalutazione.
Efficienza operativa e ritorni sul capitale elevati.
Debolezze
Struttura finanziaria fragile: basso quick ratio e cash/debt, debito elevato.
Costi SG&A sopra la media.
Politica di dividendi incoerente e potenzialmente insostenibile.
Crollo del titolo sul mercato (-40% in 1 anno).
Conclusione
JD Sports si conferma partner cruciale per Nike (45% delle sue vendite dipendono dal marchio), e il voto di fiducia al nuovo CEO Hill è un segnale incoraggiante.
I fondamentali mostrano JD Sports redditizia e in crescita, ma con una struttura finanziaria debole e forte pressione sul titolo in borsa.
Se il turnaround di Nike si consoliderà, le valutazioni attuali potrebbero rappresentare un’opportunità significativa, ma il rischio legato a liquidità e debito resta alto.
Rating complessivo: Classe A fondamentali redditizi e un potenziale di rivalutazione elevato, ma che porta con sé un rischio legato alla leva finanziaria e alla bassa cassa.
Macy's utili record, ma i fondamentali restano sotto pressioneIl 3 settembre 2025, Macy’s ha pubblicato i risultati trimestrali sorprendendo il mercato: gli utili hanno superato le stime del 117%, mentre i ricavi hanno registrato una sorpresa positiva del 2,3% rispetto alle attese.
Diamo ora uno sguardo ai fondamentali per comprendere meglio le ragioni di questa performance.
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Liquidità e struttura finanziaria
Current ratio: (1,43) e Quick ratio: (0,37): entrambi ben sotto le soglie settoriali → Macy’s ha debolezza di liquidità di breve periodo, specialmente considerando l’assenza di buffer immediati (quick ratio molto basso).
Debito/Equity: (1,27 vs ≤0,73): leva più alta rispetto alla media del settore, indica una struttura più rischiosa e dipendente dal debito.
Cash/Debt: (0,16 vs ≥0,86): molto debole, la liquidità copre solo una piccola parte del debito.
Fragilità finanziaria. Macy’s opera con un livello di indebitamento significativo e liquidità ridotta, quindi vulnerabile a shock esterni o cali di vendite.
Redditività e crescita
Margine lordo: (40,4%) sopra soglia → buona efficienza commerciale.
Margini operativo: (3,86%), ante imposte (3,22%) e netto (2,45%) → tutti sotto le soglie minime → pressione sulla redditività al netto dei costi.
Margine FCF: (1,13%) molto basso → capacità di generare cassa limitata.
Crescita fatturato YoY: (-3,77% vs ≥2,86%): calo dei ricavi → Macy’s non sta crescendo, è in contrazione.
EPS diluito crescita YoY: (5245%): numero distorto da base comparativa bassa, non strutturale.
SG&A ratio: (36,55% vs ≤30,37%): spese generali e amministrative elevate → pressione sulla profittabilità.
ROA: (3,43%), ROE: (12,92%): entrambi sopra soglia → ritorni discreti sugli asset e sul capitale proprio.
ROIC: (5,49% vs ≥5,78%): sotto soglia → efficienza sugli investimenti insufficiente.
Mix contrastante. Redditività lorda buona, ma margini netti e capacità di generare cassa deboli. Spese elevate erodono i profitti.
Valutazione di mercato
P/E: 8,23, P/S: 0,17, P/B: 0,99, EV/Sales: 0,4 → forte sconto di mercato rispetto al settore.
PEG: = 0 (legato al picco anomalo di crescita EPS).
P/FCF: (17,78) appena sotto soglia → borderline.
Dividend yield: solido (5,28–5,41%).
Payout ratio: moderato (34,3%) → sostenibile.
DPS crescita annua YoY: (5,02% vs ≥5,91%) → leggermente sotto soglia.
Payout div. continuo: 300% → dato anomalo, probabilmente legato a metriche particolari (potrebbe segnalare rischio di distribuzioni eccessive in alcuni anni).
Performance azionaria 1Y: (-16,8% vs ≥7,1%): forte sottoperformance del titolo rispetto al settore, riflette le debolezze operative.
Macy’s è molto scontata dai mercati, riflettendo i rischi su crescita e margini. L’alto dividend yield è attraente, ma la sostenibilità a lungo termine dipende dalla capacità di rafforzare i flussi di cassa.
Punti di forza
Margine lordo solido.
ROE competitivo.
Valutazione molto bassa (multipli scontati).
Dividend yield elevato e payout gestibile.
Debolezze
Liquidità di breve periodo molto debole.
Alto indebitamento con cassa insufficiente a coprirlo.
Margini operativi e netti sotto le soglie.
Fatturato in calo e spese SG&A elevate.
Titolo penalizzato sul mercato (-16,8% in 1 anno).
Conclusione
Macy’s presenta fondamentali sbilanciati: da un lato multipli bassi e dividendi attraenti, dall’altro rischi strutturali (debolezza di liquidità, alto debito, margini bassi, fatturato in contrazione).
Il titolo sembra più una value trap che una reale opportunità: conveniente a livello di multipli, ma con fondamentali operativi che giustificano lo sconto.
Rating complessivo: Classe B –titolo da monitorare con attenzione. Può andare bene in un portafoglio orientato al rendimento (yield), ma con la consapevolezza che è un’azienda in contrazione e con leva sopra la media.
Bilancio solido e crescita forte, ma il rating resta Classe CIn occasione della pubblicazione degli utili del 20 agosto 2025, analizziamo i fondamentali di Kingsoft HKEX:3888 per valutarne lo stato di salute e la solidità complessiva.
(Per un confronto agli utili del 28 maggio 2025, clicca qui .)
Liquidità e struttura finanziaria
Current ratio: 5,74 e Quick ratio: 5,74 → entrambi ben oltre le soglie settoriali, indice di una posizione di liquidità eccezionale.
Debt/Equity: 0 e Cash/Debt: 773,37 → azienda di fatto debt free con una cassa sovrabbondante rispetto all’indebitamento.
La struttura patrimoniale è estremamente solida: assenza di debito e fortissima liquidità netta.
Redditività e crescita
Margini operativi e netti molto superiori alla media: margine lordo 82,8%, operativo 28,4% e netto 16,3%.
Crescita del fatturato: +15,1% YoY e EPS diluito +79,6% YoY → crescita molto sopra la soglia settoriale, segnale di espansione robusta.
Rapporto R&D: 31,6% → investimenti molto elevati in ricerca e sviluppo, oltre il doppio della media.
SG&A: 22,8% sotto la soglia massima → buona efficienza nei costi operativi.
ROA: 4,6%, ROE: 7,2%, ROIC: 7,2% → positivi, in miglioramento ma non ancora su livelli di eccellenza.
L’azienda combina alta marginalità con forte crescita e investimento costante in R&D, ma la redditività sul capitale resta moderata.
Valutazione di mercato
P/E: 25,3 leggermente sopra la soglia settoriale (23,4), ma giustificato da un PEG bassissimo (0,32), che indica forte sottovalutazione in termini di crescita.
EV/EBIT: 8,3 ben sotto il limite di 16,2 → valutazione attraente sulla redditività operativa.
EV/Sales: 2,35 sopra la soglia (1,79), segnale di premio di mercato sul fatturato.
Dividend yield: 0,44% molto basso, con payout praticamente nullo; l’azienda reinveste utili in crescita.
Il titolo appare caro sui multipli di vendita ma interessante sui multipli reddituali. Il basso rendimento da dividendo conferma un profilo più “growth” che “income”.
Punti di forza:
liquidità eccezionale,
assenza di debito,
crescita accelerata di fatturato ed EPS,
margini molto elevati,
investimenti in R&D sopra la media.
Debolezze:
ROE/ROIC ancora moderati,
dividend yield poco attraente,
multipli P/E ed EV/Sales leggermente superiori alle soglie settoriali.
Conclusione:
il titolo mostra fondamentali complessivamente molto solidi e orientati alla crescita, con una valutazione che, pur non a sconto su tutti i multipli, resta interessante grazie al PEG molto basso e alla forte generazione di margini.
Rating complessivo: Classe C La società resta solida, ma per salire di classe dovrà migliorare la redditività sul capitale e riequilibrare i multipli di mercato.
La corsa all'Intelligenza Artificiale tra Stati Uniti e CinaLa competizione tra Stati Uniti e Cina nel campo dell'intelligenza artificiale (IA) si fa sempre più intensa e strategica, manifestandosi soprattutto nella quantità e qualità delle richieste di brevetti legati a tecnologie di IA generativa e machine learning. Il 2025 mostra un’accelerazione senza precedenti di questa sfida tecnologica che non solo segna il predominio su una frontiera cruciale dell'innovazione, ma influenza profondamente le economie e le geopolitiche globali.
Il primato degli Stati Uniti e la spinta cinese
Tra le aziende e istituzioni protagoniste di questa corsa, Google emerge come il leader mondiale per numero di domande di brevetto nell’ambito dell’IA generativa, con circa 560 richieste depositate, superando nettamente tutti gli altri competitor. Questa leadership riflette gli ingenti investimenti e la focalizzazione di Google su una vasta gamma di applicazioni IA, dalla comprensione e generazione del linguaggio naturale al riconoscimento visivo e altre tecnologie avanzate. Alle spalle di Google si trova l’Università Zhejiang in Cina, con circa 480 richieste, seguita da Microsoft con circa 310. In ambito cinese spiccano anche l’Università di Scienza e Tecnologia Elettronica con circa 295 brevetti e Baidu, che insieme a Nvidia e IBM, ognuno con circa 280 domande, completano il quadro delle realtà principali impegnate nella ricerca IA. Questo scenario rappresenta una competizione aperta non solo tra colossi privati ma anche tra università e centri di ricerca, con la Cina che continua a rafforzare la sua posizione strategica grazie a una forte politica di supporto statale e coordinamento tra istituzioni accademiche e industria.
Significato della corsa ai brevetti
I brevetti non sono solo un indicatore di attività innovativa, ma rappresentano un asset fondamentale per la protezione della proprietà intellettuale, elemento chiave per mantenere un vantaggio competitivo e regolare l’accesso alle tecnologie critiche. Nel dominio dell’intelligenza artificiale, dove gli sviluppi possono determinare rivoluzioni in settori come marketing, sanità, finanza, automazione e robotica, possedere un robusto portafoglio di brevetti permette alle aziende di consolidare la propria leadership e aprire la possibilità di licensing o accordi di cooperazione. Google ad esempio ha rivolto molte delle sue innovazioni verso l’IA generativa, una tecnologia che si propone di trasformare radicalmente il modo in cui vengono create e fruite informazioni digitali. Microsoft, a sua volta, sta puntando su modelli di machine learning e tecnologie di deep learning applicate a diversi ambiti industriali. Sul fronte cinese, Baidu e altre importanti aziende stanno investendo fortemente per dominare in ambiti come i modelli linguistici avanzati e le integrazioni tra hardware e software IA, segnando così un progresso rapido e calibrato.
Conclusioni
La ricerca e il deposito di brevetti nel campo dell’IA stanno diventando un vero e proprio “terreno di conquista” tra Stati Uniti e Cina. Google, Microsoft, Baidu, Zhejiang University e altri protagonisti definiscono oggi la traiettoria dell’innovazione in un settore cardine del futuro digitale. Mantenere un portafoglio competitivo di brevetti è ormai essenziale per consolidare la leadership tecnologica e influenzare le direzioni globali dell’IA.
Crescita esplosiva e bilancio solido, ma multipli da brividoIl titolo di oggi è Innodata Inc. NASDAQ:INOD (Nasdaq: INOD), una società attiva nello sviluppo di piattaforme software basate su intelligenza artificiale.
In occasione della pubblicazione degli utili del 31 luglio, analizziamo da vicino i fondamentali per individuare i punti di forza e di debolezza del titolo, confrontandoli con i benchmark settoriali.
Liquidità e struttura finanziaria
Current ratio: 2,33 > 1,41 (settore) → copertura eccellente del breve termine.
Quick ratio: 2,33 > 1,34 → solidità immediata, nessuna dipendenza da scorte.
Debito/Patrimonio Netto: 0,06 < 0,44 → leva praticamente inesistente.
Cassa/Debito: 12,72 > 0,86 → riserva di cassa straordinaria.
Sezione eccellente; bilancio snello, sicuro e senza rischi di indebitamento.
Redditività e crescita
Margine lordo: 39,7% > 37,4% → superiore al settore.
Margine operativo: 15,3% > -2,1% → efficienza operativa molto elevata.
Margine netto: 17,5% > -5,3% → redditività di livello eccezionale.
Margine FCF: 15,0% > 2,7% → forte capacità di generare cassa.
Crescita fatturato: +114,2% YoY > +7,4% → crescita esplosiva.
EPS diluito: +1512% YoY > +10,7% → incremento utili fuori scala.
SG&A ratio: 24,4% < 32,1% → spese operative sotto controllo.
ROA: 37,6% > -2,8% → utilizzo asset estremamente redditizio.
ROE: 68,8% > -4,1% → ritorno sul capitale eccezionale.
ROIC: 63,9% > -4,6% → valore creato sugli investimenti straordinario.
Area eccezionale; Innodata surclassa il settore in crescita e redditività.
Valutazione di mercato
Performance 1Y: +180,5% > +6,7% → rally straordinario.
P/E: 52,8 > 31,3 → utili prezzati molto cari.
PEG: 0,03 < 0,09 → multiplo favorevole grazie all’iper-crescita.
P/S: 8,38 > 2,78 → sopravvalutata sui ricavi.
P/B: 23,1 > 2,77 → molto cara sugli asset.
P/CF: 49,1 > 20,3 → costosa sul cash flow.
[* ]P/FCF: 63,2 > 24,3 → multipli estremi sul free cash flow.
EV/Sales: 8,36 > 3,35 → valutazioni elevate sui ricavi.
EV/EBITDA: 45,7 > 18,9 e EV/EBIT: 54,7 > 24,8 → multipli operativi tirati.
Multipli estremamente alti; il PEG basso attenua la view, ma il titolo resta una scommessa costosa.
Politica dei dividendi
Yield TTM: 0% → nessun dividendo.
Payout ratio TTM: 0% → utili reinvestiti integralmente.
Crescita dividendo YoY: 0% → nessuna politica di distribuzione.
Politica neutra; strategia di crescita pura, senza distribuzione agli azionisti.
Punti di forza:
Bilancio solidissimo, quasi zero debito.
Margini e crescita eccezionali.
ROE e ROIC straordinari.
PEG molto basso, coerente con la crescita esplosiva.
Debolezze:
Multipli di mercato estremamente elevati (P/E, P/S, EV/EBITDA).
Rally azionario già esplosivo, che incorpora molte aspettative.
Nessun dividendo: titolo puramente speculativo.
Conclusione
Innodata è un titolo growth puro.
Fondamentali operativi e finanziari fuori scala rispetto al settore, ma valutazioni tiratissime.
Il profilo rischio/rendimento è sbilanciato:
Potenziale enorme se la crescita continua.
Rischio elevato di correzioni in caso di rallentamento.
Rating complessivo: Classe C – Titolo speculativo
Qualitativamente molto forte, ma con multipli eccessivi che ne aumentano la rischiosità.
Solidità patrimoniale e crescita esplosiva, rating Classe AOggi analizziamo un titolo che merita particolare attenzione per via del suo attuale sconto di prezzo. Ci spostiamo sulla Borsa di Hong Kong, dove opera JD Health International, HKEX:6618 società leader nel settore farmaceutico e della sanità digitale.
Il 14 agosto 2025 l’azienda ha pubblicato i risultati semestrali, che hanno sorpreso positivamente il mercato e hanno acceso i riflettori sul titolo. In questa analisi vedremo nel dettaglio perché JD Health rappresenta un’opportunità interessante da monitorare con attenzione.
Liquidità e struttura finanziaria
Current ratio: 3,77 > 1,68 (settoriale) → liquidità molto solida.
Quick ratio: 3,36 > 1,37 → conferma elevata capacità di coprire il breve termine senza dipendere dalle scorte.
Debito/Patrimonio Netto: 0 < 0,23 → assenza di leva finanziaria, posizione patrimoniale molto prudente.
Cassa/Debito: 198,41 > 11,67 → enorme buffer di cassa rispetto all’indebitamento.
Bilancio estremamente solido, liquidità abbondante e rischio finanziario pressoché nullo.
Redditività e crescita
Margine lordo: 22,88% < 26,06% → leggermente sotto la media del settore.
Margine operativo: 2% > –1,99% → positivo e superiore al benchmark.
Margine netto: 7,16% > 0,72% → buona profittabilità finale.
Margine FCF: 7,36% > 3,7% → capacità di generare cassa.
Crescita fatturato YoY: +6,51% > –3,81% → crescita superiore al comparto.
Crescita EPS YoY: +89,13% > 3,99% → forte leva operativa in miglioramento.
R&D/Sales: 2,29% > 1,12% → investimenti in ricerca sopra media.
SG&A/Sales: 18,6% < 22,29% → spese generali ben gestite.
ROA: 6,15% > 0,34% → buon ritorno sugli asset.
ROE: 7,98% > 1,97% → rendimento per gli azionisti in crescita.
ROIC: 7,96% > 0,68% → efficienza nell’uso del capitale.
Performance 1Y: +146,9% > 65,05% → rally significativo del titolo.
Redditività solida con crescita sostenuta. Margini ancora migliorabili rispetto ai leader di settore, ma il trend è positivo.
Valutazione di mercato
P/E: 42,9 > 27,75
P/S: 2,49 > 1,08
P/B: 3,33 > 2,17
EV/EBITDA: 83,9 > 45,29
EV/EBIT: 99,4 > 57,07
PEG: 0,43 (valore basso, segnala crescita elevata a fronte di multipli alti).
Dividendi: rendimento 0% e payout: 0% → focus sulla crescita e reinvestimento degli utili.
Titolo chiaramente growth-oriented, con multipli sopra media, giustificati da forte crescita degli utili. Assenza di dividendo.
Punti di forza
Struttura finanziaria solidissima (assenza di debito, cassa abbondante).
Forte crescita di ricavi ed EPS.
Redditività in miglioramento, con margini sopra la soglia minima settoriale.
Buona gestione dei costi operativi (SG&A sotto media).
Debolezze
Margine lordo inferiore alla media di settore.
Multipli di mercato molto elevati (P/E, EV/EBITDA, P/FCF), che rendono il titolo esposto a correzioni in caso di delusioni sui risultati.
Nessun rendimento da dividendo.
Conclusione
JD Health International si presenta come un titolo finanziariamente sicuro e con forte crescita, ma valutazioni molto tirate. Rappresenta un’opportunità interessante per chi cerca esposizione al settore sanitario digitale in Cina, con una chiara impostazione growth e prospettive di espansione, ma richiede tolleranza al rischio legato alla valutazione elevata.
Rating complessivo: Classe A – crescita solida e bilancio eccellente, candidato di prima fascia per un portafoglio orientato al growth.
Crescita esplosiva ed elevata redditività ma sentiment negativoLe azioni di SUSS MicroTec XETR:SMHN a marzo 2025 hanno perso circa il 10% in scia ai timori di un rallentamento della domanda di hardware legato all’AI.
Secondo Jefferies, clienti chiave come Micron e Samsung hanno già installato una capacità produttiva significativa e devono ora ammortizzare i costi sostenuti, riducendo la necessità di nuovi ordini.
Deutsche Bank stima per il primo trimestre una flessione degli ordini del 10% YoY, sottolineando i rischi di sostenibilità lungo la supply chain AI.
Jefferies prevede inoltre ricavi per 482 milioni € nel 2025, al di sotto della guidance aziendale (490 mln €). Il titolo è così scivolato in fondo all’indice tedesco delle small cap.
Con la pubblicazione degli utili prevista per il 7 agosto 2025, analizziamo i fondamentali.
Liquidità e struttura finanziaria
Current ratio: 2,55 (settore ≥2,29)
Quick ratio: 1,33 (settore ≥1,43) leggermente sotto
Debito/Patrimonio Netto: 0,05 (settore ≤0,31)
Cassa/Debito: 10,46 (settore ≥1,09)
Solida posizione di cassa, indebitamento quasi nullo. Unica nota: liquidità immediata (quick ratio) appena sotto il benchmark.
Redditività e crescita
Margine lordo: 39,6% (settore ≥35,3%)
Margine operativo: 17,2% (settore ≥11,8%)
Margine netto: 11,9% (settore ≥8,6%)
Margine FCF: 8,34% (settore ≥8,36%) in linea, ma leggermente sotto
Crescita fatturato YoY: +40,2% (settore ≥0,99%)
EPS diluito YoY: +347,5% (settore ≥11,1%)
R&D/Sales: 8,8% (settore ≥6,4%)
SG&A/Sales: 13,7% (settore ≤16,2%)
ROA: 12,2% (settore ≥5,4%)
ROE: 21,2% (settore ≥9,4%)
ROIC: 20,4% (settore ≥7,7%)
Redditività elevata e in crescita, sostenuta da un forte aumento di fatturato e utili. Margine FCF appena sotto soglia, ma comunque positivo.
Valutazione di mercato
P/E: 10,2 (settore ≤22,2)
PEG: 0,03 (settore ≤0,87) (forte sottovalutazione relativa)
P/S: 1,25 (settore ≤1,76)
P/B: 1,97 (settore ≤2,11)
P/CF: 12,2 (settore ≤13,9)
P/FCF: 14,5 (settore ≤22,7)
EV/EBIT: 5,7 (settore ≤16,6)
EV/EBITDA: 5,2 (settore ≤10,8)
Multipli molto contenuti rispetto al settore, suggerendo valutazione interessante nonostante la flessione del titolo (-31,7% YoY) .
Politica dei dividendi
Dividend Yield: 0,95% (settore ≥1,33%) inferiore alla media
Payout ratio: 0% (settore ≥0%) = trattenimento utili
DPS crescita YoY: +50% (settore ≥10,7%)
Continuità dividendo: 100% (settore ≥100%)
Dividend yield contenuto, ma payout prudente e crescita del dividendo molto sostenuta.
Punti di forza:
Solidità finanziaria (bassa leva, forte cassa)
Crescita esplosiva di ricavi ed EPS
Margini e ritorni (ROE, ROIC) nettamente sopra media
Multipli di mercato bassi → titolo sottovalutato
Debolezze:
Quick ratio leggermente sotto la soglia
Dividend yield contenuto
Performance borsistica negativa (-31,7% YoY) per timori sulla domanda AI
Conclusione
SUSS MicroTec presenta fondamentali solidi e valutazioni interessanti, con multipli molto bassi e crescita robusta. Tuttavia, il titolo soffre di un sentiment negativo legato alla domanda AI e alla riduzione degli ordini nella supply chain.
Il quadro suggerisce un titolo finanziariamente sano ma ciclicamente esposto, adatto a chi accetta volatilità e punta sul medio-lungo termine.
Rating complessivo: Classe A fondamentali solidi, crescita forte e multipli molto convenienti. Unica area meno brillante è il rendimento da dividendo, che rimane inferiore alla media del settore.
Cosa aspettarsi dal jobs report di settembre 2025Le attese degli analisti indicano che le nuove occupazioni (Non-Farm Payrolls, NFP) cresceranno di circa 75.000 unità, un dato simile ai 73.000 posti aggiunti di luglio, ma ben al di sotto delle cifre più robuste viste nei mesi precedenti. Il tasso di disoccupazione dovrebbe aumentare leggermente al 4,3%, il livello più alto dagli ultimi anni, mentre per il dato della crescita salariale media è previsto un rallentamento a circa il 3,7% su base annua. Questi numeri indicano un mercato del lavoro che sta progressivamente rallentando, in linea con i segnali di una crescita economica più contenuta e una lieve riduzione della pressione inflazionistica sui salari.
Tre scenari possibili per i mercati
La reazione dei mercati dipenderà fortemente dall’esito del report, che può dare luogo a uno di tre scenari distinti, con implicazioni diverse:
1. Scenario con dati superiori alle aspettative:
Se le nuove occupazioni supereranno le 250.000, il tasso di disoccupazione rimarrà sotto il 4% e la crescita salariale oltre il 4,2%, i mercati interpreteranno questo come un segnale di surriscaldamento dell’economia. Ciò potrebbe far sfumare le aspettative di un taglio dei tassi Fed a settembre e frenare i rialzi futuri. Conseguenze tipiche sono il ribasso, short term, degli indici azionari principali (S&P 500 sotto pressione), il rialzo dei rendimenti a 10 anni, il rafforzamento del dollaro e un tono di risk-off sui mercati.
2. Scenario con dati in linea con le aspettative:
Con un aumento dei posti di lavoro tra 25.000 e 250.000, disoccupazione tra 4.0%–4.3% e crescita salariale stabile sotto il 4,1%, si avrà una conferma di una crescita stabile ma non eccessiva. Questo scenario crea condizioni favorevoli per un taglio dei tassi a settembre, sostenendo una ripresa degli indici azionari, soprattutto quelli ciclici e tecnologici, mentre i rendimenti e il dollaro restano stabili o moderatamente in rialzo. È lo scenario migliore per chi fa trading ed investe nel medio termine in quanto i mercati si orientano alla crescita, sopratutto i settori sensibili ai tassi.
3. Scenario con dati inferiori alle aspettative:
Se l’occupazione crescerà di meno di 25.000 posizioni e la disoccupazione supererà il 4.4%, la preoccupazione principale sarà una possibile recessione non ancora scontata dai mercati. Nel breve termine si potrebbe assistere a un “rimbalzo” degli asset risk-on sulla speranza di tagli aggressivi dei tassi, ma nel medio termine l’incertezza e la paura di rallentamento peseranno su azioni e rendimenti a lungo. Dollaro debole e rally dell’oro sono tipici.
Cosa significa per chi fa trading
Il jobs report di oggi sarà lo snodo fondamentale per definire le aspettative sulla politica monetaria della Fed. Una lettura nel range delle aspettative rafforzerà il trend rialzista degli indici, favorirà settori ciclici e tecnologici e stabilizzerà i tassi di interesse. Uno scenario con dati superiori alle aspettative aumenterà la volatilità e spingerà i mercati verso un atteggiamento difensivo, mentre dati inferiori alle aspettative potrebbe generare un rally speculativo nel breve ma aumentare il rischio di correzioni.
Conclusione
Il jobs report USA di settembre 2025 non è solo un dato statistico, ma una bussola cruciale per capire verso quale direzione si muoverà l’economia americana e i mercati globali. Per i trader, la capacità di interpretarne correttamente le sfumature e di reagire rapidamente sarà decisiva per cogliere opportunità e limitare rischi in un contesto di crescente complessità economica.
fondamentali sotto la lente in vista degli utili del 31-07-2025In occasione della pubblicazione degli utili del 31 luglio 2025, oggi portiamo l’attenzione su Elmos Semiconductor, XETR:ELG azienda attiva nel settore della tecnologia elettronica e in particolare nella produzione di semiconduttori.
Andiamo ad analizzare i principali fondamentali per comprenderne punti di forza e debolezze.
Solidità finanziaria e liquidità
Current ratio: 4,56 (≥ 2,26 settoriale)
Quick ratio: 2,50 (≥ 1,54 settoriale)
Debito/Patrimonio Netto: 0,17 (≤ 0,43 settoriale)
Cassa/Debito: 0,82 (≥ 0,69 settoriale)
L’azienda presenta un’elevata solidità finanziaria e una struttura patrimoniale molto equilibrata, con livelli di indebitamento ridotti.
Redditività e crescita
Margine lordo: 42,23% (≥ 34,19%)
Margine operativo: 21,9% (≥ 11,13%)
Margine al lordo imposte: 27,16% (≥ 9,36%)
Margine netto: 21,91% (≥ 7,24%)
Margine FCF: 8,63% (≥ 8,37%)
Crescita fatturato YoY: -2,03% (≥ 1,24%)
EPS diluito YoY: 20,37% (≥ 4,32%)
La redditività è eccellente su tutti i margini. Tuttavia, pesa un calo del fatturato nell’ultimo anno, bilanciato dalla forte crescita degli utili per azione.
Efficienza operativa e investimenti
Rapporto R&D: 10,56% (≥ 9,15%)
Rapporto SG&A: 9,77% (≤ 12,22%)
ROA: 16% (≥ 4,73%)
ROE: 23,45% (≥ 9,59%)
ROIC: 19,85% (≥ 7,51%)
Ottima gestione degli investimenti in ricerca e sviluppo, con ritorni sul capitale e sugli asset ampiamente superiori alla media settoriale.
Performance di mercato e valutazioni
Performance mercato 1Y: +13,73% (≥ -5,52%)
P/E: 12,03 (≤ 26,6)
PEG: 0,58 (≤ 0,96)
P/S: 2,58 (≤ 2,42)
P/B: 2,56 (≤ 2,44)
P/CF: 22,62 (≤ 14,37)
P/FCF: 30,54 (≤ 28)
Prezzo/Cassa: 18 (≤ 10,83)
EV/Fatturato: 2,63 (≤ 2,63)
EV/EBIT: 12,03 (≤ 20)
EV/EBITDA: 9,36 (≤ 12,6)
La valutazione è mista: alcuni multipli risultano convenienti (P/E, PEG, EV/EBIT/EBITDA), mentre altri (P/S, P/B, P/CF, P/FCF, Prezzo/Cassa) indicano sopravvalutazione rispetto al settore.
Dividendi e politica di distribuzione
Dividend Yield TTM: 1,14% (≥ 1,17%)
Dividend Yield indicato: 1,14% (≥ 1,51%)
Payout ratio: 0% (≥ 3,79%)
Crescita DPS YoY: 17,65% (≥ 7,81%)
Payout div. continuo: 1500% (≤ 1500%)
Crescita div. continuo: 400% (≥ 100%)
La società ha una politica di distribuzione dei dividendi aggressiva in termini di crescita, ma attualmente con un payout irregolare e non sostenibile nel lungo periodo.
Sintesi finale
Punti di forza: bilancio solido, margini elevati, ritorni sul capitale superiori alla media, valutazione P/E e PEG molto interessanti.
Debolezze: calo del fatturato, multipli P/S e P/B sopra la media, dividendi poco sostenibili.
Conclusione: Elmos Semiconductor si conferma una società finanziariamente solida e molto redditizia, ma con alcune criticità legate alla crescita dei ricavi e alla sostenibilità della politica dei dividendi. Per un investitore value, il titolo appare interessante, ma con valutazioni da monitorare attentamente.
Rating complessivo: Classe A Il titolo rientra in una fascia di valutazione alta, grazie alla solidità patrimoniale, alla redditività superiore alla media e a un profilo di rischio contenuto. Nonostante alcune criticità sui multipli di mercato e sulla crescita dei ricavi, Elmos Semiconductor mantiene una posizione competitiva solida nel settore e si colloca tra le aziende con fondamentali di qualità
Il Kelly Criterion nel tradingIl Kelly Criterion è una formula matematica sviluppata da John L. Kelly Jr. nel 1956, originariamente concepita per ottimizzare le puntate nelle scommesse e successivamente adattata al mondo degli investimenti e del trading. La sua principale funzione è determinare la porzione ideale del capitale da rischiare in una singola operazione per massimizzare la crescita del capitale nel lungo termine, bilanciando opportunità di guadagno e rischio di perdita.
Nel trading, il Kelly Criterion si basa su due elementi fondamentali: la probabilità di vincita (W) di una singola operazione e il rapporto tra guadagni medie perdite medie (R). La formula originale del capitale da investire o rischiare è K=W − .
L’obiettivo è massimizzare il logaritmo del profitto atteso, evitando di rischiare troppo in una singola operazione e mantenendo un equilibrio che promuova una crescita esponenziale e sostenibile del capitale.
Per applicare il Kelly Criterion nel trading reale, un trader dovrebbe analizzare la propria performance storica, calcolando la percentuale di operazioni vincenti e perdenti e la media dei risultati positivi e negativi. Ad esempio, se un trader vanta un 60% di operazioni vincenti e un rapporto tra guadagni e perdite di 1.5, applicando la formula otterrà una quota di capitale da rischiare intorno al 20% per trade. Tuttavia, tale valore rappresenta un limite teorico. Molti esperti consigliano di “frazionare” tale valore (ad esempio rischiando un quarto o metà del Kelly suggerito) per minimizzare la volatilità e le perdite potenziali nei periodi di drawdown.
Il Kelly Criterion aiuta a evitare errori comuni come il sovra-investimento o l'assunzione di rischi eccessivi sulla base di percezioni emozionali, fornendo una strategia scientifica di money management. Inoltre, consente di adattare dinamicamente la dimensione della posizione alle condizioni di mercato e al proprio sistema, a differenza di metodi statici (ad esempio rischio fisso in percentuale senza considerare la probabilità e il rapporto di vincita).
Tuttavia, ci sono alcune limitazioni pratiche nell’uso del Kelly Criterion nel trading. Prima di tutto, la stima accurata di probabilità e rapporto guadagno/perdita è complessa, perché il mercato è influenzato da fattori variabili e molteplici. Inoltre, il Kelly pieno può portare a oscillazioni di capitale troppo marcate, soprattutto in mercati volatili o in strategie a breve termine. Per questo motivo, la maggior parte dei trader applica una versione “half-Kelly” o “quarter-Kelly”, riducendo la frazione calcolata per ridurre i rischi psicologici e finanziari.
Un uso appropriato del Kelly consente di gestire meglio le sequenze di perdite, preservando il capitale durante periodi difficili e sfruttando le serie vincenti per far crescere esponenzialmente il capitale. In questo senso, il Kelly Criterion diventa uno strumento potente per coniugare matematica e disciplina emotiva, due elementi indispensabili per la riuscita nel trading.
I principali attori che muovono il mercato ForexIl mercato Forex rappresenta il più grande mercato finanziario al mondo, con milioni di partecipanti di varia natura. Per comprendere davvero come funziona questo mercato, è fondamentale conoscere chi sono i principali attori che lo influenzano e ne determinano i movimenti più rilevanti.
Governi
I governi sono i principali attori macroeconomici che influenzano il Forex attraverso le loro politiche economiche e politiche. Definiscono gli obiettivi economici nazionali e, tramite regolamentazioni e interventi, cercano di stabilizzare o indirizzare il valore delle valute per sostenere le esportazioni, controllare l’inflazione o favorire la competitività internazionale. Le azioni governative possono avere un impatto significativo sui mercati valutari soprattutto in termini di feedback politico o interventi diretti.
Banche centrali
Le banche centrali sono gli esecutori delle strategie governative e hanno un ruolo cruciale nel mercato Forex. Utilizzano strumenti come il controllo dell’offerta di moneta, la definizione dei tassi di interesse e le politiche creditizie per influenzare la domanda e l’offerta di valute. Intervengono attivamente nei mercati per stabilizzare o modificare il valore della propria valuta, utilizzando riserve in valuta estera e oro come leve di controllo. La Banca dei regolamenti internazionali e le maggiori banche centrali mondiali, tra cui la Federal Reserve americana, la BCE, la Banca del Giappone e la People's Bank of China, detengono enormi asset che condizionano fortemente il mercato Forex.
Banche commerciali
Le banche commerciali sono responsabili della maggior parte delle transazioni Forex quotidiane, soprattutto grazie alla gestione dei pagamenti internazionali per aziende e clienti privati. Secondo dati recenti, oltre il 70% del volume totale del Forex riguarda operazioni tramite banche commerciali. Oltre alla gestione del flusso di valuta, molte banche sono attive sul fronte speculativo, utilizzando sofisticate strategie di trading per trarre profitto dalle fluttuazioni valutarie.
Imprese multinazionali
Le grandi imprese operanti a livello globale sono costantemente impegnate in operazioni di cambio valuta per gestire flussi di capitale tra le filiali, pagamenti a fornitori o ricavi da mercati esteri. Le multinazionali svolgono anche attività di copertura ("hedging") per proteggersi dal rischio di oscillazioni valutarie che potrebbero influire negativamente sui loro bilanci. La loro partecipazione costante contribuisce a mantenere un flusso costante di scambi, conferendo liquidità ai mercati.
Fondi di investimento e hedge funds
I fondi di investimento professionali, incluse le grandi società di gestione patrimoniale e gli hedge funds, rappresentano gli investitori istituzionali più sofisticati attivi nel Forex. Questi operatori maneggiano capitali spesso enormi e impiegano tecniche avanzate di analisi quantitativa, trading algoritmico e gestione del rischio. La loro attività speculativa può influenzare significativamente i movimenti di prezzo, creando spinte nei mercati sia a breve che a medio termine.
Conclusioni
Il mercato Forex è un ecosistema complesso, governato dall’interazione dinamica di diversi tipi di partecipanti, ciascuno con obiettivi e funzioni differenti. I governi e le banche centrali detengono il potere strategico e normativo, mentre le banche commerciali e le multinazionali gestiscono il flusso fondamentale delle valute. I fondi di investimento e gli hedge funds aggiungono volatilità e movimenti speculativi. Conoscere questi attori permette ai trader di comprendere meglio le dinamiche di mercato e di affinare la propria strategia tenendo conto delle diverse influenze presenti sui mercati valutari.
Fondamentali sotto la lente in vista degli utili del 31-07-2025In occasione della pubblicazione degli utili del 31 luglio 2025, oggi portiamo l’attenzione su Elmos Semiconductor, azienda attiva nel settore della tecnologia elettronica e in particolare nella produzione di semiconduttori.
Andiamo ad analizzare i principali fondamentali per comprenderne punti di forza e debolezze.
Solidità finanziaria e liquidità
Current ratio: 4,56 (≥ 2,26 settoriale)
Quick ratio: 2,50 (≥ 1,54 settoriale)
Debito/Patrimonio Netto: 0,17 (≤ 0,43 settoriale)
Cassa/Debito: 0,82 (≥ 0,69 settoriale)
L’azienda presenta un’elevata solidità finanziaria e una struttura patrimoniale molto equilibrata, con livelli di indebitamento ridotti.
Redditività e crescita
Margine lordo: 42,23% (≥ 34,19%)
Margine operativo: 21,9% (≥ 11,13%)
Margine al lordo imposte: 27,16% (≥ 9,36%)
Margine netto: 21,91% (≥ 7,24%)
Margine FCF: 8,63% (≥ 8,37%)
Crescita fatturato YoY: -2,03% (≥ 1,24%)
EPS diluito YoY: 20,37% (≥ 4,32%)
La redditività è eccellente su tutti i margini. Tuttavia, pesa un calo del fatturato nell’ultimo anno, bilanciato dalla forte crescita degli utili per azione.
Efficienza operativa e investimenti
Rapporto R&D: 10,56% (≥ 9,15%)
Rapporto SG&A: 9,77% (≤ 12,22%)
ROA: 16% (≥ 4,73%)
ROE: 23,45% (≥ 9,59%)
ROIC: 19,85% (≥ 7,51%)
Ottima gestione degli investimenti in ricerca e sviluppo, con ritorni sul capitale e sugli asset ampiamente superiori alla media settoriale.
Performance di mercato e valutazioni
Performance mercato 1Y: +13,73% (≥ -5,52%)
P/E: 12,03 (≤ 26,6)
PEG: 0,58 (≤ 0,96)
P/S: 2,58 (≤ 2,42)
P/B: 2,56 (≤ 2,44)
P/CF: 22,62 (≤ 14,37)
P/FCF: 30,54 (≤ 28)
Prezzo/Cassa: 18 (≤ 10,83)
EV/Fatturato: 2,63 (≤ 2,63)
EV/EBIT: 12,03 (≤ 20)
EV/EBITDA: 9,36 (≤ 12,6)
La valutazione è mista: alcuni multipli risultano convenienti (P/E, PEG, EV/EBIT/EBITDA), mentre altri (P/S, P/B, P/CF, P/FCF, Prezzo/Cassa) indicano sopravvalutazione rispetto al settore.
Dividendi e politica di distribuzione
Dividend Yield TTM: 1,14% (≥ 1,17%)
Dividend Yield indicato: 1,14% (≥ 1,51%)
Payout ratio: 0% (≥ 3,79%)
Crescita DPS YoY: 17,65% (≥ 7,81%)
Payout div. continuo: 1500% (≤ 1500%)
Crescita div. continuo: 400% (≥ 100%)
La società ha una politica di distribuzione dei dividendi aggressiva in termini di crescita, ma attualmente con un payout irregolare e non sostenibile nel lungo periodo.
Sintesi finale
Punti di forza: bilancio solido, margini elevati, ritorni sul capitale superiori alla media, valutazione P/E e PEG molto interessanti.
Debolezze: calo del fatturato, multipli P/S e P/B sopra la media, dividendi poco sostenibili.
Conclusione: Elmos Semiconductor si conferma una società finanziariamente solida e molto redditizia, ma con alcune criticità legate alla crescita dei ricavi e alla sostenibilità della politica dei dividendi. Per un investitore value, il titolo appare interessante, ma con valutazioni da monitorare attentamente.
Rating complessivo: Classe A Il titolo rientra in una fascia di valutazione alta, grazie alla solidità patrimoniale, alla redditività superiore alla media e a un profilo di rischio contenuto. Nonostante alcune criticità sui multipli di mercato e sulla crescita dei ricavi, Elmos Semiconductor mantiene una posizione competitiva solida nel settore e si colloca tra le aziende con fondamentali di qualità
Analisi del dato preliminare del PMI statunitense 08/2025I dati preliminari dei PMI statunitensi di agosto 2025 mostrano un quadro economico solido, indicativo di una crescita che potrebbe accelerare nel terzo trimestre. Questi dati, pubblicati da S&P Global, offrono indicazioni concrete sulle dinamiche di domanda, produzione, inflazione e mercato del lavoro negli Stati Uniti.
Secondo Chris Williamson, chief business economist di S&P Global Market Intelligence, il PMI flash combinato manifatturiero e servizi ha raggiunto livelli che indicano una crescita dell’economia americana a un tasso annualizzato del 2,5%. Si tratta di un miglioramento significativo rispetto alla crescita media dell’1,3% rilevata nei primi due trimestri dell’anno. Segnale importante è il rafforzamento della domanda, presente sia nel settore manifatturiero sia in quello dei servizi, che però sta mettendo sotto pressione la capacità produttiva delle aziende. In particolare, la crescita delle vendite ha causato un accumulo di lavori arretrati a livelli non visti dal picco delle limitazioni legate alla pandemia del 2022. Questi arretrati, insieme a un aumento record delle scorte di prodotti finiti, suggeriscono che le imprese stanno cercando di prepararsi a possibili difficoltà nelle catene di approvvigionamento future, un tema ricorrente dato il contesto di tensioni commerciali e tariffe. Dal punto di vista dell’inflazione, il quadro è chiaro e preoccupante per i mercati. Le aziende stanno trasferendo ai clienti i maggiori costi causati da tariffe e da una crescita dei prezzi degli input, portando a un aumento dei prezzi di vendita di beni e servizi al livello più alto degli ultimi tre anni. Questo suggerisce che l’inflazione dei prezzi al consumo potrebbe continuare a salire oltre il target del 2% fissato dalla Federal Reserve nei prossimi mesi.
Il messaggio è che la cosiddetta “reflazione”, cioè crescita economica accompagnata da inflazione in aumento, è probabilmente l’orizzonte più realistico per i mesi a venire. In questo scenario, le probabilità di un taglio dei tassi già a settembre si riducono drasticamente. I dati in arrivo, tra cui i Nonfarm Payrolls (NFP) e il Consumer Price Index (CPI) della prima settimana di settembre, saranno fondamentali per confermare questa tendenza. NFP deboli o un CPI superiore alle attese potrebbero azzerare definitivamente le aspettative di allentamento monetario.
In sintesi, i dati PMI di agosto sottolineano un’economia in buona salute ma con un’inflazione ancora sostenuta. Ciò significa adottare strategie che tengano conto di tassi elevati e potenziali sfide inflazionistiche e gestire con attenzione il rischio in vista di possibili movimenti repentini del mercato nei giorni cruciali di inizio settembre.
Luglio 2025. Il mese dei record per Nasdaq e S&P 500Luglio 2025 è stato un mese storico per gli investitori, in particolare per i mercati azionari statunitensi. Il Nasdaq Composite ha raggiunto ben 14 nuovi massimi storici di chiusura durante il mese, un record senza precedenti per un luglio. Questo numero è doppio rispetto al totale registrato in tutto il 2024 e supera i precedenti record stabiliti nel luglio del 1977 e 1997. Contemporaneamente, anche l’S&P 500 ha siglato 10 nuovi massimi assoluti, un risultato di rilievo che in passato si è visto solo in due altre occasioni. L’anno in corso si distingue per la sua forza sui mercati: da inizio anno, l’S&P 500 ha chiuso a nuovi massimi storici in 15 occasioni, attestandosi come il secondo anno più positivo dal 2021, dietro al 2024 che aveva visto 57 nuovi record. La spinta al rialzo è stata supportata da vari fattori chiave. Il buon andamento della stagione degli utili societari, con molte grandi aziende che hanno superato le attese degli analisti, e segnali positivi sull’economia statunitense, come la resilienza dei consumi e aspettative di politica monetaria relativamente accomodante. Il settore tecnologico ha guidato il rally, con titoli di grandi dimensioni legati all’intelligenza artificiale e all’innovazione che hanno trainato il Nasdaq verso nuovi traguardi. Per chi opera in modo strategico e disciplinato, il contesto attuale rappresenta un’opportunità significativa, pur mantenendo sempre attenzione alla gestione del rischio.
Valutazione a sconto, ma debolezze strutturali pesano sul futuro17 maggio 2025 i giornali parlavano del progetto Quercus, una piattaforma di intelligenza artificiale sviluppata da DXC Technology Company in collaborazione con Microsoft e Ferrovial . Quercus funzionerà interamente sul cloud di Microsoft Azure , mentre la responsabilità di far crescere, commercializzare e gestire la soluzione AI spetterà a DXC.
Nonostante l’annuncio, i mercati hanno reagito in modo negativo: il titolo DXC ha perso circa il 15% in seguito alla diffusione di risultati trimestrali deludenti, che hanno messo in dubbio la capacità dell’azienda di trarre benefici immediati dal nuovo progetto. Le difficoltà finanziarie e operative evidenziate nei primi mesi del 2025 sembrano destinate a proseguire per tutto l’anno, alimentando lo scetticismo degli investitori.
Con l’avvicinarsi della pubblicazione degli utili del 31 luglio 2025 , è interessante analizzare i principali fondamentali per capire meglio le ragioni dello scoraggiamento del mercato.
Liquidità e struttura finanziaria
Current ratio (1,22 vs 1,41 settoriale) e Quick ratio (1,22 vs 1,34) → Leggermente sotto le soglie settoriali : la società ha liquidità appena inferiore allo standard del settore, quindi copre i debiti a breve, ma non in modo abbondante.
Debito/Patrimonio netto (1,41 vs max 0,44) → Molto superiore alla soglia : leva finanziaria molto alta, quindi rischio maggiore di indebitamento e oneri finanziari.
Cassa/Debito (0,39 vs 0,87) → Bassa copertura del debito con la liquidità disponibile , segnale di vulnerabilità se il cash flow operativo cala.
Liquidità/struttura: struttura patrimoniale piuttosto sbilanciata sul debito e con liquidità non eccellente . Rischio di pressione finanziaria.
Redditività e crescita
Margini:
Lordo: 14,09% (vs 37,37%) → Molto basso rispetto al settore.
Operativo: 3,81% (vs -2,11%) → Positivo, meglio della media settoriale, ma basso in termini assoluti.
Netto: 3,02% (vs -5,28%) → Positivo, sopra il settore ma non elevato.
FCF: 8,93% (vs 2,67%) → Ottimo generatore di cassa rispetto al settore.
Crescita:
Fatturato YoY: -5,82% (vs +7,36%) → Contrazione vendite.
EPS YoY: +478,77% (vs +10,66%) → Crescita utili straordinaria (probabilmente dovuta a fattori non ricorrenti).
Efficienza:
SG&A: 10,28% (vs max 32,05%) → Spese generali contenute.
ROA, ROE, ROIC tutti positivi e ben sopra le medie settoriali.
Redditività/crescita: azienda profittevole e ben gestita operativamente, ma margini lordi bassi e ricavi in calo. Crescita EPS forte, ma potrebbe non essere sostenibile.
Valutazione di mercato
Multipli di utili e vendite :
P/E 6,46, P/S 0,2, P/B 0,76 → Estremamente bassi, segnale di valutazione a sconto.
PEG 0,01 → crescita utile molto alta rispetto al prezzo (attenzione però a crescite “anomale”).
Multipli basati su flussi di cassa :
P/CF 1,8; P/FCF 2,19 → Molto bassi, quindi azione probabilmente sottovalutata.
Enterprise Value multipli :
EV/Fatturato 0,43; EV/EBITDA 3,04 → prezzi di mercato ben inferiori alla media.
Performance annuale: -26,94% (vs settore +6,69%) → forte underperformance del titolo.
Valutazione: titolo fortemente scontato dai multipli, probabilmente a causa della sfiducia del mercato per crescita ricavi e rischio finanziario.
Sintesi finale
Punti di forza
Buona redditività operativa e forte crescita EPS.
Costi operativi bassi.
Multipli di mercato molto bassi → potenziale sottovalutazione.
FCF margin sopra media settoriale.
Debolezze
Margini lordi bassi → possibile pressione competitiva o alti costi di produzione.
Ricavi in calo.
Struttura patrimoniale sbilanciata sul debito e cassa bassa.
Il mercato ha già penalizzato il titolo (-26% in un anno).
Conclusione
DXC Technology si presenta come un’azienda con valutazione di mercato estremamente bassa e alcuni indicatori operativi solidi, ma con criticità strutturali e di crescita che ne minano l’appeal nel breve termine.
I multipli ridotti e la buona generazione di cassa potrebbero attrarre investitori value, tuttavia il forte indebitamento, la bassa liquidità e il calo dei ricavi alimentano dubbi sulla capacità di sostenere la crescita e trasformare progetti innovativi, come Quercus, in risultati concreti.
Il titolo appare quindi un’opportunità ad alto rischio: interessante solo per chi è disposto ad assumere volatilità elevata e ha fiducia nella capacità di DXC di stabilizzare la propria struttura finanziaria e invertire il trend negativo delle vendite.
Rating complessivo: Classe D – Il titolo rientra in una fascia di valutazione bassa, riflettendo un profilo di rischio elevato dovuto a debolezze strutturali e incertezze sui risultati futuri, nonostante alcune aree di forza operativa e un prezzo di mercato scontato.
Il surplus commerciale della Cina in crescitaNegli ultimi 12 mesi, la Cina ha registrato un surplus commerciale complessivo di oltre 1,2 trilioni di dollari, un record storico che segna un raddoppio rispetto a cinque anni fa. Questo aumento straordinario riflette il forte rimbalzo delle esportazioni cinesi a livello globale, anche escludendo gli Stati Uniti, e la crescita del surplus manifatturiero che ha raggiunto i 2 trilioni di dollari, superando i livelli storici mai visti in nazioni esportatrici come Germania e Giappone.
La dinamica del surplus commerciale
Il surplus commerciale, ossia la differenza positiva tra esportazioni e importazioni di beni, è significativamente cresciuto negli ultimi anni grazie alla capacità della Cina di rafforzare le sue esportazioni verso mercati diversi dagli Stati Uniti. Negli ultimi 18 mesi, le esportazioni cumulative verso il resto del mondo (escluso il mercato americano) sono cresciute di circa 400 miliardi di dollari, toccando un record di circa 3,2 trilioni di dollari Questa espansione commerciale si è realizzata nonostante le crescenti tariffe statunitensi imposte durante la disputa commerciale tra le due superpotenze. Le aziende cinesi hanno saputo diversificare i mercati di destinazione, incrementando le spedizioni verso paesi dell’Asia sud-orientale, l’Unione Europea e altre regioni, mitigando l’impatto dei dazi e mantenendo un flusso di export solido e crescente.
Surplus manifatturiero ai massimi storici
Oltre al surplus commerciale generale, la Cina ha battuto un altro record storico nel suo surplus manifatturiero, arrivando a 2 trilioni di dollari. Questo dato evidenzia il ruolo dominante della Cina come “fabbrica del mondo”, con una produzione industriale altamente competitiva e un’esportazione di prodotti manifatturieri che supera ampiamente quella di paesi noti per la loro capacità produttiva avanzata. Il surplus manifatturiero cinese supera non solo i livelli di Germania e Giappone, due riferimenti globali storici, ma sottolinea anche l’enorme peso della manifattura cinese nell’economia mondiale, confermando la posizione del Paese come leader indiscusso nelle esportazioni di beni industriali.
Impatto e contesto globale
Il sorpasso e l’espansione del surplus commerciale cinese avvengono in un contesto di crescenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti, che hanno imposto tariffe significative sulle merci cinesi negli ultimi anni. Tuttavia, la Cina è riuscita a bilanciare questa pressione attraverso accordi commerciali con altri paesi e strategie di diversificazione. I dati più recenti evidenziano che, sebbene le esportazioni verso gli Stati Uniti siano diminuite – con un calo del 20% circa negli ultimi mesi – quelle verso altre regioni come Europa, Giappone e Corea del Sud sono aumentate sensibilmente. Questa resilienza sottolinea la robustezza e l’adattabilità della produzione cinese.
La capacità della Cina di continuare a espandere il surplus dipenderà da fattori quali la gestione delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti, l’evoluzione della domanda globale e la sua strategia di crescita economica interna ed esterna.
Macro & Geopolitics: Sell Rallies Until Data Proves Otherwise MARKETSCOM:OIL
1) More barrels are coming (or not leaving)
OPEC+ adds ~ 547–548 kb/d in September; next chance to “pause/reverse” isn’t until 7 Sep (JMMC) → supply hits first, policy rethink later.
Why bearish: incremental supply lands into a soft macro tape; rallies face overhead offers.
Russia export plan raised after refinery outages: loading program lifted above 1.77 mb/d, requiring extra Aframaxes; pressure on India to curb imports is ongoing, but flows are still being arranged.
Why bearish: seaborne availability persists despite sanction chatter.
Iran exports & floating storage stay elevated: trackers put exports ~1.8–2.2 mb/d with floating storage 25–70+ Mb clustered off Malaysia/Singapore and moving closer to China.
Why bearish: ready-to-draw barrels cap time-spread squeezes.
2) Demand side is cooling / less elastic at these prices
IEA OMR (Jul): 2025 demand growth ~700 kb/d, the slowest since 2009 (ex-COVID). Supply +2.1 mb/d in 2025 → surplus risk unless growth surprises.
Why bearish: baseline growth can’t absorb new OPEC+ barrels cleanly.
China pulse: Manufacturing PMI 49.5 (Jul)—contraction on export weakness.
Why bearish: the marginal buyer is slowing, limiting upside beta.
U.S. gasoline/fuels: EIA shows crude −3.0 Mb to 423.7 Mb (−6% vs 5-yr) on high runs (96.9%), but product draws are modest (gasoline −1.3 Mb; distillate −0.6 Mb). Next WPSR Aug 13.
Why bearish for flat price: strong runs ≠ booming demand; shoulder season looms.
3) Macro & trade policy headwinds
Tariff escalation: U.S. imposed an extra 25% duty on Indian imports (many lines now ~50%); secondary-sanctions chatter targets buyers of Russian crude (China/India). Weekly tape closed ~5% lower on these headlines.
Why bearish: tighter global trade, firmer USD → lower oil beta.
India’s pivot raises costs: dropping Russian barrels would add $9–12bn to India’s crude bill (SBI est.), implying demand elasticity to higher costs and a swing back to costlier Mideast barrels.
Why bearish: higher feedstock costs curb marginal demand.
4) Physical/flows pointing softer for flat price
U.S. crude exports fell to a ~4-yr low in July (~3.1 mb/d) as WTI lost overseas appeal. China bought zero for a fifth straight month.
Why bearish: weaker U.S. export pull reduces prompt tightness.
Time-spreads have eased from highs (Brent 6-month backwardation has been drifting; several desks flag softer prompt spreads through summer).
Why bearish: when backwardation compresses, it signals looser forward balances.
Brent/WTI price action: market ended the week ~5% lower on Russia-talks + tariff uncertainty; near-term rallies are being sold.
5) Positioning is not stretched long
Managed-money net length has eroded into early Aug (WTI net length sub-90k; latest print ~78–88k depending on cut), reducing squeeze risk.
Why bearish: with fewer longs to squeeze, rips may fade faster.
6) Saudi OSPs—bullish for spreads, not necessarily for flat price
Aramco raised Sept OSP to Asia: Arab Light +$1 to +$3.20 vs Oman/Dubai; other grades +$0.70–$1.20.
Interpretation: supports backwardation/sour diffs, but doesn’t defeat macro/tariff drags on outright prices.
Near-term catalysts (CEST)
Tue 12 Aug — EIA STEO (macro demand/supply revisions).
Wed 13 Aug, 10:00 — IEA OMR (Aug); 16:30 — EIA WPSR (inventories).
Sun 7 Sep — OPEC+ JMMC (first chance to pause/reverse the Sept add).
I cicli rialzisti su btcusdIl mensile ha chiuso in positivo facendo segnare il massimo storico. Nonostante con i tempi questo ciclo rialzista primario somigli a quello tra il 2015 e il 2017, non è per niente simile riguardo le performance in percentuali, anche i sotto-cicli sono diversi e su questo dedicherò uno studio più dettagliato sul weekly.
Nel frattempo possiamo notare che questo rialzo partito a Novembre del 2022, abbia annullato ampiamente il bear tra il 2017 e il 2020, era fondamentale rompere il massimo a 69k usd e non è stato facile, come abbiamo visto in questi mesi, il prezzo ha più volte lateralizzato in area 73k e 58k usd, sintomo di un mercato con i piedi pesanti, a cui occorrono molti miliardi di dollari per muoversi. Questo è il risultato di una leva spropositata che ha gonfiato e reso normale, un mercato che dava opportunità di guadagni in doppia cifra o anche di perdite.
Cicli di mercato. Come riconoscerli e sfruttarli nel tradingTutti i mercati finanziari attraversano cicli di espansione e contrazione. Comprendere queste fasi è fondamentale per chi fa trading, perché permette di evitare errori comuni e cogliere le migliori opportunità.
Fase di espansione (Uptrend)
Caratterizzato da ottimismo, fiducia, avidità.
I prezzi salgono, l’entusiasmo cresce e sempre più investitori entrano sul mercato, spesso spinti dalla paura di “perdere il treno”. Quando l’euforia prende il sopravvento, si possono creare bolle speculative. In questa fase, molti comprano senza valutare il valore reale degli asset, convinti che i prezzi saliranno all’infinito. Quando tutti parlano di un asset e i media sono pieni di notizie positive, spesso il rischio di inversione aumenta.
Distribuzione
È la fase in cui gli investitori più esperti (smart money) iniziano a vendere gradualmente, mentre gli investitori meno esperti continuano a comprare. A volte questa fase è poco visibile e il mercato passa direttamente al ribasso. Volumi elevati senza nuovi massimi nei prezzi possono essere un segnale di distribuzione.
Contrazione (Downtrend)
Caratterizzato da ansia, negazione, panico.
I prezzi iniziano a scendere. All’inizio molti non vogliono accettare la fine del trend rialzista (“tornerà su!”). Quando i ribassi accelerano, subentrano paura e panico. Molti vendono in perdita vicino ai minimi, in quella che viene chiamata capitolazione.
Non bisogna restare convinti della speranza che il mercato torni subito a salire. Spesso il recupero richiede tempo.
Accumulo
Dopo la capitolazione, la volatilità diminuisce e i prezzi si muovono lateralmente. In questa fase, gli investitori più pazienti e informati iniziano ad accumulare posizioni in vista di una futura ripresa. Volumi in aumento su movimenti laterali, notizie ancora negative ma prezzi che smettono di scendere.
Come sfruttare i cicli di mercato nel trading
1. Imparare a riconoscere le emozioni dominanti. Seguire il sentiment di mercato (ottimismo estremo = rischio alto - pessimismo diffuso = opportunità). Usare indicatori come Fear & Greed Index o l’analisi dei volumi per capire in che fase ci si trova.
2. Non inseguire il mercato. Evitare di comprare in euforia o di vendere nel panico. Pianificare le entrate e le uscite in base a segnali oggettivi, non all’emotività.
3. Diversificare e gestire il rischio. In fase di espansione, prendere profitto gradualmente. In fase di contrazione, considerare strategie di copertura o ridurre progressivamente l’esposizione. Usare sempre stop loss per proteggere il capitale.
4. Essere pazienti nelle fasi laterali. L’accumulo richiede tempo. Studia i fondamentali e attendi segnali di inversione prima di aumentare le posizioni.
Conclusione
I cicli di mercato sono inevitabili e riconoscerli è la chiave per un trading di successo. Non farsi guidare dalle emozioni della massa. Osservare, analizzare ed agire con disciplina. Ricorda che le migliori opportunità spesso nascono nei momenti di maggiore pessimismo, ma solo chi ha un piano chiaro e una gestione del rischio efficace saprà coglierle.
innovazione militare e valutazioni sotto la mediaIl 17 giugno 2025, Reuters ha riportato che le forze armate svedesi hanno aderito al programma di innovazione 5G sviluppato da Telia ed Ericsson OMXSTO:ERIC_B , con l’obiettivo di rafforzare le comunicazioni militari, logistiche e di sicurezza, sostenendo allo stesso tempo l’interoperabilità nell’ambito NATO.
La collaborazione tra Telia ed Ericsson non è nuova: risale al 2023 con il progetto NorthStar 5G, inizialmente pensato per clienti industriali. Tuttavia, con l'attuale piano di riarmo promosso dall’UE, l’iniziativa viene ora estesa anche al comparto difesa, aprendo nuove prospettive di crescita e consolidamento per Ericsson in un settore ad alta priorità strategica.
Per vedere gli utili di aprile 2025 e quindi per un confronto clicca quì :
Valutazioni e Multipli
P/S (Price/Sales): 1,05 (vs 2,19 settore – 2,10 industria)
P/CF (Prezzo/Cash Flow Operativo): 6,00 (vs 15,28 – 13,74)
P/FCF (Prezzo/Free Cash Flow): 6,39 (vs 19,30 – 12,86)
Prezzo/Cassa: 6,00 (vs 11,75 – 8,55)
EV/Vendite (TTM): 0,98 (vs 2,23 – 2,14)
EV/EBIT (TTM): 7,97 (vs 21,49 – 15,63)
EV/EBITDA (TTM): 6,26 (vs 17,41 – 11,99)
Tutti gli indicatori mostrano una valutazione decisamente inferiore rispetto ai principali benchmark, lasciando spazio a potenziali rivalutazioni.
Redditività e Efficienza Operativa
Spese SG&A: 14,64% dei ricavi (vs 26,53% – 31,22%)
Investimenti in R&D: 20,18% del fatturato (vs 7,84% – 10,48%)
Ericsson si distingue per un’efficienza operativa elevata e una forte spinta verso l’innovazione tecnologica, reinvestendo una quota significativa del proprio fatturato in Ricerca & Sviluppo.
Solidità Finanziaria
Cash/Debito: 0,92 (vs 0,47 settore – 0,81 industria)
Un rapporto superiore alla media, che segnala una situazione di liquidità solida e una maggiore capacità di gestione del debito rispetto ai competitor.
Conclusioni
I dati evidenziano come Ericsson sia attualmente sottovalutata, con multipli ben al di sotto delle medie settoriali e industriali. L'espansione nel settore della difesa europea, unita a investimenti massicci in R&D e a un’efficienza gestionale fuori dalla media, la rendono un candidato interessante in ottica di lungo termine.
Domanda per gli investitori:
In un contesto di riarmo europeo e digitalizzazione della difesa, Ericsson rappresenta per voi un’opportunità d’investimento a lungo termine, sottovalutata dai mercati?
Quando un solo lavoro non bastaNegli ultimi mesi, sempre più americani si trovano nella necessità di dover avere più di un salario per far fronte ai costi crescenti delle necessità quotidiane. A giugno 2025, il numero di persone con più di un lavoro è salito di 282.000 unità, sfiorando la quota di 8,87 milioni. Tale livello supera di circa 800.000 persone il picco registrato durante la crisi finanziaria del 2008. Questo dato sottolinea come una fetta importante della forza lavoro americana viva oggi una realtà economica più difficile rispetto a quella di quasi vent’anni fa.
L’incidenza dei lavoratori con più impieghi sul totale dell’occupazione ha raggiunto il 5,5%, terzo valore più alto degli ultimi 16 anni. In particolare, sono aumentati in modo significativo anche i lavoratori che svolgono un lavoro full-time principale e contemporaneamente un secondo lavoro part-time. Questa categoria rappresenta il 3,1% dell’occupazione totale.
Questi numeri rivelano una realtà economica in cui molte famiglie americane non riescono più a sostenere le spese di base con un solo lavoro. L’aumento del costo della vita, inclusi affitti, beni alimentari, energia e assistenza sanitaria, spinge un numero sempre più ampio di persone a cercare anche un secondo impiego. È un segnale chiaro di come la perdita di potere d’acquisto reale stia influenzando direttamente il mercato del lavoro.
Dal punto di vista macroeconomico, questa dinamica segnala una pressione crescente sul budget delle famiglie, che può avere ripercussioni su consumi e risparmi, elementi fondamentali per la crescita economica. Sebbene il tasso di disoccupazione resta relativamente basso, il fenomeno del lavoro multiplo evidenzia che il mercato del lavoro americano soffre di una qualità dell’occupazione problematica, dove la stabilità e la sostenibilità economica non sono garantite.
Il livello crescente di lavoratori con più occupazioni può indicare un rallentamento dei consumi dovuto alla crescente difficoltà economica, che a sua volta può influire negativamente su settori chiave come la vendita al dettaglio, i servizi e l’immobiliare.
Il giappone è a rischio recessione?Negli ultimi mesi, l’economia giapponese mostra segnali sempre più chiari di rallentamento, con i dati recenti che alimentano le preoccupazioni circa l’entrata in recessione del Paese.
A giugno 2025, le esportazioni giapponesi sono diminuite dello 0,5% su base annua, segnando il secondo calo mensile consecutivo. La contrazione è stata particolarmente marcata nell’export di automobili e acciaio, rispettivamente calati del 27% e del 29% su base annua. Gran parte di questa decrescita è imputabile all’introduzione di tariffe statunitensi aggressive, che hanno imposto un aumento dei costi sui prodotti esportati dal Giappone, soprattutto nel settore automobilistico.
Il calo delle esportazioni pesa gravemente su un’economia già indebolita: nel primo trimestre del 2025 il PIL giapponese si è contratto del 0,7% su base annua e dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Secondo le definizioni convenzionali, due trimestri consecutivi di crescita negativa indicano una recessione tecnica. In questo contesto, vista la probabile prosecuzione del calo delle esportazioni nel secondo trimestre a causa delle tariffe e della debole domanda globale, il rischio che il Giappone stia entrando in recessione è molto concreto.
Ulteriori segnali di rallentamento arrivano dagli indicatori economici anticipatori. Il Leading Economic Index (LEI) giapponese, che rappresenta un indicatore predittivo del ciclo economico, è ulteriormente sceso a maggio 2025, dietro soprattutto a un calo delle nuove costruzioni e a pressioni inflazionistiche che riducono il potere d’acquisto reale. Anche la fiducia dei consumatori si è indebolita, complice l’inflazione persistente che erode i salari reali e frena la domanda interna.
Nonostante questi dati preoccupanti, alcune parti dell’economia mostrano resilienza o segnali di investimento: la spesa privata per investimenti è cresciuta nel primo trimestre, indicativa di un certo ottimismo in settori legati alla tecnologia e all’automazione. La politica monetaria è al centro dell’attenzione. La Banca del Giappone, dopo anni di tassi ultra-bassi, ha iniziato a considerare aumenti graduali per contenere l’inflazione e rafforzare la valuta. Si attende che i tassi a breve termine salgano allo 0,75% entro fine 2025, con ulteriori rialzi semestrali nel biennio successivo.
Per chi opera sui mercati finanziari e nel trading, questa situazione implica un quadro di crescente incertezza e volatilità. La potenziale recessione in Giappone può pesare su asset legati al paese, come yen, azioni e titoli di stato, e influenzare le dinamiche di catene globali del valore soprattutto in settori chiave come l’automotive e l’acciaio. È cruciale monitorare da vicino i dati sui prossimi trimestri, le mosse della Banca del Giappone e l’evoluzione delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti.