y 10anche i titoli italiani godono del rialzo della stazione macroeconomica globale. non arriveremo mai al rendimento di qualche decade fa ma certamente potremo rivedere ottimi rendimenti di LUCA.P0
CORRELAZIONE TRA RATINGS E RENDIMENTI DEI DECENNALI EUROPEIBuongiorno a tutti. Questa è un'analisi condivisa qualche giorno fa all'interno del mio blog. Ho tenuto una live qui su tradingview in cui tratto lo stesso argomento, tuttavia la registrazione è andata a rovinarsi a causa di rumori di fondo insopportabili. Martedi dovrebbe arrivarmi un nuovo microfono, ragion per cui registrerò un nuovo video e lo caricherò sul mio canale youtube. L’obiettivo di questa analisi è quello di costruire un modello grafico che esprima la forza e la debolezza di uno Stato attraverso i ratings, i rendimenti dei titoli di stato e i diversi spread, ricercando infine una correlazione con gli indici azionari. Per la prima volta aggiungerò una parte emotiva al suo interno, in maniera da farvi percorrere passo passo il sentiero che porta alla creazione di una mia analisi: come e dove nasce l’idea? Come ragiono per poterla metterla in pratica? Ma soprattutto: qual è il vero significato della frase “circondarsi di persone positive fa bene a te e alla tua creatività”? IL PENSIERO DI UN TRADER In una delle sue più celebri citazioni, Einstein diceva che “la creatività è contagiosa: trasmettila”. Non è tuttavia facile trovare quel tipo di persona tale da esaltare le tue qualità. Mi ritengo fortunato ad aver conosciuto un’amica che ama definirsi “poliedrica” culturalmente parlando. A me piace definirla proficua e propositiva, non solo per se stessa ma anche per me. Qualche giorno fa discutevamo riguardo una nuova proposta presentata dalla Commissione Europea per scrivere norme comuni che puniscano allo stesso modo la violenza di genere e domestica in tutti i Paesi membri dell’Unione Europea. Dopo esserci dilungati per qualche minuto sull’argomento, il discorso è caduto sull’Italia, in particolare su come essa stia particolarmente risentendo del conflitto tra Russia e Ucraina. A questo punto le ho chiesto se conoscesse “Fitch”, ossia l’agenzia di ratings che assegna un giudizio ad uno stato basandosi sulla sua solidità. L’obiettivo della domanda era quello di spiegarle che il rating “BBB” etichettato alla nostra nazione significasse il fatto che la stessa avesse adeguate capacità di rispettare gli obblighi finanziari. Non conoscendo lei l’agenzia e i vari ratings, ho allora pensato : ”posso trovare un modo grafico per spiegarle cosa sono i famosi ratings di Fitch?” Questi modi grafici saranno gli stessi che affronterò in questa analisi con voi. Qual è l’aspetto psicologico che voglio trasmettervi? Da un lato la capacità di “pensare fuori dagli schemi” per trovare una soluzione grafica ad un problema (che potrebbe far di me forse una persona creativa, sarete voi a giudicare i miei lavori) dall’altro lato una persona proficua e propositiva tale da stimolare questa mia caratteristica. Avete capito ora l’importanza della frase “circondarsi di persone positive fa bene a te e alla tua creatività”? Spero di essere stato chiaro. Detto questo, dal momento che l’obiettivo dell’analisi non è quello scrivere il componimento poetico “A Silvia” (visto che è quello il nome dell’amica in questione), concentriamoci sulla parte dell’analisi tecnica e fondamentale: • Che tipo di agenzia è Fitch? • Che tipo di informazioni possiamo ricavare dai suoi ratings? • Esiste un modo grafico per poter capire la stabilità di uno stato? • Come possiamo correlare le informazioni ricavate con gli indici azionari relativi ai diversi Paesi? FITCH RATINGS INC. E’ un’agenzia internazionale di rating fondata nel 1913 da John Knowles. Un rating non è altro che un “giudizio” o una “valutazione” espresso/a in base alla capacità di uno Stato di pagare o meno i proprio debiti. Entrando nel particolare, un rating dà quindi la misura di quanto uno Stato è capace di adempiere al proprio compito di debitore, eseguendo la prestazione legata ad una particolare obbligazione, estinguendo così il rapporto obbligatorio. Detto in maniera più semplice, vedetela così: se prestassimo dei soldi ad uno Stato (come può essere l’Italia), quanto quello stesso Stato sarebbe capace di restituirci lo stesso capitale con un interesse riconosciuto? Sono stato chiaro? Se ci pensate bene, esso ci da anche la misura di quanto uno Stato rischi il default, ossia quella particolare situazione in cui lo stesso non è più capace di onorare le obbligazioni assunte non riuscendo a pagare i debiti al creditore (questa è quella particolare situazione finanziaria definita “insolvenza sovrana”). Ricordate: • Il debitore è quel soggetto (una particolare azienda o uno Stato) che riceve del denaro (o un particolare servizio) in prestito che si impegna poi a restituirlo in una data futura con un particolare interesse • Il creditore è quel soggetto (una persona fisica o un ente) che presta del denaro in cambio di una sua restituzione futura con un interesse riconosciuto I diversi ratings assegnati sono espressi in termini di lettere e in segni + o – che vengono aggiunti alla fine delle stesse per affinare le valutazioni: • AAA: è la valutazione migliore che si possa avere ed indica uno stato con eccellenti capacità di onorare le obbligazioni assunte • AA+: è una valutazione riferita ad un rischio di default estremamente basso. Indica una capacità molto elevata da parte di uno stato di adempiere al proprio compito di debitore. Il ripagamento di un debito è poco influenzato da avvenimenti e condizioni esterne • AA E AA- : ratings riservato a Stati che presentano ottime capacità di onorare le obbligazioni assunte. Sono minime le differenze con il rating AA+ • A+, A E A- : ratings riservati a Stati che presentano buone capacità di ripagamento del debito. Gli impegni di pagamento sono però più vulnerabili ad avvenimenti/condizione esterne avverse • BBB+, BBB E BBB- : Aspettative di default basse; rating associato ad uno Stato con una capacità adeguata di far fronte agli impegni di pagamento. Tuttavia, avvenimenti e condizioni esterne avversi hanno maggiore probabilità di compromettere questa capacità. • BB+, BB E BB- : Valutazione che denota un'elevata vulnerabilità di default, particolarmente in caso di condizioni economiche e fattori esterni avversi. • B+, B E BB- : Ratings assegnati a Stati con un’elevata vulnerabilità di default, tuttavia gli impegni di rispettare gli obblighi finanziari sono ancora presenti. La capacità futura di far fronte a questi impegni, invece, è vulnerabile al peggiorare delle condizioni economiche e dei fattori esterni. • CCC+, CCC E CCC- : Questi ratings denotano possibilità di rischio di default. La solvibilità delle obbligazioni assunte dipende prevalentemente da condizioni economiche e finanziarie favorevoli. • CC: Rating utilizzato per indicare un rischio di default probabile. La solvibilità delle obbligazioni dipende prevalentemente da condizioni economiche e finanziarie favorevoli • C: Rating utilizzato per indicare un rischio di default imminente. Associato a Stati in probabile bancarotta o in ritardo nei pagamenti • D: indica lo stato di default Tutti gli Stati con valutazioni comprese tra AAA e BBB- sono considerati a “buona affidabilità”, mentre gli altri compresi tra BB+ e C sono definiti “Junk Bonds”, tradotto in italiano “obbligazioni spazzatura” Quelli considerati finora sono delle valutazioni a lungo termine. Esistono però anche quelle a breve termine: • F1+ : Valutazione che indica la più elevata capacità di rispettare le scadenze di pagamento del debito; il segno "+" denota una capacità eccezionale di far fronte agli impegni finanziari • F1: Valutazione che indica la più elevata capacità di rispettare le scadenze di pagamento del debito • F2: Valutazione che indica una buona capacità di rispettare le scadenze di pagamento del debito • F3: Valutazione che indica un’adeguata capacità di rispettare le scadenze di pagamento del debito • B: Valutazione che indica minime capacità di rispettare le scadenze di pagamento del debito. Si ha una vulnerabilità nel breve periodo a situazioni di instabilità economica e finanziaria. • C: Valutazione che indica elevate possibilità di default. Il rimborso delle obbligazioni è strettamente dipendente da situazioni economiche e finanziarie favorevoli • D: indica lo stato di default Oltre a Fitch, sono altresì conosciute Standard & Poor’s e Moody’s Investor Service. Torniamo a noi; dopo aver analizzato i vari ratings, la domanda sorge spontanea: quali sono gli stessi assegnati agli Stati Europei? • GERMANIA: AAA • SVIZZERA: AAA • FRANCIA: AA- • BELGIO: AA- • SPAGNA: A- • ITALIA: BBB • GRECIA: BB+ • RUSSIA: C *ho voluto considerare anche la Russia visto il suo declassamento a C qualche settimana fa in maniera tale da mostrarvi la grande differenza con gli altri Stati Europei E’ POSSIBILE COSTRUIRE UN MODELLO GRAFICO TALE DA CAPIRE LA STABILITA’ DI UNO STATO? IL MIO RAGIONAMENTO Per capire come poter costruire il modello grafico, bisogna ragionare sul rendimento associato ad un obbligazione, in particolare alla frase: “se prestassimo dei soldi ad uno Stato, quanto quello stesso Stato sarebbe capace di restituirci lo stesso capitale con un interesse riconosciuto?”; capito questo e avendo analizzato i vari ratings di Fitch, cosa possiamo aspettarci? Che gli investitori andrebbero chiaramente a richiedere un rendimento alto per quelle obbligazioni (o titoli di stato) di Paesi con ratings medio/bassi (da BB+ a C) e un rendimento relativamente basso per tutti quelli con ratings alti (al di sopra di BB+ fino ad arrivare ad AAA). Questo perché accade? Per un semplice motivo: se un investitore decide di finanziare uno Stato con la possibilità concreta che esso entri in default, è normale che richieda un rendimento maggiore per il suo investimento visto il rischio a cui si espone; chi, a parer vostro, scommetterebbe su un paese economicamente parlando “instabile” senza aspettarsi un grosso ritorno economico? Ragionamento opposto qualora lo stesso decidesse di investire su uno stato stabile con un alto rating: il rendimento atteso sarebbe basso dal momento che il rischio associato sarebbe praticamente inesistente. Come obbligazioni consideriamo i titoli di stato a 10 anni di tutti i Paesi Europei: In base al ragionamento appena fatto, che tipo di rendimenti sui decennali dei vari Stati Europei dovremmo aspettarci? Rendimenti bassi per quei paesi con un rating alto e rendimenti più alti per quelli con rating più basso. Vediamo se questo è dimostrato a livello grafico: Come potete osservare dalla grafica, l’ipotesi è confermata; i rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni sono via via decrescenti man mano che ci si avvicina a rating sempre più alti: se acquistassimo un titolo di Stato Tedesco non potremmo aspettarci un grande rendimento visto il bassissimo rischio di default; ciò non è vero per la Russia: poco tempo fa la Nazione è stata declassata a C(rischio di default imminente): qual è l’interesse riconosciuto qualora si decidesse di acquistare un titolo esponendosi ad un rischio così elevato? Il 19%. Spero di essere stato abbastanza chiaro. IL MOTIVO PER IL QUALE IL BUND TEDESCO E’ CONSIDERATO UN BENE RIFUGIO Avete ora capito il motivo per il quale il decennale tedesco viene acquistato in momenti di incertezza economica, finanziaria e/o geopolitica? Perché in momenti di risk off si ricerca il rendimento “sicuro” e lo Stato Germania va a rappresentarlo in maniera perfetta visto il suo rating AAA. Questo perché? Perché è possibile che un’azienda possa fallire negli stessi momenti di incertezza, ma non uno Stato tanto forte e solido! Quindi, per non rischiare di perdere soldi, gli investitori preferiscono investire in uno Stato stabile che, ad esempio, nel suo indice azionario (ad alto rischio), e questo è ben rappresentato in questa grafica: SFRUTTARE IL PRINCIPIO DEGLI SPREAD PER CAPIRE LA STABILITA’ DI UNO STATO L’idea è ora quella di costruire dei grafici che ci possano indicare la stabilità di uno Stato, che non è altro che l’obiettivo di questa analisi. Come possiamo operare? Utilizzando il concetto di spread. Consideriamo innanzitutto il titolo di stato tedesco a 10 anni (dal momento che la Germania è considerata il paese europeo più solido) e, successivamente, utilizziamo esso come sottraendo dello spread e come minuendo i rendimenti dei diversi paesi europei, inserendo nella barra di ricerca di tradingview i seguenti codici: • FR10Y-DE10Y -> SPREAD FRANCIA-GERMANIA • BE10Y-DE10Y -> SPREAD BELGIO-GERMANIA • ES10Y-DE10Y -> SPREAD SPAGNA-GERMANIA • IT10Y-DE10Y -> SPREAD ITALIA-GERMANIA • GR10Y-DE10Y -> SPREAD GRECIA-GERMANIA • RU10Y-DE10Y -> SPREAD RUSSIA-GERMANIA La differenza ottenuta dai diversi spread ci indicherà la forza e la credibilità dei singoli Stati. Quello che otteniamo è questo: Com’è da leggere questo grafico? Più uno spread sale verso l’alto, più il rendimento del decennale di uno Stato Europeo cresce rispetto a quello tedesco; dal momento che il rendimento è associato al rischio e più alto esso è più uno Stato è considerato poco affidabile, ne conviene che più uno spread sale verso l’alto, più uno Stato è da considerarsi rischioso qualora ci si volesse investire. Questo è possibile dimostrarlo in maniera grafica? Assolutamente si. CORRELAZIONE TRA INDICI AZIONARI E SPREAD TRA PAESI EUROPEI E BUND TEDESCO • FRANCIA: Per ricercare questa correlazione utilizzerò il coefficiente di correlazione impostato a 20 periodi. Nella grafica potete osservare in nero lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato francesi a 10 anni e il riferimento Bund tedesco: da fine anni 80’ al 2007 circa non è visibile una vera e propria correlazione: ciò è dimostrato dal coefficiente che non assume una vera e propria posizione, né in territorio positivo che in quello negativo (infatti va ad oscillare tra i due estremi). La musica cambia dal 2007 ad oggi: la correlazione si mantiene prevalentemente negativa: più lo spread sale, più un paese è considerato meno affidabile, più gli investitori tolgono capitali dall’indice azionario per poterli ridistribuire in paesi più appetibili. • BELGIO Situazione belga pressoché identica a quella francese vista precedentemente. La correlazione inversa tra i due asset ha inizio dal 2007. • SPAGNA Trattandosi di Spagna, troviamo delle piccole differenze: la correlazione si mantiene negativa tra il 1994 e il 2000 e tra inizi 2008-giorni nostri, mentre la zona di correlazione non determinabile è quella compresa tra gli anni 2000-inizi 2008. • ITALIA Dispiace non avere abbastanza dati storici per il FTSE MIB. Basandoci su quello che offre tradingview, possiamo comunque notare similitudini rispetto agli esempi precedenti: forte correlazione negativa dal 2007 in poi, non determinabile negli anni prima. • GRECIA Ho trovato ancora meno dati per quanto riguarda l’indice azionario greco. Ho provato a raggirare il problema utilizzando l’etf “GREK” che riprende le performance di prezzo dell’indice MSCI All Greece Select 25/50. Osserviamo una pesante correlazione negativa dal 2013 ad oggi. E’ evidente il fatto che lo spread sia osservato attentamente da parte degli investitori. • RUSSIA Giungiamo infine alla Russia, declassata poco tempo fa al rating C. Non c’è nulla da aggiungere rispetto a quello detto fin’ora: correlazione negativa tra indice azionario e spread! CONCLUSIONI Spero di essere stato chiaro esponendo questo argomento. E’ importante capire lo stato di salute di un particolare Paese qualora lo scegliessimo come destinazione dei nostri investimenti. Come avrete ben notato dalle ultime grafiche, gli indici azionari sono strettamente collegati allo spread dei Paesi considerati con il Bund tedesco. Se uno Stato si dimostra debole, è difficile che esso possa registrare delle performance azionarie positive. Dal 2007 ad oggi è stato così; che sorprese ci riserverà il futuro? MATTEO FARCI di MatteoFarci15
y10 itafacendo un po' da economista con a situazione attuale vedere rendimenti anche più alti potrebbe essere auspicabile ma la partita si giocherà con la ecb e sopratutto sull'arrivo die fondi del pnrrdi LUCA.P0
BCE e dati inflazione abbattono i bond 10.03.2022Le buone notizie che il mercato attendeva non sono arrivate. L'inflazione USA è ad un soffio dal 8% ed il rialzo dei tassi è praticamente assicurato. I bond ahnno reagito male anche alle decisioni della BCE, il BTP ha perso 3 figure riaprendo lo spread sopra 160. Mercati azionari in ampia oscillazione dopo aver raggiunto l'obiettivo minimo del rimbalzo di ieri. Vediamo il quadro.12:49di GiuseppeMessina17
Accelerazione al ribasso per il differenziale US10Y - US02YIl grafico in figura mostra la differenza tra i rendimenti dei titoli di stato Americani a 10 anni e quelli a 2. Quando il valore di questa differenza si riduce, i rendimenti dei titoli di stato Americani a 2 anni, performano meglio di quelli a 10, poiché gli investitori vedendo incertezza nel breve termine, tendono a vendere obbligazioni a brevi scadenze, alimentandone l'aumento del tasso di interesse. Quando preoccuparsene? Nel caso in cui il differenziale risulti negativo, il sentiment di mercato del mondo obbligazionario potrebbe anticipare uno storno di mercato. Da una analisi di Backtesting, valori negativi di questo indice hanno rispettivamente anticipato: Bolla Dot-com, Crisi Subprime, Crollo causato da pandemia. Riaccadrà? Non è detto, ma è bene osservare di tanto in tanto questo grafico per monitorare le possibili correlazioni tra mondo obbligazionario e mondo azionario. Buon Trading a tutti!di Coneicom440
us10ycorrezione completata e conferma di ripartenza del trend di fondo Dott. Paolo Nasta Head Trader - Oros Financial GroupLongdi UnknownUnicorn117106420
CORRELAZIONE TRA ARGENTO E LO SPREAD DEI TITOLI DI STATO USABuongiorno a tutti. Sapete quanto mi piaccia correlare i diversi asset finanziari tra loro, includendo anche l’economia; per questo, oggi vi propongo una correlazione particolare tra il mondo delle commodities e quello delle obbligazioni: la correlazione tra l’argento e lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato a 10 anni e 2 anni. Adesso proverò a far luce sul motivo di tale rapporto e perché è importante guardarlo. L’ARGENTO COME METALLO INDUSTRIALE Avrete di certo sentito definire l’argento come “metallo industriale”. Vi siete mai chiesti il motivo? Ciò dev’essere ricercato nell’utilizzo del metallo stesso: non solo è tra i protagonisti nel campo della gioielleria, ma anche in svariati campi industriali, tutti diversi tra loro. Il motivo è da ricercare nelle sue caratteristiche fisiche: esso è il miglior conduttore di elettricità, con una conducibilità maggiore del 4%/8% rispetto a quella del rame. Altre caratteristiche fisiche che contraddistinguono questo metallo sono la brillantezza, la malleabilità e la duttilità. I diversi utilizzi in campo industriale spaziano dalla saldatura delle leghe alle batterie, dall'odontoiatria al rivestimento di bicchieri; viene utilizzato per la produzione di chip led, nella medicina, per la fabbricazione di reattori nucleari, nel campo della fotografia, dell'energia solare o fotovoltaica, per la predisposizione dei chip RFID, per la produzione di semiconduttori, touch screen, nella purificazione delle acque, per la produzione di conservanti per il legno e per numerosissimi altri usi industriali. Insomma, come potete ben notare non è solo un metallo “prezioso” IL MOVIMENTO DELL’ARGENTO NEI CICLI ECONOMICI La domanda da porsi, a parer mio, è questa: quando c’è maggior possibilità che il metallo si apprezzi o si deprezzi? Per provare a dare una risposta logica e facendo riferimento ai diversi cicli economici a cui si può andare incontro e alla legge della domanda e dell’offerta che governa il prezzo delle materie prime, la risposta è immediata: tenderà ad apprezzarsi in cicli economici favorevoli alla crescita e all’espansione, mentre andrà a deprezzarsi in cicli economici di rallentamento, contrazione o, se volessimo continuare, recessione o depressione. In un’idea datata di qualche mese avevo trattato argomenti riguardanti i cicli economici, vi allego il link qua sotto: Per chiarire il concetto, in una ripresa e successiva espansione economica (dall’estate 2020 alla fine del 2021 circa) la domanda e la fiducia dei consumatori è forte, e questo potete ben notarlo dai dati che potete reperire su internet; tipicamente abbiamo alti valori per quanto riguarda le vendite al dettaglio, la produzione industriale, i valori dei PMI e la fiducia dei consumatori stessa. L’aumento della domanda di beni (e servizi) da parte dei consumatori va poi a riflettersi sui produttori degli stessi beni, che andranno ad ordinare maggiori quantità di materie prime (importante guardare in questo caso gli indici dei direttori agli acquisti nel settore manifatturiero, PMI) facendo aumentare, per la legge della domanda e dell’offerta, il prezzo del sottostante richiesto. Questa è in genere la dinamica di prezzo che seguono le materie prime. Vi mostro una grafica in cui correlo i valori del PIL USA anno/anno e il prezzo dell’argento per chiarire meglio il concetto: Ho considerato come riferimento due periodi storici particolari: la crisi del 2008 e quella del 2020. E’ importante notare come il dato macroeconomico e il metallo industriale siano particolarmente correlati durante la recessione e successiva ripresa economica. E’ molto importante considerare un qualcosa di fondamentale: la correlazione tra crescita e decrescita economica e argento è a parer mio da considerare solo in un arco temporale relativamente ristretto (dagli anni 2008/2010 ad oggi) in quanto l’argento stesso non è stato sempre stato un materiale così tanto industrializzato come lo è in questi ultimi anni, appunto. Considerate il fatto che negli ultimi anni le tecnologie si sono evolute in maniera molto repentina , così come la green economy e così, chiaramente, la domanda delle industrie nei riguardi del metallo. Quindi, concludendo, una correlazione tra una crescita/ espansione o rallentamento/recessione è valida soltanto quando il materiale preso in considerazione ha effettivamente un ruolo industriale di primaria importanza. Ora, per completezza, includo nello stesso grafico gli altri parametri macroeconomici considerati precedentemente (vendite al dettaglio, consumer confidence e PMI). Come potete osservare, la correlazione è particolarmente rivelante in momenti di recessione o ripresa. Vi voglio far osservare un’ultima cosa, poi passerò alla correlazione con lo spread tra rendimenti dei titoli di stato a 10 e 2 anni: Focalizzate l’attenzione verso l’ultimo rettangolino di color verdino sulla destra e notate come in quell’area (da giugno a settembre 2021) i dati macroeconomici abbiano subito una decelerazione. Prestate ora attenzione all’argento: vedete come esso è stato reattivo nel rispondere al rallentamento degli altri? LO SPREAD TRA I RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO A 10 E 2 ANNI Dopo aver trattato argomenti riguardanti l’uso e la domanda relativa all’argento e i periodi in cui esso è più o meno richiesto, possiamo ricercare la stessa correlazione con uno dei barometri economici da me più utilizzati e probabilmente tra i più utili: lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato a 10 e a 2 anni. Parlo spesso di questo spread, che non è altro che la differenza tra il rendimento del un titolo di stato USA a 10 anni (a scadenza lunga) e quello a 2 anni (scadenza corta). Lo spread si ottiene facilmente: è necessario selezionare nella barra di ricerca la dicitura “US10Y-US02Y”: Come spiego nel riquadro azzurro, uno spread rialzista appartiene tipicamente a una ripresa ed espansione economica mentre uno ribassista ad un rallentamento economico; questo perché? Il motivo è da ricercare nella curva dei rendimenti. Ora costruirò due curve dei rendimenti: quella datata al 1 gennaio 2021 e quella datata un anno dopo, al 26 gennaio 2022, e poi spiegherò: Notiamo innanzitutto come le due curve dei rendimenti siano piuttosto diverse tra loro. Ci sono sostanzialmente due grandi differenze: una nella parte a scadenze brevi e una in quella a scadenze lunghe; la differenza è da ricercare nei diversi cicli economici in cui la stessa curva è stata costruita: notiamo come la parte della curva a scadenze brevi del 1 gennaio 2021 non è tanto ripida quanto lo è stata invece fino al 26 gennaio 2022: questo perché la parte breve è influenzata dalle aspettative per la politica monetaria della Federal Reserve: aumenta quando ci si aspetta che la FED aumenti i tassi (come succederà a marzo verosimilmente) e diminuisce quando ci si aspetta che i tassi di interesse vengano ridotti (come è successo, appunto, durante lo scoppio della pandemia). La seconda grande differenza è riscontrabile nella parte a scadenze più lunghe: notate come le scadenze lunghe della curva del 1 gennaio 2021 siano più “ripide” di quelle della curva del 26 gennaio 2022, in cui addirittura i rendimenti a 20 anni hanno superato in valore % quelli a 30 anni? Questa differenza, come nel caso delle scadenze corte, è da ricercare nei diversi cicli economici a cui appartengono le due diverse estremità. Esse, infatti, sono influenzate da diversi fattori, tra i quali le prospettive sull’inflazione: la porzione lunga del 1 gennaio 2021 era più ripida poiché la paura degli investitori nei riguardi del consumer price index era di rilevante importanza: questo perché? Perché l’inflazione è capace di erodere guadagni futuri. Considerando la questione in maniera molto pratica, che senso ha per un investitore acquistare un’obbligazione a 10 anni se poi, dopo 10 anni, il premio (o il rendimento) garantito dalla stessa obbligazione ha perso quasi tutto il suo valore a causa di un’alta inflazione? Ha ben poco senso. Per questo motivo, in quel periodo gli operatori vendevano obbligazioni a lunga scadenza, facendo aumentare i relativi rendimenti (per il rapporto inverso che esiste tra un’obbligazione e il suo rendimento, se si vendono obbligazioni a 10 anni, gli stessi rendimenti riferiti alla stessa obbligazione salgono). Riagganciandoci allo stesso discorso, ha però senso comprare un’obbligazione a lunga scadenza quando l’inflazione inizia a non costituire più un ostacolo, e questo accade quando le banche centrali applicano politiche monetarie restrittive (come l’aumento dei tassi di interesse): allora, in questo caso, gli operatori iniziano a ricomprare obbligazioni a più lunga durata, facendo abbassare il rendimento: quello appena descritto è il motivo dell’appiattimento dell’estremità lunga del 26 gennaio. *mi sono abbastanza dilungato in questo aspetto perché spesso ricevo molte domande riguardanti questo particolare argomento LA CORRELAZIONE TRA ARGENTO E LO SPREAD TRA I RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO A 10 E 2 ANNI Per concludere, abbiamo quindi capito che a uno spread rialzista appartiene un periodo economico favorevole per le aziende (facile accesso al credito grazie ai tassi di interesse bassi o prossimi allo zero), per i consumatori e per la loro domanda. Viceversa, a uno spread ribassista corrisponde un rallentamento per le aziende (accesso al credito non più tanto favorito a causa delle strette monetarie della banca centrale di riferimento) e un rallentamento anche da parte dei consumatori; quindi, che correlazione possiamo aspettarci tra lo spread e il silver? Una correlazione positiva. Dimostriamolo graficamente: Come potete notare, la correlazione c’è. Non possiamo parlare di una correlazione diretta perfetta (ossia uguale a 1), però possiamo affermare con certezza che, nel lungo periodo, c’è eccome. Questa correlazione è più apprezzabile in un grafico settimanale e non giornaliero: Come dicevo precedentemente, è importante considerare che la correlazione tra crescita e decrescita economica e argento è a da considerare solo in un arco temporale relativamente ristretto (dagli anni 2008/2010 ad oggi) in quanto l’argento stesso non è stato sempre stato un materiale così tanto industrializzato come lo è in questi ultimi anni. Questo possiamo osservarlo graficamente grazie a questo grafico mensile: L’idea termina qua, spero vi sia piaciuta ma soprattutto che sia stata utile. Analisi e ricerche di questo tipo nascono dalla mia curiosità e passione nei confronti di questa materia; esse mi sono utili per avere una visione sempre chiara dei mercati, delle varie correlazioni e anche per massimizzare i profitti. L’obiettivo di questa analisi focalizza l’attenzione verso l’estrema importanza che riveste un determinato ciclo economico e poi come questo si ripercuote nei prezzi dell’argento. Ritengo quindi che questa sia una correlazione da osservare a cadenza mensile. Non meno importanti sono i vari report rilasciati da diverse agenzie, tra le quali il Silver Institute di cui parlo spesso, che possono far muovere il prezzo del sottostante al rialzo o al ribasso nel breve periodo. Volevo aggiungere che ho intenzione di creare un canale personale come tanti altri utenti di tradingview. Vi comunicherò quando il progetto sarà ultimato, rispettando chiaramente le linee guida imposte da tradingview stesso. Per qualsiasi informazione, lasciate un commento oppure mandatemi un messaggio nella mia pagina Instagram. Matteo Farci Selezione editorialedi MatteoFarci101022
Nasdaq ritenta il rimbalzo 24.01.2022Mercati caratterizzati da volatilità altissima e panic selling in prosecuzione al ribasso profondo di venerdi. Molte volte in passato al "venerdi nero" ha fatto seguito un lunedi altrettanto pesante. Nel caso di oggi abbiamo assistito ad un "lieto fine" grazie al poderoso recupero e allo short covering delle ultime due ore. In teoria si apre la strada al test dei vecchi supporti che era stato abbozzato già a metà della settimana scorsa, prima che le vendite travolgessero i compratori nella giornata di venerdi. Il petrolio resta in tensione quindi attenzione perchè la volatilità potrebbe proseguire una volta scaricati gli eccessi di breve. Vediamo il quadro.09:36di GiuseppeMessina5520
Diversificazione, titoli di stato , effetti in conto capitale.L’innalzamento dei tassi sta lentamente, ma prevedibilmente, scuotendo i portafogli azionari, per il tramite di aggiustamenti nelle scelte di allocazione degli operatori finanziari. In particolare, come al solito è importante andare a verificare i movimenti del comparto obbligazionario. Andando ad analizzare i rendimenti dei titoli di stato Americani, possiamo notare quanto essi siano incrementati nell’ultimo periodo ed in particolare, osservando la scadenza a 10 anni, si è quasi raggiunto uno yield dell’1,90% (valori antecedenti alla crisi del covid). Si avranno, pertanto, nuove emissioni obbligazionarie a tassi maggiori, con contestuale perdita di valore in conto capitale relativamente le precedenti emissioni. Chi comprerebbe titoli già presenti sul mercato, se il nuovo debito verrà emesso a tassi più alti? Andando poi ad analizzare nel dettaglio l’andamento delle quotazioni del decennale americano, notiamo che il prezzo sembrerebbe voler raggiungere un importante livello di supporto (grafico sotto) in area 94. Cosa comporta in termini di investimento? In una situazione del genere, si può cominciare a prendere posizione nel mercato obbligazionario, in maniera prudente, senza mai andare a dimenticare due cose fondamentali: 1) Le banche centrali potrebbero prevedere politiche ancora più restrittive, con ulteriore effetto negativo sul controvalore dei bond; 2) Il dato sull’inflazione è ancora alto. Seppur l’investimento in treasuries viene considerato in dottrina come risk free, è conveniente investire in titoli di stato ad un rendimento dell’1,90% con una dato inflattivo al 7% circa? Negli investimenti, l’equilibrio è fondamentale. Dipende tutto dalle nostre aspettative temporali e dai nostri obiettivi. In parte la quotazione del bond americano a 95, può sembrare attraente e ghiotta per cominciare ad accumulare posizioni. D’altro canto, sarebbe folle allocare il portafoglio totalmente in bond (come ho visto fare da alcuni “investitori” durante le emissioni del BTP Italia ). La diversificazione, come al solito è la giusta risposta, e per quanto ci troviamo in una community dedita alla speculazione, alla passione per lo stock picking e cripto, non dobbiamo mai dimenticare le regole base dell’investimento di lungo termine e di gestione di portafogli multi asset. di DomenicoIvanPontillo6
BITCOIN, SPREAD TITOLI DI STATO,GOOGLE TRENDS E DIVERSI SETTORISalve ragazzi, stamani voglio parlarvi di una correlazione che negli ultimi tempi si sta venendo a verificare tra il Bitcoin e i cicli economici, utilizzando anche uno strumento come google trends con il fine di capire l’appetito che hanno i retailers verso la crypto. La correlazione, in particolare, è tra il Bitcoin e lo spead tra i rendimenti dei titoli di Stato Usa a 10 anni e quelli a 2 anni. Questo tipo di rapporto, direi diretto, si è venuto a creare negli ultimi tempi, in particolare allo scoppio della pandemia, dopo il crollo dei mercati finanziari a marzo 2020. La correlazione di cui parlo è questa: Cercherò ora di provare a far chiarezza. LO SPREAD TRA UN RENDIMENTO DI UN TITOLO A SCADENZA LUNGA E UNO A SCADENZA CORTA Nel grafico notiamo con la linea blu lo spread (ossia la differenza) tra i rendimenti dei titoli di stato a 10 anni e i rendimenti dei titoli di stato a 2 anni. La forma e il trend di questo spread danno tipicamente informazioni utili riguardo il mondo obbligazionario e le aspettative relative all’economica presente e futura da parte degli investitori. Uno spread con un trend rialzista, come quello visto tra la fine di febbraio 2020 e fine marzo 2021, va ad identificare una curva dei rendimenti “steeping” o “inclinata positivamente”; si ha uno spread o viceversa una curva dei rendimenti di questo tipo quando i rendimenti delle varie obbligazioni a diversa scadenza salgono, creando appunto un inclinazione positiva; si ha una forma di questo tipo quando gli operatori iniziano a scontare una ripresa/espansione economica o per paura di inflazione: è così che vanno a concentrarsi su strumenti a più alto rischio e rendimento (azioni) e scaricano strumenti a basso rischio, ossia obbligazioni: per il rapporto inverso che esiste tra obbligazioni e rendimenti, più si vendono obbligazioni e più i rendimenti salgono, quindi più obbligazioni si vendono a tutte le scadenze, più la curva si inclina positivamente e più lo spread tra i 10 anni e i 2 anni si allunga (stessa cosa vale per lo spread a 20 anni meno quello a 1 anno). Viceversa, quando si prevede un rallentamento economico (in particolare, quando la banca centrale alza i tassi di interesse per calmierare l’inflazione venutasi a creare in ripresa/espansione economica), la curva dei rendimenti tende ad appiattirsi, soprattutto nelle scadenze lunghe (a 10,20 e 30 anni, come sta accadendo appunto ora) e di conseguenza lo spread va a restringersi. Perché lo spread si restringe? Perché in linea teorica gli investitori scaricano obbligazioni a breve scadenza (questo perché non conviene tenere obbligazione quando il tasso di guadagno reale, ossia quello aggiustato all’inflazione, è praticamente nullo) facendo di conseguenza salire i rendimenti, e comprano obbligazioni a più lunga scadenza, scontando un’economia stabile nel futuro e non nel presente, facendo di conseguenza scendere i rendimenti e andando, quindi, a restringere lo spread. Per maggiori informazioni, vi allego qui un’idea pubblicata riguardo il mondo obbligazionario e la curva dei rendimenti. Spiego tutto in maniera più dettagliata: LA MODA DEL BITCOIN Lo so, il titolo è un pò provocatorio. Il bitcoin è un asset che spopola già da diverso tempo tra tutti gli operatori. Agli operatori voglio aggiungerci anche tantissimi retailers che si sono aggiungi al treno del 2020, quando il suo prezzo è iniziato a crescere in maniera impressionante: basti pensare che nell’impulso del “lockdown”, il prezzo ha fatto segnare un esorbitante +700% circa. Questo è probabilmente ciò che ha interessato praticamente tutti: un asset che cresce e basta, sicuro e che ti permette, comunque vada, di guadagnare. Non avete mai sentito dire in questi ultimi 2 anni frasi del tipo: “Compra bitcoin, sale e basta..buttati sulle crypto, diventerai ricco..le crypto sono l’unico modo per guadagnare in maniera sicura…le crypto sono lo strumento migliore del mondo…” Ebbene..io si! E non poche volte, ma tantissime. Detto che le crypto, con le strategie giuste, sono tradabili (come qualsiasi altro strumento), il “compra le crypto, saliranno sempre” mi ha spinto a scrivere questa idea. Ho innanzitutto utilizzato “google trends”, che è uno strumento utilissimo che ci permette di tracciare la quantità di parole ricercate sul motore di ricerca google, appunto. Ho digitato la parola “bitcoin”, impostando i settaggi in maniera da tracciare il numero di volte in cui la parola è stata cercata da 2012 ad oggi e mi è apparso questo grafico che ora analizzeremo: trends.google.it Guardando il grafico, notiamo essenzialmente due picchi: uno a dicembre 2017 e uno a febbraio 2021. Ora, analizziamo il tutto riferito al grafico di BTCUSD: Come possiamo notare, il picco di ricerca di dicembre 2017 aveva portato ad un picco del prezzo che, da qualche mese a dicembre 2017, aveva segnato un +600% circa. Stessa cosa è praticamente accaduta a febbraio 2021, tant’è che da inizi 2020 allo stesso febbraio 2021 il prezzo ha segnato una performance del +700%. Cosa possiamo notare da ciò? Che sembra che ci sia abbastanza correlazione tra il numero di volte in cui la parola viene ricercata e la perfomance relativa: più la parola è di moda, più il prezzo sale (e da qui deriva il titolo provocante). Continuando a riferirci al grafico di google trends, vediamo come il trend, dopo aver formato una sorta di doppio massimo tra febbraio e maggio 2021, è sceso e ora sta lateralizzando. L’appetito verso il Bitcoin sta finendo? Chi lo sa. CORRELAZIONE SETTORI DIFENSIVI E BITCOIN Vi riporto ora la correlazione che ha avuto il Bitcoin con i 3 settori difensivi dell’S&P500: il settore dei beni di prima necessità, il settore utilities e quello sanitario. Vediamo come tutti e 3 i settori abbiano avuto una correlazione inversa con la crypto, fatta eccezione del settore sanitario tra la metà e la fine del 2020 (XLV è probabilmente salito in quell’arco temporale poichè gli operatori scontavano il fatto che il settore, appunto, avrebbe trovato un rimedio al covid creando un vaccino). Vi siete chiesti il motivo per cui ho cercato questa correlazione? Per un semplice motivo: i settori difensivi vengono considerati tali per il fatto che vanno ad apprezzarsi in momenti di incertezza economica e relativa (o possibile) instabilità: questo lo considero una sorta di “termometro” del rischio che c’è nel mercato: è normale che se salgono settori difensivi a dispetto di settori ad alta crescita come quello, ad esempio, tecnologico, l’appetito al rischio è basso. E guarda caso, quando l’appetito al rischio è basso, salgono le difensive ma si deprezza l’asset che per sé è il più rischioso, ossia BTC. Vediamo come la correlazione sia diversa se BTC viene paragonato a XLK (settore tech), etf che viene scambiato di più quando l’appetito al rischio è maggiore: La correlazione diretta, come possiamo notare dal grafico, non viene rispettata solo nel periodo tra giugno-fine luglio 2021, mentre nell’ultimo periodo XLK ha iniziato a lateralizzare e la crypto ha perso circa la metà del suo valore. Un altro indicatore da considerare per stabilire l’appetito al rischio è a parer mio paragonare il settore growth e value, e così ho fatto: Vediamo come dagli inizi del 2021 circa il settore growth sottoperformava quello value e BTC scendeva e, considerando via via altre tappe temporali successive, questa correlazione tra il rapporto di forza relativa tra i due settori e BTC si sia mantenuta diretta. Riassumendo, quindi, abbiamo notato come la crypto abbia iniziato a perdere valore dal momento che è diminuito l’appetito al rischio sui mercati e dal momento che è passata un po' di moda tra i “retailers”. Adesso riguardiamo l’ultimo grafico, già visto all’inizio dell’idea: Questo per quanto mi riguarda è il grafico più importante da guardare: se è vero che quando lo spread tra i rendimenti dei due titoli di stato che ho considerato si accorcia quando si prevede nel futuro un rallentamento economico e vista la correlazione che si è venuta a creare tra questo e la crypto, nonché tra la crypto e i settori difensivi, cosa possiamo aspettarci da Bitcoin nei prossimi tempi? Forse un trend ribassista? GLI ENORMI STIMOLI FISCALI E IL NUMERO DI RETAILERS NATO NEL 2020 Come ultima cosa ma non meno importante, vi voglio ricordare gli stimoli fiscali donati agli abitanti dei paesi più sviluppati (come il decreto ristori in Italia, per dire). Credo che tantissimi retailers siano nati anche grazie a questi stimoli e, durante i lockdown, abbiano speso tali sussidi iniziando ad investire. C’è da dire che ora questi stimoli sono finiti, a meno che l’economia non venga rimessa nuovamente in ginocchio. Senza questi stimoli come reagirà il mercato nel suo insieme? Dopotutto, guardate il grafico su Google Trends della breve frase “investire in borsa”: trends.google.it Considerate che, da novembre 2013 fino a fine 2019, il trend era ribassista, formando via via massimi sempre decrescenti. Quando poi è scoppiata la pandemia e le persone sono state costrette a stare a casa, la ricerca della parola ha fatto segnare di nuovo dei massimi pluriennali. Questo per voi è un caso? Io non credo. Per quanto vi riguarda, quali sono gli strumenti da voi utilizzati che vi permettono di affermare che Bitcoin continuerà a crescere nel futuro? MATTEO FARCI Selezione editorialedi MatteoFarci111127
Us10y rendimenti tnote usa in contrazione Dott. Paolo Nasta Head Trader - Oros Financial Groupdi UnknownUnicorn117106420
y10i rendimenti restano eccessivamente schiacciati possibile intervento dei primo semestre da parte delle politiche edi LUCA.P0
INFLAZIONE, TASSI DI INTERESSE, SETTORE FINANCE, TECH E....OROBuongiorno ragazzi, ieri sono usciti gli attesissimi dati sull’inflazione americana; il dato ha visto un incremento ad ottobre del +6,2%, la più grande impennata in più di 30 anni. Come ho precisato nella precedente idea, mi piace sempre vedere dal punto di vista grafico come reagiscono i mercati; non mi soffermo a guardare solamente i benchmark come l’S&P500 o il Nasdaq, ma in particolare gli indici seperati, utilizzando diversi etf che vi riporto sotto: - XLF (SETTORE FINANZIARIO) - XLE (SETTORE ENERGETICO) - XLB (SETTORE DEI MATERIALI) - XLI (SETTORE INDUSTRIALE) - XLRE (SETTORE REAL ESTATE) - XLK (SETTORE TECNOLOGICO) - XLY (SETTORE CONSUMER DISCRETIONARY) - XLP (CONSUMER STAPLES) - XLU (SETTORE UTILITIES) In giornate come quella di ieri la volatilità tende sempre ad alzarsi, non dimentichiamo che il dato sull’inflazione è sempre stato uno dei più importanti, specie in questo momento, dal momento che le decisioni di politica monetaria della FED si baseranno anche su di essa. Detto questo, ho notato come, all’uscita del dato, il rendimento sul decennale americano a 10 anni (US10Y) si schizzato per aria, chiudendo a fine giornata a valori di 1,553% (segnando un +7,92%). Perché è successo ciò? Avevo spiegato perché gli investitori acquistano obbligazioni (che possono essere anche a 1,2,3,5,7,20 e 30 anni): ciò accade quando, in questo caso, vedono attraverso i loro “studi” un’economia stabile o, per meglio dire, una crescita economica (un’espansione). Quest’ultima, però, dev’essere necessariamente accompagnata da un’inflazione non alta ma stabile, sul 2% o poco superiore, per un semplice motivo: essa erode i guadagni futuri, perché, se ci pensiamo bene, se aggiustassimo il rendimento di un’obbligazione (o premio) all’inflazione futura (se acquistiamo obbligazioni a 10 anni, dovremmo andare ad aggiustare il rendimento all’inflazione prossima di 10 anni), non otterremo granchè di premio, specie se l’inflazione fosse alta. E infatti, come è stato il dato sull’inflazione ieri? Il più alto degli ultimi 30 anni; gli investitori quindi, per paura di detenere obbligazioni a 10 anni (per paura quindi di vedere il loro premio eroso dall’inflazione futura) hanno scaricato queste ultime, facendo schizzare per aria il loro rendimento. Spiegato ciò, vi riporto nei due grafici la correlazione esistete tra i rendimenti delle obbligazioni a 10 anni con il settore tecnologico (a sinistra) e con il settore finanziario (a destra). Vi siete chiesti perché il settore tecnologico ha perso il -1,67% mentre quello finanziario solo il -0,17%? C’è una spiegazione a tutto. Il motivo sta nel fatto che i due settori reagiscono diversamente ai tassi di interesse e ai dati sull’inflazione. Innanzitutto, la gran parte delle aziende del settore XLK sono growth, ossia aziende che hanno le loro revenue spostate nel futuro; ciò significa che gran parte dei loro profitti sono reinvestiti per poter espandere l’azienda, a differenza delle aziende value che invece hanno le loro grandi revenue focalizzate nel presente ma non hanno tanto spazio di crescita; chiaramente le tecnologiche, avendo le loro revenue focalizzate nel futuro, sono molto più soggette ad un’inflazione alta, in quanto erode i guadagni futuri come spesso ho ripetuto. Questo è il motivo principale per cui le aziende dell’etf tecnologico hanno perso così tanto. Il settore finanziario, contrariamente, ci sguazza con un’inflazione di questo tipo. Il motivo? Pensiamoci bene: qual è il miglior modo (per una banca centrale) per combattere l’inflazione? L’innalzamento dei tassi di interesse; parte dei guadagni del settore bancario e finanziario da cosa dipendono? Dai prestiti che loro concedono (attenzione però, non tutte le aziende di XLF basano i loro guadagni su questo modello, ma vengono comunque trasportate da esso). Se i tassi di interesse sono più alti, chiaramente tali aziende andrebbero a guadagnarci concedendo prestiti, aumentando le loro revenue e attirando investitori. Spero di essere stato abbastanza chiaro spiegando il motivo per cui XLF non abbia avuto uno storno abbastanza accentuato. Nei grafici condivisi vi ho mostrato come gli asset siano correlati, uno in maniera positiva (XLF) e uno in maniera negativa (XLK). Detto questo, vi siete chiesti ieri dove siano finiti i soldi degli investitori? Vi consiglio di guardare il grafico dell’oro. Avete visto cosa ha fatto ieri? Un +0,94%, andando a rompere la struttura a 1832$ e andando a sfiorare quella di 1873$. Questo perché? Perchè l’Oro ha agito da bene rifugio di brevissimo termine. Sono curioso di vedere cosa mostrerà nei tempi a venire: forza o debolezza? Solo guardando i grafici lo capiremo. Spero l’idea vi sia piaciuta, Matteo Farci. Selezione editorialedi MatteoFarci131323
Old economy ed energie alternativeIn questo periodo di “crisi energetica”, dove assistiamo all’impennata dei prezzi del petrolio e dove le materie prime alimentano l’inflazione definita dalle banche centrali come “transitoria”, può essere interessante fare un raffronto tra i rendimenti del settore energetico “old style”, che basa i propri modelli di business sull’estrazione di gas e petrolio e quelli della “clean energy”, che cerca la transizione su basi alternative allo sfruttamento delle risorse naturali. Allo scopo ho raffrontato i rendimenti dal primo ottobre 2020 di due etf: • Ishares US Oil & Gas, ETF che investe in aziende statunitensi che operano nel settore dell’esplorazione, estrazione e distribuzione di combustibili; • Ishares Global Clean Energy , ETF che investe in società attinenti all’ecosistema delle energie alternative. Dall’analisi (grafico in alto) possiamo notare come, nel periodo preso in considerazione, l’ETF basato sull’OIL & GAS abbia fatto registrare una performance del 122% , nettamente superiore rispetto all’ETF Global Clean Energy, che nello stesso lasso temporale regala un rendimento del 18% (anche se l’ETF sulle energie pulite ha realizzato un rendimento notevole lo scorso anno, che sarà oggetto di una prossima analisi). Nella speranza che il fenomeno dell’inflazione e la pressione sui mercati energetici siano transitori, otteniamo ulteriori conferme osservando la curva dei rendimenti dei bond, che tende ad aumentare nella sua parte "finale", confermando la relazione inversa tra inflazione e quotazione dei bond (se l’inflazione sale, i rendimenti salgono ed i prezzi scendono, secondo grafico). Selezione editorialedi DomenicoIvanPontillo226
us 10yrendimenti in discesa e prezzi a rialzo ma ancora per quanto? la correzione in atto sembra quasi conclusadi LUCA.P0
usa y10rendimenti in discesa e prezzi a rialzo ma ancora per quanto? la correzione in atto sembra quasi conclusadi LUCA.P0
Bund h4 - la mia viewPiù di due anni di lateralità. Buy low Sell high Dott. Paolo Nasta Head Trader - Oros Financial GroupELongdi UnknownUnicorn117106420
Fed continua a iniettare denaroSi è parlato tanto di inflazione, di mercati sui massimi, di bolla speculativa etc... , tutto vero ma i mercati dicono che la Fed ha sempre un atteggiamento molto "flessibile" e continua per altro tempo a iniettare soldi sul mercato. Il Pil negli Usa è cresciuto del 11% fino a un target di 15%, forse i rendimenti da oggi alla fine del 2021 potranno salire.di elginger771
Rendimento decennale USADal punto di vista tecnico (per questi asset l'analisi tecnica la considero un valido strumento da affiancare all'analisi macroeconomica, ma quest'ultima la variabile dominante) siamo all'interno di un canale ascendente e quindi di trend a rialzo. In vista della riunione di domani ci sarà da capire quale sarà la direzionalità del prossimo movimento perchè da qui scatteranno una serie di conseguenze sugli indici azionari e nello specifico quelli USA. La discesa dei tassi iniziata dal mese di aprile per il momento si è arrestata sul supporto statico a 1.43 ed in prossimità del canale inferiore. In caso di rottura al ribasso il target del movimento potrebbe essere 1.15 dove passa la dmm200 e presente una area di supporto statica. In questo caso probabile assistere (non è detto ma fino ad oggi vale questa relazione) vedere il Nasdaq puntare a nuovi max. Al contrario se dovesse recuperare terreno e riportarsi verso i massimi relativi allora la resistenza individuata è posta a 1.96 e in questo caso vedere uno sgonfiamento dei tecnologici.di base023
Curva dei rendimenti dei titoli di stato UE, USA ed inflazione.In data 8 Febbraio '21 pubblicavo questa analisi del differenziale sulla curva dei rendimenti obbligazionari ( Curva dei rendimenti in crescita, cosa vuole dire ), segnalando che quella dei Paesi UE stava partendo e l'italiana era la più in ritardo. Da quel 8 Febbraio il rendimento sul decennale italiano è passato da 0,57 ad un massimo del 1,149 toccato il 19 Maggio '21, con una crescita del 127%; mentre il valore del Btp è sceso del 5,2%. Nello stesso arco di tempo il Bund tedesco ha fatto +83%, ma come scrivevo la curva era partita in anticipo rispetto alla nostra. Venendo al grafico attuale ho aggiunto anche il differenziale di rendimenti Oat francesi. Partendo dal grafico dei rendimenti degli americani, possiamo vedere come abbiano anticipato nuovamente l'Europa, infatti hanno iniziato ad inclinare la curva a fine Marzo, mentre in UE abbiamo iniziato a metà Maggio. Ricordo che sul differenziale la curva in ascesa indica un'aspettativa di crescita dei tassi di interesse, mentre una curva in discesa fa attendere una riduzione dei tassi a breve. In parole povere, una curva ascendete indica che i rendimenti sono più elevati per le obbligazioni con scadenza lunga, ma soprattutto i rendimenti più elevati sulle scadenze più lunghe sono richiesti per compensare l'inflazione ed i futuri aumenti dei tassi. Come potete vedere adesso le curve dei vari Stati stanno scendendo ed in un contesto mondiale in cui si parla di crescita dell'inflazione questo stona ed è una contraddizione. Qualcuno mente sulla reale crescita dell'inflazione? Lancio la domanda ad ora non formulo risposte, ma farò confronti su altri settori che ad una prima occhiata mi danno segnali contrastanti. Selezione editorialedi Alex9755516
Dieci passi nel Forex: Banche Centrali (1 di 4)Le Banche centrali sono le vere protagoniste del mercato valutario, esse hanno a disposizioni diversi strumenti per raggiungere i loro obiettivi, che si espletano tramite politiche monetarie e fiscali. Gli obiettivi sostanzialmente sono favorire la crescita economica, ponendo una determinata attenzione su stabilità dei prezzi e occupazione. Quello che voglio far notare con questo post è che non tutte le banche tengono nella stessa maniera agli stessi obiettivi e di seguito vedremo in particolare il “carattere” di ognuna di queste banche, per poi discutere nello specifico quali sono gli indicatori da seguire con attenzione. • Banca centrale europea: obiettivo primario della Bce per mandato è garantire la stabilità dei prezzi, mantenendo un tasso di inflazione poco sotto il 2%, quindi questo è il presupposto per cui la Banca può muoversi. La stabilità dei prezzi è importante per l’Europa sia per potere avere una crescita sana (che presuppone un tasso di inflazione gradualmente crescente) sia per poter tutelare gli scambi commerciali, o meglio avere il controllo per quanto possibile della forza della propria valuta. L’Unione europea dipende molto sia dalle importazioni (Cina) che dalle esportazioni (Usa), dunque i cambi contro euro specialmente per il dollaro, vengono monitorati dalle istituzioni ma ricordiamo che per mandato la Bce non ha l’obbligo di intervenire. Gli interventi della banca centrale dunque sono plausibili nel momento in cui l’IPC europeo assume valori troppo bassi o troppo alti. • Federal Reserve: La banca centrale americana condivide con la Bce l’obiettivo della stabilità dei prezzi ma è posto in secondo piano rispetto alla piena occupazione. I flussi import/export Usa sono rallentati negli anni con l’amministrazione Trump, a causa delle politiche protezioniste, e ciò ha permesso anche alle esportazioni di riallinearsi con le importazioni migliorando la bilancia commerciale che si presenta quasi sempre in deficit. In presenza di tassi bassi la Fed ha spesso usato l’alleggerimento quantitativo fino a quando il tasso di disoccupazione non si allineava a quello obiettivo, o viceversa ha manovrato i tassi al rialzo nel momento in cui l’occupazione raggiungeva i minimi. Dunque mettendo a confronto queste due banche sembrerebbe che l’IPC stia molto più caro alla Bce che alla Fed, mentre il tasso di disoccupazione interesserebbe più quest’ultima. Il discorso è molto ampio e certamente i fattori che influenzano le decisioni delle Banche centrali spesso sono politici. Nei prossimi post magari cercheremo di sviscerarli. Formazionedi CherryTrends0