IPOTESI DEL PREZZO FUTURO DELL'ORO CON L'ANALISI INTERMARKETBuongiorno a tutti, ieri parlavo dell’importanza di intrecciare nelle analisi diversi strumenti per avere una visione sempre più chiara e più ampia dei mercati finanziari.
In particolare, vi ho parlato dell’importanza di saper leggere i segnali dati dal mondo obbligazionario. Continuando a collegarmi ad esso, oggi voglio correlare lo stesso strumento con il prezzo del petrolio e i valori dell’inflazione per poter fare un’ipotesi sul prezzo che potrà avere l’oro nel prossimo anno.
LA DIFFERENZA TRA I RENDIMENTI NOMINALI E I RENDIMENTI REALI
Si parla spesso delle tante correlazioni che esistono per l’oro: la correlazione inversa con il dollaro statunitense, quella con l’inflazione e quella con il bitcoin sono forse le più chiacchierate.
La correlazione di cui voglio parlare oggi è quella esistente con i tassi di interesse reali, che non sono altro che il rendimento, nel mio esempio, dei titoli di stato a 10 anni americani, aggiustati all’inflazione. Il famoso “US10Y”, ossia il rendimento del titolo di stato a 10 anni, è nominale, non reale; diventa reale dal momento che esso si indicizza all’inflazione; esso è determinato semplicemente calcolando lo spread tra il rendimento di un dato titolo di stato e l’inflazione (ricordo a voi che uno spread non è altro che una sottrazione).
Mi piace ragionare sempre per via grafica. Purtroppo non sono riuscito a costruire la correlazione qui su tradingview, ma posso comunque condividervi un link in cui la correlazione di cui parlo è ben determinata (la correlazione è tra i rendimenti dei titoli di stato reali a 10 anni con, appunto, l’oro):
www.filepicker.io
Come possiamo vedere nell’immagine, quando i tassi di interesse reali tendono a scendere, l’oro si comporta in maniera inversa, andando ad apprezzarsi.
Ora ragioniamo insieme per capire al meglio come i dati siano indicizzati:
Vi riporto i dati anno su anno dell’inflazione USA (dati reperiti su investing.com):
10.11.2021 (Ott) 6,2%
13.10.2021 (Set) 5,4%
14.09.2021 (Ago) 5,3%
11.08.2021 (Lug) 5,4%
13.07.2021 (Giu) 5,4%
10.06.2021 (Mag) 5,0%
12.05.2021 (Apr) 4,2%
13.04.2021 (Mar) 2,6%
Vediamo che dai dati di marzo agli ultimi di ottobre si ha avuto un costante incremento.
Ora guardiamo il grafico relativo ai rendimenti USA a 10 anni:
I rendimenti si sono mossi al rialzo in maniera aggressiva da agosto 2020 a marzo 2021. Questo, come ho spiegato nella mia precedente idea, è dovuto al fatto che per gli operatori, con un inflazione così alta e un clima di risk on nei mercati, non aveva senso tenere obbligazioni con un rendimento intorno al 1,5%/1,6%/1,7% dal momento che l’inflazione avrebbe poi eroso i guadagni. Ricordo che i rendimenti salgono essenzialmente per due motivi: aspettative di crescita economica e paura per inflazione alta. Continuando ad osservare, vediamo come i rendimenti abbiano poi cessato la loro forza rialzista andando a formare un canale parallelo con due top (evidenziati con dei rettangolini gialli, a 1,7% circa) e due bottom (evidenziati con il rettangolino azzurro, a 1,15%).
Basandoci sui dati riguardanti l’inflazione che vi ho condiviso prima, vi ricordo che uno degli obiettivi della FED è quello di tenere a bada l’inflazione intorno al valore del 2%; effettivamente, vediamo come l’inflazione di marzo fosse del 2,6%, quindi non troppo preoccupante, fino ad arrivare i mesi successivi a valori ben più preoccupanti del 4%,5%,6% ed oltre. In quello stesso periodo, vediamo appunto come i rendimenti a 10 anni nominali abbiano lateralizzato, mentre gli stessi indicizzati all’inflazione abbiano invece iniziato un trend discendente, con massimi sempre decrescenti.
Questo potete osservarlo nel link di Fred Economics che ora vi condivido:
fred.stlouisfed.org
Perché i nominali hanno lateralizzato mentre quelli reali hanno iniziato un trend ribassista? Questo è proprio dovuto alla sottrazione tra il valore dei nominali meno l’inflazione, e questo è l’effetto.
Mi sono voluto dilungare per rendervi ben chiara la situazione.
LA CORRELAZIONE TRA ORO E RENDIMENTI REALI
Vi condivido il grafico dell’oro in cui vi segno delle aeree molto importanti:
L’oro, dagli inizi di marzo 2021 quando, nello stesso periodo, gli us real interest rates hanno iniziato il loro trend ribassista, ha guadagnato il 6,20% circa. Nei rettangoli azzurri vi ho segnato i periodi in cui la correlazione tra i due asset è più evidente; vi consiglio di paragonare i rialzi dell’oro di metà marzo/metà maggio e di metà settembre/metà novembre con gli stessi interessi reali: la correlazione sarà molto attendibile. Se vi chiedete come mai la correlazione non è perfetta ogni giorno della settimana (nel senso, se l’oro fa un candela rossa, gli us real interest rates fanno una candela verde) vi rispondo che tale correlazione è molto più apprezzabile nel medio/lungo periodo, ma non nel breve (e questo potete chiaramente vederlo nel link dell’immagine che precedentemente vi ho condiviso):
www.filepicker.io
IL PESO CHE HA IL PETROLIO E I SUOI RAFFINATI NEL PANIERE DEL CONSUMER PRICE INDEX
L’ente statunitense che rilascia i dati sull’inflazione è il US BUREAU OF LABOUR STATISTICS. Entrando nel sito ufficiale, in particolare nella pagina che ora vi linkerò, vediamo come un grafico ad istogrammi ci raffiguri il fatto che si, l’inflazione è molto alta, indicando il fatto che la causa maggiore di tale incremento è il prezzo dell’energia:
www.bls.gov
Nell’ultima pubblicazione si può notare come i prezzi dell’energia, anno su anno, siano aumentati di ben il 30%, mentre si hanno avuti incrementi più modesti per tutte le altre categorie, compresi il cibo, i servizi e quant’altro (non esaminerò tutto il paniere del cpi in questa idea, vi consiglio di cliccare sul link e vedere voi stessi).
Ora utilizziamo una grafica per comparare i dati sull’inflazione con i prezzi del petrolio:
Come potete vedere, ho paragonato gli aumenti del petrolio con i dati sull’inflazione, e ho trovato riscontro positivo, nel senso che a un aumento del petrolio è corrisposto un aumento del cpi. In particolare, come specifico nella grafica, da fine marzo a inizi luglio il petrolio è aumentato del 33,6%, mentre il cpi è passato dal 2,6% al 5,4%; dagli inizi di luglio alla fine di agosto il crude oil ha rintracciato del 20% circa, mentre il cpi e' rimasto stabile intorno a valori del 5,3%/5,4%. Infine, da fine agosto a fine ottobre, a un incremento del crude oil del 40% è corrisposto un aumento del cpi, che è passato dal 5,4% al 6,2%. Se vi chiedete perché i valori di inflazione non siano diminuiti in corrispondenza di luglio e agosto, visto il rintracciamento del 20%, credo possa essere imputabile al fatto che in quello stesso periodo, nel paniere dell’inflazione, registrasse numeri molto alti la vendita di auto usate, i cui prezzi erano aumentati tantissimo anno su anno.
COME PUO’ INFLUENZARE L’INFLAZIONE IL RECENTE CROLLO DEL PETROLIO?
Sappiamo come il petrolio abbia rintracciato pesantemente nelle ultime settimane. Ciò è dovuto a diversi fattori, come la paura per la nuova variante omicron di covid. Il dato che uscirà oggi sul cpi come potrà essere dal momento che il petrolio ha rintracciato di circa il -27%? Secondo le ultime stime, le agenzie prevedono un incremento (si pensa oltre il 6,7%) fatto sta che aspetteremo il dato ufficiale per esaminare al meglio la situazione, infatti molto spesso le previsioni vengono smentite da altri numeri (come è accaduto, ad esempio, per l’ultimo dato sui non farm payrolls).
CORRELAZIONE TRA INFLAZIONE, PETROLIO E CURVA DEI RENDIMENTI PER FARE UN’IPOTESI SUL PREZZO FUTURO DEL GOLD
Per quanto riguarda il mondo obbligazionario, la curva dei rendimenti si sta appiattendo (ho trattato bene questo argomento nell’ultima idea, pubblicata ieri. Il link lo condivido in basso):
I rendimenti a 10 anni dei titoli di stato sembrano non vogliano più salire oltre il l’1,7%, probabilmente perché stanno (o hanno) già scontato il futuro aumento dei tassi di interesse.
Per quanto riguarda l’inflazione, abbiamo visto come nell’ultimo dato del 6,2% abbia influito pesantemente il prezzo dell’energia, che però ora sta scendendo (per i prezzi dell’energia, si fa riferimento anche ai prezzi del natural gas chiaramente) ; il petrolio in questi ultimi giorni ha tentato un rimbalzo, tuttavia si trova ancora lontano dagli 85$ di qualche settimana fa; provando ad ipotizzare il prezzo del petrolio nel prossimo trimestre, vi aspettate che risalga attorno a quei valori? Tutto dipenderà dall’OPEC, dai casi covid e dalla domanda mondiale (mi aspettavo che nell’ultima riunione di inizi dicembre l’organizzazione tagliasse l’aumento mensile di 400k barili, ma ciò non è successo, forse perché l’OPEC stessa si aspetta nei primi mesi dell’anno una contrazione della domanda). Quello che penso è che il petrolio farà fatica, almeno nel breve periodo, a ritornare a quei valori, in quanto non ha ricevuto la forza necessaria dall’OPEC, che dapprima ha comunicato il fatto di prevedere una contrazione di domanda, e in secondo luogo non ha tagliato la produzione. Inoltre, in tante nazioni del mondo, ci sono nuove restrizioni per i viaggi, e questo significa minor consumo di carburante da parte del settore aereo.
Sarà importante seguire da vicino i report dell’OPEC (il prossimo il 13 dicembre) , dell’EIA e della IEA, molto utili per capire le dinamiche di domanda e offerta. Se si rivelerà vera la contrazione della domanda, è chiaro che il petrolio farà molta fatica a risalire agli 85$.
Questa situazione cosa potrà significare per l’inflazione? Che forse i dati di ottobre (o novembre) hanno visto il loro picco. E quindi, se i rendimenti a 10 anni nominali rimanessero effettivamente a quei valori visto il contesto economico americano e l’inflazione iniziasse un trend neutrale/debolmente ribassista (dico debolmente ribassista perché oggi, 9 dicembre, non c’è nulla che mi faccia pensare a un crollo del petrolio), che aspetto potrebbe avere la curva dei rendimenti a 10 anni reali nel prossimo trimestre? Probabilmente, visto lo spread che vi ho descritto prima, neutrale/debolmente rialzista (in quanto, se l’inflazione dimuisce ma il rendimento nominale oscilla a valori di 1,3%/1,4%, rimanendo quindi stabile, l’interesse reale tende di nuovo a crescere).
Se quindi i rendimenti reali hanno toccato il loro bottom per iniziare un trend neutral/debolmente rialzista e vista la correlazione inversa nel medio periodo con il gold, cosa possiamo aspettarci dal metallo prezioso? Che il suo prossimo trend sarà neutral/debolmente ribassista?
Inoltre ricordo che il futuro aumento dei tassi di interesse (in Q1 o Q2 2022) andranno sicuramente ad abbassare il cpi stesso.
Mi rendo conto che l’analisi è molto lunga ma ci ho lavorato diverse ore. Mi rendo anche conto che è un’ipotesi ottenuta analizzando diversi strumenti, dal momento che ho creato un “minestrone” di inflazione, curva dei rendimenti, interessi nominali, reali e prezzo del petrolio. Ma è un’ipotesi, non un consiglio finanziario. Questa è comunque la mia idea, vedrò nei prossimi mesi cosa succederà, nel frattempo spero che tutti questi ragionamenti vi possano essere utili, grazie mille per l’attenzione.
BREVE ANALISI TECNICA SUL GOLD
Vi ho condiviso un grafico settimanale in cui vediamo la formazione di un bellissimo triangolo discendente, che è una figura di analisi tecnica ribassista. Dopo aver toccato i massimi storici ad agosto 2020, il prezzo ha rintracciato, andando a testare il supporto a 1676$ numerose volte (vi ho evidenziato tali situazioni con dei rettangolini gialli) e andando a formare sempre dei massimi decrescenti con la conseguente formazione del triangolo discendente. Nella settimana dell’8 novembre abbiamo assistito anche ad un falso breakout, evidenziato con una freccia rossa.
Le due cose da tener d’occhio in questa “mini” analisi tecnica sono due:
- Il triangolo discendente
- I volumi: notiamo come l’impulso rialzista partito da maggio 2019 fino al massimo storico di agosto 2020 sia stato accompagnato da volumi alti (evidenziati nel
rettangolo azzurro) . A partire invece dallo stesso agosto fino ad oggi, i volumi si sono notevolmente abbassati, e questo è ben visibile nel rettangolo giallo.
Quindi, che c’è da dire? Che la visione intermarket potrebbe essere lateral-ribassista, e la price action sembra voglia confermare questa tendenza, in quanto una figura di analisi tecnica ribassista e volumi in diminuzione rispetto alla media non precludono solitamente un rialzo del prezzo.
MATTEO FARCI
Inflazione
Gold, sedotti e abbandonati?Probabilmente una delle difficoltà che si riscontra approcciandosi al gold è quello di tenere un profilo eccessivamente semplicista proprio dal punto di vista concettuale.
Sono noti alla nausea i collegamenti tra il suo prezzo e l’inflazione da un lato e la generica avversione al rischio dall’altro.
In relazione all’inflazione un equivoco che può sorgere è quello di capire a quale variazione dei prezzi riferirsi. I mercati, è noto, tendenzialmente vivono non nel presente come facciamo noi nel nostro anonimo quotidiano ma sempre con l’attenzione su quello che succederà domani, a volte dopodomani.
Negli USA l’ultimo dato sui prezzi al consumo evidenzia un valore di 6,2%. Si tratta di qualcosa che non si osservava da 31 anni eppure il gold certo è salito ma non ha avuto la reazione che ci si poteva aspettare di fronte a qualcosa che non si vedeva da un terzo di secolo.
A ben vedere la correlazione va stimata non tanto col livello nominale dei prezzi al consumo quanto con i tassi di interesse reali, cioè brutalmente col rendimento di un investimento obbligazionario senza rischio (treasuries) al netto della svalutazione monetaria. Va cioè valutata la capacità di ottenere una crescita del capitale sufficiente a stare dietro all’aumento dei prezzi, cioè ottenere un capitale tra un anno che mi permetterà di acquistare ciò che oggi con esso compro prima di investirlo.
Il concetto complica le cose perché ci obbliga ad occuparci anche di una roba complessa come la stima del livello dei tassi di interesse nominali nel futuro prossimo. Si tratta di una variabile che il FOMC, il braccio armato della FED, ha difficoltà a mettere a fuoco come dimostrano i dot plots rilasciati in occasione delle riunioni periodiche. Figuriamoci cosa può essere a confronto il nostro sforzo di immaginazione.
Per capire se l’inflazione attuale sia alta (ma alta rispetto a cosa?) certamente si può fare riferimento da una parte al cosiddetto effetto base, che sta creando stress aggiuntivo. Cioè, dal marzo 2020 il calo anomalo del livello generale dei prezzi dovuto alla pandemia ha introdotto nel calcolo dell’indice dei prezzi al consumo una serie di dati mensili negativi che non si vedevano da decenni. Si consideri che con l’inflazione si misura, su base mensile, l’incremento percentuale del livello generale dei prezzi e da quello si ottiene una proiezione del tasso annuo.
Ovviamente facendo il confronto coi mesi depressi del 2020 in cui compariva il Covid 19 e che ha prodotto una variazione profondamente negativa della variazione mensile dei prezzi, il tasso annuo di inflazione che si ottiene oggi è anomalmente alto come il 6,2% in America appunto.
Questo i mercati lo sanno ma non sanno ben stimare gli altri effetti indotti sull’inflazione dai colli di bottiglia presenti nei processi produttivi delle aziende che causano minore produzione che non basta per tutti (esempio è la carenza di chip). Inoltre è da considerare il rialzo robusto delle materie prime industriali ed alimentari che ugualmente provocano aumento nella componente variabile della struttura dei costi di produzione delle imprese che come tale è destinata a rientrare quando le cose si normalizzeranno.
Il tutto a condizione che il Covid 19 non riprenda forza sufficiente nel mondo a produrre nuovi lockdown generalizzati il che se da un lato rappresenterebbe un sollievo per il costo delle materie prime dall’altro non risolverebbe quello dei colli di bottiglia nella produzione.
Un’altra variabile, è la stima del comportamento di spesa dei consumatori i quali, soprattutto negli USA, nelle economie con PIL molto dipendenti da essi è da monitorare attentamente e negli USA i dati dicono che gli americani stanno rinviando le spese importanti, segno che credono nella transitorietà del rialzo dei prezzi.
Sempre negli USA un altro elemento che contribuisce a giustificare l’attendismo della FED è la composizione del mercato del lavoro con la difficoltà a fare rientrare in gioco una parte importante delle persone che hanno perso il posto a causa della pandemia e che tuttavia non cercano attivamente un nuovo lavoro.
Questo fenomeno produce una traslazione verso il basso di tutta la struttura del mercato del lavoro con una revisione al rialzo ad esempio della cosiddetta disoccupazione strutturale, per definizione non migliorabile e verso il basso del livello di occupazione che le autorità monetarie ritengono congruo con una risalita dei tassi di interesse. Questo potrebbe tradursi in un anticipo del tapering.
Dopo essersi occupati di tutto questo c’è da fare i conti con la forza del dollaro americano visto che le sue quotazioni sono in dollari e che un aumento di questo rende indirettamente più costoso il suo acquisto sui mercati. Il dollaro viene da un periodo di forza originatosi in coincidenza con le preoccupazioni cominciate a serpeggiare in estate sulla possibile non transitorietà del livello dei prezzi
Un evidente pattern di testa e spalle ribassista ha dato autorevolezza al movimento, rafforzato dalla violazione anche di 1,15 supporto statico importante, anche se non assecondato da volumi coerenti con la figura, in particolare non si è registrato il classico aumento dei volumi che deve accompagnare la rottura della nek line
Tornando al gold, guardando le quotazioni, i massimi del 2011 a 1.921.70 non sono ancora violati.
Ok, è vero che ad agosto abbiamo assistito ad una gita fuori porta oltre i 2.000 dollari ma la figura di doji che ci troviamo di fronte selezionando il time frame mensile sulle nostre piattaforme sta li a ricordarci che è stata una ragazzata, lo scorrazzamento del nostro cane al parco al mattino presto quando preso dalla foga si spinge oltre il limite cui è avvezzo.
Anche sul weekly una lunga candela verde, con volumi in espansione, ci aveva illuso che il break out fosse cosa fatta salvo osservare subito dopo la formazione di una chiara bearish engulfing che, osservata in corrispondenza di un top importante, con estensione dei real body nettamente maggiori rispetto ai precedenti, con un picco di volumi associato alla candela rossa (che segna il top di periodo), ingoia il corpo verde di quella precedente prefigura un molto probabile scenario ribassista. Almeno di breve come si addice ai pattern formati da una, due o comunque poche candele.
Il movimento ribassista che ne è seguito ha trovato argine in area 1.670 corrispondente all’ultimo minimo crescente fatto segnare dai prezzi nel precedente movimento rialzista
Questa circostanza, manuale di Dow alla mano, ha indotto a considerare il movimento come una correzione visto che un trend (quello rialzista) resta in vita finchè non inverte, cioè finchè l’evidenza di un nuovo minimo più basso del precedente pone il germe dell’inversione.
La stessa area corrispondeva ad una correzione del 19% rispetto ai massimi relativi e dunque si trattava di un movimento contenuto entro il limite del 20% generalmente considerato come limite entro cui classificare come correttivo un movimento, anche se personalmente è un concetto che rifiuto perché troppo generico e non contestualizzato.
A rincarare la dose si nota che l’area in questione corrispondeva a un ritracciamento dello 0.23 di Fibonacci del movimento rialzista iniziato dal novembre del 2015 in area 1.050 dollari.
In area 1.670 la tenuta del supporto è avvenuta con la formazione di un doppio minimo che ha, per ora, soddisfatto le aspettative dei traders in termini di ricompensa del rischio assunto visto che sta regalando un reward/risk di 2:1
La correzione di agosto ha permesso la formazione di un nuovo minimo allineato ai precedenti confezionando un triplo minimo in pectore che va monitorato anche perché il completamento della figura avverrebbe con la violazione proprio di area 1.920 che, ricordo, oltre ad essere semplicemente l’ultimo massimo relativo è soprattutto l’area dei massimi assoluti di 10 anni fa.
A questo punto occorre dare un senso al titolo della presente analisi portando in primo piano il comportamento sfuggente che il gold ha tenuto negli ultimi mesi
Infatti una osservazione frequente cui si fa riferimento da almeno un secolo è quello del cosiddetto triplo attraversamento. Si tratta di un filtro per valutare la bontà di una inversione di trend secondo cui la fine di un trend (ribassista nel nostro caso) diviene molto più probabile se conseguente alla violazione di tre trendline ribassiste che hanno compresso i prezzi nell’ultimo movimento.
Si tratta a ben vedere di altrettante seduzioni e quindi illusioni rialziste per i traders che pongono fiducia nell’inversione stessa.
Ora occorre valutare la bontà del movimento rialzista in atto. Innanzitutto il trend di lungo termine (da weekly in su) è rialzista visto che abbiamo massimi e minimi crescenti e che, come detto, l’attuale movimento ribassista per le caratteristiche fin qui mostrate è da classificare come correttivo.
Inoltre lo scenario fondamentale di un'inflazione stabilmente elevata associata alla prudenza delle autorità monetarie che sembrano ritardare l'inizio del rialzo dei tassi stanno mantenendo i rendimenti reali schiacciati, per ora a livelli bassissimi, rafforzando il quadro rialzista del gold.
Per converso non si può ignorare la scarsa partecipazione degli operatori visto che in occasione della violazione della terza trend line rbassista l’istogramma dei volumi non ha avuto alcun sussulto.
Inoltre, sul weekly, per adesso abbiamo una candela dal corpo rosso con associato un livello di volumi leggermente più alto di quello che dovrebbe essere la candela di break out.
A questo punto il campo perfetto dove monitorare i prezzi mi sembra sia quello daily dove possiamo seguire un eventuale movimento di pull back sulla terza trendline appena violata osservando soprattutto la partecipazione del mercato, cioè i volumi. Il livello dove il movimento potrebbe trovare argine è quello dei 1.830 dove oltre a trovare il contatto con la suddetta trendline abbiamo anche il supporto statico offerto da ben quattro tentativi rialzisti fermati tra luglio e settembre scorsi.
In conclusione, un punto fermo mi pare quello di considerare il trend di lungo come rialzista e che la recente accelerazione trova una giustificazione nello stillicidio ugualmente rialzista dei dati mensili sull’inflazione costantemente più alti del consensus degli operatori.
Sul piano tecnico, come visto, non mancano gli elementi che si possono monitorare e che potrebbero salvarci dalla nuova cocente delusione cui potremmo incappare dichiarando senza riserve il nostro amore (acquisto del break out) scambiando una falsa partenza per accettazione tacita della nostra proposta d’amore. Salvo assistere ad un nuovo movimento all’indietro e rimanere vittime dell’ennesima seduzione e abbandono.
Con la beffa del terzo attraversamento.
Velocità della moneta ed effetti sull’economia reale. Sentiamo spesso parlare di politica monetaria delle banche centrali, aspettative sui tassi e disoccupazione, ma è possibile andare a visualizzare “graficamente” questi valori, verificarne le correlazioni, scoprirne l’effetto sulla base monetaria ed aiutarci nelle decisioni di investimento?
Ragionando sui dati statunitensi e partendo dal 2001, ho plottato su uno stesso grafico diversi valori tratti da banca dati Fred (Federal Reserve Economic Data) ed in particolare:
• Linea Verde: Corporate profit after Tax – ovvero dato aggregato sui profitti delle aziende statunitensi;
• Linea Blu: Andamento dell’S&P 500
• Linea Rossa: Andamento del tasso di disoccupazione
Esprimendo un confronto tra tre diversi dati, non ne interessa il “valore assoluto”, bensì la tendenza grafica e gli effetti scaturenti in termini di politica monetaria.
Il 2001 è stato ovviamente un anno orribile per le borse mondiali, con gli effetti degli eventi dell’11 settembre e la scia della bolla “dot com”. Possiamo notare per almeno due anni, un tasso di disoccupazione crescente e la fissazione del tasso di interesse all’1% (il tasso di provenienza era del ben 6%).
Il seguito di questa politica è stata una crescita dei profitti delle aziende, una sostanziale riduzione del tasso di disoccupazione per i quattro anni seguenti, ritrovato entusiasmo nel mercato azionario. Tutto ciò ha portato la Fed a rivedere al rialzo il tasso d’interesse, portandolo progressivamente al 5,25% nel giugno del 2006.
L’aumento dei tassi unito alla sprovveduta ed eccessiva concessione di credito a condizioni variabili e lo scoppio della bolla dei mutui sub-prime, ha portato alla crisi finanziaria del 2008, nella quale assistiamo a: impennata del tasso di disoccupazione, riduzione degli utili per le aziende, caduta del mercato azionario.
L’economia americana e la ricchezza della popolazione (l’americano medio ha un’elevata attitudine all’investimento dei risparmi in strumenti passivi) sono in ginocchio. Viene inaugurato dalla Fed un periodo a tasso 0,25% , con annesso ingente piano di aiuti varato dall’amministrazione Obama. I livelli occupazionali, come possiamo notare dal grafico, torneranno ai livelli pre-crisi nel 2017. Nel frattempo il mercato azionario cresce in maniera importante andando a triplicare il proprio valore tra il 2008 ed il 2018.
La disoccupazione raggiunge nuovi livelli di minimo, il tasso di riferimento gradualmente incrementato fino a raggiungere il livello del 2,5% a gennaio 2019. Il resto è storia recente che tutti conosciamo.
Oggi notiamo un livello di disoccupazione in forte diminuzione, profitti delle aziende e mercati azionari sui massimi storici. Ma questa politica monetaria, che effetto ha avuto sulla quantità di moneta in circolazione?
Analizzando nel grafico di seguito l’aggregato M2 (composto da banconote, conti correnti e depositi e attività facilmente liquidabili) possiamo notare quanto lo stock di moneta in circolazione sia aumentato, determinando una riduzione della sua velocità di circolazione.
Secondo Fisher, in una situazione del genere due alternative sono possibili: incremento del prodotto interno lordo o incremento del livello dei prezzi.
Quali conclusioni ne traggo?
Utilizzo questi dati, non tanto per l’attività di trading, quanto per la definizione di una cornice entro la quale direzionare le scelte orientate all’investimento e l’eventuale convenienza nel muovermi verso l’una o l’altra asset class. Nessuno strumento ci renderà infallibili, tuttavia possiamo provare ad incrementare le probabilità in nostro favore.
[CICLO DI CONTINUITA'] - Paura delle perditeNuovo episodio della rubrica dove condivido i messaggi sul trading che ricevo giornalmente e le mie risposte, sperando possa essere utile a molti traders o aspiranti tali.
Nel grafico trovate il messaggio e nella descrizione dell'idea la mia risposta.
Quanto descritto dal nostro trader nel messaggio si chiama "CICLO DI CONTINUITÀ".
⠀
Inizia tutto da un’operazione, in questo caso un’operazione con esito perdente.
⠀
Non appena si entra in contatto con la prossima opportunità, il trader l’associa all’ultima operazione andata male.
L’associazione in questione rilascia energia negativa che si tramuta in condizionamenti negativi.
La nostra mente scherza con noi facendoci sembrare che la fonte di questa negatività sia la nuova opportunità, percependola come una minaccia, invece di viverla come quello che è: solo una nuova opportunità, diversa da quella del passato e da quella futura.
⠀
Le emozioni che ne scaturiscono e il condizionamento negativo, bloccano il trader in un limbo di inoperatività.
⠀
Il ciclo di continuità funziona anche con uno strike vincente, che al contrario può innescare condizionamenti positivi che ci fanno credere, senza nessun rigore di statistica, che la prossima operazione sarà un altro guadagno.
⠀
Le emozioni che ne scaturiscono muovono il trader verso un over-operatività.
⠀
Tuttavia il ciclo di continuità positivo non è del tutto un male, perché può far sviluppare, nel trader consapevole, la confidenza e necessaria all’attività.
Se questo ciclo viene accompagnato agli strumenti giusti e con i dati della strategia a supporto, può portare il trader ad essere in sincronia con il mercato.
⠀
Ti è capitato di essere vittima del ciclo di continuità negativo o positivo?
INFLAZIONE, TASSI DI INTERESSE, SETTORE FINANCE, TECH E....OROBuongiorno ragazzi, ieri sono usciti gli attesissimi dati sull’inflazione americana; il dato ha visto un incremento ad ottobre del +6,2%, la più grande impennata in più di 30 anni.
Come ho precisato nella precedente idea, mi piace sempre vedere dal punto di vista grafico come reagiscono i mercati; non mi soffermo a guardare solamente i benchmark come l’S&P500 o il Nasdaq, ma in particolare gli indici seperati, utilizzando diversi etf che vi riporto sotto:
- XLF (SETTORE FINANZIARIO)
- XLE (SETTORE ENERGETICO)
- XLB (SETTORE DEI MATERIALI)
- XLI (SETTORE INDUSTRIALE)
- XLRE (SETTORE REAL ESTATE)
- XLK (SETTORE TECNOLOGICO)
- XLY (SETTORE CONSUMER DISCRETIONARY)
- XLP (CONSUMER STAPLES)
- XLU (SETTORE UTILITIES)
In giornate come quella di ieri la volatilità tende sempre ad alzarsi, non dimentichiamo che il dato sull’inflazione è sempre stato uno dei più importanti, specie in questo momento, dal momento che le decisioni di politica monetaria della FED si baseranno anche su di essa.
Detto questo, ho notato come, all’uscita del dato, il rendimento sul decennale americano a 10 anni (US10Y) si schizzato per aria, chiudendo a fine giornata a valori di 1,553% (segnando un +7,92%). Perché è successo ciò? Avevo spiegato perché gli investitori acquistano obbligazioni (che possono essere anche a 1,2,3,5,7,20 e 30 anni): ciò accade quando, in questo caso, vedono attraverso i loro “studi” un’economia stabile o, per meglio dire, una crescita economica (un’espansione). Quest’ultima, però, dev’essere necessariamente accompagnata da un’inflazione non alta ma stabile, sul 2% o poco superiore, per un semplice motivo: essa erode i guadagni futuri, perché, se ci pensiamo bene, se aggiustassimo il rendimento di un’obbligazione (o premio) all’inflazione futura (se acquistiamo obbligazioni a 10 anni, dovremmo andare ad aggiustare il rendimento all’inflazione prossima di 10 anni), non otterremo granchè di premio, specie se l’inflazione fosse alta. E infatti, come è stato il dato sull’inflazione ieri? Il più alto degli ultimi 30 anni; gli investitori quindi, per paura di detenere obbligazioni a 10 anni (per paura quindi di vedere il loro premio eroso dall’inflazione futura) hanno scaricato queste ultime, facendo schizzare per aria il loro rendimento.
Spiegato ciò, vi riporto nei due grafici la correlazione esistete tra i rendimenti delle obbligazioni a 10 anni con il settore tecnologico (a sinistra) e con il settore finanziario (a destra). Vi siete chiesti perché il settore tecnologico ha perso il -1,67% mentre quello finanziario solo il -0,17%?
C’è una spiegazione a tutto. Il motivo sta nel fatto che i due settori reagiscono diversamente ai tassi di interesse e ai dati sull’inflazione. Innanzitutto, la gran parte delle aziende del settore XLK sono growth, ossia aziende che hanno le loro revenue spostate nel futuro; ciò significa che gran parte dei loro profitti sono reinvestiti per poter espandere l’azienda, a differenza delle aziende value che invece hanno le loro grandi revenue focalizzate nel presente ma non hanno tanto spazio di crescita; chiaramente le tecnologiche, avendo le loro revenue focalizzate nel futuro, sono molto più soggette ad un’inflazione alta, in quanto erode i guadagni futuri come spesso ho ripetuto. Questo è il motivo principale per cui le aziende dell’etf tecnologico hanno perso così tanto.
Il settore finanziario, contrariamente, ci sguazza con un’inflazione di questo tipo. Il motivo? Pensiamoci bene: qual è il miglior modo (per una banca centrale) per combattere l’inflazione? L’innalzamento dei tassi di interesse; parte dei guadagni del settore bancario e finanziario da cosa dipendono? Dai prestiti che loro concedono (attenzione però, non tutte le aziende di XLF basano i loro guadagni su questo modello, ma vengono comunque trasportate da esso). Se i tassi di interesse sono più alti, chiaramente tali aziende andrebbero a guadagnarci concedendo prestiti, aumentando le loro revenue e attirando investitori.
Spero di essere stato abbastanza chiaro spiegando il motivo per cui XLF non abbia avuto uno storno abbastanza accentuato.
Nei grafici condivisi vi ho mostrato come gli asset siano correlati, uno in maniera positiva (XLF) e uno in maniera negativa (XLK).
Detto questo, vi siete chiesti ieri dove siano finiti i soldi degli investitori? Vi consiglio di guardare il grafico dell’oro. Avete visto cosa ha fatto ieri? Un +0,94%, andando a rompere la struttura a 1832$ e andando a sfiorare quella di 1873$. Questo perché? Perchè l’Oro ha agito da bene rifugio di brevissimo termine. Sono curioso di vedere cosa mostrerà nei tempi a venire: forza o debolezza?
Solo guardando i grafici lo capiremo.
Spero l’idea vi sia piaciuta, Matteo Farci.
Inflazione USA a +6,2% schizzano Bitcoin e GoldAll'annuncio del tasso di inflazione americano alle ore 14:30, sia Bitcoin che Gold sono schizzati al rialzo, mettendo a segno mentre scrivo, rispettivamente un +3,04% e +1,87%.
Il tasso di inflazione ha segnato un +6,2% il più alto dal 1990.
Personalmente non credo proprio che l'inflazione sarà solo temporanea, penso che sia già scappata di mano alle Banche Centrali.
TAPERING E TASSI DI INTERESSE. LA REAZIONE DEI MERCATIBuongiorno ragazzi, come tutti saprete ieri sera alle 19 ha parlato il presidente della FED Jerome Powell. C’era molta attesa per questo intervento in quanto il presidente avrebbe annunciato probabilmente il tapering (ossia la riduzione di acquisti di obbligazioni), avrebbe dato una visione sull’inflazione e avrebbe parlato sulla decisione riguardo i tassi di interesse.
Ogni qualvolta siamo di fronte a situazioni ed interventi di questo tipo (ossia quelli che pesano come un macigno sul calendario economico) mi piace osservare come reagiscono i mercati. Vi ho quindi condiviso i grafici sui future dell’ S&P 500 e quello sul Nasdaq 100 a timeframe 15m.
Notiamo come, dalle 19 alle 00:45 circa, i mercati abbiano reagito benissimo, con l’S&P che è andato a segnare un bel +0,96% e il Nasdaq un +1,37%. Vi siete chiesti perché, nonostante Powell abbia annunciato il tapering (e quindi il ritiro graduale del sostegno ai mercati), i mercati hanno reagito bene?
Perché la notizia sul tapering era già stata scontata. Esiste un’affermazione molto veritiera nel mondo della finanza: buy the rumors and sell the news; i mercati finanziari scontano sempre in anticipo le news, andando a scontarle dal momento in cui tale news inizia a districarsi tra gli operatori. Da quanto si parla di tapering? Da tanto, almeno dall’estate. Quindi, se prossimamente i mercati scenderanno, non scenderanno per l’inizio del tapering.
Vi siete però chiesti il motivo per cui i mercati hanno reagito bene? A parer mio perché Powell ha dichiarato di non voler alzare i tassi di interesse, che ora sono stabiliti a 0-0,25%. Ricordiamo che quando i tassi di interesse sono bassi vanno a stimolare l’economia, in quanto per le aziende è più facile richiedere prestiti, e se esse gli richiedono, possono usarli per svariati motivi, tra i quali “espandersi”; più moneta circolante c’è, meglio funziona l’economia e più si alza il PIL, che è chiaramente mosso da tutte quelle aziende che appunto, come ho detto, posso facilmente accedere al credito quando i tassi sono bassi.
Adesso vedremo quando la FED avrà intenzioni di alzarli, saranno interessanti tutte le dichiarazioni che da qui al futuro rilasceranno i banchieri centrali.
Per quanto riguarda l'inflazione, invece, il presidente ha dichiarato ancora una volta di vederla "transitoria" a causa dei colli di bottiglia e delle catene di approviggionamento.
Ricordiamo, buy the rumors and sell the news, ne abbiamo avuto l’esempio proprio ieri.
Buona giornata, Matteo Farci
Analisi Intermarket al 31/10/2021Spiegare le dinamiche del mercato non è semplice e spesso è un gioco che porta a brutte figure. Siamo stati assillati negli ultimi periodi da media, tv, notiziari circa i timori dell’inflazione, quando in realtà i movimenti al rialzo delle materie prime e le opportunità per i traders sono iniziati svariati mesi fa.
Nel contesto attuale attendiamo a breve l'attuazione di politiche di tapering, ovvero di riduzione degli stimoli monetari da parte delle principali banche centrali e di un possibile rialzo dei tassi di riferimento.
Posto che, per quanto riguarda il mercato azionario, il valore di un’azienda è dato dalla "sommatoria dei flussi di cassa attesi futuri attualizzati" che la suddetta è in grado di generare, un incremento dei tassi di riferimento, andrebbe ad aumentare il fattore di sconto, riducendo pertanto il valore dei flussi attesi e di conseguenza il valore attuale dell’azienda. Aspettative d’incremento dei tassi, andrebbero pertanto a penalizzare i corsi azionari delle aziende.
Tuttavia in questi giorni i mercati stanno aggiornando per l’ennesima volta i loro massimi, probabilmente per effetto di trimestrali particolarmente positive, soprattutto in termini di tasso di crescita di utili e fatturato anno su anno.
Nel grafico sotto riporto il Commitment of Traders dell’S&P500, ovvero il posizionamento Long o Short delle varie categorie di operatori. Possiamo notare come, dagli ultimi report, i Large Traders - linea Blu -(Banche, Istituzioni, fondi) abbiamo una posizione long, congiuntamente ai retail traders. La sommatoria delle loro posizioni è data dall’istogramma in sottofondo. I Commercials – linea rossa - (hedge funds, operatori commerciali) sono short, questa categoria però opera anche per esigenze di copertura dei rischi e non solo per scopo di lucro.
Per provare a capire l’andamento dei flussi è interessante anche valutare la forza relativa tra il CRB Index (paniere di materie prime, primo grafico sotto) e Gold ed S&P500 (secondo grafico sotto). Notiamo come dopo la fiammata inflazionistica di settembre, dal 12 ottobre il rapporto tra CRB ed SP500 stia virando in favore del comparto azionario. Per quanto riguarda il gold, è stato costantemente più debole rispetto all’ S&P500. Bisogna cercare di capire se è solo una pausa delle materie prime dopo la corsa indomita oppure potrebbe essere iniziata l’inversione del trend. Possiamo capirlo osservando l’andamento dei massimi e minimi del modello. Qualora venissero aggiornati nuovi minimi decrescenti rispetto ai precedenti, mi convincerei circa l’incremento di posizioni sui comparti azionari più forti, cominciando a chiudere le esposizioni su Oil & Gas e bancari.
Analizzando infine il VIX, ovvero la volatilità prezzata sulle opzioni, possiamo vedere come essa sia stazionaria ed in condizioni favorevoli ad un’operatività sul mercato azionario. Negli ultimi giorni abbiamo anche visto una pausa delle vendite nel settore obbligazionario. Il grafico sotto riporta l’andamento del prezzo di obbligazioni americane a breve, 10 anni e 30 anni, a testimonianza che negli ultimi 10 giorni i mercati sembrerebbe aver “dimenticato” un’imminente manovra sui tassi, già in parte scontata con i ribassi iniziati ad agosto.
Concludo infine con il dollar index, attualmente in fase di fisiologico ritracciamento su un trend di crescita iniziato da marzo 2021. Conosciamo la storica decorrelazione tra materie prime e dollaro, tuttavia la ripresa della domanda e la pressione inflazionistica non ha impedito alle materie prime di apprezzarsi seppur in presenza di un dollaro crescente.
Il mio approccio al trading, prende sempre in considerazione l'analisi intermarket, necessaria per costruire la "big picture" entro la quale muovermi. Tuttavia, ho l'umiltà di mettere in discussione le mie "certezze" in virtù dell'andamento dei prezzi. I prezzi contengono tutta l'informazione di cui abbiamo bisogno, informazione presente e futura, pertanto sono disposto a rivedere le mie posizioni, sempre però secondo un approccio dettato da precise strategie e regole di gestione del rischio.
Gold: fasi di rientro nella Kumo settimanaleBuongiorno a tutti,
nella chatroom pubblica dedicata al Gold troverete l'analisi del movimento riportato sopra che ho iniziato Giovedi' mattina partendo da questa divergenza sul grafico H4.
L'idea di base supportata dalla divergenza era quella di sfruttare il movimento contro la pressione ribassista rappresentata dalla Senkou Span A(W) per sfruttare il bullish momentum che poteva presentarsi all'entrata della Kumo settimanale.
Il target era la Kijun(W) con possibile estensione sulla SMA53(W).
Se avete delle domande non esistate a chiedere.
Un abbraccio a tutti e buon week-end
Be Good
Cozzamara
Banche centrali e inflazione temporaneaE’ diverso tempo che le banche centrali si dichiarano non preoccupate per l’andamento dell’inflazione, che in più di un’occasione è stata definita come “temporanea”, cercando di scongiurare il timore dei mercati di imminenti manovre sui tassi di riferimento.
Apprendiamo dalla lettura dei dati macro, che l’economia statunitense e quella cinese stanno vedendo il passaggio dallo scenario di “reflazione” ad uno di “stagflazione”: le stime della crescita economica vanno riducendosi, con l’inflazione che continua ad aumentare. Il peggior quadro per qualsiasi banchiere: toccare i tassi andrebbe a deperire ulteriormente il Pil, lasciarli invariati significherebbe ammettere di dover accettare lo scenario di un incremento del costo delle materie prime, degli oneri di prodizione e del prodotto finale, in assenza di crescita di salari e ricavi, senza margini ulteriori d'intervento.
A proposito d'inflazione, che solo oggi sembrerebbe essere l’argomento principale dei media e dei mezzi d’informazione, è interessante andare a vedere sui grafici, le dinamiche di alcune materie prime, per capire quando è iniziata la loro corsa.
L’analisi inizia da novembre 2020, periodo nel quale si è assistito ad un generale incremento dei prezzi ed in particolare osserviamo:
- Futures petrolio greggio: performance superiore al 120%
- Futures rame: apprezzamento del 40%
- Futures grano: crescita del 28%
- Futures sul gas naturale: rialzo del 66%
Possiamo sicuramente dire che le materie prime, dopo la caduta del covid, hanno cominciato a crescere in maniera decisa, rappresentando per certi versi un’opportunità per gli investitori.
Come comportarsi durante uno scenario inflazionistico?
Dipende dalla composizione del nostro portafoglio.
Se non eravamo già long su materie prime, ora è probabilmente troppo tardi per prendere in maniera “decisa” posizione, tuttavia a mio avviso è possibile concentrarsi su due aspetti:
1) Posizionarsi su aziende che potrebbero beneficiare del contesto: utilities (fornitori di energia, servizi pubblici), aziende operative nei settori estrattivi. Nell’ultimo mese abbiamo visto ottime performances da parte di: Oil & Gas, Carbone da coke, Perforazione, Uranio, Carbone Termico, linee aeree, settore agricolo.
2) Considerando che l’inflazione riduce il valore attuale dei ricavi futuri delle aziende, sfruttare i ribassi di questo periodo per mettere in “watchlist” titoli con ottimi fondamentali, basso grado di indebitamento, fatturati trimestre su trimestre in crescita (ricerca facilitata dalla funzione screener di tradingview). Potremmo sorprenderci nel trovare aziende a prezzi interessanti, ricordando sempre però di non comprare durante la discesa delle quotazioni, ma di attendere segnali di ripresa confermata dei titoli.
Ancora nervosismo sui mercatiGiornate di contrattazione interessanti, alla luce delle notizie che si rincorrono nel Regno Unito, circa la mancanza di autotrasportatori che metterebbe in crisi gran parte della supply chain, sotto pressione specialmente nel settore dei carburanti. I distributori sono in gran parte chiusi, fuori servizio o in razionamento, a causa degli acquisti di carburante dettati dal panico dei consumatori.
Sul fronte orientale, osserviamo il taglio delle stime di crescita della Cina da parte di Goldman Sachs, S&P e Nomura, sulla scorta degli effetti della crisi del debito di Evergrande (che per il momento sembrerebbe avere solo effetti “interni”) accompagnate dall’aumento del costo dell’energia e delle materie prime.
Le quotazioni del Crude Oil tornano sui massimi da luglio 2021 e ottobre 2018. Importante osservare cosa accadrà in corrispondenza del livello 77$; continueranno a salire le quotazioni o avremo una figura di doppio massimo, con i prezzi che cominceranno a rallentare?
Il Vix che sale dell’8% attestandosi sul valore 20,40 ed il future sull’S&P500 in flessione dello 0,60%, fanno presagire apertura in ribasso per le piazze americane. Il prezzo continua ad oscillare in prossimità della media esponenziale a 50 periodi.
Il cambio Eur/Usd si attesta in area 1.1676, in corrispondenza di un livello sensibile al mercato, dove sarà interessante analizzare le chances di un rimbalzo o di un break al ribasso del livello.
La curva dei rendimenti ritorna a salireVenerdì scorso pubblicato questa riflessione su "Curva dei rendimenti dei titoli di stato UE, USA ed inflazione" dove alla fine del ragionamento ponevo questo quesito.
[ ... adesso le curve dei vari Stati stanno scendendo ed in un contesto mondiale in cui si parla di crescita dell'inflazione, questo stona ed è una contraddizione.
Qualcuno mente sulla reale crescita dell'inflazione? ]
Nel grafico in oggetto, rispetto al precedente che allego di seguito, mi focalizzo sulla situazione solo dei rendimenti italiani e dopo una settimana posso dire che si sta formando la risposta.
Mentiva la discesa della curva dei rendimenti che ha prontamente ripreso a salire il giorno successivo, ed oggi ha dato un chiaro segnale con un Future Btp che mentre scrivo perde lo 0,5% e con il rendimento del decennale che guadagna il 7% (quest'ultimo dato non lo potete vedere dal grafico ma velo riporto).
Per cui lo scenario inflazionistico non è stato spedito ancora in soffitta, ma non è detto che ciò non accadrà nelle prossime settimane, paio di mesi.
Di seguito vi allego il grafico dell'analisi di venerdì 11 Giugno che comparava anche USA, Germania e Francia.
Curva dei rendimenti dei titoli di stato UE, USA ed inflazione.In data 8 Febbraio '21 pubblicavo questa analisi del differenziale sulla curva dei rendimenti obbligazionari ( Curva dei rendimenti in crescita, cosa vuole dire ), segnalando che quella dei Paesi UE stava partendo e l'italiana era la più in ritardo.
Da quel 8 Febbraio il rendimento sul decennale italiano è passato da 0,57 ad un massimo del 1,149 toccato il 19 Maggio '21, con una crescita del 127%; mentre il valore del Btp è sceso del 5,2%. Nello stesso arco di tempo il Bund tedesco ha fatto +83%, ma come scrivevo la curva era partita in anticipo rispetto alla nostra.
Venendo al grafico attuale ho aggiunto anche il differenziale di rendimenti Oat francesi.
Partendo dal grafico dei rendimenti degli americani, possiamo vedere come abbiano anticipato nuovamente l'Europa, infatti hanno iniziato ad inclinare la curva a fine Marzo, mentre in UE abbiamo iniziato a metà Maggio.
Ricordo che sul differenziale la curva in ascesa indica un'aspettativa di crescita dei tassi di interesse, mentre una curva in discesa fa attendere una riduzione dei tassi a breve.
In parole povere, una curva ascendete indica che i rendimenti sono più elevati per le obbligazioni con scadenza lunga, ma soprattutto i rendimenti più elevati sulle scadenze più lunghe sono richiesti per compensare l'inflazione ed i futuri aumenti dei tassi.
Come potete vedere adesso le curve dei vari Stati stanno scendendo ed in un contesto mondiale in cui si parla di crescita dell'inflazione questo stona ed è una contraddizione.
Qualcuno mente sulla reale crescita dell'inflazione?
Lancio la domanda ad ora non formulo risposte, ma farò confronti su altri settori che ad una prima occhiata mi danno segnali contrastanti.
ANALISI SULL'ORO: I MARKET MOVERS CHE POSSONO MUOVERE IL PREZZOBuongiorno ragazzi, ero da un pò di tempo senza parlare di oro e di conseguenza oggi voglio condividerne un pensiero, dal momento che il sottostante desta molto interesse.
IL RAPPORTO TRA ORO, INFLAZIONE E BITCOIN
Agli inizi di agosto 2020 abbiamo assistito ad un massimo storico da parte del gold, a 2075$ circa; esso è stato raggiunto grazie al fatto che, in periodi di instabilità (così come quella del coronavirus), il sottostante si è comportato da bene rifugio, attirando gli acquisti da parte di investitori.
Ricordo che dopo agosto la "parola" inflazione ha iniziato a prendere piede tra la popolazione e, man mano che passava il tempo, essa assumeva sempre più un carattere significativo; tutti si aspettavano che l'oro si comportasse da bene rifugio e che quindi potesse salire, spinto anche da un dollaro USA abbastanza debole (ricordiamo la correlazione negativa tra dollaro e oro): tutto questo non è avvenuto, anzi: la materia prima più preziosa ha continuato a perdere valore, fino a toccare dai massimi di 2075$ circa un doble bottom a 1680$ circa, perdendo quindi il 19% circa del suo valore.
Il pensiero personale che condividerò ora riguardo questa discesa non riguarda solo l'oro in se, ma anche il Bitcoin, l'inflazione e alcune dichiarazione della Federal Reserve: parto col dire che si, è vero, l'oro in questi ultimi mesi poteva comportarsi da bene rifugio contro l'inflazione, ma di per sè vi chiedo: è stata davvero così alta e preoccupante l'inflazione? Nei mesi precedenti la Federal Reserve è sempre stata abbastanza tranquilla e accomodante riguardo questo tema, tant'è che ha sempre dichiarato che sarebbe stata transitoria, andando quindi a calmare le acque nei mercati finanziari che, complici il rialzo dei rendimenti delle obbligazioni del tesoro americano (il loro rialzo avviene quando le aspettative di inflazione aumentano) , hanno fatto alcuni piccoli crash, specialmente nel settore tecnologico. Nonostante la FED abbia invitato tranquillità, i mercati finanziari si sono fidati di se stessi e un bene rifugio l'hanno identificato in Bitcoin (ho già parlato del motivo per il quale il Bitcoin possa essere stato visto come bene rifugio negli ultimi mesi, vi allego l'idea nei collegamenti a idee correlate), che era l'asset con il rendimento più alto di quel momento.
Tornando a queste ultime settimane e seguendo attentamente le notizie, abbiamo notato diversi individui quali il presidente della Fed di Dallas Robert Kaplan e Patrick Harker, capo della Fed di Philadelphia, ma anche alcuni membri della BCE, abbastanza preoccupati riguardo l'inflazione, invitando le Banche Centrali maggiori ad una più attenta riflessione riguardo l'argomento; questo perchè, a parer loro, la FED continua ad avere un comportamento troppo dovish, non considerando un possibile tapering.
Come probabilmente avrete notato anche voi, finchè l'inflazione è stata soltanto una parola scritta qua e là nei giornali (un modo più carino per dire che non è stata presa troppo sul serio) l'oro non si è mosso al rialzo (anche grazie alla forza di Bitcoin). Adesso, dopo alcune dichiarazioni di membri delle banche centrali, l'oro ha riniziato a prendere valore come bene rifugio, salendo in maniera molto costante dal 1 aprile. Vogliamo fare un ipotesi sul prossimo movimento dell'oro?
La mia idea è che il prezzo sarà mosso da tali dichiarazioni dei membri della Fed ma, soprattutto, da dati economici riguardanti inflazione (CPI o IPC, ma anche dall' indice dei prezzi alla produzione IPP); per chi non l'avesse capito, perchè ho questa idea? Perchè ho visto come negli ultimi tempi il prezzo dell'oro sia stato soggetto a questi market movers; per me è importante leggere le notizie e vedere come queste impattano sui mercati; solo così si può avere più di un vantaggio statistico.
ANALISI TECNICA
Come ho accennato nel paragrafo precedente, il prezzo ha toccato un massimo storico ad agosto a 2080$ circa, perdendo poi in 7 mesi circa il 19% del suo valore. Nella sua discesa ha formato un doppio massimo che, come tale, si è comportato da segnale ribassista, spingendo il prezzo verso il basso; continuando la sua discesa, esso ha formato una resistenza dinamica, fermando infine la sua corsa nella formazione del doppio minimo che, da segnale rialzista qual'è, ha spinto il prezzo al rialzo. Il 17 maggio la resistenza dinamica ha visto un breakout forte con una candela verde molto estesa; la stessa candela lo stesso giorno ha rotto al rialzo anche la media a 200 periodi: queste sono due prove inequivocabili di dove il prezzo desideri andare. Proprio in questa fase di mercato si poteva pensare ad un'entrata long, puntando come take profit la struttura punteggiata in rosso, equivalente ad una resistenza sentita dal prezzo 3 volte (evidenziati nel grafico con dei rettangolini rossi). Tuttavia io non entrarei a questi prezzi, ma aspetterei una flag, un rintracciamento o una compressione del prezzo , anche perchè l'RSI è entarto a valori di ipercomprato (segnale che il prezzo potrebbe stornare).
Vi voglio riportare anche i dati del Cot Report delle ultime settimane per farvi capire il sentiment del mercato, riportandovi le posizioni speculative nette riguardanti l'oro:
Il 7 maggio, esse erano a pari a 170,7K contratti, il 14 maggio erano pari a 192,3K contratti, mentre il 21 maggio sono ancora aumentati a 198,9K. Da ciò si evvince che il sentiment è da qualche tempo rialzista e ciò ci fornisce un altro vantaggio statistico!
Sarà interessante vedere cosa l'oro combinerà, io starò attento e vi aggiornerò.
Buon trading a tutti!
LA FINE DEL SUPERCICLO DELLE MATERIE PRIME. E' POSSIBILE?Buongiorno ragazzi, stamani voglio condividervi un'idea riguardante il destino che potrebbero avere le materie prime nel medio periodo, prestando particolare attenzione all'inflazione, tassi di interesse e forza/debolezza del dollaro USA.
IL BOOM DELLE COMMODITIES
Siamo da aprile del 2020 godendoci il boom delle commodities. Per riassumervi questo loro comportamento, vi ho condiviso come asset l'Invesco DB Commodity Index, che non è altro che un indice che racchiude in sè, in percentuali diverse, le materie prime più conosciute. Vediamo come il prezzo è salito in maniera parabolica, segnando un rialzo dall'inizio del suo impulso ad oggi di quasi l'80%. Il rialzo di tutte le materie prime è scaturito da diversi fattori che, uno ad uno, ho sempre descritto in tutte le mie idee (per maggior chiarezza, vi consiglio di leggerle) :
1) Per il rapporto domanda/offerta, in quanto la ripresa economica è stata accompagnata da un boom di richieste da parte di tutti i Paesi mondiali: pensiamo alla Cina e a tutte le sue importazioni di materie agricole come, prime fra tutte, il mais; pensiamo alla transizione energetica che ha portato ad un'eccessiva domanda di materiali come rame e argento; pensiamo ai progetti infrastrutturali e alla conseguente richiesta di legname, alluminio e lo stesso rame; da non dimenticare l'industria automobilistica e ai connessi palladio e platino e, ancora una volta, rame. Insomma, vi ho citato solo alcuni esempi, in cui avrete sicuramente notato quanto di spicco sia stato il rame, la cui natura gli permette di essere utilizzato nei più svariati settori: non è un caso infatti che esso sia stato una delle migliori materie prime dalla metà del 2020. Non dimentichiamoci del (non meno importante) petrolio e delle scelte che l'Opec, strategicamente, ha attuato, in modo che il sottostante aumentasse il suo valore dopo i numerosi tagli all'offerta che ci ha accompagnato fino a poco tempo fa.
2) La debolezza del dollaro statunitense: dal momento che la stra gran maggioranza di materie prime sono scambiate in dollari, un dollaro più debole attira investimenti da parte di detentori di altre valute
3) Speculazione, che nel mercato c'è sempre stata, c'è e ci sarà.
LA CORRELAZIONE TRA INFLAZIONE E TASSI DI INTERESSE
E' da diverso tempo che ormai si parla continuamente di inflazione e di tassi di interesse. Ci troviamo in un periodo in cui la FED mantiene essi prossimi allo zero; l'obiettivo di questa azione è quello di favorire la crescita economica, perchè quando i tassi di interesse sono prossimi allo zero (o comunque bassi) le aziende sono più motivate a richiedere dei prestiti per i più svariati motivi; questo significa "più moneta circolante" e si sa che, più circola una moneta, più l'economica ha la possibilità di riprendersi. I tassi di interesse non sono utilizzati dalle banche centrali mondiali solo per favorire l'economica, ma anche per controllare l'inflazione: riagganciandoci al concetto precedente di "moneta circolante", più essa circola nei mercati e nell'economica di un Paese, più essa genera inflazione (ossia l'aumento dei costi dei beni); e qual'è il modo per combattere l'inflazione? I tassi di interesse! Alzando i tassi di interesse, le aziende non saranno più "incentivate" a richiedere prestiti e come conseguenza la moneta che era circolante inizia a ritirarsi.
L'INFLAZIONE INDOTTA DALLE MATERIE PRIME
Voglio precisare che l'inflazione non è soltanto indotta dai bassi tassi di interesse, ma anche da un'altra serie di fattori tra i quali rientrano anche i prezzi delle materie prime. Il motivo? Se ad esempio il prezzo del petrolio aumenta, è chiaro che i trasporti costeranno di più e, di conseguenza, anche ciò che i rifornitori trasportano aumenterà di prezzo, in maniera tale che il rifornitore stesso (anche di materie prime, per dire) possa guadagnare comunque nonostante il carburante per i trasporti sia aumentato di prezzo; pensiamo al rame o all'alluminio: se il loro prezzo è molto alto e se le infrastrutture costruite richiedono grandi quantità di queste ultime due, allora è chiaro che il prezzo delle infrastrutture stesse aumenterà, in maniera tale che l'ipotetica impresa costruttrice vada comunque a guadagnare lo stesso tanto, facendo quindi in modo che il rialzo dei prezzi di rame e alluminio non sortiscano effetto nei guadagni. Se il mais aumenta, è chiaro che anche il pane sarà poi venduto ad un prezzo più alto; ci sono tantissimi esempi, ve ne ho riportato solo alcuni di facile comprensione.
IL PROBLEMA DELL'INFLAZIONE
Nei mercati finanziari sta prendendo sempre più piede la parola "inflazione", che spaventa a tanti. Dopo la crisi dovuta al coronavirus, tutte le banche centrali hanno attuato le famose "politiche monetarie" volte a stimolare l'economica. La grande dose di denaro immessa nei mercati (non solo dalle banche centrali, ma anche dai governi) ha sostenuto il rialzo, facendo segnare ai più conosciuti S&P 500 e Nasdaq massimi storici su massimi storici. L'obiettivo della Federal Reserve (banca centrale USA) era quello di stimolare l'occupazione, cercando di eliminare il più possibile la disoccupazione. Fin'ora gli obiettivi sono stati rispettati, tant'è che questi due dati macroeconomici incrementano di mese in mese. Ritornando al paragrafo precedente, era abbastanza scontato che la gran mole di denaro in circolo presente generasse inflazione, e ciò è proprio il problema; come ho già detto, uno degli obiettivi di una banca centrale è quello di controllare l'inflazione, facendo in modo che essa oscilli in un range del 2%. L'ultimo dato ha invece mostrato che essa si attesta al 4.2% annuo rispetto allo scorso anno, valore più alto dal 2008. Questo ha allarmato tutti, ma non la FED, che sostiene che questa sia soltanto transitoria. A Powell, presidente della FED, sembra si siano quasi opposti altri colleghi quali il presidente della Fed di Dallas Robert Kaplan e Patrick Harker, capo della Fed di Philadelphia; essi richiedono al FED di considerare un tapering, ossia una diminuzione di quantità di denaro immessa dai mercati, in maniera tale da evitare che l'inflazione possa diventare incontrollabile. Questo potrebbe essere un primo passo verso l'aumento dei tassi di interesse (essi verranno aumentati solo quando l'economica si sarà ripresa in maniera stabile e i livelli di occupazione saranno soddisfacenti);
RAPPORTO TRA TASSI DI INTERESSE, DOLLARO E MATERIE PRIME
Se la Fed aumentasse i tassi di interesse, ciò andrebbe a rinforzare il dollaro, e questo accadrebbe perchè il dollaro, con un tasso di interesse più alto, avrebbe anche un rendimento più alto. Nei 3 punti toccati riguardo al boom delle materie prime, ho considerato il fatto che esse fossero salite anche grazie, chiaramente, ad un dollaro molto debole. La domanda ora è: se i tassi effettivamente aumentassero, potremmo comunque assistere ad un superciclo delle materie prime? Basteranno soltanto la speculazione e la dinamica di domanda/offerta per continuare a goderci questo splendido momento? Per il momento stiamo tranquilli perchè la FED dovrebbe modificarli tra la fine del 2023 e il 2024. Tuttavia, vi consiglio di studiarvi la storia delle banche centrali: potrebbe non essere la prima volta che una banca centrale non riesca più a controllare l'inflazione e, di conseguenza, si rimangi la parola e agisca prima del voluto. Vi invito (qualora foste interessati all'argomento) a leggere settimana dopo settimana i dati sull'inflazione e sull'occupazione (e disoccupazione): saranno molto utili per aver chiaro quello che la banca centrale farà.
Spero la mia idea vi possa dare uno spunto, per qualsiasi cosa o per interesse che io condivida qualche altra idea riguardante qualche altro asset contattatemi pure, faccio ciò per passione.
Buon trading!
RIFLESSIONI RIGUARDO LA CORRELAZIONE NEGATIVA TRA BITCOIN E OROBuongiorno ragazzi, se leggete le mie idee sapete quanto io utilizzi a mio favore le correlazioni tra i diversi asset del mercato nella cosidetta "analisi intermarket" per avere dei vantaggi statistici nelle mie operazioni. Bitcoin è un asset che ho tradato pochissime volte per via del fatto che non ho delle strategie che mi permettano di guadagnare in mercati altamente volatili come quello del Bitcoin: per dire, dal 10 maggio al 26 maggio, la crypto ha perso quasi il 50% del suo valore.
Ci sono state tante notizie riguardanti il Bitcoin, in particolare riguardo i motivi della sua salita incredibile (con un andamento parabolico) e della sua repentina discesa degli ultimi giorni; tanti siti e tanti giornali hanno tentato di dare una giustificazione , citando il più delle volte Elon Musk e la sua voglia irrefrenabile di twittare a favore del sottostante in considerazione, comunicando via social il fatto che la sua azienda (Tesla) avesse autorizzato pagamenti in cryptovaluta; si è parlato di bitcoin come bene rifugio contro la possibile quanto probabile inflazione che tra poco colpirà, essendo un asset con un buonissimo rendimento. Non solo Musk, ma anche alcune banche d'affari come Goldman Sachs hanno offerto i suoi primi veicoli di investimento in Bitcoin e altre risorse digitali ai clienti della divisione wealth management. Voglio citarvi anche Ray Dalio (per chi non lo sapesse, uno degli investitori migliori del mondo) che non è mai stato particolarmente entusiasta nei confronti del Bitcoin, anche se negli ultimi tempi ha riconosciuto alla criptovaluta per eccellenza alcune possibili utilità in un portafoglio.
Inoltre, è risaputo che quando un asset inizia a diventare troppo chiaccherato diventa attraente agli occhi dei più, dai piccoli investitori come noi fino ad arrivare ai grandi hedge fund: riguardo a ciò, vi invito a ricercare su internet quanto la parola "Bitcoin" sia diventata popolare nel miglior motore di ricerca del mondo (a prova del fatto che viene visto attraente da quasi tutta la popolazione, preparata finanziariamente o no che sia). Agli occhi dei piccoli, un sottostante che sale e basta e non conosce pause, rintracciamenti o consolidamenti viene vista come una facilissima opportunità di guadagno: sono sicuro che tantissime persone hanno fatto i soldoni in questi ultimi tempi.
Insomma, sono tanti i motivi per cui si pensa che il Bitcoin sia salito in valore in modo vertiginoso, ve ne ho citato solo alcuni.
Negli ultimi giorni l'asset ha perso molto (quasi il 50% di valore, come dicevo prima) per (a dire delle testate giornalistiche) diversi motivi, quali il suo divieto di utilizzo in Cina e la retromarcia di Elon Musk che poco tempo fa ha dichiarato che avrebbe fatto a meno di Bitcoin a causa dell'impatto ambientale.
Dopo aver fatto una breve panoramica sul mondo di Bitcoin, torniamo al nocciolo del discorso: la mia riflessione riguardo la correlazione tra oro e bitcoin. Nel grafico vi ho comparato il grafico a candele della crypto con il grafico a linee dell'oro (in color arancio). Guardiamo la correlazione negativa che si è creata negli ultimi mesi: nel rettangolo verde, dal 2 agosto 2020 al 5 marzo 2021, abbiamo visto un oro scendere e un bitcoin salire (correlazione negativa quasi perfetta), mentre nel rettangolo rosso, dal 7 marzo 2021 ad oggi, abbiamo visto un bitcoin crollare e un oro andare a ritoccare quota 1860$ (anche in questo caso, una correlazione perfettamente negativa).
La mia riflessione è questa: è possibile che il motivo per il quale Bitcoin sia salito così tanto nel periodo indicato nel rettangolo verde sia stato dovuto al fatto che esso sia stato visto come un bene di rifugio potenzialmente migliore dell'oro? Per chi non lo sapesse, un bene rifugio non è altro che un sottostante che tende ad acquistare valore in periodi di incertezza economica, guerre, inflazione e crisi geopolitiche. La mia riflessione parte dal fatto che gli investitori ed i governi parlano di inflazione dall'inizio del 2021, e ciò ha creato paura nei mercati (soprattutto nell'azionario), testimoniato dal fatto che i rendimenti del decennale americano (che rappresenta, tra le altre cose, un'indice di paura dell'inflazione) siano saliti vertiginosamente da inizio febbraio fino alla fine di marzo; l'oro, nonostante sia sempre stato il bene rifugio per eccellenza, nello stesso periodo di inizio febbraio-fine marzo, ha continuato la sua discesa, nonostante sarebbe dovuto crescere.
Tornando al discorso, perchè il Bitcoin poteva essere considerato migliore dell'oro? Forse perchè è sempre salito con brevi pause, mettendo a segno giorno dopo giorno percentuali di guadagno incredibili rispetto a quello che avrebbe potuto fare l'oro; forse anche per il fatto che molti non pensavano che il bitcoin sarebbe potuto scendere visto l'estremo interesse da parte di tutte le popolazioni.
Adesso sembra che l'oro, al contrario della crypto, stia riniziando a comportarsi da bene rifugio. Perchè adesso si e prima no? Perchè ora ci sono troppe voci in giro a sfavore della crypto, il che la rende molto instabile e volatile e, pensandoci bene, chi acquisterebbe ora come ora un asset come bene rifugio dal momento che esso ha fatto vedere al mondo una grande fragilità che prima ( negli ultimi tempi) non aveva mai mostrato? Un bene rifugio è tale quando esso è sicuro e non è sottoposto a continue fluttuazioni aggressive al rialzo o al ribasso che siano. Chi è che vorrebbe ripararsi da una potenziale inflazione (che erode i guadagni) andando a posizionarsi su un asset che è continuamente soggetto al leone da tastiera Elon Musk, che un giorno ne parla bene e uno male, facendolo salire o scendere come fossimo nella montagne russe?
Questa è la mia idea riguardo il Bitcoin e l'Oro. Voi, invece, cosa ne pensate?
Buon trading a tutti!
ANALISI TECNICA E FONDAMENTALE GOLD (XAUUSD)Ciao ragazzi, oggi vi propongo un'analisi sul gold, dal momento che il sottostante è sempre molto seguito da tutti.
ANALISI TECNICA
Dal punto di vista tecnico, l'oro ha toccato i suoi massimi storici il 6 agosto 2020 a 2014$ circa per poi iniziare un nuovo trend discendente, che ha portato il prezzo del sottostante ai minimi di ieri a 1683$ circa. Ci sono in particolare 3 segnali che si sono formati negli ultimi 7 mesi che avvalorano la mia idea short: il primo è il triangolo discendente, che di per sè è un pattern ribassista; il prezzo aveva provato a romperlo con il falso breakout del 23 novembre, per poi rientrare all'interno del pattern stesso. Successivamente, il prezzo è ritornato in forza a partire dal 1 dicembre 2020, creando un impulso positivo che poi ha visto la sua fine il 6 gennaio 2021, dopo aver impattato la resistenza dinamica coincidente con l'ipotenusa del triangolo di cui precedentemente ho parlato; il prezzo quindi ha riperso valore, andando quindi a formare, il 19 febbraio 2021, due pattern di analisi tecnica: un doppio minimo e un rounding top: dal minimo formato, il prezzo si è ripreso per qualche seduta, andando a formare il manico di un cup e handle rovesciato: questo manico è stato rotto con forza, finchè poi il prezzo è sceso fino a rompere il minimo del precedente doppio minimo di cui ho parlato poco fa, andando infine ad impattare su una resistenza sentita dal prezzo diverse volte da febbraio a giugno 2020. Questa resistenza è stata effettivamente sentita, tant'è che oggi il prezzo ha rimbalzato con vigore.
Da notare anche il fatto che è avvenuto il cosidetto "death cross", ossia lo scavallamento della media mobile a 200 periodi a danno della media mobile a 50 periodi, che fornisce un'ulteriore segnale ribassista.
ANALISI FONDAMENTALE
Dal punto di vista fondamentale, la debolezza dell'oro di questi ultimi mesi è a parer mio da ricercare nel concetto di bene rifugio che riveste il gold stesso: da marzo 2020, ossia dall'inizio della diffusione della pandemia nel mondo (anche se essa si era già diffusa in Asia a partire da fine 2019/inizio 2020), il gold ha guadagnato circa il 44/45%, passando dal valore di 1450 $ a un valore di oltre 2000$, andando a segnare i nuovi massimi storici; questo perchè, come tutti sappiamo, in periodi di recessioni, crisi economiche e instabilità politiche, ci sono dei sottostanti che tendono a perdere valore mentre altri tendono ad acquistarne: l'oro, essendo bene rifugio, tende ad apprezzarsi proprio in periodi di crisi economiche e incertezze come quello del 2020. La scoperta dei vaccini ha tuttavia cambiato quelle che erano le carte in tavola: la creazione di questi ultimi ha dato molto sostegno morale e molta speranza a tutti gli investitori che quindi hanno iniziato a guardare al futuro con molta positività, iniziando quindi a spostare dei capitali da asset rifugio come l'oro (o l'argento, ad esempio) ad asset più rischiosi, come il mercato azionario, le cui performance infatti sono poi state incredibilmente profique.
Un altro fattore da considerare, oltre ai vaccini, sono sicuramente tutti i piani fiscali delle nazioni e delle banche centrali mondiali volte ad aiutare il panorama mondiale in termini economici; grazie a questi fondi si è evitato il fallimento mondiale di una parte molto numerosa di aziende, che sarebbero potute fallire senza dei piani di stimolo economico visti negli ultimi mesi.
Questi due ultimi punti da me toccati hanno chiaramente fatto svalutare l'oro perchè, tornando a monte:
- tutti comprano oro in periodi di grande instabilità economica e di recessioni
- quando questo periodo negativo termina e l'orizzonte temporale a lungo periodo inizia a migliorare, tutti spostano i soldi in asset a rischio più alto, facendo di conseguenza deprezzare l'oro
CONSIDERAZIONI PERSONALE
Nel breve periodo continuo a vedere il gold in territorio ribassista, visti tutti i segnali short che vi ho descritto bene nella sezione dell'analisi tecnica. Ho segnato un'area di attenzione nel grafico (segnata con un rettangolo) in cui il prezzo, a parer mio, potrebbe arrivare. In questo momento, oltretutto, è difficile che l'oro possa valorizzarsi visto il valore del dollaro statunitense e quindi, dal momento che tra i due asset esiste una correlazione opposta, da una forza del dollaro mi aspetto come conseguenza una debolezza del gold. Infine, un segnale di entrata potrebbe essere una rottura della resistenza in cui il prezzo, proprio oggi, è rimbalzato.
Nel lungo periodo, invece, vedo un gold in territorio positivo visto che l'inflazione, pian piano, sta prendendo strada e questo è chiaramente dimostrato anche dall'indice dei prezzi al consumo riguardanti tutti i Paesi; essendo sempre stato l'oro una protezione contro l'inflazione (infatti non dimenticate che in questi periodi di inflazione crescente ogni hedge fund ha sempre un pò di oro nel proprio portafoglio per proteggersi), mi aspetto una rivalutazione, che tuttavia non credo avverrà nell'immediato futuro.
Spero che queste analisi vi possano aiutare. Se vi servisse qualche altra analisi non esitate a contattarmi, faccio tutto ciò per passione. Tuttavia questo non è un consiglio finanziario e non dev'essere concepito come tale, è solo un modo per aiutarvi a leggere più tra le righe quando si tratta di commodities.
Buon trading!
Curva dei rendimenti in crescita, cosa vuole dire.Tornando ai ragionamenti inflazionistici che periodicamente faccio, oggi posto una frugale curva dei rendimenti 10Y e 2Y dei Titoli di Stato americani, italiani e tedeschi.
Per premessa diciamo che se la curva è inclinata negativamente i mercati attendono una riduzione dei tassi a breve. Aspettative di un rialzo dei tassi sono associati ad un andamento crescente della curva.
In parole povere, una curva ascendete indica che i rendimenti sono più elevati per le obbligazioni con scadenza più lunga.
In un sistema economico e finanziario perfetto si configurerebbe questa situazione: i rendimenti più elevati sulle obbligazioni con scadenze più lunghe sono richiesti per compensare l'inflazione e i futuri aumenti dei tassi. Nel nostro teorico sistema perfetto ciò comporterebbe il trovarsi in una fase economica espansiva.
Nel grafico potete vedere come i rendimenti americani abbiano già girato da molto tempo, mentre a livello di Vecchio Continente, la situazione tedesca abbia iniziato a crescere a dicembre 2021, mentre quella italiana sia sostanzialmente ancora piatta.
Al momento abbiamo una sostanziale dicotomia tra gli andamenti US e tedeschi rispetto a quelli italiani.
Le motivazioni sono tante ed alcune ataviche dell’economia e del sistema Italia e questo non è il luogo dove approfondirle.
Da un punto di vista del nostro yeld attenzione che nelle prossime settimane non andiamo a compensare a questo ritardo, per tanto attenzione alle scadenze lunghe dei Btp sottostanti.
Tornando alla considerazione di apertura, questa situazione è un altro tassello a favore dei sostenitori della crescita inflazionistica che si va aggiungere alla crescita delle Commodities.
Massa Monetaria, velocità e crescita della inflazioneUna breve premessa sugli aggregati di politica monetaria che si dividono in M0; M1; M2; M3. Su questi elementi lavorano le politiche monetarie delle Banche Centrali, principalmente influenzano la M1, gli altri tre per conseguenza..
M0 detta base monetaria (banconote e monete circolanti).
M1 (M0 + Conti correnti).
M2 = M1+ depositi con durata prestabilita fino a due anni, depositi rimborsabili con preavviso fino a tre mesi.
L'M2 è utilizzato come indicatore di possibili aumenti o cali dei livelli di inflazione.
I vari QE avevano ed hanno questo obiettivo, riattivare l’inflazione, ma senza l’aiuto delle politiche fiscali degli stati, la sola massa monetaria abbiamo visto che non basta.
La velocità di circolazione della moneta è la frequenza media con cui un’unità di moneta è spesa in uno specifico periodo di tempo. Tale concetto mette in relazione le dimensioni dell’attività economica con una data offerta di moneta. Nell’equazione dello scambio, la velocità della moneta, dato dall'aumento delle scambio di quella unità di moneta, che non deve restare ferma sui conti correnti per intenderci, è una delle variabili che determina l’inflazione.
Nel grafico abbiamo i dati del mercato USA e vediamo che la M2 è decollata negli ultimi anni, la borsa ha seguito pedissequamente la M2, mentre velocità di circolazione della moneta è scesa.
Ciò vuol dire che non c’è stata la reazione sperata da parte della inflazione, cosa ormai nota che abbiamo sentito più volte.
Questo schema grafico sarà da monitorare per vedere se avremmo delle indicazioni per l’aumento della inflazione, da più parti supposto oltre che auspicato.
Ricordo che alcuni elementi confermano questo trend, in primis il movimento delle commodities che in passato ho già analizzato.
La medesima situazione l’abbiamo sul mercato europeo ed ovviamente a cascata anche sull’Italia.
N.B: attenzione all’inflazione che in tanti vogliono. L’aumento dei prezzi a parità di reddito impoverisce i singoli, esaspera la perdita di Pil ed influisce negativamente sul costo del lavoro.
Gold incerto in questo periodo.Questa settimana mi putto sul gold, con valutazione long.
I recenti sviluppi tra la Cina e gli Stati Uniti non mi fanno ben sperare, visto che Trump vorrebbe bloccare definitivamente l'utilizzo delle applicazioni cinesi WeChat e TikTok. Infatti nella giornata di oggi sul territorio americano le applicazioni non dovrebbero essere state più scaricabili dagli store e da metà novembre, se non mi sbaglio, non si potranno più utilizzare visto il blocco imposto dal presidente. Tuttavia ci ha ripensato e ha lasciato un'altra settimana per vedere se qualche azienda americana ha il coraggio di concludere l'accordo per l'acquisizione di TikTok.
Chiuso il discorso app, vediamo un aumento dei casi di coronavirus in tutto il mondo, con conseguente preoccupazione per nuovi lockdown e rallentamenti economici, dopo che comunque una ripresa, anche se leggera sembra in atto.
Le banche centrali impegnate con l'immissione di liquidità sui mercati dovrebbero far aumentare l'inflazione, quindi un aumento dei prezzi, e dovremmo vedere la gente spendere, tutta da dire comunque.
La Fed con la sua nuova strategia, quella di dare più importanza alla disoccupazione rispetto all'inflazione fa sperare ad un ulteriore aumento dell'inflazione, più del solito 2% (ora in media di 5 anni).
Tutto questo per dire che la domanda di beni rifugio potrebbe aumentare come i prezzi, anche se la forza del dollaro è dietro l'angolo.
Sul grafico, Entrata, Stop loss e Take profit sono impostati!
Seguitemi per ulteriori aggiornamenti!
Buon Trading!
Oro verso nuovi massimi storici?Grazie alla leggera ripresa dei mercati finanziari, a tassi di interesse prossimi allo zero e una montagna di liquidità immessa sul mercato, sembra che l'interesse degli investitori sia tornato sull'oro. Le motivazioni di questa nuova attrazione sul metallo giallo potremmo trovarle sia sulla scarsità di rendimento da parte dei titoli di stato, sul basso rapporto risk/reward offerto dai mercati azionari in questo momento di incertezza e sulla potenziale inflazione che potrebbe svalutare le valute mondiali a causa della liquidità immessa sul mercato dalle banche centrali. Per queste motivazioni l'oro sembra esser tornato ad essere il bene rifugio per eccellenza.
Sia il trend di lungo che di breve sono chiaramente rialzisti, l'area da monitorare è quella dei 1700 dollari in cui i supporti statici e dinamici si incrociano a sostegno del trend rialzista. L'area dei 1800 dollari è per ora inviolata da circa 8 anni. Qualora dovesse essere rotta al rialzo con forza e i prezzi inizieranno ad utilizzarla da supporto, si potrà pensare ad un attacco ai massimi storici in area 2000 dollari.
Mercato drogato come non mai!Le banche centrali stampano moneta per battere il Coronavirus. La classifica
Il crollo dei mercati azionari tra novembre e dicembre ha poi costretto lo stesso a fare retromarcia ad inizio 2019. E il bilancio è tornato a salire. C'è il crescente rischio che si sia creato tra mercati e banche centrali un circolo vizioso all'interno del quale i primi tengano sotto scacco le seconde. Circolo che il Coronavirus potrebbe amplificare.
Monetizzare e cancellare il debito. I Paesi che lo fanno e come funziona
«Uno dei modi più violenti ed “efficaci” di monetizzazione del debito è quando questo viene alleggerito da una fiammata improvvisa di inflazione - continua Fugnoli -. Cosa che è successa a diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti, dopo la Seconda Guerra mondiale, quando una fiammata dell’inflazione distrusse oltre la metà del debito a tasso fisso»
Un rialzo dei tassi di interesse potrà avere due effetti diversi sulle azioni:
depressivo se si tratta di aziende che hanno una crescita degli utili bassa o nulla
benefico se ci troviamo in presenza di una fase favorevole dell’economia con utili aziendali in crescita.
WTI = L'inizio di una nuova ALBA !Come dico sempre non soffermiamoci solamente ad osservare i danni provocati dal corona VIRUS cominciamo a ragionare non per sentito dire...o perchè un amico mi ha detto ....
PERCHE' la consapevolezza ci renderà RICCHI nella vita e nel Trading !
Buona Vita a TUTTI e Viva L'ITALIA !!!!