DomenicoIvanPontillo

Velocità della moneta ed effetti sull’economia reale.

FRED:CP   Corporate Profits After Tax (without IVA and CCAdj)
Sentiamo spesso parlare di politica monetaria delle banche centrali, aspettative sui tassi e disoccupazione, ma è possibile andare a visualizzare “graficamente” questi valori, verificarne le correlazioni, scoprirne l’effetto sulla base monetaria ed aiutarci nelle decisioni di investimento?

Ragionando sui dati statunitensi e partendo dal 2001, ho plottato su uno stesso grafico diversi valori tratti da banca dati Fred (Federal Reserve Economic Data) ed in particolare:
• Linea Verde: Corporate profit after Tax – ovvero dato aggregato sui profitti delle aziende statunitensi;
• Linea Blu: Andamento dell’S&P 500
• Linea Rossa: Andamento del tasso di disoccupazione

Esprimendo un confronto tra tre diversi dati, non ne interessa il “valore assoluto”, bensì la tendenza grafica e gli effetti scaturenti in termini di politica monetaria.

Il 2001 è stato ovviamente un anno orribile per le borse mondiali, con gli effetti degli eventi dell’11 settembre e la scia della bolla “dot com”. Possiamo notare per almeno due anni, un tasso di disoccupazione crescente e la fissazione del tasso di interesse all’1% (il tasso di provenienza era del ben 6%).
Il seguito di questa politica è stata una crescita dei profitti delle aziende, una sostanziale riduzione del tasso di disoccupazione per i quattro anni seguenti, ritrovato entusiasmo nel mercato azionario. Tutto ciò ha portato la Fed a rivedere al rialzo il tasso d’interesse, portandolo progressivamente al 5,25% nel giugno del 2006.

L’aumento dei tassi unito alla sprovveduta ed eccessiva concessione di credito a condizioni variabili e lo scoppio della bolla dei mutui sub-prime, ha portato alla crisi finanziaria del 2008, nella quale assistiamo a: impennata del tasso di disoccupazione, riduzione degli utili per le aziende, caduta del mercato azionario.
L’economia americana e la ricchezza della popolazione (l’americano medio ha un’elevata attitudine all’investimento dei risparmi in strumenti passivi) sono in ginocchio. Viene inaugurato dalla Fed un periodo a tasso 0,25% , con annesso ingente piano di aiuti varato dall’amministrazione Obama. I livelli occupazionali, come possiamo notare dal grafico, torneranno ai livelli pre-crisi nel 2017. Nel frattempo il mercato azionario cresce in maniera importante andando a triplicare il proprio valore tra il 2008 ed il 2018.
La disoccupazione raggiunge nuovi livelli di minimo, il tasso di riferimento gradualmente incrementato fino a raggiungere il livello del 2,5% a gennaio 2019. Il resto è storia recente che tutti conosciamo.

Oggi notiamo un livello di disoccupazione in forte diminuzione, profitti delle aziende e mercati azionari sui massimi storici. Ma questa politica monetaria, che effetto ha avuto sulla quantità di moneta in circolazione?
Analizzando nel grafico di seguito l’aggregato M2 (composto da banconote, conti correnti e depositi e attività facilmente liquidabili) possiamo notare quanto lo stock di moneta in circolazione sia aumentato, determinando una riduzione della sua velocità di circolazione.
Secondo Fisher, in una situazione del genere due alternative sono possibili: incremento del prodotto interno lordo o incremento del livello dei prezzi.


Quali conclusioni ne traggo?
Utilizzo questi dati, non tanto per l’attività di trading, quanto per la definizione di una cornice entro la quale direzionare le scelte orientate all’investimento e l’eventuale convenienza nel muovermi verso l’una o l’altra asset class. Nessuno strumento ci renderà infallibili, tuttavia possiamo provare ad incrementare le probabilità in nostro favore.



Domenico Ivan Pontillo
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