dei rendimenti tedeschi sicuramente hanno sofferto e continueranno a soffrire anche perche dovranno sconteranno recessione nel q1 23Shortdi LUCA.P0
TAssi USA. Decennale alla ricerca di un minimoCi sono ottime possibilità che i dati sull'inflazione possano essere inquadrati nello specchietto retrovisore, per l'impressione diffusa che l'inflazione possa aver toccato i suoi massimi assoluti. Ovviamente, non si può essere sicuri e certi sul fatto che l'inflazione non sia più in una traiettoria rialzista, per quanto il mercato stia passando proprio per questo motivo periodi critici e nervosi. Allo stesso tempo, si può anche ragionevolmente ritenere che sul breve, a meno di pressioni improvvise, la FED possa ritenere congruo un livello di tassi lungo tutta la curva come quelli attuali. Come si può bene vedere la struttura della curva del decennale ha completato un movimento impulsivo con test su base 3,40 ha cui è seguito una correzione incastrata in un movimento regolare ABC. L?impegno è quello di capire dove poggerà il minimo di questa fase di contenimento prima di un nuovo innesco direzionale. di FMichettoni1
IMPATTO DELLE DIMISSIONI DI DRAGHI SULLO SPREAD E SUL FTSEMIBBuongiorno. Poco tempo fa avevo scritto un’analisi incentrata sul famoso spread BTP-BUND, tema molto chiacchierato negli ultimi tempi, rimarcando la sua correlazione indiretta con l’indice azionario FTSEMib. Potete trovare l’analisi al link: • Avevo rimarcato come esso fosse considerato dal mercato e dagli economisti come “termometro di fiducia del nostro governo”. Il mio studio sulla finanza si è sempre basato su un concetto semplice ma estremamente fondamentale: quando accadeva qualche particolare evento economico finanziario o politico, visualizzavo sui grafici l’impatto dello stesso; da questo processo, nel corso di diversi anni, ho beneficiato tanto. Quello che è accaduto qualche giorno fa, ossia la dimissione del premier Mario Draghi, credo sia un esempio didattico perfetto che vorrei analizzare a livello grafico, riferendomi in maniera particolare allo spread e, successivamente, al FTSEMib. Buona lettura. PERCHE’ DRAGHI SI È DIMESSO? Vi riporto le dichiarazioni del premier estrapolate da un articolo della Rai: "Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c'è più". Queste le comunicazioni del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Consiglio dei ministri. Draghi prosegue: "È venuto meno il patto di fiducia alla base dell'azione di governo. In questi giorni da parte mia c'è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente. Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell'interesse di tutti gli Italiani. Grazie". L’IMPATTO SULLO SPREAD Nell’analisi scritta qualche tempo fa sullo spread BTP-BUND, di cui vi ho rilasciato il link nelle prime righe dell’analisi, mi sforzavo di spiegare nel migliore dei modi il suo “meccanismo di funzionamento”. Faccio tuttavia un rapido ripasso. La Germania è considerata il polmone economico europeo. La stessa considerazione trova fondamento se si considera il rendimento dei suoi titoli di stato a 10 anni, confrontati con gli altri dell’Area: esso è il più basso (e di conseguenza è quello che presenta meno rischi, visto che il rendimento di un titolo di stato è associato in maniera diretta al rischio che esso presenta). Qual è il modo per capire quale sia l’effettiva credibilità di un Paese, ad esempio l’Italia? Andando a confrontare lo stesso con il Paese che presenta all’interno della stessa cerchia (Unione Europa, ad esempio) l’economia più “forte e credibile”. Questo confronto viene messo alla luce prendendo in esame il rendimento del decennale del paese di cui si vuole capire l’effettiva credibilità e “rapportandolo” al rendimento del decennale più sicuro ed affidabile, ossia quello della Germania. Confrontando attraverso una differenza il rendimento del BTP italiano e il rendimento del BUND tedesco si ottiene lo spread BTP-BUND. Lo spread si allarga durante fasi economiche finanziarie del Paese particolarmente turbolente o incerte (si allarga dal momento che i rendimenti del BTP italiano sovraperformano quelli del BUND tedesco) ; i fattori condizionanti possono essere guerre, recessioni, transizioni o crisi di governo; quando successivamente gli stessi fattori vanno ad attenuarsi, ecco che lo stesso va a restringersi (ossia quando i rendimenti del BUND iniziano a sovraperformare al ribasso quelli del BTP). Dal momento in cui una crisi di governo rientra tra le fasi “incerte” di un Paese, che impatto c’è stato nel BTP italiano e successivamente sullo spread? Il 14 luglio, all’annuncio di una possibile crisi di governo, il rendimento del BTP sale di oltre 5 punti percentuali: Il motivo del rialzo è semplice: • Si acquistano titoli di stato di un determinato Paese, in questo caso dell’Italia, quando si pensa che lo stesso sia poi capace di adempiere al proprio compito di debitore (è capace cioè di ripagarci l’obbligazione con le relative cedole). Una possibile crisi di governo va’ ad impattare sulla stabilità dello stesso; per questo motivo, il rischio associato al BTP e di conseguenza la possibilità che il governo italiano non riesca a ripagare il debito con i creditori aumenta, e il rischio associato allo stesso titolo di stato incrementa di pari passo: per questo motivo, si è assistito al +5.68%. Ricordate: il rischio di investire in titoli di stato di un Paese è prezzato dal rendimento degli stessi, in questo caso dal BTP! Vediamo ora lo spread: La possibilità di questa crisi allarga lo spread di oltre 7 punti percentuali. A pagarne le spese è anche il FTSEMib italiano. Per quale motivo? Se è vero che lo spread si allarga durante fasi incerte, è altrettanto probabile che pochi investirebbero nel nostro Paese, dal momento che l’aumento dello spread è legato in maniera diretta alla probabilità che l’Italia non riesca a pagare i propri debiti. Da qui deriva la correlazione inversa tra lo stesso e il FTSEMib, raffigurata nella grafica seguente: La risposta dell’indice italiano non si è fatta attendere: CONCLUSIONI L’analisi è stata estremamente didattica, reputo fondamentale visualizzare a livello grafico tutto quello che può impattare sul mondo economico-finanziario. Più si studia, più si impara, no? Buona giornata, Matteo Farci di MatteoFarci26
IL MONDO OBBLIGAZIONARIO GOVERNATIVO USA GRIDA “RECESSIONE”?Buongiorno a tutti. È da qualche tempo che non analizzo il mercato obbligazionario americano, a parer mio uno dei migliori indicatori dal momento che esso tende spesso ad anticipare determinati eventi. Baserò la mia analisi su determinati rapporti fra i titoli di stato a breve scadenza (3 mesi, 6 mesi, 1,2 e 3 anni) rispetto al decennale, cercando di far luce sul motivo per il quale essi hanno i comportamenti che voi stessi leggerete nell’analisi attraverso varie grafiche e mie interpretazioni. Ritornerò a discutere sul mondo obbligazionario governativo dopo il dato sull’inflazione di mercoledì 13, in quanto esso è stato determinante nell’ultimo anno per questo tipo di asset class. IL DATO SULL’INFLAZIONE L’indice dei prezzi al consumo è salito del 9.1% rispetto ad un anno fa, battendo le stime degli analisti dell’8.8%; un dato così alto mancava all’economia americana dal lontano novembre 1981. Escludendo i fattori alimentari ed energetici, il dato è aumentato del 5.9% rispetto alla stima del 5.7%. Un’inflazione che non accenna ad arrestarsi potrebbe spingere la Federal Reserve e il suo presidente Jerome Powell in una posizione ancora più “hawkish”, tant’è che il mercato iniziava a prezzare per l’incontro del 26-27 luglio un aumento dei tassi di un punto percentuale. Le aspettative del mercato di un rialzo di 100 punti base sono tuttavia svanite venerdì 15 quando lo stesso ha iniziato a scontare la possibilità di un rialzo più modesto di 75 punti base. Tale possibilità è visualizzabile attraverso lo strumento FedWatch Tool del gruppo CME: Potete trovare questa pagina al sito: • www.cmegroup.com COME STA REAGENDO IL MONDO OBBLIGAZIONARIO GOVERNATIVO? Analizzerò ora il mondo obbligazionario governativo, facendo riferimento ai titoli di stato statunitensi e ai relativi rendimenti. Voglio ricordarvi come abbia già discusso varie volte su temi riguardanti il mondo obbligazionario, motivo per il quale se ci fosse qualcosa che non vi è chiaro, consiglio di leggere tutte le analisi all’interno del mio profilo. Detto ciò, voglio riprendere alcuni punti che reputo importanti prima di trattare l’argomento. In fasi di “prosperità” economica, i rendimenti dei titoli di stato aumentano all’aumentare delle scadenze degli stessi; si ha questo tipo di dinamica per il rapporto RISCHIO = RENDIMENTO: acquistare titoli di stato a lunga scadenza (e quindi “fermare” i capitali per un arco di tempo ampio) espone un investitore ad un rischio più alto, che quindi vorrà essere più remunerato dal punto di vista economico; questo non accade qualora lo stesso decida di “bloccare” i capitali per un arco di tempo ristretto, acquistando, ad esempio, titoli di stato a breve scadenza: il rendimento (o l’interesse) richiesto sarà più basso anche perché l’esposizione al rischio sarà più bassa. Il senso di questa dinamica è questo: • E’ più facile prevedere lo stato di salute di un Paese nel brevissimo e breve termine rispetto ad un arco di tempo più ampio; per questo motivo, il rischio al quale ci si espone acquistando titoli di stato a brevi scadenze è inferiore rispetto a quello al quale ci si esporrebbe acquistandone a lunghe scadenze Graficando i vari titoli di stato a scadenza crescente è possibile visualizzare la famosa “curva dei rendimenti” che, nello scenario economico appena descritto, appare come segue: Credo ormai come chiunque abbia capito come gli Stati Uniti stiano vivendo un momento di rallentamento economico, accertato anche dalla previsione della Fed di Atlanta che, attraverso il suo modello di previsione GDPNow, stima un PIL per Q2 2022 al -1.2%: In un contesto di rallentamento economico, la curva dei rendimenti assume una forma diversa, definita “piatta”: Per il rapporto RISCHIO = RENDIMENTO, si può affermare che sia che ci si posizioni su titoli di stato a breve che a lunga durata, il rischio è lo stesso; questa non rappresenta una condizione economico finanziaria stabile, traducibile in un’incertezza degli operatori. La stessa curva si osserva tipicamente in periodi di transizione tra una inclinata positivamente ed una invertita; quest’ultima si viene a creare quando il rendimento dei titoli di stato a più breve scadenza risultano più alti rispetto a quelli a lunga scadenza: Una curva di questo tipo si osserva tipicamente dai 10 ai 17 mesi prima di una recessione. Il motivo? È semplice: gli operatori vendono quantità massicce di titoli di stato a breve scadenza in quanto si aspettano nello stesso arco temporale pessime condizioni economiche, riconducibili a una possibile/probabile recessione; proprio per questo si aspettano un interesse più alto qualora ci volessero investire; infatti, maggiore è il rischio al quale essi si espongono, maggiore sarà l’interesse richiesto. LA CURVA DEI RENDIMENTI DI OGGI Come appare la curva dei rendimenti di oggi? Vediamolo: Essa appare piatta, con diversi rendimenti a diverse scadenze molto discordanti tra loro. Sarò ora più chiaro. RAPPORTO TRA RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO A 3 MESI E 10 ANNI Notiamo come il rendimento del titolo di stato a 3 mesi sia simile a quello a 10 anni. Per l'uguaglianza rischio=rendimento di cui ho parlato qualche riga fa, si rischia poco più che acquistare titoli di stato a 10 anni rispetto a quelli a 3 mesi. Questo non rappresenta la normalità dal momento che gli investitori vogliono ottenere una remunerazione più alta tanto più alta è la scadenza di un'obbligazione (titolo di stato). Possiamo capire qualcosa in più osservando lo spread tra gli stessi rendimenti: Per il rapporto inverso tra titoli di stato e rendimenti, lo spread indica il fatto che ad ora gli investitori scaricano in maniera pesante titoli di stato a 3 anni rispetto a 10 anni. I rendimenti delle parti brevi della curva si innalzano tipicamente per due motivi: • Quando la banca centrale del paese associata ad essi inizia a diventare più “aggressiva” alzando i tassi di interesse • Quando le prospettive macroeconomiche a breve termine iniziano a deteriorarsi Questa è dunque la dimostrazione che, a breve termine (3 mesi), gli investitori non hanno buone aspettative riguardanti l’economia americana. È importante anche sottolineare il fatto che tipicamente le banche si indebitano sui 3 mesi e successivamente fanno ricavi sui 10 anni; se lo spread arrivasse allo 0% le stesse avrebbero poca convenienza a concedere prestiti, e questo si ripercuoterebbe in maniera diretta sull’economia, andando a deteriorarla ancora di più. RAPPORTO TRA RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO A 6 MESI E 10 ANNI Osserviamo ora il rapporto tra i rendimenti dei titoli di stato a 6 mesi e quelli a 10 anni: Il rischio al quale ci si espone acquistando titoli di stato a 10 anni è uguale a quello al quale ci si espone acquistando quelli a 6 mesi. Questa considerazione rappresenta uno scenario economico “prosperoso” in cui un investitore richiede un premio più alto qualora blocchi i suoi capitali acquistando obbligazioni a lunga scadenza? Non direi. L’alto rendimento del titolo governativo a 6 mesi prezza il rischio al quale ci si espone qualora si intenda acquistarlo. Da osservare lo spread tra questi titoli di stato: Il crollo di questo spread è simile rispetto a quello precedente: c’è una vendita maggiore di titoli a 6 mesi rispetto a quelli a 10 anni. RAPPORTO TRA RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO AD UN ANNO E 10 ANNI Il rapporto tra i rendimenti dei titoli di stato ad 1 anno e quello a 10 anni cosa comunica? Comunica il fatto che il rischio al quale ci si espone acquistando titoli di stato ad 1 anno è maggiore rispetto al rischio al quale ci si esporrebbe acquistando titoli di stato a 10 anni. Questo è un ulteriore segnale di come le aspettative degli investitori nei riguardi dell’economia statunitense sul breve periodo è tutta fuor che positiva. Questo è dimostrato anche dallo spread 10 anni-1 anno: Uno spread al di sotto dello 0% comunica come gli operatori ritengano più “pericoloso” investire in titoli di stato con scadenza 1 anno rispetto a quelli con scadenza 10 anni. RAPPORTO TRA RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO A 2 ANNI E 10 ANNI Lo spread tra i titoli di stato a 10 anni e 2 anni è sempre stato considerato un indicatore affidabile di previsione di recessioni. Il motivo è spiegato nella grafica: ogni qualvolta esso ha infranto al ribasso la soglia dello 0% (ossia ogni qualvolta il rendimento a 2 anni è risultato più alto rispetto al 10 anni) ha poi seguito una recessione. Lo spread, al momento della scrittura di questa analisi, si trova al -0.19%. Lo stesso aveva visitato percentuali negative anche ad inizi aprile. Anche stavolta seguirà una recessione? RAPPORTO TRA RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO A 3 ANNI E 10 ANNI Anche il rapporto tra i titoli di stato a 10 e 3 anni indica come nei casi precedenti il fatto che gli operatori stiano prezzando un rischio maggiore qualora ci si esponga sul breve termine rispetto al lungo termine. IL CAMBIAMENTO DELLA PARTE A BREVI SCADENZE DELLA CURVA DEI RENDIMENTI RISPETTO AD UN ANNO FA Chiudendo l’analisi, voglio mostrarvi un’ulteriore considerazione: Nella parte sinistra sono mostrati i rendimenti dei titoli di stato con scadenza 6 mesi, un anno e due anni di, rispettivamente, un anno fa (curva di color celeste), un mese fa (curva di color arancio) e oggi (curva blu). Possiamo osservare come i rendimenti siano cambiati notevolmente. Un anno fa il mercato non reputava rischioso investire in titoli di stato a breve scadenza poichè i rendimenti erano relativamente bassi, aggirandosi al di sotto dello 0.5%. Notate invece come oggi tale rischio sia aumentato (rispetto ad un anno fa) e come fosse già aumentato anche un mese fa: i rendimenti delle due curve blu e arancio sono ben maggiori, e si attestano tra il 2.5% e il 3.5%. Considerando la differenza tra oggi e un mese fa, possiamo notare come il mercato, ad oggi, reputi più rischiosi i titoli di stato a 6 mesi ed 1 anno (sempre per la differenza tra rendimenti). Questa differenza tra rendimenti indica come il mercato, in diverse fasi temporali, abbia via via riprezzato i rischi. CONCLUSIONI Mi rendo conto di come l’analisi possa essere di difficile lettura. Provo tuttavia a riavvolgere il nastro in maniera da essere più chiaro. • Ho spiegato come il rendimento di un titolo di stato sia legato al rischio dello stesso: maggiore è il rischio al quale ci si espone quando esso viene acquistato, maggiore sarà il rendimento (o il tasso di interesse) che si vuole ottenere. • Vi ho spiegato come il rialzo dei rendimenti della parte breve della curva sia influenzata particolarmente dalle decisioni di politica monetaria e da prospettive macroeconomiche a breve termine. • Il rialzo del rendimento di qualsiasi obbligazione è legato in maniera inversa al prezzo della stessa: più un’obbligazione viene venduta, più il suo rendimento salirà. • Come si può visualizzare nell’analisi, c’è una svendita massiccia di titoli di stato a breve termine rispetto a quelli a 10 anni Basandoci su questi concetti, cosa si può pensare? Come mai gli investitori stanno svendendo titoli di stato a breve e brevissima scadenza? Il motivo è il fatto che le loro prospettive macroeconomiche per il breve termine si stanno via via deteriorando, diventando sempre più peggiorative (e ciò è confermato dalla differenza di rendimento delle brevi scadenze di un mese fa ed oggi). Essi considerano più rischioso investire in titoli di stato con orizzonte temporale 1, 2 e 3 anni rispetto a 10 anni, mentre il rischio di investire a 3 e 6 mesi è pressoché identico facendo sempre riferimento ai 10 anni. Tutto questo, ragazzi, non rispecchia un’aspettativa del mercato di un’economia che possa essere positiva a breve termine. Possiamo ufficialmente dire come il mercato stia scontando quella che ormai è diventata la parola più famosa e chiacchierata sui mercati finanziari? “RECESSIONE”? Buona giornata, Matteo Farci di MatteoFarci4435
Piazza Affari e Draghi, rimpasto d'estate? Giovedì il voto.Piazza Affari alle prese con la tenuta del governo Draghi, fissato per questo giovedì il voto di maggioranza. Non c'è estate Italiana che non si rispetti se non c'è un rimpasto di governo! Piazza Affari conosce molto bene queste dinamiche ed a causa delle "scaramucce" di inizio estate tra Conte e DiMaio. L'indice Ftse Mib ha virato verso i minimi di breve periodo per tutto il mese di giugno 2022, testando quale supporto di inizio luglio l'area di prezzo dei 20700 punti. Ora il Ftse Mib deve mostrare tutta la sua forza e tenere alto l'onore di Piazza Affari! Il governo Draghi c'è ed è pronto a fornire qualsiasi strumento per tenere viva l'economia. In soldoni quindi sia il supporto dei 21000 punti indice prima che successivamente il supporto del minimo relativo di breve periodo a 20700 punti indici devono essere difesi con tutte le forze. Il Governo Draghi c'è, alla conferenza stampa di oggi lo stesso premier conferma tutta la volontà di far fronte alle sfide economiche future con azioni mirate e che rinforzino l'economia, così da combattere lo spettro dell'inflazione. Per Draghi si deve lavorare al nuovo patto sociale anti-inflazione, con l'intervento al cuneo fiscale. Queste le parole del premier alla conferenza stampa post vertice a Palazzo Chigi con i sindacati: "Verso il salario minimo ma i contratti collettivi sono il pilastro - ed ancora - aiuti corposi nel nuovo provvedimento". A queste parole reagisce bene l'indice di Piazza Affari che torna a rimbalzare, i tassi ed il rendimento decennale Italiano sono in discesa al 3% e i BTP quotati allungano al rialzo. Piazza Affari invia la sua positività anche oltreoceano e le apertura sono sopra la parità per gli indici di Wall Street. In USA l'attenzione degli investitori è concentrata all'appuntamento dei dati dell'inflazione di giugno prevista per domani 13 luglio. Dow Jones in rialzo a + 0,45%, S&P 500 a + 0,2% e Nasdaq a + 0,25%. Finalmente il rendimento del Treasury decennale USA si mantiene sotto il 3% dando spazio di manovra alla forza del dollaro che vira verso la parità con l'euro.di santeptrader0
NON FARM PAYROLLVenerdi pomeriggio alle ore 14:30 uscira' uno dei dati piu attesi della settimana ovvero la NON FARM PAYROLL. in questo post spiego in parole molto semplici cos'e', e' come impatta sui mercati. Se il post vi piace lasciate un like e lasciate un commento se non sono stato chiaro o se volete approfondire altri argomenti. Buon trading a tutti!!!Formazionedi Fabio_short11
tassi americani raggiungono i nuovi massimi +6%Oggi 13 giugno i tassi hanno raggiunto nuovi massimi e come vediamo dal grafico non scenderanno nel breve periodo, di conseguenza tutti i mercati stanno scendendo, comprese le materie primedi robbie-0012
Spread BTP e BUND, confronto 10 anni e 2 anni.Proviamo a capire l’andamento del famoso spread tra Btp e Bund che spesso ritorna alle cronache, come sta accadendo in questo periodo, e mi butto già oltre l’ostacolo, dicendo che resterà tema per lungo tempo in Italia. Il più delle volte ci si focalizza sullo spread tra i 10 anni, ma il panorama delle scadenze è variegato va da brevissimi, 1 e 2 anni, fino a 30 e 50 anni. In effetti, quello più rilevante è il decennale, ma per valutare l’azione della BCE dobbiamo guardare anche l’andamento della curva a breve del 2 anni. Nei grafici successivi, ragioniamo in termine di rendimenti e non di differenziale di valore. Nel primo grafico in ordine discendente, possiamo vedere il rendimento, rispettivamente del 2 anni Italiano (IT02Y) e di quello tedesco, che sulla base degli ultimi 5 anni sono rispettivamente passat,i da -0,12 all’attuale 1,651% l’Italiano, mentre il tedesco è da -0,665% a 0,97%. Il che comporta una variazione percentuale per ITA del +1000% mentre per la DE +200%. Guardando le due scadenze da inizio 2022, ITA fa +2333% mentre DE +266%. Spostando il medesimo confronto sulle scadenze decennali, abbiamo negli ultimi 5 anni: ITA +82% e DE +280%, mentre da inizio 2022 abbiamo ITA 1350% e 216%. Nei grafici successivi abbiamo prima il differenziale di rendimento del 10Y e poi successivamente il breve a sul 2Y. Ho evidenziato in entrami l’ultimo evento, che provocò spike dello spread e dei rendimenti, e fu il Coivd-19. Sul 10Y siamo già arrivati ai medesimi livelli del Marzo’20, mentre a livello del 2Y siamo ancora lontani, per il momento. Tutto ciò per dire che a livello di politica monetaria la BCE, con la pessima Lagarde, probabilmente ci saranno interventi solo quando anche il differenziale sul breve raggiungerà i picchi del 2020, ciò per cui ci saranno evidenti problemi di frammentazione tra i vari Stati, che comprometterebbe la trasmissione delle politiche monetarie. Se perdurerà questa situazione, mi dispiace per i possessori di titoli di Stato a lunga scendenza , perché la BCE non interverrà. La BCE probabilmente interverrà sulla curva a breve, ma allo stato attuale, mancano i presupposti per il quando, ed il gioco si fa pericolo, perché il debito è monster per l'Italia, ma con la pandemia è cresciuto anche per gli altri Stati, sia livello pubblico che privato, e quest'ultimo per molti era già molto alto, inoltre in Italia abbiamo all'orizzonte elezioni nel 2023, con soggetti politic, che non sono considerati affidabili dal panorama finanziario mondiale. di Alex97512
BCE Lagarde? Wal Street, Piazza Affari e Bond è tonfo!Lagarde "ciao al Quantitative Easing", la Bce è dura e pura! Alle Borse non piace la manovra della presidentessa della BCE, le azioni intraprese e da intraprendere sono abbastanza semplici e cioè: dal 1° luglio "stop al Quantitative Easing" 21 luglio, prossima riunione BCE, primo rialzo dei tassi di interesse di 25 punti base. Secondo aumento dei tassi a settembre. Subito dopo le parole della Lagarde alla Bce lo spread ed i rendimenti decennali hanno raggiunto i massimi di breve periodo, spread oltre 220 punti e tasso di rendimento Italiano a 3.60% mentre tutti gli obbligazionari sono crollati a picco! La stretta della Bce non pèiace a Piazza Affari e Wall Street, il Ftse Mib a Milano perde il -1,5%, Francoforte con il Dax -2% mentre a Wall Street il Nasdaq segna il -2.60%, S&P500 -2.60% e Dow Jones -1.80%. Il Quantitative Easing è durato circa 11 anni ed a partire da luglio il costo del denaro riprenderà a salire. Con l'inflazione, la guerra alle porte dell'Europa la crescita economica è sull'orlo del baratro! ECCO I LIVELLI TECNICI DI SUPPORTO E RESISTENZA DELLE PRINCIPALI BORSE MONDIALI Nasdaq supporto 11850 \ 12100 punti indice – resistenza 12945 punti indice Dow Jones supporto 31800 punti indice – resistenza 33500 punti indice S&P500 supporto 3950 punti indice – resistenza 4200 punti indice FTSE MIB supporto 23500 punti indice – resistenza 25000 punti indice DAX supporto 14000 \ 13750 punti indice – resistenza 14600 punti indice DJ Euro Stoxx supporto 3650 punti indice – resistenza 3850 punti indice di santeptrader5
SPREAD BTP-BUND E FTSEMIB: UNA CORRELAZIONE DA CONOSCERESalve ragazzi. L’analisi che voglio proporvi oggi tratterà un argomento che probabilmente diversi di voi conosceranno ma, dal momento che occupa una grande importanza in ambito economico-finanziario europeo, ho deciso di trattarlo: lo spread BTP-BUND. Questa analisi è legata per certi versi ad una pubblicata qualche tempo fa dal titolo “Correlazione tra ratings e decennali dei paesi europei” che trovate al link: • Vi consiglio di leggerla, vi sarà utile. Tratterò il significato di spread, la sua correlazione inversa con il nostro indice azionario FTSEMib e successivamente alcuni dei suoi impatti sull’economia. COS’E’ LO SPREAD BTP-BUND? Lo spread BTP-BUND esprime la differenza tra i rendimenti dei titoli di stato italiani a 10 anni (ossia i buoni del tesoro poliennali) e i rendimenti dei titoli di stato tedeschi alla stessa scadenza (Bund). I due rendimenti, presi separatamente, possono essere così rappresentati: Creando la differenza tra il grafico di prezzo in nero (IT10Y) e quello in blu (DE10Y) si ottiene lo spread. E’ necessario dunque digitare nella barra di ricerca di tradingview il ticker “IT10Y-DE10Y”. ESEMPIO DI CALCOLO DELLO SPREAD Nella grafica evidenzio la facilità con la quale sia possibile calcolare lo spread. E’ necessaria una semplice sottrazione tra il rendimento del BTP e del BUND. IL MOTIVO PER IL QUALE LO SPREAD È UTILIZZATO PER IDENTIFICARE LA CREDIBILITA’ DI UNO STATO È importante ritornare a ritroso, in particolare alla definizione di “titolo di stato”. Ogni governo per autofinanziarsi emette obbligazioni, chiamate appunto “titoli di stato”; quando cittadini, istituzioni e/o banche acquistano uno di questi certificati di debito, ad esempio con scadenza a 10 anni, forniscono liquidità immediata allo Stato emittente; trattandosi di un’obbligazione, e di conseguenza di “denaro in prestito” lo stesso, alla scadenza dell’obbligazione, ossia dopo 10 anni, dovrà impegnarsi a restituire lo stesso importo prestatogli precedentemente da parte dei più svariati attori di mercato con un interesse riconosciuto. Lo stesso interesse, o “rendimento” dell’obbligazione, è proporzionale al grado di rischio al quale un investitore si espone qualora la acquistasse. Maggiore è tale rischio, maggiore sarà l’interesse (o il rendimento) richiesto dal particolare “investitore” come remunerazione. Se dovessimo riassumere con una piccola uguaglianza quest’ultimo concetto sarebbe RISCHIO=RENDIMENTO. Osserviamo al momento quale sia il rendimento del decennale italiano: Si attesta al 3.291%. E quello tedesco? Rende 1.249%. Per l’uguaglianza RISCHIO=RENDIMENTO possiamo dunque affermare che si rischierebbe più ad acquistare titoli di stato italiani che tedeschi; per quale motivo? Per il fatto che la Germania è considerata il “polmone economico europeo” presentando essa un’economia fortemente solida ed esibendo un rating di tripla A (AAA, giudizio affidato dalle agenzie di ratings come Moody’s, Fitch e Standard and Poors) affidato a quelli Stati con eccellenti capacità di onorare le obbligazioni assunte; questo non si può dire per la nostra nazione, presentando essa un rating di tripla B, affidato a quelli Stati con adeguate (e non eccellenti) capacità di far fronte agli impegni di pagamento. Voglio farvi notare un qualcosa di importante: Il fatto che la Germania sia considerata come “polmone economico europeo” è ben testimoniato dal rendimento dei suoi titoli di stato a 10 anni se confrontati con gli altri dell’Area: esso è il più basso (e di conseguenza è quello che presenta meno rischi). Tornando alla base del discorso, come si può dunque capire quale sia l’effettiva credibilità di un Paese? Andando a confrontare lo stesso con il Paese che presenta all’interno della stessa cerchia (Unione Europa, ad esempio) l’economia più “forte e credibile”. Questo confronto viene messo alla luce prendendo in esame il rendimento del decennale del paese di cui si vuole capire l’effettiva credibilità e “rapportandolo” al rendimento del decennale più sicuro ed affidabile, ossia quello della Germania. Tale “rapporto” è espresso in termini di differenza, che viene chiamato spread. Considerando lo spread tra Italia e Germania, il famoso “spread BTP-BUND”. ANALISI SPREAD BTP-BUND Nella grafica potete osservare lo spread “Italia-Germania” a livello settimanale. Esso viene tipicamente espresso in “punti base”, dove ogni punto rappresenta un centesimo di punto percentuale (100 punti base, di conseguenza, sono uguali all’1%). Ho contrassegnato con dei rettangoli rossi e verdi determinate zone di interesse: • I rettangoli rossi racchiudono al loro interno tutti gli archi temporali nei quali i rendimenti dei titoli di stato italiani a 10 anni hanno sovraperformato quelli tedeschi alla stessa scadenza; per il concetto espresso prima, sono proprio quelli i momenti nei quali l’Italia è percepita più rischiosa da parte degli investitori • I rettangoli verdi racchiudono al contrario tutti gli archi temporali nei quali i rendimenti dei titoli di stato tedeschi a 10 anni hanno sovraperformato quelli italiani alla stessa scadenza; per il concetto espresso prima, gli stessi rettangoli racchiudono dunque tutti quei momenti in cui l’Italia inizia a presentare una credibilità maggiore La logica vuole che lo spread si allarghi durante fasi economiche finanziarie del Paese particolarmente turbolente o incerte; i fattori condizionanti possono essere guerre, recessioni, transizioni di governo eccetera. Quando poi gli stessi fattori vanno ad attenuarsi, ecco che lo stesso va a restringersi. Quando si tratta di investire il proprio denaro è necessario cercare di sfruttare qualsiasi situazione tale da permetterci di guadagnare; basandomi su questo contesto, la domanda a cui ho pensato è stata: ”se è vero che lo spread si allarga durante fasi incerte, chi investirebbe nel nostro Paese in quelle stesse condizioni”? Probabilmente nessuno, dal momento che l’aumento dello spread è legato in maniera diretta alla probabilità che l’Italia non riesca a pagare i propri debiti. Questo è vero per le obbligazioni. E per il mercato azionario? CORRELAZIONE TRA SPREAD BTP-BUND E FTSEMIB Anche per il mercato azionario, in particolare per l’indice FTSEMib, la musica non cambia. E’ la correlazione inversa tra quest’ultimo e lo stesso spread a suggerirlo, essendo essa inversa, infatti: Quando il BTP-BUND si muove al rialzo (con il rischio percepito verso l’Italia in aumento) il FTSEMib tende ad avere delle cattive performance. Quando il BTP-BUND si muove al ribasso (con il rischio percepito verso l’Italia in diminuzione) il FTSEMib tende ad averne delle buone. Perché accade ciò? Perché la sfiducia nei confronti di una nazione non si riflette solo in maniera diretta verso i suoi titoli di stato bensì anche verso le aziende facenti parte dello stesso nucleo! Come posso dunque concludere questo paragrafo? Affermando che è bene osservare da vicino lo spread se si intende investire sul mercato azionario italiano. Per il mio punto di vista e per come io intendo gli investimenti (dal momento che baso le mie scelte sulla macroeconomia), non penserò mai di acquistare aziende italiane se lo spread indica una sfiducia! In particolare: Finché lo spread manterrà la sua traiettoria parabolica rialzista, la mia visione ribassista sull’indice azionario persisterà. GLI EFFETTI DELLO SPREAD SULL’ECONOMIA Ho spiegato due concetti fondamentali: uno dei modi per una nazione di autofinanziarsi è l’emissione di titoli di stato, che vengono acquistati dai più svariati attori di mercato. La teoria vuole che gli investitori richiedano un interesse (o rendimento) maggiore per essere remunerati dal rischio associato all’obbligazione acquistata stessa; l’allargamento dello spread, come ho spiegato, indica sfiducia nei confronti di un paese: questo significa che per “convincere” gli investitori a finanziare, un governo andrà ad emettere titoli di stato con un rendimento più alto, in maniera tale da incentivare gli acquisti. Questo dove va ad impattare? Sul bilancio di uno Stato! È vero che con incentivi più alti è probabile il ricevimento di finanziamenti, ma è altrettanto vero che i successivi interessi saranno più alti da pagare. Questa differenza di interessi va poi a riflettersi sul deficit pubblico: per lasciare inalterato esso, è probabile che uno Stato aumenti le tasse oppure utilizzi il denaro che precedentemente doveva essere destinato ad altre spese pubbliche come ad esempio la costruzione di infrastrutture oppure la sanità. L’aumento dello spread ha anche un impatto sulle banche italiane. Perché? Perché esse sono alcune tra i diversi attori di mercato a finanziare lo Stato, andando ad acquistare quantità enormi di BTP. Il fatto di avere titoli di Stato in portafoglio all’aumentare progressivo dello spread non è un bene; immaginiamo che una banca abbia acquistato una quantità X di BTP con rendimento fisso annuo del 3% ad un prezzo di 100; se lo spread si allargasse, lo Stato emetterebbe nuovi BTP con rendimento più alto; essendo il rendimento legato inversamente al prezzo, significa che lo stesso BTP acquistato a 100 verrebbe svalutato (da 100 ad 80, ad esempio). Questo significa che se la banca rivendesse la stessa quantità X di titoli di stato, registrerebbe una perdita. Una svalutazione di miliardi di BTP andrebbe ad intaccare la solidità patrimoniale di una Banca che, per proteggersi, aumenterebbe i costi ai clienti bancari o comunque diventerebbe più rigida nel concedere prestiti e finanziamenti a famiglie ed imprese. Quando l’accesso al credito diviene più rigido, chi è a risentirne? L’economia. Spero l’analisi vi possa essere utile, un saluto. Matteo Farci di MatteoFarci1117
y10 usai rendimenti obbligazionari continueranno a salire anche nei mesi prossimi buon trading a tuttidi LUCA.P0
Powell: rialzo tassi? L'inflazione scenderà, su Wall Street!Il Presidente della FED Powell non esiterà ad aumentare i tassi fino a quando l'inflazione non scenderà! A Wall Street piace l'aggressività della FED, approva la strategia e mette il turbo al rialzo. Nasdaq +2.50%, Dow Jones +1.20%, S&P500 +1.85%. Il Presidente della Federal Reserve Bank Jerome Powell sfodera la sua determinazione nel contrastare l'inflazione, è determinato ad aumentare in maniera sostenuta gli aumenti dei tassi di interesse fino a quando l'inflazione non scenderà! Powell: "Se ciò comporta il superamento dei livelli di neutralità ampiamente conosciuti, non esiteremo a farlo" così il banchiere centrale al Wall Street Journal in live streaming. Ad inizio maggio la FED ha mostrato le unghie aumentando i tassi di 0.50 punti, secondo aumento del 2022 reso necessario a causa dell'inflazione ai massimi degli ultimi 40 anni. Si attendono quindi altri aumenti di uguale portata, 0.50 punti base sarà un comune denominatore? Nell'intervista Powell ha più volte ripetuto il suo impegno nel voler raggiungere l'obiettivo del 2% per l'inflazione, "non è facile, potrebbe determinare un aumento della disoccupazione il cui livello è il più basso pari solo agli anni '60". Aggiornamento livelli ciclici di supporto e resistenza per Wall Street che sono : Dow Jones supporto 31140 punti indice – resistenza 33150\34000 punti indice Nasdaq supporto 11680 punti indice – resistenza 12600\13580 punti indice S&P500 supporto 3850 punti indice – resistenza 4130\4300 punti indice Aggiornamento dei livelli ciclici di supporto e resistenza per i futures Europei tra cui: FTSE MIB supporto 22420 punti indice – resistenza 24700 punti indice DAX supporto 13450 punti indice – resistenza 14650 punti indice DJ Euro Stoxx supporto 3475 punti indice – resistenza 3800 punti indice di santeptrader3
MERCATI STRUTTURATI E NON STRUTTURATIOggi ho voluto postare un concetto che per alcuni potrà essere banale e per altri magari no.. ma vi posso assicurare che questo e un concetto che non tutti i trader sanno.. E' importantissimo capire in che tipo di mercato stiamo operando per applicare al meglio le nostre strategie di trading. Per capire se il mercato è strutturato o meno dobbiamo esercitarci ogni giorno e tracciare i nostri supporti e resistenze.. e man mano vedrete che col tempo sarete così bravi che già a colpo d'occhio capirete che tipo di mercato è..Formazionedi Fabio_short3318
Reazione dei mercati.Il decennale americano, ad una giornata dal comunicato della Fed, malgrado la notizia fosse sostanzialmente già scontata dai mercati, arriva ad un rendimento superiore del 3%. Nel primo grafico troviamo il valore in conto capitale dei bond a 10 anni. Per la prima volta, da diversi anni, notiamo che ha sfondato il livello di supporto in prossimità del valora 94,10 (linea verde). In condizioni di normalità, il supporto ha sempre funto da punto di reazione. Rendimenti simili dei bond non si vedevano almeno dal 2018, situazione nella quale il tasso di riferimento era in prossimità del 2,50. La previsione è che per arrestare l’inflazione, saranno necessari una serie di rialzi, proprio per riportarsi in prossimità del valore 2,5, con ulteriori possibili effetti sui rendimenti dei bond che, a meno di una clamorosa corsa all’acquisto di debito statale, continueranno ad aumentare. Una ripresa di acquisto di titoli di stato, a questo punto, sarà probabile nel momento in cui le aspettative inflazionistiche saranno in miglioramento. L’unico elemento che potrà migliorare il sentiment degli operatori in maniera sostanziale, sarà una risoluzione del conflitto, con la normalizzazione degli effetti della crisi energetica. di DomenicoIvanPontillo226
Wall Street attesa per la FED e rialzo tassi 04 maggio 2022Wall Street attesa la FED ed il rialzo tassi, 04 maggio 2022. Wall Street è in trepidante attesa dell'annuncio dei tassi base. Powell e la Fed riusciranno ad imporre un recupero positivo grazie all'aumento di 0.50 punti base? Questa la grande incognita per Wall Street, intanto è negativo il dato sull'occupazione non agricola e gli indici di Wall Street hanno virato al ribasso per ritestare i minimi di brevissimo. Fortunatamente tutti gli indici hanno recuperato terreno positivo ma è presto per dire l'ultima, aspettiamo che la FED "ri-alzi" i tassi… Piazza Affari sotto tono perde tutto il guadagno della giornata di ieri, preoccupa ancora lo Spread ed il recupero dei tassi decennali è a discapito delle obbligazioni quotate, serve davvero un aiuto delle banche centrali! Il Ftse Mib si è riportato sopra quota 24.000 punti dopo il rapido crollo accusato in avvio di settimana. Quali le attese nel breve? Per il Ftse Mib è stato importante il test del supporto di area 23.300, raggiunta nell'intraday lunedì scorso. Questo supporto sembra avere forza e quindi l'indice può agganciarsi eventualmente alla resistenza dei 24.300 punti. Da lì in poi il Ftse Mib potrà trovare spazio di recupero fino all'ostacolo dei 24.700 punti prima e di area 25.000 in seguito, con ultima resistenza a 25.300 punti. di santeptrader0
Wall Street in pausa in attesa della FED, Piazza Affari rimbalzaWall Street in laterale, invariati gli indici USA in attesa della riunione della Federal Reserve Bank che si terrà domani 4 maggio 2022. Calma apparente a Wall Street, tuti gli indici sono in quotazione laterale ed attendo l'incontro di domani della Federal Reserve Bank per il tanto atteso aumento dei tassi base di 0.50 punti. I mercati finanziari Europei snobbano Wall Street e chiudono in rialzo, DAX a +0.90%, DJ EuroStoxx a +0.80% e Piazza Affari a +1.60%. La chiusura di borsa positiva per l'Europa è un buon segnale, soprattutto all'indomani del Flash Crash che ha spaventato tutto gli operatori finanziari. Rispetto al Flash Crash di ieri 3 maggio 2022, arriva la conferma dal trading desk Londinese di Citigroup che causare il crollo lampo che ha fatto crollare i mercati di Europa e mezzo mondo è stato un trader in capo al desk americano. Citigroup ha commesso un errore di "inserimento ordine", ma è la stessa banca ad affermare di aver identificato l'errore e di aver corretto le quotazioni segnalando agli organi competenti il riallineamento delle posizioni. Wall Street al momento è "addormentata" ma i problemi che l'assillano sono molteplici e di diversa natura. A far perdere il sonno a Wall Street c'è il post Pandemia, l'inflazione, il mercato del lavoro e per di più le società della tecnologia ed e-commerce in difficoltà. Arrivano oggi i dati del primo trimestre dell'anno del colosso cinese del commercio elettronico Alibaba reduce dal crollo di valore e di quotazione di oltre il 40%. I nuovi lockdown della Cina non hanno aiutato il business di Alibaba come è successo per il primo lockdown del 2020, al contrario le nuove restrizioni suscitano preoccupazioni e pessimismo tra gli investitori. In Cina però ci si mette anche la censura a peggiorare la situazione, è notizia che i social media cinesi hanno chiuso gli account di un importante analista di mercato Hong Hao. Hang Hao è amministratore delegato e capo ricerca di BOCOM International, e della Banca di investimento Bank of Communications tra le banche statali più grande della Cina. Con il movimento laterale di oggi rimangono invariati i livelli ciclici di supporto e resistenza per Wall Street che sono : Dow Jones supporto 32800 punti indice – resistenza 33500 punti indice Nasdaq supporto 12750 punti indice – resistenza 13180 punti indice S&P500 supporto 4125 punti indice – resistenza 4300 punti indice Aggiornamento nullo anche per i principali indici Europeii che se pur in rialzo lasciano invariati anche i livelli ciclici di supporto e resistenza per i futures Europei tra cui: FTSE MIB supporto 23000 punti indice – resistenza 24000 punti indice DAX supporto 13750 punti indice – resistenza 14250 punti indice DJ Euro Stoxx supporto 3600 punti indice – resistenza 3775 punti indice di santeptrader1
Rendimenti reali positivi sul decennale americanoDopo più di due anni tornano positivi i tassi reali del bond decennale americano. Ciò significa che diventa un asset appetibile per gli investitori, con potenziali conseguenze anche sulle altre asset class in termini di flussi. Ora il rendimento del T-Note è sul 3%, cifra tonda, con resistenza statica importante anche a 3,18/3,20%. di LucaDallago3
Flash Crash Ftse Mib & Dax, Wall Street rimbalza dai minimiUn perfetto Flash Crash questa mattina durante le prime ore di contrattazione dei mercati finanziari. Alle ore 10 circa in concomitanza del dato dell'indice manifatturiero cinese, fortemente negativo a causa delle restrizioni da Covid, Ftse Mib e Dax hanno segnato i minimi caratterizzati da forti vendite. Di Flash Crash parla anche una nota ufficiale di Borsa Italiana, in Europa ad avere la peggio è stata la borsa di Stoccolma che ha sfiorato il -8%. Ci sono ancora timori per eventuali escalation del conflitto Russo Ucraino e forse i mercati si preparano a reagire. In negativo ma non nel panico i mercati azionari europei, durante tutta la seduta hanno tentato un recupero ma hanno terminato la seduta in territorio negativo. Wall Street resta inizialmente ferma a guardare l'Europa ma durante la sessione pomeridiana del cash USA anche gli indici di Wall Street hanno subito l'effetto panico del Flash Crash. Sarà stata la chiusura negativa di venerdì scorso da parte del Nasdaq che ha chiuso in elettronico a -4%? Oggi però ed in particolare nel serale, il Nasdaq ha recuperato il passo positivo ed ha chiuso sopra il supporto di 12800 punti indice future. Che dire ancora volatilità ancora tanti Flash Crash ci aspettano. . . Adesso attendiamo la FED per vedere gli effetti del mercato dei tassi di interesse. Martedì e Mercoledì la FED dovrà risolvere la difficile incognita. Di quanto alzare i tassi d'interesse? Invariati i livelli ciclici di supporto e resistenza per Wall Street che sono : Dow Jones supporto 32800 punti indice – resistenza 33500 punti indice Nasdaq supporto 12750 punti indice – resistenza 13180 punti indice S&P500 supporto 4125 punti indice – resistenza 4300 punti indice Invariati anche i livelli ciclici di supporto e resistenza per i futures Europei tra cui: FTSE MIB supporto 23000 punti indice – resistenza 24000 punti indice DAX supporto 13750 punti indice – resistenza 14250 punti indice DJ Euro Stoxx supporto 3600 punti indice – resistenza 3775 punti indice di santeptrader0
US10Y ROTTO TESTA E SPALLE DI INVERSIONE ?TVC:US10Y da analisi tecnica neckline rotta con primo obiettivo 3% le prossime settimane ci daranno conferma Longdi djross83nrAggiornato 0
ABCD PATTERNIn questo post ho spiegato le caratteristiche di un ABCD pattern, e come si nota ho evidenziato le zone di ritracciamento e estensione di Fibonacci. Vi consiglio di esercitarvi con i grafici ad individuarli ed evidenziarli in maniera tale che li riconoscerete ad' occhio. Buon fine settimana e buon trading a tutti! Se avete domande o qualcosa non vi è chiaro scrivetelo nei commenti in maniera tale da potervi aiutare.Formazionedi Fabio_short2222
COME CREARE UNA STRATEGIA DI TRADING CON L’ANALISI INTERMARKETSalve lettori, questa è un’analisi diversa rispetto alle precedenti. Mi è stato chiesto innumerevoli volte come fosse possibile applicare l’analisi intermarket dei mercati finanziari al trading, in maniera tale da potersi costruire delle strategie fruttuose; ebbene, oggi vi mostrerò un esempio ideale dove andrò a combinare diversi asset, idee e ragionamenti basati su argomenti di cui ho discusso nel blog e qui su tradingview, incentrati sul mercato obbligazionario; per chi non l’avesse ancora fatto consiglio la lettura delle stesse analisi per avere una piena comprensione dell’argomento che affronterò quest’oggi. Credo possa essere un modo per rendere più interessanti gli argomenti e il tipo di analisi che tratto, fatemi sapere se apprezzate! La strategia che tra poco vi illustrerò sarà ideale, ossia non terrà conto dello strumento finanziario da utilizzare per poter operare, non terrà conto degli eventuali finanziamenti di overnight, degli adattamenti di rollover, del rischio, dei drawdown e dell’eventuale leva; è semplicemente un modo per farvi capire come vado a costruirmi una strategia di trading, per cui ciò non è assolutamente da intendere come un consiglio finanziario. Trovate il video completo di questa analisi sul mio canale youtube al link: www.youtube.com Vi consiglio di iscrivervi al canale! Detto questo, partiamo! GLI ASSET UTILIZZATI PER LA COSTRUZIONE DELLA STRATEGIA: ORO E RENDIMENTO DEI TITOLI DI STATO A 10 ANNI Come ho spiegato nel paragrafo precedente, volevo combinare asset e strumenti di cui avevo già parlato nel blog in maniera da rendervi la panoramica più chiara. Gli asset scelti sono stati: • ORO (l’asset su cui avverranno le speculazioni in acquisto) • RENDIMENTO DEI TITOLI DI STATO A 10 ANNI AMERICANI (l’asset di riferimento a cui applicare una strategia tecnica con lo scopo di avere dei punti di acquisto sul future dell’oro) LA CORRELAZIONE DEI DUE ASSET FINANZIARI Al centro della grafica ho tracciato una linea separatoria tratteggiata; il motivo è questo: per applicare questa strategia intermarket è necessaria una forte correlazione tra i due. Utilizzando un coefficiente di correlazione a 20 periodi possiamo osservare che: • Prima del 2007 non esiste una vera e propria correlazione, che io ho definito “mista”, per cui risulta difficile costruirci una strategia • Dopo il 2007 la correlazione venutasi a creare è di tipo inverso, ragion per cui se uno dei due asset si apprezza, l’altro si deprezza; grazie a ciò, è quindi possibile crearsi una strategia LA STRATEGIA INTERMARKET CON TRE MEDIE MOBILI E CROSS-DOWN Ho quindi pensato: è possibile applicare al rendimento del decennale americano degli indicatori che mi possano indicare, sul grafico dell’oro, i punti di entrata e di uscita a mercato? Ebbene si. Tre medie mobili: • Una veloce a 33 periodi (in rosso, che mi indica la tendenza del prezzo nel breve periodo) • Una intermedia a 66 periodi (in blu, che mi indica la tendenza del prezzo nel medio periodo) • Una lenta a 99 periodi (in verde, che mi indica il trend di lungo periodo) Per chi non lo sapesse, cosa sono effettivamente le medie mobili? Una media mobile è un indicatore matematico costruito su una determinata quantità di dati. Essa tiene conto delle chiusure giornaliere (o settimanali o mensili, a seconda del timeframe scelto) di un dato periodo di tempo generico chiamato “N” di un particolare asset finanziario. Esempio: una media mobile a 50 periodi non è altro che quella media che tiene conto delle chiusure di prezzo delle ultime 50 sedute. L’applicazione delle medie mobili è utile per una più facile visualizzazione di una tendenza, al ribasso o al rialzo che sia; le tre da me applicate sul rendimento del decennale americano saranno invece utili per evidenziare un cambio di tendenza, in maniera tale da ricercare un posizionamento in acquisto sull’oro, sfruttando la correlazione inversa di cui ho parlato prima. La strategia è di facile comprensione: è necessario intercettare un trend ribassista sul prezzo del rendimento del decennale americano; in aiuto arriva la media veloce a 33 periodi: ogni qualvolta essa rompe al ribasso la media mobile intermedia a 66 e successivamente a 99 periodi (fenomeno che io definisco “cross-down”), si acquista oro. Successivamente quando si verifica il “cross-over”, ossia quando la media più veloce a 33 periodi taglia al rialzo le altre due medie mobili più lente, si chiude l’operazione. I trade ideali saranno eseguiti su un grafico giornaliero. Ipotizziamo: • Un investimento da 1000€ • Un reinvestimento di tutto il capitale dopo ogni trade, sia che esso sia terminato in profitto o in perdita Questi sono i risultati: • Performance trade: +24.9% • Durata trade: 9 mesi circa • Capitale finale: 1240€ • Performance trade: +4.8% • Durata trade: 6 mesi circa • Capitale finale: 1299€ • Performance trade: +6.7% • Durata trade: 3 mesi circa • Capitale finale: 1386€ • Performance trade: +16% • Durata trade: 6 mesi circa • Capitale finale: 1607€ • Performance trade: +11.4% • Durata trade: 9 mesi circa • Capitale finale: 1790€ • Performance trade: +9.33% • Durata trade: 4 mesi circa • Capitale finale: 1957€ • Performance trade: -5% • Durata trade: 1 mese circa • Capitale finale: 1859€ • Performance trade: -5.6% • Durata trade: 1 mese circa • Capitale finale: 1755€ • Performance trade: -9.12% • Durata trade: 1 anno e 3 mesi circa • Capitale finale: 1595€ • Performance trade: -4.1% • Durata trade: 3 mesi circa • Capitale finale: 1530€ • Performance trade: +13.9% • Durata trade: 8 mesi circa • Capitale finale: 1743€ • Performance trade: +0.4% • Durata trade: 5 mesi circa • Capitale finale: 1750€ • Performance trade: -3.1% • Durata trade: 1 mese circa • Capitale finale: 1696€ • Performance trade: -3.2% • Durata trade: 3 mesi circa • Capitale finale: 1642€ • Performance trade: +18.2% • Durata trade: 11 mesi circa • Capitale finale: 1941€ • Performance trade: +20.33% • Durata trade: 8 mesi circa • Capitale finale: 2336€ • Performance trade: -0.6% • Durata trade: 4 mesi circa • Capitale finale: 2322€ Le performance ideali ottenute sono state: • NUMERO TRADE: 17 • TRADE CON GUADAGNI: 10 • TRADE CON PERDITE: 7 • DURATA TOTALE INVESTIMENTO: 14 ANNI CIRCA • PROFITTO: +132% Posso concludere dicendo che le performance ideali per un investimento del genere di lungo periodo (14 anni) possono essere degne di nota. Ma ricordate, stiamo parlando di idealità, non di realtà! CONCLUSIONI Quella descritta oggi è solo una parte del mio processo, che posso dividere in diversi step: • L’idea di un investimento nasce dalla conoscenza dell’analisi intermarket: osservando giorno dopo giorno i diversi mercati finanziari e conoscendo (e studiando) le varie correlazioni tra loro, vado a crearmi delle ipotesi ricercando le opportunità che potrebbero essere più vantaggiose. Esempio: Ho osservato come il rendimento del decennale americano e l’oro siano inversamente correlati, come mostra la grafica sottostante: Se ottengo un riscontro positivo (come in questo caso) passo alla seconda fase. • Correlo i due prezzi sul timeframe in cui voglio operare (soprattutto sul giornaliero, ma non disdegno dell’orario) e vedo se la correlazione è forte e attendibile. • Ipotizzo degli investimenti ideali per capire se ci possa essere un margine di guadagno adatto a soddisfare le mie esigenze (l’esempio mostrato oggi è esattamente questo step). Se esse sono soddisfatte, posso affermare di aver creato la “fase 1” della strategia Metaforicamente parlando, immaginate che con questa prima parte di processo abbia creato la mia “app”. Sappiamo benissimo come la prima versione di un’applicazione qualsiasi sia spesso difettosa, ed è per questo che deve venire aggiornata. Lo stesso vale per le mie strategie: create esse, man mano vanno perfezionate. • Cambio quindi i settagli degli indicatori che utilizzo (ad esempio aggiungendone, di tanto in tanto, nuovi) e li testo in maniera tale da trovare quale sia la miglior configurazione per massimizzare il rendimento (nell’esempio ho utilizzato medie mobili a 33, 66 e 99 periodi, ma ciò non mi vieta di aggiungere un’ulteriore media mobile ancora più reattiva a 18 periodi, ad esempio) • L’analisi intermarket mi permette di sapere quali siano gli altri asset collegati a quelli utilizzati nella strategia (nel mio esempio esso potrebbe essere rappresentato dal dollaro americano dal momento che esso è correlato inversamente all’oro e, in diversi scenari economico finanziari, sia direttamente che inversamente al rendimento del decennale americano) e ciò mi permette di integrare alla stessa un upgrade in più • La stessa analisi mi permette di creare degli indici di forza relativa capaci di fornirmi svariate informazioni, tra le quali possibili segnali di entrata e uscita a mercato, segnali di debolezza di un trend, di risk-on e risk-off e via dicendo. Un indice di forza relativo che potrebbe permettere alla strategia un’upgrande in più è quello tra l’S&P500 e il settore Utilities: Questo indice mi da un’idea di quanto rischio c’è sul mercato. Tipicamente, quando il settore utilites sovraperforma il benchmark di riferimento S&P500, si ha il risk-off, condizione in cui l’Oro performa bene, e ciò è dimostrato graficamente dalla correlazione inversa con il metallo prezioso. Quando considero questo “puzzle” concluso, posso dire di aver creato una vera e propria strategia. L’IMPORTANZA DELL’ANALISI INTERMARKET E DELLE MIE ANALISI I diversi punti trattati per la creazione di una mia strategia definiscono l’interesse che nutro per l’analisi intermarket. Non solo mi fornisce delle entrate passive, ma mi rende ricco dal punto di vista culturale, che, permettetemi, non è un qualcosa da sottovalutare; con la speranza che le mie analisi, il mio blog e il mio canale youtube possano arrichire anche voi, vi saluto. Grazie per l’attenzione, Matteo Farci di MatteoFarci2235
tassi 10ycontinua la corsarialzista sui tassi a 10y questo allenterà la pressione sui mercati riequilibrando gli stessidi LUCA.P0
LA CORRELAZIONE TRA MERCATO OBBLIGAZIONARIO E MATERIE PRIMEBuongiorno ragazzi. Dopo aver analizzato le correlazioni del mercato obbligazionario con quello azionario e con il dollaro americano, oggi analizzeremo quello con le materie prime. Come riferimento obbligazionario utilizzerò il rendimento del titolo di Stato a 10 anni, per quanto riguarda le materie prime l’ETN Bloomberg Commodity Index (DJP), che contiene all’interno del suo paniere, in diverse percentuali, tutte le commodities. Le prime 4 partecipazioni sono date dall’oro (14.08%), natural gas (8.47%), greggio WTI (8.42%) e greggio brent (7.35%) Per poter spiegare la correlazione esistente tra le due asset classes mi servirò del dollaro americano in quanto, come capirete, rivestirà un ruolo importante (se non fondamentale). Come ho specificato all’inizio del paragrafo, avevo già parlato della correlazione esistente tra obbligazioni e dollaro; vi consiglio di leggere l’analisi al link: LA CORRELAZIONE INVERSA TRA OBBLIGAZIONI E COMMODITIES SU TIMEFRAME SETTIMANALE Inizialmente condividerò un grafico settimanale in cui andrò a correlare il rendimento del decennale americano con il DJP, utilizzando il coefficiente di correlazione impostato a 20 periodi, in maniera da avere una panoramica generale: Dal 2006 ai giorni nostri la correlazione si è mantenuta per la maggior parte dell’arco temporale in territorio positivo. Ciò significa che ogni qualvolta le obbligazioni sono state vendute (con il relativo rialzo dei rispettivi rendimenti visto il rapporto inverso obbligazione/rendimento), le materie prime sono state invece acquistate. Cosa ne conviene da questa osservazione? Queste due correlazioni: • Correlazione diretta tra rendimenti del decennale americano e materie prime • Correlazione indiretta tra titoli di stato americani a 10 anni e materie prime Ora scenderemo più nei dettagli andando a condividere dei grafici giornalieri e aggiungendo all’interno dell’analisi il ruolo del dollaro americano, condividendo il suo indice DXY. LA CORRELAZIONE “MISTA” TRA OBBLIGAZIONI E COMMODITIES SU TIMEFRAME GIORNALIERO PERIODO GIUGNO 2006-GIUGNO 2007 Tra giugno 2006 e giugno 2007 i rendimenti a 10 anni hanno perlopiù lateralizzato, seguiti dal DJP. Possiamo quindi affermare che la correlazione tra essi si è mantenuta diretta. Abbiamo invece assistito ad una svendita di dollaro americano. PERIODO GIUGNO 2007-LUGLIO 2008 Giungiamo alla prima metà della crisi immobiliare scoppiata negli Stati Uniti intorno alla fine del 2007. Vediamo come il rendimento del decennale americano abbia nello stesso arco temporale creato un trend ribassista; il motivo è da ricercare nel ruolo di bene rifugio degli stessi titoli di Stato a quella scadenza: gli investitori, in climi di risk-off dei mercati (in quanto si trattava di recessione), ricercano dei rendimenti stabili e sicuri, e i titoli di Stato USA a 10 anni ricoprono quel ruolo: tale funzione deriva dalla stabilità del Paese stesso che gli emette: un alto rating (più un rating è alto e più un Paese è credibile nell’onorare le obbligazioni assunte) rassicura gli investitori sul fatto che lo Stato riesca sicuramente a restituire il prestito (acquistare un’obbligazione equivale a prestare dei soldi ad un Paese) con un interesse riconosciuto; questi acquisti di obbligazioni sono per questo motivo considerati sicuri e affidabili, e si sono riflessi sui rendimenti relativi che, come abbiamo osservato, hanno creato un trend ribassista. Lo stesso discorso fatto finora non è replicabile per quanto riguarda il dollaro: esso non riesce ad assumere il suo ruolo di bene rifugio e questo si riflette sull’indice delle commodities, che si muovono in maniera inversa rispetto ai rendimenti (e, di conseguenza, in maniera diretta rispetto ai titoli di stato). Perché accade ciò? Le materie prime all’interno del DJP sono commerciate in dollari USA. Questo significa che la loro richiesta tende ad aumentare quando il dollaro si indebolisce mentre tende a diminuire quando la stessa valuta si rafforza. Facciamo un piccolo esempio: immaginiamo voglia comprare un barile di petrolio il cui prezzo è 100$. La mia valuta di riferimento è l’euro; immaginiamo un EUR/USD a 1.22; il cambio valutario indica il fatto che 1€ vale 1.22$. Andrò a pagare il mio barile di petrolio 81,96€ (100$/1,22$). Immaginiamo ora che il dollaro si rafforzi, immaginando un cambio EUR/USD a 0.85 (come negli anni 2000); Questo significa che 1€ andrebbe a valere 0.85$. A questo punto andrei a pagare lo stesso barile non più 81.96€, bensì 117.64€. Applicate ora questo piccolo ragionamento fatto al DJP: • Più il prezzo diventa conveniente (con un dollaro in fase di indebolimento), più è probabile che l’indice delle materie prime salga • Meno il prezzo diventa conveniente (con un dollaro in fase di rafforzamento), più è probabile la discesa dell’indice Questo è il motivo per il quale obbligazioni e materie prime hanno avuto lo stesso trend: quest’ultime sono fortemente dipendenti dalla forza o dalla debolezza della valuta con la quale sono scambiate: è quindi necessario utilizzare nella correlazione che stiamo analizzando il dollaro americano. PERIODO LUGLIO 2008-MARZO 2009 Troviamo un cambio di correlazione a partire da luglio 2008: i titoli di stato a 10 anni continuano a comportarsi da beni rifugio e ad essere di conseguenza acquistati, e lo stesso ruolo viene assunto dal dollaro. A questo punto si ha il cambio di rotta da parte dell’indice DJP: dai massimi a 74$ di giugno 2008, l’indice perde oltre il 50% del suo valore, correlandosi in maniera indiretta con i titoli di Stato; uno dei motivi del loro crollo è dovuto anche alla stessa recessione: in un contesto economico di questo tipo, esse tendono a performare male; il motivo è da ricercare nella domanda dei consumatori e nella loro predisposizione a spendere: essendo in recessione, il “consumer spending” cala, e con esso anche la richiesta di materie prime e il loro prezzo, a causa della legge della domanda e dell’offerta; infatti: MINOR DOMANDA = DIMINUZIONE DEL PREZZO PERIODO GENNAIO 2009-DICEMBRE 2009 In tutto l’arco dell’anno solare 2009, i rendimenti del decennale salgono come conseguenza delle vendite sui titoli di stato e lo stesso dollaro si correla in maniera diretta con questi ultimi: l’effetto sulle materie prime è da manuale: una svalutazione della moneta rende più conveniente l’acquisto delle materie prime da parte degli investitori e il DJP, come conseguenza diretta, si tiene in trend rialzista per tutto l’arco di tempo analizzato. PERIODO DICEMBRE 2009-GIUGNO 2010 Verso la fine della crisi immobiliare assistiamo ad una “parità” dei titoli di stato, un rafforzamento del dollaro e un conseguente indebolimento del DJP. PERIODO GIUGNO 2010-APRILE 2011 Da giugno 2010 ad aprile 2011 i rendimenti dei titoli di stato non prendono un vero e proprio trend; ciò non è vero per gli altri due asset: il dollaro americano disegna un trend ribassista mentre il DJP uno rialzista. PERIODO APRILE 2011-AGOSTO 2013 Osserviamo come, da aprile 2011 ad agosto 2013, gli investitori abbiano spostato i loro capitali su titoli di stato e dollaro, andando a farli apprezzare. Il rafforzamento del dollaro ha poi pesato sull’indice delle materie prime, che in due anni e due mesi perde il 40% circa del suo valore. PERIODO AGOSTO 2013-GENNAIO 2015 Nei due anni successivi la musica non cambia, infatti assistiamo agli stessi trend da parte di tutte le tre asset classes osservate nel biennio precedente 2011-2013. PERIODO GENNAIO 2015-DICEMBRE 2016 Biennio 2015-2016 caratterizzato da una lateralizzazione da parte dei titoli di stato e da parte del dollaro USA; le materie prime continuano la loro caduta, portandosi ad un prezzo di 24$ circa. PERIODO DICEMBRE 2016-APRILE 2018 Tra tutti i periodi analizzati finora, questo è l’unico in cui le materie prime e i titoli di stato lateralizzano. La debolezza della valuta mondiale non riesce a rinvigorire il DJP. PERIODO APRILE 2018-CROLLO COVID 19 Il biennio 2018-2019 è stato caratterizzato da un acquisto di titoli di stato con corrispondente diminuzione del relativo rendimento e da un rafforzamento del dollaro americano, con conseguente deprezzamento da parte delle materie prime. PERIODO CROLLO COVID19-GIORNI NOSTRI Dai crolli dei mercati azionari di marzo 2020 abbiamo assistito ad una generalizzata vendita di titoli di stato, un non-definito trend da parte del dollaro ed un’esplosione da parte del DJP. LE DIFFERENZE TRA IL BREVE E IL LUNGO PERIODO L’aver analizzato la correlazione tra materie prime e titoli di stato a livello giornaliero e a livello settimanale ha messo in luce un argomento che vorrei chiarire: - Abbiamo assistito ad una correlazione inversa a livello settimanale - Abbiamo assistito ad una correlazione “mista” a livello giornaliero Che insegnamento dobbiamo trarne? Una correlazione può risultare “diversa” a seconda del timeframe in cui viene analizzata; abbiamo infatti scoperto come essa si mantenga piuttosto indiretta (e diretta se si fa riferimento ai rendimenti ma non ai titoli di stato) se studiata a livello settimanale, ma assume un atteggiamento “controverso” se si fa riferimento al timeframe giornaliero; riferendoci a quest’ultimo riusciamo infatti a trovare degli archi temporali in cui la correlazione indiretta non si palesa (giugno 2006-giugno 2007, giugno 2007-luglio 2008, dicembre 2009-giugno 2010 ed infine gennaio 2015-dicembre 2016). Per studiare una correlazione è quindi necessario scegliere un determinato timeframe, in quanto essa può risultare diversa a seconda che ci si riferisca al breve o al lungo periodo. LA CORRELAZIONE TRA MATERIE PRIME, TITOLI DI STATO E INFLAZIONE Il consumer price index gioca un ruolo fondamentale in questa correlazione. Qual è il motivo? Riflettiamo assieme: Ho già specificato diverse volte l’influenza che ha l’inflazione nelle obbligazioni (titoli di stato): se essa sale, è meno conveniente per gli investitori detenerle, per il fatto che il rendimento che loro otterrebbero da tale investimento sarebbe totalmente eroso dal CPI stesso. Quello che dobbiamo aspettarci quindi è una correlazione inversa tra inflazione e titoli di stato: più l’inflazione sale, più i titoli vengono venduti e viceversa. Per quanto riguarda le commodities, esse vanno a performare bene in territori inflattivi; perché? Perché esse sono le maggiori responsabili del dato oggettivo: più il loro prezzo sale, maggiori saranno le pressioni inflazionistiche. Basandoci su tutto quello esplicitato in questo paragrafo, cosa possiamo aspettarci? - In fasi di recessioni, i livelli di inflazione calano poiché la domanda di beni da parte di industrie, privati e cittadini diminuiscono dal momento che lo stesso “consumer spending” cala in maniera diretta e di conseguenza, dal momento che il mondo delle commodities è dominato dalla legge della domanda e dell’offerta, minore è la domanda, minore sarà il prezzo. Per quanto riguarda le obbligazioni, il concetto si capovolge: il calo dei prezzi al consumo le rende più appetibili in quanto il rendimento non sarebbe più eroso dal CPI; la conseguenza diretta è un loro acquisto; da non dimenticare anche il ruolo del decennale americano come bene rifugio, che tende ad apprezzarsi in momenti di risk-off. - In fasi di riprese ed espansioni economiche tutto si ribalta: l’inflazione vede degli aumenti a causa dell’aumento della domanda di beni, e da qui l’aumento di prezzo delle materie prime. Le obbligazioni diventano invece poco attraenti per i motivi spiegati poc’anzi. Questo è possibile osservarlo a livello grafico? RECESSIONE 2007-2009 RIPRESA ED ESPANSIONE ECONOMICA 2009-2011 RECESSIONE COVID-19 RIPRESA ED ESPANSIONE ECONOMICA 2020-2021 L’analisi termina qua. Essa è generalizzata a tutte le materie prime dal momento che ho correlato le obbligazioni ad un indice di esse. Prossimamente scriverò delle analisi che si incentreranno sulla correlazione tra le stesse obbligazioni e materie prime specifiche. Grazie per l’attenzione, Matteo Farci. di MatteoFarci6620